Eleonora una notte con il figlio

di
genere
incesti

Novembre, la stagione invernale è alle porte, i colori della natura cambiano continuamente, il marrone e il verde scuro prendono il sopravvento, le tinte morte fanno valere la loro dominante sugli altri colori.
Questo mese inoltre è portatore di una delle festività più tristi dell'anno, e prepara la gente a giornate corte e a periodi di gelo e freddo.

Come tutti gli anni, io e mia madre raggiungemmo un piccolo paesino dell'entroterra romagnolo per omaggiare con la nostra presenza i defunti della nostra famiglia.
Mio padre morto quattro anni prima in un incidente stradale era ancora una figura vivissima e nella sua personalità e nella sua saggezza aveva lasciato un grande vuoto immenso, incolmabile.

Mia madre Eleonora era una donna simpatica e molto bella, il suo lavoro d'insegnante all'istituto Musicale di Rimini, ne aveva forgiata l'immagine di donna sicura e forte, che ispirava fiducia e tranquillità, nei momenti difficili, io come figlio ne avevo beneficiato di questa sua robusta personalità trasformando il mio carattere da quello di un ragazzino pauroso in quello di un ragazzo maturo.

Il viaggio da casa nostra al paese di mio padre con la relativa sosta al cimitero durò poco meno di due ore, sebbene la tempistica non lo consigliasse mia madre ne approfittò per fare una breve sosta a casa di suo cugino, dal momento che erano già le quattro del pomeriggio e cominciava a fare buio accelerammo questa sua decisione per poter poi rientrare immediatamente a Rimini.

Arrivammo nell'aia della casa colonica, un uomo possente e massiccio stava riparando il manubrio di un vecchio motorino, mia madre mi sorrise e mi dice “ Marco non fare caso ai suoi modi che ti sembreranno invadenti ed irritanti”.
L'uomo si avvicinò chiedendomi se ero il figlio di Eleonora poi porgendomi la mano in segno di amicizia, si rivolse a mia madre “Madonna che bella donna sei diventata” l'abbracciò, e con forza la sollevò da terra baciandola sulle labbra.

La cosa mi sorprese, e lo fui ancora di più quando la sua mano palpò il sedere di mia mamma in profondità e con insistenza, lei guardandomi disse. “Cosa ti avevo detto” e facendo finta di nulla s'incamminò per entrare in casa.

Dopo le solite domande di rito e i normali convenevoli, lui la chiamò.“Eleonora vieni con me nel granaio, che ti preparo un po di uova da portare e casa” lei lo seguì, ed io rimasi da solo in quella cucina immensa riscaldata dal fuoco del camino.
Dopo dieci minuti ero stanco di aspettare e mi diressi nella direzione da dove provenivano le loro voci mia madre parlottava con suo cugino piuttosto animatamente.

Senza farmi notare nascosto da un muretto e con il favore dell'oscurità cercai una posizione d'ascolto senza essere visto, sentì mia madre dire.
“Ma dai!!! allora eravamo ragazzini, ora siamo adulti e io per giunta ho anche un figlio”
L'uomo con risentimento rispose.
”Però allora ti divertivi quando ti scopavo e ti venivo dentro”

Rimasi allibito dalle sue parole, Lui si scopata mia mamma NO !!!!non era possibile....lei tagliò corto dicendogli.
“Erano altri tempi, Poi scusa eh!! cosa pretenderesti scoparmi stanotte con mio figlio li accanto, ma tu sei pazzo”
E si fece una risata.
Avevo sentito abbastanza rientrai in casa senza farmi notare pieno di risentimento verso il cugino di mia madre.
Poco dopo li vidi tornare mia madre sembrava tesa.
”Marco prepariamoci che andiamo, vado un attimo in bagno poi partiamo.”

“Valutai la situazione.”
Ci trovavamo in una cascina di campagna, con un cugino che voleva trombarsi mia madre remore di antiche scopate fatte in gioventù, io frastornato dalla gelosia e dalla dalla rabbia e dall'amore per la mia genitrice ed anche eccitato per i discorsi ascoltati prima, ed una mamma impaziente di sparire velocemente da quel posto.

Mia madre uscii dal bagno si raccolse (come sua consuetudine) i capelli in una coda di cavallo, indossò la giacca a vento rosa, salutò il cugino e salimmo in auto.
Il motorino d'avviamento dopo alcuni giri si bloccò, fu un continuo provare e riprovare con il risultato che la vettura non ne volle sapere di partire....il mio pensiero fu
“Ma porcaccia la miseria!!!!!! ora siamo bloccati qui.”

A stento trattenni l'ilarità, intesa come forma espressiva di una situazione impensabile, al contrario di mia madre sulla soglia di una crisi di nervi.
” Mamma calma per favore non succede nulla ora chiamiamo il meccanico per farla riparare”
” Ma quale meccanico oggi è festa.....non c'è neanche un servizio taxi in questo paese di merda, e per giunta sono quasi le sei di sera”

Il cugino di mia mamma che fino ad allora si era tenuto in disparte, intervenne.....ora prendo il motorino e vado a cercare Ugo il meccanico, se lo trovo lo porto qui.
Salii in sella al suo ciclomotore dirigendosi verso il paese.

”Però che bravo tuo cugino mamma, si è preso la briga di andare a cercare il meccanico”
Lei con insofferenza rispose.
“Si!! Si!! vedrai con quanti meccanici torna quello là, e con un filo di voce quasi impercettibile aggiunge, so io cosa vuole!!!!”
Come aveva predetto mia madre suo cugino torno da solo mia madre guardandomi
“Visto che ti avevo detto!!”
L'uomo venendoci incontro disse.
“Ho cercato il meccanico anche a casa, ma di Ugo neanche l'ombra, mi sa che stanotte dovrete fermarvi qua da me”

L'imbarazzo di mia madre era più che evidente e come ultima risorsa dal momento che non era intenzionata a passare la nottata lì, chiamò con il cellulare qualche amico senza ricevere nessuna risposta, chi più chi meno aveva usufruito di quei giorni festivi per fare ritorno nelle loro località d'origine.
A malincuore prendemmo la decisione che sembrava più ovvia, avremmo passato la notte li, e contando anche sulla mia presenza la mia genitrice si sentì più sicura.

Suo cugino preparò la cena cercando in tutti i modi di essere il più disponibile possibile sperando in uno sviluppo favorevole a suo favore, proponendo inizialmente di dormire tutti nello stesso letto ma dopo un netto rifiuto di mia madre, lui depose tutti i suoi propositi velleitari offertoci di dormire nella sua camera, mente lui si sarebbe adeguato sulla vecchia ottomana situata nel soggiorno.
Mia madre sollevata da questa nuova proposta accettò subito l'offerta.

Colti dalla stanchezza, dalla tensione, e dalla voglia di non aver nessuno tra i piedi ci ritirammo nella grande camera da letto, il tepore del caminetto e la luce rossastra che la brace emanava illuminava l'ambiente invitandoci a riposare.

Mia madre con un aria più tranquilla e rilassata mi confessò di avere temuto per se.
Le chiesi il perché di questa sua paura in fondo suo cugino anche se rozzo non mi era sembrato cosi pericoloso.
Mentre chiudeva a chiave la porta disse.

“Marco ci sono particolari della mia vita che tu non sai quando ero giovane per un anno ho vissuto con la famiglia di mio cugino, quando la nonna e il nonno si separarono sentendomi sola e abbandonata strinsi un amicizia molto intima con mio cugino”
Pur sapendo la risposta.
“Cosa vuoi dire che tu e lui andavate a letto insieme.”
“ Si Marco aspettavamo che i suoi genitori andassero a letto per poi fare all'amore in camera mia.”
La morbosità verso mia madre era un qualcosa di strano d'inconcepibile.
“Lui che ti ha sverginato mamma”
La vidi trasecolare e con voce flebile disse.
“Perché vuoi saperlo”
Le presi il volto fra le mani e la baciai con delicatezza sulla fronte.
Questa mia mossa ebbe la facoltà di annullare ogni sua esitazione e con infinita dolcezza.
”Si tesoro è stato lui a sverginarmi”.
“Mamma ora ti spogli e poi ci stendiamo sul letto e se vuoi parliamo”
Nel frattempo mi tolsi pantaloni e maglia rimanendo in mutande e maglia della salute.

La faccio alzare in piedi
“Mamma ti spoglio io”
Questa mia idea, la lasciò perplessa ma sentendosi protetta da me, oppure per voler provare questa mia novità non si oppose più di tanto.

Con delicatezza le tolsi la giacca a vento,le alzai le braccia e le sfilai il maglioncino, mi sentivo osservato, forse lei si stava chiedendo cosa passasse in quel momento dentro la mia testa, guardandomi con quanto impegno e delicatezza facevo queste cose, le scappò un sorriso e mi bacio con tenerezza sulle labbra.
Spontaneamente urlai
“Mamma io ti amo”
Lei ridendo divertita.
“Ehii!!! che parola impegnativa hai detto questa volta, stai dicendo che ami la tua mamma”
E ridendo anch'io le ripetei
“Si amore mio ti amooo”

Continuando nella mia opera di spogliazione m'inginocchiai davanti a lei le feci scendere scendere la gonna.
Sempre più divertita seguiva ogni mia mossa con attenzione e curiosità non riusciva bene a capire fino a che punto sarebbe arrivato questo gioco.
La gonna scese sul pavimento arrotolandosi ai suoi piedi, davanti ai miei occhi si aprì uno scenario incredibile, le gambe di mia mamma affusolate, lunghe e bellissime coperte dai collant e sotto le calze le mutandine bianche di pizzo.
La fonte del suo piacere era più desiderabile cosi, racchiusa nel bozzolo del Nylon e dei pizzi in un gioco di vedo non vedo dove l'immaginazione e la fantasia cavalcava su stimoli e sensazioni intense.
L'alone scuro del pelo pubico davano un'ulteriore imput al piacere che nasceva in me e la tentazione di allungare la mano e toccare il suo inguine era fortissimo, la mia mano si fermò timorosa a mezza aria, il mio sguardo incrociò il suo.
Probabilmente la mia espressione doveva essere da idiota olimpionico, visto la faccia con cui lei mi guardava ed io non trovai di meglio che fare un fischio e dire.
”Mamma, che pezzo di fi..gliola che sei”.




Passò un piccolissimo lasso di tempo poi lei commentò.
“Meno male che hai corretto la frase all'ultimo momento” La fresca risata di mia madre riempii le pareti della stanza.
Accidenti....stavo avendo un' erezione....la cosa si vedeva benissimo, mia madre lo notò subito e la sua espressione cambiò immediatamente e con fare serioso disse.
“Marco cosa diavolo succede, scusa, ti avviso che sono tua mamma, non puoi, non devi, come puoi fare dei pensieri erotici su di me, io ti ho fatto”.
Sapevo che l'unica arma a mia disposizione era quella di farle farle pesare la mia goffaggine e inesperienza con l'altro sesso per poter violare le sue difese, perciò con destrezza rigirai la frittata adducendo alla sua sensualità la colpa della mia stupidità.
“Mamma non è colpa mia scusami, perdonami, tu sei bellissima e mi sono eccitato mi vergogno tantissimo.”
Lei resasi conto del mio stato d'animo, e della mia vulnerabilità mi abbracciò incurante della situazione, appoggiando la sua pancia contro la mia e stringendo forte senza tener conto che mio pene si sarebbe adattato sul suo inguine.

Mentre eravamo abbracciati ne approfittai con una mossa veloce di sganciare il reggiseno la sentì irrigidirsi e dire:
“Ma che fai, ma...ma.... guarda te!!!!!... figlio mio non demordi mi vuoi proprio vedere nuda”
In un attimo il suo atteggiamento cambiò diventando autoritario.
“Ti prego Marco bisogna che ci fermiamo, non è giusto quello che stiamo facendo ma ti rendi conto che mi sono fatta spogliare da mio figlio come una cretina scambiando tutto questo per un gioco mentre tu.......porca miseria, devo proprio essermi rincretinita, con tutti gli uomini che ci sono in giro mi trovo in una cascina, con un cugino che mi vuole trombare e un figlio che chissà quali idee si è messo testa “.

Restai avvinghiato al suo corpo incurante delle sue parole e nonostante lei cercasse di allontanarmi la strinsi ancora più forte, attesi che sbollisse la sua ribellione poi misi in atto la seconda parte del mio piano feci scendere le spalline del reggiseno e le scoprii il petto la mia bocca si appoggiò alle tenere carni e con la lingua leccai il seno continuai con libidine ad “assaporare mia mamma” lei smise di parlare e socchiuse gli occhi, dalla bocca leggermente aperta e ne uscì un gemito prolungato.
Non si ritrasse quando le mie labbra titillano i seni succhiandoli con voracità baciandoli lasciando una scia vischiosa di saliva attorno all'aureola del capezzolo.
Ma gli occhi si aprirono sgranati, quando la mia mano s'infilò dentro il collant e s'insinuò sotto il pizzo delle mutandine.
Sentii i peli pubici e l'inizio della passera, ma lei con agilità e furbizia usci da questa situazione con una mossa veloce, lasciandomi in mezzo alla stanza come un cretino.

Poi con calma mi prese per mano e mi fece sedere sul letto al suo fianco, ora la sua voce era calma anche se il viso era teso e tirato.
“Ora ti faccio alcune domande e voglio risposte precise ascolta Marco nella mia vita ho fatto tante cose di cui mi vergogno e altre delle quali ne vado fiera, alcune le ho fatte volutamente, mentre altre le ho dovute perché sono stata costretta:
Ho avuto tanti uomini, Ho fatto sesso con donne, Sono stata violentata, E sono stata con più uomini a letto contemporaneamente.
Ora ti chiedo ti sembra giusto che faccia sesso con mio figlio?... Dopo cosa potresti pensare di me, e gli altri cosa potrebbero pensare se lo venissero a sapere?...Per giunta attualmente non posso prendere neanche la pillola per ordine medico e se rimanessi incinta cosa dovrei fare?

La mia risposta scaturii naturale senza alcuna esitazione.
“Mamma io ti voglio...mi sento di potere fare l'amore con te perché ti amo, tu non sai quante volte mi sono masturbato annusando le tue mutandine e i tuoi collant per sentire l'odore del tuo sesso e venire pensando a te.....cosa possono pensare gli altri? non lo so, e neanche m'interessa, il resto non ha importanza, e se tu rimani incinta beh!! mi piacerebbe avere un figlio mio e tuo, ma so che questo non si può fare, perciò cercherò di stare il più attento possibile perché voglio farlo senza preservativo”

Con gli occhi gonfi di lacrime si rese conto che la mia intenzione era quella di scoparla, si lasciò andare sul letto e non reagii quando le sfilai i collant e annusai le candide mutandine per carpirne i profumi di sesso pipi, le baciai le gambe lasciandole succhiotti sulle cosce e sulla pancia, le sfilai lo slip le allargai le gambe, il suo monte di venere ricoperto da una fitta bionda lanugine lasciava intravvedere l'accesso alla pancia di mia madre, la fessura era a pochi centimetri dalla mia bocca con le labbra mi avvicinai a quel agognato antro e cominciai a leccarla, la punta della lingua entrò dentro lei e ne seguì le varie increspature della vagina.
Era bagnata e quello che le stavo facendo non le dispiaceva visto l'aumento di secrezioni che fuoriuscivano dal suo utero.
Mi distesi sopra lei i nostri sguardi s'incrociano, ma di suoi occhi erano bagnati di lacrime
“Mamma stai piangendo?” In un attimo di lucidità mi sentì un violentatore.
“Non vuoi che continui?” lei con voce flebile rispose.
“Marco non so neppure io cosa voglio, da una parte vorrei cacciarti via dall'altra non desidero altro che essere penetrata da te, sono in uno stato confusionale pauroso”
Nel sentire la parte finale del discorso in mio cazzo con delicatezza violò la sua pancia, lei se accorge e si raccomandò
”Marco ti prego non venirmi dentro, non lasciarmi incinta”.

I suoi capezzoli erano gonfi e turgidi li baciai, con le labbra presi il bottoncino rosato del capezzolo e lo mordicchiai, un susseguirsi di piccoli gemiti fuoriuscirono dalla bocca di mia madre.
Usci dalla calda tana del suo utero.
Le baciai la pancia la riempii di succhiotti su quella gradevole rotondità quasi a voler certificare che quel corpo era mio e non doveva essere di nessun altro, mi colpii il suo ombelico leggermente all'infuori, e una piccola cicatrice sulla parte sinistra, spontaneamente chiesi .
“Perché c'è questa cicatrice mamma”
“Come te la sei fatta”
Potrebbe sembrare una cretinata ma qualcosa mi diceva che riguardava un qualche episodio brutto della sua vita.

Dopo un attimo di esitazione il suo volto si rabbuiò.
“Mi ricorda una storia poco bella, una sera, tu eri piccolino, stavo rientrando a casa dall'Istituto Musicale quando fui aggredita da tre individui in una zona poco illuminata nel quartiere dove abitavamo prima e trascinata in una casa in costruzione, li mi strapparono i vestiti e uno alla volta mi violentarono, volevano rapirmi e portarmi in Turchia per farmi prostituire, fortunatamente riuscii scappare, ma durante la mia prigionia oltre che violentarmi mi torturarono e questo fu un ricordo di quell'avventura”.

Quanta tristezza e quanto amore provai in quel momento non la sentivo più come madre ma come la mia donna......la baciai sulla bocca le nostre lingue si toccarono, s'intrecciarono e si fusero, in un crescendo continuo, sentivo di amare mia madre e la desideravo immensamente ora il mio pene è tutto dentro la sua pancia.
Le pareti della vagina pulsavano ed erano lubrificate perfettamente il mio arnese cominciò un movimento ritmico con colpi sempre maggiori e frequenti, la durezza e la consistenza del mio cazzo era visibile dall'espressione di piacere sul volto di mia madre.
Mentre la possedevo i occhi erano chiusi immersi in un volto irradiato dal piacere.
”Mamma ti amo “
Una vibrazione intensa del suo corpo e un sospiro profondo annunciarono che l'orgasmo era vicino. “Anch'io tesoro ti amo, scopami ancora più forte non ce la faccio più a trattenermi rompimi, spaccami, riempimi la figa sto per venire....che piacere immenso mi dai tesoro“ I miei affondi si susseguirono sempre più in profondità dentro la calda pancia di mia madre il mio pene s'immerse fino alla radice e lei in preda all'eccitazione e al puro godimento lanciò un urlò strozzato seguito da un rantolo sordo, ed infine tra i denti sibilò.
“Marco sborrami dentro, se rimango incinta lo farò.

Stavo scopando mia mamma avevo annusato la sua pelle, i suoi odori vaginali le avevo succhiato il seno come quando ero piccolo ed ora stavo per donarle il mio seme, la fonte della vita stava per unirsi con il suo ovulo il mio sogno di lasciarla incinta stava per avverarsi, vedere il suo pancione crescere con una parte di me dentro di lei era solo un sogno che io speravo si avverasse.
Con un rantolo animalesco venni nello stesso che anche lei raggiunse il culmine della goduria le sue gambe si stirarono al massimo, i tendini delle dita dei piedi erano tesi come corde di violino, stanco ma felice la coprii e ci abbracciamo nudi sotto le coperte l'ultima cosa che dissi
”Mamma mi sa che tuo cugino abbia sentito tutto”.

La mattina presto dopo esserci alzati ci preparammo per tornare a casa il cugino di mia madre e il meccanico erano nell'aia della casa e stavano riparando la nostra vettura vedendoci suo cugino ci venne incontro sorridendo, e con aria felice disse.
“Sono fresco come una rosa mi sono fatto una dormita eccezionale come da tanto non facevo, poi sono venuto a prendere il meccanico per farvi una sorpresa”
Mia madre fu sollevata e felice.
”Bravo Cuginone vieni che ti do un bacio”
Lui felice si avvicinò e la baciò, poi come da regola fissa le diede una palpatina al sedere. La cosa non m'ingelosì anzi.......mi eccitò
Dopo poco eravamo sulla strada che ci portava a Rimini, quando vedendo una stradina che portava in una zona appartata dissi.
“Mamma guarda che zona solitaria e che bel boschetto c'è laggiù"

Ci guardammo e ridendo infilammo la stradina laterale e .............
scritto il
2011-08-24
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