Quel diavolo di Michele (parte seconda)
di
Antonio G
genere
tradimenti
I giorni successivi a quella sera furono difficili da gestire per me. Facevo ancora fatica a realizzare quanto era accaduto e dovevo confrontarmi con una dimensione nuova, quella in cui la realtà aveva superato la fantasia, mostrando a me stesso quanto fossi vulnerabile. Diventare cornuto mi era piaciuto da matti ma aveva anche messo a nudo le mie insicurezze. La mia virilità usciva a pezzi dal confronto con Michele che, malgrado i suoi 67 anni, a letto dimostrava una salute invidiabile. Le notti successive, Nadia non aveva mancato di farmelo notare. Ovvio, la sua ironia era anche funzionale alla nostra eccitazione, sublimava quello che era stato il mio percorso di cuck, ma al tempo stesso un po' mi feriva. Io l'avevo sempre saputo che duravo poco sotto le lenzuola, ma lei aveva sempre fatto finta di niente, accettandomi e amandomi, vivendo la sessualità con l'eroica generosità tipica delle donne che hanno un compagno poco "performante". Ora però era diverso, ora c'era un confronto con un bull attempato che ridicolizzava ancor più le mie prestazioni. E se durante l'intimità con Nadia il rievocare quella sera mi eccitava, dopo dovevo però convivere con una sensazione di inadeguatezza che ero riuscito a celare a me stesso per molto tempo. Il trionfo di Michele nel mio letto mi aveva però costretto a fare i conti con la realtà. Dopo alcune settimane (era ormai dicembre), Nadia mi prese in contropiede e fu lei a propormi di rifarlo. In principio, quella serata con Michele sarebbe dovuta essere una stravaganza irripetibile, una trasgressione che non avrebbe dovuto avere un seguito. Lo aveva deciso Nadia, che voleva provare quell'esperienza ma non voleva abituarsi (e abituarmi) a quel nuovo stile di vita. Dopo quella sera però, per un po' fui proprio io a pensare che forse era meglio così, era meglio non continuare. Dentro di me avevo il terrore che Nadia potesse preferire Michele. Certo, mi ero eccitato tantissimo ed era stata una sensazione indescrivibile ma forse era meglio che rimanesse un episodio, pensavo. Quando Nadia, a cena, di punto in bianco mi disse "Michele come sta? Lo hai più sentito? Potremmo invitarlo di nuovo qui, se vuoi", per un attimo sentii il mondo crollarmi addosso. Rimasi spiazzato, dissi che non l'avevo più sentito e non mi pronunciai sulla sua proposta. Nadia allora mi incalzò. "Potremmo farlo venire a cena il prossimo sabato, che ne dici?" disse. Sembrava una richiesta piuttosto esplicita e la cosa un po' mi feriva. Avrei voluto condurlo io il gioco, decidendo se e come andare avanti, ed invece lo stava conducendo lei, facendomi capire che ormai l'esigenza di "evadere" era soprattutto sua. Messo alle strette, ritenni più dignitoso accettare che tergiversare. Le dissi che era un'ottima idea e il giorno dopo chiamai Michele. Lui mi rispose esordendo così: "gnic gnic gnic...come stai, cornutone?" e rise in maniera sguaiata. Ebbi un'erezione talmente forte da rendermi difficile anche l'articolazione di una breve frase. Con un filo di voce gli dissi "bene...tu?" e lui "benissimo, ma vorrei farmi di nuovo un giro di valzer con Nadia, eheheheh". "Ti avevo chiamato proprio per questo" dissi. "Se vuoi, sabato sera ti aspettiamo a cena da noi". Lui rise e disse "bravo, ora mi sei piaciuto", proseguendo a ridere. Lo salutai e corsi in bagno a masturbarmi. Capii in quel momento quanto forte fosse la mia indole cuck...e dinanzi all'indole non c'è dignità che tenga, per un cuck è così. Arrivò finalmente il fatidico sabato sera e Nadia era davvero bellissima. Stavolta aveva scelto di indossare una gonna più corta che metteva in evidenza le sue belle gambe, ancor più slanciate da un paio di tacchi eleganti. La camicetta color fucsia esaltava i suoi seni prosperosi e faceva crescere in me l'eccitazione. Quando Michele suonò il campanello, Nadia gli aprì la porta e lui, nel vederla, esclamò "che spettacolo!". Nadia rise e lui la salutò con un doppio bacio sulle guance piuttosto caloroso, il tutto davanti ai miei occhi. Ero geloso, ma nonostante tutto pregustavo il dopo. Anche questa volta avevamo preparato un buffet agile ma sfizioso, innaffiato da un buon prosecco. Il menù venne gradito da Michele, e la serata scivolò rapidamente verso l'epilogo che ormai non si poteva più rimandare. Mentre finivamo di sorseggiare il prosecco, Michele disse "Nadia, se vuoi..." e Nadia, senza la minima incertezza, rispose "sì, ovviamente...". Quelle parole mi crearono un forte disagio ma al tempo stesso ero consapevole che l'eccitazione si insinuava sempre più nella mia mente. Andarono in camera da letto come se per loro fosse la cosa più naturale del mondo ed io rimasi in salotto, seduto sul divano, a fissare il vuoto. Dopo pochi minuti il letto iniziò il suo "concerto", con quel cigolio lento ma incessante che poche settimane prima era entrato nei miei timpani e nella mia mente. Anche stavolta, non potendo guardare, l'udito aveva preso il sopravvento ed era diventato il senso principale, la bussola che mi aiutava ad orientarmi il quel labirinto di emozioni. I gemiti di piacere di Nadia erano quelli di una femmina in calore che finalmente aveva trovato un maschio in grado di montarla. Michele ansimava beatamente e gestiva la durata dell'amplesso con la stessa bravura che tanti anni prima aveva reso mia madre una donna felice. Avevo 22 anni ai tempi della loro frequentazione, ora ne ho 39, è passato tanto tempo ma Michele a letto dice ancora la sua. Si pompò Nadia per oltre 40 minuti, con un ritmo che passava dall'adagio all'allegro andante ma non conosceva pause. Ogni tanto, nel bel mezzo della chiavata, lui le ricordava quanto il galateo fosse un insignificante optional in quei momenti. Si andava da "ti piace la salsiccia, eh..." a "come godi, sei proprio una mignotta..." e mi fermo ma devo ammettere che Michele sciorinò un repertorio da gran letterato quella sera. Il tutto ovviamente condito dalle sue grasse risate. Quando finirono e lui uscì dalla camera, io ero già venuto da un bel po' ed avvertivo quasi un senso di nausea. Lui aprì il frigo, stappò una lattina di birra e iniziò a scolarsela. Non dissi niente e Michele, finito di bere, mi guardò con autorevolezza e disse "ora torno in camera...Nadia vuole che dorma con lei stanotte". Mi si gelò il sangue. Gli dissi che gli accordi non erano quelli e lui "ma quali accordi...zitto e muto...e ringrazia che te la scopo, proprio come mi scopavo tua mamma!". Rimasi in silenzio, lui capì che avevo accusato il colpo e nel fissarmi declamò il suo onomatopeico verso di trionfo: "gnic gnic gnic", rievocando il cigolio del letto. Io zitto. Tornò in camera e dormì con Nadia. Rimasi sul divano, perso tra i miei dubbi. Non riuscivo a dormire e, dopo un po', mi accorsi che nemmeno loro avevano voglia di dormire. Si fecero un'altra scopata, più breve ma bella intensa, e poi si addormentarono. Mi eccitai nel sentirli e mi segai di nuovo, abbandonandomi al mio destino di cuck e lasciandomi cullare dal sonno dopo aver raggiunto il culmine di quello strano piacere. La mattina seguente Nadia mi svegliò accarezzandomi dolcemente, ed io vidi il suo volto raggiante. "E Michele?" chiesi subito. "E' andato via poco fa. Ti preparo un caffè". Ormai per lei era tutto normale, tutto dannatamente naturale. Fu allora che capii che il mio destino nella vita era uno ed uno solo: stare fuori dalla camera a sentire Michele che si divertiva.
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