L'iniziazione di Francesco Cap.: XI
di
bepi0449
genere
zoofilia
Cap.: XI Incesto e zoofilia
Settembre era alle porte con i suoi profumi, con i suoi raccolti, con nuove aspettative. Il Sile scorreva silenzioso, placido con le sue alghe verdi, serpeggianti, zigzaganti nell’acqua. Francesco si abbandonava sereno, contento e appagato fra le braccia e sull’addome di Alessandro; riposava beato su quel tepore con il pieno, con l’imbottito di carne. Gli piaceva nel dormiveglia del primo mattino muoversi, riempirsi, scivolare avanti e indietro per percepire le nerbate, le scudisciate di nettari al suo interno o alzarsi con i tepori di fluidi che colavano dal buchetto, andare a colazione con l’appiccicaticcio fra le cosce o mostrare trasparenze sull’intimo.
Dopo la condivisione con il club, prese sempre più possesso delle sue mansioni nell’azienda dei fratelli e, su loro consiglio, fece ritorno in famiglia per chiedere alla madre la facoltà di terminare il classico a Treviso. Alle osservazioni della genitrice fece presente che non doveva temere per i risultati scolastici, dato che avrebbe avuto come tutor il professore.
“… ma sei il mio bambino!”
“Ohhh … mammaaaaaa! Pensa che il professore, Virginio, mi ha iscritto ad un corso di giapponese, dato che a Natale vuole che mi incontri con una delegazione di imprenditori dello Stato del sol levante. Per me, mamma, che desidero conoscere quel popolo, sarà una manna. Qui, in questo paese, non potrei avere queste opportunità. Mammaaaaaa!”
“Va bene figliolo, ma ogni sabato mattino portami giù la biancheria, … che te la preparerò per il successivo.” Guidandolo, lo condusse sul letto materno per stringerlo e guardarlo negli occhi, … “e qui, sotto, questo -toccandoglielo- come sta? Ho notato che qualche volta piagnucola. Non vuoi che …?”
“Ohhhh … mammaaaaaaaaa!”
“Che c’è figliolo? È compito delle mamme conoscere lo stato di salute dei propri figli e dato che, per studiare, starai lontano da me dalla domenica al sabato, io avrei il piacere di vedertelo e di conoscere il suo sviluppo. Non avrai timore e pudore di mostrarlo a tua madre? Spero di no, piccolo mio! … Su, … ti aiuto a sfilare, a togliere gli indumenti che lo ricoprono.”
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaa! … enffffff, … enfffffffffff. Mamma perché? Enfffffffffffff, … mhhhhhh” … e la madre prese a carezzargli, a sfiorargli quello che i tessuti nascondevano; e forse … presa dalla curiosità, anche a desiderare, ad ambire di conoscere le reazioni ad una manipolazione materna quello che, sotto le sue premure, iniziava ad ergersi, a sollevarsi, a tendersi.
“Ohhhhhhhhhh … il fringuello è quasi pronto a cantare, a cinguettare, a salmodiare. È quello di un adolescente, … che soffre il caldo, … che non ama coprirsi, … ma bello sodo, … con due palline in una sacca stretta, fasciante, attillata; senza peli, implume, glabra. … e che profumo … che emana, diffonde, propaga: profumo di vita, … di primavera, … di … Figlio mio, mi sembra che abbia riconosciuto chi lo ha generato; … si commuove; … mi saluta … come a chiedermi di avvicinarmi a lui. Piange lacrime sensuali, vive, concupiscenti che colano giù per la sua asta. Ohhhhh figlio mio, mi inginocchio davanti alla tua principiante virilità, scoprendo i miei seni, affinché eccitandosi, s’allunghi, … si inturgidisca ancora di più. È bello sai. Sembra uscito dalla bottega del divin Antonio.”
“… ma … mammaaaaaaaaaaa!”
“Che, … sei diventato timido, pudico, … ora? Sembra che tu tema la mamma, ma io, amore, desidero solo sapere se questo … pin-pin … compie, … se è in grado di svolgere le funzioni, a cui è destinato.” A Francesco sfuggì un boccheggio quando le labbra della madre si posarono per schiudersi sulla sua prugna, dalla cui sommità fluiva una rivoletto trasparente, colloso, profumato di eccitazione, … di eros.
“Mammaaaaaaaaaaa! … Ohhhhhhhhhhhh, … no mammaaaaa! … sssssssssssssssiiiiiiiiiiiiii!” Le labbra glielo avvolgevano, lo fasciavano, lo stringevano e ogni volta che la lingua si muoveva, … stilettate di piacere gli attraversavano il corpo, facendogli sobbalzare il cuore. Mosse una mano per spingerglielo più addentro. La madre fece un timido movimento di assenso, e poi tenendolo ben saldo alla base, iniziò a mungerlo. Glielo leccava dai testicoli implumi alla cappella, facendo scorrere la lingua ben aperta su tutta l’asta. Rifece i moti, oscillando o picchiettando, con la lingua per dedicarsi poi ai testicoli; spostandosi da uno all’altro per leccarli lungamente entrambi, portando il figlio a chiedere di desistere, di … Era da un po' che la mamma glielo lavorava di lingua e di mani dandogli piacere e lui avrebbe voluto che non smettesse più. La testa della donna si muoveva lentamente su e giù, con movimenti regolari e poi … quella mano che passava da sotto lo scroto, … da sotto le sue palline per inoltrarsi fra i glutei nella valle dell’Eden …; ohhhhhhhh sensazioni sublimi, torture meravigliose provocate da attrazioni, passioni, impulsi incestuosi e quelle dita che dilatavano, vellicavano, titillavano, bussavano al suo orifizio. Solo una madre può capire quali corde toccare, quali terminazioni nervose vellicare, ungere; leggere i desideri nascosti. Una madre non è la moglie, un’amante, … è la mamma, per cui sa come agire, cosa fare; … come far cedere, sfibrare, sfinire con una lunga, sfiancante, ma dolcissima sevizia: essa lo fa non per sesso, ma per amore, passione Ohhh desiderio, libidine, lussuria che stimolava, sobillava quella sua apertura a piangere, a umettarsi, a fremere, a … All’aumento dell’eccitazione, a quei massaggi, le sue gambe cedevano, si piegavano in balia ad uno struggente, intenso languore: una luce abbagliante, come una scarica elettrica, come un lampo gli attraversò il corpo e la mente, … e la bocca materna si riempì di essenze, di cremini succulenti, squisiti, delicati.
“Cesco, figlio mio, … efhhhhhnffff”
“Sì mamma, è il …”
“No, non è il primo! Qualcuno te l’ha già fatto … e anche il tuo buchetto è stato visitato più di qualche volta. L’ho constatato dalla facilità con cui il mio dito è scivolato dentro e dal piacere che provavi a riceverlo. Figlio mio, le mamme sono le mamme, anche se i figli non parlano: essi sono carne della loro carne. … se tu ti senti attratto dai tuoi simili, io non te lo impedisco, ma avrei il piacere che me ne parlassi. Chi è: il professore o altri. Anfffhhh … bhe, non ha importanza; ma qualche volta parlamene: ti potrei essere utile con qualche consiglio! … e poi: la mia patatina vuole conoscerlo e per il rispetto che le devi, non puoi rifiutarti di provarla. Ora non ce la faresti … per come te l’ho munto, … ma dimmi, figliolo: a Treviso dove andresti a dormire, … dove staresti di casa, … forse da Virginio?”
“No, da due fratelli che ho conosciuto nel servizio in tavola presso il ristorante, qui vicino.”
- “Ah … behhhh, devo confessarti che anch’io, da ragazzina …” - e qui la madre descrisse il suo entusiasmo adolescenziale nell’abbandonarsi, allora, fra le braccia di suo padre, che lei mitizzava. A questo suo primo approccio con il sesso era stata accompagnata dalla madre e dalla stessa fu educata a venerare, amare, coccolare, baciare, limare, manipolare, stimolare, scaldare con la lingua l’organo sessuale maschile; fonte di piaceri per tutti quelli che lo sanno onorare, ossequiare, amare; che poteva farlo entrare, dopo preliminari omaggi d’affetto, in bocca per essere ulteriormente stimolato, affinché coriaceo, marmoreo, gonfio all’inverosimile potesse entrare con facilità in una vagina per accompagnare la femmina all’estasi dei sensi o addirittura nell’ano, facendo entrare colui che lo prende nel nirvana dei sensi. - “Vedi Marghy -proseguì la prima volta tua nonna- come accarezzo con le mani, con le guance, con le labbra … portandomelo al naso per odorarne il profumo, … il balsamo che emana per esserne ghermita, presa, … conquistata. Ti insegnerò a bagnarlo dei tuoi umori per asportarli, poi, con la lingua, con gli occhi; a suggerlo sino a farlo vibrare tra lingua e palato, in modo da farti gustare e ingerire le sue essenze. Piaceri inauditi, straordinari, inconcepibili che conoscerai anche con altri che ti presenteremo; … e quando avverranno questi incontri, … noi ne saremo felici, poiché emanerai una sensualità, un fascino non comune … che ecciterà, … che ci spingerà a prenderti, a inseminarti, a fecondarti, a riempirti la toppa e il culo del seme di tuo padre.” -
“Va bene, mamma, … ma ho un po' di angoscia, … di dubbio, … di timore!”
- “Oh piccola, … è quello del tuo papà! Non vedi come luccica, … come è rosso, turgido, allegro con quella sua apertura che spande senza sosta rugiada trasparente; come a chiederti di iniziare a venerarlo, a detergerlo, ad asciugarlo delle lacrime con le tue guance, con le tue labbra o la tua lingua, come ti ho insegnato poco fa? … e poi di che devi avere timore? Sarò io, tua madre, ad accompagnarlo alla tua porta; a reggerlo, mentre bussa, … chiede alla tua valva di schiudersi. Oh piccola mia, vedo che brilla, che spande luccichii, bagliori, lampi; che brama e freme. È ora che tu inizi recitare le preghiere del desiderio, della lussuria. Le hai ascoltate da me, ora le voglio sentire da te. Sarà il tuo corpo a insegnartele, … a fartele leggere dal libro della lascivia, dell’eros!” - “Da quella volta ho sempre dormito fra loro, con tuo nonno che fotteva o inculava prima la nonna per farmi apprezzare, desiderare, sognare la sodomizzazione e poi mi riempiva del suo seme; … ma il mio culetto non è stato aperto da tuo nonno!”
“… e da chi, mamma?”
“Mia madre, ossia tua nonna, mi preparava, mi istruiva, mi educava ogni giorno a baciare, a usare le mani; a masturbarmi, a darmi piacere e a darlo, a leccare, ad impiegare la lingua anche sulla sua fica. Mi insegnò rapporti saffici, perché sarebbero stati utili ad attizzare le voglie di mio padre, ma, devo dire anche che lei stessa era felice, contenta, soddisfatta , se la facevo bagnare e se poteva vedermi contorcere, agitarmi, urlare per spasmi di piacere sotto le sue attenzioni; … ma quale strumento sarebbe stato migliore del suo, se non una lingua di cane, adoperata come pennellessa sul corpo per svolgere il compito di farti guizzare, serpeggiare, svicolare come un’anguilla? Oh caro Francesco, … la lingua di un cane, se il tuo corpo viene preparato, è una raspa, … una scuffina che lima, pulisce, scrosta, scava, leviga, scartavetra, mola e grazie anche ad accortezze di chi immagina, escogita simile tortura che giunge persino a penetrarti, a violare le tue intimità, … essa riesce addirittura a snervarti, a spossarti, ad illanguidirti, ad annullare qualsiasi tua difesa. La mamma, dopo avermi posta flessa con il culetto in alto -non avevo problemi di pudicizia ormai- e fattami alcuni clisteri affinché ricevessi nel basso intestino la verga di papà e godere della sua intrusione, come le terminazioni nervose sensibilissime, di cui è rivestito, avrebbero concesso. A quel momento era stato invitato ad assistere anche il mio padrino, proprietario di un possente pastore tedesco, già avvezzo a certi riti. Fu mio padre a riempirmi di un ulteriore cocktail di essenze, composto da liquidi orgasmici estrattimi con un violento squirt cagionato dalla masturbazione che mia madre mi praticò e da urine. Mi unsero con un pò di quei liquidi i glutei e le cosce per eccitare, attrarre quello che mi doveva inculare per primo. Mentre godevo delle mani di papà, che scivolavano, scorrevano, guizzavano, serpeggiavano tra la mia farfallina e le natiche causandomi ansimi, sbuffi e spingevano il mio fondo schiena verso il basso con le ginocchia distanziate, percepii un alito, un refolo caldo sfiorare la mia valle dell’Eden. Guaiti e qualcosa di umido si spingeva contro il mio ano, … lì per lì non capii … allargai di più le cosce spingendo il culo verso il magico tepore. Ansimavo, i miei occhi esprimevano desiderio, volevano …; mi volsi per vedere e … compresi. Un cane poderoso, grande, ansante e agguerrito, simile ad un lupo stava imponendo il suo ruolo di belva, pronto a ghermirmi. Mi sbavava con la sua lingua rossa, penzoloni, incurante di chi gli stava attorno. Con il muso che si spostava da una natica all’altra mi leccava, sbrodolandomi, spingendo, insinuando, introducendo la lingua nel mio orifizio per snervarmi, spossarmi, debilitarmi. Era l’essere che doveva aprirmi il bucio. Leccava tutto. La sua calda e viscida lingua passava dalla fica alle natiche e poi al buco del culo che era una delizia indescrivibile, facendomi urlare di piacere. Ero la sua femmina, … la sua cagna da ingravidare, … ma i miei, pressandomi il bacino verso il basso, gli proponevano, però, il mio invitante sfintere, dispensante eccitanti essenze. Senza forze, prostrata, debole, sentivo il bisogno di essere penetrata da quel bastone rosso come un peperone, lucido, appuntito. L’animale si alzò sulle quattro zampe e mi fu sopra. Cominciò a dare una serie di colpi fortuiti. Mi colpì sui glutei; scivolò sul coccige e qualche urto lambì senza successo la mia vagina che per l'occasione si era gonfiata e spalancata dispensando ulteriori umori; finché, dopo una lunga serie di stoccate infruttuose, mia madre glielo prese per indirizzarlo verso il mio vergine pertugio. Con quella semplice manovra il suo membro era dritto davanti all'ingresso e con un paio di spinte ben assestate lo sentii entrare con decisione. Non appena varcò la soglia, diede una spinta violentissima che mi fece urlare dal dolore. Avevo il culo infuocato, bruciava. Il suo pene entrava sempre più in profondità ed entrando sbatteva verso un punto che … mi toglieva il fiato e da quella inclinazione inusuale mi colpì più volte con inaudita violenza. Il dolore era al limite della sopportazione ma il piacere generato mi faceva impazzire. Sentivo i suoi testicoli sbattermi piacevolmente sulla vagina e sulle natiche. Il suo pene entrava e usciva e ad ogni colpo sentivo schizzare dentro di me un liquido caldissimo. ^Ti sta lubrificando. -diceva mia madre- Sei una sua cagna da fecondare. Sarai una bellissima, straordinaria, meravigliosa puttana; amerai i cazzi, le fregne e diversi tipi di latte. Starai fra me e tuo papà, finché non sarai impregnata, … gravida di tuo padre^. Ero bagnata e allagata quando avvertii una strana pressione sulle pareti dell’intestino. Non sapevo: era sempre mia madre che osservando i miei occhi dilatati, … che chiedevano, mi riferì del nodo. La base del suo pene, dentro di me, si gonfiava dopo ogni spinta. Mi faceva male. Sentivo il muscolo dello sfintere tesissimo come se si dovesse strappare, lacerare. Il suo sesso era ben messo in profondità dentro di me. Percepivo schizzare una quantità oscena di sperma rovente. Pisciavo, … eiaculavo? Non so. So solo che il mio fisico cedette. Urlavo. Il dolore era forte, ma il piacere era sovrumano, immane, forse per la dilatazione provocata dal nodo sulla membrana delle viscere. Ero altrove, tanto che non mi accorsi neanche che quello con uno scatto si girò di postura. Strillavo, … tanto, … tanto. Mi sentivo strappare, … trascinare, … per il culo. Eravamo a quattro zampe, culo contro culo con il suo batacchio che non terminava mai ad iniettare sperma. Ero piena e avvertivo chiaramente il calore delle sue essenze dentro di me. Assecondavo ogni suo movimento per evitare di farmi male. Mi sentivo lacerare, strappare il buco del sedere dall’intestino. Il nodo ben sigillato contro le pareti tesissime del colon non lasciava fuoriuscire neanche una goccia di quel liquido caldo. Debilitata, sfinita, stremata mi lasciai andare e fu allora che con uno scoppio secco, violento il pene si stasò dal mio culo. Sentì schizzare sperma ed io caddi con la pancia a terra e con le gambe spalancate. Sentivo l'aria fresca entrare nel mio anello. Il cane sì avvicinò, poi, per leccarmi e far chiudere l’apertura, come fanno con le cagne. Fu in quel momento che riuscii a vedere il suo sesso penzolare tra le sue zampe. Aveva una dimensione enorme. Il nodo alla base era come un pugno chiuso. Era interamente ricoperto di vene che si ramificavano sulla superficie tesa del glande e gli conferivano un colore rosso vivo. Dolori, crampi, bruciori e gorgoglii di liquidi che fuoriuscivano, che perdevo dal culo e poi … behhh non rilevai o forse non sentii che il mio culetto si stava riempendo nuovamente. Era il padrino, il padrone del cane, al quale spettava la prima visita al mio sfintere, dopo la sua bestia. Ero tutta un vibrare, un sussultare, … un trasalire; forse avevo febbre. Non so. Stavo nelle mani di costui, che dopo avermi stesa sul dorso, proseguì a pomparmi sulle note musicali di sfregamenti, di sciabordii sui liquidi degli orgasmi avuti, di versi incomprensibili, di parole del vocabolario erotico, mentre mia madre si scaricava, coprendomi il volto di sperma accumulato negli amplessi con mio padre e il padrino. Ero una cagna. Tutto era stato molto violento e perverso, ma accettato perché spronata, allettata, avvinta, sedotta dai miei; … e volevo quel momento. Ero stata messa gattoni, scosciata, con il sedere in basso per facilitare la penetrazione anale e lui mi aveva presa come una femmina da ingravidare. Nessuna differenza. Adesso la cagna ero io. Mi sentivo … ohhhhh soddisfatta, appagata, felice dei piaceri intensissimi provati. Avevo goduto tantissimo anche dell'abbondante inondazione di sperma che mi aveva riempito. Il nodo alla base ben piantato dentro non era stato un problema fino a quando il cane non aveva ribaltato la sua posizione. In quel momento avevo cominciato a sentire dolore e ad avere la sensazione di appartenere al cazzo, … al fallo. ^Cara, -mi richiamò mia madre- sarà meglio che ti spanda la sborra che ti copre il corpo; in modo da assuefarti al suo profumo; che essa sia viatico e crema di bellezza. Non lavarti; tieni dentro il seme bianco e vischioso. Gusta la trasgressione di sentirti imbrattata degli odori del piacere, che percepirai forti e lubrici e lascia che dai tuoi nascondigli fluiscano, donandoti sensazioni divine^. Avrei piacere, figlio mio, di conoscere le persone che ti ospitano; non per staccarti da loro, ma per chiedere loro di farti conoscere il pene di un cane … e chiederò loro di essere io quella che accosterà il sesso dell’animale al tuo anello voglioso. Ora ti ho eccitato. Stai spargendo lacrime dolci, … di desiderio: vieni e assaggia quello che mi cola dalla vagina. Forse non ti sarà gradito, ma io necessito di una lingua, che asporti i miei umori, … che mi faccia godere; … e tu di una maestra che ti insegni ad usare la bocca come un cane con la sua cagna.”
“Va bene, mamma! Glielo chiederò, ma i miei nonni con te …”
“Ohhhhhh, mi hanno svezzata bene e tu sei stato concepito con mio padre. Ohhhh … quante lotte furibonde con loro su questo letto. Ora non ci sono più, ma noi siamo figli loro: porci, lussuriosi, incestuosi, libidinosi, libertini; comunque ho sempre ringraziato chi mi sborrava in culo o nella figa, leccando e pulendo con grande devozione e passione il membro, anche se insozzato di feci, per avermi appagata e resa felice.”
“Sì mamma, è meraviglioso, stupendo riceverlo in culo … e vorrei averne uno sempre dentro, … che mi riempia, … che mi lavi, … che spinga e ripieghi, … che mi sazi e appaghi.”
“Uhhhhhhhhhmmmmmmmmmm …”
Settembre era alle porte con i suoi profumi, con i suoi raccolti, con nuove aspettative. Il Sile scorreva silenzioso, placido con le sue alghe verdi, serpeggianti, zigzaganti nell’acqua. Francesco si abbandonava sereno, contento e appagato fra le braccia e sull’addome di Alessandro; riposava beato su quel tepore con il pieno, con l’imbottito di carne. Gli piaceva nel dormiveglia del primo mattino muoversi, riempirsi, scivolare avanti e indietro per percepire le nerbate, le scudisciate di nettari al suo interno o alzarsi con i tepori di fluidi che colavano dal buchetto, andare a colazione con l’appiccicaticcio fra le cosce o mostrare trasparenze sull’intimo.
Dopo la condivisione con il club, prese sempre più possesso delle sue mansioni nell’azienda dei fratelli e, su loro consiglio, fece ritorno in famiglia per chiedere alla madre la facoltà di terminare il classico a Treviso. Alle osservazioni della genitrice fece presente che non doveva temere per i risultati scolastici, dato che avrebbe avuto come tutor il professore.
“… ma sei il mio bambino!”
“Ohhh … mammaaaaaa! Pensa che il professore, Virginio, mi ha iscritto ad un corso di giapponese, dato che a Natale vuole che mi incontri con una delegazione di imprenditori dello Stato del sol levante. Per me, mamma, che desidero conoscere quel popolo, sarà una manna. Qui, in questo paese, non potrei avere queste opportunità. Mammaaaaaa!”
“Va bene figliolo, ma ogni sabato mattino portami giù la biancheria, … che te la preparerò per il successivo.” Guidandolo, lo condusse sul letto materno per stringerlo e guardarlo negli occhi, … “e qui, sotto, questo -toccandoglielo- come sta? Ho notato che qualche volta piagnucola. Non vuoi che …?”
“Ohhhh … mammaaaaaaaaa!”
“Che c’è figliolo? È compito delle mamme conoscere lo stato di salute dei propri figli e dato che, per studiare, starai lontano da me dalla domenica al sabato, io avrei il piacere di vedertelo e di conoscere il suo sviluppo. Non avrai timore e pudore di mostrarlo a tua madre? Spero di no, piccolo mio! … Su, … ti aiuto a sfilare, a togliere gli indumenti che lo ricoprono.”
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaa! … enffffff, … enfffffffffff. Mamma perché? Enfffffffffffff, … mhhhhhh” … e la madre prese a carezzargli, a sfiorargli quello che i tessuti nascondevano; e forse … presa dalla curiosità, anche a desiderare, ad ambire di conoscere le reazioni ad una manipolazione materna quello che, sotto le sue premure, iniziava ad ergersi, a sollevarsi, a tendersi.
“Ohhhhhhhhhh … il fringuello è quasi pronto a cantare, a cinguettare, a salmodiare. È quello di un adolescente, … che soffre il caldo, … che non ama coprirsi, … ma bello sodo, … con due palline in una sacca stretta, fasciante, attillata; senza peli, implume, glabra. … e che profumo … che emana, diffonde, propaga: profumo di vita, … di primavera, … di … Figlio mio, mi sembra che abbia riconosciuto chi lo ha generato; … si commuove; … mi saluta … come a chiedermi di avvicinarmi a lui. Piange lacrime sensuali, vive, concupiscenti che colano giù per la sua asta. Ohhhhh figlio mio, mi inginocchio davanti alla tua principiante virilità, scoprendo i miei seni, affinché eccitandosi, s’allunghi, … si inturgidisca ancora di più. È bello sai. Sembra uscito dalla bottega del divin Antonio.”
“… ma … mammaaaaaaaaaaa!”
“Che, … sei diventato timido, pudico, … ora? Sembra che tu tema la mamma, ma io, amore, desidero solo sapere se questo … pin-pin … compie, … se è in grado di svolgere le funzioni, a cui è destinato.” A Francesco sfuggì un boccheggio quando le labbra della madre si posarono per schiudersi sulla sua prugna, dalla cui sommità fluiva una rivoletto trasparente, colloso, profumato di eccitazione, … di eros.
“Mammaaaaaaaaaaa! … Ohhhhhhhhhhhh, … no mammaaaaa! … sssssssssssssssiiiiiiiiiiiiii!” Le labbra glielo avvolgevano, lo fasciavano, lo stringevano e ogni volta che la lingua si muoveva, … stilettate di piacere gli attraversavano il corpo, facendogli sobbalzare il cuore. Mosse una mano per spingerglielo più addentro. La madre fece un timido movimento di assenso, e poi tenendolo ben saldo alla base, iniziò a mungerlo. Glielo leccava dai testicoli implumi alla cappella, facendo scorrere la lingua ben aperta su tutta l’asta. Rifece i moti, oscillando o picchiettando, con la lingua per dedicarsi poi ai testicoli; spostandosi da uno all’altro per leccarli lungamente entrambi, portando il figlio a chiedere di desistere, di … Era da un po' che la mamma glielo lavorava di lingua e di mani dandogli piacere e lui avrebbe voluto che non smettesse più. La testa della donna si muoveva lentamente su e giù, con movimenti regolari e poi … quella mano che passava da sotto lo scroto, … da sotto le sue palline per inoltrarsi fra i glutei nella valle dell’Eden …; ohhhhhhhh sensazioni sublimi, torture meravigliose provocate da attrazioni, passioni, impulsi incestuosi e quelle dita che dilatavano, vellicavano, titillavano, bussavano al suo orifizio. Solo una madre può capire quali corde toccare, quali terminazioni nervose vellicare, ungere; leggere i desideri nascosti. Una madre non è la moglie, un’amante, … è la mamma, per cui sa come agire, cosa fare; … come far cedere, sfibrare, sfinire con una lunga, sfiancante, ma dolcissima sevizia: essa lo fa non per sesso, ma per amore, passione Ohhh desiderio, libidine, lussuria che stimolava, sobillava quella sua apertura a piangere, a umettarsi, a fremere, a … All’aumento dell’eccitazione, a quei massaggi, le sue gambe cedevano, si piegavano in balia ad uno struggente, intenso languore: una luce abbagliante, come una scarica elettrica, come un lampo gli attraversò il corpo e la mente, … e la bocca materna si riempì di essenze, di cremini succulenti, squisiti, delicati.
“Cesco, figlio mio, … efhhhhhnffff”
“Sì mamma, è il …”
“No, non è il primo! Qualcuno te l’ha già fatto … e anche il tuo buchetto è stato visitato più di qualche volta. L’ho constatato dalla facilità con cui il mio dito è scivolato dentro e dal piacere che provavi a riceverlo. Figlio mio, le mamme sono le mamme, anche se i figli non parlano: essi sono carne della loro carne. … se tu ti senti attratto dai tuoi simili, io non te lo impedisco, ma avrei il piacere che me ne parlassi. Chi è: il professore o altri. Anfffhhh … bhe, non ha importanza; ma qualche volta parlamene: ti potrei essere utile con qualche consiglio! … e poi: la mia patatina vuole conoscerlo e per il rispetto che le devi, non puoi rifiutarti di provarla. Ora non ce la faresti … per come te l’ho munto, … ma dimmi, figliolo: a Treviso dove andresti a dormire, … dove staresti di casa, … forse da Virginio?”
“No, da due fratelli che ho conosciuto nel servizio in tavola presso il ristorante, qui vicino.”
- “Ah … behhhh, devo confessarti che anch’io, da ragazzina …” - e qui la madre descrisse il suo entusiasmo adolescenziale nell’abbandonarsi, allora, fra le braccia di suo padre, che lei mitizzava. A questo suo primo approccio con il sesso era stata accompagnata dalla madre e dalla stessa fu educata a venerare, amare, coccolare, baciare, limare, manipolare, stimolare, scaldare con la lingua l’organo sessuale maschile; fonte di piaceri per tutti quelli che lo sanno onorare, ossequiare, amare; che poteva farlo entrare, dopo preliminari omaggi d’affetto, in bocca per essere ulteriormente stimolato, affinché coriaceo, marmoreo, gonfio all’inverosimile potesse entrare con facilità in una vagina per accompagnare la femmina all’estasi dei sensi o addirittura nell’ano, facendo entrare colui che lo prende nel nirvana dei sensi. - “Vedi Marghy -proseguì la prima volta tua nonna- come accarezzo con le mani, con le guance, con le labbra … portandomelo al naso per odorarne il profumo, … il balsamo che emana per esserne ghermita, presa, … conquistata. Ti insegnerò a bagnarlo dei tuoi umori per asportarli, poi, con la lingua, con gli occhi; a suggerlo sino a farlo vibrare tra lingua e palato, in modo da farti gustare e ingerire le sue essenze. Piaceri inauditi, straordinari, inconcepibili che conoscerai anche con altri che ti presenteremo; … e quando avverranno questi incontri, … noi ne saremo felici, poiché emanerai una sensualità, un fascino non comune … che ecciterà, … che ci spingerà a prenderti, a inseminarti, a fecondarti, a riempirti la toppa e il culo del seme di tuo padre.” -
“Va bene, mamma, … ma ho un po' di angoscia, … di dubbio, … di timore!”
- “Oh piccola, … è quello del tuo papà! Non vedi come luccica, … come è rosso, turgido, allegro con quella sua apertura che spande senza sosta rugiada trasparente; come a chiederti di iniziare a venerarlo, a detergerlo, ad asciugarlo delle lacrime con le tue guance, con le tue labbra o la tua lingua, come ti ho insegnato poco fa? … e poi di che devi avere timore? Sarò io, tua madre, ad accompagnarlo alla tua porta; a reggerlo, mentre bussa, … chiede alla tua valva di schiudersi. Oh piccola mia, vedo che brilla, che spande luccichii, bagliori, lampi; che brama e freme. È ora che tu inizi recitare le preghiere del desiderio, della lussuria. Le hai ascoltate da me, ora le voglio sentire da te. Sarà il tuo corpo a insegnartele, … a fartele leggere dal libro della lascivia, dell’eros!” - “Da quella volta ho sempre dormito fra loro, con tuo nonno che fotteva o inculava prima la nonna per farmi apprezzare, desiderare, sognare la sodomizzazione e poi mi riempiva del suo seme; … ma il mio culetto non è stato aperto da tuo nonno!”
“… e da chi, mamma?”
“Mia madre, ossia tua nonna, mi preparava, mi istruiva, mi educava ogni giorno a baciare, a usare le mani; a masturbarmi, a darmi piacere e a darlo, a leccare, ad impiegare la lingua anche sulla sua fica. Mi insegnò rapporti saffici, perché sarebbero stati utili ad attizzare le voglie di mio padre, ma, devo dire anche che lei stessa era felice, contenta, soddisfatta , se la facevo bagnare e se poteva vedermi contorcere, agitarmi, urlare per spasmi di piacere sotto le sue attenzioni; … ma quale strumento sarebbe stato migliore del suo, se non una lingua di cane, adoperata come pennellessa sul corpo per svolgere il compito di farti guizzare, serpeggiare, svicolare come un’anguilla? Oh caro Francesco, … la lingua di un cane, se il tuo corpo viene preparato, è una raspa, … una scuffina che lima, pulisce, scrosta, scava, leviga, scartavetra, mola e grazie anche ad accortezze di chi immagina, escogita simile tortura che giunge persino a penetrarti, a violare le tue intimità, … essa riesce addirittura a snervarti, a spossarti, ad illanguidirti, ad annullare qualsiasi tua difesa. La mamma, dopo avermi posta flessa con il culetto in alto -non avevo problemi di pudicizia ormai- e fattami alcuni clisteri affinché ricevessi nel basso intestino la verga di papà e godere della sua intrusione, come le terminazioni nervose sensibilissime, di cui è rivestito, avrebbero concesso. A quel momento era stato invitato ad assistere anche il mio padrino, proprietario di un possente pastore tedesco, già avvezzo a certi riti. Fu mio padre a riempirmi di un ulteriore cocktail di essenze, composto da liquidi orgasmici estrattimi con un violento squirt cagionato dalla masturbazione che mia madre mi praticò e da urine. Mi unsero con un pò di quei liquidi i glutei e le cosce per eccitare, attrarre quello che mi doveva inculare per primo. Mentre godevo delle mani di papà, che scivolavano, scorrevano, guizzavano, serpeggiavano tra la mia farfallina e le natiche causandomi ansimi, sbuffi e spingevano il mio fondo schiena verso il basso con le ginocchia distanziate, percepii un alito, un refolo caldo sfiorare la mia valle dell’Eden. Guaiti e qualcosa di umido si spingeva contro il mio ano, … lì per lì non capii … allargai di più le cosce spingendo il culo verso il magico tepore. Ansimavo, i miei occhi esprimevano desiderio, volevano …; mi volsi per vedere e … compresi. Un cane poderoso, grande, ansante e agguerrito, simile ad un lupo stava imponendo il suo ruolo di belva, pronto a ghermirmi. Mi sbavava con la sua lingua rossa, penzoloni, incurante di chi gli stava attorno. Con il muso che si spostava da una natica all’altra mi leccava, sbrodolandomi, spingendo, insinuando, introducendo la lingua nel mio orifizio per snervarmi, spossarmi, debilitarmi. Era l’essere che doveva aprirmi il bucio. Leccava tutto. La sua calda e viscida lingua passava dalla fica alle natiche e poi al buco del culo che era una delizia indescrivibile, facendomi urlare di piacere. Ero la sua femmina, … la sua cagna da ingravidare, … ma i miei, pressandomi il bacino verso il basso, gli proponevano, però, il mio invitante sfintere, dispensante eccitanti essenze. Senza forze, prostrata, debole, sentivo il bisogno di essere penetrata da quel bastone rosso come un peperone, lucido, appuntito. L’animale si alzò sulle quattro zampe e mi fu sopra. Cominciò a dare una serie di colpi fortuiti. Mi colpì sui glutei; scivolò sul coccige e qualche urto lambì senza successo la mia vagina che per l'occasione si era gonfiata e spalancata dispensando ulteriori umori; finché, dopo una lunga serie di stoccate infruttuose, mia madre glielo prese per indirizzarlo verso il mio vergine pertugio. Con quella semplice manovra il suo membro era dritto davanti all'ingresso e con un paio di spinte ben assestate lo sentii entrare con decisione. Non appena varcò la soglia, diede una spinta violentissima che mi fece urlare dal dolore. Avevo il culo infuocato, bruciava. Il suo pene entrava sempre più in profondità ed entrando sbatteva verso un punto che … mi toglieva il fiato e da quella inclinazione inusuale mi colpì più volte con inaudita violenza. Il dolore era al limite della sopportazione ma il piacere generato mi faceva impazzire. Sentivo i suoi testicoli sbattermi piacevolmente sulla vagina e sulle natiche. Il suo pene entrava e usciva e ad ogni colpo sentivo schizzare dentro di me un liquido caldissimo. ^Ti sta lubrificando. -diceva mia madre- Sei una sua cagna da fecondare. Sarai una bellissima, straordinaria, meravigliosa puttana; amerai i cazzi, le fregne e diversi tipi di latte. Starai fra me e tuo papà, finché non sarai impregnata, … gravida di tuo padre^. Ero bagnata e allagata quando avvertii una strana pressione sulle pareti dell’intestino. Non sapevo: era sempre mia madre che osservando i miei occhi dilatati, … che chiedevano, mi riferì del nodo. La base del suo pene, dentro di me, si gonfiava dopo ogni spinta. Mi faceva male. Sentivo il muscolo dello sfintere tesissimo come se si dovesse strappare, lacerare. Il suo sesso era ben messo in profondità dentro di me. Percepivo schizzare una quantità oscena di sperma rovente. Pisciavo, … eiaculavo? Non so. So solo che il mio fisico cedette. Urlavo. Il dolore era forte, ma il piacere era sovrumano, immane, forse per la dilatazione provocata dal nodo sulla membrana delle viscere. Ero altrove, tanto che non mi accorsi neanche che quello con uno scatto si girò di postura. Strillavo, … tanto, … tanto. Mi sentivo strappare, … trascinare, … per il culo. Eravamo a quattro zampe, culo contro culo con il suo batacchio che non terminava mai ad iniettare sperma. Ero piena e avvertivo chiaramente il calore delle sue essenze dentro di me. Assecondavo ogni suo movimento per evitare di farmi male. Mi sentivo lacerare, strappare il buco del sedere dall’intestino. Il nodo ben sigillato contro le pareti tesissime del colon non lasciava fuoriuscire neanche una goccia di quel liquido caldo. Debilitata, sfinita, stremata mi lasciai andare e fu allora che con uno scoppio secco, violento il pene si stasò dal mio culo. Sentì schizzare sperma ed io caddi con la pancia a terra e con le gambe spalancate. Sentivo l'aria fresca entrare nel mio anello. Il cane sì avvicinò, poi, per leccarmi e far chiudere l’apertura, come fanno con le cagne. Fu in quel momento che riuscii a vedere il suo sesso penzolare tra le sue zampe. Aveva una dimensione enorme. Il nodo alla base era come un pugno chiuso. Era interamente ricoperto di vene che si ramificavano sulla superficie tesa del glande e gli conferivano un colore rosso vivo. Dolori, crampi, bruciori e gorgoglii di liquidi che fuoriuscivano, che perdevo dal culo e poi … behhh non rilevai o forse non sentii che il mio culetto si stava riempendo nuovamente. Era il padrino, il padrone del cane, al quale spettava la prima visita al mio sfintere, dopo la sua bestia. Ero tutta un vibrare, un sussultare, … un trasalire; forse avevo febbre. Non so. Stavo nelle mani di costui, che dopo avermi stesa sul dorso, proseguì a pomparmi sulle note musicali di sfregamenti, di sciabordii sui liquidi degli orgasmi avuti, di versi incomprensibili, di parole del vocabolario erotico, mentre mia madre si scaricava, coprendomi il volto di sperma accumulato negli amplessi con mio padre e il padrino. Ero una cagna. Tutto era stato molto violento e perverso, ma accettato perché spronata, allettata, avvinta, sedotta dai miei; … e volevo quel momento. Ero stata messa gattoni, scosciata, con il sedere in basso per facilitare la penetrazione anale e lui mi aveva presa come una femmina da ingravidare. Nessuna differenza. Adesso la cagna ero io. Mi sentivo … ohhhhh soddisfatta, appagata, felice dei piaceri intensissimi provati. Avevo goduto tantissimo anche dell'abbondante inondazione di sperma che mi aveva riempito. Il nodo alla base ben piantato dentro non era stato un problema fino a quando il cane non aveva ribaltato la sua posizione. In quel momento avevo cominciato a sentire dolore e ad avere la sensazione di appartenere al cazzo, … al fallo. ^Cara, -mi richiamò mia madre- sarà meglio che ti spanda la sborra che ti copre il corpo; in modo da assuefarti al suo profumo; che essa sia viatico e crema di bellezza. Non lavarti; tieni dentro il seme bianco e vischioso. Gusta la trasgressione di sentirti imbrattata degli odori del piacere, che percepirai forti e lubrici e lascia che dai tuoi nascondigli fluiscano, donandoti sensazioni divine^. Avrei piacere, figlio mio, di conoscere le persone che ti ospitano; non per staccarti da loro, ma per chiedere loro di farti conoscere il pene di un cane … e chiederò loro di essere io quella che accosterà il sesso dell’animale al tuo anello voglioso. Ora ti ho eccitato. Stai spargendo lacrime dolci, … di desiderio: vieni e assaggia quello che mi cola dalla vagina. Forse non ti sarà gradito, ma io necessito di una lingua, che asporti i miei umori, … che mi faccia godere; … e tu di una maestra che ti insegni ad usare la bocca come un cane con la sua cagna.”
“Va bene, mamma! Glielo chiederò, ma i miei nonni con te …”
“Ohhhhhh, mi hanno svezzata bene e tu sei stato concepito con mio padre. Ohhhh … quante lotte furibonde con loro su questo letto. Ora non ci sono più, ma noi siamo figli loro: porci, lussuriosi, incestuosi, libidinosi, libertini; comunque ho sempre ringraziato chi mi sborrava in culo o nella figa, leccando e pulendo con grande devozione e passione il membro, anche se insozzato di feci, per avermi appagata e resa felice.”
“Sì mamma, è meraviglioso, stupendo riceverlo in culo … e vorrei averne uno sempre dentro, … che mi riempia, … che mi lavi, … che spinga e ripieghi, … che mi sazi e appaghi.”
“Uhhhhhhhhhmmmmmmmmmm …”
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