La segretaria (6) -Ultima notte selvaggia
di
Leo71
genere
orge
La storia con la mia segretaria continuava da ormai più di due anni, anche se era passata qualche settimana dall'episodio di cui ho parlato nel precedente racconto perché ultimamente viaggiavo più spesso da solo. Il mio lavoro stava cambiando e i viaggi insieme stavano diminuendo. Lei un po’ ne soffriva.
Una mattina, durante il solito briefing nel mio ufficio, mi sussurrò che aveva troppa voglia di vedermi
- Continuo a sognare di fare l’amore con te…
- E il tuo ragazzo?
- Con lui va bene, ma non è la stessa cosa.. e poi…
-E poi cosa?
-E poi quando facciamo l’amore sogno spesso che ci sia lì anche tu
- So io cosa ti ci vuole per farti passare queste idee..
Le dissi che saremmo usciti giovedì sera, e che avrei avuto una sorpresa per lei.
Le diedi istruzioni chiare su come vestirsi e dove ci saremmo trovati per cena.
Non volevo passare a prenderla, visto che da un po’ il suo ragazzo aveva iniziato a frequentare casa sua.
Mangiammo e poi le dissi di lasciare la sua auto al ristorante e di salire con me.
Ci dirigemmo verso lo stesso club privè dove anni prima ero stato con Stefania.
Volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivata.
Quando capì dove la stavo portando si gelò.
Ormai la conoscevo, sapevo riconoscere i segni sul suo volto e sul suo corpo.
- Vuoi andare là dentro?
- Sai che cos’è?
- Beh… credo… ma non ne sono sicura.
- Hai paura?
Ci mise un po’ a rispondermi
- Un po’…. Non so se…
- se non vuoi devi dirlo ora e ti riporto a casa
Di nuovo silenzio. Lo sguardo assente. Abbassò la testa
- no… vengo… se mi stai vicino
Quando scese dalla macchina la guardai bene. Tacchi alti, una gonna nera non particolarmente corta ma con uno spacco laterale che le scopriva le gambe fino all’anca quando camminava, una camicetta leggera aperta sul davanti che lasciava ben vedere il suo seno prosperoso.
Tutto molto sexy come da istruzioni, inclusa l’assenza del reggiseno.
Entrammo.
Come la volta prima non c’era molta gente ma tutti la squadrarono molto bene.
Chissà se percepivano la sua paura.
Si vedeva che era molto rigida. Una preda per le belve in quella strana giungla urbana.
Cercava di stare vicina alle zone più buie per non farsi vedere troppo, e rimaneva incollata a me.
- Mi guardano tutti…
- Vorrei vedere! Sei molto bella, lo dovresti sapere. E anche molto sexy, vestita così. Guardali anche tu, scegli quello che ti vuoi scopare
- Bastardo…
Fu l’unica cosa che mi disse. Piuttosto inaspettata, per la verità.
Passammo dal bar per dei drink, poi la presi per mano e la condussi verso uno dei divanetti.
La costrinsi ad attraversare la stanza piuttosto lentamente, verso il centro, per avere il tempo di guardare chi c’era in sala e di farla ammirare.
Lei mi rimaneva appiccicata cercando probabilmente di nascondersi dietro di me.
C’era qualche coppia interessante.
Una era formata da due ragazzini decisamente giovani.
Lei avrà avuto al massimo 20 anni, lui forse un paio in più.
Non mi interessavano molto ma incrociai gli occhi della ragazza che mi sorrise.
Agli altri tavoli persone abbastanza mature, alcuni sicuramente sopra i sessanta e che si mangiavano Francesca con gli occhi.
La feci passare davanti a me.
- Guarda come ti osservano. Ti vogliono tutti. Tutti loro vorrebbero allargarti le gambe e mettertelo dentro
La mia mano era entrata nello spacco della gonna e le stavo accarezzando il culo. Davanti a tutti.
Tremava.
Ci sedemmo sul divanetto, al centro.
La baciai, accarezzandole i capelli.
Si lasciò un po’ andare finchè la mia mano non scese tra le sue gambe costringendola ad aprirle.
Feci scivolare la gonna di lato scoprendo le autoreggenti.
Massaggiavo il suo sesso da sopra le mutandine, mentre lei iniziava ad ansimare ma teneva lo sguardo fisso in avanti, quasi dissimulando quello che stava accadendo.
Eravamo in ombra, ma visibili alle diverse persone che andavano verso il bar o che erano sedute ai tavolinetti di fronte, singoli e coppie.
Se ne rendeva conto, come si accorgeva degli sguardi che ci lanciavano.
Qualcuno non si faceva nemmeno troppe storie ad abbassarsi e guardare sotto il tavolo, dove le sue gambe erano spalancate e la scena non lasciava nulla all’immaginazione.
- Dimmi la verità…. Ti piace che ti guardino mentre godi, vero?
- no…. Cioè… so che piace a te… aaaahhhh
Le mie dita erano entrate nella sua figa, bagnatissima.
Chiuse gli occhi e mi prese con forza il polso.
- Non puoi mentire. Senti come sei bagnata…
E le portai la mano sulla mia cerniera.
Non la aprì, ma iniziò a toccarmi da sopra i pantaloni.
- Sai che prima di stasera uno di questi uomini ti scoperà, vero? Magari anche più di uno…
- No… ti prego… farò di tutto ma… quello solo tu….
- Scommetto invece che ti piacerebbe molto… uno che non conosci… magari questo che sta di fronte a noi.
Le stavo facendo notare una coppia che si era avvicinata al nostro tavolo.
Lei era una morettina carina con capelli a caschetto, piuttosto magra, mentre lui era alto e ben piazzato.
Francesca aveva chiuso gli occhi, forse per isolarsi da quello che le stava accadendo intorno.
L’uomo invece mi guardava fisso, cercando evidentemente un segnale per capire se fossimo interessati a loro.
Gli feci un cenno e si avvicinarono insieme.
Capirono anche velocemente a che gioco volevo giocare.
Senza dire una parola, lui si sedette di fianco a Francesca e lei vicino a me.
Francesca se ne accorse e aprì gli occhi, poi ebbe un sobbalzo.
Chiuse di scatto le gambe ma io non tolsi la mano. Le parlavo sussurrandole all’orecchio
- Chiudi gli occhi. Lasciati godere.
La baciai sul collo.
Tremava.
La bocca era stretta, serrata.
Le braccia rigide.
- Allarga le gambe amore
Aprì gli occhi e mi guardò.
Pensavo si mettesse a piangere.
Con gli occhi nei miei, molto lentamente allentò i muscoli delle gambe.
Accompagnai il suo movimento fino a spalancargliele, appoggiando la sua coscia sulla mia.
- Chiudi gli occhi…. Goditi solo le sensazioni…
Si lasciò cadere sul divanetto.
La mia mano sul suo seno.
Aprì ancora gli occhi un momento per guardarmi poi li richiuse.
La mano dello sconosciuto era ormai sulla sua gamba e stava risalendo verso il sesso.
Si stava mordendo le labbra.
Le scostò le mutande e le fu dentro.
La guardai godere.
- Dai amore, è ora che gli ricambi il favore. Tiraglielo fuori.
La vidi muoversi con indecisione fino ai pantaloni di lui che la aiutò ad estrarre il suo membro.
La mano di lei lo afferrò ed iniziò a muoversi lentamente mentre con l’altra cercò il mio cazzo, ma trovò la testa della morettina che non aveva perso tempo e me lo stava succhiando.
Si girò a guardarmi con una espressione strana.
La tirai verso di me e la baciai di nuovo.
La sua camicia era aperta, il seno ben esposto mentre l’uomo glielo palpava.
Erano in diversi a guardare verso il nostro divanetto con interesse.
I nostri visi erano a pochi centimetri. Si vedeva che godeva.
-Adesso succhiaglielo un po’. Secondo me vuole venire
La accompagnai nel movimento e sparì sotto il tavolo dandomi accesso al suo culo.
Mi bagnai l’indice e penetrai nel suo sfintere mentre il pollice scivolava nella figa. Le mani dell’uomo sulla sua testa le davano il ritmo.
Le diceva quanto fosse troia e come succhiava bene.
Io venni in bocca alla sua ragazza. Lui durò un po’ di più prima di riempire quella di Francesca.
- Dovremmo rivederci, magari più tardi di sopra disse lui dopo essersi sistemato un po’
- Si, anche perché qui vi siete divertiti tutti tranne me aggiunse lei
Li salutai e tornai a guardare Francesca, che non aveva detto una parola e teneva la testa bassa, fissando il tavolo. La camicia ancora completamente aperta, le gambe serrate.
Le spostai i capelli dal volto.
stava piangendo
La accarezzai con dolcezza, asciugandole le lacrime.
- Vuoi andare via?
- E tu?
- Dimmi solo se ti è piaciuto.
Rimase un attimo in silenzio, poi mi guardò con una rabbia che non le riconoscevo
- Si brutto stronzo! Mi è piaciuto da morire….. Sei contento adesso?
La tirai verso di me vincendo un po’ di resistenza e le infilai la lingua in bocca.
Mi abbracciò forte mentre mi baciava. Si vedeva che aveva voglia di sentirmi dentro di lei.
Le infilai di nuovo una mano in mezzo alle gambe. Era bagnatissima.
- Ti era venuta voglia di scopartelo quell’uomo, vero?
- No… volevo che lo facessi tu… l’idea che quella invece…
- Ti sei ingelosita perché lei me lo stava succhiando? Tu lo facevi con il suo uomo e avevi le attenzioni di entrambi. Sei diventata insaziabile!
Lo dissi ridendo. Le strappai un debole sorriso.
- E tu non eri geloso di me?
- Mi sono eccitato vedendoti mentre lo facevi godere
- Allora lo farò ancora… per te.
Mentre parlavamo la coppia di ragazzini ci passò davanti e lei ci fece l’occhiolino, lanciandoci un gran sorriso.
Avevo notato che durante l’incontro con l’altra coppia si erano spostati e si erano seduti su un divanetto di fronte a noi, e che non ci avevano perso di vista un solo attimo.
Ora si dirigevano verso le scale per andare al piano di sopra. Lei si girò indietro più volte, verso di noi.
- Dove vanno?
- Sopra. Lei vorrà farsi scopare.
- Vuole te, è evidente…
- E tu vuoi lui?
- E’ un ragazzino… a voi uomini piacciono quelle giovani… e poi ti ho già detto che voglio solo te…
- Allora scelgo io per te.
La sua mano strinse forte la mia. Ci alzammo e la portai al piano di sopra.
Sentivo la sua paura mentre camminava dietro di me.
Entrai nella stanza con il letto enorme e la trascinai subito in un angolo, lontano da tutti.
Sul letto c’era solo una donna sui 40 anni, a quattro zampe, circondata da tre uomini. Uno di mezza età e palestrato la prendeva da dietro mentre un altro piuttosto vecchio e con una pancia vistosa glielo metteva in bocca.
Il terzo le stava di fianco, in ginocchio sul letto, toccandole il culo ed avvicinandole il cazzo al viso.
A volte lei si girava e glielo leccava un po’, per poi tornare a spompinare il vecchio.
Seduti sui divanetti, la coppia di ragazzini.
Lei lo stava segando lentamente mentre lui sembrava ipnotizzato dalla scena.
Francesca sembrava traumatizzata.
Avevo le spalle contro il muro e tenevo lei davanti a me.
La baciavo sul collo mentre le mie mani erano sul seno e sul suo sesso.
Stava ansimando.
- Ti piace, vero? E’ come nei film?
- lei è una vera troia….
Una seconda coppia sui 50 anni entrò nella stanza ed osservò la situazione, poi si diresse verso i ragazzini.
Non ci volle molto perché anche quell’angolo di sala iniziasse a movimentarsi.
La donna era in ginocchio a succhiare il cazzo del ragazzino mentre il suo uomo la pompava da dietro.
Francesca ora aveva la camicia completamente aperta e le avevo sfilato le mutande. Godeva rumorosamente mentre le mie dita entravano ed uscivano da lei.
Le slacciai la gonna che cadde a terra.
Era praticamente nuda, con solo le autoreggenti e la camicia sulle spalle. F
eci scivolare via anche quella.
Si voltò a guardarmi con gli occhi pieni di terrore puro.
La ragazzina intanto lasciò il gruppo e si diresse verso di noi.
Mi guardava fissa.
Quando ci fu di fronte iniziò a palpare i seni di Francesca, poi si avvicinò e la baciò in bocca.
Credo che lei non se l’aspettasse.
Rimase gelata come sempre.
La ragazzina rise, poi si mise in ginocchio davanti a lei e iniziò a leccarla in mezzo alle gambe.
Lasciai posto alle sue dita mentre tornavo ad occuparmi del seno.
- Oddio…. Questo no…. Oddio….
Ma aveva allargato di più le gambe.
La ragazza si rialzò, la prese per mano e la condusse verso il letto.
Lei si lasciò guidare come se fosse priva di volontà.
La fece sedere sul bordo e poi la spinse a sdraiarsi.
Le aprì le gambe e ricominciò a leccarla e penetrarla.
Io mi misi dietro alla giovane e le sollevai il vestito a tubino fino alle anche.
Non portava le mutande. Mi guardò per un attimo, poi tornò ad occuparsi di Francesca. Iniziai a scoparmela lentamente.
Francesca mi guardava mentre lo facevo.
Uno degli uomini sul letto si avvicinò a noi e le mise il cazzo in faccia, forzandole le labbra.
Chiuse gli occhi e lo ingoiò.
Il vecchio Le stava invece palpando il seno.
Tirai via la ragazzina e la girai.
Volevo vederla in faccia mentre la scopavo.
La feci sdraiare e vidi il vecchio prendere il suo posto.
Sollevò le gambe di Francesca sulle sue spalle e le fu dentro.
La ragazzina invece mi prese l’uccello e se lo posizionò sull’ano.
- Dai, aprimi il culo. Mi piace prenderlo lì.
Entrai poco per volta.
Mi girai verso Francesca.
Il vecchio le teneva le gambe aperte e la pompava mentre aveva un altro cazzo in gola. Le braccia tese e le mani serrate. Gli occhi chiusi, quasi stretti.
La ragazzina mi incitava a spingere più forte. Uscii da lei e andai dal vecchio per dirgli di darmi il cambio.
Ne fu felice.
Mi tolsi il preservativo e cominciai a scopare Francesca con forza. Si accorse del cambio e quasi cercò di mandarmi via.
La presi di forza finché non le venni dentro.
L’uomo di fianco a lei le era venuto in faccia poco prima.
Come mi sfilai da lei si alzò e si mise davanti a me.
Aveva ancora dello sperma del vecchio su una guancia, e il mio che le colava sulle calze. Il volto pieno di rabbia e gli occhi pieni di lacrime.
Non disse nulla, ma si girò e andò a raccogliere i suoi vestiti.
Uscì dalla stanza senza voltarsi e si infilò in bagno.
Rimasi al club ancora per credo due ore ma non la trovai più.
La mattina dopo dall’ufficio mi comunicarono che aveva chiesto delle ferie per urgenti motivi familiari.
Le firmai.
Solo due giorni dopo mi arrivò un suo messaggio.
“Mi dispiace. Non ci riesco. Mi fai troppo male”
La settimana dopo diede le dimissioni e chiese che fossero con effetto immediato.
Non la sentii più per mesi, finché non la rividi per caso ad un meeting di una associazione manageriale.
Era con un ragazzo. Mi salutò appena, ma poi finimmo vicini di posto al tavolo e parlammo un po’.
Il giorno dopo mi arrivò un messaggio.
Continuo a pensarti. Ti amo davvero, ma non sono abbastanza per te. Stare con te mi ha uccisa. Forse avevi ragione, non sono una cattiva ragazza.
Le risposi.
No, non lo sei. E non cercare mai di esserlo. Sei bella così.
Non ci siamo visti o sentiti per molto tempo. Qualche messaggio per i compleanni, qualche veloce consiglio professionale e forse un paio di segnalazioni di eventi interessanti ma questo è stato tutto. Poi, a sorpresa, mi ha chiesto di rivederci.
Abbiamo passato una bella mattina insieme, io e lei. Tranquilla, come vecchi amici.
L’ho aspettata in aeroporto e abbiamo sorvolato il nord Italia, fermandoci su una aviosuperficie a mangiare al piccolo ristorante locale.
Mi ha raccontato della sua nuova vita, del nuovo lavoro… e di un nuovo fidanzato, con cui è tornata nel privè in cui l’avevo portata io.
E’ cambiata molto quella ragazzina timida.
Mi ha detto che quello che l’aveva sconvolta di più dell’ultima sera passata insieme era stato il rendersi conto di quanto le stesse piacendo quell’esperienza così forte.
Per lei era inaccettabile.
E mi aveva odiato per quello. P
oi, non era riuscita a superare l’imbarazzo per come era finita tra noi, ed aveva sofferto molto ma si era imposta di non chiamarmi. Aveva paura che la giudicassi una stupida.
Mentre eravamo abbracciati nel parcheggio le dissi che mi ero sentito molto in colpa anche io. Temevo davvero di averle fatto molto male. Mi sentivo bene, ora.
Mi sorrise e mi baciò. Prima dolcemente, poi con molta passione.
- Sarebbe bello fare l’amore ancora una volta… me lo disse sorridendo.
- Sarebbe pericoloso, invece.
- Non eri tu quello che amava le cose pericolose?
le sorrisi e la abbracciai di nuovo
- E’ meglio che tu vada. Grazie di questa giornata. Non sai quanto l’abbia apprezzata.
Mi accarezzò il viso.
Aveva un’aria sicura. S
embrava davvero più forte, più matura. Più donna.
- Grazie a te. E’ stato bello rivederti. Davvero. Succederà ancora?
Non le risposi.
La guardai salire in macchina e poi tornai in aeroporto, verso il piazzale dove erano parcheggiati tutti i velivoli.
Avevo ancora voglia di volare.
Da solo.
m.amorini@libero.it
Una mattina, durante il solito briefing nel mio ufficio, mi sussurrò che aveva troppa voglia di vedermi
- Continuo a sognare di fare l’amore con te…
- E il tuo ragazzo?
- Con lui va bene, ma non è la stessa cosa.. e poi…
-E poi cosa?
-E poi quando facciamo l’amore sogno spesso che ci sia lì anche tu
- So io cosa ti ci vuole per farti passare queste idee..
Le dissi che saremmo usciti giovedì sera, e che avrei avuto una sorpresa per lei.
Le diedi istruzioni chiare su come vestirsi e dove ci saremmo trovati per cena.
Non volevo passare a prenderla, visto che da un po’ il suo ragazzo aveva iniziato a frequentare casa sua.
Mangiammo e poi le dissi di lasciare la sua auto al ristorante e di salire con me.
Ci dirigemmo verso lo stesso club privè dove anni prima ero stato con Stefania.
Volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivata.
Quando capì dove la stavo portando si gelò.
Ormai la conoscevo, sapevo riconoscere i segni sul suo volto e sul suo corpo.
- Vuoi andare là dentro?
- Sai che cos’è?
- Beh… credo… ma non ne sono sicura.
- Hai paura?
Ci mise un po’ a rispondermi
- Un po’…. Non so se…
- se non vuoi devi dirlo ora e ti riporto a casa
Di nuovo silenzio. Lo sguardo assente. Abbassò la testa
- no… vengo… se mi stai vicino
Quando scese dalla macchina la guardai bene. Tacchi alti, una gonna nera non particolarmente corta ma con uno spacco laterale che le scopriva le gambe fino all’anca quando camminava, una camicetta leggera aperta sul davanti che lasciava ben vedere il suo seno prosperoso.
Tutto molto sexy come da istruzioni, inclusa l’assenza del reggiseno.
Entrammo.
Come la volta prima non c’era molta gente ma tutti la squadrarono molto bene.
Chissà se percepivano la sua paura.
Si vedeva che era molto rigida. Una preda per le belve in quella strana giungla urbana.
Cercava di stare vicina alle zone più buie per non farsi vedere troppo, e rimaneva incollata a me.
- Mi guardano tutti…
- Vorrei vedere! Sei molto bella, lo dovresti sapere. E anche molto sexy, vestita così. Guardali anche tu, scegli quello che ti vuoi scopare
- Bastardo…
Fu l’unica cosa che mi disse. Piuttosto inaspettata, per la verità.
Passammo dal bar per dei drink, poi la presi per mano e la condussi verso uno dei divanetti.
La costrinsi ad attraversare la stanza piuttosto lentamente, verso il centro, per avere il tempo di guardare chi c’era in sala e di farla ammirare.
Lei mi rimaneva appiccicata cercando probabilmente di nascondersi dietro di me.
C’era qualche coppia interessante.
Una era formata da due ragazzini decisamente giovani.
Lei avrà avuto al massimo 20 anni, lui forse un paio in più.
Non mi interessavano molto ma incrociai gli occhi della ragazza che mi sorrise.
Agli altri tavoli persone abbastanza mature, alcuni sicuramente sopra i sessanta e che si mangiavano Francesca con gli occhi.
La feci passare davanti a me.
- Guarda come ti osservano. Ti vogliono tutti. Tutti loro vorrebbero allargarti le gambe e mettertelo dentro
La mia mano era entrata nello spacco della gonna e le stavo accarezzando il culo. Davanti a tutti.
Tremava.
Ci sedemmo sul divanetto, al centro.
La baciai, accarezzandole i capelli.
Si lasciò un po’ andare finchè la mia mano non scese tra le sue gambe costringendola ad aprirle.
Feci scivolare la gonna di lato scoprendo le autoreggenti.
Massaggiavo il suo sesso da sopra le mutandine, mentre lei iniziava ad ansimare ma teneva lo sguardo fisso in avanti, quasi dissimulando quello che stava accadendo.
Eravamo in ombra, ma visibili alle diverse persone che andavano verso il bar o che erano sedute ai tavolinetti di fronte, singoli e coppie.
Se ne rendeva conto, come si accorgeva degli sguardi che ci lanciavano.
Qualcuno non si faceva nemmeno troppe storie ad abbassarsi e guardare sotto il tavolo, dove le sue gambe erano spalancate e la scena non lasciava nulla all’immaginazione.
- Dimmi la verità…. Ti piace che ti guardino mentre godi, vero?
- no…. Cioè… so che piace a te… aaaahhhh
Le mie dita erano entrate nella sua figa, bagnatissima.
Chiuse gli occhi e mi prese con forza il polso.
- Non puoi mentire. Senti come sei bagnata…
E le portai la mano sulla mia cerniera.
Non la aprì, ma iniziò a toccarmi da sopra i pantaloni.
- Sai che prima di stasera uno di questi uomini ti scoperà, vero? Magari anche più di uno…
- No… ti prego… farò di tutto ma… quello solo tu….
- Scommetto invece che ti piacerebbe molto… uno che non conosci… magari questo che sta di fronte a noi.
Le stavo facendo notare una coppia che si era avvicinata al nostro tavolo.
Lei era una morettina carina con capelli a caschetto, piuttosto magra, mentre lui era alto e ben piazzato.
Francesca aveva chiuso gli occhi, forse per isolarsi da quello che le stava accadendo intorno.
L’uomo invece mi guardava fisso, cercando evidentemente un segnale per capire se fossimo interessati a loro.
Gli feci un cenno e si avvicinarono insieme.
Capirono anche velocemente a che gioco volevo giocare.
Senza dire una parola, lui si sedette di fianco a Francesca e lei vicino a me.
Francesca se ne accorse e aprì gli occhi, poi ebbe un sobbalzo.
Chiuse di scatto le gambe ma io non tolsi la mano. Le parlavo sussurrandole all’orecchio
- Chiudi gli occhi. Lasciati godere.
La baciai sul collo.
Tremava.
La bocca era stretta, serrata.
Le braccia rigide.
- Allarga le gambe amore
Aprì gli occhi e mi guardò.
Pensavo si mettesse a piangere.
Con gli occhi nei miei, molto lentamente allentò i muscoli delle gambe.
Accompagnai il suo movimento fino a spalancargliele, appoggiando la sua coscia sulla mia.
- Chiudi gli occhi…. Goditi solo le sensazioni…
Si lasciò cadere sul divanetto.
La mia mano sul suo seno.
Aprì ancora gli occhi un momento per guardarmi poi li richiuse.
La mano dello sconosciuto era ormai sulla sua gamba e stava risalendo verso il sesso.
Si stava mordendo le labbra.
Le scostò le mutande e le fu dentro.
La guardai godere.
- Dai amore, è ora che gli ricambi il favore. Tiraglielo fuori.
La vidi muoversi con indecisione fino ai pantaloni di lui che la aiutò ad estrarre il suo membro.
La mano di lei lo afferrò ed iniziò a muoversi lentamente mentre con l’altra cercò il mio cazzo, ma trovò la testa della morettina che non aveva perso tempo e me lo stava succhiando.
Si girò a guardarmi con una espressione strana.
La tirai verso di me e la baciai di nuovo.
La sua camicia era aperta, il seno ben esposto mentre l’uomo glielo palpava.
Erano in diversi a guardare verso il nostro divanetto con interesse.
I nostri visi erano a pochi centimetri. Si vedeva che godeva.
-Adesso succhiaglielo un po’. Secondo me vuole venire
La accompagnai nel movimento e sparì sotto il tavolo dandomi accesso al suo culo.
Mi bagnai l’indice e penetrai nel suo sfintere mentre il pollice scivolava nella figa. Le mani dell’uomo sulla sua testa le davano il ritmo.
Le diceva quanto fosse troia e come succhiava bene.
Io venni in bocca alla sua ragazza. Lui durò un po’ di più prima di riempire quella di Francesca.
- Dovremmo rivederci, magari più tardi di sopra disse lui dopo essersi sistemato un po’
- Si, anche perché qui vi siete divertiti tutti tranne me aggiunse lei
Li salutai e tornai a guardare Francesca, che non aveva detto una parola e teneva la testa bassa, fissando il tavolo. La camicia ancora completamente aperta, le gambe serrate.
Le spostai i capelli dal volto.
stava piangendo
La accarezzai con dolcezza, asciugandole le lacrime.
- Vuoi andare via?
- E tu?
- Dimmi solo se ti è piaciuto.
Rimase un attimo in silenzio, poi mi guardò con una rabbia che non le riconoscevo
- Si brutto stronzo! Mi è piaciuto da morire….. Sei contento adesso?
La tirai verso di me vincendo un po’ di resistenza e le infilai la lingua in bocca.
Mi abbracciò forte mentre mi baciava. Si vedeva che aveva voglia di sentirmi dentro di lei.
Le infilai di nuovo una mano in mezzo alle gambe. Era bagnatissima.
- Ti era venuta voglia di scopartelo quell’uomo, vero?
- No… volevo che lo facessi tu… l’idea che quella invece…
- Ti sei ingelosita perché lei me lo stava succhiando? Tu lo facevi con il suo uomo e avevi le attenzioni di entrambi. Sei diventata insaziabile!
Lo dissi ridendo. Le strappai un debole sorriso.
- E tu non eri geloso di me?
- Mi sono eccitato vedendoti mentre lo facevi godere
- Allora lo farò ancora… per te.
Mentre parlavamo la coppia di ragazzini ci passò davanti e lei ci fece l’occhiolino, lanciandoci un gran sorriso.
Avevo notato che durante l’incontro con l’altra coppia si erano spostati e si erano seduti su un divanetto di fronte a noi, e che non ci avevano perso di vista un solo attimo.
Ora si dirigevano verso le scale per andare al piano di sopra. Lei si girò indietro più volte, verso di noi.
- Dove vanno?
- Sopra. Lei vorrà farsi scopare.
- Vuole te, è evidente…
- E tu vuoi lui?
- E’ un ragazzino… a voi uomini piacciono quelle giovani… e poi ti ho già detto che voglio solo te…
- Allora scelgo io per te.
La sua mano strinse forte la mia. Ci alzammo e la portai al piano di sopra.
Sentivo la sua paura mentre camminava dietro di me.
Entrai nella stanza con il letto enorme e la trascinai subito in un angolo, lontano da tutti.
Sul letto c’era solo una donna sui 40 anni, a quattro zampe, circondata da tre uomini. Uno di mezza età e palestrato la prendeva da dietro mentre un altro piuttosto vecchio e con una pancia vistosa glielo metteva in bocca.
Il terzo le stava di fianco, in ginocchio sul letto, toccandole il culo ed avvicinandole il cazzo al viso.
A volte lei si girava e glielo leccava un po’, per poi tornare a spompinare il vecchio.
Seduti sui divanetti, la coppia di ragazzini.
Lei lo stava segando lentamente mentre lui sembrava ipnotizzato dalla scena.
Francesca sembrava traumatizzata.
Avevo le spalle contro il muro e tenevo lei davanti a me.
La baciavo sul collo mentre le mie mani erano sul seno e sul suo sesso.
Stava ansimando.
- Ti piace, vero? E’ come nei film?
- lei è una vera troia….
Una seconda coppia sui 50 anni entrò nella stanza ed osservò la situazione, poi si diresse verso i ragazzini.
Non ci volle molto perché anche quell’angolo di sala iniziasse a movimentarsi.
La donna era in ginocchio a succhiare il cazzo del ragazzino mentre il suo uomo la pompava da dietro.
Francesca ora aveva la camicia completamente aperta e le avevo sfilato le mutande. Godeva rumorosamente mentre le mie dita entravano ed uscivano da lei.
Le slacciai la gonna che cadde a terra.
Era praticamente nuda, con solo le autoreggenti e la camicia sulle spalle. F
eci scivolare via anche quella.
Si voltò a guardarmi con gli occhi pieni di terrore puro.
La ragazzina intanto lasciò il gruppo e si diresse verso di noi.
Mi guardava fissa.
Quando ci fu di fronte iniziò a palpare i seni di Francesca, poi si avvicinò e la baciò in bocca.
Credo che lei non se l’aspettasse.
Rimase gelata come sempre.
La ragazzina rise, poi si mise in ginocchio davanti a lei e iniziò a leccarla in mezzo alle gambe.
Lasciai posto alle sue dita mentre tornavo ad occuparmi del seno.
- Oddio…. Questo no…. Oddio….
Ma aveva allargato di più le gambe.
La ragazza si rialzò, la prese per mano e la condusse verso il letto.
Lei si lasciò guidare come se fosse priva di volontà.
La fece sedere sul bordo e poi la spinse a sdraiarsi.
Le aprì le gambe e ricominciò a leccarla e penetrarla.
Io mi misi dietro alla giovane e le sollevai il vestito a tubino fino alle anche.
Non portava le mutande. Mi guardò per un attimo, poi tornò ad occuparsi di Francesca. Iniziai a scoparmela lentamente.
Francesca mi guardava mentre lo facevo.
Uno degli uomini sul letto si avvicinò a noi e le mise il cazzo in faccia, forzandole le labbra.
Chiuse gli occhi e lo ingoiò.
Il vecchio Le stava invece palpando il seno.
Tirai via la ragazzina e la girai.
Volevo vederla in faccia mentre la scopavo.
La feci sdraiare e vidi il vecchio prendere il suo posto.
Sollevò le gambe di Francesca sulle sue spalle e le fu dentro.
La ragazzina invece mi prese l’uccello e se lo posizionò sull’ano.
- Dai, aprimi il culo. Mi piace prenderlo lì.
Entrai poco per volta.
Mi girai verso Francesca.
Il vecchio le teneva le gambe aperte e la pompava mentre aveva un altro cazzo in gola. Le braccia tese e le mani serrate. Gli occhi chiusi, quasi stretti.
La ragazzina mi incitava a spingere più forte. Uscii da lei e andai dal vecchio per dirgli di darmi il cambio.
Ne fu felice.
Mi tolsi il preservativo e cominciai a scopare Francesca con forza. Si accorse del cambio e quasi cercò di mandarmi via.
La presi di forza finché non le venni dentro.
L’uomo di fianco a lei le era venuto in faccia poco prima.
Come mi sfilai da lei si alzò e si mise davanti a me.
Aveva ancora dello sperma del vecchio su una guancia, e il mio che le colava sulle calze. Il volto pieno di rabbia e gli occhi pieni di lacrime.
Non disse nulla, ma si girò e andò a raccogliere i suoi vestiti.
Uscì dalla stanza senza voltarsi e si infilò in bagno.
Rimasi al club ancora per credo due ore ma non la trovai più.
La mattina dopo dall’ufficio mi comunicarono che aveva chiesto delle ferie per urgenti motivi familiari.
Le firmai.
Solo due giorni dopo mi arrivò un suo messaggio.
“Mi dispiace. Non ci riesco. Mi fai troppo male”
La settimana dopo diede le dimissioni e chiese che fossero con effetto immediato.
Non la sentii più per mesi, finché non la rividi per caso ad un meeting di una associazione manageriale.
Era con un ragazzo. Mi salutò appena, ma poi finimmo vicini di posto al tavolo e parlammo un po’.
Il giorno dopo mi arrivò un messaggio.
Continuo a pensarti. Ti amo davvero, ma non sono abbastanza per te. Stare con te mi ha uccisa. Forse avevi ragione, non sono una cattiva ragazza.
Le risposi.
No, non lo sei. E non cercare mai di esserlo. Sei bella così.
Non ci siamo visti o sentiti per molto tempo. Qualche messaggio per i compleanni, qualche veloce consiglio professionale e forse un paio di segnalazioni di eventi interessanti ma questo è stato tutto. Poi, a sorpresa, mi ha chiesto di rivederci.
Abbiamo passato una bella mattina insieme, io e lei. Tranquilla, come vecchi amici.
L’ho aspettata in aeroporto e abbiamo sorvolato il nord Italia, fermandoci su una aviosuperficie a mangiare al piccolo ristorante locale.
Mi ha raccontato della sua nuova vita, del nuovo lavoro… e di un nuovo fidanzato, con cui è tornata nel privè in cui l’avevo portata io.
E’ cambiata molto quella ragazzina timida.
Mi ha detto che quello che l’aveva sconvolta di più dell’ultima sera passata insieme era stato il rendersi conto di quanto le stesse piacendo quell’esperienza così forte.
Per lei era inaccettabile.
E mi aveva odiato per quello. P
oi, non era riuscita a superare l’imbarazzo per come era finita tra noi, ed aveva sofferto molto ma si era imposta di non chiamarmi. Aveva paura che la giudicassi una stupida.
Mentre eravamo abbracciati nel parcheggio le dissi che mi ero sentito molto in colpa anche io. Temevo davvero di averle fatto molto male. Mi sentivo bene, ora.
Mi sorrise e mi baciò. Prima dolcemente, poi con molta passione.
- Sarebbe bello fare l’amore ancora una volta… me lo disse sorridendo.
- Sarebbe pericoloso, invece.
- Non eri tu quello che amava le cose pericolose?
le sorrisi e la abbracciai di nuovo
- E’ meglio che tu vada. Grazie di questa giornata. Non sai quanto l’abbia apprezzata.
Mi accarezzò il viso.
Aveva un’aria sicura. S
embrava davvero più forte, più matura. Più donna.
- Grazie a te. E’ stato bello rivederti. Davvero. Succederà ancora?
Non le risposi.
La guardai salire in macchina e poi tornai in aeroporto, verso il piazzale dove erano parcheggiati tutti i velivoli.
Avevo ancora voglia di volare.
Da solo.
m.amorini@libero.it
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