Sconosciuti (Susanna)
di
Leo71
genere
etero
Ho pubblicato alcune delle mie avventure su un paio di siti di racconti erotici, e ho ricevuto diverse e-mail, quasi sempre piacevoli. Commenti, suggerimenti, domande… mi piace questa interazione che si è creata con persone che non conosco e che probabilmente mai conoscerò.
Adoro quando mi raccontano di esperienze simili, quando mi dicono che ho fatto provare loro delle emozioni.
Sorrido leggendo molti commenti di chi vuole sapere quanto sia inventato e quanto no, o quando mi chiedono se ho foto da mostrare.
Rispondo sempre ma spesso lo scambio dura 3 o 4 messaggi, non di più. Credo sia perché se continuasse dovrei iniziare a parlare di più di me, di chi sono e cosa faccio e non voglio “scoprirmi” troppo.
Non è una cosa che faccio volentieri, e non vorrei che qualcosa che faccio o dico possa in qualche modo rendere rintracciabili le protagoniste inconsapevoli dei miei scritti. Così ho sempre declinato richieste di scambiarsi numeri di telefono o di incontri. Tranne in due casi.
Uno inizia con una email molto breve
“i tuoi racconti...sono così curiosa di scoprire chi sei...”
Curiosità… il mio punto debole.
L’inizio di tutti i casini in cui mi sono trovato nella vita.
Quanto mi piace infilarmici.
Non lo faccio nemmeno apposta, credo sia un talento naturale.
E molti di questi alla fine sono anche estremamente interessanti e piacevoli. Così rispondo con una frase breve, proprio come la sua.
- “Quali racconti hai letto?”
- “Li ho letti tutti...ed ho amato scoprire che anche tu, esattamente come me, non riesci a resistere al gioco, alla chimica, alla carne...”
Ecco.
Il gioco.
So già che stiamo iniziando a giocare.
Sarà un gioco serio, coinvolgente, intrigante. Un gioco che ti cattura la mente prima del corpo, che si costruisce come una danza tra due persone che si studiano, si stuzzicano. Mossa dopo mossa. Passo dopo passo.
Si può resistere ad una tentazione del genere?
E’ così che inizia una fitta corrispondenza fatta di email prima, di messaggi Telegram dopo.
Susanna è sposata, me lo dice subito. Lo sono anche io.
Abituata ad una vita come la mia, in giro per il mondo.
Siamo simili, forse troppo in alcune cose.
Mi parla di tanto lavoro, di una vita che in parte non le piace più, del bisogno di viaggiare e scoprire cose e persone nuove.
Ci piacciamo subito, è evidente ad entrambi.
Decidiamo di sentirci al cellulare.
Non lo faccio mai, io odio parlare al telefono e quando sono costretto a farlo riduco le mie conversazioni al minimo indispensabile.
Invece chiacchieriamo e ci divertiamo molto. Io sono in Canada e per me sono le 6 di mattina. Lei, a Parma, è in pausa pranzo. La usa tutta per stare con me.
Il tono della chiamata è frivolo. Un po’ di imbarazzo iniziale, io che divento logorroico e sparo cavolate, lei che ride e mi racconta un po’ della sua vita.
Si fa tardi, io devo andare al mio appuntamento.
Ci salutiamo, e qui il tono cambia per pochi secondi.
“ Ti voglio. Muoviti a tornare”.
Secca, decisa.
Mi fa piacere, tanto.
Ma a me piace di più la lentezza.
Non sono per gli incontri facili. Mi piace godere dei dettagli e ne ho avuti ancora pochi. Starò via ancora un paio di settimane, quindi l’incontro, se mai ci sarà, non sarà domani.
I messaggi proseguono nei giorni successivi.
Susanna è una sognatrice, ma anche molto concreta. Mi piace questo contrasto. Ne ha tanti altri, e i contrasti mi attirano sempre.
Tra chat e telefonate ci sentiamo quasi tutti i giorni.
E’ bello scoprirla piano piano, anche grazie a questa distanza che ci separa e che rende impossibile il vedersi.
Lei lo sta soffrendo molto, vuole tutto e subito. Insiste con il suo muoviti a tornare, la frase con cui finisce molte delle nostre chat.
E io alla fine torno.
- Ora sei in Italia. Non hai più scuse. Mi vuoi vedere sì o no?
- Si, ma detto io le regole
- Mi piace… dimmi come mi vuoi…
- Prometti di essere una ragazza obbediente?
- Si… prometto…
- Allora, queste le istruzioni per il prossimo lunedì pomeriggio: Ore 14 al palazzo ducale. Riceverai istruzioni lì su dove andare. C’è una camera in un hotel che ti aspetta. Sulla porta troverai una mascherina. Voglio che la indossi prima di entrare.
- Ok… va bene…
- Voglio che tu venga con i capelli sciolti. Indossa un vestito con la gonna. Niente calze. E non parlare mai se non ti parlo prima io. Siamo intesi?
- Vuoi che porti l’intimo?
- Sì. Voglio spogliarti io
- Mi tremano le gambe a pensarci…
- Verrai?
- Certo.
Quella mattina avevo un appuntamento di lavoro vicino a Parma, ma devo ammettere che la mia mente andava spesso al pomeriggio.
Susanna non mi aiutava a concentrarmi con i suoi messaggi
- Mancano ancora 3 ore. Non resisto più. Voglio essere in quella stanza
Li leggevo e sorridevo al pensiero.
Avevo voglia di vivere quel momento con lei fin da quando mi aveva mandato un breve messaggio vocale giorni prima, in un attimo in cui era riuscita ad essere sola. “ti voglio. Ti voglio tanto… è assurdo… non so nemmeno chi tu sia…”.
Avevo immaginato anche io quell’incontro.
Più volte.
Nei dettagli.
Anche io volevo dare un corpo a quei pensieri.
Alle 13,30 ero in hotel.
L’avevo prenotata il giorno prima in un posto che conoscevo bene perché lo uso di frequente nelle mie trasferte.
Questa volta però avevo chiesto una camera doppia, con una bellissima vasca idromassaggio.
Ho chiuso le tende, lasciando la stanza in penombra e ho tolto il copriletto.
Volevo divertirmi un po’ così ho portato con me un vibratore, un regalo che la mia amica Sonia mi aveva fatto come scherzo qualche anno prima.
L’ho tolto dallo zaino, lavato bene ed appoggiato sul comodino insieme alla mascherina che mi hanno dato per dormire sul mio ultimo volo, e che ho conservato apposta per quel pomeriggio.
L’ho poi aspettata, sdraiato sul letto.
Sono le 13,50 e Susanna mi scrive che è arrivata.
Le rispondo con la foto del portachiavi dell’hotel, dove si legge il nome.
E’ a 300 metri da dove le avevo chiesto di trovarsi.
Ci sono anche le ultime istruzioni.
Entra e vai direttamente agli ascensori. 3 piano. Camera 301. C’è una mascherina appesa alla maniglia della porta. Indossala e poi bussa.
Metto fuori la mascherina, poi rimango vicino alla porta.
Ho voglia di incontrarla.
Passano pochi minuti e sento i colpi sulla porta.
Non apro subito.
Quando lo faccio mi trovo davanti una bella donna, alta e mora.
Ha gli occhi bendati come da istruzioni, il respiro corto e le labbra che tremano.
Le prendo le mani e la guido nella camera.
Mi piace questo primo contatto fisico.
Lei avanza lentamente, incerta.
La lascio e chiudo la porta dietro di lei.
Cerco di immaginare le sue sensazioni per amplificarle.
Voglio regalarle un’esperienza sensoriale intensa.
E’ ferma immobile, tranne le mani che si muovono leggermente, tese. Credo sia molto nervosa.
Il respiro è affannato, quasi avesse appena finito di correre.
Mi piace vederla così emozionata.
Le sfioro un braccio nudo, poi il viso, ma mi mantengo distante immaginando come i suoi sensi siano tutti attenti nel cercare la mia presenza.
La guardo mentre vuole capire dove sono, cosa voglio fare di lei.
Le accarezzo i capelli, il collo.
Un dito le corre leggero sul seno.
Ha un sussulto.
Mi sposto dietro di lei e la abbraccio dolcemente, baciandole il collo.
Dalla sua bocca esce un suono di piacere.
Poi la volto di scatto, la spingo contro la parete e il mio corpo è sopra di lei mentre cerco le sue labbra.
Ci baciamo quasi con violenza.
Una mano tra i suoi capelli, l’altra le afferra il culo.
Mi stacco di nuovo, lasciandola sola per un attimo.
E’ indecisa se cercarmi oppure obbedire alle regole che le ho dato.
Sono in ginocchio di fronte a lei.
Le sfilo le scarpe, poi le mani salgono sotto la gonna.
Allarga leggermente le gambe.
Sento la sua pelle morbida. Mi alzo lentamente e guardo le sue labbra che tremano ancora.
Le sfioro con le mie. Le bocche si cercano di nuovo e ne nasce un altro bacio appassionato e potente.
Ora la accompagno verso il centro della stanza.
Voglio che perda i riferimenti del muro.
Immagino i suoi sensi tesi a cogliere ogni rumore, ogni sensazione tattile.
Sono dietro di lei e le slaccio il vestito.
Le avevo chiesto di metterne uno di quelli che si possono lasciare cadere a terra, mentre questo non è facile da sfilare.
La cerniera si apre scoprendole la schiena.
La bacio mentre la accarezzo.
Riesco a sfilarle le braccia.
Ora posso cingerla da dietro e accarezzarle il seno nudo mentre il mio bacino spinge sul suo sedere.
Siamo entrambi eccitati.
E’ un gioco che ci tortura e ci amplifica il godimento.
Il suo vestito è a terra, e lei è davanti a me con solo un paio di mutandine mentre percorro il suo corpo con le mani e le bacio il collo.
Le gambe le tremano ancora, il respiro è veloce.
La faccio sedere sul bordo del letto e resto in piedi di fronte a lei.
Mi apre la cintura e i pantaloni.
Le labbra mi sfiorano i boxer, poi me li abbassa e la guardo mentre me lo prende in bocca.
E’ ingorda, famelica.
Le accarezzo i capelli mentre si muove sul mio cazzo. la tiro con violenza per farglielo ingoiare tutto, per scoparle la gola.
Ora la lascio muoversi al suo ritmo mentre mi tolgo la camicia.
Ho maledettamente voglia di sentire il suo corpo contro il mio.
Mi scosto lasciandola da sola ancora una volta.
Mi piace la sua reazione quando mi perde.
Finisco di spogliarmi e poi le tolgo le mutande, inginocchiandomi davanti a lei ed iniziando a leccarla.
La penetro con un dito, poi con due.
Gode rumorosamente e mi fa eccitare da morire.
- Scopami… ti prego scopami…
Lo dice con la voce bassa, tremante.
E’ bellissima. Lo voglio anche io.
Ma dovrà aspettare.
Siamo sdraiati sul letto, le lingue intrecciate, le mani che danno piacere in mezzo alle gambe.
Raggiungo il vibratore sul comodino e, senza accenderlo, lo spalmo di gel e poi inizio ad entrare nella sua figa stretta.
Non se lo aspettava.
Le piace.
Lo muovo prima lentamente, andando fino in fondo, poi aumentando il ritmo.
Le sue mani stringono le lenzuola, la bocca è aperta e urla di piacere.
E’ bello vedere il suo corpo che si contorce sotto le mie mani.
Viene così, per la prima volta.
Mi chiede di fermarmi per un attimo.
Non lo faccio, rallento solamente.
Il suo orgasmo è lungo, potente.
Le lascio solo qualche secondo prima di ricominciare a stuzzicarla.
Ora accendo il vibratore.
Ha un sussulto.
Sorride, ma solo per un istante.
Quando lo appoggio sul clitoride inizia nuovamente a godere
- No… così mi fai venire subito…
Continuo per poterla vedere nuovamente in preda agli spasmi del piacere.
La bocca spalancata, le mani che stringono forte le lenzuola.
Mi fa impazzire, non resisto più.
Mi metto in mezzo alle sue gambe e la penetro.
Susanna lancia un piccolo urlo, poi mi abbraccia mentre mi muovo dentro di lei.
- Non venirmi dentro… non farlo…
E’ tutto quello che riesce a dire con una voce rotta dal respiro affannato.
Sono troppo eccitato, so che non durerò molto.
Ho voglia di guardarla negli occhi mentre la scopo.
Le tolgo la benda.
I nostri sguardi si incontrano per la prima volta.
I suoi occhi sono spalancati, fissi dentro i miei.
E’ una sensazione bellissima, intensa, profonda.
Siamo persi l’uno nell’altra.
Sento che sto per venire. Esco dal suo ventre e la prendo per i capelli, portando il suo viso verso il mio cazzo.
Lo prende in bocca e lo succhia avidamente per qualche secondo finchè non gliela inondo con il mio seme.
Poi ci abbandoniamo sul letto, l’uno vicino all’altra, sfiniti.
- Mi gira la testa…
me lo dice senza muoversi, mentre mi guarda sorridente.
Non le rispondo.
Parliamo mentre continuo ad accarezzarla.
Parliamo di mille cose e scherziamo.
Mi piace.
La interrompo solo per baciarla. E’ come se fossimo amanti da tanto tempo, invece ci siamo incontrati solo un’ora fa o poco più.
So che deve andare, si è fatto tardi.
A casa la aspettano. Non voglio che esca da questa stanza.
La bacio una volta, due.
Continua a chiedermi di lasciarla andare ma non è molto convinta.
Le mie mani di nuovo tra le sue gambe.
Le dita che la penetrano e si muovono sempre più velocemente.
La sento gemere, poi urlare mentre viene inondandomi la mano con i suoi umori.
Mi ha fatto eccitare.
Le sono sopra.
Dentro.
Mi muovo con forza mentre le tengo ferma la testa per i capelli.
La mia lingua cerca la sua, i miei occhi i suoi.
Veniamo nuovamente.
Le accarezzo il viso. Poi va a farsi una doccia e si riveste di fretta.
- Ci vedremo ancora?
E’ una domanda che non mi aspettavo.
- Si… se lo vuoi...
- Ti voglio.
Mi sorride e mi bacia ancora una volta prima di andarsene.
Rimango solo, sdraiato sul letto.
Poi riempio la vasca di acqua calda.
Questa giornata finirà con un bagno rilassante e idromassaggio.
Mi abbandono ai pensieri e rivivo ancora quegli attimi intensi.
Ci siamo sentiti più volte al telefono, ma mai più incontrati.
m.amorini@libero.it
Adoro quando mi raccontano di esperienze simili, quando mi dicono che ho fatto provare loro delle emozioni.
Sorrido leggendo molti commenti di chi vuole sapere quanto sia inventato e quanto no, o quando mi chiedono se ho foto da mostrare.
Rispondo sempre ma spesso lo scambio dura 3 o 4 messaggi, non di più. Credo sia perché se continuasse dovrei iniziare a parlare di più di me, di chi sono e cosa faccio e non voglio “scoprirmi” troppo.
Non è una cosa che faccio volentieri, e non vorrei che qualcosa che faccio o dico possa in qualche modo rendere rintracciabili le protagoniste inconsapevoli dei miei scritti. Così ho sempre declinato richieste di scambiarsi numeri di telefono o di incontri. Tranne in due casi.
Uno inizia con una email molto breve
“i tuoi racconti...sono così curiosa di scoprire chi sei...”
Curiosità… il mio punto debole.
L’inizio di tutti i casini in cui mi sono trovato nella vita.
Quanto mi piace infilarmici.
Non lo faccio nemmeno apposta, credo sia un talento naturale.
E molti di questi alla fine sono anche estremamente interessanti e piacevoli. Così rispondo con una frase breve, proprio come la sua.
- “Quali racconti hai letto?”
- “Li ho letti tutti...ed ho amato scoprire che anche tu, esattamente come me, non riesci a resistere al gioco, alla chimica, alla carne...”
Ecco.
Il gioco.
So già che stiamo iniziando a giocare.
Sarà un gioco serio, coinvolgente, intrigante. Un gioco che ti cattura la mente prima del corpo, che si costruisce come una danza tra due persone che si studiano, si stuzzicano. Mossa dopo mossa. Passo dopo passo.
Si può resistere ad una tentazione del genere?
E’ così che inizia una fitta corrispondenza fatta di email prima, di messaggi Telegram dopo.
Susanna è sposata, me lo dice subito. Lo sono anche io.
Abituata ad una vita come la mia, in giro per il mondo.
Siamo simili, forse troppo in alcune cose.
Mi parla di tanto lavoro, di una vita che in parte non le piace più, del bisogno di viaggiare e scoprire cose e persone nuove.
Ci piacciamo subito, è evidente ad entrambi.
Decidiamo di sentirci al cellulare.
Non lo faccio mai, io odio parlare al telefono e quando sono costretto a farlo riduco le mie conversazioni al minimo indispensabile.
Invece chiacchieriamo e ci divertiamo molto. Io sono in Canada e per me sono le 6 di mattina. Lei, a Parma, è in pausa pranzo. La usa tutta per stare con me.
Il tono della chiamata è frivolo. Un po’ di imbarazzo iniziale, io che divento logorroico e sparo cavolate, lei che ride e mi racconta un po’ della sua vita.
Si fa tardi, io devo andare al mio appuntamento.
Ci salutiamo, e qui il tono cambia per pochi secondi.
“ Ti voglio. Muoviti a tornare”.
Secca, decisa.
Mi fa piacere, tanto.
Ma a me piace di più la lentezza.
Non sono per gli incontri facili. Mi piace godere dei dettagli e ne ho avuti ancora pochi. Starò via ancora un paio di settimane, quindi l’incontro, se mai ci sarà, non sarà domani.
I messaggi proseguono nei giorni successivi.
Susanna è una sognatrice, ma anche molto concreta. Mi piace questo contrasto. Ne ha tanti altri, e i contrasti mi attirano sempre.
Tra chat e telefonate ci sentiamo quasi tutti i giorni.
E’ bello scoprirla piano piano, anche grazie a questa distanza che ci separa e che rende impossibile il vedersi.
Lei lo sta soffrendo molto, vuole tutto e subito. Insiste con il suo muoviti a tornare, la frase con cui finisce molte delle nostre chat.
E io alla fine torno.
- Ora sei in Italia. Non hai più scuse. Mi vuoi vedere sì o no?
- Si, ma detto io le regole
- Mi piace… dimmi come mi vuoi…
- Prometti di essere una ragazza obbediente?
- Si… prometto…
- Allora, queste le istruzioni per il prossimo lunedì pomeriggio: Ore 14 al palazzo ducale. Riceverai istruzioni lì su dove andare. C’è una camera in un hotel che ti aspetta. Sulla porta troverai una mascherina. Voglio che la indossi prima di entrare.
- Ok… va bene…
- Voglio che tu venga con i capelli sciolti. Indossa un vestito con la gonna. Niente calze. E non parlare mai se non ti parlo prima io. Siamo intesi?
- Vuoi che porti l’intimo?
- Sì. Voglio spogliarti io
- Mi tremano le gambe a pensarci…
- Verrai?
- Certo.
Quella mattina avevo un appuntamento di lavoro vicino a Parma, ma devo ammettere che la mia mente andava spesso al pomeriggio.
Susanna non mi aiutava a concentrarmi con i suoi messaggi
- Mancano ancora 3 ore. Non resisto più. Voglio essere in quella stanza
Li leggevo e sorridevo al pensiero.
Avevo voglia di vivere quel momento con lei fin da quando mi aveva mandato un breve messaggio vocale giorni prima, in un attimo in cui era riuscita ad essere sola. “ti voglio. Ti voglio tanto… è assurdo… non so nemmeno chi tu sia…”.
Avevo immaginato anche io quell’incontro.
Più volte.
Nei dettagli.
Anche io volevo dare un corpo a quei pensieri.
Alle 13,30 ero in hotel.
L’avevo prenotata il giorno prima in un posto che conoscevo bene perché lo uso di frequente nelle mie trasferte.
Questa volta però avevo chiesto una camera doppia, con una bellissima vasca idromassaggio.
Ho chiuso le tende, lasciando la stanza in penombra e ho tolto il copriletto.
Volevo divertirmi un po’ così ho portato con me un vibratore, un regalo che la mia amica Sonia mi aveva fatto come scherzo qualche anno prima.
L’ho tolto dallo zaino, lavato bene ed appoggiato sul comodino insieme alla mascherina che mi hanno dato per dormire sul mio ultimo volo, e che ho conservato apposta per quel pomeriggio.
L’ho poi aspettata, sdraiato sul letto.
Sono le 13,50 e Susanna mi scrive che è arrivata.
Le rispondo con la foto del portachiavi dell’hotel, dove si legge il nome.
E’ a 300 metri da dove le avevo chiesto di trovarsi.
Ci sono anche le ultime istruzioni.
Entra e vai direttamente agli ascensori. 3 piano. Camera 301. C’è una mascherina appesa alla maniglia della porta. Indossala e poi bussa.
Metto fuori la mascherina, poi rimango vicino alla porta.
Ho voglia di incontrarla.
Passano pochi minuti e sento i colpi sulla porta.
Non apro subito.
Quando lo faccio mi trovo davanti una bella donna, alta e mora.
Ha gli occhi bendati come da istruzioni, il respiro corto e le labbra che tremano.
Le prendo le mani e la guido nella camera.
Mi piace questo primo contatto fisico.
Lei avanza lentamente, incerta.
La lascio e chiudo la porta dietro di lei.
Cerco di immaginare le sue sensazioni per amplificarle.
Voglio regalarle un’esperienza sensoriale intensa.
E’ ferma immobile, tranne le mani che si muovono leggermente, tese. Credo sia molto nervosa.
Il respiro è affannato, quasi avesse appena finito di correre.
Mi piace vederla così emozionata.
Le sfioro un braccio nudo, poi il viso, ma mi mantengo distante immaginando come i suoi sensi siano tutti attenti nel cercare la mia presenza.
La guardo mentre vuole capire dove sono, cosa voglio fare di lei.
Le accarezzo i capelli, il collo.
Un dito le corre leggero sul seno.
Ha un sussulto.
Mi sposto dietro di lei e la abbraccio dolcemente, baciandole il collo.
Dalla sua bocca esce un suono di piacere.
Poi la volto di scatto, la spingo contro la parete e il mio corpo è sopra di lei mentre cerco le sue labbra.
Ci baciamo quasi con violenza.
Una mano tra i suoi capelli, l’altra le afferra il culo.
Mi stacco di nuovo, lasciandola sola per un attimo.
E’ indecisa se cercarmi oppure obbedire alle regole che le ho dato.
Sono in ginocchio di fronte a lei.
Le sfilo le scarpe, poi le mani salgono sotto la gonna.
Allarga leggermente le gambe.
Sento la sua pelle morbida. Mi alzo lentamente e guardo le sue labbra che tremano ancora.
Le sfioro con le mie. Le bocche si cercano di nuovo e ne nasce un altro bacio appassionato e potente.
Ora la accompagno verso il centro della stanza.
Voglio che perda i riferimenti del muro.
Immagino i suoi sensi tesi a cogliere ogni rumore, ogni sensazione tattile.
Sono dietro di lei e le slaccio il vestito.
Le avevo chiesto di metterne uno di quelli che si possono lasciare cadere a terra, mentre questo non è facile da sfilare.
La cerniera si apre scoprendole la schiena.
La bacio mentre la accarezzo.
Riesco a sfilarle le braccia.
Ora posso cingerla da dietro e accarezzarle il seno nudo mentre il mio bacino spinge sul suo sedere.
Siamo entrambi eccitati.
E’ un gioco che ci tortura e ci amplifica il godimento.
Il suo vestito è a terra, e lei è davanti a me con solo un paio di mutandine mentre percorro il suo corpo con le mani e le bacio il collo.
Le gambe le tremano ancora, il respiro è veloce.
La faccio sedere sul bordo del letto e resto in piedi di fronte a lei.
Mi apre la cintura e i pantaloni.
Le labbra mi sfiorano i boxer, poi me li abbassa e la guardo mentre me lo prende in bocca.
E’ ingorda, famelica.
Le accarezzo i capelli mentre si muove sul mio cazzo. la tiro con violenza per farglielo ingoiare tutto, per scoparle la gola.
Ora la lascio muoversi al suo ritmo mentre mi tolgo la camicia.
Ho maledettamente voglia di sentire il suo corpo contro il mio.
Mi scosto lasciandola da sola ancora una volta.
Mi piace la sua reazione quando mi perde.
Finisco di spogliarmi e poi le tolgo le mutande, inginocchiandomi davanti a lei ed iniziando a leccarla.
La penetro con un dito, poi con due.
Gode rumorosamente e mi fa eccitare da morire.
- Scopami… ti prego scopami…
Lo dice con la voce bassa, tremante.
E’ bellissima. Lo voglio anche io.
Ma dovrà aspettare.
Siamo sdraiati sul letto, le lingue intrecciate, le mani che danno piacere in mezzo alle gambe.
Raggiungo il vibratore sul comodino e, senza accenderlo, lo spalmo di gel e poi inizio ad entrare nella sua figa stretta.
Non se lo aspettava.
Le piace.
Lo muovo prima lentamente, andando fino in fondo, poi aumentando il ritmo.
Le sue mani stringono le lenzuola, la bocca è aperta e urla di piacere.
E’ bello vedere il suo corpo che si contorce sotto le mie mani.
Viene così, per la prima volta.
Mi chiede di fermarmi per un attimo.
Non lo faccio, rallento solamente.
Il suo orgasmo è lungo, potente.
Le lascio solo qualche secondo prima di ricominciare a stuzzicarla.
Ora accendo il vibratore.
Ha un sussulto.
Sorride, ma solo per un istante.
Quando lo appoggio sul clitoride inizia nuovamente a godere
- No… così mi fai venire subito…
Continuo per poterla vedere nuovamente in preda agli spasmi del piacere.
La bocca spalancata, le mani che stringono forte le lenzuola.
Mi fa impazzire, non resisto più.
Mi metto in mezzo alle sue gambe e la penetro.
Susanna lancia un piccolo urlo, poi mi abbraccia mentre mi muovo dentro di lei.
- Non venirmi dentro… non farlo…
E’ tutto quello che riesce a dire con una voce rotta dal respiro affannato.
Sono troppo eccitato, so che non durerò molto.
Ho voglia di guardarla negli occhi mentre la scopo.
Le tolgo la benda.
I nostri sguardi si incontrano per la prima volta.
I suoi occhi sono spalancati, fissi dentro i miei.
E’ una sensazione bellissima, intensa, profonda.
Siamo persi l’uno nell’altra.
Sento che sto per venire. Esco dal suo ventre e la prendo per i capelli, portando il suo viso verso il mio cazzo.
Lo prende in bocca e lo succhia avidamente per qualche secondo finchè non gliela inondo con il mio seme.
Poi ci abbandoniamo sul letto, l’uno vicino all’altra, sfiniti.
- Mi gira la testa…
me lo dice senza muoversi, mentre mi guarda sorridente.
Non le rispondo.
Parliamo mentre continuo ad accarezzarla.
Parliamo di mille cose e scherziamo.
Mi piace.
La interrompo solo per baciarla. E’ come se fossimo amanti da tanto tempo, invece ci siamo incontrati solo un’ora fa o poco più.
So che deve andare, si è fatto tardi.
A casa la aspettano. Non voglio che esca da questa stanza.
La bacio una volta, due.
Continua a chiedermi di lasciarla andare ma non è molto convinta.
Le mie mani di nuovo tra le sue gambe.
Le dita che la penetrano e si muovono sempre più velocemente.
La sento gemere, poi urlare mentre viene inondandomi la mano con i suoi umori.
Mi ha fatto eccitare.
Le sono sopra.
Dentro.
Mi muovo con forza mentre le tengo ferma la testa per i capelli.
La mia lingua cerca la sua, i miei occhi i suoi.
Veniamo nuovamente.
Le accarezzo il viso. Poi va a farsi una doccia e si riveste di fretta.
- Ci vedremo ancora?
E’ una domanda che non mi aspettavo.
- Si… se lo vuoi...
- Ti voglio.
Mi sorride e mi bacia ancora una volta prima di andarsene.
Rimango solo, sdraiato sul letto.
Poi riempio la vasca di acqua calda.
Questa giornata finirà con un bagno rilassante e idromassaggio.
Mi abbandono ai pensieri e rivivo ancora quegli attimi intensi.
Ci siamo sentiti più volte al telefono, ma mai più incontrati.
m.amorini@libero.it
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