Tre donne ed un uomo - Parte 1^

di
genere
etero

Fa un caldo insopportabile. Non riesco a dormire. Il mio stato di donna gravida (sono al quinto mese) mi rende insofferente al caldo. Mi agito. Mi giro e rigiro nel letto. Ed è in una ennesima girata che mi accorgo di essere sola nel letto. Eppure quando mi sono coricata sull’altro lato c’era mio marito che già russava. Forse è andato in bagno a rinfrescarsi sotto la doccia. Guardo in direzione del bagno. No. In bagno non c’è. Lo capisco dalla porta aperta e dall’oscurità che vi regna. Si. Abbiamo il bagno in camera da letto. Tutte le camere da letto dell’appartamento hanno un bagno proprio. Abito, meglio dire abitiamo in un appartamento sito all’ultimo piano di un edificio di metà ottocento. La dimora in cui vivo occupa l’intero piano. Prima ho detto abitiamo. Chiarisco. Incomincio col dire che l’intero edificio è di proprietà di mia madre. Gli è stato donato da una zia passata a miglior vita. Aggiungo che mamma è l’unica figlia di una coppia che in fatto di soldi fanno schifo; ne hanno a iosa. Mia madre occupa una delle numerose stanze. Un’altra stanza è occupata da mia sorella che è di due anni più piccola: ha sedici anni ed è una bella ragazza. Ha un fisico da modella. È alta, nera di capelli, occhi neri, due gambe che sono due colonne su cui poggiano due glutei che danno forma ad un culetto da incanto. Ha un seno che per la sua età è abbastanza sviluppato. È una terza taglia (34 B). Non indossa mai il reggiseno. In questo periodo di caldo afoso le forme dei suoi capezzoli si evidenziano nella spinta che esercitano contro la stoffa delle camicette. Sono due grosse fragole ed hanno un sapore di frutta di bosco. Li ho assaggiati e li ho succhiati. Si, avete ben capito. Brigitte ed io abbiamo un rapporto saffico. È da qualche anno che io e mia sorella siamo amanti. Il nostro rapporto è tutt’ora, nonostante sia sposata ed incinta, in piedi. Quando siamo insieme dice che con il pancione sono più arrapante. Le ho promesso che quando allatterò il bambino che nascerà permetterò anche a lei di succhiare il mio latte. In uno dei nostri incontri amorosi, approfittando di un momento di mia debolezza, mi confida di essere innamorata di mio marito. È una confidenza che non mi sconvolge più di tanto. Avevo già notato che mia sorella faceva gli occhi dolci al mio stallone. Non mi incazzai. Al contrario, la sua sincerità mi fece tenerezza. La strinsi contro il mio petto e le dissi di non preoccuparsi. Che non avrei ostacolato la sua passione per mio marito. Le chiesi solamente, prima di darsi, di aspettare il suo diciottesimo compleanno. Ma dove è finito il mio uomo. Scendo dal letto ed esco a cercarlo. Il corridoio è avvolto dal buio. Mi dirigo verso la scala che porta al terrazzo credendo di trovarlo seduto sulla sdraio a prendere il fresco. Un rumore alle mie spalle mi fa girare. La porta della camera di mia madre si è aperta. Anche mia madre non riesce a dormire. Ma non è Jane (mamma) ad uscire dalla stanza. Sorpresa, sorpresa. Nel vano di luce vedo la figura di Jacque (mio marito) uscire furtiva e precipitarsi in direzione della nostra camera. Cosa ci faceva mio marito nella stanza di mamma? Mille pensieri si impossessano della mia mente. Uno è quello che prevale. Mio marito e mia madre sono amanti. Vado nel salone e mi siedo sulla poltrona. In preda all’ira e resto in attesa. Non trascorrono due minuti e Jacque entra nel salone. Lo apostrofo.
“Finalmente. Dove sei stato? È già un bel po’ che ti cerco.”
Balbettando cerca di giustificare la sua assenza dal nostro letto.
“Sono stato a prendere aria sul terrazzo.”
“Bugiardo? Ti ho visto uscire dalla stanza di mia madre. Da quando tempo è che la scopi?”
La faccia di mio marito assume l’espressione del ladruncolo colto in fragranza di reato. Dopo attimi di assordante silenzio si decide a parlare.

Il racconto di Jacque.

“Sì, è vero. Io e Jane siamo amanti. Tua madre è una gran bella donna ed io ne sono innamorato fin dal primo giorno che l’ho vista. Non ho mai avuto il coraggio di confessarglielo. Quello che è accaduto tra me è tua madre è frutto dell’iniziativa sua. Il nostro primo rapporto lo avemmo il giorno del nostro matrimonio. Tu non ricordi. Ad una certa ora tua madre si avvicina a noi due e dice che vuole parlarmi. La seguo. Arriviamo alla stanza dove poi ci siamo preparati per il viaggio di nozze. Jane apre la porta e mi fa entrare per primo. Lei entra dopo di me e chiude la porta a chiave. Poi con il telefono di camera chiama la reception e dice che non vuole essere disturbata. Si gira verso di me e con voce decisa mi dice che abbiamo poco tempo e che dobbiamo fare presto. La guardo senza capire. Si avvicina e, dopo essersi piegata sulle ginocchia, allunga le mani e mi tira giù la zip dei pantaloni. Poi introduce la mano nell’apertura e aggancia il mio affare e lo libera dalla prigione delle mutande. Io sono stralunato. Non riesco a reagire. Il piolo è floscio. Lei lo guarda. Alza il viso e punta i suoi occhi nei miei.
“Smettila di sorprenderti e pensa a noi due. So che ardi dal desiderio di chiavarmi. Un desiderio che è ricambiato. Anch’io ti voglio. Questo è il momento adatto. Voglio che tu mi chiavi prima che tu parta per il viaggio di nozze con mia figlia.”
Smette di parlare e fionda la sua bocca sul mio cazzo. Lo bacia, lo lecca, lo imbocca e comincia a succhiarlo. Da così vita ad un favoloso ed indimenticabile pompino. Le sue caldi labbra si chiudono sul mio cazzo e scivolano lungo la sua lunghezza. Il mio ospite si sveglia dal torpore e comincia ad inalberarsi. Si indurisce. Tua madre smette di succhiarmelo e lo guarda.
“È come l’ho sempre immaginato. Bello, grosso e lungo. Ho sempre desiderato farmi chiavare da un cazzo come il tuo.”
Si rimette in piedi. Si toglie la gonna e si sfila le mutande. Si avvicina al letto. Ci si siede e tira su le gambe aprendole a compasso. La sua figa pelosa è pronta per ricevere il mio alieno.
“Dai. Non perdere tempo. Dammelo. Chiavami.”
Non mi faccio pregare. Sto concretizzando un sogno. Mi avvicino e fletto il mio corpo in avanti. Il glande si apre la strada fra quella folta massa di peli. È fra le grandi labbra e avanza, imperterrito, nel bollente orifizio vaginale. Jane mugola.
“Finalmente sei mio. Quanto ho atteso questo momento. Su muoviti. Stantuffa il tuo pistone nel mio cilindro. Sfondami. Sbattimi. Violentami.”
È incredibile. Stavo chiavando tua madre. Le pompo il cazzo nella fica con violenza. Più volte, nella foga, le sbatto il glande contro l’utero strappandole grida di dolore ed allo stesso tempo di piacere. È talmente grande il suo desiderio di essere chiavata che in breve tempo riesce ad avere una sequela di orgasmi. Le scarico nel ventre una serie di bordate di sperma senza preoccuparmi di possibili conseguenze. Quando i sensi sono appagati tua madre si libera dal mio abbraccio, si rimette la gonna e va in bagno. Dopo un po’ ne esce. Il suo viso non denuncia nessuna emozione. Eppure pochi minuti prima aveva il viso stravolto dal piacere. Ha in mano le sue mutande. Si avvicina. Mi da un bacio sulla bocca.
“È stato bello. Tieni queste sono per te. Conservale. Ricordati che non è finita. Questo è solo l’inizio. Ricomponiti e raggiungi tua moglie.”
Ecco, questo è il principio della storia con tua madre.

Ritorno al presente

Sono incazzatissima. Non perché si chiava mia madre, ma perché lo ha fatto nel giorno del nostro matrimonio. La mia mente mi dice di mandarlo via di casa. Non ci riesco. Non so dargli torto. È un uomo e mia madre è una donna che farebbe il miracolo di far ricrescere il cazzo ad un eunuco. Ha 37 anni e racchiude in se la bellezza delle tre dee: Giunone, Minerva e Venere che tentarono Paride.
“Hai altro da aggiungere?”
“Ci sarebbe una cosa che tua madre desidera e che è diventato anche un mio desiderio, ma ci tratteniamo dal realizzarlo per timore di te.”
“Vuoi dire che quando sei fra le sue cosce non hai timore? Qual è questo desiderio che vi trattenete dal realizzare?”
“Vuole che la ingravidi. Desidera che la renda pregna.”
La notizia è veramente sconvolgente. Mia madre desidera fare un figlio ed ha scelto mio marito come colui che la dovrebbe inseminare. Questo sta a significare che ne è innamorata. Ha ragione il porco. Una gravidanza di mia madre mi coinvolgerebbe.
“Il che mi fa supporre che quando siete insieme parlate anche di me?”
“Si. Jane vorrebbe, ed io sono d’accordo con lei, che la nostra relazione fosse da te benevolmente accettata. Insomma vorremmo che tu non ne facessi un dramma.”
Dio! Mamma vuole che io accetti che mio marito la chiavi; che venga da lui fecondata ed io dovrei esserne contenta. Roba da pazzi.
“Fammi il favore, lasciami sola. Vattene. Esci da questa stanza. Ti farò sapere le mie decisioni.”
Jacque sparisce dalla mia vista. Resto sola. Il mio cervello è un vulcano. Cosa sta succedendo? Mia madre si chiava mio marito e vuole un figlio da lui. Mi scopo mia sorella la quale sta aspettando il suo diciottesimo compleanno per farsi deflorare da mio marito. Ho sposato un uomo che mi cornifica entrando nel letto della mia bella mammina. Mamma ne è innamorata. Anch’io lo amo. Lo stesso dicasi di mia sorella. Ma cosa ha quest’uomo da farsi desiderare da tre donne della stessa famiglia? Che è uno stallone lo so da tempo. È un dio nell’arte amatoria. Quando facciamo sesso mi fa impazzire dal piacere. Credo che anche mia madre apprezzi le doti amatorie del mio stallone. Altrimenti la loro relazione sarebbe finita il giorno stessa che è cominciata. Invece ha un seguito. Cosa devo fare? Divorziare? L’unica ad esserne contenta sarebbe mia madre. Non ci sarebbero più ostacoli per farsi impregnare. Mia sorella mi odierebbe perché non manterrei la promessa di farla entrare nel letto di Jacque. La soluzione senza traumi sarebbe quella di accettare il fatto oramai compiuto e vivere insieme godendo a turno dei suoi favori. Si. Cosi sarà. Il problema sarà tutto suo. Vedremo come se la caverà nel dover soddisfare tre cavalle di razza. Sta albeggiando. Vado in cucina. Preparo la colazione per noi tutti. Anche per quel maiale di mio marito. Alle otto è il primo ad arrivare. Dall’espressione del viso capisco che non ha dormito. Mi guarda con aria interrogativa. Non gli do soddisfazione. Prima di andare via mi chiede se può tornare a prendere le sue cose. Crede che lo mandi via di casa. Gli rispondo che può farlo. È appena uscito che arriva Brigitte. Si avvicina, mi abbraccia e mi bacia poggiando le sue labbra sulle mie.
“Dio, sorella, che brutto viso che hai. Non hai dormito? È stato Jacque a tenerti sveglia?”
“Si, è stato lui, ma non nel modo che credi.”
“Mi racconterai tutto quando ne avrai voglia. Scappo perché si è fatto tardi.”
Preparo un vassoio e vado nella stanza di Jane. Ho deciso di affrontare l’argomento della sua relazione con mio marito. È ancora a letto. Sta dormendo girata su di un fianco. Il lenzuolo è arrotolato ai piedi del letto. È nuda. La luce del sole che entra dal balcone la illumina tutta. Vedo la sua bianca e larga schiena; la vita stretta e i larghi fianchi; i grossi glutei e le lunghe gambe. Se il davanti è bello come il dietro capisco il perché mio marito non è stato capace di resisterle. Un diavoletto balla nella mia mente. Un pensiero perverso si fa strada. Sento la mia pussy miagolare. La componente saffica sta avendo il sopravvento. Sono eccitata. Desidero possedere quel stupendo corpo. I glutei di Jane sono come un magnete. Appoggio il vassoio sul comodino e mi spoglio. Salgo sul letto e mi distendo dietro la schiena di mamma. Il mio pancione si schiaccia contro il suo giro vita. Le mie gonfie zizze premono contro la sua schiena. I miei grossi capezzoli spingono, come chiodi, contro il suo corpo. Le mie braccia la cingono in un stretto abbraccio. Mamma si sveglia e cerca di girarsi.
“Non muoverti. Mi piace stare dietro di te.”
“Cosa ti succede? Sei nuda. Sono anni che non vieni nel mio letto. Hai litigato con tuo marito?”
“È tutto a posto. Ti ho portato la colazione. Dormivi. Ho desiderato abbracciarti. Mi piace sentire il tuo corpo contro il mio.”
“Sento che sei eccitata. I tuoi capezzoli sono talmente duri che sembrano due bulloni che vogliono perforarmi la schiena.”
“Mamma è il profumo che emana il tuo corpo che mi eccita.”
“Se non fossi mia figlia penserei che stai per farmi una proposta oscena.”
Le mie mani si spostano e salgono lungo il suo vellutato corpo fino a raggiungere le poderose mammelle. Le artiglio.
“Hai pensato giusto. Tu mi piaci. Mamma voglio fare l’amore con te. Desidero scoparti.”
Jane ha un balzo e tenta di liberarsi dal mio abbraccio. Non ci riesce.
“Di un po’. Il caldo ti ha dato alla testa. Come puoi dirmi tali oscenità. Sono tua madre. Sei per caso diventata lesbica. A vederti e per quanto a mia conoscenza non si direbbe.”
Le mie dita hanno trovato i suoi capezzoli; li circondo e li strizzo torcendoli. Il corpo di mamma ha un brivido.
“Vedo che ti piace quello che ti sto facendo. No. Non sono lesbica. Sono una bisessuale. Mi piace andare a letto anche con donne e tu sei la più bella donna che io abbia mai visto. Non mi importa se sei mia madre; ti voglio. Lascia che ti ami.”
Ancora una volta tenta di liberarsi dal mio abbraccio. Gira la testa e mi redarguisce.
“Smettila. Sei mia figlia. Non puoi desiderare di fare l’amore con me.”
Non le rispondo. Avvicino la mia bocca alla sua e la bacio. Con la lingua forzo le sue labbra. Mamma oppone resistenza. Le mie dita continuano a torturarle i capezzoli. La mia insistenza ottiene i suoi frutti. Le labbra si dischiudono e la mia lingua guizza verso l’interno. Vado in cerca della sua lingua e comincio a duellare con essa. Le nostre lingue si avviluppano. Mamma geme. È un bacio carico di libidine quello che io e mia madre ci scambiamo. Dopo alcuni minuti smettiamo. Allento la pressione delle braccia intorno al suo corpo. Riesce a girarsi. Ci guardiamo negli occhi.
“Sei una pazza e lo sono anch’io che ti assecondo. Vai a chiudere la porta e torna da me.”
“Non preoccuparti in casa non c’è nessuno. Rilassati e lasciati guardare.”
Si. È come ho immaginato. È bellissima. Ha un corpo da far impazzire. Le sue labbra sono carnose. I suoi occhi neri luccicano e sprigionano scintille. Ha un collo lungo. Il mio sguardo continua a scivolare su quello splendore. Quando raggiungo il seno inconsciamente un’esclamazione di meraviglia mi esce dalla bocca. Non ho mai visto due mammelle così belle. Ne io e ne mia sorella abbiamo un seno così perfetto. La natura si è divertita ad impastarlo. Le zizze sono due globi di alabastro. Due ampie aureole di colore caffellatte circondano due grossi capezzoli di colore rosso scuro che puntano verso il cielo. Resto incantata a guardare una si bella meraviglia. Lentamente il mio corpo va incontro al suo. La mia testa si flette in avanti. Le mie labbra entrano in contatto con un suo capezzolo. Apro la bocca e tiro fuori la lingua. La faccio roteare su quella succosa ciliegia. Lo titillo facendolo vibrare. Mamma geme. Lo circondo con le labbra e lo imprigiono nella mia bocca. Lo mordo e lo lecco. Jane miagola. Incomincio a succhiare. Una mia mano è sulla zizza libera. La pastrugno. È soda. Le dita si impossessano del capezzolo e lo strizzano. Mamma nitrisce. Continuo a succhiare; mamma mi afferra per i capelli e preme la mia testa contro la mammella.
“Dio come sei brava. Ti prego non smettere. Continua così.”
Non ho nessuna intenzione di fermarmi. Sposto il mio corpo in modo da trovarmi con le mie mammelle in direzione della sua bocca. Mi chino e un mio capezzolo è sulla sua bocca. Lo strofino sulle sue labbra. Mamma apre la bocca e lo accoglie dentro. Prima lo lecca e poi lo ciuccia. È brava. Del resto non può essere diversamente visto che si esercita a leccare e succhiare il cazzo di suo genero. Le contrazioni al mio basso ventre diventano sempre più forti. È il momento di continuare l’esplorazione. Con uno sforzo stacco la bocca dalla mammella e sempre leccando scendo verso il basso. Raggiungo la pancia. Nonostante l’età e nonostante abbia partorito due figlie il ventre è piatto. Non un ombra di pinguedine si nota. La palestra e i massaggi la tengono in forma. Continuo a far scivolare lo sguardo. Un folto e rossiccio triangolo di ricci peli si perde fra le sue cosce. Con voce che tradisce l’emozione le chiedo se vuole allargarle. Jane tira su le gambe portandole contro le cosce che allarga a 180°. La massa di peli è più vasta di quanto si notava quando era distesa. I peli si allargano fino ad invadere i due inguine. La rende più arrapante.
“Dai, mamma, aiutami a vederla, mostramela.”
Jane porta le mani sulla vagina; poggia le dita sulle grandi labbra e, operando una pressione verso l’esterno, le dilata. Il centro del mondo si apre ed il roseo delle pareti viene alla luce. Le piccole labbra dal colore vermiglio, gonfie e pulsanti. fanno la loro comparsa. Si vede la fessura dell’uretra e il piccolo ma grosso clitoride.
“Mamma hai una vagina che è una meraviglia.”
Fiondo la testa su quella stupenda visione e la bacio. La lecco. Stringo fra le labbra le piccole labbra e le succhio. Il corpo di mamma incomincia tremare. La mia lingua si fa strada nell’oscuro orifizio vaginale. Lecco le pareti intrise di umori. La fotto con la lingua. Mamma grida e viene. Lappo e ingoio il suo miele. La posizione che abbiamo assunta permette a mia madre di trovarsi con la testa fra le mie cosce e con la vagina sulla sua bocca. Questo le consente di ricambiare quello che io le sto facendo. Diamo vita ad un lungo e sconvolgente sessantanove che ha il suo culmine in un reciproco pompino. Lei imprigiona il mio clitoride fra le sue labbra e lo succhia fino a provocarmi un violento orgasmo che ha il suo epilogo nella bocca di mia madre che ingoia il frutto del suo lavoro. Io non le sono da meno. Mi diverto un mondo a giocare con il suo clitoride che ha assunto la grandezza della prima falange del dito pollice. Sembra un piccolo cazzo. Lo titillo con la lingua. Lo avvolgo con le labbra e lo succhio fino a portarla al raggiungimento di un devastante orgasmo. La sento gridare. Poi dalla fenditura della sua uretra vedo sgorgare, come fosse lava, un denso liquido che si riversa nella mia bocca. È il suo sperma. Lo ingoio. È buono. Un pò acidulo ma gradevole al palato. Sono contenta. Ho fatto sesso con mia madre. Cambio posizione e mi stendo al suo fianco. Siamo entrambe girate su di un fianco. Ci guardiamo negli occhi. Mamma mi da un delicato bacio sulla bocca.
“Sono sconvolta. Ho fatto l’amore con mia foglia ed ho goduto. Non ho mai fatto l’amore con una donna. È la mia prima volta. È stato bellissimo. Non è come farlo con un uomo. È più … è più … non so dirlo. C’è meno violenza e più amore. Ecco. Ti ringrazio per avermi fatto scoprire questo lato di me che non conoscevo.”
“Mamma, da oggi, in questa casa molte cose dovranno cambiare.”
Jane mi guarda con aria interrogativa poi, credendo, che mi riferissi a quanto accaduto tra noi due sorride.
“Si, amore, hai ragione.”
Mi abbraccia e mi stringe contro di se. Le mie mammelle si schiacciano contro le sue. Restiamo in quella posizione per diversi minuti. Poi mi libero dal suo abbraccio ed esco dal letto.
“È tempo di alzarci. È quasi mezzogiorno. Fra poco Brigitte rientra e non voglio che ci trovi in questo stato.”
Jane mi guarda e tende le braccia verso di me.
“Abbiamo tempo. Vieni, ho ancora voglia.”
Non me lo faccio chiedere una seconda volta.

Continua

P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-09-17
1 0 . 5 K
visite
3
voti
valutazione
6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.