Come una vita può cambiare 7
di
Harael12
genere
esibizionismo
IL WEEKEND - FUORI A CENA..
Il resto del pomeriggio lo passammo ad oziare all’interno della vasca, poi ci trasferimmo ancora sotto la doccia ed infine nuovamente sul letto; era arrivata l’ora di decidere dove cenare questa volta le proposi di uscire, non potevamo vivere in quella stanza.
La scelta cadde su un ristorante con specialità carne, mentre parlavamo distesi nel letto mi arrivò una telefonata di Sofia, risposi quasi immediatamente spiegandole che ero nella camera d’albergo in stanza con un collega e che ci stavamo riposando prima della serata:
o Speriamo che sia un collega uomo.
o Certo stai tranquilla, siamo solo uomini.
(Daniela si avvicinò mi prese il membro in mano e bisbigliò “dille di stare tranquilla, il suo cazzo è in buone mani)”.
o Mi manchi moltissimo, domani sera quando torni ci possiamo vedere?
o Anche io ho voglia di vederti, domani quando sono sulla via del ritorno ti chiamo.
o Questa sera mi scrivi ogni tanto, mi sento tanto sola.
In quel momento arrivò una telefonata a Daniela, si staccò da me per recarsi in bagno e rispondere, la vedevo dal vetro parlare, ogni tanto in sottofondo percepivo qualche parola “posto stupendo”, “abbiamo fatto”, ma dovevo concentrarmi nella telefonata più che origliare.
Con Sofia la telefonata proseguiva, mi piaceva parlare con lei, ancora di più quando faceva la vocina da bambina indifesa, sentii bussare al vetro del bagno aveva già terminato, mi fece un cenno che avrebbe iniziato a prepararsi, approvai con la testa; dopo qualche minuto, terminai la telefonata con qualche bacetto e mi recai in bagno per sistemarmi.
o Allora la maestrina?
o Tutto bene le manco e mi ha chiesto di uscire domani sera.
o Le hai detto che il tuo compagno di stanza ti sta spompando.
o Le ho detto che il mio collega è un peperino e lei mi ha detto che se mi vede con un’altra me lo taglia.
o Hai capito! Ragazza possessiva.
Quando la vidi vestita mi passò solo un pensiero per la testa, meglio uscire immediatamente o le salto addosso subito. Indossava un tubino rosso con due piccoli spacchi laterali e vistosa trasparenza sul seno da spalla a spalla, calze autoreggenti color carne, con riga posteriore e decolleté rossa ai piedi; era una beatitudine per gli occhi, avrebbe fatto girare tutti gli uomini. Non elemosinai in complimenti verecondi, ma anche in epiteti particolarmente scurrili; raccolsi le chiavi dell’auto, però:
o Siamo sicuri che non dimentichi un particolare?
o Cosa intendi? Non vado bene?
o Vieni qua.. (le misi una mano sul sedere).
La vessata voleva fare la furba?
o Mi vergogno, non mi sento a mio agio, qui in hotel va bene, ma fuori?
o Le regole sono regole, un giorno a completa disposizione.
(Contrariata si alzò il vestito, si appoggiò a me e fece scendere le mutandine).
Salimmo in macchina, il locale era ubicato ad una decina di chilometri dall’hotel, mentre conversavamo le arrivò la telefonata del marito, prima di rispondere mi chiese di non correre in macchina e di spegnere la radio, rallentai e decisi di accostare, la sentivo conversare di quanto fosse bella la Wellness, che si stava rilassando un sacco con Sonia, che era bello ogni tanto staccare la spina da lavoro/famiglia e prendersi dei momenti per se stessi; poi al telefono con la figlia le chiese come si trovava, che non vedeva l’ora di rivederla, tutte le accortezze di una mamma. Anche se nella mia testa sogghignavo al pensiero, che fosse una moglie, una mamma, ma appena aveva il mio cazzo in mano, non esisteva più nulla, non che per me la situazione fosse diversa, per la prima volta nella mia seppur giovane vita mi trovavo a vivere due ambiti così diversi da un lato Sofia, una ragazza dolce, riservata quasi impaurita; dall’altra parte Daniela riservata ed integerrima nel lavoro, veemente e passionale quando usciva dal suo habitat.
Entrammo nel locale e ci fecero accomodare in un posto abbastanza riservato, ci portarono il menù ed in silenzio lo leggemmo, entrambi eravamo incuriositi dalla grigliata di carne e dalle verdure cotte, le ordinammo abbinando una bottiglia di Chianti Classico.
Riprendemmo a parlare, le dissi che era molto dolce sentirla parlare con la figlia, Daniela si confessò dicendo che le mancava molto non vederla più scorrazzare per casa, anche se oramai era un’adulta pure lei, anche se la stupiva il fatto che le avesse chiesto di terminare gli studi a Londra, non la pensava così matura e determinata. Mi raccontò che da quando aveva cominciato le superiori era diventata molto pignola nello studio, ed era molto interessata ai lavori dei genitori.
Prima dell’arrivo delle pietanze, cambiammo discorso le chiesi chi fosse al telefono mentre lo ero anche io con Sofia, lei sorridendo mi disse, “Sonia che voleva sapere come procedeva”, con aria interrogativa proseguii chiedendole cosa le avesse detto e lei sogghignando “Le ho raccontato tutto, ovvio”.
Mi spiegò che era la sua migliore amica, a lei raccontava qualunque cosa, si conoscevano da qualche anno e quasi da subito avevano trovato un feeling inimmaginabile, per entrambe non c’era segreto che l’altra non sapesse, ed era stata lei ad invogliarla a provare a sedurmi, dicendole, “Nella peggiore delle ipotesi non succede nulla, nella migliore ti diverti “; mi incuriosiva questa terza persona nel nostro rapporto, volevo che mi raccontasse qualcosa in più, così con qualche domanda mirata mi delineò un profilo.
Avevano praticamente la stessa età, lei era una fisioterapista, anche se scherzosamente si definiva una casalinga e madre full time e libera professionista molto part time, per sua fortuna si era sposata con un importante avvocato di uno studio molto rinomato in città, quindi per il bene della famiglia aveva deciso di licenziarsi dalla clinica dove lavorava per stare dietro ai figli e alla casa, continuando come libera professionista in un bilocale che era stato ricavato nella loro grandissima casa.
In pratica era iniziato tutto con un massaggio, poi tra interessi comuni e altre cose, erano diventate amiche e confidenti.
Proseguì dicendo che questa idea di tenermi tutto segreto a lei piacque molto, tanto che la mattina della partenza le mandò un messaggio dicendole che rimaneva in trepidante attesa su cosa mi fossi inventato, quindi non poteva non raccontarglielo, Daniela terminò dicendomi che prima di salutarla Sonia le disse, “mi hai talmente eccitata che questa sera lo distruggo mio marito”.
Devo ammettere che questi racconti, la seconda bottiglia di Chianti e la sua sensualità, mi trovai ancora una volta eccitato, mi allungai accarezzandole una gamba:
o Che fai ingegneretto?
o Mi hai fatto eccitare, poi pensarti senza mutandine.
o Hai capito, sentiamo..
(Facendo risalire il suo piede dalla gamba e poi adagiandolo sul membro).
o Maledetta…
Si avvicinò il cameriere chiedendoci se desiderassimo dell’altro, io chiesi un caffè e lei un amaro, quando se ne andò riprese da dove era stata interrotta:
o Mi piacciono molto queste tovaglie lunghe, sono perfette per eccitare i monelli che vogliono innalzarsi a reggenti.
(Non contenta allungò e adagiò anche il secondo piede).
Iniziò a masturbarmi da sopra i pantaloni, me lo cingeva continuando a muoverli ritmicamente, quando arrivò l’amaro lo degustava in maniera lenta e nel frattempo passava da accarezzarmi solo con un piede, poi a strusciarsi e infine riprendendomelo in mezzo ad entrambi, ero completamente in sua balia.
o Oggi mi sento particolarmente buona, ti lascio decidere.
o Sentiamo le mie possibilità…
o Lo lasci nei pantaloni, io accelero il movimento e tu vieni.
o Oppure?
o Lo tiri fuori, te lo accarezzo solamente, però perdi lo scettro del potere e tornati in camera ti scopo come voglio io.
Mi aveva raggirato, iniziai a rendermi conto che se fossi venuto sarebbe stato il terzo orgasmo, mi sarebbe stato difficile tornare brillante, ed ero pur sempre in un ristorante, mi sarei dovuto alzare da quel tavolo con una bella macchia sui pantaloni.
Mi guardai attorno per vedere le persone vicine al nostro tavolo, non erano propriamente così prossime da vedermi:
o Ok hai vinto, però niente scherzi, parola d’onore.
(Le porsi la mano).
o Oh.. finalmente torniamo ognuno al proprio posto. Non ti resta che tirartelo fuori, sperando che non ti veda nessuno.
(Scostando i suoi piedi).
Mi abbassai la zip, ma era in piena erezione non riuscivo a farlo uscire comodamente, dovetti allentare la cintura e sbottonare il pantalone.
o Fatto.. hai vinto.
o Ottimo.. sentiamo il mio premio.
(Me lo prese nuovamente tra i piedi fasciati dai collant e cominciò a segarmi, mi guardava dapprima mordendosi il labbro inferiore e successivamente portandosi il bicchiere alla bocca leccando il bordo).
Cosa dici possiamo andare? Ho voglia di essere scopata… (Accelerando il ritmo).
o Daniela!! Mi stai facendo venire.
Mollò la presa, ed iniziò a ricomporsi, mi guardò come per dirmi di darmi una mossa, era facile per lei, io ero sull’orlo di un orgasmo ad un tavolo di un ristorante con il cazzo fuori dai pantaloni, in qualche modo cercai di mettermi in condizione di uscire dalla seduta; mi alzai e mi diressi alla cassa a pagare.
Usciti dal ristorante, incamminandoci alla macchina a braccetto mi guardò:
o Volevo farti sborrare, non pensavo avessi il coraggio di tirartelo fuori, mi hai fermata appena in tempo.
o Dalla prossima volta mi metterò attiguo, mai più dinanzi a te.
o Scusami, non so cosa mi sia successo, mi sono eccitata come non mai.
o Non dirlo a me.
Ricominciammo a baciarci appoggiati all’auto, ancora eccitati dalla situazione precedente, sentimmo vicino a noi una macchina accendersi, ci staccammo e decidemmo di salire.
Aspetto qualche vostro commento o critica harael12@gmail.com
Il resto del pomeriggio lo passammo ad oziare all’interno della vasca, poi ci trasferimmo ancora sotto la doccia ed infine nuovamente sul letto; era arrivata l’ora di decidere dove cenare questa volta le proposi di uscire, non potevamo vivere in quella stanza.
La scelta cadde su un ristorante con specialità carne, mentre parlavamo distesi nel letto mi arrivò una telefonata di Sofia, risposi quasi immediatamente spiegandole che ero nella camera d’albergo in stanza con un collega e che ci stavamo riposando prima della serata:
o Speriamo che sia un collega uomo.
o Certo stai tranquilla, siamo solo uomini.
(Daniela si avvicinò mi prese il membro in mano e bisbigliò “dille di stare tranquilla, il suo cazzo è in buone mani)”.
o Mi manchi moltissimo, domani sera quando torni ci possiamo vedere?
o Anche io ho voglia di vederti, domani quando sono sulla via del ritorno ti chiamo.
o Questa sera mi scrivi ogni tanto, mi sento tanto sola.
In quel momento arrivò una telefonata a Daniela, si staccò da me per recarsi in bagno e rispondere, la vedevo dal vetro parlare, ogni tanto in sottofondo percepivo qualche parola “posto stupendo”, “abbiamo fatto”, ma dovevo concentrarmi nella telefonata più che origliare.
Con Sofia la telefonata proseguiva, mi piaceva parlare con lei, ancora di più quando faceva la vocina da bambina indifesa, sentii bussare al vetro del bagno aveva già terminato, mi fece un cenno che avrebbe iniziato a prepararsi, approvai con la testa; dopo qualche minuto, terminai la telefonata con qualche bacetto e mi recai in bagno per sistemarmi.
o Allora la maestrina?
o Tutto bene le manco e mi ha chiesto di uscire domani sera.
o Le hai detto che il tuo compagno di stanza ti sta spompando.
o Le ho detto che il mio collega è un peperino e lei mi ha detto che se mi vede con un’altra me lo taglia.
o Hai capito! Ragazza possessiva.
Quando la vidi vestita mi passò solo un pensiero per la testa, meglio uscire immediatamente o le salto addosso subito. Indossava un tubino rosso con due piccoli spacchi laterali e vistosa trasparenza sul seno da spalla a spalla, calze autoreggenti color carne, con riga posteriore e decolleté rossa ai piedi; era una beatitudine per gli occhi, avrebbe fatto girare tutti gli uomini. Non elemosinai in complimenti verecondi, ma anche in epiteti particolarmente scurrili; raccolsi le chiavi dell’auto, però:
o Siamo sicuri che non dimentichi un particolare?
o Cosa intendi? Non vado bene?
o Vieni qua.. (le misi una mano sul sedere).
La vessata voleva fare la furba?
o Mi vergogno, non mi sento a mio agio, qui in hotel va bene, ma fuori?
o Le regole sono regole, un giorno a completa disposizione.
(Contrariata si alzò il vestito, si appoggiò a me e fece scendere le mutandine).
Salimmo in macchina, il locale era ubicato ad una decina di chilometri dall’hotel, mentre conversavamo le arrivò la telefonata del marito, prima di rispondere mi chiese di non correre in macchina e di spegnere la radio, rallentai e decisi di accostare, la sentivo conversare di quanto fosse bella la Wellness, che si stava rilassando un sacco con Sonia, che era bello ogni tanto staccare la spina da lavoro/famiglia e prendersi dei momenti per se stessi; poi al telefono con la figlia le chiese come si trovava, che non vedeva l’ora di rivederla, tutte le accortezze di una mamma. Anche se nella mia testa sogghignavo al pensiero, che fosse una moglie, una mamma, ma appena aveva il mio cazzo in mano, non esisteva più nulla, non che per me la situazione fosse diversa, per la prima volta nella mia seppur giovane vita mi trovavo a vivere due ambiti così diversi da un lato Sofia, una ragazza dolce, riservata quasi impaurita; dall’altra parte Daniela riservata ed integerrima nel lavoro, veemente e passionale quando usciva dal suo habitat.
Entrammo nel locale e ci fecero accomodare in un posto abbastanza riservato, ci portarono il menù ed in silenzio lo leggemmo, entrambi eravamo incuriositi dalla grigliata di carne e dalle verdure cotte, le ordinammo abbinando una bottiglia di Chianti Classico.
Riprendemmo a parlare, le dissi che era molto dolce sentirla parlare con la figlia, Daniela si confessò dicendo che le mancava molto non vederla più scorrazzare per casa, anche se oramai era un’adulta pure lei, anche se la stupiva il fatto che le avesse chiesto di terminare gli studi a Londra, non la pensava così matura e determinata. Mi raccontò che da quando aveva cominciato le superiori era diventata molto pignola nello studio, ed era molto interessata ai lavori dei genitori.
Prima dell’arrivo delle pietanze, cambiammo discorso le chiesi chi fosse al telefono mentre lo ero anche io con Sofia, lei sorridendo mi disse, “Sonia che voleva sapere come procedeva”, con aria interrogativa proseguii chiedendole cosa le avesse detto e lei sogghignando “Le ho raccontato tutto, ovvio”.
Mi spiegò che era la sua migliore amica, a lei raccontava qualunque cosa, si conoscevano da qualche anno e quasi da subito avevano trovato un feeling inimmaginabile, per entrambe non c’era segreto che l’altra non sapesse, ed era stata lei ad invogliarla a provare a sedurmi, dicendole, “Nella peggiore delle ipotesi non succede nulla, nella migliore ti diverti “; mi incuriosiva questa terza persona nel nostro rapporto, volevo che mi raccontasse qualcosa in più, così con qualche domanda mirata mi delineò un profilo.
Avevano praticamente la stessa età, lei era una fisioterapista, anche se scherzosamente si definiva una casalinga e madre full time e libera professionista molto part time, per sua fortuna si era sposata con un importante avvocato di uno studio molto rinomato in città, quindi per il bene della famiglia aveva deciso di licenziarsi dalla clinica dove lavorava per stare dietro ai figli e alla casa, continuando come libera professionista in un bilocale che era stato ricavato nella loro grandissima casa.
In pratica era iniziato tutto con un massaggio, poi tra interessi comuni e altre cose, erano diventate amiche e confidenti.
Proseguì dicendo che questa idea di tenermi tutto segreto a lei piacque molto, tanto che la mattina della partenza le mandò un messaggio dicendole che rimaneva in trepidante attesa su cosa mi fossi inventato, quindi non poteva non raccontarglielo, Daniela terminò dicendomi che prima di salutarla Sonia le disse, “mi hai talmente eccitata che questa sera lo distruggo mio marito”.
Devo ammettere che questi racconti, la seconda bottiglia di Chianti e la sua sensualità, mi trovai ancora una volta eccitato, mi allungai accarezzandole una gamba:
o Che fai ingegneretto?
o Mi hai fatto eccitare, poi pensarti senza mutandine.
o Hai capito, sentiamo..
(Facendo risalire il suo piede dalla gamba e poi adagiandolo sul membro).
o Maledetta…
Si avvicinò il cameriere chiedendoci se desiderassimo dell’altro, io chiesi un caffè e lei un amaro, quando se ne andò riprese da dove era stata interrotta:
o Mi piacciono molto queste tovaglie lunghe, sono perfette per eccitare i monelli che vogliono innalzarsi a reggenti.
(Non contenta allungò e adagiò anche il secondo piede).
Iniziò a masturbarmi da sopra i pantaloni, me lo cingeva continuando a muoverli ritmicamente, quando arrivò l’amaro lo degustava in maniera lenta e nel frattempo passava da accarezzarmi solo con un piede, poi a strusciarsi e infine riprendendomelo in mezzo ad entrambi, ero completamente in sua balia.
o Oggi mi sento particolarmente buona, ti lascio decidere.
o Sentiamo le mie possibilità…
o Lo lasci nei pantaloni, io accelero il movimento e tu vieni.
o Oppure?
o Lo tiri fuori, te lo accarezzo solamente, però perdi lo scettro del potere e tornati in camera ti scopo come voglio io.
Mi aveva raggirato, iniziai a rendermi conto che se fossi venuto sarebbe stato il terzo orgasmo, mi sarebbe stato difficile tornare brillante, ed ero pur sempre in un ristorante, mi sarei dovuto alzare da quel tavolo con una bella macchia sui pantaloni.
Mi guardai attorno per vedere le persone vicine al nostro tavolo, non erano propriamente così prossime da vedermi:
o Ok hai vinto, però niente scherzi, parola d’onore.
(Le porsi la mano).
o Oh.. finalmente torniamo ognuno al proprio posto. Non ti resta che tirartelo fuori, sperando che non ti veda nessuno.
(Scostando i suoi piedi).
Mi abbassai la zip, ma era in piena erezione non riuscivo a farlo uscire comodamente, dovetti allentare la cintura e sbottonare il pantalone.
o Fatto.. hai vinto.
o Ottimo.. sentiamo il mio premio.
(Me lo prese nuovamente tra i piedi fasciati dai collant e cominciò a segarmi, mi guardava dapprima mordendosi il labbro inferiore e successivamente portandosi il bicchiere alla bocca leccando il bordo).
Cosa dici possiamo andare? Ho voglia di essere scopata… (Accelerando il ritmo).
o Daniela!! Mi stai facendo venire.
Mollò la presa, ed iniziò a ricomporsi, mi guardò come per dirmi di darmi una mossa, era facile per lei, io ero sull’orlo di un orgasmo ad un tavolo di un ristorante con il cazzo fuori dai pantaloni, in qualche modo cercai di mettermi in condizione di uscire dalla seduta; mi alzai e mi diressi alla cassa a pagare.
Usciti dal ristorante, incamminandoci alla macchina a braccetto mi guardò:
o Volevo farti sborrare, non pensavo avessi il coraggio di tirartelo fuori, mi hai fermata appena in tempo.
o Dalla prossima volta mi metterò attiguo, mai più dinanzi a te.
o Scusami, non so cosa mi sia successo, mi sono eccitata come non mai.
o Non dirlo a me.
Ricominciammo a baciarci appoggiati all’auto, ancora eccitati dalla situazione precedente, sentimmo vicino a noi una macchina accendersi, ci staccammo e decidemmo di salire.
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