Una notte con Leo

di
genere
gay

Ding Dong .... Ding Dong ....
Il campanello della porta suonò piano. Mi alzai dalla poltrona del salotto e smisi di guardare la TV per andare alla porta. Mentre camminavo sentivo la pioggia battente di cui non mi ero accorto mentre ero davanti alla televisione.
Ero molto curioso di sapere chi fosse alla mia porta in una simile notte orribile e senza chiamarmi prima!
Ero incazzato con chiunque fosse, cominciai a pensare chi potesse essere. Non poteva essere mio fratello perché era andato via per le vacanze di Pasqua e tutti i suoi compagni erano andati con lui.
Avevo deciso di rimanere perché ero in ritardo con alcune ricerche e dovevo finirle durante la pausa.
Ero indignato verso quell’ospite sgradito che disturbava il mio lavoro.
‘Andiamo a vedere chi è lo stronzo che bussa alla mia porta.’ E provai nella mia testa il discorso che avrei rivolto all’ospite indesiderato.
‘Sai che ore sono? Sono le dodici meno un quarto! Quasi mezzanotte sai? Che diavolo vuoi che sia così importante da disturbarmi?’
Al solo pensiero mi incazzavo sempre più e mi stavo rapidamente avvicinando al punto di ebollizione, stavo per saltare in aria.
Allungai la mano, prima la serratura, poi la catena e per terzo il catenaccio (Volevo essere sicuro).
Girai la manopola, presi un respiro profondo, poi esitai e rilasciai l’aria.
La mia bocca rimase aperta mentre iniziavo ad ansimare!
“Mi inviti ad entrare o mi fai affogare sotto questa pioggia?”
La domanda mi risvegliò ed ero di nuovo cosciente.
Era Leo, uno dei compagni di mio fratello.
Era davanti alla porta, un metro e ottanta di muscoli sodi e cesellati. La sottile canottiera era inzuppata e rivelava ogni ondulazione dei suoi addominali perfettamente definiti ed i capezzoli rigidi sporgenti!
La sua bassa voce baritonale abbaiò la sua domanda ed io mi feci da parte indicandogli di entrare.
“Cosa c’è che non va? Perché sei così fottutamente silenzioso?”
La sua domanda mi colse un po’ alla sprovvista, non sapevo cosa dire.
In realtà ero silenzioso perché ero stupito ed ammirato dallo splendido corpo ambrato che mi stava davanti, ma non poteva dirglielo.
“Stai zitto, vieni qui a bussare alla mia fottuta porta a metà di questa fottuta notte, goccioli sul mio tappeto e vuoi sapere perché sono silenzioso. Sto cercando di non prenderti a calci in culo!”
Stavo recitando il ruolo del duro e mi sembrava che gli piacesse. Sì! Si stava preparando per farmi il culo, quando lo interruppi.
“Non voglio le tue scuse, voglio che tu tolga quella merda bagnata dal mio tappeto. Vai nel dannato bagno e asciugati.”
Andò in bagno sentendosi in colpa per ogni goccia che cadeva. Continuò a gocciolare fino al bagno, lasciando una scia d’acqua… Mi piaceva! Avevo il controllo.
Di solito mio fratello ed i suoi amici mi mettevano i piedi in testa e ogni volta che tentavo di ribellarmi, mio fratello dava loro manforte, ma lui ora non c’era.
Così Leo era in bagno a passarsi l’asciugamano su treccine, viso e collo.
“Pensavo fossi andato con gli altri.”
“Stavo per andare, ma ho dovuto restare, il mio capo non mi ha dato il permesso di assentarmi. Una giornata di merda, tutti i miei amici col culo al sole ed io bloccato qui a lavorare tutto il maledetto giorno e per finire, dopo il lavoro stasera ho provato ad entrare nel mio appartamento e mi sono reso conto che avevo lasciato le chiavi nell’armadietto al lavoro. Quindi ero lì a bagnarmi sotto quel cazzo di pioggia, fottutamente stanco, fottutamente affamato. Sapevo che eri a casa, quindi ho pensato che ti avrei chiesto se potevo dormire qui fino a quando il mio compagno di stanza non fosse tornato.”
Il mio cuore cominciò a battere forte al pensiero di Leo che passava la notte con me. Mi ero masturbato molte volte pensando a lui ed ora eccolo qui.
Decisi di giocarmela come se stessi cercando di ottenere un Oscar!
“Cosa ci guadagnerei per farti lasciare qui il tuo culo?”
Lui cominciò a togliersi la canottiera e la strizzò. Ogni centimetro dei suoi bicipiti e tricipiti si stavano increspando. Il suo petto era sodo ed i capezzoli erano ancora molto duri.
Mi leccai le labbra e lui rispose.
“Cosa vuoi? Non vengo pagato fino alla fine del mese.”
“Cosa ti fa pensare che io voglia soldi?”
Ora si stava sbottonando gli shorts in denim rivelando i boxer bianchi aggrappati ad un uccello molle, grosso e lungo.
Girai la testa per evitare di fissarlo ma avevo visto abbastanza perché il mio pene cominciasse a sollevarsi.
Calciò via le scarpe e uscì dagli shorts. Il peso della sua virilità era ben visibile! Rabbrividii e combattei contro la protuberanza che si stava formando nei miei pantaloni sportivi.
Rimase lì nudo, tranne che per i boxer bianchi.

“Per prima cosa, voglio che tu pulisca questa fottuta pozzanghera che hai lasciato all’ingresso!”
“Amico, ho bisogno di qualcosa di asciutto da mettermi.”
Mise le mani all’elastico leggermente consumato dei boxer e in un colpo solo li abbassò e se li tolse.
Leo era lì, nudo e leggermente umido, in piena vista! Non avevo idea di cosa dire e quindi dissi la prima cosa che mi saltò in mente.
“Non ti presto niente!”
Finì di asciugarsi e mi spinse da parte per uscire dal bagno.
La vista del suo cazzo che ondeggiava avanti e indietro, rese il mio di granito! Ero alla massima estensione e cominciavo a colare pre eiaculazione!
Chiusi la vestaglia e la legai stretta per nascondere il pene rigido.
Il culo di Leo era solido ed abbronzato!
Ero pronto a tuffarmi e leccare il suo fottuto buco fino a farlo gemere!
Reindirizzai la mia attenzione mentre camminavo dietro di lui verso la cucina.
Gli diedi uno straccio e indicai la sala.
“Accidenti, potresti darmi dei vestiti prima.”
“Porta il tuo culo all’ingresso, pulisci e forse… forse ti darò qualcosa da indossare, ma non farti troppe illusioni.”

Mi passò di nuovo davanti, il suo uccello ondeggiava come un pendolo.
Rimasi lì sulla soglia della cucina a guardarlo e per tutto il tempo mi comportai come se fossi il suo supervisore in un fast food per accertarmi che avesse pulito bene. Dopo circa tre minuti il pavimento era asciutto e mi passò di nuovo accanto per riportare lo straccio nel mobile in cucina.
“C’è qualche cosa da mangiare da queste parti?”
Mi sentivo arrogante.
“Ci sono dei salatini, spaghetti e polpette, poi dei cereali”
Optò per i cereali, se ne versò una ciotola e mi passò di nuovo accanto per sedersi sul divano davanti alla TV.
L’odore delle sue ascelle e del suo inguine avviarono i miei sogni bagnati e le mie palle cominciarono a riempirsi in attesa delle seghe notturne!

Mi sedetti accanto a lui con un metro tra di noi.
Finì i cereali in pochi istanti e ritornò in cucina. Quando si alzò per riempire la quarta volta, commentai: “Accidenti, non hai ancora finito di mangiare?”
Era proprio davanti a me con la testa del suo uccello a livello dei miei occhi.
“Mi dispiace, ma mangio sempre quando sono eccitato e in questo momento sono dannatamente eccitato!”
Si grattò la parte inferiore delle palle e si accarezzò il lungo e grosso cazzo che iniziava a riempirsi di sangue, si voltò e portò la ciotola in cucina mettendola nel lavandino.
Mentre tornava a sedersi chiese: “Posso guardare un porno?”
Non potevo credere alle mie orecchie né ai miei occhi mentre il suo arnese continuava a congestionarsi ed irrigidirsi! Continuava a diventare più lungo e non smetteva!
Annuii mentre deglutivo, oh, se fosse stato il suo sperma, ooohhhhh!
Si alzò, allungò una mano verso la raccolta di video accanto alla TV e ne prese uno. Lo inserì e schiacciò il play.
Il video partì, c’era un tizio che si stava facendo succhiare il cazzo da una ragazza dai grossi seni.
Guardai Leo, si era messo una mano sulle palle e le stava massaggiando. Le stava facendo rotolare tra le dita come sfere cinesi.
Mi guardò e mi suggerì di rilassarmi.
“Potresti venire anche tu, così stanotte potremo dormire tutti e due tranquillamente, perché so che ce l’hai rigido come il mio. L’ho visto spuntare mentre ero in bagno!”
Mi sentivo stupido. Ero stato sorpreso ma sembrava non avere idea che fosse il risultato di vederlo nudo.
Il porno continuò e la mano di Leo accelerò.
Mi tolsi la vestaglia e mi feci scivolare le mutande alle caviglie.
La sensazione di essere seduto a meno di un metro di distanza dall’oggetto di molte fantasie e seghe mi faceva dolere le palle.

Mentre accelerava si spostò e ora il suo fianco stava rimbalzando contro il mio mentre ci accarezzavamo.
Continuò a scuotere i fianchi, ignaro del fatto di essere in contatto con me.
Io invece ero elettrizzato per quel contatto e avrei potuto venire solo per quello.
“È un mese che non vengo, non mi dispiacerebbe se quella troia del video mi facesse un pompino!”
“Non mi sembra un gran che!”
“Che cazzo dici? Guarda come lavora quei coglioni con la lingua! Dev’essere una bomba farselo fare!”
“Lo è!”
Commentai.
“Come fai a saperlo.”
“Non chiedermelo, tanto non ti interessa.”
Era la mia trappola.
“No, sul serio, dimmelo.”
Smise di accarezzarsi e si rivolse leggermente verso di me.
Mi chiese di nuovo.
“Seriamente, dimmelo.”
“Vuoi davvero saperlo?”
“Forza, cazzo, dimmelo!”
“Non posso dirlo, devo mostrartelo.”
“Bene, allora fammelo vedere!”
Lui parlava ed io non avevo idea di cosa stesse dicendo.
Era totalmente preso dalla curiosità di quello di cui stavo parlando.
“In piedi.”
Si alzò, il suo uccello era dritto davanti a lui, parallelo al pavimento.
Lo fissavo e la mia bocca affamata cominciò a sbavare di attesa.
Scivolai giù dal divano sui cuscini sul pavimento, posizionandoli sotto le mie ginocchia. Lo guardai ed i nostri occhi si incontrarono.
Fu allora che capì cosa stava per accadere.
Mi guardò, si leccò le labbra e la sua voce profonda spezzò la nervosa attesa.
“Beh, me lo mostri o no?”
Gli circondai con la destra l’anca e gli strinsi con forza il culo. Feci lo stesso con la sinistra. Avevo il suo culo stretto tra le mani! Le natiche si contrassero e il suo cazzo rimbalzò. Una perla di sperma comparve sulla fessura.
Aprii la bocca, tirai fuori la lingua come un serpente, colpii la fessura per rimuovere la goccia e sentii dei brividi percorrere la sua spina dorsale.
Le sue ginocchia cedettero e ondeggiò un po’, lo sostenni e lo feci sdraiare a terra posizionandogli i cuscini sotto la testa.
Quindi gli allargai le gambe e mi misi in mezzo. Iniziai a leccargli una coscia e trascinai la lingua verso l’alto fino allo scroto.
Ansimò e gemette piano.
Succhiai la palla destra per un po’ poi passai alla sinistra. Ci giocai con la bocca come se fossero caramelle!
A causa delle dimensioni era impossibile prenderle in bocca simultaneamente ma, dai suoni che emetteva si capiva che a lui non importava minimamente.
La mia mano destra afferrò la sua erezione e la sollevai mentre la mia bocca si spalancava per prendere la cappella. Gliela lavorai con la lingua, il suo corpo tremò! Allungò la mano, mi afferrò la nuca ed iniziò a scoparmi la faccia!
I suoi fianchi si inarcarono verso l’alto mentre mi tirava la faccia sul palo rigido!
Ero costretto a prenderne il più possibile, facevo fatica a non vomitare, poi resistetti e lo lasciai entrare, i suoi fianchi continuavano a pompare!
Mi sedetti tra le sue ginocchia in ginocchio.
Lui alzò gli occhi e con voce da bambino chiese: “Cosa c’è che non va? Perché ti sei fermato?”
“Ne vuoi di più? Allora supplicami!”
“Per favore, per favore non fermarti! È dannatamente bello! Non ho mai provato niente del genere nella mia vita. Neanche con la figa è così bello! Per favore, farò qualsiasi cosa, se continuerai!”
“Qualsiasi cosa?”
“Cazzo sì, tutto...!”
Tornai su di lui succhiando come un aspirapolvere! Gli massaggiai le palle con la sinistra mentre la destra teneva saldamente il suo uccello in posizione.
Le sue mani tornarono alla mia testa e cominciò di nuovo a scoparmi la faccia. I gemiti si fecero più forti, più intensi e più ravvicinati.
Si lanciò verso l’alto un’ultima volta e lasciò volare il suo carico!
Era come provare ad ingoiare un litro di latte, stava rilasciando quello che sembrava lo sperma di un anno. Il gusto salato mi ricordò quanto mi mancava fare un pompino.
Continuai a leccare la sua verga ancora dura, il suo corpo spasimava dopo di che si afflosciò e si rilassò.
Lo guardai in faccia e mi divertii per i suoi occhi chiusi ed il sorriso, era in pace con se stesso.
Mi asciugai i baffi di sperma sulla faccia e salii su di lui.
Il mio cazzo rigido premette con forza contro la sua carne ormai molle.
Sbarrò gli occhi per lo shock ma tornò rapidamente allo stato di rilassato.
Mentre mi sporgevo in avanti per baciarlo, alzò la testa per incontrare le mie labbra. Aprimmo le bocche e le nostre lingue iniziarono a mescolare saliva e resti della la sua crema salata!
Gemette e cominciò ad immergere più a fondo la sua lingua! Stava di nuovo fottendomi la faccia, questa volta con la lingua!

Sentii le sue braccia intorno ai miei fianchi che mi tenevano saldamente in posizione. Iniziarono a roteare facendo strusciare insieme i nostri cazzi.
I nostri uccelli erano rigidi e sfregavano fra di loro, il calore e l’attrito mi stava facendo impazzire!
Iniziai a muovermi su e giù, sempre più velocemente.
C’era ancora della sborra sul suo pene e questo serviva a lubrificare le nostre verghe.
Anche i fianchi iniziarono a oscillare al ritmo dei miei. Non mi ero mai divertito tanto con qualcuno, in passato avrei strisciato abbastanza a lungo per farlo diventare duro, poi mi sarei staccato per un pompino o una sega, ma questa volta era diverso.
Sentii lo sperma salire, il mio buco del culo si contraeva e cominciavano i brividi. Questi erano i segni che l’orgasmo si stava avvicinando.
“Fottimi, inculami!” Sbottò Leo.
Era l’ultima goccia.
Stavo strofinando il mio cazzo contro il suo corpo duro e lui lo voleva! Ero sicuro che non lo avrei deluso.
“Ooooohhhhhhhhhh cazzo!”
Lasciai volare la crema che uscì dal mio uccello ed atterrò sul suo petto e sul mento. Con mia sorpresa una piccola goccia atterrò sul labbro suo inferiore e lui la leccò seducentemente e poi mi baciò sempre così profondamente e appassionatamente! Poi sentii il suo uccello contrarsi di nuovo rilasciando il suo secondo carico.
Tirò a sé il mio corpo mentre il suo orgasmo raggiungeva il picco e poi si calmò.
Coperti di sborra ed esausti rimanemmo lì sdraiati, ma prima di appisolarci sentii Leo chiedere: “Posso fotterti il culo domani sera?”
“Se posso fottere il tuo la notte dopo.”
“Ci sto pensando! Voglio continuare ad usare il mio uccello ogni giorno, ti va?”
“Fantastico!”
Fu l’ultima parola che pronunciai prima che ci addormentassimo tra le braccia dell’altro, ci sarebbero statemolte altre notti di eiaculazioni.
di
scritto il
2020-10-19
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