Carta bruciata- 1 Il disegno
di
MadamaFoscarina
genere
sentimentali
A L.S.
Lieve fruscio di grafite, ruvido sotto i polpastrelli, la luce pomeridiana che filtra appena dalle persiane rischiara il disegno che sto tracciando. Fa caldo, il condizionatore è rotto, l'album si appiccica alle mie gambe incrociate. Getto un'occhiata alla sagoma distesa tra le pieghe del letto.
Carta ruvida, porosa, solcata da linee invisibili.
È l'unica carta su cui disegno, e forse il motivo può sembrare folle: quando accarezzo il foglio con la mano, mi sembra di accarezzare il corpo di Luca. Luca, la sagoma distesa, nonché il modello di quasi tutti i ritratti e le foto di questo strana estate. Luca, Luca, Luca, come lo posso descrivere?
Una statua greca non reggerebbe il confronto con lui, con quel fisico scolpito da anni di nuoto, palestra e immersioni, longilineo, ma con le spalle massicce, appena ricoperte da una leggera peluria di pesca che il sole ha reso dorata. Mi piace accarezzargliele, tastarne la solidità. Mi piace confrontare il suo color bronzo scuro con il mio dorato. Ha ancora addosso l'odore di salsedine del bagno di stamattina, quando siamo andati giù alla Grotta a fare riprese, e dalle mie pinne nasali raggiunge birichino e insolente il basso ventre. Ancora poco, mi dico. Soffio via una ciocca di capelli che è sfuggita dallo chignon.
Mi risistemo sulla sedia di paglia e alzo lo sguardo, il nocciola dei miei occhi si fonde con il castano scuro dei suoi. Il disegno è quasi finito, mi mancano solo i tratti del suo viso... beh non solo quelli. È un nudo. Quando me l'ha proposto stamattina, dopo il bagno, mi è quasi caduta la mascella per lo stupore. Stupore misto a quel brivido ghiacciato di gelosia e orgoglio. Soprattutto adesso che il nostro rapporto è diventato molto più intimo. Comincio a rifinire i dettagli del viso, incorniciato da ricci folti, color castano scuro, passo alle sopracciglia spesse, il naso delicato e dritto come quello di una ragazza, poi abbozzo la barba. Lascio per ultima la curva sottile e sinuosa delle sue labbra, adesso stirate in un ghigno beffardo, perché sa dove devo andare a parare. Fa caldo, troppo caldo. La mia mano comincia a tremare come una foglia al vento. Comincio con i pettorali, disegno gli addominali. Sul costato sinistro fa capolino un tatuaggio che ha fatto anni fa, un marinaio maltese che guarda l'orizzonte, le cui vicende abbiamo scoperto appassionano entrambi. Passo alla parte finale di quel ventre scolpito, sotto l'ombelico parte una striscia sottile di peli e poco più giù le lenzuola, ultima barriera, ostacolo ultimo al mio desiderio. Fuoco bagnato tra le cosce, odore di sale e menta nell'aria. Respiro e stacco la lingua dal palato, lo guardo negli occhi, e gli dico di gettare via il lenzuolo.
Detto fatto, ora non c'è più nulla a frapporsi tra i miei occhi e il suo corpo, ora vedo anche le sue cosce grosse, muscolose, e il sesso tra i riccioli del pube. Un raggio di sole gli accende i capelli di riflessi di rame e gli occhi di pagliuzze dorate, e quasi mi viene da piangere. Quest'uomo bellissimo è mio, ho il privilegio di avere la sua essenza pura e limpida per me sola, di sentire il suo corpo caldo e abbronzato su di me, i suoi gemiti rochi quando sussurra a fior di labbra che mi ama. Ho ancora sul collo i segni dei suoi morsi e le impronte delle sue mani sui miei fianchi. Me le guardo, e mi beo della loro presenza.
La mina fruscia per l'ultima volta sulla carta. Il disegno è finito, e devo dire che è venuto proprio bene. Poso via l'album da disegno, e stiro all'indietro le braccia, indolenzite.
Scendo dalla sedia e mi trascino a guardare la finestra. Il sole è calato, e con esso il caldo.
Luca intanto si è rimesso il costume e mi abbraccia da dietro, la sua lingua lascia una scia umida dal collo fino al retro dell'orecchio.
"A cosa pensi?". Il suo tono di voce si è fatto stranamente baritonale.
"C'è una spiaggetta libera, poco distante dalla Grotta. A quest'ora non ci sarà più nessuno..."
"Bimba dispettosa, che intenzioni hai?"
"Lo scoprirai presto..."
Mi avvento sulle sue labbra, e la mia mano si infila sotto l'elastico del suo costume.
[Questa storia è frutto di fantasia, ma si ispira a fatti, sensazioni e persone reali. Scrivo per appagare un desiderio che non si è realizzato, di stare con il lui che ispira il Luca che avete conosciuto in questo primo capitolo. Voglio ringraziare coloro che hanno commentato alla mia precedente storia "Volver", che potete considerare come uno spin-off/prologo di Carta bruciata. Consigli e critiche costruttive sono ben accette, e se questo capitolo arriva a cinque commenti pubblicherò il seguito. Un bacio grosso a tutti
F.]
Lieve fruscio di grafite, ruvido sotto i polpastrelli, la luce pomeridiana che filtra appena dalle persiane rischiara il disegno che sto tracciando. Fa caldo, il condizionatore è rotto, l'album si appiccica alle mie gambe incrociate. Getto un'occhiata alla sagoma distesa tra le pieghe del letto.
Carta ruvida, porosa, solcata da linee invisibili.
È l'unica carta su cui disegno, e forse il motivo può sembrare folle: quando accarezzo il foglio con la mano, mi sembra di accarezzare il corpo di Luca. Luca, la sagoma distesa, nonché il modello di quasi tutti i ritratti e le foto di questo strana estate. Luca, Luca, Luca, come lo posso descrivere?
Una statua greca non reggerebbe il confronto con lui, con quel fisico scolpito da anni di nuoto, palestra e immersioni, longilineo, ma con le spalle massicce, appena ricoperte da una leggera peluria di pesca che il sole ha reso dorata. Mi piace accarezzargliele, tastarne la solidità. Mi piace confrontare il suo color bronzo scuro con il mio dorato. Ha ancora addosso l'odore di salsedine del bagno di stamattina, quando siamo andati giù alla Grotta a fare riprese, e dalle mie pinne nasali raggiunge birichino e insolente il basso ventre. Ancora poco, mi dico. Soffio via una ciocca di capelli che è sfuggita dallo chignon.
Mi risistemo sulla sedia di paglia e alzo lo sguardo, il nocciola dei miei occhi si fonde con il castano scuro dei suoi. Il disegno è quasi finito, mi mancano solo i tratti del suo viso... beh non solo quelli. È un nudo. Quando me l'ha proposto stamattina, dopo il bagno, mi è quasi caduta la mascella per lo stupore. Stupore misto a quel brivido ghiacciato di gelosia e orgoglio. Soprattutto adesso che il nostro rapporto è diventato molto più intimo. Comincio a rifinire i dettagli del viso, incorniciato da ricci folti, color castano scuro, passo alle sopracciglia spesse, il naso delicato e dritto come quello di una ragazza, poi abbozzo la barba. Lascio per ultima la curva sottile e sinuosa delle sue labbra, adesso stirate in un ghigno beffardo, perché sa dove devo andare a parare. Fa caldo, troppo caldo. La mia mano comincia a tremare come una foglia al vento. Comincio con i pettorali, disegno gli addominali. Sul costato sinistro fa capolino un tatuaggio che ha fatto anni fa, un marinaio maltese che guarda l'orizzonte, le cui vicende abbiamo scoperto appassionano entrambi. Passo alla parte finale di quel ventre scolpito, sotto l'ombelico parte una striscia sottile di peli e poco più giù le lenzuola, ultima barriera, ostacolo ultimo al mio desiderio. Fuoco bagnato tra le cosce, odore di sale e menta nell'aria. Respiro e stacco la lingua dal palato, lo guardo negli occhi, e gli dico di gettare via il lenzuolo.
Detto fatto, ora non c'è più nulla a frapporsi tra i miei occhi e il suo corpo, ora vedo anche le sue cosce grosse, muscolose, e il sesso tra i riccioli del pube. Un raggio di sole gli accende i capelli di riflessi di rame e gli occhi di pagliuzze dorate, e quasi mi viene da piangere. Quest'uomo bellissimo è mio, ho il privilegio di avere la sua essenza pura e limpida per me sola, di sentire il suo corpo caldo e abbronzato su di me, i suoi gemiti rochi quando sussurra a fior di labbra che mi ama. Ho ancora sul collo i segni dei suoi morsi e le impronte delle sue mani sui miei fianchi. Me le guardo, e mi beo della loro presenza.
La mina fruscia per l'ultima volta sulla carta. Il disegno è finito, e devo dire che è venuto proprio bene. Poso via l'album da disegno, e stiro all'indietro le braccia, indolenzite.
Scendo dalla sedia e mi trascino a guardare la finestra. Il sole è calato, e con esso il caldo.
Luca intanto si è rimesso il costume e mi abbraccia da dietro, la sua lingua lascia una scia umida dal collo fino al retro dell'orecchio.
"A cosa pensi?". Il suo tono di voce si è fatto stranamente baritonale.
"C'è una spiaggetta libera, poco distante dalla Grotta. A quest'ora non ci sarà più nessuno..."
"Bimba dispettosa, che intenzioni hai?"
"Lo scoprirai presto..."
Mi avvento sulle sue labbra, e la mia mano si infila sotto l'elastico del suo costume.
[Questa storia è frutto di fantasia, ma si ispira a fatti, sensazioni e persone reali. Scrivo per appagare un desiderio che non si è realizzato, di stare con il lui che ispira il Luca che avete conosciuto in questo primo capitolo. Voglio ringraziare coloro che hanno commentato alla mia precedente storia "Volver", che potete considerare come uno spin-off/prologo di Carta bruciata. Consigli e critiche costruttive sono ben accette, e se questo capitolo arriva a cinque commenti pubblicherò il seguito. Un bacio grosso a tutti
F.]
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Volverracconto sucessivo
Carta bruciata- 2 Mare
Commenti dei lettori al racconto erotico