Susan cap.5 - Scopare in auto dopo la cena aziendale
di
FrancoT
genere
tradimenti
Quell'anno alla festa della sede centrale della Banca a cui invitavano tutti i dirigenti delle filiali, Susan e Jorge si presentarono arrivando insieme, ma nessuno notò la cosa. Nessuno notò il loro affiatamento e nessuno notò quando Jorge infilò una mano tra le sue cosce a metà cena.
Era strano come riuscissero a mantenere il segreto e come nessuno si accorgesse delle loro complicità né in filiale, né agli eventi come quello di quella sera. Nemmeno Julian a casa si era accorto del cambiamento della moglie che, oltre a sfoggiare un nuovo colore di capelli nero corvino ed una nuova pettinatura, lisciata e con la riga centrale, appariva decisamente più in forma ed anche spesso vestita in modo più aggressivo del solito.
Quella era la seconda sera nel corso del mese in cui Susan si assentava da casa, ma nemmeno questo aveva insospettito Julian. Per far sì che lui continuasse a crederla una moglie fedele, la sera dopo l'uscita clandestina con Jorge, si era concessa a lui dicendogli un paio di volte che era troppo tempo che non lo facevano. Non lo credeva veramente, ma serviva a garantire la sua posizione di moglie devota e fedele, nonostante i loro rapporti fossero tesi. Non ne aveva nemmeno bisogno dal punto di vista fisico, Dopo la ripassata che le aveva dato Jorge quel martedì sera a casa sua, dopo una cena di pesce servita in casa da un catering esterno, non ne aveva per niente la necessità. Avevano iniziato una volta che il personale del catering se ne era andato dall'abitazione, senza nemmeno svuotare i calici di vino che erano ancora mezzi pieni e lo avevano fatto in almeno cinque posizioni diverse. Avevano poi terminato con un sessantanove in piedi che Susan nella sua vita sessuale non aveva mai effettuato. Succhiare il cazzo a testa in giù ed allo stesso tempo essere leccata e godere era una esperienza nuova e totalmente strabiliante, aveva ammesso a fine rapporto, quando Jorge l'aveva fatta scendere da quella posizione per sdraiarsi vicino a lei sul divano.
La scusa della cena di lavoro aveva retto per quel martedì. Per la cena delle filiali invece non aveva dovuto inventare alcuna scusa perché era un evento che si ripeteva ogni anno nello stesso periodo e veniva organizzato con così tanto preavviso che quando quell'anno era arrivato l'avviso Susan non era ancora divenuta l'amante di Jorge.
Per quella cena, organizzata in uno dei ristoranti più eleganti della città, Susan aveva scelto un look a metà strada tra l'elegante ed il sensuale, seppur estremamente semplice. Tubino nero in raso, leggermente più corto di quanto fosse solita indossare, con una grossa cintura in pelle, decolleté neri in vernice e collant color carne. Ad impreziosire il tutto dei pendenti super luccicanti alle orecchie ed una piccola clutch in mano.
Quando a metà cena Jorge le si era avvicinato ed aveva infilato la mano destra tra le sue cosce, le aveva chiesto se avesse fatto quello che lui le aveva chiesto di fare.
“Certo che sì” aveva risposto lei “meglio però che ti fidi di me e togli quella mano, prima che qualcuno ci veda e che volino le voci”.
Lui aveva risposto con un sorriso ed aveva sollevato il bicchiere avvicinandolo al suo e facendolo tintinnare.
Nel corso della serata erano persino stati premiati come miglior filiale per incremento del numero di nuovi cliente nel corso dell'ultimo anno ed erano saliti sul palco, di fronte a tutti, per ritirare il premio.
“Ho visto gli sguardi degli altri direttori verso di te quando siamo saliti sul palco”, le aveva detto lui una volta usciti e saliti in macchina.
“Ah si?!?! E cosa dicevano?”.
“Dicevano che gli sarebbe piaciuto essere al posto mio in intimità con te”.
Susan scoppiò a ridere.
“È vero, te lo giuro. Quello della filiale di calle San Juan e questo della filiale di Plaza Encoronada me lo hanno anche detto di persona”.
“Cosa?!?!?”, chiese stupita Susan.
“Che ti fotterebbero alla grande”.
“Scherzi, vero?!?!?”.
“No”.
“E tu che gli hai detto?”.
“Che ti scopo già io e che quindi per loro sarebbe impossibile, ovviamente!”.
“Sei pazzo?!?!?”.
“Scherzo!!!”, rispose Jorge scoppiando in una fragorosa risata “Sai che non lo farei mai. Se voglio che la nostra storia continui, quella è l'ultima cosa da fare. Nel nostro ambiente le voci girano troppo velocemente e non ci possiamo permettere per il bene di tutti, ma soprattutto del tuo, che esca questa cosa. Tu hai famiglia, io no”.
“Grazie”, disse lui Susan.
Poi lei poggiò la nuca al poggiatesta guardando la strada che scorreva veloce fuori dall'auto e quando l'uomo le poggiò la mano sul ginocchio sinistro, aprì leggermente le cosce per permettergli di farla risalire. Jorge lo fece con lentezza, accarezzandole l'interno coscia per poi arrivare fino al suo sesso, ricoperto solo dal nylon del collant.
“È da quando ti ho vista stasera che sogno di possederti”, le disse lui.
“Non appena arriveremo a casa tua mi avrai”.
“Sei già calda”, le disse lui arrivando a sfregare il palmo della mano contro al suo sesso.
“Anch'io non vedo l'ora che tu mi possieda”, gli disse lei allungando la mano e palpandogli il cazzo attraverso i pantaloni. Era già duro e non necessitava di commenti da parte sua.
“Ho così tanta voglia che mi fermerei qui in auto immediatamente!!!”.
“Facciamolo!”, disse Susan prendendo la palla al balzo.
“Sei sicura? E dove ci fermiamo?”.
“Non lo so. Nel primo parcheggio appartato. La tua auto ha i vetri scuri, se non accendiamo luci non ci vedrà nessuno” gli disse lei “dai, ho voglia anch'io....”.
Nel frattempo il suo vestito nero era risalito. Lei aveva spalancato le cosce e Jorge le stava accarezzando la patata con un ritmo che assomigliava ormai ad una masturbazione vera e propria. Il suo collant era già umido e Susan sentiva già la sua patonza prepararsi per quello che avrebbe ricevuto di lì a poco.
Jorge svoltò alla prima a destra ed in fondo alla strada buia trovò un piccolo parcheggio appartato che faceva al caso loro. Fuori pioveva, nessuno li avrebbe visti.
“Trasferiamoci sul sedile posteriore, però”, disse lui.
“Sì, così saremo più comodi”.
Si sistemarono dietro passando attraverso i sedili anteriori, senza nemmeno scendere dall’auto e si misero a baciarsi. Le loro mani volarono veloci a palpeggiare i rispettivi sessi.
“Sei eccitato eh?!?!”.
“Con te sarebbe impossibile non esserlo. Sei una bomba erotica”, le rispose lui.
Erano quel tipo di risposte e di complimenti che rendevano Susan felice di quel rapporto e che la facevano sentire meno in colpa, quasi per niente anzi, del proprio tradimento. E poi c’erano quelle mani di Jorge che la sapevano palpeggiare con cautela e grazia, toccandola nei posti giusti, quasi saggiando il suo corpo, senza la sola mira fisica dello scoparla, come faceva Julian. Per il marito lei era un oggetto, per Jorge era qualcosa da vedere, provare, assaporare fino in fondo. Questa era la differenza. Per il marito lei era un mezzo, per l’amante un fine ed ella era disposta ad accontentarlo in qualsiasi modo lui la volesse. Se poi la richiesta era quella di indossare i collant senza lo slip sotto, non era nemmeno un grande sforzo.
Mentre il vestito di Susan si sollevò velocemente, allo stesso tempo i pantaloni di Jorge si abbassarono. Senza smettere di baciarsi i due cominciarono a masturbarsi reciprocamente. Quando Jorge si staccò dalla sua bocca e prese a baciarle il collo, Susan si accorse di ansimare. Portò la sua mano sopra a quella dell’uomo tra le proprie cosce e lo forzò ad accarezzarla ed a palpeggiarla.
“Mmmmh…..quanto mi ecciti….”, gli disse muovendo il bacino allo stesso ritmo della mano del’amante.
“Anche tu amore. Sei una gattina lussuriosa…”, le sussurrò lui all’orecchio.
Quegli epiteti amorosi la spronavano ancora di più in quella storia.
“Siii….e sono tutta bagnata. Adesso voglio cavalcarti!!!”.
“Posso romperti il collant?”.
“E come faremmo altrimenti???”, gli chiese lei.
In un attimo i due lacerarono il collant e Susan salì a cavalcioni su di lui facendo sì che il suo membro entrasse perfettamente dentro di lei.
“Oh mio Dio, mi farai impazzire!!!”, esclamò.
“Sei davvero una gran fica tesoro….”, le disse lui.
“Lo pensi veramente?”.
“Non è che io lo pensi, ne ho la certezza”.
“Lo sento che lo pensi. Oh Dio, scopami. Dai, scopami!”, gli disse. Poi cominciò a sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente sul cazzo di Jorge che le posizionò le mani sulle chiappe, agevolandola nel movimento.
“Hai un culo fantastico!”, le disse.
“Grazie tesoro”.
“Un giorno mi dedicherò anche a quello”.
“Mmmhhh…..scordatelo! Lì sono ancora vergine. Continua a spingere…… riempimi dai!!!”.
Jorge non le rispose. Lei gli si avvicinò e si baciarono, proseguendo nell’azione. Scopare in quella posizione era fantastico. Susan sentiva il cazzo percorrere interamente il suo canale fin quasi a toccare il fondo, ma non era in una delle posizioni più comode e le ginocchia che sfregavano sul sedile la disturbavano. Allora chiese a Jorge di cambiare posizione e lo fecero. Si sistemarono sdraiati sul fianco destro, lui dietro a lei e quando lei sollevò la gamba sinistra, non dovette fare altro che guidarsi il cazzo durissimo di Jorge nella patonza. Quella posizione le consentiva di avere la mano sinistra libera per tenersi aperta la passera e stuzzicarsi il clitoride.
Venne quasi subito e Jorge si fermò per qualche attimo per lasciarle assaporare totalmente il proprio godimento. Poi riprese a pomparla con enfasi, leccandole il collo dal dietro e sussurrandole un mix di parole teneri ma anche sconce.
“Sei un porcellino tenero e maleducato al tempo stesso”, gli disse lei scherzando.
“Anche tu tesoro, anche tu”.
Susan amava sentirlo in quello stato ed amava anche essere trattata in quel modo. In quel momento lui aveva portato la sua mano sinistra davanti, tra le sue cosce e mentre la scopava le accarezzava la passera con le dita, stringendole il clitoride tra le dita.
“Così mi farai impazzire, lo sai vero?!?!?”, gli disse lei.
“È proprio quello che voglio”, le rispose lui.
Poi cominciò ad incrementare le spinte. A Susan cadde la scarpa sinistra che rotolò sotto il sedile del guidatore mentre la destra rimase salda al suo piede. Quando il cazzo di orge cominciò a prendere una velocità supersonica di ingresso ed uscita dalla sua fica, Susan venne.
“Madre de Dios…..”, esclamò godendo come una porca, ma Jorge non smise e continuò nel suo ritmo serrato di penetrazione e Susan passò da un orgasmo all’altro, quasi senza sentire nemmeno l’interruzione del piacere dall’uno all’altro.
“Quanto mi piace scoparti!!!”, le diceva Jorge da dietro senza smettere. La sua fica era un lago di umori e quando Jorge esplose dentro di lei, quasi non se ne accorse nemmeno. Scopare con quell’uomo era incredibile e da quanto aveva potuto vedere la cosa era reciproca.
Jorge si lasciò andare sfinito sul sedile e Susan prese un fazzoletto di carta per ripulirsi dei suoi umori e dello sperma dell’uomo.
Si strinsero l’un l’altra restando sul sedile posteriore. I vetri erano completamente appannati ed in quel momento fuori pioveva alla grande. La temperatura nell’abitacolo era buona e nessuno li avrebbe disturbati.
Quando due ore dopo, una volta tornata a casa entrò nella doccia per togliersi di dosso l’odore del sesso, prima di coricarsi, Susan pensò che anche quella era stata una serata speciale. Avevano scopato una seconda volta e lei si era seduta sul cazzo di Jorge che era rimasto seduto sul sedile posteriore, quasi come sedendoglisi in braccio. Era stata lei a dare il ritmo all’azione con il suo su e giù, ma lui aveva portato le mani davanti al suo sesso e l’aveva masturbata mentre la scopava. Era davvero bravo in quelle cose.
Poi lui le aveva accennato nuovamente al culo ed al prenderla da dietro, ma lei si era nuovamente rifiutata.
“Questa posizione sarebbe perfetta per una bella penetrazione anale”, le aveva detto.
“Scordatelo”, gli aveva risposto lei. Ma non era certa di riuscire a trattenersi ed a rispettare quella cosa per troppo tempo. Sapeva che prima o poi gli si sarebbe concessa totalmente, anche in quella parte del corpo in cui nessuno aveva ancora fatto il proprio ingresso.
Mentre l’acqua scrosciava calda lungo il suo corpo, si inserì un dito nell’orifizio lentamente e non provò alcun piacere. Si chiese cosa avesse Jorge da esserne così attratto.
Quando si addormentò, poco dopo, si dimenticò del proprio lato b ma non della stupenda serata trascorsa.
Era strano come riuscissero a mantenere il segreto e come nessuno si accorgesse delle loro complicità né in filiale, né agli eventi come quello di quella sera. Nemmeno Julian a casa si era accorto del cambiamento della moglie che, oltre a sfoggiare un nuovo colore di capelli nero corvino ed una nuova pettinatura, lisciata e con la riga centrale, appariva decisamente più in forma ed anche spesso vestita in modo più aggressivo del solito.
Quella era la seconda sera nel corso del mese in cui Susan si assentava da casa, ma nemmeno questo aveva insospettito Julian. Per far sì che lui continuasse a crederla una moglie fedele, la sera dopo l'uscita clandestina con Jorge, si era concessa a lui dicendogli un paio di volte che era troppo tempo che non lo facevano. Non lo credeva veramente, ma serviva a garantire la sua posizione di moglie devota e fedele, nonostante i loro rapporti fossero tesi. Non ne aveva nemmeno bisogno dal punto di vista fisico, Dopo la ripassata che le aveva dato Jorge quel martedì sera a casa sua, dopo una cena di pesce servita in casa da un catering esterno, non ne aveva per niente la necessità. Avevano iniziato una volta che il personale del catering se ne era andato dall'abitazione, senza nemmeno svuotare i calici di vino che erano ancora mezzi pieni e lo avevano fatto in almeno cinque posizioni diverse. Avevano poi terminato con un sessantanove in piedi che Susan nella sua vita sessuale non aveva mai effettuato. Succhiare il cazzo a testa in giù ed allo stesso tempo essere leccata e godere era una esperienza nuova e totalmente strabiliante, aveva ammesso a fine rapporto, quando Jorge l'aveva fatta scendere da quella posizione per sdraiarsi vicino a lei sul divano.
La scusa della cena di lavoro aveva retto per quel martedì. Per la cena delle filiali invece non aveva dovuto inventare alcuna scusa perché era un evento che si ripeteva ogni anno nello stesso periodo e veniva organizzato con così tanto preavviso che quando quell'anno era arrivato l'avviso Susan non era ancora divenuta l'amante di Jorge.
Per quella cena, organizzata in uno dei ristoranti più eleganti della città, Susan aveva scelto un look a metà strada tra l'elegante ed il sensuale, seppur estremamente semplice. Tubino nero in raso, leggermente più corto di quanto fosse solita indossare, con una grossa cintura in pelle, decolleté neri in vernice e collant color carne. Ad impreziosire il tutto dei pendenti super luccicanti alle orecchie ed una piccola clutch in mano.
Quando a metà cena Jorge le si era avvicinato ed aveva infilato la mano destra tra le sue cosce, le aveva chiesto se avesse fatto quello che lui le aveva chiesto di fare.
“Certo che sì” aveva risposto lei “meglio però che ti fidi di me e togli quella mano, prima che qualcuno ci veda e che volino le voci”.
Lui aveva risposto con un sorriso ed aveva sollevato il bicchiere avvicinandolo al suo e facendolo tintinnare.
Nel corso della serata erano persino stati premiati come miglior filiale per incremento del numero di nuovi cliente nel corso dell'ultimo anno ed erano saliti sul palco, di fronte a tutti, per ritirare il premio.
“Ho visto gli sguardi degli altri direttori verso di te quando siamo saliti sul palco”, le aveva detto lui una volta usciti e saliti in macchina.
“Ah si?!?! E cosa dicevano?”.
“Dicevano che gli sarebbe piaciuto essere al posto mio in intimità con te”.
Susan scoppiò a ridere.
“È vero, te lo giuro. Quello della filiale di calle San Juan e questo della filiale di Plaza Encoronada me lo hanno anche detto di persona”.
“Cosa?!?!?”, chiese stupita Susan.
“Che ti fotterebbero alla grande”.
“Scherzi, vero?!?!?”.
“No”.
“E tu che gli hai detto?”.
“Che ti scopo già io e che quindi per loro sarebbe impossibile, ovviamente!”.
“Sei pazzo?!?!?”.
“Scherzo!!!”, rispose Jorge scoppiando in una fragorosa risata “Sai che non lo farei mai. Se voglio che la nostra storia continui, quella è l'ultima cosa da fare. Nel nostro ambiente le voci girano troppo velocemente e non ci possiamo permettere per il bene di tutti, ma soprattutto del tuo, che esca questa cosa. Tu hai famiglia, io no”.
“Grazie”, disse lui Susan.
Poi lei poggiò la nuca al poggiatesta guardando la strada che scorreva veloce fuori dall'auto e quando l'uomo le poggiò la mano sul ginocchio sinistro, aprì leggermente le cosce per permettergli di farla risalire. Jorge lo fece con lentezza, accarezzandole l'interno coscia per poi arrivare fino al suo sesso, ricoperto solo dal nylon del collant.
“È da quando ti ho vista stasera che sogno di possederti”, le disse lui.
“Non appena arriveremo a casa tua mi avrai”.
“Sei già calda”, le disse lui arrivando a sfregare il palmo della mano contro al suo sesso.
“Anch'io non vedo l'ora che tu mi possieda”, gli disse lei allungando la mano e palpandogli il cazzo attraverso i pantaloni. Era già duro e non necessitava di commenti da parte sua.
“Ho così tanta voglia che mi fermerei qui in auto immediatamente!!!”.
“Facciamolo!”, disse Susan prendendo la palla al balzo.
“Sei sicura? E dove ci fermiamo?”.
“Non lo so. Nel primo parcheggio appartato. La tua auto ha i vetri scuri, se non accendiamo luci non ci vedrà nessuno” gli disse lei “dai, ho voglia anch'io....”.
Nel frattempo il suo vestito nero era risalito. Lei aveva spalancato le cosce e Jorge le stava accarezzando la patata con un ritmo che assomigliava ormai ad una masturbazione vera e propria. Il suo collant era già umido e Susan sentiva già la sua patonza prepararsi per quello che avrebbe ricevuto di lì a poco.
Jorge svoltò alla prima a destra ed in fondo alla strada buia trovò un piccolo parcheggio appartato che faceva al caso loro. Fuori pioveva, nessuno li avrebbe visti.
“Trasferiamoci sul sedile posteriore, però”, disse lui.
“Sì, così saremo più comodi”.
Si sistemarono dietro passando attraverso i sedili anteriori, senza nemmeno scendere dall’auto e si misero a baciarsi. Le loro mani volarono veloci a palpeggiare i rispettivi sessi.
“Sei eccitato eh?!?!”.
“Con te sarebbe impossibile non esserlo. Sei una bomba erotica”, le rispose lui.
Erano quel tipo di risposte e di complimenti che rendevano Susan felice di quel rapporto e che la facevano sentire meno in colpa, quasi per niente anzi, del proprio tradimento. E poi c’erano quelle mani di Jorge che la sapevano palpeggiare con cautela e grazia, toccandola nei posti giusti, quasi saggiando il suo corpo, senza la sola mira fisica dello scoparla, come faceva Julian. Per il marito lei era un oggetto, per Jorge era qualcosa da vedere, provare, assaporare fino in fondo. Questa era la differenza. Per il marito lei era un mezzo, per l’amante un fine ed ella era disposta ad accontentarlo in qualsiasi modo lui la volesse. Se poi la richiesta era quella di indossare i collant senza lo slip sotto, non era nemmeno un grande sforzo.
Mentre il vestito di Susan si sollevò velocemente, allo stesso tempo i pantaloni di Jorge si abbassarono. Senza smettere di baciarsi i due cominciarono a masturbarsi reciprocamente. Quando Jorge si staccò dalla sua bocca e prese a baciarle il collo, Susan si accorse di ansimare. Portò la sua mano sopra a quella dell’uomo tra le proprie cosce e lo forzò ad accarezzarla ed a palpeggiarla.
“Mmmmh…..quanto mi ecciti….”, gli disse muovendo il bacino allo stesso ritmo della mano del’amante.
“Anche tu amore. Sei una gattina lussuriosa…”, le sussurrò lui all’orecchio.
Quegli epiteti amorosi la spronavano ancora di più in quella storia.
“Siii….e sono tutta bagnata. Adesso voglio cavalcarti!!!”.
“Posso romperti il collant?”.
“E come faremmo altrimenti???”, gli chiese lei.
In un attimo i due lacerarono il collant e Susan salì a cavalcioni su di lui facendo sì che il suo membro entrasse perfettamente dentro di lei.
“Oh mio Dio, mi farai impazzire!!!”, esclamò.
“Sei davvero una gran fica tesoro….”, le disse lui.
“Lo pensi veramente?”.
“Non è che io lo pensi, ne ho la certezza”.
“Lo sento che lo pensi. Oh Dio, scopami. Dai, scopami!”, gli disse. Poi cominciò a sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente sul cazzo di Jorge che le posizionò le mani sulle chiappe, agevolandola nel movimento.
“Hai un culo fantastico!”, le disse.
“Grazie tesoro”.
“Un giorno mi dedicherò anche a quello”.
“Mmmhhh…..scordatelo! Lì sono ancora vergine. Continua a spingere…… riempimi dai!!!”.
Jorge non le rispose. Lei gli si avvicinò e si baciarono, proseguendo nell’azione. Scopare in quella posizione era fantastico. Susan sentiva il cazzo percorrere interamente il suo canale fin quasi a toccare il fondo, ma non era in una delle posizioni più comode e le ginocchia che sfregavano sul sedile la disturbavano. Allora chiese a Jorge di cambiare posizione e lo fecero. Si sistemarono sdraiati sul fianco destro, lui dietro a lei e quando lei sollevò la gamba sinistra, non dovette fare altro che guidarsi il cazzo durissimo di Jorge nella patonza. Quella posizione le consentiva di avere la mano sinistra libera per tenersi aperta la passera e stuzzicarsi il clitoride.
Venne quasi subito e Jorge si fermò per qualche attimo per lasciarle assaporare totalmente il proprio godimento. Poi riprese a pomparla con enfasi, leccandole il collo dal dietro e sussurrandole un mix di parole teneri ma anche sconce.
“Sei un porcellino tenero e maleducato al tempo stesso”, gli disse lei scherzando.
“Anche tu tesoro, anche tu”.
Susan amava sentirlo in quello stato ed amava anche essere trattata in quel modo. In quel momento lui aveva portato la sua mano sinistra davanti, tra le sue cosce e mentre la scopava le accarezzava la passera con le dita, stringendole il clitoride tra le dita.
“Così mi farai impazzire, lo sai vero?!?!?”, gli disse lei.
“È proprio quello che voglio”, le rispose lui.
Poi cominciò ad incrementare le spinte. A Susan cadde la scarpa sinistra che rotolò sotto il sedile del guidatore mentre la destra rimase salda al suo piede. Quando il cazzo di orge cominciò a prendere una velocità supersonica di ingresso ed uscita dalla sua fica, Susan venne.
“Madre de Dios…..”, esclamò godendo come una porca, ma Jorge non smise e continuò nel suo ritmo serrato di penetrazione e Susan passò da un orgasmo all’altro, quasi senza sentire nemmeno l’interruzione del piacere dall’uno all’altro.
“Quanto mi piace scoparti!!!”, le diceva Jorge da dietro senza smettere. La sua fica era un lago di umori e quando Jorge esplose dentro di lei, quasi non se ne accorse nemmeno. Scopare con quell’uomo era incredibile e da quanto aveva potuto vedere la cosa era reciproca.
Jorge si lasciò andare sfinito sul sedile e Susan prese un fazzoletto di carta per ripulirsi dei suoi umori e dello sperma dell’uomo.
Si strinsero l’un l’altra restando sul sedile posteriore. I vetri erano completamente appannati ed in quel momento fuori pioveva alla grande. La temperatura nell’abitacolo era buona e nessuno li avrebbe disturbati.
Quando due ore dopo, una volta tornata a casa entrò nella doccia per togliersi di dosso l’odore del sesso, prima di coricarsi, Susan pensò che anche quella era stata una serata speciale. Avevano scopato una seconda volta e lei si era seduta sul cazzo di Jorge che era rimasto seduto sul sedile posteriore, quasi come sedendoglisi in braccio. Era stata lei a dare il ritmo all’azione con il suo su e giù, ma lui aveva portato le mani davanti al suo sesso e l’aveva masturbata mentre la scopava. Era davvero bravo in quelle cose.
Poi lui le aveva accennato nuovamente al culo ed al prenderla da dietro, ma lei si era nuovamente rifiutata.
“Questa posizione sarebbe perfetta per una bella penetrazione anale”, le aveva detto.
“Scordatelo”, gli aveva risposto lei. Ma non era certa di riuscire a trattenersi ed a rispettare quella cosa per troppo tempo. Sapeva che prima o poi gli si sarebbe concessa totalmente, anche in quella parte del corpo in cui nessuno aveva ancora fatto il proprio ingresso.
Mentre l’acqua scrosciava calda lungo il suo corpo, si inserì un dito nell’orifizio lentamente e non provò alcun piacere. Si chiese cosa avesse Jorge da esserne così attratto.
Quando si addormentò, poco dopo, si dimenticò del proprio lato b ma non della stupenda serata trascorsa.
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