Maria

di
genere
etero

Non avevo amici, nel senso letterale del termine, tra i compagni di scuola, molti di loro erano solo mossi da una morbosa curiosità verso di me (io davo pochissima confidenza) verso il mio stile di vita, io ero quello ricco, quello che veniva accompagnato dall'autista, quello che viveva in una lussuosa villa fuori le mura. Ma quello era l'anno del diploma e c'era la festa dei "licenziati", dovetti andare in quel locale e confondermi con loro. Si ballava e in quella occasione vidi questa bella e giovane ragazza che faceva tappezzeria, strano a dirsi: faceva tappezzeria perché era bella e nessuno si sentiva alla sua altezza per proporle di ballare, io non avevo di questi problemi e la invitai.
Maria aveva uno splendido sorriso e un portamento "regale", iniziammo a ballare un lento, molto lento, la stringevo a me e lei ci stava, iniziammo un breve dialogo, le chiesi il nome, l'età (15 anni ancora da compiere), le chiesi con chi fosse venuta in quella sala e lei mi disse: con Francesco e me lo indicò. Francesco era una persona antipatica e poco gradevole, non avevamo rapporti di nessun tipo, non stava nemmeno nella mia sezione, era di un'altra quinta. Come è possibile, le dissi, che tu dolcissima creatura sia la sorella di quel "bifolco". Mi rispose che era solo un fratellastro, un cugino che viveva in casa loro sin da quando la madre (sorella della di lei madre) aveva lasciato il tetto coniugale per andare via con un altro. Il disco finì e anche la nostra conversazione volse al termine. Ballai con altre ragazze, tutte mi fecero la corte, forse per le mie fattezze o forse per il mio denaro. verso fine serata, stanco, mi posai su di una poltrona fuori dal locale, assaporavo l'aria salmastra piena di iodio e il profumo mi riempiva le narici, pensavo che tra qualche giorno sarei partito per la mia prima vacanza da solo e sarei andato in Svezia, pensavo a tutto questo ad occhi socchiusi quando un bacio si pose sulle mie labbra, un bacio delicato e caldo allo stesso tempo, tempestivamente aprii gli occhi e vidi solo le spalle di chi fuggiva da me. La riconobbi dai lunghi e mossi capelli neri, Maria!
Ci misi un po a trovarla tra quella folla di corpi in movimento in un ballo veloce, era seduta in un angolino e forse non si aspettava di vedermi, la presi per mano e la portai fuori sulla veranda sul mare, altri erano li in coppiette già formate e nessuno badava a noi. Le chiesi del bacio e lei rispose: Ti amo!
Rimasi basito, come è possibile mi chiesi tra me e me, ci siamo appena conosciuti, forse era amore a prima vista?
Dio come era bella con quella luce della luna, la sua pelle d'alabastro e i suoi occhi neri la facevano sembrare una Dea della notte, la baciai alla francese, le infilai le mani sotto la gonna e dentro le mutandine, era bagnatissima. Ci allontanammo da li per cercare una maggiore intimità, mi sedetti su di un muretto e lei sopra di me, flertammo per un bel po, le tolsi le mutandine e mi abbassai i calzoni, lei si pose a cavalcioni su di me e il mio grosso "arnese" si fece strada verso la sua vergine figa.
Il sangue ci macchiò gli abiti, lei era mia.
Trovai un telefono e chiamai Giovannino (l'autista), egli ci accompagnò alla villa, ci lavammo e gli diedi degli indumenti puliti che le calzavano a pennello. Quando la rividi era ancora più bella, la rispogliai e facemmo l'amore nuovamente, completamente, le deflorai anche il buco del culo...
Dopo quella sera Maria fu la mia amante per qualche tempo, sempre di nascosto da quel coglione di Francesco.
Il seguito a presto.
scritto il
2020-09-23
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