Da amica a schiava - Epilogo
di
PassionBdsm
genere
dominazione
Con questo capitolo concludo la serie "Da amica a schiava". Ricordo un'ultima volta che si tratta una storia di fantasia. Spero che vi sia piaciuta, sennò, chiedo eventualmente scusa se qualcuno non ha gradito.
Passò circa una settimana da quando lasciai casa di Valeria quella domenica, e in quei giorni mi ritrovai a pensare alla situazione. Dopo quei due giorni così strani, come si sarebbe evoluto il rapporto tra noi due? Lei mi aveva assicurato che era tutto OK, che si sottometteva di sua spontanea volontà, ma se si fosse pentita? Sarebbe stata l'ultima volta, o ci sarebbe stato un seguito? E se fossi andato troppo in là? Nel frattempo, lasciai tempo a Valeria di stare da sola, per riprendersi dalla sua prima (ed ultima?) esperienza BDSM e per riordinare le idee. Come ho già spiegato, non sono un pervertito, lascio alle donne la più larga libertà.
Arrivò così sabato. Quel giorno il mio coinquilino Massimo partì per raggiungere la famiglia e trascorrere insieme le ferie; dopo qualche giorno, sarebbe toccato anche a me staccare dal lavoro e già lui si era offerto ad ospitarmi presso dai suoi, ma gentilmente declinai. In quei giorni mi chiesi su quanto lui e Monica sapessero di me e Valeria, ma rimassi in silenzio, e stranamente non mi chiese niente. Che avesse intuito qualcosa? In ogni caso, la nostra amicizia non ne avrebbe risentito.
Quel giorno rimasi nel nostro appartamento, non avevo voglia di uscire. Passai il tempo a riordinare, lavare i panni sporchi ed a leggere. Tutto sommato, fu una giornata tranquilla, quasi noiosa. Poi, verso le 18, mi squillò il cellulare.
Controllai il numero: era Valeria! Mi ero quasi dimenticato di risentirla, e confesso che fui un pò timoroso. Dopo averne abusato in tutti i modi, me ne ero andato quasi alla chetichella, anche se avevo lasciato un biglietto d'arrivederci. Temevo che se la fosse presa a male. Poi, però, pensai che fossi stupido ad avere paura. Ero stato il suo master, l'avevo degradata a giocattolo sessuale (sempre con il suo consenso, sia chiaro), ed ora mi facevo scrupoli a sentirla? Sarebbe stato sciocco! Così, mi tranquillizai e risposi.
- "Pronto?"
- "Ciao, Carluccio! Che si dice?" - Dal tono della voce sembrava allegra e sinceramente aperta. Era come se non fosse successo niente. Mi sorpresi non poco, ma allo stesso tempo mi sentì più tranquillo.
- "Vale! Che piacere! Io sto alla grande, grazie. Tu, invece, che mi dici?"
- "Uhmmm... Certo che hai proprio una bella faccia tosta. Dato come ci siamo lasciati, pensavo che volessi almeno sapere delle condizioni del mio lato B! Faccio ancora fatica a sedermi!" - Diavolo, subito dritta al sodo! Ancora facevo fatica ad accettare la sua schiattezza sessuale.
- "Be, ecco... Non volevo disturbare. Non frainterdermi, è stato... fenomenale. Solo volevo lasciarti in pace qualche giorno. Un'esperienza come quella non si dimentica."
- "Ma sì, tranquillo, non sono arrabbiata. Del resto, ti avevo scritto tutto in quel bigliettino. Non devi farti venire i sensi di colpa."
- "E infatti non ce li ho. Anzi, alla fine, se non mi sbaglio, non ti è dispiaciuto affatto prenderlo di dietro."
- "Ah, ah! Vero, hai ragione! Per questo ti ringrazio, senza di te non avrei scoperto cosa mi perdevo. Senti, riguardo al motivo per cui ti ho chiamato... Dove sei?"
- "A casa mia. Massimo è partito oggi per le vacanze, e con Ferragosto in mezzo non ci vedremo fino a settembre. A me mancano ancora due settimane, perciò adesso sono da solo."
- "Perfetto. Vedi, sono in giro ora e pensavo di vederti. Porto due pizze e ci facciamo quattro chiacchiere. Spero che non ti dispiaccia."
Due pizze? Chiacchiere? Dopo tutto quello che avevamo passato? Mi sentivo un pò deluso. Possibile che per lei non fosse significato niente? L'avevo forse delusa? Ma dall'altro canto, ero contento che fossimo di nuovo amici, che non avessi fatto qualcosa per rovinare tutto tra di noi. In fondo, il sesso non è tutto nella vita, occorre anche qualcuno che ti capisca, con cui poi aprirti. Così, senza pensarci due volte, accettai.
- "Ma certo, con piacere. Mi hai proprio salvato da una serata noiosa. Vieni da me. Per la pizza fai come credi, solo non mettermi i funghi. Lo sai che sono allergico."
- "Sì, tranquillo. Non ti voglio avvelenare. Ci vediamo allora tra un'ora. Ciao!"
- "A dopo" - E con questo riattaccamo.
Alle 19 Valeria fu sotto casa e suonò il citofono. Le aprì e dopo neanche un minuto le aprì la porta.
Era in perfetta forma. I suoi capelli erano legati a coda di cavallo e scendevano lunghi e lisci sulle spalle. indossava una maglietta bianca a maniche corte, che copriva decentemente il suo seno ma lasciando comunque intuire le sue forme e dimensioni, abbinata con dei pantaloncini di jeans ed una borsetta nera. I suoi piedi calzavano dei sandali di pelle marrone che ben li donavano. Le unghie di mani e piedi erano colorate con uno smalto rosso smeraldo. Mi faceva piacere che non ci fossero segni delle frustate e dei colpi di bambù che le avevo inferto. Ero stato davvero attento a non lasciargli segni permanenti.
- "Eccomi qua! Ho preso le pizze: per me al tonno e mais, per te capricciosa. In più ho anche le birre. Spero che non ti dispiaccia."
- "No, grazie. Hai scelto benissimo i gusti. Dai qua, le prendo io. Accomodati, ho già apparecchiato."
Le tolsi le scatole e le lattine dalle mani e la feci entrare. Nel fare così, ci scambiammo un bacio innocuo sulle guance. Sembrava che tutto fosse tornato come prima, senza complicazioni, e devo confessare che non mi dispiaceva. Eppure...
Senza altri convenevoli, ci accomodammo.
Fu una cena piacevole, passata a chiacchierare del più e del meno ed a scherzare. Non mi sembrava vero che solo sette giorni prima la ragazza che avevo davanti era la mia schiava personale, che la facevo mangiare per terra da delle ciottole, che l'avevo bardata come un cane e come un cane la trattavo; che l'avevo scopata in ogni buco, legata ed ammanettata, che l'avevo fatta godere con un vibratore dentro di lei. Non mi dispiaceva di trattarla di nuovo come una persona, di parlarci, di discutere con lei di cose di tutti i giorni, vacanze, amici ecc. Ma davvero era tutto passato? Che ci fossero cambiamenti rispetto a prima? Non mi sembrava possibile. Valeria si era rivelata un'amante fantastica, affamata di sesso, alla quale non dispiacevano certi giochetti osé. Pensando e ripensando al quel weekend, mi ero reso conto che tra di noi c'era forse qualcosa di più della semplice amicizia, ma come potevo esserne sicuro? Quello che provavo era controcambiato? Non era forse semplice attrazione fisica? Non ero sicuro di come affrontare l'argomento senza combinare qualche guaio.
Finite le pizze, pulimmo la cucina e ci spostammo in salotto. Continuammo a chiacchierare un pò davanti alla televisione, seguendo con disattenzione il telegiornale. Alla fine, mi decisi. Fino a quel momento avevamo evitato tutto quello che riguardava il sesso, non potevo più fare finta di niente, dovevo togliermi il dubbio. Spensi la TV e facendomi serio guardai fisso negli occhi Valeria.
- "Scusa Vale, ma devo proprio chiedeterlo. Che cosa ne pensi di quello che è successo la settimana scorsa?"
Per un attimo rimase ferma immobile a guardarmi, in silenzio. Non tradiva alcuna sensazione di sorpresa, era completamente calma e dai suoi occhi si capiva che si aspettava una domanda simile. Esattamente! A quanto pare, anche lei si stava interrogando su tutta quella situazione della serata, forse da tutto il giorno, ma non ne aveva fatto cenno. Alla fine, con aria rilassata e calma, replicò: - "La settimana scorsa? Intendi quando...?"
- "Esatto, il nostro gioco del master e della slave. Non dirmi che non ci hai pensato più?"
- "E che c'era da pensare? Mi hai scopata dappertutto e riempito di sperma!" - E rise come se fosse una cosa da niente!
- "Dai, Vale, si seria! Non è cosa da poco. Ti sei fatta trovare in casa tua legata come un salame..."
- "Più che altro come un regalo di Natale. E tu lo hai scartato come si deve. E ti è piaciuto da matti!"
Riuscì a strapparmi un sorriso, ma continuai il discorso. - "Sì, è vero. Non frainterdermi, è stato fantastico, ma voglio capire meglio cosa significava."
- "Te l'ho già spiegato. Volevo sperimentare qualcosa di nuovo e ho pensato che fossi la persona giusta per farlo. Hai già una certa esperienza in giochi sadomaso e sapevo che con te non correvo rischi. Soprattutto considerato quello che provi per me."
- "Q-qu-quello che... provo per te? Che vuoi dire?"
Il volto di Valeria assunse a questo punto un'espressione nuova: più sensuale, ma allo stesso tempo decisa. Continuava a sorridermi, ma dai movimenti della faccia si capiva che si stava facendo più seria. Senza che ci fosse alcun preavviso, portò la mano ai pantaloni della tuta che indossavo e inequivocalmente cominciò, attraverso la stoffa, a toccarmi il pacco. Iniziò a massaggiarlo, allo scopo di farmelo diventare duro. Sapevo cosa voleva dire, e la lasciai fare.
- "Hai capito benissimo. Ci conosciamo da una vita, ne abbiamo passate tante. Sarei una stupida se non mi fossi accorta come mi guardavi. E non solo in quel senso. Abbiamo tante cose in comune, gli altri si sono sempre chiesti perché non stessimo insieme. Solo non ti sei mai fatto avanti. Non lo so perché, forse per timidezza, o per paura di rovinare tutto tra di noi, o forse perché fino alla terza liceo non mi considerata altro che una buona amica."
- "Ma... E allora perché non me lo hai detto?"
- "Perché non ero sicura nemmeno di quello che provavo io! Voglio dire, avevamo entrambi i nostri giri, abbiamo avuto le nostre storie. Ad un certo punto temevo di prendere fischi per fiaschi. Così, ho pensato di vedere come poteva essere tra di noi. Solo che volevo fosse speciale e, diciamocela tutta, un pò speciale. Così, ecco spiegata la sorpresa di sabato scorso."
Mentre parlava la sua mano continuava a muoversi sul rigonfiamento causato dal mio pacco sulla tuta, muovendosi su e giù lentamente. In breve il pene raggiunse la massima estensione e spinse per uscire dalle mutande. Dal canto mio, sopesavo quella confessione fatami da Valeria, valutando i pro ed i contro. La guardai dritto negli occhi e muovendo in avanti la mano la accarezzai sulla guancia sinistra. Non era certo il massimo del romanticismo, ma era forse più sincero.
- "E se per me si fosse semplicemente trattato di una scopata?"
- "Allora avrò corso il rischio. E poi, non pensare che sia stato l'unico a godere della situazione."
- "Visto che sei tanto intelligente, allora dimmi. Che cosa provi per me?"
- "Ancora non lo so, ma viste le scintille che abbiamo fatto, sarebbe uno spreco non approfittare di questa nuova complicità, non trovi?"
- "Devo presumere che abbia preparato qualche nuova sorpresa per me?"
- "Diciamo che potrei aver cambiato la prescrizione per le pillole anticoncenzionali, scegliendo una nuova marca che dura meno a lungo, ma il cui effetto è immediato. E che potrei averne assunta una quando sono andato al bagno, prima."
- "In tal caso... Hai ragione, sarebbe da stupidi non divertirci." - E senza se e senza ma ci piombammo l'una sull'altro e ci baciamo sulla bocca. Ed io che temevo di aver rovinato tutto tra di noi!
Andammo avanti così per 5 minuti, con baci e carezze spinte sull’onda dell’emozione ed infilandoci a vicenda la lingua in bocca. Con il pene che spingeva per uscire dai pantaloni, misi le mani sotto la maglietta di Valeria e le toccai il seno, costantando con piacere che non portava il reggiseno. La palpai con tocco leggero, ma deciso, facendole indurire ancora di più i capezzoli, che sotto il tessuto sembravano due chiodi appuntiti. Questa volta c’era più passione, più sentimento, più emozione rispetto alla volta precedente: ormai non c’erano più segreti tra di noi, quella sincerità aveva fatto venire meno le ultime remore. Non sapevamo ancora cosa ne sarebbe seguito, ma sicuramente il nostro rapporto ne usciva trasformato, sotto una luce completamente nuova.
Ad un certo punto, Valeria si staccò da me e si alzò dal divano, sorridendo con aria birichina
- “Aspetta, concedimi solo qualche secondo. Ho una sorpresa per te.”
- “Ah, sì? Se è come quella della settimana scorsa, ti assicuro che è graditissima!” – Non stavo scherzando. In men che non si dica calai pantaloni e mutande e presi in mano il cazzo, che pulsava vivo in tutta la sua larghezza. – “Nel frattempo, mettiti qui in ginocchio. C’è un tuo amico che non vedeva ora di reincontrarti.”
- “Uhmmm! Me lo ricordo eccome! Ma io avevo qualcosa di diverso in mente.”
Senza dire altro, cominciò ad armeggiare con la chiusura lampo dei suoi pantaloncini e con un gesto solo se li tolse, per poi lanciarli via dall’altra parte della stanza. Solo allora scoprì che non portava mutande. La sua figa depilata si presentò davanti ai miei occhi già bagnata di umori. Stavo pensando a quanto Valeria fosse una ninfomane quando, con mia piacevole sorpresa, si voltò. E allora lo vidi.
In mezzo alle sue chiappe, appariva un cerchio nero lucido, dalla superficie piatta. Subito capì che cosa era: un butt plug!
- “Uao! Questa poi! Ma non ti faceva male il sesso anale?”
- “All’inizio sì, ma poi… Che ci vuoi fare? Ho scoperto che mi piace troppo da matti! Così, ho comprato questo gingillo per tenermi allenata.” – E scoppiò a ridere come se si fosse trattata della cosa più banale del mondo. Poi, dandomi le spalle e lanciandomi uno sguardo di sfida, si diresse al muro e appoggiò entrambe le mani. Sporse il bacino all’indietro e con voce sensuale mi lanciò un’occhiata che voleva dire di tutto. – “Ancora faccio fatica a sopportare il fastidio, ma non mi posso più lamentare del dolore. Stamattina, per la prima volta, l’ho messo appena alzata ed è tutto il giorno che lo tolgo solo per andare in bagno. Ma visto che si siamo qui, mi chiedevo…”
Inutile dire che non la lasciai finire di parlare. Mi alzai dal divano e mi avvicinai a lei con la cappella dritta di fuori. Poi mi chinai e cominciai ad osservare il sex toy che faceva bella mostra di sé dentro l’ano. – “Hai pensato benissimo, mia bella porcellina. A meno che non ti sei vista con qualcun altro questa settimana, è giunta l’ora che abbia di nuovo dentro di te un vero arnese di carne. Il MIO, ad essere precisi!” – Detto questo allungai la mano e cominciai ad estrarlo fuori.
Fui deliberatamente lento nel tirarlo fuori, in modo che Valeria ne sentisse ogni centimetro che veniva rimosso dal proprio intestino. E lo sentì, in quanto mugugnava di piacere e non poteva fare a meno di sospirare. Hai capito la porca, si era davvero abituata ad avere il buchino pieno! Alla fine uscì del tutto ed ammirai il cazzo di plastica che tenevo in mano. Completamente nero, era lungo 18 cm e largo 5 e per tutta la superficie era liscio. Avvicinando il naso, notai che l’odore era nauseante, ma non forte come mi aspettavo. Evidentemente ci teneva all’igiene.
- “I miei complimenti, cagna. Non sarà il massimo dei sex toys a cui sono abituato, ma come inizio non c’è male. E lo hai tenuto dentro per tutto il giorno?” – Alzatomi in piedi, presi Valeria per le spalle e le avvicinai al viso il plug. Non pote fare a meno di essere infastidita dall’odore, ma mi rispose senza peli sulla lingua.
- “Sì, proprio così. Mi aspettavo che volessi di nuovo mettermelo dentro, quindi meglio essere preparati. In questo modo, sono preparata al dolore.”
- “Hai fatto benissimo, perché ti assicuro che d’ora in poi ti farcirò il culo come un bigné alla crema, e se vorrò ti lascerò legata e sporca di sperma per tutta la notte, così da abituarti ad essere la lurida cagna schifosa che sei. Ed adesso, apri la bocca!”
Senza protestare o dire qualcosa, spalancò la bocca e docile lasciò che le infilassi dentro il plug, fin quasi in fondo alla gola. Sorprendetemente per me, dimostrò di saperlo accogliere benissimo, senza dare segni di soffocamento. Chiaramente, se lo aspettava.
- “E adesso” – dissi, mentre appoggiai la cappella all’ingresso del buco che ancora non si era rinchiuso – “non farlo cadere dalla tua bocca o ti punirò come si deve. Sai, pensavo che potrebbe piacerti avere due o addiritura tutti e tre i buchi pieni contemporaneamente. Anzi, quasi è un peccato che Massimo sia partito. Avremmo potuto organizzare qualcosa a tre. Ah, ah!” – Scherzai, ma mica tanto. In quel momento ci feci davvero un pensierino a possedere Valeria insieme a qualcun altro! Ma non avevo mai fatto nulla che potesse assomigliare ad un’orgia, e se mai ci avessi partecipato, mi sembrava giusto prima sentire il parere della mia partner. Ma per il momento, scartai quel pensiero.
Misi le mani sulle tette di Valeria, che con la bocca piena del plug ed appoggiata al muro si preparava alla penetrazione. Feci un bel respiro e, con un colpo solo, infilai con forza, a secco, metà del pene dentro di lei. Si lasciò sfuggire un grido, soffocato dal giocattolo, ma era di sorpresa e non di dolore. Ormai si era abituata e il plug aveva pressappoco le mie stesse dimensioni. Più che altro, forse era più dispiaciuta che prima non lo avessi lubrificato. – “Mmmhhhh! Accogliente e caldo proprio come mi ricordavo! E brava troia, hai scelto proprio bene. Per ricompensarti, te ne regalerò uno grande il doppio di questo, così potrai accogliere due cazzi contemporaneamente! Ah, ah! Ma adesso, pensiamo solo a divertici!” – Feci uscire un pezzo, dopodiché riaffondai con forza e lo piantai fin in mondo, con i testicoli a diretto contatto con la sua pelle. Lascia che prendesse fiato qualche secondo, poi cominciai a prendere ritmo.
Entrambi godettemo dell’inculata: io che andavo avanti e indietro in quel buco prendendo sempre più velocità, mentre con le mani da dietro la schiena mi infilai sotto la t-shirt e palpai il seno prosperoso mentre mi aggrappavo a ciò; lei che con la bocca tappata non si opponeva ed in piena estasi mugugnava di piacere, mentre gocce d’umori uscivano dalla figa e colavano sul pavimento sotto di noi. Qualcuna arrivò anche dietro, fino a lambire il mio cavallo. Ad un certo punto, non sazia, si portò la mano alla passera e cominciò a sditalinarsi. La lasciai fare, soddisfatto che l’avessi introdotta ad un nuovo mondo di piacere e trasgressione. Poi si infilò un dito e con quello si massaggiò all’interno fin quasi a raggiungere il punto G. Poi le dita divennero due, poi tre, infine quattro, incurante di me che continuavo a stantuffarla da dietro e a riempirla d’insulti, mentre non si lasciava cadere il cazzo finto dalla bocca! Meno male che il palazzo era semivuoto per l’estate e nessuno poteva sentirci, altrimenti!
- “Sììììììì! Così si fa! Ohhhhhh! Brava, la mia troia! Ohhhhhhhhh! Con te è impossibile annoiarsi. Ohhhhhh! Mmmmmmhhhh! Sìììììì! Sto per venire! Preparati! Ohhhhhh, ohhhhh, ohhhhhh! Sììììì! Veeeeeeeennnnnnnnngggggooooooooooooooooooooo!” – E con un ruggito selvaggio venni dentro Valeria, che proprio in quel momento raggiunse il massimo del suo orgasmo e si liberò. Entrambi venimmo copiosamente, felici della nostra nuova complicità sessuale.
Finito di svuotarmi, raggiunsi la bocca di Valeria e la liberai dal plug, che cadde a terra. Aspettai che prendessimo fiato, ma non lasciai la presa sul suo seno, anche per non lasciarla accasciare a terra. Ma ormai avevo capito che si abituava a ben altro.
- “Uao! Non mi ero sbagliata, dunque. Tu sì che sai come farmi godere. Se non avessimo sprecato tutto questo tempo…”
- “Esattamente quello che pensavo. Ti ho sempre considerata solo come un’amica, ma dovevo tenere in mente che come donna hai le tue esigenze.” – Lasciando la presa, la girai e rimanendo in piedi ci guardammo negli occhi, sorridendoci. Era chiaro che quella sera aveva sconvolto tutte le carte in tavola, niente sarebbe stato più come prima.
- “Bisogna proprio dirlo, con te ho provato sensazioni che non ho mai provato prima. Ma rimane solo una domanda a cui rispondere.”
- “Sarebbe?”
- “Ora che abbiamo superato la soglia dell’amicizia, che hai intenzione di fare con il sadomaso? Cioè… Vuoi ripetere l’esperienza dell’altra volta?”
- “Davvero ti è piaciuto fare la cagna? Vuoi ripeterlo sul serio?” – Chiesi con aria faceta.
- “Non tutti i giorni, forse. Ma devo ammettere che non è male fare qualcosa di diverso, ogni tanto. Se vuoi, sono disponibile.”
- “Grazie per l’informazione, lo terrò a mente. Ma stasera, propongo di rimanere sul tradizionale.” – E con questo la baciai di nuovo. Poi la presi in braccio e la portai in camera mia, dove passammo tutta la notte a fare l’amore. Una sensazione nuovo, tutta all’insegna della delicatezza e di nuova intimità personale.
Da allora sono passati tre anni, e le cose sono cambiate. Io e Valeria ci siamo ufficialmente fidanzati e siamo andati a convivere insieme. L’intesa tra di noi è completa, e non solo sul piano sessuale. Ci capiamo a vicenda, e in caso di problemi ognuno può contare sull’appoggio dell’altra. Ancora è presto pensare al matrimonio, ma da un po’ di tempo il discorso fra di noi cade sull’avere o meno un bambino. Ma, lo ripeto, non è ancora il momento: forse più in là, quando saremmo entrambi sicuri, ma adesso non c’è fretta.
Nel frattempo, almeno una volta al mese, ci dedichiamo ad un fine settimana master-slave, in cui Valeria si concede volontariamente in tutto e per tutto al sottoscritto, e siamo diventati più bravi nei nostri rispettivi ruoli. Vi basti solo sapere che la nostra casa, situata in piena campagna, si è riempita di tutto il necessario per la cura e il mantenimento di un cane di grossa taglia, nonostante non abbiamo nessun animale! Ma questa è un’altra storia…
FINE
Passò circa una settimana da quando lasciai casa di Valeria quella domenica, e in quei giorni mi ritrovai a pensare alla situazione. Dopo quei due giorni così strani, come si sarebbe evoluto il rapporto tra noi due? Lei mi aveva assicurato che era tutto OK, che si sottometteva di sua spontanea volontà, ma se si fosse pentita? Sarebbe stata l'ultima volta, o ci sarebbe stato un seguito? E se fossi andato troppo in là? Nel frattempo, lasciai tempo a Valeria di stare da sola, per riprendersi dalla sua prima (ed ultima?) esperienza BDSM e per riordinare le idee. Come ho già spiegato, non sono un pervertito, lascio alle donne la più larga libertà.
Arrivò così sabato. Quel giorno il mio coinquilino Massimo partì per raggiungere la famiglia e trascorrere insieme le ferie; dopo qualche giorno, sarebbe toccato anche a me staccare dal lavoro e già lui si era offerto ad ospitarmi presso dai suoi, ma gentilmente declinai. In quei giorni mi chiesi su quanto lui e Monica sapessero di me e Valeria, ma rimassi in silenzio, e stranamente non mi chiese niente. Che avesse intuito qualcosa? In ogni caso, la nostra amicizia non ne avrebbe risentito.
Quel giorno rimasi nel nostro appartamento, non avevo voglia di uscire. Passai il tempo a riordinare, lavare i panni sporchi ed a leggere. Tutto sommato, fu una giornata tranquilla, quasi noiosa. Poi, verso le 18, mi squillò il cellulare.
Controllai il numero: era Valeria! Mi ero quasi dimenticato di risentirla, e confesso che fui un pò timoroso. Dopo averne abusato in tutti i modi, me ne ero andato quasi alla chetichella, anche se avevo lasciato un biglietto d'arrivederci. Temevo che se la fosse presa a male. Poi, però, pensai che fossi stupido ad avere paura. Ero stato il suo master, l'avevo degradata a giocattolo sessuale (sempre con il suo consenso, sia chiaro), ed ora mi facevo scrupoli a sentirla? Sarebbe stato sciocco! Così, mi tranquillizai e risposi.
- "Pronto?"
- "Ciao, Carluccio! Che si dice?" - Dal tono della voce sembrava allegra e sinceramente aperta. Era come se non fosse successo niente. Mi sorpresi non poco, ma allo stesso tempo mi sentì più tranquillo.
- "Vale! Che piacere! Io sto alla grande, grazie. Tu, invece, che mi dici?"
- "Uhmmm... Certo che hai proprio una bella faccia tosta. Dato come ci siamo lasciati, pensavo che volessi almeno sapere delle condizioni del mio lato B! Faccio ancora fatica a sedermi!" - Diavolo, subito dritta al sodo! Ancora facevo fatica ad accettare la sua schiattezza sessuale.
- "Be, ecco... Non volevo disturbare. Non frainterdermi, è stato... fenomenale. Solo volevo lasciarti in pace qualche giorno. Un'esperienza come quella non si dimentica."
- "Ma sì, tranquillo, non sono arrabbiata. Del resto, ti avevo scritto tutto in quel bigliettino. Non devi farti venire i sensi di colpa."
- "E infatti non ce li ho. Anzi, alla fine, se non mi sbaglio, non ti è dispiaciuto affatto prenderlo di dietro."
- "Ah, ah! Vero, hai ragione! Per questo ti ringrazio, senza di te non avrei scoperto cosa mi perdevo. Senti, riguardo al motivo per cui ti ho chiamato... Dove sei?"
- "A casa mia. Massimo è partito oggi per le vacanze, e con Ferragosto in mezzo non ci vedremo fino a settembre. A me mancano ancora due settimane, perciò adesso sono da solo."
- "Perfetto. Vedi, sono in giro ora e pensavo di vederti. Porto due pizze e ci facciamo quattro chiacchiere. Spero che non ti dispiaccia."
Due pizze? Chiacchiere? Dopo tutto quello che avevamo passato? Mi sentivo un pò deluso. Possibile che per lei non fosse significato niente? L'avevo forse delusa? Ma dall'altro canto, ero contento che fossimo di nuovo amici, che non avessi fatto qualcosa per rovinare tutto tra di noi. In fondo, il sesso non è tutto nella vita, occorre anche qualcuno che ti capisca, con cui poi aprirti. Così, senza pensarci due volte, accettai.
- "Ma certo, con piacere. Mi hai proprio salvato da una serata noiosa. Vieni da me. Per la pizza fai come credi, solo non mettermi i funghi. Lo sai che sono allergico."
- "Sì, tranquillo. Non ti voglio avvelenare. Ci vediamo allora tra un'ora. Ciao!"
- "A dopo" - E con questo riattaccamo.
Alle 19 Valeria fu sotto casa e suonò il citofono. Le aprì e dopo neanche un minuto le aprì la porta.
Era in perfetta forma. I suoi capelli erano legati a coda di cavallo e scendevano lunghi e lisci sulle spalle. indossava una maglietta bianca a maniche corte, che copriva decentemente il suo seno ma lasciando comunque intuire le sue forme e dimensioni, abbinata con dei pantaloncini di jeans ed una borsetta nera. I suoi piedi calzavano dei sandali di pelle marrone che ben li donavano. Le unghie di mani e piedi erano colorate con uno smalto rosso smeraldo. Mi faceva piacere che non ci fossero segni delle frustate e dei colpi di bambù che le avevo inferto. Ero stato davvero attento a non lasciargli segni permanenti.
- "Eccomi qua! Ho preso le pizze: per me al tonno e mais, per te capricciosa. In più ho anche le birre. Spero che non ti dispiaccia."
- "No, grazie. Hai scelto benissimo i gusti. Dai qua, le prendo io. Accomodati, ho già apparecchiato."
Le tolsi le scatole e le lattine dalle mani e la feci entrare. Nel fare così, ci scambiammo un bacio innocuo sulle guance. Sembrava che tutto fosse tornato come prima, senza complicazioni, e devo confessare che non mi dispiaceva. Eppure...
Senza altri convenevoli, ci accomodammo.
Fu una cena piacevole, passata a chiacchierare del più e del meno ed a scherzare. Non mi sembrava vero che solo sette giorni prima la ragazza che avevo davanti era la mia schiava personale, che la facevo mangiare per terra da delle ciottole, che l'avevo bardata come un cane e come un cane la trattavo; che l'avevo scopata in ogni buco, legata ed ammanettata, che l'avevo fatta godere con un vibratore dentro di lei. Non mi dispiaceva di trattarla di nuovo come una persona, di parlarci, di discutere con lei di cose di tutti i giorni, vacanze, amici ecc. Ma davvero era tutto passato? Che ci fossero cambiamenti rispetto a prima? Non mi sembrava possibile. Valeria si era rivelata un'amante fantastica, affamata di sesso, alla quale non dispiacevano certi giochetti osé. Pensando e ripensando al quel weekend, mi ero reso conto che tra di noi c'era forse qualcosa di più della semplice amicizia, ma come potevo esserne sicuro? Quello che provavo era controcambiato? Non era forse semplice attrazione fisica? Non ero sicuro di come affrontare l'argomento senza combinare qualche guaio.
Finite le pizze, pulimmo la cucina e ci spostammo in salotto. Continuammo a chiacchierare un pò davanti alla televisione, seguendo con disattenzione il telegiornale. Alla fine, mi decisi. Fino a quel momento avevamo evitato tutto quello che riguardava il sesso, non potevo più fare finta di niente, dovevo togliermi il dubbio. Spensi la TV e facendomi serio guardai fisso negli occhi Valeria.
- "Scusa Vale, ma devo proprio chiedeterlo. Che cosa ne pensi di quello che è successo la settimana scorsa?"
Per un attimo rimase ferma immobile a guardarmi, in silenzio. Non tradiva alcuna sensazione di sorpresa, era completamente calma e dai suoi occhi si capiva che si aspettava una domanda simile. Esattamente! A quanto pare, anche lei si stava interrogando su tutta quella situazione della serata, forse da tutto il giorno, ma non ne aveva fatto cenno. Alla fine, con aria rilassata e calma, replicò: - "La settimana scorsa? Intendi quando...?"
- "Esatto, il nostro gioco del master e della slave. Non dirmi che non ci hai pensato più?"
- "E che c'era da pensare? Mi hai scopata dappertutto e riempito di sperma!" - E rise come se fosse una cosa da niente!
- "Dai, Vale, si seria! Non è cosa da poco. Ti sei fatta trovare in casa tua legata come un salame..."
- "Più che altro come un regalo di Natale. E tu lo hai scartato come si deve. E ti è piaciuto da matti!"
Riuscì a strapparmi un sorriso, ma continuai il discorso. - "Sì, è vero. Non frainterdermi, è stato fantastico, ma voglio capire meglio cosa significava."
- "Te l'ho già spiegato. Volevo sperimentare qualcosa di nuovo e ho pensato che fossi la persona giusta per farlo. Hai già una certa esperienza in giochi sadomaso e sapevo che con te non correvo rischi. Soprattutto considerato quello che provi per me."
- "Q-qu-quello che... provo per te? Che vuoi dire?"
Il volto di Valeria assunse a questo punto un'espressione nuova: più sensuale, ma allo stesso tempo decisa. Continuava a sorridermi, ma dai movimenti della faccia si capiva che si stava facendo più seria. Senza che ci fosse alcun preavviso, portò la mano ai pantaloni della tuta che indossavo e inequivocalmente cominciò, attraverso la stoffa, a toccarmi il pacco. Iniziò a massaggiarlo, allo scopo di farmelo diventare duro. Sapevo cosa voleva dire, e la lasciai fare.
- "Hai capito benissimo. Ci conosciamo da una vita, ne abbiamo passate tante. Sarei una stupida se non mi fossi accorta come mi guardavi. E non solo in quel senso. Abbiamo tante cose in comune, gli altri si sono sempre chiesti perché non stessimo insieme. Solo non ti sei mai fatto avanti. Non lo so perché, forse per timidezza, o per paura di rovinare tutto tra di noi, o forse perché fino alla terza liceo non mi considerata altro che una buona amica."
- "Ma... E allora perché non me lo hai detto?"
- "Perché non ero sicura nemmeno di quello che provavo io! Voglio dire, avevamo entrambi i nostri giri, abbiamo avuto le nostre storie. Ad un certo punto temevo di prendere fischi per fiaschi. Così, ho pensato di vedere come poteva essere tra di noi. Solo che volevo fosse speciale e, diciamocela tutta, un pò speciale. Così, ecco spiegata la sorpresa di sabato scorso."
Mentre parlava la sua mano continuava a muoversi sul rigonfiamento causato dal mio pacco sulla tuta, muovendosi su e giù lentamente. In breve il pene raggiunse la massima estensione e spinse per uscire dalle mutande. Dal canto mio, sopesavo quella confessione fatami da Valeria, valutando i pro ed i contro. La guardai dritto negli occhi e muovendo in avanti la mano la accarezzai sulla guancia sinistra. Non era certo il massimo del romanticismo, ma era forse più sincero.
- "E se per me si fosse semplicemente trattato di una scopata?"
- "Allora avrò corso il rischio. E poi, non pensare che sia stato l'unico a godere della situazione."
- "Visto che sei tanto intelligente, allora dimmi. Che cosa provi per me?"
- "Ancora non lo so, ma viste le scintille che abbiamo fatto, sarebbe uno spreco non approfittare di questa nuova complicità, non trovi?"
- "Devo presumere che abbia preparato qualche nuova sorpresa per me?"
- "Diciamo che potrei aver cambiato la prescrizione per le pillole anticoncenzionali, scegliendo una nuova marca che dura meno a lungo, ma il cui effetto è immediato. E che potrei averne assunta una quando sono andato al bagno, prima."
- "In tal caso... Hai ragione, sarebbe da stupidi non divertirci." - E senza se e senza ma ci piombammo l'una sull'altro e ci baciamo sulla bocca. Ed io che temevo di aver rovinato tutto tra di noi!
Andammo avanti così per 5 minuti, con baci e carezze spinte sull’onda dell’emozione ed infilandoci a vicenda la lingua in bocca. Con il pene che spingeva per uscire dai pantaloni, misi le mani sotto la maglietta di Valeria e le toccai il seno, costantando con piacere che non portava il reggiseno. La palpai con tocco leggero, ma deciso, facendole indurire ancora di più i capezzoli, che sotto il tessuto sembravano due chiodi appuntiti. Questa volta c’era più passione, più sentimento, più emozione rispetto alla volta precedente: ormai non c’erano più segreti tra di noi, quella sincerità aveva fatto venire meno le ultime remore. Non sapevamo ancora cosa ne sarebbe seguito, ma sicuramente il nostro rapporto ne usciva trasformato, sotto una luce completamente nuova.
Ad un certo punto, Valeria si staccò da me e si alzò dal divano, sorridendo con aria birichina
- “Aspetta, concedimi solo qualche secondo. Ho una sorpresa per te.”
- “Ah, sì? Se è come quella della settimana scorsa, ti assicuro che è graditissima!” – Non stavo scherzando. In men che non si dica calai pantaloni e mutande e presi in mano il cazzo, che pulsava vivo in tutta la sua larghezza. – “Nel frattempo, mettiti qui in ginocchio. C’è un tuo amico che non vedeva ora di reincontrarti.”
- “Uhmmm! Me lo ricordo eccome! Ma io avevo qualcosa di diverso in mente.”
Senza dire altro, cominciò ad armeggiare con la chiusura lampo dei suoi pantaloncini e con un gesto solo se li tolse, per poi lanciarli via dall’altra parte della stanza. Solo allora scoprì che non portava mutande. La sua figa depilata si presentò davanti ai miei occhi già bagnata di umori. Stavo pensando a quanto Valeria fosse una ninfomane quando, con mia piacevole sorpresa, si voltò. E allora lo vidi.
In mezzo alle sue chiappe, appariva un cerchio nero lucido, dalla superficie piatta. Subito capì che cosa era: un butt plug!
- “Uao! Questa poi! Ma non ti faceva male il sesso anale?”
- “All’inizio sì, ma poi… Che ci vuoi fare? Ho scoperto che mi piace troppo da matti! Così, ho comprato questo gingillo per tenermi allenata.” – E scoppiò a ridere come se si fosse trattata della cosa più banale del mondo. Poi, dandomi le spalle e lanciandomi uno sguardo di sfida, si diresse al muro e appoggiò entrambe le mani. Sporse il bacino all’indietro e con voce sensuale mi lanciò un’occhiata che voleva dire di tutto. – “Ancora faccio fatica a sopportare il fastidio, ma non mi posso più lamentare del dolore. Stamattina, per la prima volta, l’ho messo appena alzata ed è tutto il giorno che lo tolgo solo per andare in bagno. Ma visto che si siamo qui, mi chiedevo…”
Inutile dire che non la lasciai finire di parlare. Mi alzai dal divano e mi avvicinai a lei con la cappella dritta di fuori. Poi mi chinai e cominciai ad osservare il sex toy che faceva bella mostra di sé dentro l’ano. – “Hai pensato benissimo, mia bella porcellina. A meno che non ti sei vista con qualcun altro questa settimana, è giunta l’ora che abbia di nuovo dentro di te un vero arnese di carne. Il MIO, ad essere precisi!” – Detto questo allungai la mano e cominciai ad estrarlo fuori.
Fui deliberatamente lento nel tirarlo fuori, in modo che Valeria ne sentisse ogni centimetro che veniva rimosso dal proprio intestino. E lo sentì, in quanto mugugnava di piacere e non poteva fare a meno di sospirare. Hai capito la porca, si era davvero abituata ad avere il buchino pieno! Alla fine uscì del tutto ed ammirai il cazzo di plastica che tenevo in mano. Completamente nero, era lungo 18 cm e largo 5 e per tutta la superficie era liscio. Avvicinando il naso, notai che l’odore era nauseante, ma non forte come mi aspettavo. Evidentemente ci teneva all’igiene.
- “I miei complimenti, cagna. Non sarà il massimo dei sex toys a cui sono abituato, ma come inizio non c’è male. E lo hai tenuto dentro per tutto il giorno?” – Alzatomi in piedi, presi Valeria per le spalle e le avvicinai al viso il plug. Non pote fare a meno di essere infastidita dall’odore, ma mi rispose senza peli sulla lingua.
- “Sì, proprio così. Mi aspettavo che volessi di nuovo mettermelo dentro, quindi meglio essere preparati. In questo modo, sono preparata al dolore.”
- “Hai fatto benissimo, perché ti assicuro che d’ora in poi ti farcirò il culo come un bigné alla crema, e se vorrò ti lascerò legata e sporca di sperma per tutta la notte, così da abituarti ad essere la lurida cagna schifosa che sei. Ed adesso, apri la bocca!”
Senza protestare o dire qualcosa, spalancò la bocca e docile lasciò che le infilassi dentro il plug, fin quasi in fondo alla gola. Sorprendetemente per me, dimostrò di saperlo accogliere benissimo, senza dare segni di soffocamento. Chiaramente, se lo aspettava.
- “E adesso” – dissi, mentre appoggiai la cappella all’ingresso del buco che ancora non si era rinchiuso – “non farlo cadere dalla tua bocca o ti punirò come si deve. Sai, pensavo che potrebbe piacerti avere due o addiritura tutti e tre i buchi pieni contemporaneamente. Anzi, quasi è un peccato che Massimo sia partito. Avremmo potuto organizzare qualcosa a tre. Ah, ah!” – Scherzai, ma mica tanto. In quel momento ci feci davvero un pensierino a possedere Valeria insieme a qualcun altro! Ma non avevo mai fatto nulla che potesse assomigliare ad un’orgia, e se mai ci avessi partecipato, mi sembrava giusto prima sentire il parere della mia partner. Ma per il momento, scartai quel pensiero.
Misi le mani sulle tette di Valeria, che con la bocca piena del plug ed appoggiata al muro si preparava alla penetrazione. Feci un bel respiro e, con un colpo solo, infilai con forza, a secco, metà del pene dentro di lei. Si lasciò sfuggire un grido, soffocato dal giocattolo, ma era di sorpresa e non di dolore. Ormai si era abituata e il plug aveva pressappoco le mie stesse dimensioni. Più che altro, forse era più dispiaciuta che prima non lo avessi lubrificato. – “Mmmhhhh! Accogliente e caldo proprio come mi ricordavo! E brava troia, hai scelto proprio bene. Per ricompensarti, te ne regalerò uno grande il doppio di questo, così potrai accogliere due cazzi contemporaneamente! Ah, ah! Ma adesso, pensiamo solo a divertici!” – Feci uscire un pezzo, dopodiché riaffondai con forza e lo piantai fin in mondo, con i testicoli a diretto contatto con la sua pelle. Lascia che prendesse fiato qualche secondo, poi cominciai a prendere ritmo.
Entrambi godettemo dell’inculata: io che andavo avanti e indietro in quel buco prendendo sempre più velocità, mentre con le mani da dietro la schiena mi infilai sotto la t-shirt e palpai il seno prosperoso mentre mi aggrappavo a ciò; lei che con la bocca tappata non si opponeva ed in piena estasi mugugnava di piacere, mentre gocce d’umori uscivano dalla figa e colavano sul pavimento sotto di noi. Qualcuna arrivò anche dietro, fino a lambire il mio cavallo. Ad un certo punto, non sazia, si portò la mano alla passera e cominciò a sditalinarsi. La lasciai fare, soddisfatto che l’avessi introdotta ad un nuovo mondo di piacere e trasgressione. Poi si infilò un dito e con quello si massaggiò all’interno fin quasi a raggiungere il punto G. Poi le dita divennero due, poi tre, infine quattro, incurante di me che continuavo a stantuffarla da dietro e a riempirla d’insulti, mentre non si lasciava cadere il cazzo finto dalla bocca! Meno male che il palazzo era semivuoto per l’estate e nessuno poteva sentirci, altrimenti!
- “Sììììììì! Così si fa! Ohhhhhh! Brava, la mia troia! Ohhhhhhhhh! Con te è impossibile annoiarsi. Ohhhhhh! Mmmmmmhhhh! Sìììììì! Sto per venire! Preparati! Ohhhhhh, ohhhhh, ohhhhhh! Sììììì! Veeeeeeeennnnnnnnngggggooooooooooooooooooooo!” – E con un ruggito selvaggio venni dentro Valeria, che proprio in quel momento raggiunse il massimo del suo orgasmo e si liberò. Entrambi venimmo copiosamente, felici della nostra nuova complicità sessuale.
Finito di svuotarmi, raggiunsi la bocca di Valeria e la liberai dal plug, che cadde a terra. Aspettai che prendessimo fiato, ma non lasciai la presa sul suo seno, anche per non lasciarla accasciare a terra. Ma ormai avevo capito che si abituava a ben altro.
- “Uao! Non mi ero sbagliata, dunque. Tu sì che sai come farmi godere. Se non avessimo sprecato tutto questo tempo…”
- “Esattamente quello che pensavo. Ti ho sempre considerata solo come un’amica, ma dovevo tenere in mente che come donna hai le tue esigenze.” – Lasciando la presa, la girai e rimanendo in piedi ci guardammo negli occhi, sorridendoci. Era chiaro che quella sera aveva sconvolto tutte le carte in tavola, niente sarebbe stato più come prima.
- “Bisogna proprio dirlo, con te ho provato sensazioni che non ho mai provato prima. Ma rimane solo una domanda a cui rispondere.”
- “Sarebbe?”
- “Ora che abbiamo superato la soglia dell’amicizia, che hai intenzione di fare con il sadomaso? Cioè… Vuoi ripetere l’esperienza dell’altra volta?”
- “Davvero ti è piaciuto fare la cagna? Vuoi ripeterlo sul serio?” – Chiesi con aria faceta.
- “Non tutti i giorni, forse. Ma devo ammettere che non è male fare qualcosa di diverso, ogni tanto. Se vuoi, sono disponibile.”
- “Grazie per l’informazione, lo terrò a mente. Ma stasera, propongo di rimanere sul tradizionale.” – E con questo la baciai di nuovo. Poi la presi in braccio e la portai in camera mia, dove passammo tutta la notte a fare l’amore. Una sensazione nuovo, tutta all’insegna della delicatezza e di nuova intimità personale.
Da allora sono passati tre anni, e le cose sono cambiate. Io e Valeria ci siamo ufficialmente fidanzati e siamo andati a convivere insieme. L’intesa tra di noi è completa, e non solo sul piano sessuale. Ci capiamo a vicenda, e in caso di problemi ognuno può contare sull’appoggio dell’altra. Ancora è presto pensare al matrimonio, ma da un po’ di tempo il discorso fra di noi cade sull’avere o meno un bambino. Ma, lo ripeto, non è ancora il momento: forse più in là, quando saremmo entrambi sicuri, ma adesso non c’è fretta.
Nel frattempo, almeno una volta al mese, ci dedichiamo ad un fine settimana master-slave, in cui Valeria si concede volontariamente in tutto e per tutto al sottoscritto, e siamo diventati più bravi nei nostri rispettivi ruoli. Vi basti solo sapere che la nostra casa, situata in piena campagna, si è riempita di tutto il necessario per la cura e il mantenimento di un cane di grossa taglia, nonostante non abbiamo nessun animale! Ma questa è un’altra storia…
FINE
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