Per colpa di un aquilone
di
Vandal
genere
sentimentali
I
Stasera ho voglia di cazzo. Guardo Leo tutto concentrato nella lettura di un libro. Dico ad alta voce i miei pensieri ma lui sembra più interessato a quello che c’è nel libro. “O potrei fargliene a qualcun altro” nulla, muto come una tomba.Proverei a mettermi nuda ma, mi sa, che sortirei lo stesso effetto. Mi alzo e sbircio al di sopra della copertina, per capire se sta dormendo o è ancora vivo.
Lui muove appena le sopracciglia, sembra riscuotersi “Sì”
“Dicevo che esco”
“Ah, ok” e ritorna a leggere il suo dannato libro
Scuoto la testa. Al diavolo. Afferro le chiavi, metto la giacca a vento ed esco. Ho bisogno di sfogarmi.
In auto per le vie della città, poco traffico. Alcuni ciclisti fanno zigzag tra le auto. Podisti sudati prossimi allo svenimento, si ostinano a battere il record del Mondo.
Arrivo alle rive del fiume, scendo, faccio due passi. La storia con Leo va avanti da un anno. I primi sei mesi abbiamo fatto faville. Lui un portento del sesso, instancabile. Io non ne avevo mai abbastanza. Insaziabile. Poi, l’incendio impetuoso della nostra passione, è diventato un fuoco da campo nei mesi successivi fino a ridursi alla fiamma di una torcia e, poi, a quella di un fiammifero. Il sesso e la passione finiti nello spazio di una meteora.
Cosa cambia a tal punto in un anno, la vita sessuale di due persone? So di non essere la sola ma, le altre coppie che conosco, durano e perdurano.
“Attenzione” un urlo disperato. Mi giro di scatto e vedo una cosa che mi arriva contro. Riflessi troppo rallentati. La cosa che mi colpisce è un aquilone, che prendo in piena faccia. Bestemmia e parolacce mischiate “Sono mortificato, mi spiace, colpa mia”
Mi giro, pronto a scatenarmi. Afferro l’aquilone e lo sbatto a terra “MA dove cazzo?..” mi blocco. Un signore sui 50, con tanto di bambino al seguito, in disparte, con la faccia imbarazzata. Il padre che non sa più come scusarsi
“Oh, si è ferita signorina. Adesso chiamo un’ambulanza”
“No, no, niente ambulanza. Ma stia più attento con quest’affare”
“Sì, mi scusi è che.. oggi è il primo giorno in cui sto con mio figlio dopo tanto tempo e.. Beh, quando ero piccolo riuscivo a farli volare questi affari”
“Sì..” sbircio il bambino prossimo alle lacrime. Il mio scatto d’ira e il suo aquilone sbattuto a terra con rabbia, deve averlo spaventato non poco “Beh, mi spiace per l’aquilone ma, forse riesco a metterglielo a posto”
“Beh, non si disturbi così..”
“Ma che disturbo”
“Almeno si faccia medicare quel taglietto sulla fronte. Ho un kit di pronto soccorso in auto”
“Ehi, come ti chiami ragazzino?”
“Johnny” dice il bambino imbronciato “Ti sei fatta male?”
“Non tanto”
“Mi spiace”
“Non fa nulla. Adesso te lo metto a posto”
II
Mezz’ora dopo siamo ancora lì a chiacchierare e far volare l’aquilone. Johnny è felice di avere avuto il suo aquilone indietro e l’uomo, che si è presentato con il nome di Leone Pedrani, si è dimostrato un discreto conversatore “Leone? Strano nome”
“Mio padre era un avventuriero. Ha girato mezzo Mondo, Africa compresa. Niente safari a caccia di leoni ed elefanti. E’ stato un dottore e aiutava altre persone a costruire ospedali nelle zone povere dell’Africa. Aveva un forte passione per i felini. Una passione che poi ha trasmesso nel suo primogenito, io, con il nome di Leone” aveva riso “Lui si chiama Giovanni ma, lo chiamiamo Johnny, senza una ragione particolare”
“Prima hai detto che è il primo giorno con tuo figlio dopo tanto tempo. Separato?”
“Quindici anni di matrimonio buttati via” sospira “Mia moglie se n’è trovato uno più giovane e più ricco. E ciao” scuote la testa “L’ho conosciuta che io avevo 35 anni e lei solo venti. Io ero il professore di ginnastica tipo di cui, in teoria, tutte le studentesse si innamorano”
“E ora non più?” chiedo ma, non c’è malizia in quello che chiedo. A guardarlo bene, nonostante i suoi cinquant’anni, il professore ha un fisico ben piantato, spalle larghe, muscoli ben delineati che si delineano sotto la camicia. Ha un aspetto da attore del cinema stile Mel Gibson prima maniera, due baffetti da bandito che gli incorniciano la bocca e intensi occhi verdi. Lo giudicherei un tipo interessante. Chissà com’era da giovane?
“Mi stai studiando” si esibisce in un sorriso da Colgate plus
“Cercavo di immaginarti con vent’anni in meno”
Lui ride “Beh, ero più atletico. E con vent’anni di meno. E tu, come sei messa?”
“Dal punto di vista sentimentale un disastro. Convivo con un ragazzo da un anno e.. beh, i primi tempi erano fuoco e scintille. Poi…” gli racconto cosa mi ha portata a trovarmi mestamente su una panchina per essere investita da un aquilone “Sarà che abbiamo esaurito tutto in una volta, sarà che mi sono un po’ allargata nei fianchi”
“Non per fare il lusingatore marpione ma, non vedo nulla che non vada in te”
“Lusingatore marpione”
“Ti va una cioccolata?”
Mi giro a guardarlo. D’istinto dico “Sì”
III
Dunque. E’ successo questo. Dopo la cioccolata ci siamo dati appuntamento per una cena. Il posto lo avrei scelto io. Ho preso la scusa con Leo di una cena con amiche. Anche se gli avessi detto che andavo a caccia di alieni, avrebbe accolto con deferenza la notizia. Apatico fino al nervosismo. Ma, in fondo, che m’importa di lui?
Scelgo la Stick House di Erbagna, un piccolo comune al di fuori dell’area metropolitana, poche anime, immerso nella natura. C’è un ranch con i cavalli. Il sabato e la domenica ci fanno dei rodei.
Sono andata io a prenderlo, sulla mia modesta Fiat Punto color verde esorcista. Lui, in completo giacca cowboy, jeans e camicia scozzese al di sotto “Un vero cowboy” commento mentre lui si allaccia la cintura “Mancano le pistole”
“Le ho lasciate a casa” me lo dice così serio che, per un attimo, mi convinco che dica la verità
Il parcheggio è quasi pieno. Dal locale proviene un assordante pezzo degli Ac/DC”Uh, Thunderstruck” guarda verso di me e chiede serio “Ti piace l’Hard Rock?”
“Ti avrei portato qui, se no?”
Dentro, arredamento old west, tutto in legno, cameriere stile cowboy. Sfioro di poco una ragazza bassa e tettona, che porta in volteggio un vassoio con un hamburger multistrato e una quintalata di patatine fritte.
Vado al bancone, dico che ho prenotato per due a nome Margelli. Il cameriere annuisce e ci pilota in fondo al locale. La band che suona gli Ac/dC non se la cava male. Il cameriere se ne va lasciandoci il menù.
Leone lo studia aggrottando le sopracciglia. Probabilmente starà guardando i prezzi non economici dei vari piatti. Arriva la cameriera che ho visto prima, fermandosi al nostro tavolo tutta sorrisi e tette sobbalzanti “Cosa vi porto?”
“Hamburger, uova e patate al forno. Theresianer media” Leone ordina un hamburger al chili con verdure grigliate di contorno. A sorpresa, da bere, prende dell’acqua naturale non fredda
“Dunque..” fa lui “Che programmi hai per dopo?”
“Vuoi già andare al dunque?” faccio maliziosa
Lui sorride “Di solito non sono il tipo del sesso al primo appuntamento”
“Io sì” lo guardo seria. Poi mi vien da ridere “Non vorrei cadere nei soliti luoghi comuni”
“Poi, tu convivi”
“Beh, chiamala convivenza. I primi tempi con Leo era Fast & Furious”
“Vivevi un quarto di miglio per volta?”
“Più o meno. Non c’era momento in cui non si facesse sesso e volentieri. Sì, lo so, detta così sembro una ninfomane senza speranza”
“Non senza speranza” dice lui con un sorriso. Diavolo, se mi piace come sorride. Non fosse per il fatto che siamo in mezzo ad una moltitudine di gente, gli sarei saltata addosso immediatamente. Mi sto facendo un sacco di film mentali. Mi sto chiedendo come sia senza vestiti. Mi sto chiedendo come sono le sue mani, come bacia. Mi sto chiedendo come scopa o che sapor abbia il suo sesso “Hai la faccia di una che si sta facendo dei film mentali”
Mi riscuoto, arrossisco un po’. Sono un libro così aperto “Dal momento che siamo in discussione: come ti piace farlo?”
“Ah, sono un po’ una delusione. Ho lasciato indietro la parte del sesso acrobatico”
Mi sento un po’ delusa ma, non lo do a vedere “Per te è sconveniente desiderare di fare sesso con un uomo conosciuto da poco?”
“Non so. Alla tua età aspettavo un po’ prima di chiederla alla ragazza di turno”
“Quanto po’?”
“Escluse le vampate giovanili, alla mia prima ex ho aspettato tre mesi”
“Quante ex hai avuto?”
“Almeno quattro. L’ultima me la sono sposata e poi, è andata com’è andata. E tu?”
“Io ne ho avuti parecchi. La prima storia importante l’ho avuta con Leo. Gli altri erano solo dei flirt. Sai com’è: toccata e fuga”
“Quindi, io cosa sarò? Una toccata e fuga?”
“Non credo. Vorrei che non lo fosse ma, non abbiamo fatto niente, ancora”
“Beh, lo faremo accadere”
IV
Rientro a casa che sono la mezzanotte. In giro non si vede nessuno. Mi trattengo in auto con Leone. Chiacchieriamo ancora un pochino, ci siamo confidati un po’. Man mano che si parlava, sentivo nascere in me un forte desiderio di possessione, di amore, o di semplice sfogo. “Bene” fa lui. Quell’attimo di imbarazzo che si crea dopo una bella serata e tu, non hai idea di come comportarti
“E’ stata una bella serata”
“Direi ottima” guardo verso la finestra dell’appartamento, ora spenta “Ne vorrei ancora”
“Anche io” mi sfiora il braccio. Un brivido che mi percuote e mi fa sobbalzare “Scusa”
“No.. è che..” allungo una mano d’istinto e afferro la sua “Sto per diventare banale ma…”
“MA?”
“Avrei voglia di prolungare questa serata”
Lui sorride “Sai, speravo lo dicessi” mette in moto l’auto e fa inversione ad U. Venti minuti dopo siamo davanti a casa sua
“Dove ho la testa” rido “Ero passata io a prenderti”
Lui ride “Già, la tua auto”
Il suo appartamento è dominato da due grandi librerie, stracariche di libri di ogni genere. Poi due enormi finestre che danno su un giardino interno avvolto ora, da una luce biancastra. Poi, un tavolo in formica con una fruttiera al centro, delle belle sedie imbottite, un comodo divano..un camino. Raccolgo tutti questi dettagli ma, in realtà, la mia mente sta cercando di registrare qualcos’altro.
Lui che mi afferra un polso, mi fa roteare dolcemente, mi bacia. Io che mi lascio andare contro di lui e lascio che il mio corpo e le mie mani parlino al mio posto.
Ci spostiamo verso quella che, indovino, è la sua camera da letto. Ogni passo è un giro di danza. Ogni giro è un vestito che si leva.
Primo passo via le scarpe sue, poi le mie. Secondo passo, via giubbotto, maglioni, pantaloni. Non c’è nulla di frenetico, non c’è animalesca voglia di strapparci i vestiti di dosso.
C’è amore, c’è sentimento, c’è passione. Al letto, io libero le tette che lui subito assaggia, mordicchiandomi i capezzoli.
Lui s’inginocchia, sembra in procinto di farmi una dichiarazione. Mi sfila le mutandine, avvicinano la faccia alla mia vagina. Sento la sua lingua tra le mie labbra già umide. Mi aggrappo alle sue spalle, inarco la schiena all’indietro, gemo. Mi verrebbe d’istinto gridargli “Scopami” ma, il momento, quel particolare atto, m’induce di essere romantica. “Entrami dentro” beh, poetico no?
E lui si alza e si sfila i boxer. Non lo vedo ma lo sento. E’ grosso, entra dolcemente, mi abbraccia e mi mordicchia l’orecchio. Siamo nudi sul letto, lui che muove i fianchi. Io che lo voglio e lo attiro. Desidero che tu non smetta mai. Lo sento grande che sfrega, i ritmi del bacino che aumentano ma non eccedono. Voglio di più. Affondo le unghie nella schiena. Lascio che esploda dentro di me. Al diavolo!
V
La mattina successiva trovo Leo seduto al tavolo della cucina intento a fare colazione “Ti sei divertita?” chiede lui con deferenza
Mi vado a sedere sul trespolo davanti a lui “Credo che dobbiamo prenderci una pausa” dico d’un fiato
Lui rimane fermo un attimo, fissando il succo d’arancia che sta sorseggiando “Sì, meglio così”
Un po’ mi sorprende “Niente proteste? Accetti così e basta?”
“Sì, Sam. Accetto così è basta. Mi vedo con un’altra”
Lo guardo sorpresa “Chi?..No, non lo voglio sapere..”
“Aspettavo il momento per dirtelo ma, non sapevo come fare senza ferire i tuoi sentimenti”
“Spero per te che sia buona”
“Per scopare è un portento”
Lato romantico 0.9 “Farà anche dei buoni pompini”
“Non se la cava male” finisce di bere il suo succo d’arancia “Anche il tuo è bravo?”
“Come fai a dire che ne ho uno?”
“Ti ho vista”
“Quando?”
“Stanotte. Ero alla finestra e ti ho vista in auto con un uomo. Siete stati lì un po’ e poi, via, inversione ad U e spariti nella notte”
“L’amore di una sola notte. Sono stata bene”
“Buon per te” Leo si alza. Lo sento armeggiare nell’altra stanza. Cinque minuti e ritorna trascina dosi dietro un trolley “Era un po’ che l’avevo preparato”
Ci salutiamo con un bacio saffico sulle guance. Poi…
“Quindi se n’è andato?”
“Meglio così” mi stringo nelle spalle “Non eravamo più affiatati”
“Ad ognuno il suo” alza in aria una bottiglia di minerale “Quindi, ora che succede?”
“credo che proseguirò la relazione con un affascinante uomo maturo. E tu?”
“Mi dedicherò a mio figlio e mi lascerò lusingare da una giovane e avvenente ragazza” alzo anche io il mio bicchiere d’acqua
“Alla salute”
“Il prossimo week end ho intenzione di farmi un giro su in collina. Ho una piccola baita lassù. Che ne diresti di venire con me a fare un po’ di sesso romantico?”
“Adoro le montagne”
Un week end con lui. La mia vagina freme all’idea di quello che faremo lassù… Chissà?
=Fine=
Stasera ho voglia di cazzo. Guardo Leo tutto concentrato nella lettura di un libro. Dico ad alta voce i miei pensieri ma lui sembra più interessato a quello che c’è nel libro. “O potrei fargliene a qualcun altro” nulla, muto come una tomba.Proverei a mettermi nuda ma, mi sa, che sortirei lo stesso effetto. Mi alzo e sbircio al di sopra della copertina, per capire se sta dormendo o è ancora vivo.
Lui muove appena le sopracciglia, sembra riscuotersi “Sì”
“Dicevo che esco”
“Ah, ok” e ritorna a leggere il suo dannato libro
Scuoto la testa. Al diavolo. Afferro le chiavi, metto la giacca a vento ed esco. Ho bisogno di sfogarmi.
In auto per le vie della città, poco traffico. Alcuni ciclisti fanno zigzag tra le auto. Podisti sudati prossimi allo svenimento, si ostinano a battere il record del Mondo.
Arrivo alle rive del fiume, scendo, faccio due passi. La storia con Leo va avanti da un anno. I primi sei mesi abbiamo fatto faville. Lui un portento del sesso, instancabile. Io non ne avevo mai abbastanza. Insaziabile. Poi, l’incendio impetuoso della nostra passione, è diventato un fuoco da campo nei mesi successivi fino a ridursi alla fiamma di una torcia e, poi, a quella di un fiammifero. Il sesso e la passione finiti nello spazio di una meteora.
Cosa cambia a tal punto in un anno, la vita sessuale di due persone? So di non essere la sola ma, le altre coppie che conosco, durano e perdurano.
“Attenzione” un urlo disperato. Mi giro di scatto e vedo una cosa che mi arriva contro. Riflessi troppo rallentati. La cosa che mi colpisce è un aquilone, che prendo in piena faccia. Bestemmia e parolacce mischiate “Sono mortificato, mi spiace, colpa mia”
Mi giro, pronto a scatenarmi. Afferro l’aquilone e lo sbatto a terra “MA dove cazzo?..” mi blocco. Un signore sui 50, con tanto di bambino al seguito, in disparte, con la faccia imbarazzata. Il padre che non sa più come scusarsi
“Oh, si è ferita signorina. Adesso chiamo un’ambulanza”
“No, no, niente ambulanza. Ma stia più attento con quest’affare”
“Sì, mi scusi è che.. oggi è il primo giorno in cui sto con mio figlio dopo tanto tempo e.. Beh, quando ero piccolo riuscivo a farli volare questi affari”
“Sì..” sbircio il bambino prossimo alle lacrime. Il mio scatto d’ira e il suo aquilone sbattuto a terra con rabbia, deve averlo spaventato non poco “Beh, mi spiace per l’aquilone ma, forse riesco a metterglielo a posto”
“Beh, non si disturbi così..”
“Ma che disturbo”
“Almeno si faccia medicare quel taglietto sulla fronte. Ho un kit di pronto soccorso in auto”
“Ehi, come ti chiami ragazzino?”
“Johnny” dice il bambino imbronciato “Ti sei fatta male?”
“Non tanto”
“Mi spiace”
“Non fa nulla. Adesso te lo metto a posto”
II
Mezz’ora dopo siamo ancora lì a chiacchierare e far volare l’aquilone. Johnny è felice di avere avuto il suo aquilone indietro e l’uomo, che si è presentato con il nome di Leone Pedrani, si è dimostrato un discreto conversatore “Leone? Strano nome”
“Mio padre era un avventuriero. Ha girato mezzo Mondo, Africa compresa. Niente safari a caccia di leoni ed elefanti. E’ stato un dottore e aiutava altre persone a costruire ospedali nelle zone povere dell’Africa. Aveva un forte passione per i felini. Una passione che poi ha trasmesso nel suo primogenito, io, con il nome di Leone” aveva riso “Lui si chiama Giovanni ma, lo chiamiamo Johnny, senza una ragione particolare”
“Prima hai detto che è il primo giorno con tuo figlio dopo tanto tempo. Separato?”
“Quindici anni di matrimonio buttati via” sospira “Mia moglie se n’è trovato uno più giovane e più ricco. E ciao” scuote la testa “L’ho conosciuta che io avevo 35 anni e lei solo venti. Io ero il professore di ginnastica tipo di cui, in teoria, tutte le studentesse si innamorano”
“E ora non più?” chiedo ma, non c’è malizia in quello che chiedo. A guardarlo bene, nonostante i suoi cinquant’anni, il professore ha un fisico ben piantato, spalle larghe, muscoli ben delineati che si delineano sotto la camicia. Ha un aspetto da attore del cinema stile Mel Gibson prima maniera, due baffetti da bandito che gli incorniciano la bocca e intensi occhi verdi. Lo giudicherei un tipo interessante. Chissà com’era da giovane?
“Mi stai studiando” si esibisce in un sorriso da Colgate plus
“Cercavo di immaginarti con vent’anni in meno”
Lui ride “Beh, ero più atletico. E con vent’anni di meno. E tu, come sei messa?”
“Dal punto di vista sentimentale un disastro. Convivo con un ragazzo da un anno e.. beh, i primi tempi erano fuoco e scintille. Poi…” gli racconto cosa mi ha portata a trovarmi mestamente su una panchina per essere investita da un aquilone “Sarà che abbiamo esaurito tutto in una volta, sarà che mi sono un po’ allargata nei fianchi”
“Non per fare il lusingatore marpione ma, non vedo nulla che non vada in te”
“Lusingatore marpione”
“Ti va una cioccolata?”
Mi giro a guardarlo. D’istinto dico “Sì”
III
Dunque. E’ successo questo. Dopo la cioccolata ci siamo dati appuntamento per una cena. Il posto lo avrei scelto io. Ho preso la scusa con Leo di una cena con amiche. Anche se gli avessi detto che andavo a caccia di alieni, avrebbe accolto con deferenza la notizia. Apatico fino al nervosismo. Ma, in fondo, che m’importa di lui?
Scelgo la Stick House di Erbagna, un piccolo comune al di fuori dell’area metropolitana, poche anime, immerso nella natura. C’è un ranch con i cavalli. Il sabato e la domenica ci fanno dei rodei.
Sono andata io a prenderlo, sulla mia modesta Fiat Punto color verde esorcista. Lui, in completo giacca cowboy, jeans e camicia scozzese al di sotto “Un vero cowboy” commento mentre lui si allaccia la cintura “Mancano le pistole”
“Le ho lasciate a casa” me lo dice così serio che, per un attimo, mi convinco che dica la verità
Il parcheggio è quasi pieno. Dal locale proviene un assordante pezzo degli Ac/DC”Uh, Thunderstruck” guarda verso di me e chiede serio “Ti piace l’Hard Rock?”
“Ti avrei portato qui, se no?”
Dentro, arredamento old west, tutto in legno, cameriere stile cowboy. Sfioro di poco una ragazza bassa e tettona, che porta in volteggio un vassoio con un hamburger multistrato e una quintalata di patatine fritte.
Vado al bancone, dico che ho prenotato per due a nome Margelli. Il cameriere annuisce e ci pilota in fondo al locale. La band che suona gli Ac/dC non se la cava male. Il cameriere se ne va lasciandoci il menù.
Leone lo studia aggrottando le sopracciglia. Probabilmente starà guardando i prezzi non economici dei vari piatti. Arriva la cameriera che ho visto prima, fermandosi al nostro tavolo tutta sorrisi e tette sobbalzanti “Cosa vi porto?”
“Hamburger, uova e patate al forno. Theresianer media” Leone ordina un hamburger al chili con verdure grigliate di contorno. A sorpresa, da bere, prende dell’acqua naturale non fredda
“Dunque..” fa lui “Che programmi hai per dopo?”
“Vuoi già andare al dunque?” faccio maliziosa
Lui sorride “Di solito non sono il tipo del sesso al primo appuntamento”
“Io sì” lo guardo seria. Poi mi vien da ridere “Non vorrei cadere nei soliti luoghi comuni”
“Poi, tu convivi”
“Beh, chiamala convivenza. I primi tempi con Leo era Fast & Furious”
“Vivevi un quarto di miglio per volta?”
“Più o meno. Non c’era momento in cui non si facesse sesso e volentieri. Sì, lo so, detta così sembro una ninfomane senza speranza”
“Non senza speranza” dice lui con un sorriso. Diavolo, se mi piace come sorride. Non fosse per il fatto che siamo in mezzo ad una moltitudine di gente, gli sarei saltata addosso immediatamente. Mi sto facendo un sacco di film mentali. Mi sto chiedendo come sia senza vestiti. Mi sto chiedendo come sono le sue mani, come bacia. Mi sto chiedendo come scopa o che sapor abbia il suo sesso “Hai la faccia di una che si sta facendo dei film mentali”
Mi riscuoto, arrossisco un po’. Sono un libro così aperto “Dal momento che siamo in discussione: come ti piace farlo?”
“Ah, sono un po’ una delusione. Ho lasciato indietro la parte del sesso acrobatico”
Mi sento un po’ delusa ma, non lo do a vedere “Per te è sconveniente desiderare di fare sesso con un uomo conosciuto da poco?”
“Non so. Alla tua età aspettavo un po’ prima di chiederla alla ragazza di turno”
“Quanto po’?”
“Escluse le vampate giovanili, alla mia prima ex ho aspettato tre mesi”
“Quante ex hai avuto?”
“Almeno quattro. L’ultima me la sono sposata e poi, è andata com’è andata. E tu?”
“Io ne ho avuti parecchi. La prima storia importante l’ho avuta con Leo. Gli altri erano solo dei flirt. Sai com’è: toccata e fuga”
“Quindi, io cosa sarò? Una toccata e fuga?”
“Non credo. Vorrei che non lo fosse ma, non abbiamo fatto niente, ancora”
“Beh, lo faremo accadere”
IV
Rientro a casa che sono la mezzanotte. In giro non si vede nessuno. Mi trattengo in auto con Leone. Chiacchieriamo ancora un pochino, ci siamo confidati un po’. Man mano che si parlava, sentivo nascere in me un forte desiderio di possessione, di amore, o di semplice sfogo. “Bene” fa lui. Quell’attimo di imbarazzo che si crea dopo una bella serata e tu, non hai idea di come comportarti
“E’ stata una bella serata”
“Direi ottima” guardo verso la finestra dell’appartamento, ora spenta “Ne vorrei ancora”
“Anche io” mi sfiora il braccio. Un brivido che mi percuote e mi fa sobbalzare “Scusa”
“No.. è che..” allungo una mano d’istinto e afferro la sua “Sto per diventare banale ma…”
“MA?”
“Avrei voglia di prolungare questa serata”
Lui sorride “Sai, speravo lo dicessi” mette in moto l’auto e fa inversione ad U. Venti minuti dopo siamo davanti a casa sua
“Dove ho la testa” rido “Ero passata io a prenderti”
Lui ride “Già, la tua auto”
Il suo appartamento è dominato da due grandi librerie, stracariche di libri di ogni genere. Poi due enormi finestre che danno su un giardino interno avvolto ora, da una luce biancastra. Poi, un tavolo in formica con una fruttiera al centro, delle belle sedie imbottite, un comodo divano..un camino. Raccolgo tutti questi dettagli ma, in realtà, la mia mente sta cercando di registrare qualcos’altro.
Lui che mi afferra un polso, mi fa roteare dolcemente, mi bacia. Io che mi lascio andare contro di lui e lascio che il mio corpo e le mie mani parlino al mio posto.
Ci spostiamo verso quella che, indovino, è la sua camera da letto. Ogni passo è un giro di danza. Ogni giro è un vestito che si leva.
Primo passo via le scarpe sue, poi le mie. Secondo passo, via giubbotto, maglioni, pantaloni. Non c’è nulla di frenetico, non c’è animalesca voglia di strapparci i vestiti di dosso.
C’è amore, c’è sentimento, c’è passione. Al letto, io libero le tette che lui subito assaggia, mordicchiandomi i capezzoli.
Lui s’inginocchia, sembra in procinto di farmi una dichiarazione. Mi sfila le mutandine, avvicinano la faccia alla mia vagina. Sento la sua lingua tra le mie labbra già umide. Mi aggrappo alle sue spalle, inarco la schiena all’indietro, gemo. Mi verrebbe d’istinto gridargli “Scopami” ma, il momento, quel particolare atto, m’induce di essere romantica. “Entrami dentro” beh, poetico no?
E lui si alza e si sfila i boxer. Non lo vedo ma lo sento. E’ grosso, entra dolcemente, mi abbraccia e mi mordicchia l’orecchio. Siamo nudi sul letto, lui che muove i fianchi. Io che lo voglio e lo attiro. Desidero che tu non smetta mai. Lo sento grande che sfrega, i ritmi del bacino che aumentano ma non eccedono. Voglio di più. Affondo le unghie nella schiena. Lascio che esploda dentro di me. Al diavolo!
V
La mattina successiva trovo Leo seduto al tavolo della cucina intento a fare colazione “Ti sei divertita?” chiede lui con deferenza
Mi vado a sedere sul trespolo davanti a lui “Credo che dobbiamo prenderci una pausa” dico d’un fiato
Lui rimane fermo un attimo, fissando il succo d’arancia che sta sorseggiando “Sì, meglio così”
Un po’ mi sorprende “Niente proteste? Accetti così e basta?”
“Sì, Sam. Accetto così è basta. Mi vedo con un’altra”
Lo guardo sorpresa “Chi?..No, non lo voglio sapere..”
“Aspettavo il momento per dirtelo ma, non sapevo come fare senza ferire i tuoi sentimenti”
“Spero per te che sia buona”
“Per scopare è un portento”
Lato romantico 0.9 “Farà anche dei buoni pompini”
“Non se la cava male” finisce di bere il suo succo d’arancia “Anche il tuo è bravo?”
“Come fai a dire che ne ho uno?”
“Ti ho vista”
“Quando?”
“Stanotte. Ero alla finestra e ti ho vista in auto con un uomo. Siete stati lì un po’ e poi, via, inversione ad U e spariti nella notte”
“L’amore di una sola notte. Sono stata bene”
“Buon per te” Leo si alza. Lo sento armeggiare nell’altra stanza. Cinque minuti e ritorna trascina dosi dietro un trolley “Era un po’ che l’avevo preparato”
Ci salutiamo con un bacio saffico sulle guance. Poi…
“Quindi se n’è andato?”
“Meglio così” mi stringo nelle spalle “Non eravamo più affiatati”
“Ad ognuno il suo” alza in aria una bottiglia di minerale “Quindi, ora che succede?”
“credo che proseguirò la relazione con un affascinante uomo maturo. E tu?”
“Mi dedicherò a mio figlio e mi lascerò lusingare da una giovane e avvenente ragazza” alzo anche io il mio bicchiere d’acqua
“Alla salute”
“Il prossimo week end ho intenzione di farmi un giro su in collina. Ho una piccola baita lassù. Che ne diresti di venire con me a fare un po’ di sesso romantico?”
“Adoro le montagne”
Un week end con lui. La mia vagina freme all’idea di quello che faremo lassù… Chissà?
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