Quel diavolo di Michele
di
Antonio G
genere
tradimenti
Sono fidanzato da cinque anni e lo scorso autunno mi è capitata una situazione davvero imbarazzante. In pratica, sono diventato cuck...e ancora faccio fatica a metabolizzare l'accaduto, nonostante la profonda eccitazione che provo tuttora nel ripensarci. Ho 39 anni e da tempo parlavo di questa mia fantasia alla mia compagna (lei 36enne). All'inizio mi prendeva per matto, ma poi, col tempo, ha iniziato a considerare plausibile questo genere di trasgressione. E' stato un lungo lavoro di convincimento il mio. Giustificavo in modo garbato ma convincente la mia "esigenza" e, col passare dei mesi, la mia lei ha iniziato divertita a prendere in considerazione l'ipotesi di accettare di tradirmi. Ci sono voluti anni prima di passare ai fatti, ma ce l'abbiamo fatta. Quando finalmente ha detto che si sentiva pronta, che la cosa la stuzzicava, per me è stata un'emozione fortissima. Quando poi mi ha spiegato che era intrigata dal tradirmi con un uomo che conoscevo già, in modo da rendere più imbarazzante la situazione...beh...ho provato un brivido lungo la schiena. Era proprio quello che volevo. Nadia (la mia compagna), ha lasciato a me il compito di scegliere. Mi ha spiegato che non le interessava la prestanza del "prescelto", e che ormai era talmente presa dalla cerebralità della trasgressione che tutto il resto era secondario. Insomma, anche un uomo brutto le sarebbe andato bene, purchè fosse un mio conoscente, in modo da rendere l'imbarazzo ancora più forte. E pose un'altra condizione: io avrei dovuto aspettare fuori dalla camera da letto, rigorosamente chiusa. Per me non era affatto un problema accettare, in quanto anche per me l'aspetto cerebrale è preponderante e una situazione del genere sarebbe stata emozionante da vivere proprio per la complessità emotiva che ne sarebbe derivata. La scelta del fortunato (premetto che Nadia è una bella donna, mora, un metro e 65 circa e piuttosto formosa) ricadde su Michele. Vi starete chiedendo chi è, immagino. Michele ha 67 anni, è da poco in pensione ed è stato, circa diciassette anni fa, il compagno di mia madre per un periodo di circa un anno. Io avevo 22 anni, i miei genitori erano divorziati da parecchio e mia madre ufficializzò la sua frequentazione con Michele, anche se non sapevo realmente da quanto tempo la loro relazione fosse cominciata. Ho pensato a lui perchè in quell'anno che frequentò casa nostra, in molte occasioni rimase anche a dormire. E quando dico dormire, lo intendo in senso lato...sì insomma, oltre a dormire faceva anche altro, eheheh. L'appartamento dove abitavamo era di modeste dimensioni, le camere erano vicine, e il cigolio del letto di mia madre era ben udibile dalla mia camera. Fu in quel periodo che iniziai a capire quanto potesse essere stuzzicante l'imbarazzo che deriva da una situazione spiazzante.Quel cigolio inequivocabile era spesso dannatamente lungo, in alcuni casi anche più di mezzora, e Michele gestiva i tempi dell'amplesso cadenzando i ritmi con maestria. E, per quanto mia madre cercasse di essere discreta in quei momenti, qualche gemito ogni tanto le scappava. Ricordo che provavo una certa "sudditanza" per Michele, abbassavo lo sguardo a volte quando lo vedevo in casa. La sua virilità mi metteva soggezione, ma lo ammiravo. Per questo motivo ho scelto di chiedere a lui di diventare il bull occasionale della nostra coppia, e l'ho fatto recandomi da lui. So dove abita, è single e sapevo che quindi non avrei messo in imbarazzo nessun altro, tranne lui. Quando suonai il campanello e lui uscì nel cortile della sua villetta, mi riconobbe subito e si mostrò assai sorpreso. Gli dissi che volevo proporgli una cosa, una situazione "simpatica". Lui rimase perplesso, mi scrutò con curiosità. Mi disse "mai mi sarei aspettato di vederti qui. Entriamo in casa e accomodati". Mi preparò un caffè, ricordammo i tempi in cui lui veniva a casa, mi chiese di mia madre, di come stava. Poi mi feci coraggio e andai al dunque. Feci un bel respiro e dissi "Michele, io e la mia compagna vorremmo provare una trasgressione. Io vorrei farla andare a letto con un altro uomo e lei mi ha detto di scegliere un conoscente. Ho scelto te". Lui mi guardò basito...poi però sorrise. Disse "io rispetto le scelte di tutti...ma perchè proprio io?" Ed io "perchè ricordo il rumore che faceva il letto quando dormivi con mia mamma...". Lui rise compiaciuto. Una risata piena, irriverente, sinceramente divertita. Subito dopo aggiunse "ti ricordi di quando me la..." ed emise un fischio ritmato, come a ricordare in modo onomatopeico l'amplesso. Rimasi stupito da tanta debordante scurrilità, ma al tempo stesso stuzzicato dal suo compiacimento. Balbettai mezza frase e lui "e ti ricordi il letto che faceva gnic gnic gnic", facendosi una risata ancor più ignorante. In fondo era proprio quello che volevo: un apparente gentiluomo intriso in realtà di un retrogrado e compiaciuto maschilismo. Ed io volevo proprio un tipo del genere. Lui si disse interessato e mi chiese se Nadia era "scopabile". Gli spiegai quanto fosse bella, e Michele sorrise ingolosito. Il sabato seguente, come da accordi, venne a cena da noi. Io e Nadia abitiamo insieme dalla scorsa estate. Un passo fortemente voluto da entrambi dopo anni di fidanzamento. Quando gli aprii la porta, Michele strabuzzò gli occhi: accanto a me c'era Nadia in gonna nera e camicetta bianca, con tacchi. Vidi sul volto di Michele stamparsi un sorriso che faceva intuire cosa stava pregustando. Io e Nadia eravamo imbarazzatissimi ed io, per rompere il ghiaccio, invitai Michele in soggiorno dove avevamo già predisposto un buffet veloce ma gustoso. Versai il prosecco, mangiammo e chiacchierammo un po' di tutto, senza toccare mai l'argomento che aveva condotto Michele da noi. Sì, io e Nadia eravamo davvero imbarazzati e la cosa mi eccitava. Finito il buffet, Michele ruppe gli indugi. "Allora, se per voi va bene, io sono pronto" e mi guardò con aria beffarda. Io guardai Nadia e lei annuì. Michele guardò a sua volta Nadia e disse "Nadia, se vuoi, andiamo in camera". Lei disse "certo" e lo prese per mano, conducendolo in camera da letto. Lui, prima di entrare, si girò verso di me e disse "con permesso...". Non potete immaginare il corto circuito emotivo che ho provato in quel momento. Il mio sogno si stava realizzando, e l'eccitazione e la gelosia si univano dando vita ad un'emozione indicibile. Decisi di sedermi in salotto, davanti alla tv. Dopo circa un quarto d'ora, il letto cominciò a cigolare...lo stesso cigolio che sentivo anni prima, quando Michele si divertiva sotto le lenzuola con mia madre. Il letto iniziò a cigolare alle ore 21 e 52 e cessò di far rumore alle ore 22 e 28, quando Michele e Nadia emisero praticamente all'unisono dei gemiti che facevano intuire come il loro piacere fosse giunto al culmine. Trentasei minuti di cigolio, modulato nei ritmi, più lenti in alcuni frangenti e più incalzanti in altri, ma incessante. Io seduto in salotto, col membro duro come il marmo, a toccarmi incredulo, in quei trentasei interminabili minuti. Venni due volte, mentre li sentivo. Nadia gemeva di piacere col garbo innato che la contraddistingue, mentre Michele ansimava compiaciuto col tono di un cavernicolo arrapato. Quando lui uscì dalla stanza era solo e non ero sorpreso. Il giorno prima Nadia mi aveva confidato che avrebbe preferito rimanere in camera dopo l'amplesso, per metabolizzare meglio l'adrenalina e l'imbarazzo derivanti dalla trasgressione. E così fece. Quando Michele mi vide, ero seduto esausto sul divano. Esausto emotivamente ma anche fisicamente, per via di quella potente eccitazione. Michele si versò nel bicchiere l'ultima goccia di prosecco, la tracannò compiaciuto, mi guardò, mi si avvicinò e disse "gran femmina Nadia...e, con tutto il rispetto, non so come faccia a stare con te...mentre lo facevamo mi ha detto che tu in genere non duri più di cinque minuti...". In parte non era vero. Cioè, qualche volta sono durato anche sette-otto minuti. Certo, non trentasei, lo ammetto. Ma non dissi niente. Lui allora mi guardò ancora in modo irriverente e disse "e dopo la mammina, hai sentito di nuovo il letto fare gnic gnic gnic" e rise in maniera sguaiata. Poi andò via, ed io andai in camera da Nadia. Lei aveva un sorriso beato, le era davvero piaciuto. Da allora, ricordiamo spesso le emozioni di quella sera, e quando facciamo l'amore lei mi stuzzica ricordandomi quanto è stato maschio Michele. Io non eguaglierò mai i trentasei minuti di Michele (che a 67 anni sono una performance di tutto rispetto), ma sono consapevole di avere una compagna straordinariamente intelligente e autoironica.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Quella strana sudditanza
Commenti dei lettori al racconto erotico