La villa della ragazza in rosso-Tra gotico e noir-
di
Vandal
genere
pulp
I
I piedi nudi calpestano un terreno di fango nero, appiccicoso e denso come catrame. Affondano fino alle caviglie e producono uno strano suono di risucchio ogni volta che si sollevano. La strada è buia. Ci sono alberi dalla corteccia nera e i rami che si protendono sul sentiero simili ad artigli. C’è una luna pallida che galleggia oltre di essi. Un colore diafano, intervallato a sprazzi di luce rugginosa.
La ragazza barcolla lungo quella strada con espressione inebetita, quasi ubriaca. Ha vestiti laceri che le lasciano scoperte le spalle e parte dei fianchi. Ha sporcizia addosso e graffi che sembrano artigli.
Due fari appaiono davanti a lei. La ragazza alza le braccia per proteggersi gli occhi. I fari si bloccano e una sagoma umana si sporge dal finestrino “Ehi, ragazza, che fai qui tutta sola? Santo Cielo ma, cosa ti è successo?”
La ragazza crolla a terra. L’uomo la soccorre. E’ svenuta. In mano stringe un orsetto di peluche logoro a cui manca un occhio.
II
“Pronti ad entrare?” Lorenzo, tutto eccitato, osserva i suoi compagni di sortita: Amelia, Cristina, Maria, Giovanni, Luca, Paolo. I magnifici sette. Davanti a loro, un cancello arrugginito, un tempo sontuoso, i cui pilastri sono sormontati da due corvi di pietra, con il becco rivolto verso il basso “Come quella poesia di Poe” commenta Cristina “Mai più”
“Perché qui?” chiese Maria osservando dubbiosa il sentiero oltre: striscia d’erba in mezzo, qualche erbaccia e un pioppeto inquietante “Non potevamo andare alla cava come gli altri?”
“Noi non siamo come gli altri” sorride Lorenzo “Avanti ragazzi, saremo i pionieri di questa avventura”
“Mi sono sempre tenuto alla larga da questo posto per un motivo” dice Luca
“Beh, allora rimani qui, fifone” lo apostrofa Paolo varcando la soglia del cancello “Brrr, paura”
“Non avete paura della nomea che ha questa casa?” chiede Maria. Si stringe nel suo golfino rosso e rabbrividisce. Luca, non perde occasione di sbirciare le sue gambe, così bianche e così lisce. Lei sembra accorgersene e si gira verso di lui con fare infastidito “Smettila”
“Come diavolo fai ad accorgerti che ti stavo guardando?” si sorprende Luca “Cosa sei, un camaleonte?”
“Noi sfateremo questa nomea” dice Lorenzo avviandosi verso la strada. Ad uno ad uno, anche gli altri lo seguono
“Brr” fa Maria “Più mi avvicino a quella casa e più mi inquieto”
“E’ la leggenda che ci gira attorno che ti rende suggestionabile” commenta Giovanni “Una decina di anni fa ci venivano degli adoratori del Male a compiere i loro sacrifici. Hanno trovato resti di ossa animali e scritte blasfeme nel piccolo cimitero dietro la casa”
“Cimitero? C’è un cimitero?” fa allarmata Maria
“Sì, come era in uso nelle vecchie famiglie ricco borghesi” annuisce Giovanni
“Però, Maria ha ragione” Amelia, la dark, vestita con chiodo, pantaloni di pelle, anfibi, unghie e labbra lucide di nero “Questo posto ha una certa energia oscura”
“Baggianate” Paolo tira un calcio ad una pietra che finisce con il colpire un pioppo. Il suono rimbalza come il suono lugubre di una campana. Per uno strano effetto sonoro, il suono si propaga per tutto il pioppeto “Oh, miseria” fa Maria e si rannicchia contro Luca
“Oh” fa lui abbracciandola
“Avanti truppa” Lorenzo è entusiasta
III
La ragazza è immobile sul lettino dell’ospedale. Due uomini la stanno osservando da dietro un vetro. Uno si chiama Valerio Foschi, boscaiolo, l’uomo che l’ha soccorsa. L’altro è un tipo barbuto, tarchiato e si chiama Adelmo Spacciacani, ispettore di polizia presso la questura di Pavia “Era da sola?”
“Sì, ispettore”
“Sa chi è?”
“No. Non aveva cellulare o documenti indosso. Solo vestiti laceri e un orsacchiotto inquietante stretto in mano”
“Passerò vestiti e impronte alla scientifica e vediamo cosa cavano fuori” sbircia l’orologio: le tre di notte “Come mai era da quelle parti, signor Foschi?”
“Abito lì, cascina Candela”
“Sì, conosco. Oltre alla Villa della Ragazza in rosso”
“Ah, la conosce?”
“Leggende del folklore locale” si stringe nelle spalle “Era su quella strada” sembra colto da un pensiero improvviso “Sicuro che fosse sola?”
“Non ho visto nessun altro”
“Ho un pensiero. Quella casa attira molti curiosi. So che, ogni tanto, qualche ragazzo/ragazza, usa la casa come prova coraggio, bravate del genere”
“Ah, lei pensa che fosse andata là con qualcuno?”
“Può essere” afferra il cellulare e digita il numero della questura “Cerusillo? Senti, hai presente la chiamata di quella ragazza su, verso cascina Candela? Ecco, prendi Malavasi e Castoldi e andate a farvi un giro alla Villa della Ragazza in Rosso..eh, no, Cerusillo, non scassare la minchia con ste stronzate. Muoviti dai” e chiude la comunicazione “Superstiziosi della minchia”
IV
La casa appare in tutto il suo squallore. Su due piani, con tanto di torretta laterale, la copia sputata del Norman BAtes Hotel. C’è una fontana secca da tempo e una veranda ingombra di rampicanti. La porta d’ingresso è socchiuso. Qualcosa prende a sbattere in lontananza “Non va bene” dice inquieto Luca
“Va benissimo invece” commenta Lorenzo “Avete tutti le torce?”
“Vuoi entrare?” chiede Maria
“Siamo qui per questo, no?”
Uno strano vento si alza dal pioppeto e taglia lo spiazzo antistante la casa
“E’ quasi buio” fa notare Cristina
“Allora affrettiamoci” dice Lorenzo andando verso la porta d’ingresso. Poi, di colpo, la porca si apre e, una sagoma scura si proietta fuori con un ringhio acuto “Ah” fanno Cristina e Maria “Ah” fa Luca terrorizzato
“Miao” fa la sagoma scursa uscita dalla casa
“Ma che cazzo” inveisce Paolo e scoppia a ridere
Un gatto randagio, secco e spelacchiato, nero a chiazze caffelatte. Si siede sul bordo della fontana e osserva gli intrusi facendo le fusa, miste ad uno strano ringhio “Micio micio” fa Amelia
Il gatto la guarda con indifferenza,si stira, si lecca un paio di volte e poi si allontana “Gatto selvatico” commenta Paolo “Sarà della cascina qui a avanti”
“Ma no, si vede che è pelle e ossa” commenta Cristina
“Se lui è entrato, allora non abbiamo nulla da temere” sorride Lorenzo “Entriamo?”
“I gatti non hanno nulla da temere poiché sono il collegamento tra il Mondo dei vivi e quello dei morti” commenta lugubre Amelia
“Eh, potevi anche non dirla sta cosa” commenta Luca
V
Cerusillo guida l’auto pattuglia lungo la strada sconnessa di campagna che conduce alla cascina Candela. In fondo, quasi un chilometro, si vede una luce di un lampione, quello della cascina “Ma tu guarda che roba” si lamenta CAstoldi che se ne sta schiacciato nel retro dell’auto, con la testa che sfiora il tettuccio e, ogni volta che pigliano una buca(sempre), sente scricchiolare le vertebre del collo. Due metri d’uomo, tutto fisico e palestra, spalle larghe da giocatore di football e una divisa che sembra andargli stretta, comincia ad accusare un senso di claustrofobia “Eh che cazzo Cerusillo. Evita ste buche”
“Nel caso non l’avessi notato, minchione, siamo su una strada di campagna” replica Cerusillo
“Va più piano”
“Sto andando a venti all’ora”
“Lì” indica l’agente Malavasi con il sinistro, verso un pioppeto. Secco e perentorio
“Zio canarino” fa Castoldi “Sto pioppeto rende angoscia”
“E’ lì dentro?” chiede Cerusillo a Malavasi
“Sì, lì c’è il sentiero” e indica uno sterrato che si snoda nel buio dei pioppi
“Potevamo venire qui con la luce del giorno?” I sobbalzi aumentano, di conseguenza la cervicale di CAstoldi
VI
Buio. Come volevasi dimostrare. C’è un ampio salone con una scala in legno che sale sulla sinistra. Sulla destra si vede un passaggio ad arco che da su un’altra stanza, dominata da una vetrata. Sulla parete, di una bellezza surreale, il dipinto di una giovane donna avvolta in un vestito rosso, da sera, con una posa da pin up anni 50. Punto stonato, un orsacchiotto nella mano destra della ragazza “Una bellezza sfolgorante” fa estasiato Lorenzo puntando la torcia su quel volto di altri tempi
“Sì ma, quell’orsetto” Maria trema e si schiaccia di più a Luca
“Sapete qual è la storia, vero?” chiede Lorenzo ai presenti
“Molto triste” risponde Giovanni “E drammatica”
“Lo sentite anche voi questo odore?” chiede Cristina guardandosi attorno”
“Odore di chiuso. Di polvere. Di topo” Amelia allarga le narici per captare meglio quel miscuglio di odori
“No, c’è qualcosa di più dolciastro” dice Cristina “Come di fiori macerati”
“Dietro c’è la serra” dice Lorenzo dirigendosi verso l’arco a destra “Poi le sterpaglie, tutta quest’erba”
“Ma quale erba?” chiede Maria “Qui non ce n’è”
Oltre l’arco c’è una stanza sontuosa, un tempo era una sala, con le pareti ancora intatte anche se, in alcuni punti, la carta aveva ceduto a mostrare la parte sottostante. Due grandi finestre danno su quella che sembra una serra, i vetri sono rotti e la Natura ha preso il sopravvento. Sulla sinistra un altro passaggio che immette in una cucina “Di sopra ci saranno le camere da letto e il bagno?” chiede Cristina
“Ti scappa?” ride Luca
“Comunque lo sento anche io” dice Luca “l’odore intendo”
“Cucina pulita, se così si può dire” commenta Paolo “Ah, l’uscita per la serra è sbarrata”
“Passeremo da fuori” Lorenzo di ferma davanti ad una porta chiusa “Serrata” dice provando la maniglia
“Caffè” dice Amelia indicando un vassoio con alcune tazzine e una zuccheriera. Alcune formiche ci stavano camminando sopra
“Dove sarà l’ingresso alla torre?” chiede Paolo alzando lo sguardo verso il soffitto dell’ingresso
Maria, l’ultima a passare sotto l’arco, ha un moto di brivido. Trasale e si volta indietro ma non scorge nessuno. Le era sembrato che qualcuno la sfiorasse ma, evidentemente era il vento. Il vento..
“Andiamo su?” chiede Lorenzo
“Maria?” chiama Amelia “Cos’hai?”
“Nulla, avevo sentito un refolo di vento” scrolla le spalle Maria
VII
I fari dell’autopattuglia illuminano il cancello con i piloni e i corvi “Mamma mia” mormora Cerusillo
“Chi ci abita qui, la famiglia Addams?” chiede Castoldi che non ne può più di sentire quelle scosse
“Eh, magari” commenta Malavasi “Dovevamo portarci dietro un prete”
“O i ghostbusters” ride nervoso Cerusillo
L’auto arriva nello spiazzo antistante la villa “Zio castrato” esclama Cerusillo “Ma chi cazzo ce lo ha detto di venire fino a qui?”
Un gatto nero con macchi caffèlatte, li osserva dal bordo di una fontana spenta “Micio” fa Cerusillo illuminandolo con una torcia. Il felino sbatte appena gli occhi ma non accenna a muoversi. Si sta leccando una zampetta sulla quale spicca una macchia rossa
“Oh, cavolacci” Castoldi si estrae dall’auto e fa scrocchiare le vertebre del collo “Mi veniva il mal di mare”
Malavasi estrae la pistola e la torcia, puntandola nel buio
“Ricorda Malavasi. Paletto di legno se è un vampiro. Argento se è un licantropo” lo canzona
“E se è un fantasma?” chiede Castoldi
“Mi sembra proiettili di sale”
La porta emette un cigolio sinistro. I poliziotti puntano le armi in quella direzione. Una mano umana si aggrappa allo stipite….
VIII
Sembra che nulla sia stato toccato. Il letto a baldacchino, le sedie lungo le pareti, gli spessi tappeti. Polvere quasi nulla. Sulla sinistra, una scala a chiocciola in ferro che sale verso l’alto. “Ecco, li ci sarà la torre” dice Lorenzo
“Non trovate strano che, questo posto sia così pulito?” chiede Cristina
Di nuovo quella sensazione. Maria ha un brivido, un soffio leggero. Si è sentita chiamare? Si gira di scatto, osserva le scale e il buio li attorno. Strizza gli occhi, coglie un guizzo. E’ un’ombra quella. Rimane sulla soglia, come impietrita, mentre il cuore prende ad accelerarle in petto all’impazzata “Maria” la voce più vicina, quella di Amelia
“Diavolo” fa Maria portandosi la mano al petto
“Ti capisco, questo posto mette i brividi” annuisce “Potere della suggestione”
“Credevo di aver visto qualcuno” sussurra Maria
“Un letto a baldacchino” sorride Paolo “Sai quante fantasie erotiche mi sono fatto?”
“Non le voglio sapere” dice Luca
“Tu le vuoi sentire, Cristina?”
“Smettila di fare lo scemo” replica lei
“Mmm, lo sento l’odore” dice Luca “Molto intenso”
“Sì, hai ragione” dice Lorenzo guardandosi attorno “Ma non vedo fiori qui intorno”
“E se non fossero fiori?” chiede Maria
Amelia caccia un urlo. Tutte le torce contro di lei “Che diavolo ti prende?”
“Scusate. Ho sentito qualcosa che mi strisciava addosso”
“Sarà stato un topo” ride Paolo
“O un fantasma” Lorenzo si mette la pila in faccia, in modo da sembrare una figura spettrale “La ragazza dall’abito Rosso vive ancora tra queste mura”
“Smettile di fare l’idiota” dice Cristina spostandosi verso una delle finestre
“Perché fa così caldo in questa stanza?” chiede Luca
“Bello questo specchio” dice Amelia posizionandosi davanti ad un grosso specchio appeso alla parete.
“Perché non ci dividiamo?” propone Lorenzo “A coppie”
“Non è una buona idea” scuote la testa Maria
“E dai, spirito di avventura” ride Lorenzo “Andremo a coppie. Cristina, vuoi venire con me sopra la torretta?”
“io resto qui” dice Paolo
“Con me” dice Amelia
“Va bene” annuisce Luca “Io e Maria scendiamo dove c’è il quadro inquietante”
“Ehi, un attimo!” fa Paolo “Ma dov’è Giovanni?”
“Diavolo, me ne sono completamente dimenticato” fa Lorenzo
IX
“Dunque, cosa sa della Villa?” chiede il foschi all’ispettore Spacciacani
“Che è un rudere da abbattere” risponde il poliziotto
“Ma lei la conosce la leggenda che gira attorno?”
“Leggenda o realtà?”
“Si consumò una tragedia in quella villa. Si parla di venticinque anni fa. Gli ultimi proprietari di quella villa erano gente facoltosa dell’industria del tabacco. Madre, padre, figlia. All’apparenza gente onesta ma, nel sottofondo, marci e perversi” racconta il Foschi “Si scoprì in seguito che loro avevano il vizio di partecipare ad orge. Si propiziavano, si concedevano ad altri come loro. Vere e proprie ammucchiate. Una sera d’Estate organizzarono una mega festa. Invitarono gente di un certo rilievo, come giudici, avvocati, medici. La serata doveva essere un tributo religioso pagano dedicato al dio Pan. Venti uomini e una sola donna”
“La moglie?”
“LA figlia. Anna Maria Laura Anceschi, diciotto anni, bella come una dea. La fecero vestire di rosso. Quali deviati genitori offrirebbero in pasto a sconosciuti, un fiore come quello? Ma lo fecero e, dopo quella volta, lei non fu più la stessa. Ebbe un crollo nervoso, si chiuse in casa e non uscì più. Ogni tanto, il padre riusciva ad entrare… Fatto sta che, un anno dopo quel festino, la figlia si presentò al padre e, con sua grande sorpresa, gli chiese di organizzare un’altra festa, con le stesse persone della volta prima. Il padre accontentò la figlia, rintracciò i vecchi ospiti e li fece arrivare alla villa per la prima domenica d’estate. La figlia si concesse a loro e poi, attese..”
“Attese cosa?”
“Che il veleno somministrato nelle bevande facesse effetto. Un veleno che paralizzava e rendeva innocui i partecipanti, padre e madre compresi. Poi prese ogni oggetto affilato presente nella casa e iniziò la mattanza. Nessuno sopravvisse. Lei fece perdere le proprie tracce. Qualche mese dopo arrivò in questura la sua confessione su nastro, sul motivo e tutto il resto. Tre giorni dopo, trovammo il suo abito rosso appoggiato alla spallina di un ponte nei pressi del Ticino. La cercammo in lungo e in largo ma, non trovammo mai nulla. Sparita così, nel nulla”
“Un suicidio? O potrebbe essere ancora viva?”
“Chi lo sa”
“Dice trovammo? Lei non è un poliziotto”
“Ma facevo parte del gruppo di ricerca. Ho un barcè a motore. Ho aiutato Carabinieri, polizia e Vigili del Fuoco”
“E con lei cosa c’entra?” chiede l’ispettore indicando la ragazza sul lettino d’ospedale
“Da sempre, la villa è stata oggetto di culto da parte dei ragazzi dei dintorni. Una specie di spauracchio da sconfiggere, se mi intende. Molti si intrufolavano tra quelle vecchie ossa, come prova coraggio. Tutti scappavano via dopo qualche minuto che vi entravano. Parlvano di strane sensazioni, odori dolciastri, sussurri.. Sa, cose così”
“Crede che, questa ragazza, abbia fatto una prova coraggio e sia rimasta vittima di un potere di suggestione?”
“Potrebbe” ammette Foschi “Oppure..”
“Oppure?”
“Oppure è stata vittima di qualcosa di inspiegabile”
“Ma per favore” Il cellulare si mise a squillare “Cerusillo, che c’è?”
“Zio canarino ispettore” l’accento meridionale si è fatto più marcato “Venga qui alla villa che c’è un casino”
X
Dalla porta era spuntato un ragazzo, completamente nudo, con il corpo coperto di tagli e ferite. Nella mano teneva una forbice dalle punte insanguinate.
Dopo averlo placcato come un giocatore di football sulla linea del touch down, Cerusillo e Malavasi erano entrati nella villa e lì, avevano trovato una scena surreale. Una ragazza nuda, braccia e gambe divaricate, ai piedi di un quadro che raffigurava una donna bella vestita di rosso. In cucina un altro ragazzo, stesse ferite sul corpo.
Un altro ragazzo e una ragazza giacevano proni lungo le scale, anche loro nudi. E in camera da letto, coperti di sangue e altro, altri due ragazzi. Vivi ma, conciati malissimo.
Le autoambulanze erano arrivate, avevano caricato i ragazzi e li avevano portati d’urgenza verso il policlinico. Poi era arrivata la scientifica e aveva iniziato con i rilievi “Ma cosa cazzo è successo qui?” chiese l’ispettore quando arrivò sul luogo
“Non lo sappiamo ispettore” aveva commentato Castoldi “Ma visto il luogo…”
“Per favore Castoldi, lascia ste cose ai ciuloni”
“Direi che tra le altre cose, gli Anceschi erano pratici di magia nera, occulto, esoterismo. Cose così” il signor Pancarana, è un signore dall’aria distinta, sulla settantina, con una corta e spumosa barba bianca e occhi vispi, con il sorriso sempre pronto. All’ispettore gli ricordava la figura del Geppetto di Collodi, dall’aspetto bonario e simpatico. Sono seduti all’interno del bar La Barlanda, nel piccolo centro di Borgo Gallo, dove la padrona è una signora dall’aria gioviale e il fisico ancora perfetto, che manda più di un pensiero alla mente dell’ispettore “Si dice facessero il malocchio e, i loro festini, inneggiavano a demoni libidinosi”
“Cosa è accaduto agli Anceschi, signor Pancarana?”
“Non sa la storia?”
“Me l’hanno raccontata sì ma, mi sembra più uno spauracchio per bambini che una cosa ancorata alla verità”
“Beh, se le hanno raccontato dei festini e sul fatto che offrissero la figlia agli invitati, è tutto vero”
“Quindi, cosa crede sia successo in quella villa, questa notte?”
Il professore allarga le mani e sorride bonario “E’ lei il poliziotto. Me lo dica lei”
I ragazzi sono sotto sedativi. L’ispettore osserva uno di essi, immobile a letto. Si tratta di Giovanni Leonardi, ultimo anno di liceo, figlio di due facoltosi avvocati. Buone referenze, ottimi voti a scuola. E’ stato trovato in cucina, seduto su una sedia, nudo e con una decina di tagli addosso. I medici hanno appurato che aveva fatto sesso recente. Così come gli altri ragazzi. Un’orgia finita male? “Abbiamo trovato massicce dosi di roipnol, misto a qualche altra sostanza stupefacente” aveva detto una delle infermiere. Roipnol, la droga dello stupro.
Adelmo Spacciacani andò dalla prima ragazza, l’unica del gruppo che si era fatta una lunga camminata in stato di shock, su una strada di campagna al buio. Cosa diavolo era accaduto in quella casa?
XI
Amelia ha la testa che gira. Si sente un po’ stordita come un dopo sbornia. Paolo gironzola un po’ per la stanza, scattando ogni volta che sente un rumore. “Dobbiamo andarcene da questo posto” dice Paolo improvvisamente inquieto “Cristina aveva ragione. Qui c’è qualcosa che non torna”
“Ma smettila, è solo una vecchia casa scricchiolante” Amelia si toglie gli anfibi e rimane a piedi nudi sullo spesso tappeto. Si sfila la maglietta bianca dimostrando che sotto non ha nulla “MA che fai?” Paolo è quasi scandalizzato
“Ah, non fare il finto pudico” ride lei afferrando il chiodo e indossandolo nuovamente. “Ti dico che questo posto ha qualcosa di strano. Se è vero che è disabitato da tanto tempo, perché è così pulito?” Amelia ignora Paolo e gli si avvicina. Lo tocca, fa aderire il suo corpo semi nudo a quello del ragazzo “Non senti anche tu questa carica emotiva?”
“Amelia, per favore..” cerca di respingerla ma, senza troppe convinzioni. Lei gli slaccia i pantaloni, gli fruga nelle mutande. Paolo ha un moto di eccitazione strana. Si lascia toccare, lei che gli estrae il sesso e comincia a sfregarlo. Paolo, sdraiato sul letto, lascia che Amelia si muove verso il suo sesso, che la sua lingua lo assaggi, che le sue labbra lo ingoi
Sotto, Maria e Luca sono davanti al quadro “Assomiglia a qualcuno?”
“Non saprei” risponde Luca
“Mi gira la testa” dice Maria “Ho caldo”
“Io.. mi gira un po’ la testa”
Maria si sta spogliando. Luca la vede nuda e non riesce a spiccicare parola. Dio che bella: linee piene e morbide, una pelle così bianca che sembra latte e.. Sente l’erezione che cresce nei pantaloni. Lei si dirige verso di lui, l’abbraccia, lo bacia “Ho voglia di fare sesso”
“Posso unirmi alla festa?” è Giovanni, riapparso come dal nulla, già a torso nudo “Facciamo un menage a tre?”
Maria si trasforma, come una vera pornostar. Estrae i loro sessi, s’inginocchia, lascia che i due li avvicinino, lei succhia e ingoia contemporaneamente.
E, sulla torretta, Lorenzo sta possedendo selvaggiamente Cristina, con le mani di lei appoggiate ai vetri della finestra della torretta. Un quadro assurdo di sesso. Nascosta nell’ombra, una figura li osserva attentamente e ride. Potrebbe fermarsi lì ma, no…
XII
“Vertigini, eccitazione, illusioni” spiega il dottor Aldobrandi all’ispettore “Le persone che sono entrate in quella casa, subivano questi effetti”
“Come lo spiega?”
“Non saprei. Ogni volta che si andava a controllare in quella casa, non si rilevava nulla”
“Nulla di nulla?” chiede stupito l’ispettore
“Niente. Pulito come un gabinetto appena costruito”
“Però, queste vittime, avevano tracce di roipnol nel sangue. Come lo spiega?”
“Se non si mangia e non si tocca..”
Lo sbirro ha un’intuizione “Si respira”
XIII
Ah, sublime estasi del sesso. Giovanni, con la faccia tra le gambe di Maria, che affonda la lingua come in un frutto maturo. E Luca, a cavalcioni di Maria, con il sesso tra le sue grosse tette, a sfregare come un dannato.
Maria ride. Tutti ridono.
Un’ombra risale le scale stringendo in mano qualcosa di metallico. Maria sente urlare in fondo alla sua mente. Vede, una ragazza nuda e legata. Vede uomini di ogni età che la sodomizzano e la stuprano. Vede rivoli di liquido scarlatto scendere dai loro corpi..
Vede una figura dai lunghi capelli neri che avanza verso di lei, sul volto dipinto un ghigno malefico “E’ tutto a posto” dice il ghigno “Il bianconiglio è entrato nella tana”
XIV
La ragazza apre gli occhi. L’ispettore Adelmo Spacciacani la sta osservando ai piedi del letto “Ciao”
“Ciao” aggrotta le sopracciglia
“Sono l’ispettore Adelmo Spacciacani” le mostra il distintivo “ te la senti di rispondere a qualche domanda?”
“In merito a cosa? Come sono finita qui?”
“Non ricordi nulla?”
“No.. Io.. mmm, una villa. Ricordo una villa”
“Bene. Sappiamo della villa”
“Ah”
“Abbiamo trovato gli altri che erano con te”
“Ok. Chi sono?”
“Ragazzi del luogo. Come te. Ricordi cosa siete andati a fare alla Villa della ragazza in rosso?”
“Iniziazione, immagino” la ragazza si tira su a sedere
“Cosa ricordi di questa notte?”
“Poco e nulla. Abbiamo trovato gli altri tuoi amici nudi e coperti di ferite”
“Oh mio Dio” fa preoccupata “Sono…”
“No, sono ancora vivi ma, non sappiamo cosa sia successo. Sappiamo che siete stati drogati con del roipnol e basta”
“Beh, nessuno di loro vi ha detto nulla?”
“Tu sei la sola che si è svegliata”
“Ouch. Mi sento come un dopo sbornia. E mi fa male un po’ d’appertutto”
“Hai dei tagli sul corpo. Anche i tuoi compagni ce li hanno”
“Tagli?”
“Sappiamo che avete fatto sesso”
“Eh, non me lo ricordo”
“Ma tu non lo hai fatto”
“Ah” scuote la testa “Mi spiace ispettore ma, non so come aiutarla”
“Non importa. Per ora riposati” si allontana “Tornerò più tardi”
“Quindi, niente?” chiede Cerusillo all’ispettore
“Così dice lei”
“Non è convinto?”
“Non so Cerusillo. Hai visto quella casa? Ti sembra una casa abbandonata da tempo? Non ci sono erbacce, nemmeno detriti, pavimenti e letto puliti. Come se ci abitasse qualcuno”
“Malavasi dice che ci sono gli spiriti”
“Gli unici spiriti che vede Malavasi sono quelli del vino che si beve dopo cena”
“Pensa che si risveglieranno?” chiede Malavasi
“Dipende da quanto gas di roipnol hanno respirato”
“Ecco perché la gente scappava via da quel tugurio maledetto”
“Vedi. A tutto c’è una spiegazione”
XV
L’indomani, Spacciacani, viene convocato in ospedale. Uno dei ragazzi si è risvegliato. Luca D’Amici è seduto con la schiena appoggiato alla testiera del letto intento a mangiare un budino di colore verde.
Il ragazzo balbetta un poco ma, alla fine, racconta al poliziotto cosa lo ha condotto alla villa e quello che è successo “E’ stata un’idea di Lorenzo. Ci logorava da parecchi giorni. Una sfida, una provocazione. All’inizio non ero molto convinto ma, poi, anche altri hanno aderito e così…” si stringe nelle spalle “Siamo entrati e abbiamo girato un po’. Fuori faceva buio. Maria era quella più inquieta di tutti. Poi c’era quell’odore dolciastro. Mi ricordo che, ad un certo punto, ci siamo divisi per esplorare la casa. Lorenzo e Cristina sulla torre. Paolo e Amelia in camera da letto. Io e Maria siamo scesi giù nell’atrio. In un secondo tempo è arrivato anche Giovanni. Ricordo vagamente che, ad un certo punto abbiamo fatto..sesso. Poi, buio”
“E l’altra ragazza dov’era?”
“Quale altra ragazza?”
“L’altra che era con voi ma non ha fatto sesso”
“Ah, ehm.. Mi scusi, ho la testa un po’ confusa”
“Noi vi abbiamo trovati perché, il signor Foschi della cascina Candela, ha trovato questa ragazza barcollante sul ciglio della strada con un orsacchiotto in mano”
Luca scuote la testa “Mi spiace ma non potrei sapere chi sia. Noi siamo entrati in sette in quella maledetta villa”
“Sei sicuro? Magari il roipnol..”
“No, ispettore. Mi ricordo perfettamente cosa è accaduto fino a quando abbiamo cominciato a fare sesso. Poi, più nulla”
“Va bene. Sento gli altri” dice l’ispettore alzandosi
“Se può esserle d’aiuto. Mi ricordo che, quando ho guardato il quadro della ragazza in rosso, ho notato una certa somiglianza con qualcuno di famigliare”
“Con chi?”
Il letto è vuoto. La ragazza che barcollava sulla strada di notte, è sparita “Mi scusi, la ragazza che era qui?”
“Non saprei” si stringe nelle spalle l’ispettore
Si mette a cercarla frenetico. Chiama Cerusillo, Malavasi, Castoldi. Vengono mobilitati tutti ma, la ragazza sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Allora Scacciacani si dirige verso la camera della ragazza cui Luca aveva indicato come somigliante al dipinto del quadro “Io e te dobbiamo parlare, Maria”
XVI
“Non la troverà. Si è nascosta per tutti questi anni, crede che si farà trovare così facilmente?” sorride Maria
“Siete sorelle?”
Maria scoppia a ridere “Ma no. E’ mia madre”
“Fai la seria ragazza. Sei in guai seri”
“Sono seria, ispettore. E’ mia madre. Si stupisce della sua giovane età? Beh, l’aspetto è quella di una sedicenne ma, nella realtà lei ha quasi quarant’anni. E’ come una lillipuziana, se sa com’è. Cresce l’età ma, l’aspetto rimane quello di una ragazza. Dopo quello spaventoso fatto, mia madre scomparve dalle scene. Rimase fuori dai radar per alcuni anni. Nacqui io, figlia di uno stupro. Poi lei tornò qui, a Pavia e si è trasferita nella vecchia casa”
“Per questo era così pulita?”
“Sì, mamma la teneva pulita”
“Poi, avete messo su questa baracco nata degli spiriti e tutto il resto”
“Vecchie tubature nelle pareti. In cantina c’erano bombole di gas riempite con il roipnol. Bastava aprire i rubinetti e lasciare che facessero il loro effetto”
“Perché questa farsa? Cosa c’è in quella casa?”
“Qualcosa che ora non sarà più lì: il lascito di famiglia. Si parla di diversi milioni di euro in diamanti smeraldi. Una fissa di mio nonno, pare”
“Gira che ti rigira, sempre di soldi si tratta”
“Soldi e sesso fanno girare il Mondo”
“Perché hai portato i tuoi compagni alla casa?”
“Ah, non è stata un’idea mia. Quel fenomeno di Lorenzo ha insistito. Mia madre aveva quasi finito di rilevare le pietre. Quella notte doveva essere l’ultima”
“E Lorenzo ha complicato tutto”
“Abbiamo chiuso alla grande. Solo che, stavolta, abbiamo rischiato grosso entrambe”
“Avete respirato il gas tutte e due”
“Forse un guasto da qualche parte”
“perché uccidere Lorenzo e gli altri?”
“Non volevamo ucciderli. Si ha notato, sono ancora vivi, ispettore”
“Dov’è sua madre ora?”
Maria si stringe nelle spalle e allarga le mani “Chi lo sa. Magari in un posto dove non esiste estradizione”
Scacciacani rimane per un po’ silenzioso. Osserva il faldone che ha davanti e poi, guardando Maria le chiede “Ne valeva la pena? Pagare al posto di sua madre?”
“Oh sì” ride Maria “ne valeva davvero la pena”
Epilogo
Sei mesi dopo, l’ispettore Scacciacani riceve una cartolina dal Costa Rica. Palme, spiagge tropicale, mare color dello smeraldo. Dietro c’era scritto Mi spiace, ispettore.
L’ispettore tornò in camera da letto dove c’era ad attenderlo la barista della Barlanda, con tette grandi come meloni e un mare di meraviglie tra le sue gambe “Di chi è?” chiede lei
“Qualcuno che ho conosciuto” risponde evasivo. Poggia la cartolina su un tavolino e si sfila i boxer “Dunque, dove eravamo rimasti?”
Epilogo 2
Sdraiata comodamente su una sedia a sdraia, il fisico snello e asciutto, una bellezza quasi divina, nonostante la sua giovane età, la ex signora Anceschi, sorseggia un cocktail da un guscio di noce di cocco.
Poco dopo, una ragazza che sembra una sua gemella, si va a sdraiare accanto a lei “temevo non arrivassi più” dice Anna Maria Laura Anceschi “l’ispettore non voleva mollarti?”
“Alla fine ha dovuto cedere. Ho avuto un avvocato che è riuscito ad escludermi dai fatti”
“Siamo al sicuro, dunque?”
“Hai speso tutti i soldi?”
“Non ancora, mia cara. C’è sempre tempo per quello”
=Fine=
I piedi nudi calpestano un terreno di fango nero, appiccicoso e denso come catrame. Affondano fino alle caviglie e producono uno strano suono di risucchio ogni volta che si sollevano. La strada è buia. Ci sono alberi dalla corteccia nera e i rami che si protendono sul sentiero simili ad artigli. C’è una luna pallida che galleggia oltre di essi. Un colore diafano, intervallato a sprazzi di luce rugginosa.
La ragazza barcolla lungo quella strada con espressione inebetita, quasi ubriaca. Ha vestiti laceri che le lasciano scoperte le spalle e parte dei fianchi. Ha sporcizia addosso e graffi che sembrano artigli.
Due fari appaiono davanti a lei. La ragazza alza le braccia per proteggersi gli occhi. I fari si bloccano e una sagoma umana si sporge dal finestrino “Ehi, ragazza, che fai qui tutta sola? Santo Cielo ma, cosa ti è successo?”
La ragazza crolla a terra. L’uomo la soccorre. E’ svenuta. In mano stringe un orsetto di peluche logoro a cui manca un occhio.
II
“Pronti ad entrare?” Lorenzo, tutto eccitato, osserva i suoi compagni di sortita: Amelia, Cristina, Maria, Giovanni, Luca, Paolo. I magnifici sette. Davanti a loro, un cancello arrugginito, un tempo sontuoso, i cui pilastri sono sormontati da due corvi di pietra, con il becco rivolto verso il basso “Come quella poesia di Poe” commenta Cristina “Mai più”
“Perché qui?” chiese Maria osservando dubbiosa il sentiero oltre: striscia d’erba in mezzo, qualche erbaccia e un pioppeto inquietante “Non potevamo andare alla cava come gli altri?”
“Noi non siamo come gli altri” sorride Lorenzo “Avanti ragazzi, saremo i pionieri di questa avventura”
“Mi sono sempre tenuto alla larga da questo posto per un motivo” dice Luca
“Beh, allora rimani qui, fifone” lo apostrofa Paolo varcando la soglia del cancello “Brrr, paura”
“Non avete paura della nomea che ha questa casa?” chiede Maria. Si stringe nel suo golfino rosso e rabbrividisce. Luca, non perde occasione di sbirciare le sue gambe, così bianche e così lisce. Lei sembra accorgersene e si gira verso di lui con fare infastidito “Smettila”
“Come diavolo fai ad accorgerti che ti stavo guardando?” si sorprende Luca “Cosa sei, un camaleonte?”
“Noi sfateremo questa nomea” dice Lorenzo avviandosi verso la strada. Ad uno ad uno, anche gli altri lo seguono
“Brr” fa Maria “Più mi avvicino a quella casa e più mi inquieto”
“E’ la leggenda che ci gira attorno che ti rende suggestionabile” commenta Giovanni “Una decina di anni fa ci venivano degli adoratori del Male a compiere i loro sacrifici. Hanno trovato resti di ossa animali e scritte blasfeme nel piccolo cimitero dietro la casa”
“Cimitero? C’è un cimitero?” fa allarmata Maria
“Sì, come era in uso nelle vecchie famiglie ricco borghesi” annuisce Giovanni
“Però, Maria ha ragione” Amelia, la dark, vestita con chiodo, pantaloni di pelle, anfibi, unghie e labbra lucide di nero “Questo posto ha una certa energia oscura”
“Baggianate” Paolo tira un calcio ad una pietra che finisce con il colpire un pioppo. Il suono rimbalza come il suono lugubre di una campana. Per uno strano effetto sonoro, il suono si propaga per tutto il pioppeto “Oh, miseria” fa Maria e si rannicchia contro Luca
“Oh” fa lui abbracciandola
“Avanti truppa” Lorenzo è entusiasta
III
La ragazza è immobile sul lettino dell’ospedale. Due uomini la stanno osservando da dietro un vetro. Uno si chiama Valerio Foschi, boscaiolo, l’uomo che l’ha soccorsa. L’altro è un tipo barbuto, tarchiato e si chiama Adelmo Spacciacani, ispettore di polizia presso la questura di Pavia “Era da sola?”
“Sì, ispettore”
“Sa chi è?”
“No. Non aveva cellulare o documenti indosso. Solo vestiti laceri e un orsacchiotto inquietante stretto in mano”
“Passerò vestiti e impronte alla scientifica e vediamo cosa cavano fuori” sbircia l’orologio: le tre di notte “Come mai era da quelle parti, signor Foschi?”
“Abito lì, cascina Candela”
“Sì, conosco. Oltre alla Villa della Ragazza in rosso”
“Ah, la conosce?”
“Leggende del folklore locale” si stringe nelle spalle “Era su quella strada” sembra colto da un pensiero improvviso “Sicuro che fosse sola?”
“Non ho visto nessun altro”
“Ho un pensiero. Quella casa attira molti curiosi. So che, ogni tanto, qualche ragazzo/ragazza, usa la casa come prova coraggio, bravate del genere”
“Ah, lei pensa che fosse andata là con qualcuno?”
“Può essere” afferra il cellulare e digita il numero della questura “Cerusillo? Senti, hai presente la chiamata di quella ragazza su, verso cascina Candela? Ecco, prendi Malavasi e Castoldi e andate a farvi un giro alla Villa della Ragazza in Rosso..eh, no, Cerusillo, non scassare la minchia con ste stronzate. Muoviti dai” e chiude la comunicazione “Superstiziosi della minchia”
IV
La casa appare in tutto il suo squallore. Su due piani, con tanto di torretta laterale, la copia sputata del Norman BAtes Hotel. C’è una fontana secca da tempo e una veranda ingombra di rampicanti. La porta d’ingresso è socchiuso. Qualcosa prende a sbattere in lontananza “Non va bene” dice inquieto Luca
“Va benissimo invece” commenta Lorenzo “Avete tutti le torce?”
“Vuoi entrare?” chiede Maria
“Siamo qui per questo, no?”
Uno strano vento si alza dal pioppeto e taglia lo spiazzo antistante la casa
“E’ quasi buio” fa notare Cristina
“Allora affrettiamoci” dice Lorenzo andando verso la porta d’ingresso. Poi, di colpo, la porca si apre e, una sagoma scura si proietta fuori con un ringhio acuto “Ah” fanno Cristina e Maria “Ah” fa Luca terrorizzato
“Miao” fa la sagoma scursa uscita dalla casa
“Ma che cazzo” inveisce Paolo e scoppia a ridere
Un gatto randagio, secco e spelacchiato, nero a chiazze caffelatte. Si siede sul bordo della fontana e osserva gli intrusi facendo le fusa, miste ad uno strano ringhio “Micio micio” fa Amelia
Il gatto la guarda con indifferenza,si stira, si lecca un paio di volte e poi si allontana “Gatto selvatico” commenta Paolo “Sarà della cascina qui a avanti”
“Ma no, si vede che è pelle e ossa” commenta Cristina
“Se lui è entrato, allora non abbiamo nulla da temere” sorride Lorenzo “Entriamo?”
“I gatti non hanno nulla da temere poiché sono il collegamento tra il Mondo dei vivi e quello dei morti” commenta lugubre Amelia
“Eh, potevi anche non dirla sta cosa” commenta Luca
V
Cerusillo guida l’auto pattuglia lungo la strada sconnessa di campagna che conduce alla cascina Candela. In fondo, quasi un chilometro, si vede una luce di un lampione, quello della cascina “Ma tu guarda che roba” si lamenta CAstoldi che se ne sta schiacciato nel retro dell’auto, con la testa che sfiora il tettuccio e, ogni volta che pigliano una buca(sempre), sente scricchiolare le vertebre del collo. Due metri d’uomo, tutto fisico e palestra, spalle larghe da giocatore di football e una divisa che sembra andargli stretta, comincia ad accusare un senso di claustrofobia “Eh che cazzo Cerusillo. Evita ste buche”
“Nel caso non l’avessi notato, minchione, siamo su una strada di campagna” replica Cerusillo
“Va più piano”
“Sto andando a venti all’ora”
“Lì” indica l’agente Malavasi con il sinistro, verso un pioppeto. Secco e perentorio
“Zio canarino” fa Castoldi “Sto pioppeto rende angoscia”
“E’ lì dentro?” chiede Cerusillo a Malavasi
“Sì, lì c’è il sentiero” e indica uno sterrato che si snoda nel buio dei pioppi
“Potevamo venire qui con la luce del giorno?” I sobbalzi aumentano, di conseguenza la cervicale di CAstoldi
VI
Buio. Come volevasi dimostrare. C’è un ampio salone con una scala in legno che sale sulla sinistra. Sulla destra si vede un passaggio ad arco che da su un’altra stanza, dominata da una vetrata. Sulla parete, di una bellezza surreale, il dipinto di una giovane donna avvolta in un vestito rosso, da sera, con una posa da pin up anni 50. Punto stonato, un orsacchiotto nella mano destra della ragazza “Una bellezza sfolgorante” fa estasiato Lorenzo puntando la torcia su quel volto di altri tempi
“Sì ma, quell’orsetto” Maria trema e si schiaccia di più a Luca
“Sapete qual è la storia, vero?” chiede Lorenzo ai presenti
“Molto triste” risponde Giovanni “E drammatica”
“Lo sentite anche voi questo odore?” chiede Cristina guardandosi attorno”
“Odore di chiuso. Di polvere. Di topo” Amelia allarga le narici per captare meglio quel miscuglio di odori
“No, c’è qualcosa di più dolciastro” dice Cristina “Come di fiori macerati”
“Dietro c’è la serra” dice Lorenzo dirigendosi verso l’arco a destra “Poi le sterpaglie, tutta quest’erba”
“Ma quale erba?” chiede Maria “Qui non ce n’è”
Oltre l’arco c’è una stanza sontuosa, un tempo era una sala, con le pareti ancora intatte anche se, in alcuni punti, la carta aveva ceduto a mostrare la parte sottostante. Due grandi finestre danno su quella che sembra una serra, i vetri sono rotti e la Natura ha preso il sopravvento. Sulla sinistra un altro passaggio che immette in una cucina “Di sopra ci saranno le camere da letto e il bagno?” chiede Cristina
“Ti scappa?” ride Luca
“Comunque lo sento anche io” dice Luca “l’odore intendo”
“Cucina pulita, se così si può dire” commenta Paolo “Ah, l’uscita per la serra è sbarrata”
“Passeremo da fuori” Lorenzo di ferma davanti ad una porta chiusa “Serrata” dice provando la maniglia
“Caffè” dice Amelia indicando un vassoio con alcune tazzine e una zuccheriera. Alcune formiche ci stavano camminando sopra
“Dove sarà l’ingresso alla torre?” chiede Paolo alzando lo sguardo verso il soffitto dell’ingresso
Maria, l’ultima a passare sotto l’arco, ha un moto di brivido. Trasale e si volta indietro ma non scorge nessuno. Le era sembrato che qualcuno la sfiorasse ma, evidentemente era il vento. Il vento..
“Andiamo su?” chiede Lorenzo
“Maria?” chiama Amelia “Cos’hai?”
“Nulla, avevo sentito un refolo di vento” scrolla le spalle Maria
VII
I fari dell’autopattuglia illuminano il cancello con i piloni e i corvi “Mamma mia” mormora Cerusillo
“Chi ci abita qui, la famiglia Addams?” chiede Castoldi che non ne può più di sentire quelle scosse
“Eh, magari” commenta Malavasi “Dovevamo portarci dietro un prete”
“O i ghostbusters” ride nervoso Cerusillo
L’auto arriva nello spiazzo antistante la villa “Zio castrato” esclama Cerusillo “Ma chi cazzo ce lo ha detto di venire fino a qui?”
Un gatto nero con macchi caffèlatte, li osserva dal bordo di una fontana spenta “Micio” fa Cerusillo illuminandolo con una torcia. Il felino sbatte appena gli occhi ma non accenna a muoversi. Si sta leccando una zampetta sulla quale spicca una macchia rossa
“Oh, cavolacci” Castoldi si estrae dall’auto e fa scrocchiare le vertebre del collo “Mi veniva il mal di mare”
Malavasi estrae la pistola e la torcia, puntandola nel buio
“Ricorda Malavasi. Paletto di legno se è un vampiro. Argento se è un licantropo” lo canzona
“E se è un fantasma?” chiede Castoldi
“Mi sembra proiettili di sale”
La porta emette un cigolio sinistro. I poliziotti puntano le armi in quella direzione. Una mano umana si aggrappa allo stipite….
VIII
Sembra che nulla sia stato toccato. Il letto a baldacchino, le sedie lungo le pareti, gli spessi tappeti. Polvere quasi nulla. Sulla sinistra, una scala a chiocciola in ferro che sale verso l’alto. “Ecco, li ci sarà la torre” dice Lorenzo
“Non trovate strano che, questo posto sia così pulito?” chiede Cristina
Di nuovo quella sensazione. Maria ha un brivido, un soffio leggero. Si è sentita chiamare? Si gira di scatto, osserva le scale e il buio li attorno. Strizza gli occhi, coglie un guizzo. E’ un’ombra quella. Rimane sulla soglia, come impietrita, mentre il cuore prende ad accelerarle in petto all’impazzata “Maria” la voce più vicina, quella di Amelia
“Diavolo” fa Maria portandosi la mano al petto
“Ti capisco, questo posto mette i brividi” annuisce “Potere della suggestione”
“Credevo di aver visto qualcuno” sussurra Maria
“Un letto a baldacchino” sorride Paolo “Sai quante fantasie erotiche mi sono fatto?”
“Non le voglio sapere” dice Luca
“Tu le vuoi sentire, Cristina?”
“Smettila di fare lo scemo” replica lei
“Mmm, lo sento l’odore” dice Luca “Molto intenso”
“Sì, hai ragione” dice Lorenzo guardandosi attorno “Ma non vedo fiori qui intorno”
“E se non fossero fiori?” chiede Maria
Amelia caccia un urlo. Tutte le torce contro di lei “Che diavolo ti prende?”
“Scusate. Ho sentito qualcosa che mi strisciava addosso”
“Sarà stato un topo” ride Paolo
“O un fantasma” Lorenzo si mette la pila in faccia, in modo da sembrare una figura spettrale “La ragazza dall’abito Rosso vive ancora tra queste mura”
“Smettile di fare l’idiota” dice Cristina spostandosi verso una delle finestre
“Perché fa così caldo in questa stanza?” chiede Luca
“Bello questo specchio” dice Amelia posizionandosi davanti ad un grosso specchio appeso alla parete.
“Perché non ci dividiamo?” propone Lorenzo “A coppie”
“Non è una buona idea” scuote la testa Maria
“E dai, spirito di avventura” ride Lorenzo “Andremo a coppie. Cristina, vuoi venire con me sopra la torretta?”
“io resto qui” dice Paolo
“Con me” dice Amelia
“Va bene” annuisce Luca “Io e Maria scendiamo dove c’è il quadro inquietante”
“Ehi, un attimo!” fa Paolo “Ma dov’è Giovanni?”
“Diavolo, me ne sono completamente dimenticato” fa Lorenzo
IX
“Dunque, cosa sa della Villa?” chiede il foschi all’ispettore Spacciacani
“Che è un rudere da abbattere” risponde il poliziotto
“Ma lei la conosce la leggenda che gira attorno?”
“Leggenda o realtà?”
“Si consumò una tragedia in quella villa. Si parla di venticinque anni fa. Gli ultimi proprietari di quella villa erano gente facoltosa dell’industria del tabacco. Madre, padre, figlia. All’apparenza gente onesta ma, nel sottofondo, marci e perversi” racconta il Foschi “Si scoprì in seguito che loro avevano il vizio di partecipare ad orge. Si propiziavano, si concedevano ad altri come loro. Vere e proprie ammucchiate. Una sera d’Estate organizzarono una mega festa. Invitarono gente di un certo rilievo, come giudici, avvocati, medici. La serata doveva essere un tributo religioso pagano dedicato al dio Pan. Venti uomini e una sola donna”
“La moglie?”
“LA figlia. Anna Maria Laura Anceschi, diciotto anni, bella come una dea. La fecero vestire di rosso. Quali deviati genitori offrirebbero in pasto a sconosciuti, un fiore come quello? Ma lo fecero e, dopo quella volta, lei non fu più la stessa. Ebbe un crollo nervoso, si chiuse in casa e non uscì più. Ogni tanto, il padre riusciva ad entrare… Fatto sta che, un anno dopo quel festino, la figlia si presentò al padre e, con sua grande sorpresa, gli chiese di organizzare un’altra festa, con le stesse persone della volta prima. Il padre accontentò la figlia, rintracciò i vecchi ospiti e li fece arrivare alla villa per la prima domenica d’estate. La figlia si concesse a loro e poi, attese..”
“Attese cosa?”
“Che il veleno somministrato nelle bevande facesse effetto. Un veleno che paralizzava e rendeva innocui i partecipanti, padre e madre compresi. Poi prese ogni oggetto affilato presente nella casa e iniziò la mattanza. Nessuno sopravvisse. Lei fece perdere le proprie tracce. Qualche mese dopo arrivò in questura la sua confessione su nastro, sul motivo e tutto il resto. Tre giorni dopo, trovammo il suo abito rosso appoggiato alla spallina di un ponte nei pressi del Ticino. La cercammo in lungo e in largo ma, non trovammo mai nulla. Sparita così, nel nulla”
“Un suicidio? O potrebbe essere ancora viva?”
“Chi lo sa”
“Dice trovammo? Lei non è un poliziotto”
“Ma facevo parte del gruppo di ricerca. Ho un barcè a motore. Ho aiutato Carabinieri, polizia e Vigili del Fuoco”
“E con lei cosa c’entra?” chiede l’ispettore indicando la ragazza sul lettino d’ospedale
“Da sempre, la villa è stata oggetto di culto da parte dei ragazzi dei dintorni. Una specie di spauracchio da sconfiggere, se mi intende. Molti si intrufolavano tra quelle vecchie ossa, come prova coraggio. Tutti scappavano via dopo qualche minuto che vi entravano. Parlvano di strane sensazioni, odori dolciastri, sussurri.. Sa, cose così”
“Crede che, questa ragazza, abbia fatto una prova coraggio e sia rimasta vittima di un potere di suggestione?”
“Potrebbe” ammette Foschi “Oppure..”
“Oppure?”
“Oppure è stata vittima di qualcosa di inspiegabile”
“Ma per favore” Il cellulare si mise a squillare “Cerusillo, che c’è?”
“Zio canarino ispettore” l’accento meridionale si è fatto più marcato “Venga qui alla villa che c’è un casino”
X
Dalla porta era spuntato un ragazzo, completamente nudo, con il corpo coperto di tagli e ferite. Nella mano teneva una forbice dalle punte insanguinate.
Dopo averlo placcato come un giocatore di football sulla linea del touch down, Cerusillo e Malavasi erano entrati nella villa e lì, avevano trovato una scena surreale. Una ragazza nuda, braccia e gambe divaricate, ai piedi di un quadro che raffigurava una donna bella vestita di rosso. In cucina un altro ragazzo, stesse ferite sul corpo.
Un altro ragazzo e una ragazza giacevano proni lungo le scale, anche loro nudi. E in camera da letto, coperti di sangue e altro, altri due ragazzi. Vivi ma, conciati malissimo.
Le autoambulanze erano arrivate, avevano caricato i ragazzi e li avevano portati d’urgenza verso il policlinico. Poi era arrivata la scientifica e aveva iniziato con i rilievi “Ma cosa cazzo è successo qui?” chiese l’ispettore quando arrivò sul luogo
“Non lo sappiamo ispettore” aveva commentato Castoldi “Ma visto il luogo…”
“Per favore Castoldi, lascia ste cose ai ciuloni”
“Direi che tra le altre cose, gli Anceschi erano pratici di magia nera, occulto, esoterismo. Cose così” il signor Pancarana, è un signore dall’aria distinta, sulla settantina, con una corta e spumosa barba bianca e occhi vispi, con il sorriso sempre pronto. All’ispettore gli ricordava la figura del Geppetto di Collodi, dall’aspetto bonario e simpatico. Sono seduti all’interno del bar La Barlanda, nel piccolo centro di Borgo Gallo, dove la padrona è una signora dall’aria gioviale e il fisico ancora perfetto, che manda più di un pensiero alla mente dell’ispettore “Si dice facessero il malocchio e, i loro festini, inneggiavano a demoni libidinosi”
“Cosa è accaduto agli Anceschi, signor Pancarana?”
“Non sa la storia?”
“Me l’hanno raccontata sì ma, mi sembra più uno spauracchio per bambini che una cosa ancorata alla verità”
“Beh, se le hanno raccontato dei festini e sul fatto che offrissero la figlia agli invitati, è tutto vero”
“Quindi, cosa crede sia successo in quella villa, questa notte?”
Il professore allarga le mani e sorride bonario “E’ lei il poliziotto. Me lo dica lei”
I ragazzi sono sotto sedativi. L’ispettore osserva uno di essi, immobile a letto. Si tratta di Giovanni Leonardi, ultimo anno di liceo, figlio di due facoltosi avvocati. Buone referenze, ottimi voti a scuola. E’ stato trovato in cucina, seduto su una sedia, nudo e con una decina di tagli addosso. I medici hanno appurato che aveva fatto sesso recente. Così come gli altri ragazzi. Un’orgia finita male? “Abbiamo trovato massicce dosi di roipnol, misto a qualche altra sostanza stupefacente” aveva detto una delle infermiere. Roipnol, la droga dello stupro.
Adelmo Spacciacani andò dalla prima ragazza, l’unica del gruppo che si era fatta una lunga camminata in stato di shock, su una strada di campagna al buio. Cosa diavolo era accaduto in quella casa?
XI
Amelia ha la testa che gira. Si sente un po’ stordita come un dopo sbornia. Paolo gironzola un po’ per la stanza, scattando ogni volta che sente un rumore. “Dobbiamo andarcene da questo posto” dice Paolo improvvisamente inquieto “Cristina aveva ragione. Qui c’è qualcosa che non torna”
“Ma smettila, è solo una vecchia casa scricchiolante” Amelia si toglie gli anfibi e rimane a piedi nudi sullo spesso tappeto. Si sfila la maglietta bianca dimostrando che sotto non ha nulla “MA che fai?” Paolo è quasi scandalizzato
“Ah, non fare il finto pudico” ride lei afferrando il chiodo e indossandolo nuovamente. “Ti dico che questo posto ha qualcosa di strano. Se è vero che è disabitato da tanto tempo, perché è così pulito?” Amelia ignora Paolo e gli si avvicina. Lo tocca, fa aderire il suo corpo semi nudo a quello del ragazzo “Non senti anche tu questa carica emotiva?”
“Amelia, per favore..” cerca di respingerla ma, senza troppe convinzioni. Lei gli slaccia i pantaloni, gli fruga nelle mutande. Paolo ha un moto di eccitazione strana. Si lascia toccare, lei che gli estrae il sesso e comincia a sfregarlo. Paolo, sdraiato sul letto, lascia che Amelia si muove verso il suo sesso, che la sua lingua lo assaggi, che le sue labbra lo ingoi
Sotto, Maria e Luca sono davanti al quadro “Assomiglia a qualcuno?”
“Non saprei” risponde Luca
“Mi gira la testa” dice Maria “Ho caldo”
“Io.. mi gira un po’ la testa”
Maria si sta spogliando. Luca la vede nuda e non riesce a spiccicare parola. Dio che bella: linee piene e morbide, una pelle così bianca che sembra latte e.. Sente l’erezione che cresce nei pantaloni. Lei si dirige verso di lui, l’abbraccia, lo bacia “Ho voglia di fare sesso”
“Posso unirmi alla festa?” è Giovanni, riapparso come dal nulla, già a torso nudo “Facciamo un menage a tre?”
Maria si trasforma, come una vera pornostar. Estrae i loro sessi, s’inginocchia, lascia che i due li avvicinino, lei succhia e ingoia contemporaneamente.
E, sulla torretta, Lorenzo sta possedendo selvaggiamente Cristina, con le mani di lei appoggiate ai vetri della finestra della torretta. Un quadro assurdo di sesso. Nascosta nell’ombra, una figura li osserva attentamente e ride. Potrebbe fermarsi lì ma, no…
XII
“Vertigini, eccitazione, illusioni” spiega il dottor Aldobrandi all’ispettore “Le persone che sono entrate in quella casa, subivano questi effetti”
“Come lo spiega?”
“Non saprei. Ogni volta che si andava a controllare in quella casa, non si rilevava nulla”
“Nulla di nulla?” chiede stupito l’ispettore
“Niente. Pulito come un gabinetto appena costruito”
“Però, queste vittime, avevano tracce di roipnol nel sangue. Come lo spiega?”
“Se non si mangia e non si tocca..”
Lo sbirro ha un’intuizione “Si respira”
XIII
Ah, sublime estasi del sesso. Giovanni, con la faccia tra le gambe di Maria, che affonda la lingua come in un frutto maturo. E Luca, a cavalcioni di Maria, con il sesso tra le sue grosse tette, a sfregare come un dannato.
Maria ride. Tutti ridono.
Un’ombra risale le scale stringendo in mano qualcosa di metallico. Maria sente urlare in fondo alla sua mente. Vede, una ragazza nuda e legata. Vede uomini di ogni età che la sodomizzano e la stuprano. Vede rivoli di liquido scarlatto scendere dai loro corpi..
Vede una figura dai lunghi capelli neri che avanza verso di lei, sul volto dipinto un ghigno malefico “E’ tutto a posto” dice il ghigno “Il bianconiglio è entrato nella tana”
XIV
La ragazza apre gli occhi. L’ispettore Adelmo Spacciacani la sta osservando ai piedi del letto “Ciao”
“Ciao” aggrotta le sopracciglia
“Sono l’ispettore Adelmo Spacciacani” le mostra il distintivo “ te la senti di rispondere a qualche domanda?”
“In merito a cosa? Come sono finita qui?”
“Non ricordi nulla?”
“No.. Io.. mmm, una villa. Ricordo una villa”
“Bene. Sappiamo della villa”
“Ah”
“Abbiamo trovato gli altri che erano con te”
“Ok. Chi sono?”
“Ragazzi del luogo. Come te. Ricordi cosa siete andati a fare alla Villa della ragazza in rosso?”
“Iniziazione, immagino” la ragazza si tira su a sedere
“Cosa ricordi di questa notte?”
“Poco e nulla. Abbiamo trovato gli altri tuoi amici nudi e coperti di ferite”
“Oh mio Dio” fa preoccupata “Sono…”
“No, sono ancora vivi ma, non sappiamo cosa sia successo. Sappiamo che siete stati drogati con del roipnol e basta”
“Beh, nessuno di loro vi ha detto nulla?”
“Tu sei la sola che si è svegliata”
“Ouch. Mi sento come un dopo sbornia. E mi fa male un po’ d’appertutto”
“Hai dei tagli sul corpo. Anche i tuoi compagni ce li hanno”
“Tagli?”
“Sappiamo che avete fatto sesso”
“Eh, non me lo ricordo”
“Ma tu non lo hai fatto”
“Ah” scuote la testa “Mi spiace ispettore ma, non so come aiutarla”
“Non importa. Per ora riposati” si allontana “Tornerò più tardi”
“Quindi, niente?” chiede Cerusillo all’ispettore
“Così dice lei”
“Non è convinto?”
“Non so Cerusillo. Hai visto quella casa? Ti sembra una casa abbandonata da tempo? Non ci sono erbacce, nemmeno detriti, pavimenti e letto puliti. Come se ci abitasse qualcuno”
“Malavasi dice che ci sono gli spiriti”
“Gli unici spiriti che vede Malavasi sono quelli del vino che si beve dopo cena”
“Pensa che si risveglieranno?” chiede Malavasi
“Dipende da quanto gas di roipnol hanno respirato”
“Ecco perché la gente scappava via da quel tugurio maledetto”
“Vedi. A tutto c’è una spiegazione”
XV
L’indomani, Spacciacani, viene convocato in ospedale. Uno dei ragazzi si è risvegliato. Luca D’Amici è seduto con la schiena appoggiato alla testiera del letto intento a mangiare un budino di colore verde.
Il ragazzo balbetta un poco ma, alla fine, racconta al poliziotto cosa lo ha condotto alla villa e quello che è successo “E’ stata un’idea di Lorenzo. Ci logorava da parecchi giorni. Una sfida, una provocazione. All’inizio non ero molto convinto ma, poi, anche altri hanno aderito e così…” si stringe nelle spalle “Siamo entrati e abbiamo girato un po’. Fuori faceva buio. Maria era quella più inquieta di tutti. Poi c’era quell’odore dolciastro. Mi ricordo che, ad un certo punto, ci siamo divisi per esplorare la casa. Lorenzo e Cristina sulla torre. Paolo e Amelia in camera da letto. Io e Maria siamo scesi giù nell’atrio. In un secondo tempo è arrivato anche Giovanni. Ricordo vagamente che, ad un certo punto abbiamo fatto..sesso. Poi, buio”
“E l’altra ragazza dov’era?”
“Quale altra ragazza?”
“L’altra che era con voi ma non ha fatto sesso”
“Ah, ehm.. Mi scusi, ho la testa un po’ confusa”
“Noi vi abbiamo trovati perché, il signor Foschi della cascina Candela, ha trovato questa ragazza barcollante sul ciglio della strada con un orsacchiotto in mano”
Luca scuote la testa “Mi spiace ma non potrei sapere chi sia. Noi siamo entrati in sette in quella maledetta villa”
“Sei sicuro? Magari il roipnol..”
“No, ispettore. Mi ricordo perfettamente cosa è accaduto fino a quando abbiamo cominciato a fare sesso. Poi, più nulla”
“Va bene. Sento gli altri” dice l’ispettore alzandosi
“Se può esserle d’aiuto. Mi ricordo che, quando ho guardato il quadro della ragazza in rosso, ho notato una certa somiglianza con qualcuno di famigliare”
“Con chi?”
Il letto è vuoto. La ragazza che barcollava sulla strada di notte, è sparita “Mi scusi, la ragazza che era qui?”
“Non saprei” si stringe nelle spalle l’ispettore
Si mette a cercarla frenetico. Chiama Cerusillo, Malavasi, Castoldi. Vengono mobilitati tutti ma, la ragazza sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Allora Scacciacani si dirige verso la camera della ragazza cui Luca aveva indicato come somigliante al dipinto del quadro “Io e te dobbiamo parlare, Maria”
XVI
“Non la troverà. Si è nascosta per tutti questi anni, crede che si farà trovare così facilmente?” sorride Maria
“Siete sorelle?”
Maria scoppia a ridere “Ma no. E’ mia madre”
“Fai la seria ragazza. Sei in guai seri”
“Sono seria, ispettore. E’ mia madre. Si stupisce della sua giovane età? Beh, l’aspetto è quella di una sedicenne ma, nella realtà lei ha quasi quarant’anni. E’ come una lillipuziana, se sa com’è. Cresce l’età ma, l’aspetto rimane quello di una ragazza. Dopo quello spaventoso fatto, mia madre scomparve dalle scene. Rimase fuori dai radar per alcuni anni. Nacqui io, figlia di uno stupro. Poi lei tornò qui, a Pavia e si è trasferita nella vecchia casa”
“Per questo era così pulita?”
“Sì, mamma la teneva pulita”
“Poi, avete messo su questa baracco nata degli spiriti e tutto il resto”
“Vecchie tubature nelle pareti. In cantina c’erano bombole di gas riempite con il roipnol. Bastava aprire i rubinetti e lasciare che facessero il loro effetto”
“Perché questa farsa? Cosa c’è in quella casa?”
“Qualcosa che ora non sarà più lì: il lascito di famiglia. Si parla di diversi milioni di euro in diamanti smeraldi. Una fissa di mio nonno, pare”
“Gira che ti rigira, sempre di soldi si tratta”
“Soldi e sesso fanno girare il Mondo”
“Perché hai portato i tuoi compagni alla casa?”
“Ah, non è stata un’idea mia. Quel fenomeno di Lorenzo ha insistito. Mia madre aveva quasi finito di rilevare le pietre. Quella notte doveva essere l’ultima”
“E Lorenzo ha complicato tutto”
“Abbiamo chiuso alla grande. Solo che, stavolta, abbiamo rischiato grosso entrambe”
“Avete respirato il gas tutte e due”
“Forse un guasto da qualche parte”
“perché uccidere Lorenzo e gli altri?”
“Non volevamo ucciderli. Si ha notato, sono ancora vivi, ispettore”
“Dov’è sua madre ora?”
Maria si stringe nelle spalle e allarga le mani “Chi lo sa. Magari in un posto dove non esiste estradizione”
Scacciacani rimane per un po’ silenzioso. Osserva il faldone che ha davanti e poi, guardando Maria le chiede “Ne valeva la pena? Pagare al posto di sua madre?”
“Oh sì” ride Maria “ne valeva davvero la pena”
Epilogo
Sei mesi dopo, l’ispettore Scacciacani riceve una cartolina dal Costa Rica. Palme, spiagge tropicale, mare color dello smeraldo. Dietro c’era scritto Mi spiace, ispettore.
L’ispettore tornò in camera da letto dove c’era ad attenderlo la barista della Barlanda, con tette grandi come meloni e un mare di meraviglie tra le sue gambe “Di chi è?” chiede lei
“Qualcuno che ho conosciuto” risponde evasivo. Poggia la cartolina su un tavolino e si sfila i boxer “Dunque, dove eravamo rimasti?”
Epilogo 2
Sdraiata comodamente su una sedia a sdraia, il fisico snello e asciutto, una bellezza quasi divina, nonostante la sua giovane età, la ex signora Anceschi, sorseggia un cocktail da un guscio di noce di cocco.
Poco dopo, una ragazza che sembra una sua gemella, si va a sdraiare accanto a lei “temevo non arrivassi più” dice Anna Maria Laura Anceschi “l’ispettore non voleva mollarti?”
“Alla fine ha dovuto cedere. Ho avuto un avvocato che è riuscito ad escludermi dai fatti”
“Siamo al sicuro, dunque?”
“Hai speso tutti i soldi?”
“Non ancora, mia cara. C’è sempre tempo per quello”
=Fine=
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