Una notte diversa (Sandra)
di
Leo71
genere
etero
Circa 20 anni fa, il nuovo lavoro mi aveva fatto litigare con la mia ragazza, la quale mi aveva bellamente mollato per poi pentirsene. Stava cercando il modo di farsi perdonare e mi riempiva di messaggi coccolosi e attenzioni che sembrava tornata ai tempi di quando ci innamorammo... ma rimaneva il fatto che tra i miei viaggi e il suo lavoro serale comunque non ci si vedeva mai. Non che non mi piacesse più, ma iniziavo a capire quanto fossimo diversi, quanto la mia vita stesse cambiando e... beh, sinceramente non ne stavo sentendo particolarmente la mancanza. In quel periodo mi capitarono diverse avventure, tra cui ricordo bene quella con Sandra perchè durò per un paio d’anni, anche se furono più che altro incontri sparsi nel tempo. La conobbi in un modo abbastanza inusuale tramite Lucia, una amica che si occupava di formazione aziendale. Tra me e Lucia c’era stata una tensione sessuale molto forte ma, come spesso mi accadeva, non avevo colto l’attimo e la cosa era diventata una buona amicizia. Lucia stava frequentando un corso e iniziò a parlarmi di questa Sandra, sua compagna di studi, dipingendomela come la mia donna ideale. Una sera mi rivelò che aveva parlato così tanto di me a Sandra che anche lei era ora molto curiosa di conoscermi. La incitai diverse volte ad organizzare una uscita insieme, noi tre, ma non si riusciva mai a trovare una data che andasse bene a tutti.
Non ricordo cosa successe, credo che semplicemente mi stancai di non vedere accadere nulla, così ad un certo punto dissi a Lucia di darmi il numero di Sandra: se lei non riusciva mai a liberarsi l’avrei chiamata io e saremmo usciti noi due da soli. Lei prima le chiese il permesso e mi ritrovai con un cellulare da chiamare. Lo feci, nonostante io sia fondamentalmente timido e quindi un po’ imbarazzato. Fu una telefonata carina, in cui chiacchierammo un po’ e poi io la invitai a cena. Lei mise degli orari molto precisi per vederci e lasciarci, e mi chiese di poter scegliere il posto. Ci vedemmo un mercoledì sera. Era molto carina. Alta, molto magra, indossava un vestito lungo a tunica, un po’ new age e una collana fatta di biglie di legno. Aveva dei bellissimi occhi scuri, molto grandi. Durante la cena parlammo molto del corso che stava frequentando con Lucia, basato su come sfruttare le emozioni per favorire l’apprendimento. Me ne intendevo un po’, avendo io stesso letto dei libri a proposito. Frequentavo anche dei centri di meditazione, quindi il lavoro sulle emozioni era una cosa che conoscevo discretamente, abbastanza comunque da poter fare la figura di quello che se ne intende. Si era creato subito un clima di fiducia tra noi due e lei iniziò a raccontarmi cose piuttosto intime e personali. Mi disse che era sposata (così capii perchè volle scegliere lei il posto e gli orari), e di come le cose non andavano bene per nulla, soprattutto sul piano sessuale. Si incuriosii molto a proposito di alcuni degli esercizi di consapevolezza emotiva che avevo fatto, così le proposi di farne uno molto semplice. Ma non al ristorante, ci voleva un posto tranquillo.
Salimmo sulla mia auto e mi disse dove andare. Ci fermammo in uno spiazzo buio vicino alla zona industriale. Non certo il posto ideale… ma non ci facemmo troppo caso. Le presi le mani e iniziai a massaggiargliele lentamente con le mie. Le spiegai che l’esercizio consisteva nell’accettare il piacere che io volevo donarle, goderselo senza alcun pensiero e senza volerlo per forza ricambiare. Le dissi di guardarmi negli occhi e respirare profondamente mentre tutto questo accadeva, focalizzando la sua attenzione sulle sensazioni che le arrivavano dal contatto delle nostre mani. So che potrebbe sembrare strano a chi non ha mai provato questo tipo di esperienze, ma possono diventare emotivamente molto forti nonostante la loro semplicità. Le successe proprio questo.
- Fermati, ti prego
Mi fermai, tenendole ancora le mani
- Scusa, non volevo turbarti...
- No... è bellissimo....e dolce... e forte. Troppo. Non ci sono più abituata
Ci stavamo ancora fissando negli occhi. Ci avvicinammo lentamente. E ci baciammo. Un bacio dolce, molto sensuale. Le passai una mano tra i capelli e continuai a baciarla con la stessa lentezza e delicatezza. Poi con una mano le accarezzai i fianchi fino alle natiche, piccole e sode. Mi fermò.
-No... no.... non stasera.....
Mi scusai di nuovo. Si fece riaccompagnare alla sua macchina. Sembrava turbata.
Prima di scendere mi disse che le era piaciuto molto e che la prossima volta le sarebbe piaciuto provare altri esercizi. Mi baciò di nuovo prima di scendere. A Lucia non dissi nulla.
Ci risentimmo il giorno dopo. Le proposi di vederci la settimana successiva a casa mia. Arrivò indossando un altro vestito lungo e leggero, molto semplice e che le lasciava scoperte le braccia e le spalle, mentre io la accolsi in tuta da ginnastica. Era tesa. Avevo cercato di creare una atmosfera rilassante: musica soft, luci soffuse e un paio di candele, i miei grossi cuscini coprivano il pavimento vicino al divano. Li sfruttammo subito per sederci a terra. Scelse un posto ad una certa distanza da me. Chiacchierammo un po’. Poi le presi la mano e cominciai ad accarezzargliela.
-Vuoi fare un nuovo esercizio?
- Certo... credo...
le sorrisi.
- Ci possiamo fermare quando vuoi.
Annuì.
Le feci togliere i sandali e mi sedetti con la schiena appoggiata al divano. Poi le chiesi di mettersi tra le mie gambe, appoggiando la sua schiena al mio busto.
- Chiudi gli occhi e rilassati. Voglio che tu provi piacere. E’ solo per te le sussurrai nell’orecchio.
Iniziai ad accarezzarle le mani e le braccia. Sentivo il suo respiro variare, i suoi muscoli tendersi e rilassarsi. Risalii sulle spalle e poi i capelli. La baciai sul il collo, lentamente, quasi solo sfiorandoglielo. Gemette. Le mie mani cominciarono a scendere a stuzzicarle il seno: Era molto piccolo ma, siccome non indossava un reggiseno, potevo sentire i suoi capezzoli turgidi attraverso la tela sottile del vestito. Ebbe un sussulto.
- Lascia che ti faccia godere, lasciati trasportare dalle sensazioni...
Scesi lungo i fianchi, fino sulle cosce, poi di nuovo su verso i fianchi, le spalle, i seni.
La sentivo respirare forte.
Iniziai a sollevarle il vestito, fino ad avere finalmente la sua pelle sotto le mie mani. Penso che lei sentisse quanto mi stavo eccitando, e io volevo che avvertisse quanto mi fosse diventato duro. Le chiesi di alzarsi in piedi. Si mise di fronte a me, con quegli occhi grandi e ancora il respiro affannato. La tirai più vicino ed iniziai a baciarla. Sempre lentissimamente. Poi le slacciai il vestito che cadde a terra, lasciandola con degli slip color verde acqua. La mia mano sinistra era tra i suoi capelli mentre la destra percorreva il suo corpo che a volte aveva dei fremiti. Allungò una mano sul rigonfiamento della mia tuta ed iniziò a massaggiarmi il cazzo che ormai faceva fatica a restare nei pantaloni. Cercai di sfilarle gli slip.
- No....no, non farlo....
Non la volli forzare. Iniziai a toccarla da sopra gli slip e lei iniziò a godere rumorosamente. Cercò la mia bocca e iniziò a baciarmi con passione mentre con le mani mi abbassò pantaloni e boxer quanto bastava per liberarmelo. Le scostai gli slip. Era bagnatissima. D’istinto allargò un po’ le gambe e iniziai a penetrarla con un dito. Eravamo in piedi, masturbandoci a vicenda mentre ci baciavamo, travolti dalle emozioni che avevamo generato.
Ebbe un orgasmo. Potente, improvviso. Si irrigidì e gli occhi le si girarono all’indietro mentre dalla sua figa uscirono fiotti di liquido.
Iniziò a tremare e cadde in ginocchio gemendo ad alta voce. Rimase così alcuni secondi, Abbracciata alle mie gambe che di tanto in tanto stringeva come se avesse ancora degli spasmi. Poi, rimanendo in ginocchio, ricominciò a segarmi fino a farmi venire.
Le sborrai sul petto.
A quel punto si rialzò e mi baciò.
- Erano anni che non avevo un orgasmo.
- Avrei voluto fare l’amore con te le dissi
- Io con te l’ho fatto mi rispose
m.amorini@libero.it
Non ricordo cosa successe, credo che semplicemente mi stancai di non vedere accadere nulla, così ad un certo punto dissi a Lucia di darmi il numero di Sandra: se lei non riusciva mai a liberarsi l’avrei chiamata io e saremmo usciti noi due da soli. Lei prima le chiese il permesso e mi ritrovai con un cellulare da chiamare. Lo feci, nonostante io sia fondamentalmente timido e quindi un po’ imbarazzato. Fu una telefonata carina, in cui chiacchierammo un po’ e poi io la invitai a cena. Lei mise degli orari molto precisi per vederci e lasciarci, e mi chiese di poter scegliere il posto. Ci vedemmo un mercoledì sera. Era molto carina. Alta, molto magra, indossava un vestito lungo a tunica, un po’ new age e una collana fatta di biglie di legno. Aveva dei bellissimi occhi scuri, molto grandi. Durante la cena parlammo molto del corso che stava frequentando con Lucia, basato su come sfruttare le emozioni per favorire l’apprendimento. Me ne intendevo un po’, avendo io stesso letto dei libri a proposito. Frequentavo anche dei centri di meditazione, quindi il lavoro sulle emozioni era una cosa che conoscevo discretamente, abbastanza comunque da poter fare la figura di quello che se ne intende. Si era creato subito un clima di fiducia tra noi due e lei iniziò a raccontarmi cose piuttosto intime e personali. Mi disse che era sposata (così capii perchè volle scegliere lei il posto e gli orari), e di come le cose non andavano bene per nulla, soprattutto sul piano sessuale. Si incuriosii molto a proposito di alcuni degli esercizi di consapevolezza emotiva che avevo fatto, così le proposi di farne uno molto semplice. Ma non al ristorante, ci voleva un posto tranquillo.
Salimmo sulla mia auto e mi disse dove andare. Ci fermammo in uno spiazzo buio vicino alla zona industriale. Non certo il posto ideale… ma non ci facemmo troppo caso. Le presi le mani e iniziai a massaggiargliele lentamente con le mie. Le spiegai che l’esercizio consisteva nell’accettare il piacere che io volevo donarle, goderselo senza alcun pensiero e senza volerlo per forza ricambiare. Le dissi di guardarmi negli occhi e respirare profondamente mentre tutto questo accadeva, focalizzando la sua attenzione sulle sensazioni che le arrivavano dal contatto delle nostre mani. So che potrebbe sembrare strano a chi non ha mai provato questo tipo di esperienze, ma possono diventare emotivamente molto forti nonostante la loro semplicità. Le successe proprio questo.
- Fermati, ti prego
Mi fermai, tenendole ancora le mani
- Scusa, non volevo turbarti...
- No... è bellissimo....e dolce... e forte. Troppo. Non ci sono più abituata
Ci stavamo ancora fissando negli occhi. Ci avvicinammo lentamente. E ci baciammo. Un bacio dolce, molto sensuale. Le passai una mano tra i capelli e continuai a baciarla con la stessa lentezza e delicatezza. Poi con una mano le accarezzai i fianchi fino alle natiche, piccole e sode. Mi fermò.
-No... no.... non stasera.....
Mi scusai di nuovo. Si fece riaccompagnare alla sua macchina. Sembrava turbata.
Prima di scendere mi disse che le era piaciuto molto e che la prossima volta le sarebbe piaciuto provare altri esercizi. Mi baciò di nuovo prima di scendere. A Lucia non dissi nulla.
Ci risentimmo il giorno dopo. Le proposi di vederci la settimana successiva a casa mia. Arrivò indossando un altro vestito lungo e leggero, molto semplice e che le lasciava scoperte le braccia e le spalle, mentre io la accolsi in tuta da ginnastica. Era tesa. Avevo cercato di creare una atmosfera rilassante: musica soft, luci soffuse e un paio di candele, i miei grossi cuscini coprivano il pavimento vicino al divano. Li sfruttammo subito per sederci a terra. Scelse un posto ad una certa distanza da me. Chiacchierammo un po’. Poi le presi la mano e cominciai ad accarezzargliela.
-Vuoi fare un nuovo esercizio?
- Certo... credo...
le sorrisi.
- Ci possiamo fermare quando vuoi.
Annuì.
Le feci togliere i sandali e mi sedetti con la schiena appoggiata al divano. Poi le chiesi di mettersi tra le mie gambe, appoggiando la sua schiena al mio busto.
- Chiudi gli occhi e rilassati. Voglio che tu provi piacere. E’ solo per te le sussurrai nell’orecchio.
Iniziai ad accarezzarle le mani e le braccia. Sentivo il suo respiro variare, i suoi muscoli tendersi e rilassarsi. Risalii sulle spalle e poi i capelli. La baciai sul il collo, lentamente, quasi solo sfiorandoglielo. Gemette. Le mie mani cominciarono a scendere a stuzzicarle il seno: Era molto piccolo ma, siccome non indossava un reggiseno, potevo sentire i suoi capezzoli turgidi attraverso la tela sottile del vestito. Ebbe un sussulto.
- Lascia che ti faccia godere, lasciati trasportare dalle sensazioni...
Scesi lungo i fianchi, fino sulle cosce, poi di nuovo su verso i fianchi, le spalle, i seni.
La sentivo respirare forte.
Iniziai a sollevarle il vestito, fino ad avere finalmente la sua pelle sotto le mie mani. Penso che lei sentisse quanto mi stavo eccitando, e io volevo che avvertisse quanto mi fosse diventato duro. Le chiesi di alzarsi in piedi. Si mise di fronte a me, con quegli occhi grandi e ancora il respiro affannato. La tirai più vicino ed iniziai a baciarla. Sempre lentissimamente. Poi le slacciai il vestito che cadde a terra, lasciandola con degli slip color verde acqua. La mia mano sinistra era tra i suoi capelli mentre la destra percorreva il suo corpo che a volte aveva dei fremiti. Allungò una mano sul rigonfiamento della mia tuta ed iniziò a massaggiarmi il cazzo che ormai faceva fatica a restare nei pantaloni. Cercai di sfilarle gli slip.
- No....no, non farlo....
Non la volli forzare. Iniziai a toccarla da sopra gli slip e lei iniziò a godere rumorosamente. Cercò la mia bocca e iniziò a baciarmi con passione mentre con le mani mi abbassò pantaloni e boxer quanto bastava per liberarmelo. Le scostai gli slip. Era bagnatissima. D’istinto allargò un po’ le gambe e iniziai a penetrarla con un dito. Eravamo in piedi, masturbandoci a vicenda mentre ci baciavamo, travolti dalle emozioni che avevamo generato.
Ebbe un orgasmo. Potente, improvviso. Si irrigidì e gli occhi le si girarono all’indietro mentre dalla sua figa uscirono fiotti di liquido.
Iniziò a tremare e cadde in ginocchio gemendo ad alta voce. Rimase così alcuni secondi, Abbracciata alle mie gambe che di tanto in tanto stringeva come se avesse ancora degli spasmi. Poi, rimanendo in ginocchio, ricominciò a segarmi fino a farmi venire.
Le sborrai sul petto.
A quel punto si rialzò e mi baciò.
- Erano anni che non avevo un orgasmo.
- Avrei voluto fare l’amore con te le dissi
- Io con te l’ho fatto mi rispose
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