Jasmine la mia bella nonnina(7): sua figlia Dalila (mia madre)

di
genere
incesti

E’ una notte carica d’amore quella che trascorro nel letto di mia zia Jessica. Ho posseduto la sorella di mia madre. Lei mi ha dato non solo il suo corpo ma anche il suo amore. Insieme abbiamo deciso di avere un figlio. Le ho chiesto di sposarmi. Ha rifiutato. Non che non lo volesse ma ha giustificato il suo rifiuto con la grande differenza d’età che esiste fra noi. Ha detto che non se la sente di essere additata come la zitella che, per mettere a tacere le malelingue sul suo trascorso di donna libertina, ha accalappiato suo nipote e lo ha costretto a sposarla. Quando le ho contestato che il suo ragionamento non reggeva perché l’avrebbero comunque vista con il pancione e si sarebbero poste la domanda di chi fosse il padre della creatura che cresceva nel suo ventre non ho ottenuto risposta. L’idilio con mia zia, almeno in casa, non corre pericoli di sorta. Mia madre non si cura affatto di quello che le ruota intorno. Lei è tutta presa dal suo lavoro. Sul piano sessuale ha la sua amante che soddisfa le sue voglie. L’unica che potrebbe rivendicare qualche diritto su di me dovrebbe essere mia nonna. Ma Jasmine è indaffarata a farsi cavalcare da mio fratello. E poi è stata lei ad invitarmi di andare dalla figlia. Mi sono trasferito nella camera di Jessica. Qui studio. Qui aspetto che lei rientri dall’ufficio. Qui diamo vita alle nostre danze d’amore. La cavalco in tutti i modi possibili. Zia dimostra essere una puledra piena di fuoco. La posizione che le piace di più è quella di essere chiavata standole dietro e con le mie mani ancorate alle sue mammelle. Vuole che la prenda come uno stallone che possiede la sua giumenta o come un cane che possiede la propria cagna. I nostri incontri sessuali sono delle vere battaglie campali. Ne usciamo sempre distrutti. Non una goccia del mio liquido seminale viene dispersa. Il desiderio di avere un figlio nostro è troppo grande perché si possa permettere di sprecare il mio seme. Trascorrono circa due mesi e la notizia tanto attesa finalmente mi viene data. Jessica è stata dalla ginecologa ed ha fatto il test di gravidanza. È risultato positivo. È incinta. Quando rientra a casa senza salutare nessuno si precipita da me. Sono seduto sulla poltrona. Sto leggendo un libro. Si inginocchia ai miei piedi. Alza il viso. I suoi occhi ridono. Mi fissa negli occhi.
“Sono gravida. Sarai padre ed io sarò madre.”
Non sto in me dalla gioia. La faccio alzare, la sollevo sulle mie braccia e la poggio sul letto.
“Jessica, amore mio, mi rendi l’uomo più felice di questa terra. Diventerò padre di un figlio tuo. Dobbiamo festeggiare.”
“Si amore. Io ho un desiderio da soddisfare. È troppo tempo che ti succhio il cazzo senza bere il tuo gustoso liquido. È giunto il momento che tu goda nella mia gola.”
In un battere di ciglia si libera dei vestiti e poi passa a spogliarmi. Cinque minuti e siamo entrambi nudi. Lei si lancia sul mio cazzo ed incomincia a baciarlo. Lo lecca. Lo succhia. Mi fa un pompino e lo fa durare il tempo necessario a mandarmi in estasi. Finalmente eiaculo e riverso il mio piacere nella bocca di mia zia. Jessica ingoia il mio sperma facendo schioccare la lingua.
“Dio, com’è buono. Avevo quasi dimenticato il tuo sapore.”
La porta si apre e Jasmine fa il suo ingresso.
“Cosa state festeggiando?”
“Mamma chi ti dice che stiamo festeggiando?”
“Il fatto che sei entrata di corsa e ti sei subito precipitata nella tua camera. Me lo dice il fatto che siete entrambi nudi. Allora cosa festeggiate?”
“Mamma, sono felice. Sono incinta. “
Jasmine si precipita ad abbracciare la figlia.
“Amore. E’ una magnifica notizia. Sarò nonna per la terza volta. Dimmi; il padre è il nostro stallone?”
“Si mamma. Il padre del bambino che porto in grembo è tuo nipote. Lo amo.”
“Piccola mia. Anch’io lo amo e sono innamorata anche di te. Voi due mi avete fatta rinascere a nuova vita. E tu, mio mandrillone, lasciaci sole. Dobbiamo parlare del nostro futuro ed anche di quello di tuo figlio.”
Jessica guarda la madre e scorge uno strano sorriso dipinto sul viso.
“Vai pure. Tua nonna vuole farmi i suoi auguri per la mia gravidanza. Vuole restare sola con me.”
Capisco. Jasmine vuole scoparsi la figlia. Mi rivesto ed esco dalla stanza. Ritorno in camera mia e mi getto sul letto. La mia testa e preda di bellissimi pensieri. Sarò padre. Di colpo avverto una presenza nella stanza. Sollevo la testa e la vedo. È Dalila, mia madre. Balzo a sedere sul letto.
“Mamma, mi hai spaventato. Sei entrata senza fare rumore.”
Guardo alle sue spalle e vedo la porta chiusa. Il mio sguardo ritorna su di lei. Indossa una maglietta nera con una profonda scollatura a V che mette in evidenza il solco che separa le sue grosse mammelle e fa risaltare il bianco della sua pelle vellutata. A coprire il resto del suo splendido corpo vi è una gonna bianca, Ai piedi ha un paio di scarpe nere con tacchi altissimi. Si avvicina al letto e, guardandomi con i suoi grandi occhi neri, incomincia a parlare.
“Ho chiuso la porta a chiave perché non voglio che nessuno ci disturbi. Poco fa stavo per entrare nella camera di mia sorella quando ho sentito mia madre dire che sarebbe diventata nonna per la terza volta. Mi sono affacciata ed ho visto te e mia sorella nudi. Lei era piegata sulle ginocchia e ti stava davanti. Penso che aveva appena finito di succhiarti il cazzo. Ho sentito Jessica che diceva a mia madre che era contenta di essere incinta e che il padre del bambino che sta crescendo nel suo ventre sei tu. Non solo. Ho anche appreso che mia madre ti ama. Dal che presumo che ti sei chiavato anche tua nonna oltre che tua zia. E dire che tutto è accaduto sotto i miei occhi e non me ne sono accorta. Adesso dimmi che mi sbaglio?”
Mi alzo dal letto. mi porto alle sue spalle e l’abbraccio.
“No, mamma, non ti sbagli. Sono entrato nel letto di tua madre e sono diventato il suo amante. Zia Jessica sa tutto fin da quando è incominciato il mio rapporto con Jasmine. Poi tua sorella ha preteso che le facessi visita. Abbiamo fatto sesso. Ci siamo innamorati l’uno dell’altra. Abbiamo deciso di avere un figlio ed oggi ho ricevuto la notizia che diventerò padre. Avevamo anche deciso di dirti ogni cosa, ma il caso ha voluto che tu apprendessi il tutto stando ad origliare dietro le porte.”
La stringo a me più forte.
“Non stavo origliando. Ero venuta per parlare con mia sorella ed ho visto e sentito. Non stringermi cosi forte. Mi fai mancare il respiro. Ho in casa uno stallone e non lo sapevo.”
“Per la verità, mamma, Gli stalloni sono due. C’è anche il tuo secondogenito che già da un bel po’ è entrato nel letto della nonna è se la chiava con grande soddisfazione della stessa.”
“Anche tuo fratello fa parte del gioco?”
“Mamma, il tuo secondo figlio sta solo con tua madre. Nel letto di zia sono il solo ad entrarci e credo che sarò anche l’unico nel suo futuro.”
“Avete deciso di vivere insieme? È giusto così. Lei è come fosse tua moglie. E con tua nonna? Come la metti? E con me? Mi lascerai sola in questa casa?”
Chino la testa sul suo collo e le do un bacio. La faccio girare verso di me. Porto le dita sotto il suo mento e lo sollevo. I suoi occhi fissano i miei.
“Dalila tu non sei mai stata sola e mai lo sarai. Io e Jessica non andremo via. Non ti lascerò. Sei tu che hai scelto di isolarti gettandoti nelle braccia di una donna. Lo hai fatto perché un uomo ti ha deluso e ti capisco. Però non hai mai pensato che ci sono altri uomini che possono darti l’amore di cui hai bisogno. Mamma tu sei una bella donna e molti uomini sbavano al tuo passaggio. Se tu vedessi gli occhi dei tuoi dipendenti quando passi tra di loro. Ti spogliano.”
Mamma si stringe di più a me. L’afrore che sale dalla scollatura della sua maglietta invade le mie narici Il mio cazzo ha un’impennata e comincia a muoversi
“Non fare l’adulatore. So benissimo che lo dici per tenermi su il morale.”
Lascio il suo mento e faccio scivolare la mano lungo il suo corpo fino ad incontrare la sua mano che prendo e guido sulla mia patta dove il mio cazzo ha raggiunto una considerevole durezza e grossezza.
“Vedi mamma. Questo sei tu che lo provochi. E non è la prima volta.”
Vedo i suoi occhi dilatarsi dalla sorpresa. Però la mano resta attaccata alla patta.
“Cosa fai. Sei un maiale. Sono tua madre.”
“È vero sei mia madre ma sei anche una bella donna ed io in questo momento non sono tuo figlio sono un uomo che sta stringendo il corpo di una dea della bellezza.”
Lei fa ondeggiare il suo ventre sul mio cazzo e con un tono più compiacente mi dice:
“Veramente ritieni che io sia una bella donna? Mi porteresti a letto nonostante sia tua madre?”
Oramai il mio cazzo preme contro la sua mano e attraverso essa contro il suo ventre.
“Mamma, Dalila, se tu ti fossi guardata un poco di più in giro, ti saresti accorta che tuo figlio maggiore ti guardava come un toro in calore.”
“Vuoi che io sia la tua vacca? Vuoi possedermi?”
“Si, mamma, voglio che tu sia mia.”
Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi e senza allentare la pressione del mio alieno sul suo ventre faccio scivolare una mano sotto la sua maglietta. Ha la pelle bollente. La mano sale e si ferma su una sua tetta. Il reggiseno mi impedisce di sentire il calore di quella stupenda mammella. La palpo. Dalila geme.
“Vuoi vederle?”
“Oh! mamma mi faresti felice.”
“Dai sfilami la maglietta e sgancia il reggiseno.”
Eseguo. Prima le sfilo la maglietta e poi le sgancio il reggiseno facendo scivolare entrambi gli indumenti sul pavimento. Le tette non più costrette esplodono come due palloni. Sono bellissime. Grosse. Sono una quarta taglia. La legge di Newton di fronte a questi splendidi globi non funziona. Due ampie aureole di colore marrone ornano quelle magnifiche bocce di bianco alabastro. Al centro si ergono due scuri capezzoli grossi come due nocciole. Resto imbambolato a guardare quei splendori.
“Ehi, torna sulla terra. Non hai mai visto due tette. Eppure sono come quelle di mia madre e di mia sorella. Per quanto mi costa anche loro hanno tette splendide.”
Tra le tre donne di casa in fatto di mammelle Dalila vince il confronto con Jasmine e con Jessica. Non ho mai visto ghiandole mammarie cosi perfette; cosi belle.
“Mamma le tue mammelle sono di una bellezza straordinaria. Non ho mai visto un seno cosi bello. Sembrano scolpite nel marmo.”
“Dici? Ti piacciono così tanto? Vuoi toccarle? Coraggio, fatti avanti. Toccale.”
Allungo le mani e le porto sul suo seno. Le tette sono cosi grosse che le mie mani nascondono appena le areole ed i grossi capezzoli che, induriti, spingono contro il centro dei palmi delle mie mani. Le palpo. Sono sode. Le accarezzo facendo scivolare le mani sulla loro superficie che sembra essere velluto. Mia madre ha chiuso gli occhi ed ha sollevato la testa. Si sta godendo le mie carezze.
“Oh, figlio mio, hai un tocco delicato. Non fermarti.”
“Mamma vorrei anche succhiarle”
“È quello che sto aspettando tu faccia. Avvicina la tua bocca e baciale. Fammi sentire la tua lingua leccare i miei capezzoli. Solo ricordati che non ho latte da darti. Le mie mammelle da tempo non producono più latte. Fammi sedere sul letto. Starò più comoda mentre me le succhi.”
Si siede. Io mi stendo poggiando la testa sulle sue gambe. Lei mi passa un braccio sotto la testa e la solleva portandola ad incontrare uno dei due capezzoli. L’altra sua mano guida la mammella verso la mia bocca.
“Ci sei. Apri la bocca.”
Le mie labbra si dischiudono. Il suo capezzolo scivola fra di esse. Lo avviluppo.
“Bravo. Ora succhia. Immagina che il mio seno sia gonfio di latte. Nutriti”
Sto sognando. Incomincio a succhiare. Una mia mano si muove e va ad appoggiarsi sull’altra mammella. Le mie dita artigliano il capezzolo e lo strizzano. Vedo la testa di mamma volgere il viso verso il soffitto. Un gemito le esce dalla bocca. Poi di nuovo il suo sguardo è su di me. I suoi occhi sprizzano gioia e piacere.
“Come sei bravo. Non ricordavo più il piacere che si prova quando un uomo mi succhia le tette e sono oltremodo contenta perché questo piacere che sto provando me lo stai dando tu: mio figlio. Sono tutta bagnata fra le gambe. La mia micina sta lacrimando. Dio com’è bello. Sto per venire.”
Spinge con forza la mia testa contro la tetta. Il mio viso affonda in quella massa di soda carne. Inarca la schiena e grida. Stringe le cosce. Sta godendo. Devo essere stato veramente bravo a succhiarle la mammella. Ha avuto un orgasmo e sono stato io a procurarglielo.
“Mirko, figlio mio, sei stato magnifico. Mi hai fatto godere. Mi auguro che non sia finita qui.”
“Mamma ho tanto di quell’amore da darti che mi implorerai di fermarmi.”
“Non credo proprio. Ho una tale voglia di un uomo che sarai tu a implorarmi di smettere. Alzati e spogliati. Voglio vedere come sei fatto.”
Mi metto in piedi davanti a lei e mi spoglio. L’ultimo indumento che tolgo sono gli slip. Il mio cazzo si erge, dritto e duro. Dalila esplora con gli occhi il mio corpo. Vede il cazzo. Dilata le palpebre.
“Come sei bello. Hai un attrezzo che è una meraviglia. Non ricordavo più com’è fatto un uomo. Avvicinati. Voglio imprimere nella mia mente l’immagine di questo grosso e lungo piolo.”
Faccio un passo avanti. Lei allunga una mano, afferra il mio alieno e lo avvolge chiudendo le dita su di esso. Il mio corpo è attraversato da uno spasmo. Lentamente fa scorrere la pelle liberando il glande dal cappuccio che, rosso vermiglio, punta dritto al suo viso.
“Che meraviglia. Nei miei ricordi non esiste un’immagine di un cazzo così bello, invitante ed eccitante.”
Vedo la testa muoversi e chinarsi in avanti. I suoi occhi sono puntati nei miei. La sua bocca si avvicina al glande. Le sue caldi labbra sono poggiate sulla cima del palo. Sento uno schiocco. Lo ha baciato. La lingua esce da quelle meravigliose labbra e va a leccare la zona dove prima mi ha baciato. La lingua di mia madre vibra e guizza veloce sul glande. Fremo e gemo. Le mie mani afferrano la sua testa. Dalila la scuote. Non vuole che le tengo la testa ferma. Con due dita tiene premuto il cazzo contro il mio ventre. La lingua vibra veloce lungo l’asta di carne. Mi lecca il cazzo dall’alto verso il basso e viceversa. Ogni tanto si ferma a leccarmi i testicoli. La sua bocca si apre ed il glande sparisce tra le sue fauci. Vedo il mio cazzo sparire lentamente nella bocca di mia madre fino a contenerlo tutto. Tenuto conto della lunghezza e della grossezza non riesco a capire come ci riesca. Lo munge con le labbra mentre la sua lingua lo avviluppa. Mia madre mi sta succhiando il cazzo. Mi sta facendo un pompino. Vederla lì, con il mio cazzo in bocca aumenta il mio stato di eccitazione. Mai avrei pensato che mamma mi avrebbe succhiato il cazzo. Cerco di resistere il più a lungo possibile. Vorrei che quel trattamento non finisse mai. Purtroppo non è possibile.
“Mammaaaaaaaaa, vengooooooooo.”
Esplodo. Densi e copiosi fiotti di sperma vengono sparati nella bocca di mia madre che per niente infastidita li ingoia. La sento deglutire. Alla fine una serie di colpi di lingua liberano il mio cazzo dalle ultime gocce di sperma.
“Mirko, è da quando mi sono separata da tuo padre che non succhio il cazzo di un uomo. Avevo dimenticato quando fosse buono lo sperma di un uomo. Ed ora eccomi qua. Ho appena finito di fare un pompino a mio figlio.”
Svuotato mi stendo sul letto. Dalila si alza e si toglie anche la gonna. Resta con il reggicalze, le calze nere. Un triangolo di stoffa nera le copre la vagina mentre dietro una sottile striscia di stoffa è affondata nella fenditura che divide in due il suo culo. Finita l’operazione si distende anche lei sul letto. Una sua mano va a coprire il mio ospite che è in posizione di riposo.
“Mirko. Sai quello che abbiamo fatto?”
“Mamma. Non venirmi a parlare di morale e di tabù. Quello che abbiamo fatto l’ò già fatto con tua madre e con tua sorella e non ci sono state recriminazioni e pentimenti di sorta. Al contrario ci è piaciuto ed abbiamo continuato fino al punto da mettere incinta tua sorella. Piuttosto vuoi fermarti qui o hai intenzione di andare fino in fondo?”
“Amore di mamma. Tu hai risvegliato in me desideri mai dimenticati. Desidero; voglio andare fino in fondo. Voglio che tu mi prendi e mi sbatti come una cagna. Voglio che mi chiavi fino a farmi svenire dal piacere.”
“Non ti importa che a chiavarti sia tuo figlio?”
“Meglio che sia tu che un estraneo. Eppoi dove mai potrei trovare un uomo bello come te e fornito di un cazzo grosso come quello che ho appena finito di succhiare. Io ti ho messo al mondo ed è giusto che tu mi ripaghi rientrando nel mio corpo. Il mio ventre è pronto ad accoglierti.”
“Dalila, mamma, farò il possibile per accontentarti.”
Prendo i cuscini e li sistemo sotto il suo bacino. Le sfilo il minuscolo tanga. Le faccio allargare le cosce in modo che la sua polposa vagina sia completamente esposta. Ha una figa stupenda. È completamente depilata. Le chiedo del come fa a depilarsi. Mi dice che ogni mattina la sua amante si trasforma in barbiere. Ha due grandi labbra talmente grosse da sembrare due pagnottelle. Tra lo spacco che le divide fanno capolino le creste delle piccole labbra che sono scure e gonfie di sangue. Mia madre ha una pucchiacca che è una meraviglia. Guardarla mi provoca un brivido che percorre la mia spina dorsale. Il cazzo incomincia a svegliarsi dal torpore in cui è caduto dopo il favoloso pompino fattomi da Dalila. Lascio che l’istinto animalesco che mi pervade faccia il suo corso. Sotto gli occhi pieni di libidine di mamma fiondo la testa fra le sue gambe e incomincio a baciarle. Arrivo alle cosce. Sono due colonne. Le lecco. Dalila geme. Mi afferra la testa e la guida. La mia bocca è in contatto con le grandi labbra. Le bacio. Le mordo. I miagolii di mamma si fanno più forti. Le mani si spostano dalla mia testa e vanno a posarsi sulle grandi labbra. Con le dita esercita un pressione allargandole. La meravigliosa pucchiacca di mia madre mostra i suoi tesori nascosti. Le piccole labbra gonfie dall’eccitazione sembrano ali di farfalla messe lì a protezione dell’orifizio vaginale. Infine l’organo che, in una donna più mi fa impazzire: il clitoride. Quello di mamma è eccezionale. Il cappuccio che lo copre è retratto ed il piccolo glande è completamente fuori. È bello grosso. Ne mia nonna Jasmine e ne mia zia Jessica hanno un clitoride cosi grosso. L’amante creola di mia madre deve divertirsi molto a succhiarlo. Cercherò di essere alla sua altezza. Con le mie labbra artiglio le ali di farfalla e le succhio. Sento le pulsazioni del sangue che le irrorano. Mamma lancia ripetuti miagolii. Avvicino la mano alla pucchiacca e inoltro due dita nell’orifizio vaginale. È talmente fradicia di umori che le dita scorrono verso l’interno senza difficoltà alcuna. Incomincio a fotterla. I miagolii si trasformano in nitriti. Intanto la mia bocca si è spostata sul clitoride. La mia lingua lo avviluppa. Lo lecco. Dischiudo le labbra e lo imprigiono. Lo tratto come fosse un cazzo. Lo succhio. Le faccio un pompino. Dalila lancia un lungo ululato. Sto succhiando il clitoride di mia madre. È qualcosa di fantastico sentire nella mia bocca questo meraviglioso organo materno. Mamma incomincia a sollevare il bacino come volesse affondare nella mia bocca il suo piccolo cazzetto. Poi un grido che rompe il silenzio della stanza mi avverte che mamma sta per avere un orgasmo. Sono pronto ad accogliere il frutto del mio lavoro di bocca e di lingua. Dalla sua uretra vedo uscire un denso liquido di colore paglierino. Esce ad ondate. Sembra magma che esce da una fenditura di un vulcano in eruzione. È un orgasmo abbastanza violento. Mi precipito a raccogliere quel bollente liquido. Con la lingua lo lappo e lo convoglio nella bocca e lo faccio scorrere nella gola giù verso lo stomaco. Mia madre mi sta nutrendo e lo fa riversando nella mia bocca copiosi fiotti del suo squisito succo. Quando l’orgasmo giunge a conclusione, mamma artiglia le mie spalle e cerca di farmi spostare. Capisco. Faccio scivolare il mio corpo sul suo. Mi fermo quando la mia testa è all’altezza della sua. I miei occhi sono fissi nei suoi. È raggiante. Le do un bacio con la mia lingua nella sua bocca e che duella con la sua.
“Mamma sei bellissima.”
“Mirko. Ti amo. Hai saputo portarmi all’apice del piacere come nessuno lo ha mai fatto.”
“Sono stato più bravo della tua amante?”
“Non te lo so dire. Farsi succhiare il clitoride da una donna è diverso. Non posso fare paragoni. Ti basti sapere che sei stato magnifico. Ora completa quello che abbiamo iniziato. Entra in me. Fammi sentire il tuo cazzo frugare la mia pucchiacca. Chiavami.”
“Mamma; da questa stanza non saresti uscita senza che il tuo corpo ospitasse il mio cazzo. È un desiderio che ho dai miei primi anni di pubertà. Sapessi quante seghe mi sono fatto pensando a te.”
“Dio! Se solo avessi immaginato di essere l’oggetto dei tuoi desideri sessuali non ti avrei fatto aspettare tutti questi anni. Devo confessarti che anch’io, inconsciamente, mi sentivo attratta da te. Forse era il fatto che sei mio figlio ad impedirmi di vedere. Ora però siamo qui e stiamo concretizzando il tuo e mio sogno. Su, basta parlare. Amami.”
Sento una sua mano artigliare il mio cazzo e guidarlo verso il centro del mondo. Imprime al cazzo un movimento in modo che il glande strofini fra le grandi labbra. Incomincia a mugolare. Poi lo lascia. Incomincio a spingere. Il glande incomincia ad avanzare. Gli umori di cui è piena la vagina favoriscono la penetrazione. Sento i suoi muscoli vaginali stringersi sul mio grosso cazzo. Continuo a spingere. Il cazzo affonda per tutta la sua lunghezza nel ventre di mia madre. Sento il glande urtare contro l’utero di mamma. Pongo fine alla spinta. Sono entrato nell’antro dove ha avuto origine la mia vita. Mamma porta le gambe sulla mia schiena e le incrocia imprigionandomi. Le sue braccia mi cingono il torace e le sue mani mi artigliano la schiena graffiandola con le unghia. I suoi occhi carichi di libidine mi fissano.
“Mirko, figlio mio. Sono anni che un uomo non entra in me. Ed ora eccomi qui. Sto stringendo con le gambe il corpo di un uomo. Non mi importa se è il corpo di mio figlio. Sei entrato in me. Il mio ventre sta ospitando il tuo cazzo. Mi stai possedendo. Sono tua. Galoppa in me. Portami a spasso per l’infinito universo. Fammi vedere lo splendore delle stelle.”
Mia madre mi sta chiedendo di amarla e di farla godere. Poggio le mani sul letto e facendo forza mi sollevo. Il cazzo esce parzialmente dalla figa di mamma. Incomincio a chiavarla.


Lo faccio lentamente. Sfilo il cazzo dalla sua pucchiacca millimetro dopo millimetro. Mamma si agita.
“Perché fai così? Sii più violento. Sbattimi. Sfondami.”
“Mirko, amore. Sappi che il tuo intento è difficile da concretizzare. Sono troppi anni che un uomo non giace fra le mie cosce. Il mio corpo è troppo carico di libidine perché una sola chiavata riesca a farmela scaricare.”
Non le rispondo. Continuo a chiavare mia madre secondo il disegno prefissomi. I frutti giungono a maturazione. Dopo un primo e violento orgasmo altri lo seguono. Mamma sotto la mia lenta azione è continuamente preda di forti convulsioni. Il suo corpo vibra dal piacere.
“Dio. Mi sento impazzire. Ti prego poni fine a questo tormento. Mi sento morire. No! Non smettere. Continua così. Mi piace molto il tuo modo di chiavarmi.”
Dentro/fuori. Il mio cazzo entra ed esce dal caldo ventre di mia madre senza che il ritmo subisca variazioni. D’un tratto sento la pressione delle sue cosce sui miei fianchi allentarsi come pure la stretta delle sue braccia si fa meno forte. Sono segnali che mi fanno capire che mia madre è al limite. Anche per me si fa sentire la stanchezza. Aumento l’andatura del dentro/fuori. Abbandono il mio progetto e comincio a chiavarla con più violenza.
“Finalmente. Ti sei deciso. È così che mi piace essere chiavata. Su galoppa. Sfondami l’utero.”
Gli affondi che il mio cazzo porta nella vagina di mamma sono veloci e pieni di forza. Dalila sembra colpita da scariche di elettricità. Il suo corpo vibra. I suoi nitriti si fanno più forti e più intensi. Io sono vicino a raggiungere l’apice del piacere.
“Dalila. Mamma….”
Mia madre capisce.
“Amore mio. Non ti preoccupare. Non ci sono pericoli che tu possa ingravidarmi. Scarica pure il tuo piacere nel mio ventre. Riempimi.”
Mi lascio andare. Sento lo sperma salire lungo il condotto uretrale e, come un vulcano, erutto versando il mio liquido seminale nel caldo ventre di mia madre. Anche Dalila ha raggiunto il suo ennesimo orgasmo. I nostri umori si fondono. Esausto mi lascio andare e, senza più forza, mi abbandono sul corpo di mia madre. Dalila mi accarezza la testa.
“Figlio mio. Nemmeno con tuo padre ho fatto sesso con tale intensità. Sei stato un amante magnifico. Mi hai fatto sentire una donna con la “D” maiuscola. Spero che tu voglia darmi altri momenti come quelli che mi hai regalato oggi.”
“Mamma, mi stai chiedendo di essere il tuo amante? E come la metti con la creola? Ci pensi che avrò un figlio da tua sorella? E tua madre? Non facilmente rinuncerà ad avermi fra le sue cosce. Per quanto è nelle mie forze farò il possibile per darti altri momenti come questi. Ogni qualvolta hai desiderio di avermi fra le tue braccia mi troverai pronto a soddisfare le tue voglie. Tu mi piaci da morire. Chiavarti è per me come toccare il cielo con un dito. Si! Voglio essere il tuo amante e tutti, in questa casa, lo devono sapere. A cominciare da tua sorella.”
È per me l’inizio di una nuova esistenza. Tre magnifiche giumente sono entrate a far parte del mio territorio di caccia. Tutte fanno parte del mio stesso nucleo familiare. Sono mia nonna e le sue due figlie. Una di queste, Jessica, che è la più piccola, è quella che mi rende padre di due magnifici maschietti e di una bellissima bambina. L’altra è mia madre. Con Dalila ho un rapporto passionale. Pìù volte ho provato a convincerla di farsi ingravidare. Non ci sono riuscito. Non dispero di metterla incinta. Mamma è giovane. È ancora in grado di procreare. Mio fratello resta nella nostra casa ancora per altri due anni e poi si trasferisce in un’altra città dove conosce una ragazza della sua stessa età. La sposa. Il progetto di mia nonna di farsi prendere nello stesso momento da me e da mio fratello si concretizza. Più volte nonna si è fatta chiavare ed inculare contemporaneamente dai suoi nipoti. Con mio fratello ci alternavamo nel ruolo. Quando io la chiavavo in figa lui la chiavava nel culo e viceversa. Poi, con molto rammarico di mia nonna, tutto ebbe fine quando mi fratello si trasferì. L’amante donna di mia mamma, la creola, resta nella nostra casa. Dalila la convince a farsi montare da me ed a farsi ingravidare. Le dice che il figlio che nascerà sarà il loro figlio mentre a me dice che il figlio che voglio da lei lo avrò attraverso la creola. E cosi anche l’amante di mia madre entra nel recinto dove, a turno, le giumente si fanno montare. La creola dopo la prima gravidanza si fa impregnare altre due volte. La famiglia cresce. Resta il cruccio di non riuscire a mettere incinta mamma. Un certo non so che mi dice che un giorno non lontano riuscirò a far partorire mia madre un figlio mio.

P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-08-30
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