Da amica a schiava - Si comincia!

di
genere
dominazione

Nota: il racconto che segue, così come la parte introduttiva precedentemente narrata, è frutto di fantasia.

Con carta bianca concessami da Valeria, mi pregustati il weekend che mi presentava davanti.
Avevo maturato già una discreta esperienza con le pratiche sadomaso, mettendole a frutto con le conquiste, o almeno con quelle che avevano consentito di sottomettersi, in più avevo passato ore davanti al computer a vedere video porno che mostravano come fare senza eccedere. Perciò, mi senti sicuro di fare a quella porca della mia amica tutto quello che volevo senza farle del male.

Subito mi spogliai, rimanendo solo con i boxer addosso, dopodiché mi avvicinai al comodino su cui c'erano tutti i gadget che Valeria e la sorella avevano preparato in precedenza. Riflettei un attimo con cosa avrei potuto cominciare, poi presi la decisione. Allungai la mano e presi un frustino lungo 10 cm, nero e nodoso, ideale per un inizio leggero, ma non troppo, alla sessione di tortura. Con un colpo della mano ne saggiai la consistenza, sentendo uno schiocco nell'aria, mentre Valeria, sempre legata e imbavagliata, guardava in attesa. Notai nei suoi occhi un lampo di terrore, come se ci stesse ripensando, ma guardando meglio vidi anche uno sguardo malizioso, sensuale, curiosità di sapere cosa sarebbe seguito. Mantenendo un atteggiamento serio, mi rivolsi a lei e le dissi:
- "Oramai non puoi più tornare indietro, troia. Questa è stata una tua decisione, in quel biglietto hai dichiarato apertamente di rinunciare, fino a domani sera, ad ogni tuo diritto, di abdicare alla tua dignità di essere umano, per concedermi in tutto e per tutto il tuo corpo ad uso esclusivo del mio piacere. D'ora in poi non sarò tuo amico, ma il tuo master e come tale eserciterò tutto il mio potere su di te, la mia schiava personale. Verrai soggetta ai miei capricci, alle mie torture, alle umiliazioni a cui ti sottoporrò. Obbedirai ad ogni mio ordine, nel parlarmi, se deciderò che puoi parlare, ti rivolgerai a me come master, padrone o signore, mentre io ti chiamerò troia, puttana, cagna, vacca o con qualunque altro nomignolo mi verrà in mente. Farai tutto ciò che ti dico di fare e subirai senza protestare. Se farai la brava, potrai godere ed avere anche un'esperienza piacevole. Ma se sbagli anche solo una cosa, ne subirai le conseguenze. Ci siamo intesi?"
Con un cenno del capo rispose sì.
Sorridendo, poggiai allora con delicatezza la punta del frustino su uno dei capezzoli e muovendolo cominciai a circoscrivere un cerchio introno all'aureola. - "Vediamo, cagna, da quanto tempo ci conosciamo? Quindici anni, giusto? No puoi neanche immaginare quanta frustazione abbia accumulato." - Mentre parlavo, spostai la punta del frustino sull'altro capezzolo e cominciai a giocherellaci. - "Perciò, come prima cosa, ho deciso di lasciar parlare a questo simpatico strumento." - Abbandonando il seno, spostai la punta del frustino in basso, facendolo scivolare sul petto, prima di fermarmi sull'ombelico. - " E dato che siamo in due ed entrambi siamo coetanei, ti darò 30 frustate, per punirti per non avermi concesso prima questo corpo che, evidentemente, no ti meriti. Contenta?" - Così parlando, spostai la punta in corrispondenza della vagina, su cui già si vedevano le prima goccioline di liquido seminale. Gli occhi di Valeria esprimevano terrore e senso d'impotenza, ma quello era un segnale inequivocabile che era proprio quello che aspettava. Non importava quale sarebbe stato il dolore, lei voleva godere.

Sollevai in aria il frustino e per qualche secondo rimasi immobile, per far accrescere l'attesa e l'eccitazione. Poi, senza alcuno preavviso, abbassai il braccio e con uno schiocco preciso colpì la tetta destra. Subito Valeria emise un grido, non so se più di sorpresa o di dolore, subito soffocato dalla pallina in bocca. In realtà non avevo colpito troppo forte, non volevo lasciare segni permanenti, ma mentirei se dicessi che non mi stavo gustando ogni singolo momento. - "Ah, dimenticavo. Prima intendevo 30 frustate per tetta; ergo, in tutto si abbatterano sui tuoi meloni 60 colpi! Contenta?"
Dall'occhiata che mi lanciò direi di no: non si aspettava un inizio così e subito prese ad agitarsi. Cominciò a muoversi sul letto, a scuotere la testa, a mugugnare "no" nonostante il bavaglio. Ma non ci feci caso ed incurante delle sue suppliche sferrai la seconda frustata, poco più forte. Subito lanciò un grido ancora più forte, ma dalla pallina uscivano solo suoni impercettibili. Incurante di tutto ciò, continuai a tempestarla di colpi, uno più forte dell'altro, e ad ogni colpo la mia eccitazione cresceva. Nel fare ciò, la riempì di insulti, come "zoccola" e "puttana", mentre lei continuava gridare ed i suoi occhi si riempivano di lacrime. Arrivato a 30, mi spostati dall'altro lato del letto e cominciai a tempestare l'altro capezzolo. La poverina continuava ad agitarsi sul letto ed a piangere, ma dopo un pò cominciai a sentire grida che mi sembravano non solo di dolore, anche di piacere. Del resto, era quello che ci aspettavamo tutte e due: raggiungere un orgasmo attraverso la sofferenza.
Una volta arrivato a 60, grondante di sudore, mi fermai ed ammirai il mio lavoro: le tette di Valeria erano solcate da righe rosse in tutte le direzioni e ricoperte da lividi violacei. C'erano anche un paio di piccoli tagli, da cui sgorgava un pò di sangue. La bella giumenca era comprensibilmente sconvolta, con il fiato grosso, e dagli occhi mi lanciò uno sguardo che mi sembrò di odio e di sfida. A quel punto mi preoccupai che non fossi andato troppo oltre, così decisi di concederle un attimo di tregua e di farle provare piacere.

Posato a terra il frustino, mi chinai sul suo generoso seno e senza dire una parola lo leccai. Passai la lingua sulle ferite, cercavo di lenire il dolore con la mia saliva e subito mi accorsi che il trattamento funzionava. I capezzoli divennero duri e il respiro della schiava si fece più irregolare, con mugugni indubbiamente di piacere. Non soddisfatto, aprì maggiormente la bocca ed ingoiai un intero capezzolo, succhiandolo come farebbe un neonato in cerca del latte materno. Fu un momento paradisiaco: quel seno mi aveva conturbato fin da quando avevo 17 anni, ci avevo fatto delle seghe a furia di pensarci ed adesso le toccavo con mano e le succhiavo avidamente. Passarono così dieci minuti, in cui succhiavo prima uno, poi l'altro capezzolo, mandando la mia amica-schiava in estasi, con lei che inarcava la schiena ed aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fu un momento indimenticabile. Alla fine, stancatomi, lasciai quel petto sublime e scesi la lingua in basso, continuando a leccare; mi fermai un attimo sull'ombelico, infilandola dentro, mentre con la mano continuavo a toccare il seno ed a massaggiarlo. Arrivato così in zona inguine, interrompei un attimo la slinguata e mi misi ai piedi del letto. In men che non si dica, sciolsi le corde che immobilizzavano i piedi e le gambe ed abbi pieno acceso alla figa, che si trovava ormai immersa in un lago. Alzato lo squardo, incrociai quello di Valeria, che ricambiava con occhi languidi e la bocca deformata dalla ball-gag, che voleva formare un sorriso. - "Guarda, guarda. Facciamo tanto le difficili, ma poi ci sciogliamo come neve al sole, eh? Essere trattata da squaldrina è nella tua natura, non è vero, troia? Scommetto che se ti mettessi a disposizione di tutti i nostri amici maschi, potrei farci un bel gruzzoletto e non saresti mai sazia. E chi sono, io, per mettere in discussione la tua troiaggine?"

Detto questo, mi ci piombai con tutta la testa sul monte di Venere e leccai avidamente. Passai la lingua su quelle labbra soffici e lisce come pesche, segno che si depilava regolarmente, mentre continuava a grondare umori. La schiava non si lamentava più, anzi, da come agitava le gambe, direi che desiderava che non avesse mai fine quel trattamento. Afferrate le cosce per tenerle ferme, andai sempre più in fondo, infilando la lingua nel suo pertugio. Poi, vidi il suo clitoride, ritto sull'attenti come un cazzo in miniatura, con una goccia che si formava sulla punta. Ipnotizzato da quella visione, aprì la bocca e lo succhiai. La decisione venne accolta con mugugni sempre più alti di piacere, con il corpo di Valeria che tremava tutto e grondante di sudore. Stava per esplodere, tutta la tensione erotica accumulata in quella mattinata stava per giungere a conclusione. Ma proprio un secondo prima che l'orgasmo si scatenasse, mi staccai e la lasciai a mani vuote!

Non se lo aspettava proprio! Con gli occhi colmi di sorpresa e di odio per lo scherzo di pessimo gusto, si aspettava spiegazioni. E io fui felicissimo di dargliele. - "Mi hai scritto che volevi godere, è vero, ma non hai specificato come e quando, puttana! Che credevi, che finisse così? Mi hai regalato un intero weekend di sesso sfrenato e ho tutta l'intenzione di sfruttarlo! Non voglio perdermi l'occasione di vederti legata come un salame con tutti i buchi farciti di sperma, se voglio trattenerti fino all'ultimo sulla corda, lo farò!" - Detto questo, la girai sottosopra con la pancia in giù, le legai di nuovo le caviglie e misi sotto di lei il cuscino, in modo da avere il culo ben in alto e facilmente disponibile. Avendo cura di non essere visto, ripresi il frustino, mi misi dietro la schiava e dissi: - "Su, non rimanerci male. Avrei potuto frustarti sulla figa se avessi voluto, e invece te l'ho leccata. Le occasioni per godere non ti mancheranno. Comunque, mi sono accorto di una grave dimenticanza: se una schiava deve essere martoriata sul davanti,... non è affatto giusto che il retro rimanga a bocca asciutta!" - A queste parole, Valeria rimasse di sorpresa, ma prima che potesse accorgersi d'altro colpì sonoramente una chiappa.

Più che per la sorpresa che per il dolore lei lanciò un grido acuto come mai mi era capitato di sentire, soffocato dal bavaglio. Sul suo didietro rimase impresa una netta linea rossa. Prima che potesse riprendersi, già era alla seconda frustata. Continuai così per un pò, avendo attenzione che non rimanessero segni permanenti o ferite gravi, ma ogni colpo fu più forte dell'altro, con frustate distribuite equamente su entrambi i lati del deterano, con mia grandissima soddisfazione e con grandissimo dolore (o piacere?) della mia prigioniera. Ne sferrai 60, per non essere di meno al seno, e quando fini assistetti ad una scena superba: un culo segnato dalle frustate, che si sovrapponevano l'uno sull'altro a formare una scacchiera. Non avrei potuto essere più soddisfatto.

Guardai in basso e mi accorsi solo allora che ero praticamente venuto senza toccarmi. I boxer erano zuppi di sperma, ma nonostante ciò il mio membro era ancora dura, al massimo dell'estensione. Ma non ero certo sazio: si era parlato di un weekend, e weekend sarebbe stato! Senza perdere tempo, mi tolsi le mutande, rimanendo come mamma mi aveva fatto, rigirai Valeria affinché guardasse di nuovo il soffitto della camera. Era completamente sudata, aveva lo squardo affannato, teneva gli occhi socchiusi e si domandava senz'altro cos'altro sarebbe successo, se quello era stato solo l'apperitivo. La rispota arrivò subito: salito sul letto, mi misi a cavalcioni di lei sul petto, ed essendo più pesante sentì indubbiamente il colpo - eppure fui attento a non schiacciarla con il mio peso -, mi chinai in avanti, presi le sue tette in mano e cominciai a segamerle con il mio pene. Fu una delle mie spagnole di tutta la mia vita: la quarta misura della mia amica sembrava progettata apposta per avvolgere un cazzo come si deve. Sentire il calore delle mammelle, tenerle in mano cavalcando una donna sul davanti e vederle il pene sbattere sulle labbra di una bocca - anche se imbavagliata, come nel caso della mia attuale schiava - è sempre stata un'esperienza che mi ha eccitato da matti. Per dieci minuti andai avanti e indietro con il cazzo che strusciava tra le tette; alla fine, non ce la feci più e con un urlo liberatorio, esplosi in tutta la mia potenza, colpendo Valeria sulla fronte, negli occhi, sulla bocca - o meglio, sulla pallina, sul mento, sul collo ed imbrattando anche i capelli. - "AHHH, Sììììì! Prendi questo, puttana, gooooooooddddddddooooooooo!!!"- E così facendo mi scaricai tutto, avendo cura di sgrullare le mie ultime gocce sulle tette della schiava.

Scesi dal letto e vidi Valeria con la faccia tutta sporca di sperma, legata mani e piedi, con una pallina rossa che sembrava una mela in bocca ad un maiale, sudata e distrutta, ma anche soddisfatta e realizzata come donna. Questo lo capì quando, guardando la figa, mi accorsi che era venuta e le coperte sotto di lei erano diventate un vero e proprio lago. Era la conferma che non ero andato troppo oltre: la mia amica aveva un'indole sottomessa. Soddisfatto, le rivolsi un vero e proprio avvertimento: - "Non credere che sia finita qui, cagna. Il divertimento è appena iniziato..."

Continua...
scritto il
2020-08-31
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