Volver
di
MadamaFoscarina
genere
sentimentali
"Vivir... con el alma aferrada
A un dulce recuerdo
Que lloro otra vez"
Carlos Gardel, “Volver”, “El día que me quieras”.
Silenzio.
Rotto solo dai miei tacchi sul parquet. Me li sfilo, li getto via, finiscono con un tonfo nell’angolo più buio della stanza. Il mio sguardo vaga nella penombra dorata del crepuscolo che avvolge la stanza, ti cerca e ti nomina.
Eccoti, avvolto nell’ombra. Cammino a passo felpato, faccio frusciare la gonna del vestito. Rosso. Io amo il rosso, lo sai perché? Mi ricorda noi due, la passione che ci unisce, il tuo viso paonazzo e stravolto dal piacere dopo che abbiamo fatto l’amore, le nostre labbra gonfie per i troppi baci e ancora bramose di consumarsi a vicenda. Non sono mai sazia di te, come tu non lo sei mai di me. Guardami, alzati da quella sedia, vieni da me. Il castano scuro dei tuoi occhi si è fatto quasi nero, liquido infernale che ribolle e cola dalla tue ciglia; le narici dilatate come un segugio a caccia. Così ti voglio. Siamo in piedi, l’uno di fronte all’altra. Da fuori arrivano le note malinconiche e suadenti di un tango, non so perché ho voglia di piangere. Lo sapevamo, lo sapevo, che questa sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti, la nostra storia non sarebbe mai dovuta esistere.Eppure un groppo pesante come un macigno non mi fa respirare, annaspo e mi aggrappo al tuo petto, ti stringo come un naufrago si aggrappa al relitto.
Una lacrima traditrice solca la mia guancia, un piccolo diamante nella luce rossastra del tramonto. Ti sporgi e la lecchi via, la leggera barba del tuo mento lascia una scia di brividi. Sei un maledetto bastardo, un sadico e perverso furfante. Sai che amo quando hai la barba, e anche per l’ultima volta insieme hai pensato al mio piacere.
Alzo la testa, i nostri occhi si incontrano, nero contro oro. Fremono, si studiano, siamo due belve pronte a saltarci addosso e sbranarci. Ci baciamo prima incerti ed esitanti, poi con foga e desiderio crescente. Mi afferri i glutei e mi spingi contro di te, ti mordo il labbro inferiore, sapore di ruggine e sale. Il tuo sesso preme contro il mio ventre, esigente di fondersi con esso.
Barcolliamo come due ubriachi, senza smettere di baciarci e di toccarci, e finiamo sul letto, sfatto; i vestiti sparsi sul parquet. Brividi caldi mi scuotono, mi baci il collo le spalle, scendi sui miei seni e li stuzzichi per interminabili minuti, alterni bocca lingua mani denti, ti accarezzo con la punta delle dita le spalle, così ampie e terribilmente sensuali. Sto bruciando, voglio di più, la tua bocca bollente scende verso il basso, indugia poco sopra il pube. Ti lascio proseguire, per ora e abbandono la testa all’indietro sul materasso. Urlo, arpiono le lenzuola stropicciate sotto di me, chiudo le gambe attorno alla tua testa. Sei lento e delicato, un crescendo che a te piace per farmi impazzire di piacere
Maledetto! Ti sollevi, le labbra lucide, e uno sguardo divertito nelle tue iridi nere. Ti afferro per i capelli, onde lunghe e scure fino alle spalle, e ribalto le posizioni.Tocca a me adesso.
Ti bacio, il tuo sapore si mischia a quello del mio umore, miscuglio inebriante che mi dà alla testa. Faccio scorrere entrambe le mani, indugio sul pomo d’Adamo, i pettorali, le linee dure degli addominali, sento che ti irrigidisci all’istante; provi a baciarmi, ma ti schiaccio sul materasso. Ti blocco i polsi, li porto ai lati della tua testa, sospiri frustrato. Quanto siamo impazienti, ti soffio all’orecchio.
Le nostre intimità si sfiorano, come se si baciassero, scariche di adrenalina lungo la schiena, odore di menta e muschio. Faccio entrare la punta del tuo pene , ruoto lentamente il bacino, strizzi forte le palpebre, butti la testa all’indietro, il tuo respiro si fa affannoso. Preferiresti esplodere piuttosto che supplicarmi, vedremo chi l’avrà vinta. Scendo giro risalgo esco e ricomincio a muovermi su di te, sei sempre più teso, gonfio, bollente, sei al limite, il sudore imperla il tuo petto scultoreo, le vene del collo pulsano.
E allora mi calo con forza sulla tua virilità. Sei dentro di me, tutto. Grido disarticolato, ancestrale. Antico gioco di maschio e femmina, passione animale, sesso puro, amore. Mi muovo su e giù, mi afferri i fianchi, la vita, per guidarmi. Sudore, gemiti, baci violenti, morsi, unghie che lacerano, mani intrecciate, segni rossi. Tu sei mio e io sono tua. Ci siamo solo noi, il nostro amore, i nostri corpi che diventano una cosa sola.Spinte rabbiose, cariche di desiderio.
L’orgasmo ci prende all’improvviso, una sferzata violenta che ci lascia storditi e confusi, felici e appagati. Mi accascio sopra il tuo petto, godendomi le ultime scosse di piacere, resta ancora un po’ dentro di me, un altro po’… Devi lasciarmi alla fine, mi accarezzi la schiena i fianchi, le guance di entrambi sono bagnate, ci scambiamo un lunghissimo bacio salato. L’addio e il dolore hanno il medesimo sapore di lacrime amare.
“Tornerò.” Mi sussurri, passi le dita nei miei capelli a mo’ di pettine, mi abbracci e mi stringi. Non c’è bisogno di altre parole tra noi. Fuori il tango ha smesso di suonare.
Chiudo gli occhi, mi lascio cullare dal tuo profumo, mentre ogni fibra del nostro essere si aggrappa a questo dolce ricordo che piange un’altra volta.
A un dulce recuerdo
Que lloro otra vez"
Carlos Gardel, “Volver”, “El día que me quieras”.
Silenzio.
Rotto solo dai miei tacchi sul parquet. Me li sfilo, li getto via, finiscono con un tonfo nell’angolo più buio della stanza. Il mio sguardo vaga nella penombra dorata del crepuscolo che avvolge la stanza, ti cerca e ti nomina.
Eccoti, avvolto nell’ombra. Cammino a passo felpato, faccio frusciare la gonna del vestito. Rosso. Io amo il rosso, lo sai perché? Mi ricorda noi due, la passione che ci unisce, il tuo viso paonazzo e stravolto dal piacere dopo che abbiamo fatto l’amore, le nostre labbra gonfie per i troppi baci e ancora bramose di consumarsi a vicenda. Non sono mai sazia di te, come tu non lo sei mai di me. Guardami, alzati da quella sedia, vieni da me. Il castano scuro dei tuoi occhi si è fatto quasi nero, liquido infernale che ribolle e cola dalla tue ciglia; le narici dilatate come un segugio a caccia. Così ti voglio. Siamo in piedi, l’uno di fronte all’altra. Da fuori arrivano le note malinconiche e suadenti di un tango, non so perché ho voglia di piangere. Lo sapevamo, lo sapevo, che questa sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti, la nostra storia non sarebbe mai dovuta esistere.Eppure un groppo pesante come un macigno non mi fa respirare, annaspo e mi aggrappo al tuo petto, ti stringo come un naufrago si aggrappa al relitto.
Una lacrima traditrice solca la mia guancia, un piccolo diamante nella luce rossastra del tramonto. Ti sporgi e la lecchi via, la leggera barba del tuo mento lascia una scia di brividi. Sei un maledetto bastardo, un sadico e perverso furfante. Sai che amo quando hai la barba, e anche per l’ultima volta insieme hai pensato al mio piacere.
Alzo la testa, i nostri occhi si incontrano, nero contro oro. Fremono, si studiano, siamo due belve pronte a saltarci addosso e sbranarci. Ci baciamo prima incerti ed esitanti, poi con foga e desiderio crescente. Mi afferri i glutei e mi spingi contro di te, ti mordo il labbro inferiore, sapore di ruggine e sale. Il tuo sesso preme contro il mio ventre, esigente di fondersi con esso.
Barcolliamo come due ubriachi, senza smettere di baciarci e di toccarci, e finiamo sul letto, sfatto; i vestiti sparsi sul parquet. Brividi caldi mi scuotono, mi baci il collo le spalle, scendi sui miei seni e li stuzzichi per interminabili minuti, alterni bocca lingua mani denti, ti accarezzo con la punta delle dita le spalle, così ampie e terribilmente sensuali. Sto bruciando, voglio di più, la tua bocca bollente scende verso il basso, indugia poco sopra il pube. Ti lascio proseguire, per ora e abbandono la testa all’indietro sul materasso. Urlo, arpiono le lenzuola stropicciate sotto di me, chiudo le gambe attorno alla tua testa. Sei lento e delicato, un crescendo che a te piace per farmi impazzire di piacere
Maledetto! Ti sollevi, le labbra lucide, e uno sguardo divertito nelle tue iridi nere. Ti afferro per i capelli, onde lunghe e scure fino alle spalle, e ribalto le posizioni.Tocca a me adesso.
Ti bacio, il tuo sapore si mischia a quello del mio umore, miscuglio inebriante che mi dà alla testa. Faccio scorrere entrambe le mani, indugio sul pomo d’Adamo, i pettorali, le linee dure degli addominali, sento che ti irrigidisci all’istante; provi a baciarmi, ma ti schiaccio sul materasso. Ti blocco i polsi, li porto ai lati della tua testa, sospiri frustrato. Quanto siamo impazienti, ti soffio all’orecchio.
Le nostre intimità si sfiorano, come se si baciassero, scariche di adrenalina lungo la schiena, odore di menta e muschio. Faccio entrare la punta del tuo pene , ruoto lentamente il bacino, strizzi forte le palpebre, butti la testa all’indietro, il tuo respiro si fa affannoso. Preferiresti esplodere piuttosto che supplicarmi, vedremo chi l’avrà vinta. Scendo giro risalgo esco e ricomincio a muovermi su di te, sei sempre più teso, gonfio, bollente, sei al limite, il sudore imperla il tuo petto scultoreo, le vene del collo pulsano.
E allora mi calo con forza sulla tua virilità. Sei dentro di me, tutto. Grido disarticolato, ancestrale. Antico gioco di maschio e femmina, passione animale, sesso puro, amore. Mi muovo su e giù, mi afferri i fianchi, la vita, per guidarmi. Sudore, gemiti, baci violenti, morsi, unghie che lacerano, mani intrecciate, segni rossi. Tu sei mio e io sono tua. Ci siamo solo noi, il nostro amore, i nostri corpi che diventano una cosa sola.Spinte rabbiose, cariche di desiderio.
L’orgasmo ci prende all’improvviso, una sferzata violenta che ci lascia storditi e confusi, felici e appagati. Mi accascio sopra il tuo petto, godendomi le ultime scosse di piacere, resta ancora un po’ dentro di me, un altro po’… Devi lasciarmi alla fine, mi accarezzi la schiena i fianchi, le guance di entrambi sono bagnate, ci scambiamo un lunghissimo bacio salato. L’addio e il dolore hanno il medesimo sapore di lacrime amare.
“Tornerò.” Mi sussurri, passi le dita nei miei capelli a mo’ di pettine, mi abbracci e mi stringi. Non c’è bisogno di altre parole tra noi. Fuori il tango ha smesso di suonare.
Chiudo gli occhi, mi lascio cullare dal tuo profumo, mentre ogni fibra del nostro essere si aggrappa a questo dolce ricordo che piange un’altra volta.
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