L'ultima notte (Patricia)
di
Leo71
genere
sentimentali
Questi fatti risalgono ancora a diversi anni fa. Allora ero un dirigente di una azienda di consulenza internazionale con sede a Londra e con diverse filiali in Europa, più un piano di espansione in America che stava iniziando a dare i suoi frutti. io dirigevo il sud Europa, che includeva Italia, Francia, Austria, Svizzera e Germania e le cose andavano davvero benissimo, sotto tutti i punti di vista.
Stavo ancora con Alessia, di cui ho parlato in un recente racconto, che frequentavo regolarmente. L’azienda cresceva ed avevamo un buon backlog di ordini... insomma ero pienamente soddisfatto di quello che stavo facendo. Non immaginavo nemmeno cosa stesse per succedere.
Dovevo passare la settimana a Berlino per seguire un cliente molto importante nel lancio di un nuovo prodotto quando mi chiamò Patricia, proprietaria dell'azienda nonché mia socia di maggioranza. Come sempre, mi prese in contropiede.
- Ho bisogno di una vacanza. So che sei in Germania. Sei con una donna?
- No... ho delle giornate molto piene qui...
- Allora ti raggiungo. Posso dormire con te?
- beh... certo... ma guarda che non avrò molto tempo da dedicarti
- Tranquillo. Lo so. Fai quello che devi fare, io giro volentieri da sola. E’ che alla sera ti vorrei vicino.
Con lei una affermazione così voleva dire tutto e nulla. Inutile farsi dei film.
Ci era già capitato di dormire insieme, diverse volte. Poteva addormentarsi non appena toccava il letto, farsi coccolare mentre si chiacchierava... o poteva essere una serata dove aveva voglia di sesso e allora mi avrebbe fatto uno di quei suoi pompini incredibili, ma solo dopo essersela fatta leccare per bene.
Non aveva mai voluto andare oltre. Non con me.
Con lei era sempre tutto al limite dell’assurdo, e comunque imprevedibile.
Speravo che ad Alessia non venisse la strana idea di raggiungermi come aveva già fatto qualche volta in passato. Contavo sul fatto che non mi sarei fermato per il fine settimana e che lei sapeva quanto sarei stato preso dal lavoro.
Trovai Patricia in camera quando rientrai il martedì sera.
Indossava solo una camicia lunga, aperta abbastanza da poterle vedere il seno libero. Di tanto in tanto si vedeva che indossava anche delle culottes.
Mi salutò con un abbraccio e un bacio in bocca. Rimanemmo abbracciati per un po’ mentre parlavamo.
- dai, cambiati e usciamo a cena! Ho famissima! Mi disse.
Si tolse la camicia rimanendo in mutande e mostrandomi il suo bellissimo corpo, poi si infilò in un tubino attillato.
Una delle nostre più incolmabili differenze era che lei era una vegetariana convinta, mentre io ucciderei per una fiorentina ben fatta. Dovetti quindi cercare un posto adatto anche a lei.
Ad entrambi piacevano locali molto semplici, quindi la portai in un ristorante egiziano di Berlino est che conoscevo molto bene, dalle parti di Goerlitzer Tor.
Mentre cenavamo mi raccontò che stavano succedendo cose molto grosse e che si sentiva stanca e stressata, così aveva deciso di organizzare questa breve fuga.
Nessuno sapeva dove fosse. Nemmeno suo marito.
Quasi saltai sul divanetto dove ero seduto.
- Non sapevo che tu fossi sposata!
- Ah... giusto... tu non lo sai ancora... Mi sono sposata il mese scorso, in America. E’ stato tutto così improvviso... spero che tu non te la sia presa se non te l’ho detto. Sei tra i primi a saperlo al di fuori della mia famiglia. Un po’ in effetti c’ero rimasto male. Un po’ tanto. Ma mentii.
Era da mesi che passava tantissimo tempo in America per organizzare le nostre nuove attività nel nuovo continente, e francamente non ero a conoscenza di tutti i dettagli. Ero un socio di estrema minoranza, insieme ad un altro paio di dirigenti, ma lei deteneva il 90% delle quote di tutto il gruppo.
Tornammo in hotel dopo una breve passeggiata lungo la Sprea, tenendoci per mano come due ragazzini.
Si spogliò rimanendo di nuovo solo con le culottes e si infilò nel letto, girata su di un fianco e dandomi le spalle.
Mi sdraiai accanto a lei
- mi abbracci?
Lo feci. Quella sera lei si addormento così.
Prima però mi accorsi che stava piangendo
Il giorno dopo non ero sereno.
Le avevo chiesto cosa avesse e mi aveva risposto con la tipica affermazione femminile che manda in tilt un uomo: “niente”, seguito da un lungo silenzio e una faccia evidentemente tesa.
Durante una pausa tra i vari meetings provai a chiamarla, ma aveva il cellulare spento.
Mi preoccupai molto.
Più tardi mi arrivò un SMS “ alle 20 in hotel?”
“ok”.
Chiesi al cliente di poter rimandare la cena che avevamo programmato.
La raggiunsi non sapendo come l’avrei trovata, ed invece era la solita sorridente ed allegra, ma questa volta in perizoma.
- Devi smetterla di farti trovare così. Vuoi farmi impazzire?
- ma smettila... chissà quante belle donne ti girano intorno... non starai mica a guardare me!
Poi si avvicinò e mi passò una mano sulla patta dei pantaloni e sentì la mia erezione. Mi sorrise con fare malizioso.
- Questo lo prendo come un complimento! Ma ora andiamo a cena.
Scelse lei il ristorante.
Mi beccai del tofu alla piastra.
Rientrammo abbastanza presto. Anche quella notte volle addormentarsi mentre la abbracciavo.
Giovedì la lasciai da sola tutto il giorno e andai a cena con il direttore di sede del cliente, scusandomi molto per averla dovuta spostare all’ultimo momento la sera prima. Tra discorsi vari si fece abbastanza tardi.
Arrivai in camera che lei già dormiva, o così mi sembrava. Quando entrai nel letto si girò verso di me
- Ti aspettavo. Non riesco ad addormentarmi se non ci sei
Si avvicinò e mi abbracciò, accarezzandomi i capelli. La strinsi a me con una mano che le percorse tutta la schiena.
Era nuda.
Iniziò a baciarmi sulla bocca.
Baci brevi, veloci, poi sempre più lenti finchè le nostre lingue non si unirono.
Quella notte fu tutto al rallentatore.
Le mie mani nei suoi capelli e sul suo sedere, le sue mani sul mio petto e sul mio membro.
Poi la sua bocca che lo cingeva mentre la lingua saettava sulla cappella.
Tornò a baciarmi.
- Fai l’amore con me... amami come se fossi la tua unica donna... ti prego...
Mi misi sopra di lei e la penetrai.
Mi accorsi quanto l’avevo desiderato.
Mi muovevo lentamente dentro di lei, con tutta la dolcezza di cui ero capace.
i nostri volti erano vicini, sentivo il suo respiro e i suoi gemiti, continuavo a baciarla mentre entravo ed uscivo dal suo grembo caldo.
- ti amo.... cominciò a sussurrarmi. Ti amo... ti amo.... e mi stringeva sempre di più a se’.
Mi girava la testa, ero completamente perso in quelle emozioni enormi, dolcissime e fortissime.
Il mio orgasmo arrivò improvviso e violento.
Le venni dentro mentre la stringevo così forte da farle male.
Mi accasciai su di lei, respirando in modo scomposto.
Il mio corpo aveva ancora degli spasmi.
Patricia mi accarezzava i capelli.
Alzai la testa e la baciai di nuovo.
- Sei bellissimo quando hai un orgasmo
- Me l’hi già detto
- lo so....
Ci addormentammo nudi, vicini.
Prima di chiudere gli occhi ricordo di essermi chiesto dove ci stava portando quella storia. Non avrei davvero potuto immaginarlo, ma il mattino dopo me lo disse lei.
Fu una specie di doccia fredda.
Mi disse che stava chiudendo gli accordi per vendere la società ad una molto più grande, con sede in America, e che lei si sarebbe a breve trasferita là definitivamente con il marito.
Lei sarebbe rimasta nel board di questa società per un anno, assicurando una buona transizione, e poi sarebbe stata liquidata, mentre stavano ancora decidendo cosa fare dei vari uffici locali, alcuni dei quali sarebbero stati accorpati ad altri esistenti. Altri chiusi perchè di troppo.
Erano previsti tagli di organico e cambi di mansioni.
Per me si parlava di mantenere la gestione del sud Europa, ma c’era una persona in una posizione simile nell'azienda acquirente e la decisione sarebbe arrivata più avanti, dopo i colloqui con il loro Vp e con le risorse umane. Secondo lei ero abbastanza al sicuro.
Invece mi chiesero di rimanere per sei mesi per il passaggio di consegne.
Concordai un periodo molto più breve, e solo per essere nella posizione di poter aiutare tanti amici che sarebbero rimasti lì.
Si era chiuso così, in modo brusco e amaro, un capitolo molto intenso della mia vita.
Patricia ed io siamo ancora molto amici, anche se le occasioni per incontrarsi sono davvero rare.
Ha una bella famiglia e sembra felice, laggiù in America.
Le voglio molto bene.
m.amorini@libero.it
Stavo ancora con Alessia, di cui ho parlato in un recente racconto, che frequentavo regolarmente. L’azienda cresceva ed avevamo un buon backlog di ordini... insomma ero pienamente soddisfatto di quello che stavo facendo. Non immaginavo nemmeno cosa stesse per succedere.
Dovevo passare la settimana a Berlino per seguire un cliente molto importante nel lancio di un nuovo prodotto quando mi chiamò Patricia, proprietaria dell'azienda nonché mia socia di maggioranza. Come sempre, mi prese in contropiede.
- Ho bisogno di una vacanza. So che sei in Germania. Sei con una donna?
- No... ho delle giornate molto piene qui...
- Allora ti raggiungo. Posso dormire con te?
- beh... certo... ma guarda che non avrò molto tempo da dedicarti
- Tranquillo. Lo so. Fai quello che devi fare, io giro volentieri da sola. E’ che alla sera ti vorrei vicino.
Con lei una affermazione così voleva dire tutto e nulla. Inutile farsi dei film.
Ci era già capitato di dormire insieme, diverse volte. Poteva addormentarsi non appena toccava il letto, farsi coccolare mentre si chiacchierava... o poteva essere una serata dove aveva voglia di sesso e allora mi avrebbe fatto uno di quei suoi pompini incredibili, ma solo dopo essersela fatta leccare per bene.
Non aveva mai voluto andare oltre. Non con me.
Con lei era sempre tutto al limite dell’assurdo, e comunque imprevedibile.
Speravo che ad Alessia non venisse la strana idea di raggiungermi come aveva già fatto qualche volta in passato. Contavo sul fatto che non mi sarei fermato per il fine settimana e che lei sapeva quanto sarei stato preso dal lavoro.
Trovai Patricia in camera quando rientrai il martedì sera.
Indossava solo una camicia lunga, aperta abbastanza da poterle vedere il seno libero. Di tanto in tanto si vedeva che indossava anche delle culottes.
Mi salutò con un abbraccio e un bacio in bocca. Rimanemmo abbracciati per un po’ mentre parlavamo.
- dai, cambiati e usciamo a cena! Ho famissima! Mi disse.
Si tolse la camicia rimanendo in mutande e mostrandomi il suo bellissimo corpo, poi si infilò in un tubino attillato.
Una delle nostre più incolmabili differenze era che lei era una vegetariana convinta, mentre io ucciderei per una fiorentina ben fatta. Dovetti quindi cercare un posto adatto anche a lei.
Ad entrambi piacevano locali molto semplici, quindi la portai in un ristorante egiziano di Berlino est che conoscevo molto bene, dalle parti di Goerlitzer Tor.
Mentre cenavamo mi raccontò che stavano succedendo cose molto grosse e che si sentiva stanca e stressata, così aveva deciso di organizzare questa breve fuga.
Nessuno sapeva dove fosse. Nemmeno suo marito.
Quasi saltai sul divanetto dove ero seduto.
- Non sapevo che tu fossi sposata!
- Ah... giusto... tu non lo sai ancora... Mi sono sposata il mese scorso, in America. E’ stato tutto così improvviso... spero che tu non te la sia presa se non te l’ho detto. Sei tra i primi a saperlo al di fuori della mia famiglia. Un po’ in effetti c’ero rimasto male. Un po’ tanto. Ma mentii.
Era da mesi che passava tantissimo tempo in America per organizzare le nostre nuove attività nel nuovo continente, e francamente non ero a conoscenza di tutti i dettagli. Ero un socio di estrema minoranza, insieme ad un altro paio di dirigenti, ma lei deteneva il 90% delle quote di tutto il gruppo.
Tornammo in hotel dopo una breve passeggiata lungo la Sprea, tenendoci per mano come due ragazzini.
Si spogliò rimanendo di nuovo solo con le culottes e si infilò nel letto, girata su di un fianco e dandomi le spalle.
Mi sdraiai accanto a lei
- mi abbracci?
Lo feci. Quella sera lei si addormento così.
Prima però mi accorsi che stava piangendo
Il giorno dopo non ero sereno.
Le avevo chiesto cosa avesse e mi aveva risposto con la tipica affermazione femminile che manda in tilt un uomo: “niente”, seguito da un lungo silenzio e una faccia evidentemente tesa.
Durante una pausa tra i vari meetings provai a chiamarla, ma aveva il cellulare spento.
Mi preoccupai molto.
Più tardi mi arrivò un SMS “ alle 20 in hotel?”
“ok”.
Chiesi al cliente di poter rimandare la cena che avevamo programmato.
La raggiunsi non sapendo come l’avrei trovata, ed invece era la solita sorridente ed allegra, ma questa volta in perizoma.
- Devi smetterla di farti trovare così. Vuoi farmi impazzire?
- ma smettila... chissà quante belle donne ti girano intorno... non starai mica a guardare me!
Poi si avvicinò e mi passò una mano sulla patta dei pantaloni e sentì la mia erezione. Mi sorrise con fare malizioso.
- Questo lo prendo come un complimento! Ma ora andiamo a cena.
Scelse lei il ristorante.
Mi beccai del tofu alla piastra.
Rientrammo abbastanza presto. Anche quella notte volle addormentarsi mentre la abbracciavo.
Giovedì la lasciai da sola tutto il giorno e andai a cena con il direttore di sede del cliente, scusandomi molto per averla dovuta spostare all’ultimo momento la sera prima. Tra discorsi vari si fece abbastanza tardi.
Arrivai in camera che lei già dormiva, o così mi sembrava. Quando entrai nel letto si girò verso di me
- Ti aspettavo. Non riesco ad addormentarmi se non ci sei
Si avvicinò e mi abbracciò, accarezzandomi i capelli. La strinsi a me con una mano che le percorse tutta la schiena.
Era nuda.
Iniziò a baciarmi sulla bocca.
Baci brevi, veloci, poi sempre più lenti finchè le nostre lingue non si unirono.
Quella notte fu tutto al rallentatore.
Le mie mani nei suoi capelli e sul suo sedere, le sue mani sul mio petto e sul mio membro.
Poi la sua bocca che lo cingeva mentre la lingua saettava sulla cappella.
Tornò a baciarmi.
- Fai l’amore con me... amami come se fossi la tua unica donna... ti prego...
Mi misi sopra di lei e la penetrai.
Mi accorsi quanto l’avevo desiderato.
Mi muovevo lentamente dentro di lei, con tutta la dolcezza di cui ero capace.
i nostri volti erano vicini, sentivo il suo respiro e i suoi gemiti, continuavo a baciarla mentre entravo ed uscivo dal suo grembo caldo.
- ti amo.... cominciò a sussurrarmi. Ti amo... ti amo.... e mi stringeva sempre di più a se’.
Mi girava la testa, ero completamente perso in quelle emozioni enormi, dolcissime e fortissime.
Il mio orgasmo arrivò improvviso e violento.
Le venni dentro mentre la stringevo così forte da farle male.
Mi accasciai su di lei, respirando in modo scomposto.
Il mio corpo aveva ancora degli spasmi.
Patricia mi accarezzava i capelli.
Alzai la testa e la baciai di nuovo.
- Sei bellissimo quando hai un orgasmo
- Me l’hi già detto
- lo so....
Ci addormentammo nudi, vicini.
Prima di chiudere gli occhi ricordo di essermi chiesto dove ci stava portando quella storia. Non avrei davvero potuto immaginarlo, ma il mattino dopo me lo disse lei.
Fu una specie di doccia fredda.
Mi disse che stava chiudendo gli accordi per vendere la società ad una molto più grande, con sede in America, e che lei si sarebbe a breve trasferita là definitivamente con il marito.
Lei sarebbe rimasta nel board di questa società per un anno, assicurando una buona transizione, e poi sarebbe stata liquidata, mentre stavano ancora decidendo cosa fare dei vari uffici locali, alcuni dei quali sarebbero stati accorpati ad altri esistenti. Altri chiusi perchè di troppo.
Erano previsti tagli di organico e cambi di mansioni.
Per me si parlava di mantenere la gestione del sud Europa, ma c’era una persona in una posizione simile nell'azienda acquirente e la decisione sarebbe arrivata più avanti, dopo i colloqui con il loro Vp e con le risorse umane. Secondo lei ero abbastanza al sicuro.
Invece mi chiesero di rimanere per sei mesi per il passaggio di consegne.
Concordai un periodo molto più breve, e solo per essere nella posizione di poter aiutare tanti amici che sarebbero rimasti lì.
Si era chiuso così, in modo brusco e amaro, un capitolo molto intenso della mia vita.
Patricia ed io siamo ancora molto amici, anche se le occasioni per incontrarsi sono davvero rare.
Ha una bella famiglia e sembra felice, laggiù in America.
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