Un piacevole soccorso stradale 4.
di
Checco752.
genere
etero
Pensandoci sopra devo riconoscere di non avere ancora descritto l'aspetto di Isabella: Lei è abbastanza alta e ora che non sembra affatto una damigiana come disse in precedenza sua madre, ha un fisichetto veramente delizioso ovvero un collo cigneo e poi continua con seni di almeno seconda misura, i fianchi non più smisurati ma snelli ed un culetto da sogno, sodo e tondetto, le cosce affusolate ed il bacino non più proprio come una base di damigiana ma stupendo essendo stretto con un vitino da vespa; insomma, adesso era veramente una gran fighina! Tornando al dopo cena in trattoriaa, ce ne andammo a vedere il Colosseo illuminato a giorno e poi volle vedere il Quirinale rimanendo affascinata dalla guardia del corpo del Presidente: i Corazzieri! Dopo avere visto pure San Pietro dove il Papa si affacciava alla finestra alla Domenica, infine disse di essere stanca e tornammo così a casa dove pensavo che in seguito alla lunga camminata si sarebbe addormentata subito. Arrivati a casa, appunto, ci spogliammo ed io spensi la luce, pensando appunto che poteva essere stanca ma mi sbagliai e molto, infatti la bambolina, che credevo già dormisse, s'infilò sotto le lenzuola e sentii le sua manine abbassarmi gli slip e dopo si mise in bocca il cazzo già troneggiante ed iniziò a scorrerlo con la linguetta saettante. Allora a mia volta, per non essere da meno di lei, mi girai ed andai a sfilarle le mutandine per poi leccarle la fighina ben sbrodolante che subito schizzò getti di umori tanto da inzupparmi il viso. Dopo che mi fece sborrare intensamente, si girò mettendosi in posizione per essere posseduta a cosce spalancate. Le accostai il cazzo alle labbra vaginali e la penetrai con vigore, con foga, con tanto entusiasmo nel pensare che quella chiattona si era trasformata in un figurino da sogno ed io me la stavo proprio scopando intensamente, La scopai stantuffando fino a farla di nuovo schizzare getti di umori e quando sentii che stavo per godere anch'io, allora mi lasciai andare e, grazie all'uso del preservativo me la potei sentire fino all'ultimo suo sospiro di gioia, di felicità. Rimanemmo un poco abbracciati in silenzio e emntre mi stringeva a se, io le tastavo il sodo culetto ed allora lei mi chiese se volevo incularla e, senza dir nulla, la rigirai si se stessa, andai a leccarle l'ano e poi le accostai il cazzo per penetrarla, cosa che ruiscii bene in quanto era intriso il suo buchino della mia abbondante saliva. La stantuffai a lungo e mi fermai solo quando sentii che stavo per venirmene ed allora le diedi due colpi a mano aperta sulle sode natiche sculacciandola sonoramente e lei mugolò ma poi però mi disse di sfondarle il culetto facendole provare anche dolore e ciò non mi fu difficile da realizzare date le dimensioni assai sviluppate del batacchione che aumentava smisuratamente. Rimasi dentro di lei baciandola sul collo e lei rabbricidiva chiedendomi poi di possederla ancora nel culetto ma solo dopo che la avrei sculacciata sonoramente. Quindi la misi a pancia sotto ed iniziai una sculacciata come mai avevo fatto in vita mia e lei poco dopo m'inzuppò la mano con i suoi succhi vaginali. Dopo che feci scorrere la mano bagnata sul cazzo, allora le misi il cazzo davanti l'ano e la penetrai facendola strillare un poco per il glande che si era gonfiato smisuratamente ma non bastarono le sue grida per fermarmi...ormai ero ingrifato maledettamente! Anche quella volta le schizzai tutto dentro e senza preservativo, dato che lì potevo "colpire ed affondare" senza conseguenza disastrose. Dopo chefeci uscire il cazzo dal suo culo lei se lo mise in bocca e me lo ciucciò facendomi sborrare ancora una volta e poi però mi disse che era venuta l'ora di dormire e l'indomani sarebbe dovuta ripartire presto per Arezzo e quindi, scambiatici un lungo bacio in bocca, ci mettemmo a dormire. Al mattino dopo la sveglia suonò alle sette ma io feci subito caso che aveva gli occhi luccicanti e quindi le chiesi se si sentiva bene ma i suoi occhioni erano umidi di lacrime per il nostro lasciarci per un poco e lei iniziò a parlare a fatica dicendomi che aveva un forte male di gola e, dopo il misurare la temperatura, vidi che segnava trentotto di febbre. Chiamai subito Lucrezia informandola dell'avvento e le dissi che avrei subito chiamato il mio Medico per farla visitare. La salutai e passai a contattare il mio amico Medico che fu da me dopo neanche mezz'ora da Roma centro e, visitata Isabella, prescrisse dieci fiale di iniezioni intramuscolari che io per fortuna sapevo fare ed anche bene senza fare sentire il poco gradito da tutti ago. Lui andò via ed Isabella mi chiese chi mi avrebbe praticate le iniezioni e la rassicurai che io le sapevo fare bene e non avrebbe sentito alcun dolore ma a vederla non sembrava molto convinta però, dopo averle fatto bere una tazza di latte caldo, mi vestii ed andai di corsa in Farmacia. Tornai subito dopo e dissi ad Isabella di prepararsi per la necessaria iniezione e, dopo alcuni minuti ero da lei con la siringa carica di medicinale ed il cotone imbevuto non di alcool ma di etere solforico che non le avrebbe fatto sentire affatto il dolore dell'ago penetrante nel suo culetto. Lei chiese come mai non sentiva la puzza dell'alcool che appunto detestava ed io le chiarii che proprio quel liquido non le avrebbe fatto sentire il buchino dell'ago nel penetrare il suo culetto. Lei mi confessò di avere una gran paura ma la rassicurai dicendole che non avrebbe sentito dolore ed infatti, dopo che riuscii a farla mettere sdraiata per l'iniezione, le strofinai a lungo il cotone e dopo le infilai l'ago con un solo e deciso colpo che appunto, grazie all'etere, non le provocò alcun dolore, Solo dopo che sentì nuovamente massaggiare il culetto col cotone, mi chiese di sbrigarmi a bucarla con l'ago ma le confermai e poi le feci vedere la siringa scarica, vuota del liquido, che già avevo iniettato tutto in lei. Mi guardò negli occhi col pensiero che stessi per sviare la sua attenzione e tensione, proprio per bucarla senza farglielo capire come però, quando vide la siringa vuota, allora mi abbracciò riempendomi di baci sulle guance, dicendomi che le sarebbe piaciuto rimanere da me fino alla fine della cura e certo le confermai che sarebbe restata da me per tutto il tempo necessario. Poi presi il telefono e chiamai di nuovo Lucrezia per dirle della cura da seguire e la tranquillizzai che già le avevo fatto la prima iniezione ed Isabella era stata bravissima a non protestare e non le avevo fatto sentire nulla. Lucrezia mi disse che anche lei doveva fare una cura di punture ricostituenti ed allora le dissi che una volta che la mia pargoletta sarebbe guarita, la avrei io accompagnata ad Arezzo ed avrei provveduto a curare anche lei. Ci salutammo ridendoci sopra ed Isabella mi disse subito che meritavo un bocchino da lei in cambio della puntura indolore ma le dissi di rimanere sotto le lenzuola e le avrei acceso la TV per passare il tempo. La lasciai sola andando ad occuparmi della mia campagna e tornai in casa per preparare il pranzo che consumammo insieme sul lettone e, dopo che io presi il rituale caffè, lei mi afferrò il cazzo dicendomi che quello era il suo "ammazzacaffè" e se lo portò in bocca cuicciandolo fino a farmi sborrare ed infine , sborrandole tutto in bocca le dissi di farci i gargarismi per la gola e lei ci rise sopra. Passammo il pomeriggio a vedere un film in TV e poi i cartoni animati ed a lei piaceva la pecora shoun o non sò come veramente si chiamava.
2
voti
voti
valutazione
2
2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Un piacevole soccorso stradale 3.racconto sucessivo
Un piacevole soccorso stradale 5.
Commenti dei lettori al racconto erotico