La direttrice delle risorse umane - 2 ancora una volta

di
genere
etero

Ho da poco raccontato come, dopo anni, con la mia amica Lucia era andata a finire... in un letto. Nei giorni successivi ci scrivemmo molto su whatsapp, soprattutto al mattino e alla sera.
Io ero come sempre in viaggio, lei invece in ufficio a Milano.
Anche se fossi stato in Italia sarebbe stato complicato vederci visto che abito e lavoro dalla parte opposta della città.
Il tono delle chiacchiere era sempre leggero e scherzoso. Nessun accenno alla serata selvaggia che avevamo passato insieme, niente che lasciasse pensare che si sarebbe ripetuta.
Chiunque avesse letto le nostre conversazioni avrebbe potuto desumerne che eravamo buoni amici e molto in sintonia.
Anche io pensavo che sarebbe rimasta l’avventura di una sera.

Sarei rientrato dalla Germania il venerdì, e Lucia mi propose di vederci.
Le dissi che sarei stato stanco, ma insistette per un aperitivo. Le proposi un bar non molto lontano da casa mia, così avrei avuto il tempo di posare le valige e farmi una doccia.
Arrivai prima io e la aspettai seduto nel posto ancora semi deserto.
Si riempie tardi, lo sapevo già.
Mi piacque molto guardarla mentre arrivava.
I capelli sciolti sulle spalle, una camicia bianca abbastanza scollata e dei jeans attillati.
E il suo immancabile sorriso.

Ci salutammo con un bacio, poi ordinammo da bere.
Le nostre chiacchiere erano intervallate da lunghi silenzi.
Non capivo se ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto. Avevo una sensazione strana, non del tutto piacevole, per la verità.
Mi lasciò qualche minuto da solo per andare in bagno e quando tornò, invece di sedersi, si avvicinò a me da dietro e mi baciò sul collo
- Ho voglia di averti dentro
Me lo disse premendo il seno contro la mia schiena e facendo scivolare una mano dentro la mia camicia.
- Andiamo a casa mia risposi.

Uscimmo tenendoci per mano e andammo verso la mia auto.
Le dissi che l’avrei riaccompagnata dopo a riprendere la sua.
Casa mia distava meno di 10 minuti, ma furono interminabili.
Nessuno dei due disse una sola parola in auto.
La musica era bassa, io cercavo di guardare la strada mentre la sua mano mi correva sulle gambe, fino all’interno coscia.
Mi aprì la cerniera e dovetti aiutarla un po' ma poco dopo aveva il mio cazzo in mano e lo stava segando lentamente.
La sua testa sparì tra le mie gambe, mentre sentivo la sua lingua correre intorno alla cappella.
- Se continui così vengo subito le dissi
Rise. – Basta che poi mi scopi lo stesso.

Girai in una stradina di campagna, la prima che trovai, e parcheggiai in uno spiazzo tra gli alberi.
Rideva di gusto.
– Erano anni che non mi imboscavo in un prato.... mi disse
- Si, stavo pensando la stessa cosa. Scendi.
- Come scendi... qui in mezzo al nulla?
- Si, non ce la faccio più...

Scendemmo entrambi dall’auto.
Io con ancora il cazzo fuori.
La raggiunsi dalla sua parte.
Lei si inginocchiò e lo prese di nuovo in bocca.
Le mie mani si erano infilate nella sua camicia.
La feci alzare e girare di schiena, poi con foga le tirai giù pantaloni e mutande fino al ginocchio, mettendole una mano tra le gambe.
Era così bagnata…
La sentii mugolare.
Si appoggiò con i gomiti al cofano e si voltò a guardarmi.
- Cosa stai aspettando? Dai…mettimelo dentro…

La penetrai subito, la volevo da morire.
Mi sembrava di essere tornato ai diciotto anni. La macchina in un bosco, di notte.
Lei che godeva ad alta voce, intercalando i gemiti con frasi interrotte dal rumore del respiro affannoso.
- Dai... sfondami di più.... dimmi che ti piace la mia figa... dimmelo... dimmelo...

Mi piaceva vedere quella ragazza dolce e un po’ maliziosa diventare così selvaggia.
Mi eccitava da morire.
Le mie mani le strizzavano forte i seni mentre entravo ed uscivo da lei con delle spinte decise che la sbattevano contro la macchina.
- vengo Lucia.... ora vengo.
Si girò di colpo e si abbassò prendendolo in bocca poco prima che eruttassi.
Continuò a succhiarmelo finchè non si ammosciò completamente.

Si alzò e mi baciò, con molta passione e dolcezza.
- Mi piace da morire come mi scopi. Davvero tanto. Ora andiamo a casa tua. Ne voglio ancora.

Mentre mi guardava negli occhi si rialzò i pantaloni e salì in auto.
Mi sistemai anche io, prima di rimettermi alla guida.
La testa sgombra da ogni pensiero, la curiosità di vedere dove saremmo arrivati.
Accesi il motore e mi diressi verso casa.
Quella sera rimase da me. Ci addormentammo che era già mattina.


m.amorini@libero.it
di
scritto il
2019-11-06
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