Roberto, il figlio del mio vicino
di
Aramis
genere
gay
Roberto, il figlio del mio vicino
L’approccio
Abitavo sull’altro lato della strada rispetto alla casa dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino carino, l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 16 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con sè i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale porno vietato, era stato scritto sul giornale locale e fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo, dolce, bel Roberto, era ritornato a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni per cui avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero gay gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto.
Me ne andavo altrove ogni volta che mi veniva la voglia, andavo in città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città dove ero il buon vecchio Berto.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava molte ore.
Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo necessario per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapesse quello che si diceva di lui e tenesse un profilo basso.
Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi.
A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza quando la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Un bel viso come suo figlio. Lui ha un viso veramente bello, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi da gatto. Ciglia lunghe e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinello.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta della casa loro casa, Gianni la lasciava sempre aperta, sapeva di non avere niente di valore da rubare.
Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa facessi lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio, gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“È andato fuori” Mormorò il ragazzo, poi i suoi occhi deviarono di nuovo sulla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?”
Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente.
“Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero su di lui senza nascondere il fatto che lo stavo osservando.
Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Ti do una lattina, ma prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto.”
“Sporco stronzo!”
Ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle bianche cosce snelle.
Spinse completamente giù i piccoli slip neri fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie.
Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del divano ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode.
La pista di neri peli ordinati cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato.
Gli diedi una lattina senza parlare, lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua: “Tienili giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo viso pallido a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina.
Le lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò via mentre alzava la lattina alle piene labbra seducenti.
Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di immagini oscene mentre lo guardavo. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto.
Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per scopare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Accennai di sì, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni.
Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino.
Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita.
Succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta.
Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di pochi peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia mano calda sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il carezzare sul suo pene e sulle sode palle rotonde.
Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta.
Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti di attrito della mia mano sentii che cominciava ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo masturbato, dopo tutto?
In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei scopato; era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri.
Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe.
Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? “ Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre sporche fossero sufficienti ad evitare guardoni e la casa dall’altra parte della strada era la mia, quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace scopare, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei ragazzi coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non mi piacciono. Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione.
Appoggiai la cappella alle sue labbra piene.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca.
Le mie dita afferrarono con più forza i morbidi capelli neri.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai: “Mostrami come li succhi. Carezzati l’uccello mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si spostò sul suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo.
Io tornai a gemere mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere.
Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto!” Ansimai mentre la sua bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola.
“Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti.
Lui pompava furiosamente sul suo pene mentre mi succhiava con esperienza.
“Spalanca la bocca, Roberto.” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra, mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca.
Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta.
Piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansimante e sulla pancia.
Gli afferrai i capelli con le due mani e gli scopai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra.
Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo.
Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era bravissimo.
Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma, quando solo la cappella era ancora tra le sue labbra, mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta.
Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardai ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti: “Sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”
Il ragazzo sexy era sdraiato sul divano nel loro soggiorno e mi guardava coi suoi enormi occhi verdi. Sembrava non avesse alcuna fretta di rimettersi i vestiti dopo aver succhiato fuori tutto il possibile dalle mie palle.
Lo guardavo giocare delicatamente col suo giovane cazzo, la pelle nuda che brillava per il suo sperma ed il mio.
“Piccola puttanella!” Risi mentre sentivo il mio uccello riprendere vita: “Direi che ti è piaciuto farmelo.”
“Tu non hai detto no.” Replicò Roberto continuando a carezzarsi il pene.
“No, non l’ho fatto. Mi è piaciuto, caro. Dove hai imparato a fare così bene i pompini?”
“Mi ha insegnato mio zio.” Disse tranquillamente il ragazzo: “Gli piaceva che glieli facessi.”
“Ci posso scommettere.” Ridacchiai: “Perché l’hai denunciato alla polizia?”
“Non l’ho fatto io. La mamma ci sorprese insieme a letto. Fu lei a farlo.” Mormorò.
Mi strofinai con più forza il pene.
“Cosa ti stava facendo quando lei entrò?”
Roberto chiuse gli occhi e pompò più vigorosamente il suo giovane uccello.
“Ero sdraiato su di lui sulla schiena, mi stava inculando ed io mi stavo facendo una sega con forza.”
“Eravate tutti e due nudi?” Ansimai.
“Uh hu!” Accennò: “Io stavo per sparare il mio carico e lui stava cominciando a vuotare le palle nel mio buco del culo quando lei aprì la porta.”
“Cristo! Cosa accadde?” Ansimai.
Il ragazzo sorrise debolmente.
“Ci guardò poi andò a chiamare la polizia.”
“Sangue di Giuda!” Esclamai eccitato e duro per quello che diceva.
“Sì… io dissi, che non stava costringendomi ma non contò molto. Mia mamma era gelosa, pensava di essere la sola che lui fotteva oltre alla moglie, non sapeva che gli piacevano i ragazzi.”
“Povero te.” Mi avvicinai, mi sdraiai sul divano sopra di lui e cominciai a strofinare il mio sesso tra le sue gambe.
Lui si avvolse immediatamente tra le sue braccia baciando con grande desiderio la mia bocca.
Impazziva per il cazzo. Non era riluttante così mi inginocchiai e cominciai a strofinare la testa del mio sesso tra le natiche del suo culo bianco e sodo.
“Dimmi quanto lo vuoi dentro di te.” Gli dissi piano.
“Oh cazzo, non lasciarmi in bianco!” Gridò rauco; aveva una voce così sexy. “Sono settimane che non vengo inculato per bene ed il tuo cazzo sembra così grosso e duro.”
“Hai bisogno di lubrificante?” Gli chiesi.
“Solo un po’ di saliva.” Mi assicurò. “Zio Bruno usava solo la saliva quando mi penetrava.”
Quasi entrai nella sua fessura quando lo disse. Bastardo fortunato quel Bruno! Bene, non così fortunato a dire il vero, voglio dire che era in galera ed io invece stavo godendo il suo libidinoso nipote. Ma sempre fortunato ad essere stato il primo a prenderlo.
Lo schiaffeggiai un paio di volte con la cappella e bagnai la sua brillante increspatura rosa con la saliva. Delicatamente spinsi un dito nel suo buco per esaminare quanto era stretto. La risposta fu ‘molto’ ma il suo anello era rilassato e mi permise di entrare abbastanza facilmente. Infilai un paio di dita per allentarlo a sufficienza per il mio grosso pene.
“Mmmhhhh…” Si lamentò contorcendosi sotto di me deliziosamente sexy.
Gli baciai il collo e cominciai a succhiargli i capezzoli mentre fottevo la sua piccola condotta stretta.
Vedevo che gli piaceva, Roberto si stava di nuovo strofinando il giovane cazzo. Gli diedi un terzo dito e lui cominciò a gridare impaziente, il suo corpo magro ondeggiava come un’onda mentre cavalcava la mia mano.
“Cosa vuoi, Roberto?” Ansimai emozionato.
“Il tuo… il tuo cazzo!” Sospirò: “Per favore! Infilami col tuo cazzo!”
Lentamente tirai fuori le dita appiccicose dal suo ano ammirando il piccolo ‘o ‘ scuro che mi faceva l’occhiolino. Schiaffeggiai due o tre volte in buco aperto, poi posizionai il glande colante contro l’ingresso invitante. Quando fece l’occhiolino aprendosi come la lente di una macchina fotografica, la testa del mio cazzo scoccò facilmente nel suo ano.
Roberto ansimò di nuovo e gridò quando sentì che gli penetravo il buco.
“Va bene, Roberto?” Gli chiesi. “Perché a me va bene. Dimmi cosa fare.”
“Inculami!” Piagnucolò contorcendosi come un serpe sotto di me: “Spingimelo dentro completamente. Voglio sentirlo dentro di me. Voglio sentire che lo usi per incularmi con forza.”
Gemetti di piacere. Era veramente un bad boy e mi piaceva. Quella piccola puttana eccitante! Avrei voluto fotterlo immediatamente ma sapevo di avere un cazzo grosso e mi presi il mio tempo spingendolo lentamente sempre più profondamente finché il suo giovane buco non ebbe ingoiato ogni centimetro del mio grosso attrezzo. Le mie palle erano appoggiate alle sue natiche e lui si stava lamentando ininterrottamente.
“Per favore! Per favore fottimi! Ho bisogno di essere inculato!”
“Oh sporca puttanella!” Grugnii ed afferrai il suo culo nudo e morbido con ambedue le mani. Il mio uccello duro cominciò a scivolare lentamente dentro e fuori di lui. Era una sensazione così incredibile che ci volle tutto il mio controllo per non riempire subito il suo giovane culo stretto con la mia sborra. Il suo interno era infuocato, i suoi lombi così caldi e bagnati. Era meglio di qualsiasi cosa avessi mai provato.
Cominciai a pompare il suo retto più duramente spingendo la mia lunghezza nel suo ano e tirandolo indietro finché ci rimaneva dentro solo la testa prima di immergermi di nuovo profondamente nei suoi intestini.
Lui sgroppò e guaì sentendo che i miei colpi che diventavano più veloci nel suo culo, strofinando con forza i punti sensibili che io sapevo essere in lui, stuzzicandolo per avvicinarlo sempre più all’orgasmo. Quando le mie spinte potenti lo portarono all’orlo, presi fiato e mi estrassi dal buco che si contorceva.
“No!” Strillò indifeso afferrandomi e tentando di tirarsi contro di me, quasi montando il mio uccello nella sua eccitata disperazione.
“Mettiti in ginocchio sul pavimento e succhiami!” Ordinai mettendomi in piedi per negare al suo culo desideroso il piacere del mio pene.
Roberto frignò desolato ma scivolò in terra, inginocchiandosi sul tappeto sporco del soggiorno e prese in bocca la mia erezione come una troia, succhiandola avidamente. Lasciai che gustasse il suo culo scaldato dal mio cazzo e gli carezzai i capelli neri umidi di sudore mentre godevo la carezza delle sue labbra ed il tocco della sua lingua sul mio palo sensibile.
“Sei un magnifico succhia cazzi, potrei lasciartelo fare ogni pomeriggio!” Ansimai. “Ma ora sono pronto per altre azioni sul di dietro. Mettiti sul divano e mostrami il tuo buco da sgualdrina.”
La giovane puttanella si gettò subito sopra il divano allargandosi le natiche pallide e mostrare il suo ano ben allenato.
Mi acquattai dietro di lui ed appoggiai la cappella al suo anello stretto.
“Ohhh!” Si lamentò piano.
“Ragazzaccio” Grugnii: “Mettiti le dita in quel buco di sporco ragazzo e fottiti per me!”
Le sue lunghe dita scesero subito al buco del culo e cominciò a penetrarsi diligentemente. Praticamente stavo sbavando alla vista del ragazzo nudo che giocava col suo ano come una prostituta.
“Sei una tale troia sporca, Roberto” Gli dissi. “Hai veramente bisogno di molto cazzo, non è vero ragazzino?”
“Per favore fottimi!” Frignò.
“Non finché non mi confessi che puttana sei.” Lo stuzzicai carezzandogli la fessura col cazzo colante.
“Io sono la peggior puttana!” Gridò: “Zio Bruno diceva che io sono buono per essere fottuto in ogni modo. Ti lascerò fare qualsiasi cosa, solo fottimi il buco. Per favore!”
“Piccolo giocattolo sporco!” Ringhiai estraendo le sue dita dal suo culo e conficcandoci di nuovo il cazzo. Afferrai le sue anche magre e tirai il buco del ragazzo sopra il mio uccello impalandolo sino alla radice.
Roberto gridò e seppellì la faccia nel cuscino, il suo giovane culo cavalcava il mio cazzo alla grande.
Lo tenni per le natiche e colpii con forza e profondamente il buco stretto. Le mie pesanti palle schiaffeggiavano tra le sue gambe mentre io spingevo spietatamente. La sua condotta stretta stava praticamente succhiandomi il pene, tentando di trascinarmi indietro ogni volta che mi estraevo dal suo ano.
L’attrito delizioso mi stava portando a venire con forza dentro di lui e sentivo che la piccola puttana stava avvicinandosi a scoppiare di nuovo.
Lo alzai tra le mie braccia, così ora stava inginocchiato, con le mani contro i cuscini del divano mentre io lo sodomizzavo. Roberto soffiava ed ansimava singhiozzando mentre lo chiavavo sempre più forte.
Le mie dita circondarono la sua asta e lo pompai mentre inculavo il ragazzo nudo. Lui cominciò a frignare come un cucciolo preso a calci mentre sentivo che cominciava a venire. Il suo buco stringeva dannatamente intorno al mio cazzo mentre vedevo il suo sperma schizzare sul cuscino del divano.
Tenendo il giovane per i capelli lo costrinsi a leccare ogni goccia dalla stoffa marrone mentre pompavo la mia calda crema di uomo nel suo buco accogliente e soddisfacente. Gemetti in estasi mentre riempivo il suo piccolo culo sexy col mio seme.
“Oh sì! Sì!”
Roberto si inginocchiò di fronte a me e succhiò e leccò il mio cazzo per pulirlo dopo che avevo usato il suo buco. Era così obbediente. Mormorai una piccola preghiera di ringraziamento a suo zio Bruno per averlo addestrato così bene.
“E’ stata un’inculata fantastica, Roberto” Gli dissi vestendomi.
Lui era ancora seduto sul pavimento nudo, sembrava stordito e sottomesso così gli carezzai i capelli. Roberto mi guardò con un piccolo sorriso stanco.
“Hai goduto del mio grosso cazzo?” Gli chiesi affettuosamente.
Lui accennò subito col capo.
“Bravo ragazzo. Più tardi, quando tuo padre sarà tornato e starà russando nel suo letto, potrai venire nel mio letto. Ok? Ti darò un’altra bella inculata. E’ evidente che ne hai bisogno .”
“Grazie.” Bisbigliò quasi timidamente.
“Sarai il benvenuto.” Risposi tirando in piedi il ragazzo nudo, carezzandogli il cazzo e dicendogli di non rimettersi i vestiti prima che me ne fossi andato.
Mentre attraversavo la strada vidi Gianni in lontananza; sorrisi, improvvisamente grato al vecchio ubriacone, per aver ‘prodotto’ un tale delizioso ragazzo per il mio piacere.
Più tardi quella notte
Non riuscivo a dormire quella notte pensando a quanto divertimento avevo avuto col ragazzo di Gianni mentre il vecchio ubriacone era fuori. Roberto era una tale bella, libidinosa, eccitante piccola puttana, lo era stato sicuramente durante il pomeriggio che avevamo passato insieme nello squallido soggiorno di Gianni.
Non avevo mai scopato un ragazzo giovane prima di allora e mi sentivo un po’ ansioso. Ma Roberto sapeva veramente come succhiare un uomo ed anche se il suo culo era deliziosamente stretto intorno al mio cazzo, quando avevo tentato di estrarlo, lui aveva tentato disperatamente di mantenere la sua figa di ragazzo sopra la mia verga rigida.
Avevo sparato una quantità enorme di sperma mentre lo inculavo, nel mio libro questo voleva dire che mi piaceva farlo con lui.
Ma la notte passò e Roberto non venne alla mia porta. Alla fine spensi le luci ed andai a letto da solo. Mi sdraiai sopra le coperte dato che faceva caldo e mi menai l’uccello duro finché non sparai il mio carico. Solamente dopo riuscii a sonnecchiare per un po’.
Lo vidi il giorno seguente che ritornava dalla spesa per suo papà. Indossava una bella maglietta ben portata e gli stessi jeans del giorno precedente. Le guance pallide si riempirono di colore quando mi vide e tentò di nascondersi dietro la frangia nera che pendeva sulla sua bella faccia.
“Ciao Roberto.” Dissi amichevole andandogli incontro in modo che fosse costretto a guardarmi.
Quando tentò di deviare anch’io lo feci per non lasciarlo passare. Con tranquillità chiesi: “Cosa ti è successo la notte scorsa? Stavo aspettando che tu venissi a scaldarmi il cazzo.”
“Umm… mio papà è tornato a casa tardi.” Borbottò il ragazzo abbassando la testa: “Quando è arrivato ero già addormentato e mi sono svegliato questa mattina alle 8.”
“Ora è a casa?”
Volevo toccarlo ma non mi fidavo di farlo in strada dove era possibile che ci stessero guardando.
“Sì, sta guardando le corse.”
“Sono per lui?” E accennai col capo alla birra che teneva le lunghe dita da ragno.
“Sì.”
“Bene potresti portargliela.” Suggerii amabilmente: “E quando hai fatto la commissione per tuo papà, potresti fare alcuni piccoli lavori per me, che ne dici?”
Mi guardò ed improvvisamente i suoi occhi verdi divennero molto accorti. I piccoli denti bianchi morsero il labbro inferiore mentre mi valutava.
“Cosa c’è per me?” Chiese alla fine.
“Beh, tutto dipende da quale lavori farai.Che ne dici di una bottiglia di vodka e qualche sigaretta per iniziare?”
Lui alzò le spalle.
“Ok.”
“Ci vediamo tra quindici minuti? Lascerò la porta socchiusa.”
“Sì. Ok.”
Mi rivolse un piccolo sorriso storto e mi sorpassò come se non fosse accaduto nulla. Mi girai e guardai il suo bel culo che ondeggiava in quegli stretti jeans blu. Il mio uccello si irrigidì piacevolmente nei pantaloni ed attraversai la strada affrettandomi a casa per prepararmi.
Dopo venticinque minuti sentii il rumore della porta che si apriva e richiudeva.
Stavo cominciando a pensare che mi avesse bidonato di nuovo quando entrò nel soggiorno avanzando tranquillamente come un piccolo gatto, la sua faccia era rossa e sudata.
“Cosa ti è successo?” Chiesi alzandomi in piedi ed abbassandomi la cerniera della patta per fare uscire il pene duro.
Gli enormi occhi verde foglia di Roberto si posarono brevemente sulla mia verga eretta e poi salirono al mio viso.
“Papà voleva il pranzo e ho dovuto correre al negozio a comprare il necessario.” Ansimò.
“Sei un bravo ragazzo.” Dissi con un sorriso. “Togliti i vestiti.”
Lui mi guardò di sottecchi lentamente.
“Qui?”
“No, fuori nel giardino! Naturalmente qui!” Risi scuotendo la testa.
“A meno che tu non voglia che saliamo subito in camera da letto.”
Roberto alzò goffamente le spalle, ma cominciò subito a togliersi la maglietta mentre gettava uno sguardo verso la finestra con le sue tende spesse come se stesse stimando quanto si poteva vedere da fuori.
Mi sfibbiai la cintura e lasciai che i pantaloni precipitassero, poi mi tolsi camicia e cravatta piegandoli ordinatamente sul bracciolo di una sedia e mettendoci insieme anche i pantaloni. Mi tolsi calze e mutande mentre Roberto si stava togliendo i jeans stretti. Li lasciò cadere a terra e ne uscì, pallido, nudo e quasi completamente senza peli. La mia verga si contorse di desiderio a quella vista.
Camminai verso di lui che aveva solo le scarpe. Il suo bel cazzo era molle ma io vi misi sopra una mano e cominciai a carezzarlo lentamente e delicatamente.
Mi sembrava nervoso ma io perseverai facendo rotolare le palle sode tra le dita e muovendo delicatamente la sua verga sexy tra le prime due dita ed il pollice.
L’altra mano si posò sulle sue natiche nude e le strinse, mi chinai a baciare il suo giovane collo pallido mentre l’accarezzavo.
Il mio pene eretto sobbalzava contro la sua pancia e sentii una piccola goccia di pre eiaculazione cadere dalla cappella quando la pelle di seta del suo giovane corpo incontrò il mio uccello.
“Posso avere un drink?”
Bisbigliò, la sua voce era emozionata ed ansiosa.
“Sicuro. Vuoi un po’ di quella vodka?” Mormorai nel suo orecchio.
Lui accennò col capo rapidamente, andai all’armadietto del bar e ne presi la bottiglia di Vladivar che avevo comprato quella mattina ed un solo bicchiere. Volevo tenere la testa sgombra per godere ogni secondo del nostro piacere.
“Con cosa la vuoi?” Gli chiesi.
“La voglio liscia.”
“Sei sicuro?” Lo guardai di traverso.
Lui accennò di sì automaticamente così versai un paio di dita di liquore chiaro e glielo passai.
Lo bevve in un sorso e si asciugò la bocca col dorso della mano.
“Un altro?”Gli chiesi con un sorriso.
Un altro cenno fu la risposta così questa volta riempii un po’ di più il bicchiere. Lo vuotò in tre sorsate questa volta e la sua espressione non era più così nervosa mentre mi rendeva il bicchiere.
“Vediamo se ti puoi guadagnare il prossimo” Dissi rimettendo la bottiglia nell’armadietto.
“Vieni qui e mettiti in ginocchio, bello. Sentiamo quelle belle labbra morbide sulla mia verga.”
Deglutì con forza e mi venne di fianco dopo una breve esitazione. Si inginocchiò subito ed io carezzai di nuovo i capelli neri e morbidi che gli coprivano il viso mentre con quelle mani lunghe e sottili cominciava a carezzarmi delicatamente l’asta. Teneva gli occhi abbassati quando tirò il mio sesso verso le sue labbra e cominciò a baciarmi il pene eretto salendo e scendendo lungo la verga.
Quando giunse alle palle le leccò pungendo con la lingua il sacco peloso mentre le sue mani menavano abilmente il mio membro palpitante.
“Che bello!” Ansimai. “Mmmm, sei uno sporco ragazzino, Roberto. Tu sai veramente come occuparti dell’attrezzo di un uomo. Apri la bocca ed ora mettici dentro la cappella. È ora di succhiare il grosso uccello dello zio.”
Il ragazzo spalancò la bocca e con una mano vi guidò dentro la mia verga. L’altra continuava a stringere e strofinare con forza le palle.
Sentii il piacevole formicolio che precede l’orgasmo nel mio inguine mentre il bel giovane cominciava a succhiare lentamente la testa del cazzo.
La sua lingua carezzava la grossa campana porpora che scivolava tra le sue labbra. Presi nel pugno i suoi capelli neri e lucenti e cominciai a fargli muovere la testa spostando ritmicamente le sue labbra morbide su e giù sulla mia asta.
Ne ero affamato: ero nudo ed eretto nel mio soggiorno con un ragazzo nudo ai miei piedi che aveva appena preso volentieri il mio cazzo duro nella sua bocca. Il ragazzo stava succhiandomi come un piccolo campione.
“Oh Roberto!” Gemetti. “Ti sto venendo in bocca.”
Afferrai con forza i suoi capelli e cominciai a sgroppare nella sua gola sentendo l’ingresso stretto della sua faringe intorno al mio glande.
Roberto tossì ed soffocò, la bava gli correva sul mento e sulle mie palle quando praticamente mi portò nella sua gola sino all’elsa. Era così desideroso di darmi piacere che mi spinse all’orlo. Le mie palle sobbalzarono ed io sparai il mio primo fiotto di sperma nella sua gola.
La sua testa diede ancora una scossa ed io gli permisi di togliersi vedendolo tossire e soffocare.
Mi strofinai con forza il pene e ne estrassi un altro colpo di sborra che schizzò sulla sua bella faccia.
Afferrandolo di nuovo per i capelli spinsi ancora la cappella nella sua bocca.
“Succhiami per pulirlo!” Ordinai: “Succhiaci fuori anche l’ultima goccia.”
Lui continuò a succhiare, dio lo benedica. La sua bocca bagnata e morbida si muoveva con forza sulla testa del mio attrezzo e mi venne duro per il piacere di vedere la mia sborra scendere sul suo mento. Le sue guance arrossirono mentre mi succhiava avidamente coi suoi begli occhi verdi leggermente chiusi.
Una mano mi masturbava delicatamente la base dell’asta mentre ingoiava la cappella. Quelle labbra piene e morbide erano meravigliose e calde sul mio pene palpitante. Sentivo i rapidi sbuffi del respiro dalle narici che si muovevano lungo la pelle della mia erezione mentre mi lavorava con la bocca.
“Sei un bravo ragazzo, Roberto” ansimai. “Quello che mi fai sentire è incredibile.”
Mi guardò con un mezzo sorriso che gli torse le labbra intorno al mio cazzo. Anche quella sensazione era favolosa.
“Perché non ti sdrai con me sul divano?” Suggerii.
Il mio divano era di morbida pelle crema. Sapevo che era piacevole contro la pelle nuda, presi una bottiglia di baby oil dall’armadietto e la allungai al ragazzo incoraggiandolo a strofinarselo lentamente sul corpo nudo mentre io guardavo.
Si sedette sull’orlo del divano e si tolse le scarpe da quel bravo ragazzo che era poi si appoggiò indietro con un piccolo sospiro e prese la bottiglia dalla mia mano.
Mi sedetti sul bracciolo del divano e lo guardai con bramosia mentre lui faceva scendere l’olio scivoloso sul magro torace senza peli e giù sull’inguine.
Appoggiò la bottiglia accanto a se e cominciò a far correre furtivamente le mani su e giù sul torace e sulla pancia nuda, poi si carezzò in cerchi lenti abbassando le mani mentre io lo guardavo impaziente.
Quasi cautamente portò le dita nello scavo delle sue ossa iliache e si carezzò tra le gambe strofinando l’olio nella carne morbida dello scroto, poi allargò leggermente le gambe per toccarsi la parte posteriore delle palle.
La pelle morbida brillava per il baby oil, prese di nuovo la bottiglia e versò il liquido serico sopra il pene semiduro. Il mio respiro dovette affrettarsi perché lui mi guardò contorcendo le labbra.
“Vuole guardarmi mentre mi faccio una sega?” Chiese rauco.
Accennai violentemente col capo, mi piaceva guardare film porno dove bei ragazzi si carezzavano di fronte alle cineprese. Era oltre le mie fantasie più selvagge avere un ragazzo nudo sul mio divano che si offriva di farlo quasi per nulla.
Roberto si appoggiò indietro comodamente strisciando il culo contro la pelle morbida mentre chiudeva le dita intorno all’asta del cazzo e lentamente fece scivolare la mano intorno alla testa della sua giovane verga.
Si menava ad un ritmo lento all’inizio, lasciando che la carne del suo uccello si irrigidisse nella mano. Capii che era abituato a giocare col suo pene, non si limitò ad afferrarlo e pomparlo, si prese il suo tempo facendolo diventare lentamente duro, toccando il gonfio glande rosa col pollice, strofinando la fessura in cerchi lenti e lamentandosi piano ai piccoli tremiti di piacere sessuale che si muovevano lungo la sua asta.
Doveva essere bello perché il suo giovane cazzo ora era duro e ritto orgogliosamente sulla sua pancia quando lo lasciò andare per versarvi altro olio. Lo vidi prendere il labbro inferiore tra i denti e chiudere gli occhi sdraiandosi indietro e cominciando a lavorare la sua attrezzatura con ambedue le mani. La destra circondò e carezzò le palle e la radice del pene, la sinistra si muoveva sulla testa e l’asta strofinandole leggermente e rapidamente tra la punta delle dita ed il pollice. Le labbra si aprirono e la sua piccola lingua rosa si sporse leccandole e bagnandole.
Mi diventò ancora più duro nel vedere le brillanti labbra bagnate ed il bel cazzo duro come pietra.
Scivolai giù dal bracciolo e spinsi delicatamente da parte la sua gamba destra per potermi sedere tra le sue cosce. Roberto aprì gli occhi per guardarmi incuriosito ma tenne le gambe larghe, il piede destro sul pavimento, l’altro dietro di me contro lo schienale del divano. Versai dell’olio sopra la mia mano e la misi tra le sue gambe, esplorando urgentemente tra le sue natiche, applicando con forza il fluido scivoloso alla giovane fessura liscia del suo culo.
Lui alzò la gamba sinistra, piegando il ginocchio ed appoggiando il piede contro il bracciolo del divano mentre alzava leggermente il culo dal cuscino.
Mi piacque il morbido rumore di risucchio della sua pelle sudata che si alzava dalla pelle del divano. La punta del mio dito trovò la sua increspatura e la carezzò lubrificandola delicatamente percorrendo in lenti cerchi il piccolo anello e spingendo un po’ più con forza all’ingresso del giovane tunnel d’amore stretto.
Guardavo le lunghe dita di Roberto avvolte intorno all’asta, afferrandola più strettamente e menandola con più forza mentre io giocavo col suo buco. La sua mano era bagnata di pre eiaculazione cremosa che continuava a colare mentre lui si strofinava con emozione. Quelle natiche si aprirono permettendomi di ficcarvi brevemente un dito e lui rabbrividì indifeso, un piccolo sospiro gli sfuggì dalla bocca sentendo che sondavo il suo buco caldo ed umido.
Lentamente infilai il medio scivoloso più profondamente, pompandolo dentro e fuori del suo canale che me lo strinse mentre lui si masturbava furiosamente per me.
“Rotola sopra la pancia.” Ordinai quasi ansimando.
Roberto sembrò confuso ma si girò presentandomi il suo culo impertinente e perfetto mentre si sdraiava. Gli feci allargare le gambe e lo posizionai in modo che le sue anche fossero sull’apertura tra due dei cuscini del divano. Trascinai delicatamente la verga giù tra le sue gambe finché non frignò che era scomodo.
Versai un po’ di baby oil sull’apertura e dissi al mio giovane compagno di far scivolare la sua erezione nella fessura lubrificata tra i cuscini mentre gli fottevo l’ano, spingendovi dentro lentamente le prime due dita della destra. Lo penetrai sino alla terza nocca e pompai il piccolo buco caldo con forza mentre Roberto spingeva le sue anche magre contro i cuscini del divano, scopando il mio divano con piagnucolii di stimolazione disperata.
“Ti fa arrapare, bel culo?”
Grugnii mentre versavo olio sul mio cazzo, gettai la bottiglia mentre mi carezzavo il colante membro scivoloso ed il suo canale esposto.
Lui accennò col capo e gemette
“Uuhhhh… Ohhh! Sto sbooorrandooo!”
“Non ancora, angelo birichino. Prima ti monterò e ti spingerò dentro il mio cazzo duro.”
Mi misi a cavalcioni del ragazzo tanto sexy ed estrassi le dita dalla sua giovane condotta stretta.
“Quando sarò dentro il tuo buco del culo sino alle palle, potrai eiaculare.”
Lui si contorse freneticamente sotto di me, sempre fottendo i cuscini di pelle.
Afferrai le natiche nude tra le mie mani, allargandole mentre strofinavo la cappella sul suo scuro buco. Con le dita ed il pollice di una mano portai il grosso bulbo porpora al suo buco e spinsi lentamente finché non gli scoccò dentro.
Roberto sgroppò sotto di me uggiolando impazientemente mentre muoveva avanti ed indietro le anche, pompò sui cuscini tentando di impalare il culo sulla mia verga dura. Mi appoggiai a mani e ginocchia roteando le anche in modo da carezzarlo lentamente col mio sesso dentro di lui.
Era stupendo affondare in un giovane ragazzo come quello mentre lui tentava di cavalcarmi per prendere di più del mio pene dentro di sé.
Non sapevo se il giorno precedente l’avevo costretto ma quel pomeriggio lui era venuto volentieri a casa mia ed ora stava tentando di prendere il più possibile della mia virilità dura dentro di sé. Non c’era nulla di quello che si può chiamare stupro. Roberto era assolutamente pazzo della mia carne di uomo. Il figlio del mio vicino era una puttana a cui piaceva il cazzo ed essere inculato.
Afferrai le sue anche snelle e cominciai a pompare il mio uccello sempre più profondamente dentro di lui, mentre stavo sdraiato su di lui in modo che l’intera lunghezza del mio corpo nudo e peloso strofinasse contro la sua levigatezza. Sentii la sua condotta stringermi il pene mentre lo spingevo dentro finché le mie palle non batterono contro il suo sedere e lui ricominciò a lamentarsi, piccole grida di desiderio, al ritmo del mio cazzo che spingeva nella sua figa stretta di ragazzo.
“Ahhh… inculami! Sì! Sì!” Guaì e lo sentii stringersi di nuovo intorno a me, sgroppando più ferocemente contro il mio inguine mentre io lo inculavo più velocemente e più forte.
“Sì! T… uuuuuu!”
Il suo corpo magro diede una scossa e tremò violentemente mentre cominciava ad eiaculare con forza, il suo giovane cazzo rigido sprizzò più volte tra i cuscini del divano.
Io continuai a lungo a pompare vigorosamente il suo buco dopo che lui aveva smesso di gridare, ansare e rabbrividire sotto di me. Era bello sentire il suo bel giovane corpo sudato e nudo pigiato contro il mio.
Estrassi il pene per ammirare quel caldo buco rosa spalancato tra le sue natiche. Rapidamente schizzai altro olio nel suo tunnel rimettendovi poi il cazzo eretto. Scivolò nella sua apertura liscia come seta questa volta ed io lo cavalcai duramente e velocemente spingendo la mia carne di uomo eccitata profondamente nel suo culo. Ero contento che mi avesse succhiato precedentemente perché voleva dire che potevo durare molto più a lungo nel suo ano prima della seconda eruzione di crema dalle mie palle e dal mio cazzo teso, riempendo questa volta il suo buco invece della sua bocca.
Restammo sdraiati a lungo vicini, nudi e sudati sul mio divano. Poi rotolai via da lui e mi misi dietro la sua schiena, appoggiandomi al suo corpo nudo e carezzandolo con gratitudine.
“Come è stato, bellezza?” Finalmente gli bisbigliai in un orecchio. “Ti è piaciuto? Io so di aver amato ogni minuto del tuo giovane culo stretto intorno al mio cazzo.”
“Sì… è stato ok.”
Accennò col capo ansimando e fece piccoli rumori affermativi prima di accoccolarsi di nuovo nelle mie braccia strofinando il suo culo nudo contro il mio inguine.
Gli baciai collo e spalla e la mia mano cominciò ad accarezzare lentamente il suo pene. Ora non sembrava più nervoso, lo sentii girarsi tra le mie braccia e poi pigiò le labbra contro le mie. Ci baciammo lingua in bocca a lungo, nudi sul divano, le mie mani che carezzavano il suo corpo snello.
Poi allargò di nuovo le gambe ed io vi rotolai in mezzo, il mio cazzo ritornato duro era affamato di altro piacere anale con la mia giovane puttanella.
L’approccio
Abitavo sull’altro lato della strada rispetto alla casa dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino carino, l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 16 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con sè i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale porno vietato, era stato scritto sul giornale locale e fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo, dolce, bel Roberto, era ritornato a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni per cui avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero gay gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto.
Me ne andavo altrove ogni volta che mi veniva la voglia, andavo in città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città dove ero il buon vecchio Berto.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava molte ore.
Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo necessario per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapesse quello che si diceva di lui e tenesse un profilo basso.
Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi.
A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza quando la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Un bel viso come suo figlio. Lui ha un viso veramente bello, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi da gatto. Ciglia lunghe e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinello.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta della casa loro casa, Gianni la lasciava sempre aperta, sapeva di non avere niente di valore da rubare.
Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa facessi lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio, gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“È andato fuori” Mormorò il ragazzo, poi i suoi occhi deviarono di nuovo sulla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?”
Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente.
“Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero su di lui senza nascondere il fatto che lo stavo osservando.
Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Ti do una lattina, ma prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto.”
“Sporco stronzo!”
Ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle bianche cosce snelle.
Spinse completamente giù i piccoli slip neri fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie.
Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del divano ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode.
La pista di neri peli ordinati cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato.
Gli diedi una lattina senza parlare, lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua: “Tienili giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo viso pallido a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina.
Le lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò via mentre alzava la lattina alle piene labbra seducenti.
Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di immagini oscene mentre lo guardavo. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto.
Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per scopare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Accennai di sì, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni.
Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino.
Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita.
Succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta.
Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di pochi peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia mano calda sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il carezzare sul suo pene e sulle sode palle rotonde.
Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta.
Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti di attrito della mia mano sentii che cominciava ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo masturbato, dopo tutto?
In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei scopato; era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri.
Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe.
Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? “ Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre sporche fossero sufficienti ad evitare guardoni e la casa dall’altra parte della strada era la mia, quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace scopare, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei ragazzi coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non mi piacciono. Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione.
Appoggiai la cappella alle sue labbra piene.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca.
Le mie dita afferrarono con più forza i morbidi capelli neri.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai: “Mostrami come li succhi. Carezzati l’uccello mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si spostò sul suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo.
Io tornai a gemere mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere.
Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto!” Ansimai mentre la sua bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola.
“Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti.
Lui pompava furiosamente sul suo pene mentre mi succhiava con esperienza.
“Spalanca la bocca, Roberto.” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra, mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca.
Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta.
Piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansimante e sulla pancia.
Gli afferrai i capelli con le due mani e gli scopai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra.
Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo.
Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era bravissimo.
Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma, quando solo la cappella era ancora tra le sue labbra, mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta.
Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardai ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti: “Sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”
Il ragazzo sexy era sdraiato sul divano nel loro soggiorno e mi guardava coi suoi enormi occhi verdi. Sembrava non avesse alcuna fretta di rimettersi i vestiti dopo aver succhiato fuori tutto il possibile dalle mie palle.
Lo guardavo giocare delicatamente col suo giovane cazzo, la pelle nuda che brillava per il suo sperma ed il mio.
“Piccola puttanella!” Risi mentre sentivo il mio uccello riprendere vita: “Direi che ti è piaciuto farmelo.”
“Tu non hai detto no.” Replicò Roberto continuando a carezzarsi il pene.
“No, non l’ho fatto. Mi è piaciuto, caro. Dove hai imparato a fare così bene i pompini?”
“Mi ha insegnato mio zio.” Disse tranquillamente il ragazzo: “Gli piaceva che glieli facessi.”
“Ci posso scommettere.” Ridacchiai: “Perché l’hai denunciato alla polizia?”
“Non l’ho fatto io. La mamma ci sorprese insieme a letto. Fu lei a farlo.” Mormorò.
Mi strofinai con più forza il pene.
“Cosa ti stava facendo quando lei entrò?”
Roberto chiuse gli occhi e pompò più vigorosamente il suo giovane uccello.
“Ero sdraiato su di lui sulla schiena, mi stava inculando ed io mi stavo facendo una sega con forza.”
“Eravate tutti e due nudi?” Ansimai.
“Uh hu!” Accennò: “Io stavo per sparare il mio carico e lui stava cominciando a vuotare le palle nel mio buco del culo quando lei aprì la porta.”
“Cristo! Cosa accadde?” Ansimai.
Il ragazzo sorrise debolmente.
“Ci guardò poi andò a chiamare la polizia.”
“Sangue di Giuda!” Esclamai eccitato e duro per quello che diceva.
“Sì… io dissi, che non stava costringendomi ma non contò molto. Mia mamma era gelosa, pensava di essere la sola che lui fotteva oltre alla moglie, non sapeva che gli piacevano i ragazzi.”
“Povero te.” Mi avvicinai, mi sdraiai sul divano sopra di lui e cominciai a strofinare il mio sesso tra le sue gambe.
Lui si avvolse immediatamente tra le sue braccia baciando con grande desiderio la mia bocca.
Impazziva per il cazzo. Non era riluttante così mi inginocchiai e cominciai a strofinare la testa del mio sesso tra le natiche del suo culo bianco e sodo.
“Dimmi quanto lo vuoi dentro di te.” Gli dissi piano.
“Oh cazzo, non lasciarmi in bianco!” Gridò rauco; aveva una voce così sexy. “Sono settimane che non vengo inculato per bene ed il tuo cazzo sembra così grosso e duro.”
“Hai bisogno di lubrificante?” Gli chiesi.
“Solo un po’ di saliva.” Mi assicurò. “Zio Bruno usava solo la saliva quando mi penetrava.”
Quasi entrai nella sua fessura quando lo disse. Bastardo fortunato quel Bruno! Bene, non così fortunato a dire il vero, voglio dire che era in galera ed io invece stavo godendo il suo libidinoso nipote. Ma sempre fortunato ad essere stato il primo a prenderlo.
Lo schiaffeggiai un paio di volte con la cappella e bagnai la sua brillante increspatura rosa con la saliva. Delicatamente spinsi un dito nel suo buco per esaminare quanto era stretto. La risposta fu ‘molto’ ma il suo anello era rilassato e mi permise di entrare abbastanza facilmente. Infilai un paio di dita per allentarlo a sufficienza per il mio grosso pene.
“Mmmhhhh…” Si lamentò contorcendosi sotto di me deliziosamente sexy.
Gli baciai il collo e cominciai a succhiargli i capezzoli mentre fottevo la sua piccola condotta stretta.
Vedevo che gli piaceva, Roberto si stava di nuovo strofinando il giovane cazzo. Gli diedi un terzo dito e lui cominciò a gridare impaziente, il suo corpo magro ondeggiava come un’onda mentre cavalcava la mia mano.
“Cosa vuoi, Roberto?” Ansimai emozionato.
“Il tuo… il tuo cazzo!” Sospirò: “Per favore! Infilami col tuo cazzo!”
Lentamente tirai fuori le dita appiccicose dal suo ano ammirando il piccolo ‘o ‘ scuro che mi faceva l’occhiolino. Schiaffeggiai due o tre volte in buco aperto, poi posizionai il glande colante contro l’ingresso invitante. Quando fece l’occhiolino aprendosi come la lente di una macchina fotografica, la testa del mio cazzo scoccò facilmente nel suo ano.
Roberto ansimò di nuovo e gridò quando sentì che gli penetravo il buco.
“Va bene, Roberto?” Gli chiesi. “Perché a me va bene. Dimmi cosa fare.”
“Inculami!” Piagnucolò contorcendosi come un serpe sotto di me: “Spingimelo dentro completamente. Voglio sentirlo dentro di me. Voglio sentire che lo usi per incularmi con forza.”
Gemetti di piacere. Era veramente un bad boy e mi piaceva. Quella piccola puttana eccitante! Avrei voluto fotterlo immediatamente ma sapevo di avere un cazzo grosso e mi presi il mio tempo spingendolo lentamente sempre più profondamente finché il suo giovane buco non ebbe ingoiato ogni centimetro del mio grosso attrezzo. Le mie palle erano appoggiate alle sue natiche e lui si stava lamentando ininterrottamente.
“Per favore! Per favore fottimi! Ho bisogno di essere inculato!”
“Oh sporca puttanella!” Grugnii ed afferrai il suo culo nudo e morbido con ambedue le mani. Il mio uccello duro cominciò a scivolare lentamente dentro e fuori di lui. Era una sensazione così incredibile che ci volle tutto il mio controllo per non riempire subito il suo giovane culo stretto con la mia sborra. Il suo interno era infuocato, i suoi lombi così caldi e bagnati. Era meglio di qualsiasi cosa avessi mai provato.
Cominciai a pompare il suo retto più duramente spingendo la mia lunghezza nel suo ano e tirandolo indietro finché ci rimaneva dentro solo la testa prima di immergermi di nuovo profondamente nei suoi intestini.
Lui sgroppò e guaì sentendo che i miei colpi che diventavano più veloci nel suo culo, strofinando con forza i punti sensibili che io sapevo essere in lui, stuzzicandolo per avvicinarlo sempre più all’orgasmo. Quando le mie spinte potenti lo portarono all’orlo, presi fiato e mi estrassi dal buco che si contorceva.
“No!” Strillò indifeso afferrandomi e tentando di tirarsi contro di me, quasi montando il mio uccello nella sua eccitata disperazione.
“Mettiti in ginocchio sul pavimento e succhiami!” Ordinai mettendomi in piedi per negare al suo culo desideroso il piacere del mio pene.
Roberto frignò desolato ma scivolò in terra, inginocchiandosi sul tappeto sporco del soggiorno e prese in bocca la mia erezione come una troia, succhiandola avidamente. Lasciai che gustasse il suo culo scaldato dal mio cazzo e gli carezzai i capelli neri umidi di sudore mentre godevo la carezza delle sue labbra ed il tocco della sua lingua sul mio palo sensibile.
“Sei un magnifico succhia cazzi, potrei lasciartelo fare ogni pomeriggio!” Ansimai. “Ma ora sono pronto per altre azioni sul di dietro. Mettiti sul divano e mostrami il tuo buco da sgualdrina.”
La giovane puttanella si gettò subito sopra il divano allargandosi le natiche pallide e mostrare il suo ano ben allenato.
Mi acquattai dietro di lui ed appoggiai la cappella al suo anello stretto.
“Ohhh!” Si lamentò piano.
“Ragazzaccio” Grugnii: “Mettiti le dita in quel buco di sporco ragazzo e fottiti per me!”
Le sue lunghe dita scesero subito al buco del culo e cominciò a penetrarsi diligentemente. Praticamente stavo sbavando alla vista del ragazzo nudo che giocava col suo ano come una prostituta.
“Sei una tale troia sporca, Roberto” Gli dissi. “Hai veramente bisogno di molto cazzo, non è vero ragazzino?”
“Per favore fottimi!” Frignò.
“Non finché non mi confessi che puttana sei.” Lo stuzzicai carezzandogli la fessura col cazzo colante.
“Io sono la peggior puttana!” Gridò: “Zio Bruno diceva che io sono buono per essere fottuto in ogni modo. Ti lascerò fare qualsiasi cosa, solo fottimi il buco. Per favore!”
“Piccolo giocattolo sporco!” Ringhiai estraendo le sue dita dal suo culo e conficcandoci di nuovo il cazzo. Afferrai le sue anche magre e tirai il buco del ragazzo sopra il mio uccello impalandolo sino alla radice.
Roberto gridò e seppellì la faccia nel cuscino, il suo giovane culo cavalcava il mio cazzo alla grande.
Lo tenni per le natiche e colpii con forza e profondamente il buco stretto. Le mie pesanti palle schiaffeggiavano tra le sue gambe mentre io spingevo spietatamente. La sua condotta stretta stava praticamente succhiandomi il pene, tentando di trascinarmi indietro ogni volta che mi estraevo dal suo ano.
L’attrito delizioso mi stava portando a venire con forza dentro di lui e sentivo che la piccola puttana stava avvicinandosi a scoppiare di nuovo.
Lo alzai tra le mie braccia, così ora stava inginocchiato, con le mani contro i cuscini del divano mentre io lo sodomizzavo. Roberto soffiava ed ansimava singhiozzando mentre lo chiavavo sempre più forte.
Le mie dita circondarono la sua asta e lo pompai mentre inculavo il ragazzo nudo. Lui cominciò a frignare come un cucciolo preso a calci mentre sentivo che cominciava a venire. Il suo buco stringeva dannatamente intorno al mio cazzo mentre vedevo il suo sperma schizzare sul cuscino del divano.
Tenendo il giovane per i capelli lo costrinsi a leccare ogni goccia dalla stoffa marrone mentre pompavo la mia calda crema di uomo nel suo buco accogliente e soddisfacente. Gemetti in estasi mentre riempivo il suo piccolo culo sexy col mio seme.
“Oh sì! Sì!”
Roberto si inginocchiò di fronte a me e succhiò e leccò il mio cazzo per pulirlo dopo che avevo usato il suo buco. Era così obbediente. Mormorai una piccola preghiera di ringraziamento a suo zio Bruno per averlo addestrato così bene.
“E’ stata un’inculata fantastica, Roberto” Gli dissi vestendomi.
Lui era ancora seduto sul pavimento nudo, sembrava stordito e sottomesso così gli carezzai i capelli. Roberto mi guardò con un piccolo sorriso stanco.
“Hai goduto del mio grosso cazzo?” Gli chiesi affettuosamente.
Lui accennò subito col capo.
“Bravo ragazzo. Più tardi, quando tuo padre sarà tornato e starà russando nel suo letto, potrai venire nel mio letto. Ok? Ti darò un’altra bella inculata. E’ evidente che ne hai bisogno .”
“Grazie.” Bisbigliò quasi timidamente.
“Sarai il benvenuto.” Risposi tirando in piedi il ragazzo nudo, carezzandogli il cazzo e dicendogli di non rimettersi i vestiti prima che me ne fossi andato.
Mentre attraversavo la strada vidi Gianni in lontananza; sorrisi, improvvisamente grato al vecchio ubriacone, per aver ‘prodotto’ un tale delizioso ragazzo per il mio piacere.
Più tardi quella notte
Non riuscivo a dormire quella notte pensando a quanto divertimento avevo avuto col ragazzo di Gianni mentre il vecchio ubriacone era fuori. Roberto era una tale bella, libidinosa, eccitante piccola puttana, lo era stato sicuramente durante il pomeriggio che avevamo passato insieme nello squallido soggiorno di Gianni.
Non avevo mai scopato un ragazzo giovane prima di allora e mi sentivo un po’ ansioso. Ma Roberto sapeva veramente come succhiare un uomo ed anche se il suo culo era deliziosamente stretto intorno al mio cazzo, quando avevo tentato di estrarlo, lui aveva tentato disperatamente di mantenere la sua figa di ragazzo sopra la mia verga rigida.
Avevo sparato una quantità enorme di sperma mentre lo inculavo, nel mio libro questo voleva dire che mi piaceva farlo con lui.
Ma la notte passò e Roberto non venne alla mia porta. Alla fine spensi le luci ed andai a letto da solo. Mi sdraiai sopra le coperte dato che faceva caldo e mi menai l’uccello duro finché non sparai il mio carico. Solamente dopo riuscii a sonnecchiare per un po’.
Lo vidi il giorno seguente che ritornava dalla spesa per suo papà. Indossava una bella maglietta ben portata e gli stessi jeans del giorno precedente. Le guance pallide si riempirono di colore quando mi vide e tentò di nascondersi dietro la frangia nera che pendeva sulla sua bella faccia.
“Ciao Roberto.” Dissi amichevole andandogli incontro in modo che fosse costretto a guardarmi.
Quando tentò di deviare anch’io lo feci per non lasciarlo passare. Con tranquillità chiesi: “Cosa ti è successo la notte scorsa? Stavo aspettando che tu venissi a scaldarmi il cazzo.”
“Umm… mio papà è tornato a casa tardi.” Borbottò il ragazzo abbassando la testa: “Quando è arrivato ero già addormentato e mi sono svegliato questa mattina alle 8.”
“Ora è a casa?”
Volevo toccarlo ma non mi fidavo di farlo in strada dove era possibile che ci stessero guardando.
“Sì, sta guardando le corse.”
“Sono per lui?” E accennai col capo alla birra che teneva le lunghe dita da ragno.
“Sì.”
“Bene potresti portargliela.” Suggerii amabilmente: “E quando hai fatto la commissione per tuo papà, potresti fare alcuni piccoli lavori per me, che ne dici?”
Mi guardò ed improvvisamente i suoi occhi verdi divennero molto accorti. I piccoli denti bianchi morsero il labbro inferiore mentre mi valutava.
“Cosa c’è per me?” Chiese alla fine.
“Beh, tutto dipende da quale lavori farai.Che ne dici di una bottiglia di vodka e qualche sigaretta per iniziare?”
Lui alzò le spalle.
“Ok.”
“Ci vediamo tra quindici minuti? Lascerò la porta socchiusa.”
“Sì. Ok.”
Mi rivolse un piccolo sorriso storto e mi sorpassò come se non fosse accaduto nulla. Mi girai e guardai il suo bel culo che ondeggiava in quegli stretti jeans blu. Il mio uccello si irrigidì piacevolmente nei pantaloni ed attraversai la strada affrettandomi a casa per prepararmi.
Dopo venticinque minuti sentii il rumore della porta che si apriva e richiudeva.
Stavo cominciando a pensare che mi avesse bidonato di nuovo quando entrò nel soggiorno avanzando tranquillamente come un piccolo gatto, la sua faccia era rossa e sudata.
“Cosa ti è successo?” Chiesi alzandomi in piedi ed abbassandomi la cerniera della patta per fare uscire il pene duro.
Gli enormi occhi verde foglia di Roberto si posarono brevemente sulla mia verga eretta e poi salirono al mio viso.
“Papà voleva il pranzo e ho dovuto correre al negozio a comprare il necessario.” Ansimò.
“Sei un bravo ragazzo.” Dissi con un sorriso. “Togliti i vestiti.”
Lui mi guardò di sottecchi lentamente.
“Qui?”
“No, fuori nel giardino! Naturalmente qui!” Risi scuotendo la testa.
“A meno che tu non voglia che saliamo subito in camera da letto.”
Roberto alzò goffamente le spalle, ma cominciò subito a togliersi la maglietta mentre gettava uno sguardo verso la finestra con le sue tende spesse come se stesse stimando quanto si poteva vedere da fuori.
Mi sfibbiai la cintura e lasciai che i pantaloni precipitassero, poi mi tolsi camicia e cravatta piegandoli ordinatamente sul bracciolo di una sedia e mettendoci insieme anche i pantaloni. Mi tolsi calze e mutande mentre Roberto si stava togliendo i jeans stretti. Li lasciò cadere a terra e ne uscì, pallido, nudo e quasi completamente senza peli. La mia verga si contorse di desiderio a quella vista.
Camminai verso di lui che aveva solo le scarpe. Il suo bel cazzo era molle ma io vi misi sopra una mano e cominciai a carezzarlo lentamente e delicatamente.
Mi sembrava nervoso ma io perseverai facendo rotolare le palle sode tra le dita e muovendo delicatamente la sua verga sexy tra le prime due dita ed il pollice.
L’altra mano si posò sulle sue natiche nude e le strinse, mi chinai a baciare il suo giovane collo pallido mentre l’accarezzavo.
Il mio pene eretto sobbalzava contro la sua pancia e sentii una piccola goccia di pre eiaculazione cadere dalla cappella quando la pelle di seta del suo giovane corpo incontrò il mio uccello.
“Posso avere un drink?”
Bisbigliò, la sua voce era emozionata ed ansiosa.
“Sicuro. Vuoi un po’ di quella vodka?” Mormorai nel suo orecchio.
Lui accennò col capo rapidamente, andai all’armadietto del bar e ne presi la bottiglia di Vladivar che avevo comprato quella mattina ed un solo bicchiere. Volevo tenere la testa sgombra per godere ogni secondo del nostro piacere.
“Con cosa la vuoi?” Gli chiesi.
“La voglio liscia.”
“Sei sicuro?” Lo guardai di traverso.
Lui accennò di sì automaticamente così versai un paio di dita di liquore chiaro e glielo passai.
Lo bevve in un sorso e si asciugò la bocca col dorso della mano.
“Un altro?”Gli chiesi con un sorriso.
Un altro cenno fu la risposta così questa volta riempii un po’ di più il bicchiere. Lo vuotò in tre sorsate questa volta e la sua espressione non era più così nervosa mentre mi rendeva il bicchiere.
“Vediamo se ti puoi guadagnare il prossimo” Dissi rimettendo la bottiglia nell’armadietto.
“Vieni qui e mettiti in ginocchio, bello. Sentiamo quelle belle labbra morbide sulla mia verga.”
Deglutì con forza e mi venne di fianco dopo una breve esitazione. Si inginocchiò subito ed io carezzai di nuovo i capelli neri e morbidi che gli coprivano il viso mentre con quelle mani lunghe e sottili cominciava a carezzarmi delicatamente l’asta. Teneva gli occhi abbassati quando tirò il mio sesso verso le sue labbra e cominciò a baciarmi il pene eretto salendo e scendendo lungo la verga.
Quando giunse alle palle le leccò pungendo con la lingua il sacco peloso mentre le sue mani menavano abilmente il mio membro palpitante.
“Che bello!” Ansimai. “Mmmm, sei uno sporco ragazzino, Roberto. Tu sai veramente come occuparti dell’attrezzo di un uomo. Apri la bocca ed ora mettici dentro la cappella. È ora di succhiare il grosso uccello dello zio.”
Il ragazzo spalancò la bocca e con una mano vi guidò dentro la mia verga. L’altra continuava a stringere e strofinare con forza le palle.
Sentii il piacevole formicolio che precede l’orgasmo nel mio inguine mentre il bel giovane cominciava a succhiare lentamente la testa del cazzo.
La sua lingua carezzava la grossa campana porpora che scivolava tra le sue labbra. Presi nel pugno i suoi capelli neri e lucenti e cominciai a fargli muovere la testa spostando ritmicamente le sue labbra morbide su e giù sulla mia asta.
Ne ero affamato: ero nudo ed eretto nel mio soggiorno con un ragazzo nudo ai miei piedi che aveva appena preso volentieri il mio cazzo duro nella sua bocca. Il ragazzo stava succhiandomi come un piccolo campione.
“Oh Roberto!” Gemetti. “Ti sto venendo in bocca.”
Afferrai con forza i suoi capelli e cominciai a sgroppare nella sua gola sentendo l’ingresso stretto della sua faringe intorno al mio glande.
Roberto tossì ed soffocò, la bava gli correva sul mento e sulle mie palle quando praticamente mi portò nella sua gola sino all’elsa. Era così desideroso di darmi piacere che mi spinse all’orlo. Le mie palle sobbalzarono ed io sparai il mio primo fiotto di sperma nella sua gola.
La sua testa diede ancora una scossa ed io gli permisi di togliersi vedendolo tossire e soffocare.
Mi strofinai con forza il pene e ne estrassi un altro colpo di sborra che schizzò sulla sua bella faccia.
Afferrandolo di nuovo per i capelli spinsi ancora la cappella nella sua bocca.
“Succhiami per pulirlo!” Ordinai: “Succhiaci fuori anche l’ultima goccia.”
Lui continuò a succhiare, dio lo benedica. La sua bocca bagnata e morbida si muoveva con forza sulla testa del mio attrezzo e mi venne duro per il piacere di vedere la mia sborra scendere sul suo mento. Le sue guance arrossirono mentre mi succhiava avidamente coi suoi begli occhi verdi leggermente chiusi.
Una mano mi masturbava delicatamente la base dell’asta mentre ingoiava la cappella. Quelle labbra piene e morbide erano meravigliose e calde sul mio pene palpitante. Sentivo i rapidi sbuffi del respiro dalle narici che si muovevano lungo la pelle della mia erezione mentre mi lavorava con la bocca.
“Sei un bravo ragazzo, Roberto” ansimai. “Quello che mi fai sentire è incredibile.”
Mi guardò con un mezzo sorriso che gli torse le labbra intorno al mio cazzo. Anche quella sensazione era favolosa.
“Perché non ti sdrai con me sul divano?” Suggerii.
Il mio divano era di morbida pelle crema. Sapevo che era piacevole contro la pelle nuda, presi una bottiglia di baby oil dall’armadietto e la allungai al ragazzo incoraggiandolo a strofinarselo lentamente sul corpo nudo mentre io guardavo.
Si sedette sull’orlo del divano e si tolse le scarpe da quel bravo ragazzo che era poi si appoggiò indietro con un piccolo sospiro e prese la bottiglia dalla mia mano.
Mi sedetti sul bracciolo del divano e lo guardai con bramosia mentre lui faceva scendere l’olio scivoloso sul magro torace senza peli e giù sull’inguine.
Appoggiò la bottiglia accanto a se e cominciò a far correre furtivamente le mani su e giù sul torace e sulla pancia nuda, poi si carezzò in cerchi lenti abbassando le mani mentre io lo guardavo impaziente.
Quasi cautamente portò le dita nello scavo delle sue ossa iliache e si carezzò tra le gambe strofinando l’olio nella carne morbida dello scroto, poi allargò leggermente le gambe per toccarsi la parte posteriore delle palle.
La pelle morbida brillava per il baby oil, prese di nuovo la bottiglia e versò il liquido serico sopra il pene semiduro. Il mio respiro dovette affrettarsi perché lui mi guardò contorcendo le labbra.
“Vuole guardarmi mentre mi faccio una sega?” Chiese rauco.
Accennai violentemente col capo, mi piaceva guardare film porno dove bei ragazzi si carezzavano di fronte alle cineprese. Era oltre le mie fantasie più selvagge avere un ragazzo nudo sul mio divano che si offriva di farlo quasi per nulla.
Roberto si appoggiò indietro comodamente strisciando il culo contro la pelle morbida mentre chiudeva le dita intorno all’asta del cazzo e lentamente fece scivolare la mano intorno alla testa della sua giovane verga.
Si menava ad un ritmo lento all’inizio, lasciando che la carne del suo uccello si irrigidisse nella mano. Capii che era abituato a giocare col suo pene, non si limitò ad afferrarlo e pomparlo, si prese il suo tempo facendolo diventare lentamente duro, toccando il gonfio glande rosa col pollice, strofinando la fessura in cerchi lenti e lamentandosi piano ai piccoli tremiti di piacere sessuale che si muovevano lungo la sua asta.
Doveva essere bello perché il suo giovane cazzo ora era duro e ritto orgogliosamente sulla sua pancia quando lo lasciò andare per versarvi altro olio. Lo vidi prendere il labbro inferiore tra i denti e chiudere gli occhi sdraiandosi indietro e cominciando a lavorare la sua attrezzatura con ambedue le mani. La destra circondò e carezzò le palle e la radice del pene, la sinistra si muoveva sulla testa e l’asta strofinandole leggermente e rapidamente tra la punta delle dita ed il pollice. Le labbra si aprirono e la sua piccola lingua rosa si sporse leccandole e bagnandole.
Mi diventò ancora più duro nel vedere le brillanti labbra bagnate ed il bel cazzo duro come pietra.
Scivolai giù dal bracciolo e spinsi delicatamente da parte la sua gamba destra per potermi sedere tra le sue cosce. Roberto aprì gli occhi per guardarmi incuriosito ma tenne le gambe larghe, il piede destro sul pavimento, l’altro dietro di me contro lo schienale del divano. Versai dell’olio sopra la mia mano e la misi tra le sue gambe, esplorando urgentemente tra le sue natiche, applicando con forza il fluido scivoloso alla giovane fessura liscia del suo culo.
Lui alzò la gamba sinistra, piegando il ginocchio ed appoggiando il piede contro il bracciolo del divano mentre alzava leggermente il culo dal cuscino.
Mi piacque il morbido rumore di risucchio della sua pelle sudata che si alzava dalla pelle del divano. La punta del mio dito trovò la sua increspatura e la carezzò lubrificandola delicatamente percorrendo in lenti cerchi il piccolo anello e spingendo un po’ più con forza all’ingresso del giovane tunnel d’amore stretto.
Guardavo le lunghe dita di Roberto avvolte intorno all’asta, afferrandola più strettamente e menandola con più forza mentre io giocavo col suo buco. La sua mano era bagnata di pre eiaculazione cremosa che continuava a colare mentre lui si strofinava con emozione. Quelle natiche si aprirono permettendomi di ficcarvi brevemente un dito e lui rabbrividì indifeso, un piccolo sospiro gli sfuggì dalla bocca sentendo che sondavo il suo buco caldo ed umido.
Lentamente infilai il medio scivoloso più profondamente, pompandolo dentro e fuori del suo canale che me lo strinse mentre lui si masturbava furiosamente per me.
“Rotola sopra la pancia.” Ordinai quasi ansimando.
Roberto sembrò confuso ma si girò presentandomi il suo culo impertinente e perfetto mentre si sdraiava. Gli feci allargare le gambe e lo posizionai in modo che le sue anche fossero sull’apertura tra due dei cuscini del divano. Trascinai delicatamente la verga giù tra le sue gambe finché non frignò che era scomodo.
Versai un po’ di baby oil sull’apertura e dissi al mio giovane compagno di far scivolare la sua erezione nella fessura lubrificata tra i cuscini mentre gli fottevo l’ano, spingendovi dentro lentamente le prime due dita della destra. Lo penetrai sino alla terza nocca e pompai il piccolo buco caldo con forza mentre Roberto spingeva le sue anche magre contro i cuscini del divano, scopando il mio divano con piagnucolii di stimolazione disperata.
“Ti fa arrapare, bel culo?”
Grugnii mentre versavo olio sul mio cazzo, gettai la bottiglia mentre mi carezzavo il colante membro scivoloso ed il suo canale esposto.
Lui accennò col capo e gemette
“Uuhhhh… Ohhh! Sto sbooorrandooo!”
“Non ancora, angelo birichino. Prima ti monterò e ti spingerò dentro il mio cazzo duro.”
Mi misi a cavalcioni del ragazzo tanto sexy ed estrassi le dita dalla sua giovane condotta stretta.
“Quando sarò dentro il tuo buco del culo sino alle palle, potrai eiaculare.”
Lui si contorse freneticamente sotto di me, sempre fottendo i cuscini di pelle.
Afferrai le natiche nude tra le mie mani, allargandole mentre strofinavo la cappella sul suo scuro buco. Con le dita ed il pollice di una mano portai il grosso bulbo porpora al suo buco e spinsi lentamente finché non gli scoccò dentro.
Roberto sgroppò sotto di me uggiolando impazientemente mentre muoveva avanti ed indietro le anche, pompò sui cuscini tentando di impalare il culo sulla mia verga dura. Mi appoggiai a mani e ginocchia roteando le anche in modo da carezzarlo lentamente col mio sesso dentro di lui.
Era stupendo affondare in un giovane ragazzo come quello mentre lui tentava di cavalcarmi per prendere di più del mio pene dentro di sé.
Non sapevo se il giorno precedente l’avevo costretto ma quel pomeriggio lui era venuto volentieri a casa mia ed ora stava tentando di prendere il più possibile della mia virilità dura dentro di sé. Non c’era nulla di quello che si può chiamare stupro. Roberto era assolutamente pazzo della mia carne di uomo. Il figlio del mio vicino era una puttana a cui piaceva il cazzo ed essere inculato.
Afferrai le sue anche snelle e cominciai a pompare il mio uccello sempre più profondamente dentro di lui, mentre stavo sdraiato su di lui in modo che l’intera lunghezza del mio corpo nudo e peloso strofinasse contro la sua levigatezza. Sentii la sua condotta stringermi il pene mentre lo spingevo dentro finché le mie palle non batterono contro il suo sedere e lui ricominciò a lamentarsi, piccole grida di desiderio, al ritmo del mio cazzo che spingeva nella sua figa stretta di ragazzo.
“Ahhh… inculami! Sì! Sì!” Guaì e lo sentii stringersi di nuovo intorno a me, sgroppando più ferocemente contro il mio inguine mentre io lo inculavo più velocemente e più forte.
“Sì! T… uuuuuu!”
Il suo corpo magro diede una scossa e tremò violentemente mentre cominciava ad eiaculare con forza, il suo giovane cazzo rigido sprizzò più volte tra i cuscini del divano.
Io continuai a lungo a pompare vigorosamente il suo buco dopo che lui aveva smesso di gridare, ansare e rabbrividire sotto di me. Era bello sentire il suo bel giovane corpo sudato e nudo pigiato contro il mio.
Estrassi il pene per ammirare quel caldo buco rosa spalancato tra le sue natiche. Rapidamente schizzai altro olio nel suo tunnel rimettendovi poi il cazzo eretto. Scivolò nella sua apertura liscia come seta questa volta ed io lo cavalcai duramente e velocemente spingendo la mia carne di uomo eccitata profondamente nel suo culo. Ero contento che mi avesse succhiato precedentemente perché voleva dire che potevo durare molto più a lungo nel suo ano prima della seconda eruzione di crema dalle mie palle e dal mio cazzo teso, riempendo questa volta il suo buco invece della sua bocca.
Restammo sdraiati a lungo vicini, nudi e sudati sul mio divano. Poi rotolai via da lui e mi misi dietro la sua schiena, appoggiandomi al suo corpo nudo e carezzandolo con gratitudine.
“Come è stato, bellezza?” Finalmente gli bisbigliai in un orecchio. “Ti è piaciuto? Io so di aver amato ogni minuto del tuo giovane culo stretto intorno al mio cazzo.”
“Sì… è stato ok.”
Accennò col capo ansimando e fece piccoli rumori affermativi prima di accoccolarsi di nuovo nelle mie braccia strofinando il suo culo nudo contro il mio inguine.
Gli baciai collo e spalla e la mia mano cominciò ad accarezzare lentamente il suo pene. Ora non sembrava più nervoso, lo sentii girarsi tra le mie braccia e poi pigiò le labbra contro le mie. Ci baciammo lingua in bocca a lungo, nudi sul divano, le mie mani che carezzavano il suo corpo snello.
Poi allargò di nuovo le gambe ed io vi rotolai in mezzo, il mio cazzo ritornato duro era affamato di altro piacere anale con la mia giovane puttanella.
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