La Prima Fuga di V

di
genere
sadomaso

Sei anni fa non avrei creduto che in questa stagione sarei riuscita ancora a prendere il sole. L’autunno sta per finire, ma il caldo sembra essere tornato per un ultimo saluto. Che pazzo questo tempo. Tra qualche decennio forse potremmo stare all’aperto tutto l’anno.
É passato quasi un mese dal rituale di Veronika. La mammina si gode i segnali della gravidanza da giorni. Vomito, spossatezza ecc. Ma se lei è contenta ……
V si è ripresa completamente. Ha ripreso le forze e sembra essersi finalmente abituata al suo nuovo status. Prende il sole sullo sdraio accanto al mio in totale spensieratezza. Sa che nessun’altra può toccarla senza il mio ordine.
A renderla felice non è solo la sicurezza e l’aria fresca, ma anche i momenti passati insieme. Lei, Julie e Anastasia passano molto tempo insieme. Le ho concesso libero accesso alla mia libreria personale. E tre volte a settimana partecipiamo alle lezioni di yoga di Skylar. Nude. A fine lezione concludiamo con delle coccole.
Quattro sere fa avevo anche espresso un suo desiderio. Una cena regale da sola con Julie. Quando le ho chiesto cosa le sarebbe piaciuto mangiare, ci ha messo un po a decidere. Con la sua vocetta timida e i suoi occhietti da cucciola, mi ha chiesto: Posso un doppio cheeseburger?
Io sono rimasta con gli occhi sgranati. Skylar è scoppiata a ridere. Olimpia gli ha lanciato una saetta con gli occhi. V si è nascosta sotto alle coperte del letto. Più imbarazzata dalla reazione di Skylar che dal solito sguardo minaccioso di Olimpia. Alla fine l’ho convinta che una bella bistecca di manzo fresco cotta a puntino con qualche altra lecornia di contorno, a sua scelta, sarebbe stata meglio. Julie infatti ha scelto una faraona tutta per se. Il resto della serata l’anno passato tra di loro senza intromissioni.
La notte scorsa abbiamo festeggiato Halloween. Skylar si era vestita da Pochaontas per il mio diletto. Olimpia da dominatrice sessuale con l’uniforme della ghestapo. Pittoresca. Le altre hanno optato tutte per costumi colorati o tenebrosi. Le streghe sexy sono state tante. Ma anche le maschere al Eyes whid shut hanno saputo fare colpo.
Il costume da regina dei vampiri è spettato a me ovviamente. Solo io posso vestirmi così. V invece ha fatto coppia con Julie. La prima si è vestita da sacerdotessa d’orata. La seconda da mummia tettona. Durante l’orgia di fine festa hanno offerto un piacevole spettacolo a tutte noi.
Ora siamo qui in piscina a prendere il sole per quella che quasi certamente sarà l’ultima giornata limpida prima di primavera.
Vedere le mie dipendenti nuotare e rilassarsi in piscina mi rallegra. Per un mese non mi romperanno le palle. Forse.
Tiana la zingara riposa sul lettino vicino a V. Ormai si comporta già come un'aristocratica. Beve Martini e da ordini a serve e schiave. Ha anche razziato il guardaroba del mio harem. Continua ad indossare anelli e collane da quattro rubli come una poveraccia, ma ci lavoreremo. Lei e V non hanno legato molto. Peccato visto che Tiana diverrà la protettrice di mia figlia. Pensavate che l’avessi scelta per farle fare la tata?
No quello spetta a Rosa. Da quando è arrivata le cose sono migliorate. Il mio harem. La cucina. Le pulizie. Le condizioni di V. Quella donna ha fatto un lavoro migliore di quello di Inna. Credo che tra non molto la dovrò premiare.
La giornata è bella e tutte ci stiamo rilassando. Eppure mi sembra che manchi ancora qualcosa. Del movimento. Un brivido.
-A chi va di fare un gioco?-
Tra tutte le presenti V è quella che si emoziona di più. Va pazza per i giochi. Le ho già insegnato molti con le carte. Le ho anche regalato un vecchio gioco da tavolo che avevo quando ero piccola. Ludo non sarà un gioco da harem come backgammon o senet, ma per la mia cucciola sono disposta a fare un eccezione. Ma adesso voglio fare un gioco diverso.
-A che cosa giochiamo?- Mi chiede lei sedendosi sul sul mio sdraio.
-Acchiapparella.-
Tutte si esaltano. È da un po che non giochiamo a questo gioco.
-E questa volta parteciperà anche V.-
Vedo gli occhi delle altre riempirsi di una luce sadica. Tutti tranne quelli di Tiana, confusa e assonnata, di V, gioiosa e sorridente, e quelli di Skylar. Lei sa cosa intendo.
Ci mettiamo le vesti da caccia e prepariamo il gioco. Cavalli, cagne e schiave vengono portati fuori dalle stalle. I cavalli sono sellati. Le mie cinque cagne hanno le tute di pelle. E le schiave dei veri indumenti pesanti con scarpe da corsa e zaino. Tra loro c’è anche V con la sua tutina e una sacca per zaino.
Il gioco è una caccia che di solito facciamo in primavera, estate e autunno. Servono solo delle schiave di passaggio o nuove e basta. Quelle vecchie sanno già come funziona.
Le schiave vengono liberate con dei vestiti e uno zaino con cibo, acqua e una scaccia cani. Dopo dieci minuti partono le mistress con le cagne. E dopo venti o trenta quelle a cavallo.
Le prime fuggono. Se ce la fanno ottengono la libertà. Le seconde catturano le prime e poi se le tengono per un giorno. E questa volta il primo premio è V. Sarà bello scoprire se riuscirà a sfuggire alle cagne e a finire nelle grinfie dei miei cavalieri.
Ovviamente nessuna riesce a fuggire. Le uniche che ci sono riuscite lo hanno fatto finendo nella bocca dei lupi. Per questo ora hanno le scaccia cani.
Le schiave sono allineate. A parte V non ci sono schiave che meritano attenzione. Tre negre. Una è grassa, con i labbroni e sveglia come un asino. Guarda la neve come se fosse oro. Due vecchie ucraine sui settanta che sembrano le governanti secche di una serie televisiva inglese. Le uniche due che meriterebbero sono le due giovani francesine, se una non fosse nata con il naso a patata e l’altra non avesse i denti storti.
Mentre Caligola viene sellato, mi avvicino a V. Non sembra molto convinta ora che le abbiamo spiegato le regole.
-Questa apre la porta di un appartamento molto carino a Mosca. Se ci arrivi, aspettami li.- Dico offrendole una chiave. - Saremo sole per un bel po. Magari porterò anche Julie e Skylar.-
Lei torna subito raggiante. Peccato che non abbia capito che nessuno scappa dal mio Regno.
-Avrete dieci minuti di vantaggio. Correte. Provate pure a fuggire. Ma se verrete catturate sappiate che apparterrete alle mie servitrici più autoritarie per un giorno. Non ci sono regole. Potete anche provare a disarcionarci e fuggire con i nostri cavalli. Ogni mezzo è lecito. Ma sappiate che ferire noi padrone comporterà delle conseguenze in caso di cattura.-
Salgo in sella a Caligola e faccio un segnale ad una delle guardie sulle due torri di guardia.
Quando il colpo parte le schiave si mettono a correre verso gli alberi o la steppa. Non fanno neppure caso alle nostre espressioni divertite.
Una francese e una delle vecchie ucraine corrono nella steppa. Le altre nel bosco.
Passano i dieci minuti e le mistress con le cagne al guinzaglio partono. Le cagne corrono in piedi, ma sono goffe in quei grossi completi di pelliccia.
Aspettiamo ancora un po e finalmente partiamo anche noi.
Io, Skaylar, Tiana e Draga entriamo nella foresta a sinistra. La steppa è troppo facile. Sentiamo uno sparo. Una scaccia cani. Quando arriviamo all'origine del suono troviamo due mercenarie e le loro cagne sulla grassona già denudata. La labbrona ha le cagne addosso che la mordicchiano ovunque. Lei urla e prova a difendersi. Le due mercenarie si masturbano con le braghe abbassate in attesa che le cagne la ammorbidiscano.
Seguiamo le tracce nella neve e troviamo un’altra preda. Una delle milf è stata appesa per le braccia legate al ramo basso di un albero. Un’altra mercenaria la sta inculando con uno strapon, mentre la schiava urla nel tentativo di sottrarsi alla sodomia e la sua cagna cerca di liberarsi dal guinzaglio legato ad un albero vicino. Ma i suoi piedi nudi affondano nella neve gelida e questo le impedisce di prendere presa. È bello vedere un così giovane talento mettere alla prova una vecchia puttana da due soldi.
Quando la dominatrice si accorge di noi, afferra più saldamente la sua vittima e guardandomi in faccia la gira così che io possa assistere alla monta. La cacciatrice probabilmente vuole entrare nelle mie grazie per uscire dal gruppo delle seconde ed entrare nel giro delle mie vere sicarie. Apprezzo il tentativo. Qualche punto in più se l'è guadagnato.
Continuiamo cercando le tracce di due piccole scarpette da ginnastica. Ma finiamo col trovare un’ochetta francese con la caviglia slogata. Che pezzente. Neanche un po di brivido.
Draga scende per sedersi sulla faccia della schiava. A qualcosa dovrà pur servire. Tiana osserva incuriosita restando a cavallo. Se la cava con gli equini. Forse potremmo portarla a qualche vera battuta di caccia.
Mentre le urla de le puntanè si fanno più sorde, provo a pensare a dove possa essere finita V. Troppo leggera per affondare di tanto i piedi nella neve ghiacciata. Ma non troppo da non lasciare alcuna traccia.
E in fatti non è davanti a noi. Ma dietro. Su un albero. Si è arrampicata su un abete e ha atteso che tutte fossero passate. Furba. Ma non avrei mai immaginato cosa avrebbe fatto dopo.
V torna subito indietro. Trova solo delle serve e le schiave intente a riportare dentro qualche sdraio. Le uniche due guardie sulle torrette ai margini del mio “giardino” ci hanno seguite per raccattare le schiave sfuggite al nostro passaggio. Che imbecilli. Non le pago forse per guardare anche sugli alberi?
V aspetta l’occasione giusta. Quando tutte sono dentro alle stalle V corre all’entrata. Trova una delle due ante aperte e ci si infila dentro prima che le serve escano dalle stalle per il nuovo giro.
Dentro il cuore di V inizia a battere forte. È il momento più pericoloso. I corridoi di solito sono vuoti, ma basta che V incontri qualcuno per farsi scoprire. Segue i corridoi fino ad arrivare al garage. Ha solo dovuto nascondersi dietro ad un busto greco per sfuggire ad un’altra guardia.
Nel garage il suo cuore non smette di battere come un tamburo. Non c’è nessuno. La mia meccanica è venuta in caccia con noi. E Trisha, la mia nuova capo della sicurezza non ha ancora finito di installare il suo sofisticato sistema di videosorveglianza.
V trova il quadro delle chiavi e pensa a quale prendere. Tra le jeep, il gatto delle nevi, i camion, il tank sovietico non trova nulla di ispiratorio. Preferisce puntare alla mia collezione privata di auto.
Mercedes AMG. BMW serie 8. Maserati. Alla fine decide la migliore. E la più sbagliata da prendere. La mia Maserati MC20 rossa. La mia fuori serie personalizzata. Quella con cui ho vinto otto corse clandestine, prima di smettere di comportarmi come una ragazzina.
Apre il portone. L’allarme non si accende perché il pulsante è all’interno. Stupida io che qualche giorno prima le ho fatto fare il giro turistico e anche fatto sentire il rombo del motore.
Le porte cigolano mentre V sale in macchina con tutte le chiavi. Così non possiamo accendere le altre macchine. Regola il sedile al massimo. Io avrei usato un seggiolino. Gira le chiavi e parte. A già guidato in passato. Ma paragonare un furgone Volkswagen alla mia puledra rossa cremesi sarebbe un insulto.
V gratta un po con la prima. E per non rischiare decide di rimanere sulla seconda. Questo è anche peggio. Vedere una simile meraviglia muoversi a soli cinquanta chilometri orari è orribile.
Mia figlia guarda nello specchietto retrovisore fino al primo dosso a mezzo miglio. Non c’è alcuna guardia da quel lato. Bisogna che sembri una base abbandonata.
I primi tre chilometri V li fa con uno stupido sorriso sulle labbra. Crede di avermi fregata. Ma appena il motore si spegne cambia idea. Prova a girare le chiavi. Ma il sistema antifurto ha staccato la batteria.
Qualche minuto prima Trisha si è accorta che sullo schermo di una delle sue nuove videocamere, l’entrata principale era aperta. Arrivata in garage per controllare ha scoperto l'assenza di una macchina. Quando mi ha chiamata per informarmene ho urlato così forte che per poco il cavallo di Draga non l’ha disarcionata. E ancora più forte quando rientrando abbiamo trovato delle piccole impronte di scarpe sulle gradinate. Ho dato subito ordine di spegnere la macchina a distanza.
V inizia a temere di aver rotto qualcosa. Ma incredibilmente un camion dell’esercito è sbucato subito dalla curva appena più in la. Ecco la salvezza. Non ha provato neanche per un secondo a pensare che i militari della base vicina sono corrotti.
Scesa dall’auto in panne si è messa sull’altra corsia per provare a fermare l’autista. Uno con un passamontagna e gli occhiali da sole. Fermato il camion V corre alla portiera del guidatore per salire e chiedergli aiuto, ma appena sale sulla scaletta, la portiera si apre di colpo colpendola in testa. V cade a terra con la testa che le ronza. Se non avesse voltato la testa per vedere se stessimo già arrivando, si sarebbe fratturata il naso come minimo. Un piccolo livido sulla tempia destra non è male.
Quando la testa smette di girare, V guarda spaventate l’uomo scendere dal camion. É grande. Indossa un’uniforme mimetica e un gilet con una granata a penzoloni. Quando si toglie il passamontagna V quasi sviene.
-Ciao ratto.-
Olimpia era andata proprio quella mattina a prendere degli omaggi del generale Semyonov. Lui riceveva delle frustate da una donna muscolosa una volta al mese, in cambio di attrezzature svanite dai suoi registri per magia. Una brutta sfortuna per la mia figlia.
V si rialza e prova ad arrivare allo strato di neve che delimita la strada. Olimpia è subito su di lei e le da una spinta contro il muro di neve. V ci sbatte contro con la vita. Resta a novanta. Olimpia vorrebbe prenderla così, ma senza strapon è difficile, e vuole vederla. La rivolta e le si schiaccia addosso.
-Adesso farò ciò che volevo fare da tempo. Ti farò ingoiare la mia merda. E tua madre non dirà niente, perché tu hai rubato la sua macchina più bella.-
Olimpia questa volta non è ubriaca, ma V ha più paura adesso. Non ci sono io.
Olimpia si prende un attimo per strapazzarle le tette ingiustamente più grandi delle sue. Si ferma solo quando sente un suono metallico e V le mostra un anello con un filo metallico.
-NAAAH!!!!! PUTTANA!!!!!!!- Urla Olimpia capendo che V ha tolto la spoletta della granata.
Olimpia la lascia andare e V ne approfitta per fuggire. Olimpia è disperata. Non se lo aspettava. Cerca di capire come fermare la granata, ma è inutile. Prova allora a toglierla dal gilet ma il nodo è troppo sterro e i guanti da neve sono troppo grandi per aiutarla. In preda al panico decide di strapparsi l’intero gilet di dosso. L’idiota lo va a lanciare proprio sotto al camion. Sale sul rialzo della neve ghiacciata e corre verso V già più avanti.
La granata esplode ed entrambe si gettano a terra. Il camion esplode con tutto il suo carico e uno dei tercicristalli finisce col impiantarsi nel parabrezza della mia auto. Un danno grave e assurdo.
Olimpia si rialza e guarda sconvolta il camion avvolto dalle fiamme. Si gira e vede V ancora più sconvolta a pochi metri da lei.
Appena realizza che mia figlia voleva ucciderla, si scaglia contro di lei urlando come una pazza. V corre, ma Olimpia è più veloce e motivata.
A salvare V ci pensa la neve. Olimpia sprofonda nello strato profondo di neve. Solo la superficie era ghiacciata. La tedesca tatuata sprofonda con tutto il suo peso in un candido letto di neve morbida e comunque gelida. Prova a rialzarsi, ma scivola. Al secondo tentativo trova V tornata indietro per darle una bella mazzata in testa con il calcio della pistola.
Olimpia cade e non si rialza. Imbarazzante per una sicaria come lei.
V allora fugge verso la steppa a sud ovest e non si guarda più indietro fino a che il fumo dell’incendio appare quasi invisibile. Adesso ha paura, ma non si ferma. Continua a camminare.
La sua idea non è sbagliata. Se avesse continuato sulla strada sarebbe arrivata a dove ci eravamo rincontrate dopo la sua marcia estenuante. Potrebbe arrivare ad un villaggio a un giorno di cammino, ma anche li ho le mani in pasta.
V si ferma solo quando il sole è alto per pranzare. Le avevo fatto preparare un tramezzino con la lattuga e il tonno sperando che riuscisse a resistere fino a pranzo. Certo non mi sarei aspettata questo.
La mia piccola si rimette in viaggio. Passa l’intero pomeriggio correndo o camminando. Un’ora prima del tramonto inizia ad udire un rombo. Una moto da cross. Si volta e vede arrivare un motociclista.
Non sa se corrergli in contro o andare verso un boschetto. Sceglie il boschetto la volpina. Furba.
Lo scatto olimpionico le permette di arrivare dietro al primo albero, prima che la moto arrivi troppo vicina. V riesce a vedere il biker. Una donna. Una delle mie probabilmente. Ha un casco nero e una tuta da moto dello stesso colore. Osserva le tracce sulla neve ghiacciata e studia il boschetto.
V teme che si fermi per entrare, ma invece la donna riaccende la moto e va a destra. V ne approfitta per rialzarsi e fuggire dall’altro lato del boschetto. È una sottile linea di alberi, ma basta a fermare la luce del sole. V tiene la scaccia cani in mano. Tira un sospiro di sollievo quando raggiunge l’altro lato della macchia d’alberi.
Guarda i dintorni e non vede niente per chilometri. Solo un altro bosco coperto di neve poco più in la. Ci prova.
Corre verso la liberà sperando di non essere seguita. Ma la fortuna non è dalla sua. La biker la attendeva in fondo alla linea di alberi.
V corre sperando di farcela. Prova anche a intimidirla sparando i colpi a salve senza prendere neppure la mira. Ma la moto non si ferma. Rallenta solo quando ormai le è addosso.
La motociclista le salta addosso e avvolgendola tra le sue braccia, rotola sulla neve fino a fermarsi. V si sente scombussolata ma non si è fatta niente. Prova a liberarsi, ma la biker glielo impedisce. V allora la colpisce in testa con la pistola. Il casco fa da scudo. Capendo che le buone non servono, la donna passa all’azione. La spoglia. Le toglie la sua bella sacca, la giacchina, il berretto di lana, i pantaloni. La lascia andare solo quando non ha più neppure lo stanga.
V scappa a piedi scalzi sulla neve. Nuda. Fa anche una ventina dimetri prima di arrendersi al freddo. Trova riparo su una roccia non molto più calda della neve. Si guarda in torno, ma l’unica salvezza è la donna che dopo aver messo i suoi vestiti caldi nella sua sacca, adesso la aspetta seduta su una tela impermeabile dondolando la testa sulle spalle.
V capisce subito che non ha molte possibilità. Ma non si vuole arrendere. Non vuole dargliela vinta.
Le due restano dove sono per abbastanza tempo perché V si prenda un raffreddore. La biker decide di togliersi il casco. V scopre così che Skylar sa andare in moto. E anche bene.
Ora la mia piccola è più combattuta di prima. Sa che la mia segretaria è buona, ma sa anche che se non si muove morirà congelata.
Skylar, troppo buona, fa la prima mossa e le si avvicina. Sta per prendere V, quando mia figlia scende dalla roccia e incespicando prova a fuggire sulla neve. Che triste.
Skylar la agguanta come una cagnolina spaventata e la porta sulla tela. V ha paura. Sa di avere osato troppo rubando la mia macchina e tentando di uccidere Olimpia. Ma la pelle rossa sa come trattarla. Apre la zip della tuta per permetterle di scaldarsi con il suo corpo e la coccola fino a che non si calma.
La parte delle manette e della ballgag è meno traumatica di quanto Skylar avesse immaginato. Assicuratasi che V sia bloccata la sistema dentro uno zaino. Non ha l’imbottitura come quello che avevamo usato per l’uscita a cavallo. È freddo, ma almeno la protegge dal vento.
Skylar riparte in moto e con lo zaino pieno. La ripartenza è difficile. Il peso di V fa sprofondare la ruota posteriore nella neve. Le servono diversi tentativi per partire, ma la mia pelle rossa è esperta.
Ci mettono tre ore per tornare. Quando arrivano davanti all’entrata finalmente il mio cuore smette di battere all’infinito.
Skylar scende dal suo destriero di ferro con aria spavalda. Oltre a noi due ci sono altre delle mie dipendenti che hanno fatto ritorno a mani vuote. C’è anche Olimpia. Non l’ho vista molte volte così adirata.
Skylar mi offre lo zaino. Infilo la mano nella fessura alta e sento una testolina rasata da tre giorni che trema. E non solo per il freddo. Vorrei stritolarla fino a spremerla come un pompelmo. Ma ho in mente qualcosa di meglio per mia figlia.
-Portatela da Kimiko.-
Le urla soffocate che provengono dallo zaino mi suggeriscono che ci ho azzeccato. Anche le altre sembrano soddisfatte. Olimpia più di tutte. Skylar un po meno.
Quando lo zaino viene aperto, V prova a sgattaiolare via, ma la mia torturatrice e la sua ragazza in un istante l’hanno già distesa e bloccata ad una poltrona speciale.
V viene bloccata come sul vagone di una montagna russa. Solo molto più stretta. Può solo respirare.
Ci sono anche altre delle mie collaboratrici più strette nella stanza. Vogliono godersi lo spettacolo. Oltre a loro ci sono anche le ragazze del mio harem, Anastasia, Rosa e Julie con sua madre. È un’ottima occasione per far vedere a tutte quanto posso essere crudele.
Mia figlia ha sbagliato e adesso dev’essere punita. Severamente data la gravità del suo errore.
La prima a cominciare è Chanel. Ceretta laser. Efficace e dolorosa. Come decine di aghi caldi che ti penetrano la pelle. V fino ad ora l’ha fatta solo una volta. Sedata. E dovrà farla ancora per molto. Ma questa volta la farà da sveglia.
Chanel inizia il trattamento. V avverte quasi subito il dolore, ma sotto le ascelle è sopportabile. È quando l’infermiera arriva al petto che inizia il vero dolore. V urla, ma la ballgag rende tutti i suoi gemiti dei gorgoglii.
Sento una mano che mi tasta il gomito. Julie mi chiede di risparmiare la sua amica. Che tesoro. Sua madre è sul punto di prenderla a sberle. Una schiava non dovrebbe mai chiedere certe cose. Specie durante una punizione. E Julie lo sa. Lo sa bene.
Prima che Nubia la prenda per rimproverarla, io mi porto la sua testolina sotto al vestito e le faccio succhiare il mio seno generoso. Julie obbedisce, ma si copre comunque le orecchie pur di non sentire i gemiti strazianti di V.
Credetemi, vorrei alzarmi dal divanetto su cui sono seduta a masturbarmi e fermare il tutto, ma così facendo apparirei troppo magnanima. E mia figlia non imparerebbe.
Se solo Julie fosse stata presente quando abbiamo dato il via al gioco. Avrebbe potuto avvisare mia figlia. Dirle che non era possibile vincere. E adesso lei è qui a stimolarmi.
Il trattamento di V dura almeno mezzora. Per tutto il tempo non ha smesso di gemere e piangere. Quando le hanno passato l’attrezzo sulla patatina le è scappata la pipi. E non dico cosa le è uscito dal buco più piccolo quando le sono passati attorno. Ma è normale. V si è presa anche una bella gelata, e i laser possono anche dare strani stimoli.
Mi volto per vedere la reazione di Rosa. La tata è a quattro zampe. Draga si sta godendo il suo latte stando sotto. Rosa sta provando una profonda tristezza per V. Ma è normale. L’importante è che non osi fare una cosa come quella di Julie. Ma una schiava d’annata sa che in casi come questi non si deve disturbare il gioco della padrona.
Guardo alla mia destra e vedo quella lurida cagna di Adele sorridere. Vi ricordate la schiava del mio harem che credeva di essere la mia preferita? Che ha cospirato con Inna per fare del male alla mia V e che io ho risparmiato limitandomi a farla rasare, ustionare dal sole e stuprare più volte? Ora sta in piedi come un soprammobile a sorridere della tortura di mia figlia.
Sussurro un ordine a Skylar. Anche lei non mi sembra molto partecipe. Basta farle notare l’espressione stupida sulla faccia di Adele per farla infuriare. Si alza, la prende per il braccio e dopo averla messa ad una gogna inizia a sodomizzarla con uno strapon bagnato con della semplice acqua. Ormai Adele è rovinata. Non solo la sua pelle. Ma anche i suoi orifizi. Per lei sarà come una normale scopata, ma almeno adesso si ricorderà qual’è la sua posizione. A prescindere da quella di mia figlia.
Ora V trema sulla sedia. L’hanno rigirata a pancia in su. La pelle si è un po arrossata, ma tra poco starà meglio. Solo la sua pelle ovviamente.
Ho i capezzoli duri come diamanti. Julie, piccola peste. Intorno a me ci sono soltanto donne intente a masturbarsi o a scopare tra di loro. Il dolore ci eccita. Anche Kirilla e Kimico sono eccitate. Ma devono finire. Applicano degli elettrodi alla pelle di V. Tempie. Polsi. Piedi. Gliene infilano uno anche nell’ano e nella fichetta. Con molto gel per proteggerla dalle ustioni.
Kirilla da corrente e mia figlia inizia a tremare. Gambe e braccia tremano. V fissa il soffitto con gli occhi sgranati. Sente caldo. La saliva in bocca ha uno strano sapore. E avverte degli stani formicolii. Quando Kirilla aumenta la corrente, V urla. La ballgag ci protegge i timpani.
Il trattamento dura abbastanza. Mi basta che capisca quanto può essere doloroso provare a scappare. L’unica scossa pericolosa è quella che riceve alla fine. Tra fica e culo. V preme sulle protezioni che la tengono bloccata. Retto e genitali si stringono attorno agli elettrodi spremendo il gel fuori. Se fosse un maschietto avrebbe un’erezione pazzesca. Si tratta comunque di elettro stimolazione.
Kirilla spegne tutto appena V espelle anche l’elettrodo nel culetto. Che forza. Avremmo dovuto metterle anche un vasino sotto, visto cosa è uscito dopo. Qualcuno ha preso freddo al pancino.
Avrei preferito se Kimoko non l’avesse centrata con una secchiata di acqua fredda per risvegliarla da suo torpore. Ma almeno adesso V è meno sudata.
Kirilla prepara i suoi attrezzi. Fa aderire la carta dello stencil e mi mostra il disegno sulla pelle di V. Una I e una S sovrapposte sul lato destro della mammella sinistra di V. Proprio sul cuore.
L’ago inizia a bucarle la pelle, ma V non ci fa neanche caso. Credo che stia piangendo. Ma quest’ultimo è un piccolo dolore se paragonato a tutto il resto.
Kirilla è bravissima. Basti guardare il suo corpo. I tatuaggi di Olimpia non sono alla pari.
Il tatuaggio è perfetto. Visto da sotto, sopra o in qual si voglia posizione errata sembra storto. Ma da davanti, anche con la pendenza della tettina, è perfetto.
V mi viene data in braccio mezza svenuta. È fredda. Trema. Ma è viva.
Sui divani sta avvenendo un’orgia sublime. Donne eccitate dalla violenza che si leccano, si masturbano, si fanno l’una con l’altra. Nubia sta sodomizzando sua figlia con un cazzo di gomma degno di chiamarlo punizione. Le lacrime sul viso della mulatta però sono per mia figlia.
Vorrei tuffarmi anch’io tra quei corpi sudati e bagnati, ma devo occuparmi di mia figlia.
Torno in camera mia con V in braccio. La faccio distendere sul tappetto. Sembra tornare in vita appena tocca il tessuto morbido e caldo.
Inizio a spogliarmi anch’io. Voglio giocare con lei alla mamma lupa con la cucciola affamata. È anche ora di cena.
Mi tolgo la camicia. I guanti e i pantaloni. Sono in mutande quando vedo con la coda dell’occhio mia figlia che si infila sotto al letto.
-No ! V ferma!-
Ha iniziato qualche giorno fa a infilarcisi sotto. Per giocare a nascondino o per nascondersi da Olimpia. Il problema è che nessuna di noi riesce a passare sotto le tavole del mio letto. Quando V è la sotto può uscire solo se lo vuole lei. O io. Ma adesso non credo sia disposta ad ubbidire.
-V!- Urlo fiondandomi su di lei prima che scappi sotto.
Riesco a prenderla per un piede prima che mi sfugga. Lei fa resistenza. Si sta tenendo ad una tavola del letto.
Ho già passato una giornata di merda grazie a mia figlia. Non mi rovinerà anche la serata.
Prendo il suo piccolo e tenero piedino in bocca e affondo i denti nella sua carne. V ha uno scatto. Si mette subito ad urlare. Ho affondato i miei canini sinistri e sto sentendo il suo sangue. Avverto anche un rumore di ossicini rotti. Si. Sono una lupa cattiva.
V capisce che non può sfuggirmi. Scivola fuori e con la faccia rossa coperta dalle lacrime, mi porge le mani deboli implorandomi di fermarmi.
È adesso che mi rendo conto di quello che ho fatto. Le ho rotto il piede.
La lascio e lei prova a fermare il sangue con le mani. Ma il dolore è troppo forte. Prova a strisciare via mentre io chiamo Chanel col telefono. La tengo ferma. Ha le convulsioni, ma è paura la sua.
Quando la dottoressa, resta confusa. Estrae una siringa dalla borsa e inietta nel polpaccio di V un calmante. Lo usiamo quando una schiava da di matto. Dentro c’è anche del anti dolorifico.
V si calma e Chanel la ispeziona. Le ho rotto un metatarso. Brava la nostra dottoressa zoccola. Colpa mia che ho premuto con i canini invece che con gli incisivi. Mi sarei fermata prima di rompermeli. Ora sento solo una lieve pressione sui due denti con cui ho premuto.
Chanel le mette un cerotto spray e le fascia il piede. Non potrà camminare per qualche giorno. E zoppicherà per una settimana. Questo con delle iniezioni di farmaci per le ossa rotte. Volete guarire in fretta. Acquistate le azioni delle industri farmaceutiche.
È stata una brutta giornata. Per entrambe. Volevo fare un gioco, e mia figlia mi ha …....…. non lo so neppure io sinceramente. Non so neppure se le sue erano buone o cattive intenzioni. Voleva scappare solo perché glielo avevo detto io? Per andare in quel nascondiglio che io le avevo detto? O forse voleva andarsene per sempre? Voleva andarsene per sempre via da me?
La prendo in braccio e la porto in un angolo. Mi aggomitolo in una pelliccia con lei e restiamo li insieme. Non so cosa accadrà quando V si risveglierà. Di certo non la farò vivere come prima. Basta bonbon. Basta giochi. E basta favoritismi. Almeno per un po.
In famiglia siamo tutti laboriosi. Non permetterò che mia madre o mio padre mi deridano per una figlia pigra. V dovrà darsi da fare nella mia Sorellanza. Le insegnerò quello che so. Ma fino a quando io non la riterrò degna di uccidere, dovrà fare la puttana. Si occuperà del benessere di chi mi servirà con più vigore. Donne ovviamente. Qualche anno a leccare passere pelose e culi amari e vedremo se non avrà il coraggio di tagliare una gola pur di cambiare la sua condizione.
Per adesso dorme con la testa appoggiata sul mio braccio. La tocco senza che lei se ne renda conto. E poco dopo mi addormento insieme a lei.
scritto il
2021-06-22
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