Schiave e Mistress
di
Lady Alexis
genere
saffico
Iskra e V erano rientrate nella struttura principale ancora odoranti di fieno e sesso. Camminavano lungo i corridoi mano nella mano. Non come madre e figlia, ma come amanti.
Fecero una breve pausa però quando il telefono di Iskra squillò.
-Si? Padre. Bene io sto bene. Le solite cose. Affari e altro.- Iskra fu felice di parlare con suo padre, ma ad un certo punto qualcosa la irritò. -Ma papà! Sono impegnata! NO! Non gioco con le bambole!- Iskra dovette calmarsi, visto che all’altro capo c’era l’uomo che le aveva concesso il suo piccolo impero. -Ma perché? Proprio adesso? Si ho capito. Partirò domani mattina. Ci sentiamo.-
Terminata la telefonata Iskra mandò un messaggio a Skylar e alle altre sue più strette amiche. Poi sbatté con forza i pugni sulla parete del corridoio, e dopo aver fatto lo stesso con la testa, restò li in silenzio a rimuginare sulle interferenze nei suoi piani dovuti ai doveri famigliari.
Preoccupata per la sua padrona, V le si avvicinò con cautela le pose la mano sulla schiena. Iskra vedendola quasi intimorita si chinò davanti a lei di nuovo sorridente.
-C’è stato un piccolo imprevisto. Ma non temere, adesso andiamo a farci il bagno e stasera mangiamo in compagnia.-
La valchiria però non la riportò alla sua camera. Le due rosse giunsero davanti un’altra porta. Quando Iskra busso venne ad aprirle una delle pigmee di Nubia. L’appartamento era il suo.
Una volta entrate Nubia le accolse in vestaglia. L’arredamento era molto diverso da quello di Iskra. Pelli di animali, soprammobili di avorio e ornamenti tribali. Nubia andava matta per quel tipo di cose. Le ricordavano la sua casa e la sua famiglia. Una stirpe somala di schiavisti specializzata nella schiavitù. Il nonno del nonno aveva venduto i suoi simili agli europei. E lo stesso aveva fatto lei con l’appoggio di Iskra e in modo più ampio.
-Mie care. Non vedevo l’ora di accogliervi nelle mie umili stanze.-
L’appartamento di Nubia aveva solo un piccolo salotto, la camera da letto e in una stanza separato il bagno.
L’altra pigmea prese la pelliccia di Iskra e dopo averla appesa ad un attacca panni le offrì una vestaglia da notte. Quando aiutò V a togliersi la sua, la nanetta le lanciò un’occhiata tagliente nello stile di Olimpia. V non disse nulla, ma quella tipa e la sua amica non le piacquero.
-Volete seguirci alla vasca?- Le propose Nubia.
-Facciamo prima noi due. V farà dopo.-
-Come desiderate.-
-Tu aspettaci qui. Prima la mamma si fa il bagno e poi ti lavi tu.-
V ubbidì senza obbiettare. Ma quando Iskra la fece sedere su di uno dei due divanetti di pelle nel salotto, la ragazza sussultò sentendo il freddo contatto tra la pelle fredda e la sua patatina. Trattenendo le risate per l’equivoco Iskra la spostò sopra un cuscino di stoffa.
Dopo averle dato una carezza sotto il mento le due mistress proseguirono verso il bagno con le pigmee appresso. Quando la porta si chiuse V si guardò attorno studiando la collezione di Nubia. Fu solo allora che si accorse della ragazza stesa in un angolo buio. Era una moretta dalla pelle scura coperta di lividi e un’insolita capigliatura nera, lunga e liscia invece che riccia come quella di Nubia. In più la ragazza portava la settima di seno più abbondante che V avesse mai visto su di una sua coetanea.
Nel frattempo Iskra e Nubia si erano già accomodate sui due sgabelli nel bagno. Subito le due pigmee iniziarono a bagnarle con dei tubi da doccia.
-Com’è andata nelle stalle?-
-Bene. Sta imparando.-
-Fa la gatta morta o è una puritana?-
-Un po timida direi.-
-La farai diventare una di noi?-
-Ho qualche dubbio. Sembra un tantino di buon cuore.-
-Un tantino quanto?-
-Un tantino troppo. E invece la nostra altra ospite?- Chiese Iskra chinandosi sullo sgabello per farsi lavare il sedere.
-Dovrebbe arrivare tra poco. L’ho invitata a cenare con noi visto il cambio di programma.-
-Hai fatto bene. Mio padre mi ha chiamata e domani dovrò partire all’alba. Prima però voglio fottermela. Hai letto la sua cartella?-
-Si. Credi che potrà funzionare?-
-Ma certo. Portatemi i malati e io li guarirò.-
Le due smisero di ridere non appena le due pigmee ebbero finito di lavarle. Poi entrarono nella jacuzzi di Nubia e li si adagiarono nell’acqua calda e le bolle.
-E che mi dici della tua visita a Milano?-
-Che cosa sai di preciso?- Chiese Iskra facendosi massaggiare il collo dalla negretta.
Iskra non se la prese. Sapeva che le voci circolavano in fretta nella Sorellanza. L’importante era che non ne uscissero.
-So che un’agente del governo italiano ti ha tagliata la faccia. Una vecchietta con la figlia.- Disse Nubia andando ad inginocchiarsi davanti ad Iskra per prenderle la testa tra le mani. -E quando tu ti vendicherai, io dovrò essere presente, e aiutarti.-
Iskra amava le lusinghe. E amava quando i potenti le strisciavano ai piedi. Quasi più di quando essi si piegavano ai suoi piedi pregandola di avere pietà.
-Ahhh.-
Iskra aveva stretto il clitoride di Nubia tra l’indice e il pollice. E all’africana piacque.
-Non temere. Avrai anche tu un posto in prima fila. Ma sarò io a decidere quando, dove e come.-
-Mia signora AH, non volevo … AH mancarvi di rispetto.-
-Tranquilla, non mi hai offesa. Ma ora sono eccitata. E tu mi devi divertire.-
Nubia sapeva cosa intendeva Iskra. Tornando all’altro lato della vasca si appoggiò di pancia al bordo, tenendo il sedere sopra il pelo dell’acqua.
Iskra le si avvicinò facendo segno alle pigmee di fare lo stesso della loro signora. Le due nane ebbero qualche difficoltà a tenere il culo alto. Per quanto poco profonda, la vasca per loro era abbastanza alta. Quando tutte e tre furono al loro posto, la rossa affondò la lingua tra le grandi labbra di Nubia, e con le due mani iniziò a masturbare le due pigmee.
-Iskra! Vi prego! Siete mia ospite! AHHH!-
Iskra non bado Nubia. Come non badava mai chi la implorava di non farlo o non farla gemere come un animale. Le due pigmee invece erano già partite. Tenendole all'altezza della loro signora, Iskra premette con le dita sulle loro grandi labbra. Essendo delle servitrici non dovevano mantenere un certo decoro. Certo anche loro non amavano latrare come delle scimmie urlatrici in pubblico.
Furono loro due a godere per prima. Iskra aveva accelerato il movimento dei polsi proprio per servirsene con Nubia.
-Datemi una mano diavolette. Tette e clito.-
Senza perdersi nel piacere, le pigmee si portarono ai lati di Nubia e massaggiandole una tetta per ognuna con un una mano, con l’altra si concentrarono sul clitoride. Nubia aveva accumulato una certa esperienza, o resistenza come lei la chiamava. Poteva farsi cavalcare da Oro e Bronzo per almeno una ventina di minuti senza godere. O almeno così lei diceva. Ma con Iskra era tutta un’altra cosa. Quella donna sapeva creare delle combinazioni imprevedibili.
Non era la prima volta che quelle quattro scopavano in quel modo. L’ultima volta però Iskra aveva uno strapon. E la volta ancora prima, seduta sul bordo c’era Skylar, intenta a farsela leccare da Nubia con la testa fra le sue gambe.
Con i capezzoli e il clito nelle mani delle sue due piccole servitrici, e la lingua della donna più potente che lei conoscesse tra le sue grandi labbra, Nubia non resistette a lungo.
-Vengo! AHHH! VENGO!-
L'africana godette piantando i piedi sul fondo della vasca e spruzzando i suoi umori nell’acqua. Iskra ne percepì il flebile aroma sulla lingua mentre questi si mischiarono con l’acqua della vasca.
Appena Nubia si abbassò tenendosi sempre appoggiata al bordo, Iskra l’abbracciò da dietro spingendo la sua pancia e il suo seno sulla schiena della nera. Non dissero niente. Restarono abbracciate in quel modo fino a quando Nubia non uscì per prima.
Iskra si concesse un’ultima inzuppata abbracciando le due pigmee. Lei adorava quelle due. Nere come i loro cuori e con dei culetti così piccoli e sodi da ricordarle quelli di due bambini. E loro adornavo lei, che pur essendo bianca e nobile, amava renderle partecipi dei suoi giochi e baciarle come delle amanti. Normalmente era solo la loro signora a baciarle, o le schiave che ritenevano degne di ciò. Iskra invece le scopava con la lingua. Infilava la lingua nelle loro carni rosee senza badare al colore della loro pelle o alle loro origini.
Mentre Nubia si asciugava i capelli corti con un fon, Iskra era ancora nella vasca a limonare con le pigmee.
-Ama un cane più di quanto lo ami il suo padrone. E ti sarà sempre più fedele.- Così sua madre le aveva insegnato.
Iskra non voleva portarle via da Nubia ovviamente. Ma la loro devozione le avrebbe fatto sempre comodo. Quelle due insieme potevano piegare un mandingo o ricordare a tutte le schiave del Regno quale fosse il loro posto.
-Vi piace la mia bambina?- Le chiese Iskra accarezzando i loro glutei piccoli e sodi.
-Si signora.-
Le pigmee sapevano il russo, ma parlavano molto di rado. Usavano spesso gesti e fruste.
-Volete scoparvela?-
-Si.-
-Volete trasformarla nel vostro cavallino e farla correre fino allo sfinimento?-
-Si.-
Iskra le prese entrambe delicatamente alla nuca e con decisione le spinse alle sue spalle.
-Vi lascerò giocare con lei. Di questo potete stare tranquille. Ma dovrete sempre ricordare che è la mia bambina.- Sussurrò loro la donna.
L’intento di Iskra fu quello di mettere bene in chiaro che V era pur sempre la sua bambina. La sua bambola. E chi gli rompeva la bambola la pagava.
-Si signora.- Risposero le pigmee con tono meno sprezzante.
-Bene. Ora aiutate la vostra signora ad uscire.-
Asciugate e truccare, Iskra e Nubia tornarono in camera precedute dalle pigmee. Non fecero neppure in tempo a decidere le scarpe da abbinare con i vestiti che una delle pigmee le chiamò allarmata.
Nel salotto dell’appartamento trovarono V inginocchiata a terra con la testa della ragazza mora sulle cosce. La ragazza aveva il cuscino su cui Iskra aveva messo V sotto alla schiena e la pelliccia di volpe a coprirle il petto.
Una delle pigmee le si avvicinò e la minaccio in una lingua che V non conosceva. La ragazza a terra si coprì con le braccia temendo di essere picchiata.
-Mali!- La rimprovererò Nubia. -Non permetterti di alzare il tono con V!-
Subito la pigmea abbassò la cresta e intimorita si fece da parte tenendo il capo chino.
V non capì il perché di quella reazione. Aveva solo dato un po di sollievo alla ragazza a terra.
Iskra e Nubia si avvicinarono alle due sorridendo e ognuna prese tra le braccia la sua bambina.
-Ho sbagliato qualcosa?-
-No amore. È solo che Julie era in punizione.-
La moretta dai lunghi capelli aveva ancora le lacrime agli occhi. Per aver fatto cadere un vaso nell’harem della Sorellanza, Nubia l’aveva fatta legare ad un generatore e costretta a farlo girare come una macina per tutto il giorno. Un’altra mistress si era divertita a frustarla ogni volta che la marcia rallentava. Eppure Nubia la stava coccolando amorevolmente.
-Ma dato che abbiamo ospiti per questa volta faremo un’eccezione. Amore accompagneresti V in bagno? Così vi lavate insieme.-
Julie obbedì subito alla sua padrona. Ebbe qualche difficoltà a rialzarsi, ma sempre con l’aiuto di V riuscì a raggiungere il bagno.
-Aia.- Commentò Nubia quando la porta si richiuse.
-Già. Troppo buona per fare la mistress.- Rispose amareggiata Iskra. -Dovrò lavorarci un po sopra.-
Intanto V aveva aiutato Julie a sedersi sul suo sgabello. Con lo spruzzo di acqua calda la aiutò a ritrovare un po le forze, e con il sapone le massaggio dolcemente i capelli.
Lo stesso fece lei con V subito dopo.
Solo quando le due entrarono nella jacuzzi ancora accesa Julie aprì bocca.
-Grazie.- Disse abbracciando V.
La rossa non seppe cosa fare, se non abbracciare a sua volta la mora. Quello che V non si aspettò fu la mano di Julie insinuarsi tra le sue gambe.
-No. Aspetta.-
-Vi d’ho fastidio?- Le chiese Julie preoccupata.
-No, è che non serve che tu faccia … quelle cose.-
-Volete che esca?- Le chiese ancora Julie ancora più preoccupata.
V non seppe come tranquillizzare Julie. Poi la abbracciò e la strinse a se. E quando le lacrime tornarono a solcarle il viso V la strinse ancora più forte.
Le due restarono in quello stato fino a quando Julie non tornò a sorridere. Dopo si divertirono anche con qualche schizzo e immergendo la testa nelle bolle. V fu quasi tentata di chiederle se poteva palparle quelle bellissime ed enormi tette marroni, ma per educazione preferì non chiederlo.
Sapendo di non poter stare in acqua per sempre, le due uscirono dopo quindici minuti. Asciugati i capelli, Julie si spalmò una pomata sui lividi. V l’aiutò sulla schiena e sul sedere, cercando di essere il più delicata possibile.
Quando le due uscirono dal bagno trovarono le loro due padrone già vestite con degli eleganti vestiti. La cosa strana di Iskra e delle sue amiche era che negli eventi di gala e durante le feste indossavano quasi sempre quei vestiti. I colori e alcuni pezzi cambiavano, ma di base si trattava sempre di vestiti lunghi, costosi e che ne mettevano in mostra la bellezza.
Nello stesso momento qualcun altro bussò alla porta.
-Presto bambine. Ai vostri posti.-
Julie invitò V ad inginocchiarsi alla destra di Iskra, mentre lei andò alla sinistra di Nubia. Le due pigmee si erano già messe sull’attenti ai due lati del passaggio che collegava la camera da letto con il salotto. Erano tornate ad indossare i sandali e il loro intimo di cuoio.
-Avanti.- Disse Nubia.
Nell’appartamento entrarono cinque donne. La prima era Veronika Lak, una bionda prossima ai quaranta vestita con un cappotto e un berretto più adatto alla città che alle basse temperature della siberia. La seconda era invece sua zia Elena. Una cinquantenne aristocratica che amava sfoggiare la sua pelliccia di bisonte e tutti i suoi gioielli.
Le altre due erano Skylar e Olimpia, vestite anche loro con dei meravigliosi abiti lunghi. Quello di Olimpia però era senza spalline, e ciò metteva in risalto i muscoli delle larghe spalle e i suoi tatuaggi. Non c’era da stupirsi se la madre di Iskra non apprezzava la sua presenza agli eventi di gala.
L’ultima era Inna, la tata di Iskra. Anche lei una donna di mezz'età con un modesto abito da sera a coprirle l’ottava di seno e le grosse cosce. Quando il padre della valchiria aveva preso potere, aveva dato il ben servito a tutti i suoi acerrimi rivali e ad alcuni dei loro parenti. Inna era la moglie di uno di questi. La madre di Iskra la graziò solo per farne la sua prima schiava di alta classe e la tata per la figlia in procinto di nascere. Negli anni Inna subì umiliazioni e sofferenze di ogni tipo, e quando ormai il suo corpo iniziava a mostrare i segni del tempo, Iskra la salvò a sua volta come segno della sua riconoscenza. Se non fosse stato per Iskra, la madre avrebbe portato a termine il lavoro. Ma proprio come sua madre, anche Iskra voleva giocarci. Forse lei un giorno le avrebbe concesso la libertà invece che un viaggio per la discarica.
-Signore. Vi d’ho il benvenuto nella mia umile dimora.- Le accolse Iskra. -Spero che il viaggio non sia stato troppo lungo.-
-Oh mia cara. Non avete idea di cosa significhi viaggiare su di un treno senza bar.- Scherzò Elena.
Elena era la vedova di un uomo d’affari che in vita le aveva dato poche soddisfazioni. Pochi sapevano che dietro a quella maschera da grande duchessa si nascondesse una ninfomane assatanata alla ricerca di qualsiasi fonte di piacere.
Di tanto in tanto Iskra offriva soggiorni ad alcune sue conoscenti in cambio di laude somme di denaro. Per tre milioni di rubli Iskra le aveva offerto un mese di depravazione nel Regno.
-Vi sono molto grata per avermi accolta signora Romanov.- La ringraziò Veronika con molta più umiltà della zia.
Veronika era tutta un’altra storia. Felicemente sposata con un uomo fedele e a capo di una grossa azienda di trasporti, la donna soffriva dell’incapacità di avere figli. Avvicinata da una collaboratrice di Iskra, Veronika era stata ingannata con le storie sul culto segreto della sorellanza.
-Ti prego Veronika. Chiamami Iskra.-
Iskra amava dare feste gotiche con roghi, riti pagani e riferimenti al folclore russo. All’inizio era cominciato per gioco. Una danza sfrenata fatta attorno al fuoco con alcune amiche sbronze e drogate, seguite da un’orgia saffica.
Poi si era accorta che alcuni personaggi benestanti erano abbastanza superstiziosi e disperati da spendere delle ingenti somme per farsi curare i loro malanni ritenuti incurabili dalla medicina moderna.
Iskra aveva già benedetto tre anziani malati, aiutato una coppia che non trovava più il piacere e ingravidato quattro donne disposte a tutto pur di avere dei figli.
C’erano stati anche dei fallimenti. Gente che dopo i riti non era guarita, ma nessuno aveva fatto causa alla “grande maga”. Certo nessuno di loro aveva scoperto il trucco.
Iskra aveva già trovato la soluzione per Veronika. L’avrebbe fatta scopare con Oro o Bronzo durante uno dei suoi riti e in seguito l’avrebbe sottoposta ad un’inseminazione artificiale da addormentata senza neppure dirglielo. Aveva già funzionato quattro volte su cinque. E come le altre Veronika non avrebbe mai scoperto il trucco.
In cambio però Iskra non avrebbe chiesto dei soldi. Da una donna bella e disperata come Veronika si poteva avere molto di più.
-Quando potremo iniziare?-
-Purtroppo c’è stato un contrattempo. Non potrò darvi le mie attenzioni prima di una settimana, ma anche in caso contrario dovreste attendere. Voglio che voi vi rilassiate e vi ambientiate con questo luogo.-
-Vi ringrazio Iskra. Avrete per sempre la mia gratitudine.-
-Direi che è arrivato il momento di cenare.-
Le mistress e le invitate si accomodarono a tavola. Mentre Inna e le pigmee iniziarono a servire la cena Iskra fece segno a V di sdraiarsi sul letto di Nubia. Lei e Julie avrebbero cenato in un altro modo.
-Appena hai finito Inna, nutri le due bambine.-
-Si padrona.-
-Mostra pure alle nostre ospiti le tue doti.-
Ubbidendo ad Iskra la tata si sciolse il nodo dietro al collo, e facendo cadere i lembi del vestito mostrò a tutte le sue mammelle da vacca. Col tempo la sua vecchia quinta era caduta al disotto dei limiti accettabili di Iskra. L’aver allattato la sua padrona fin dalla nascita aveva ridotto il suo seno come quello di molte schiave bovine. Eppure Iskra aveva sempre amato quella donna e le sue forme.
Ma ad attirare l’attenzione di tutte le presenti furono i grossi piercing agganciati ai capezzoli della schiava. Due spesse aste metalliche piegate a U con delle grosse sfere ai due lati. Che anche se leggeri, davano l’aria a chiunque li vedesse di essere pesanti ed ingombranti. Quelli erano i simboli della schiavitù della donna.
Mentre Iskra iniziò a sorseggiare la sua calda minestra, Inna svitò le palline dai piercing. Sfilate le due aste, la donna andò ad inginocchiarsi sul letto tra le due ragazzine stando rivolta verso il tavolo.
Inizialmente V non seppe cosa fare. Poi vide Jiulie voltarsi a pancia in su e imitandola a sua volta, poggiò la nuca sulla mano di Inna. La tata abbassò il busto e senza alcun imbarazzo portò le bocche delle ragazze ai suoi grossi capezzoli bucati.
V provò un tale imbarazzo che in un primo momento non riuscì a respirare. Non riuscì neppure a capire cosa dovesse fare. Ma usando un pizzico di immaginazione e abbandonandosi a quella pazzia, aprì la bocca e iniziò a succhiare. Quando il latte scivolò nella sua bocca, V scoprì un nuovo sapore. Non era come quello delle mucche. Era più dolce. Come molte altre schiave, Inna seguiva una sua dieta a base di frutta e alimenti biologici. Ciò conferiva al suo latte un sapore unico.
Nel frattempo Elena aveva già iniziato ad ammorbare le altre con la storia della sua vita. Amori passati, amanti, pettegolezzi, feticismi. Mentre sua nipote diventava sempre più rossa per la vergogna, Iskra non smetteva di fingere un profondo interesse nei riguardi della donna. Non si poteva dire lo stesso per Olimpia, abituata a pasti più sostanziosi di quella minestrina e a racconti più interessanti di tradimenti o gangbang con vecchi imbottiti di viagra. La skinhad non mascherò la sua noia come le altre, ma Elena era troppo impegnata per badarla.
-Mi auguro che voi abbiate a vostra disposizione degli schiavi bianchi.- Affermò Elena.
-Sarebbe un problema se fossero solo neri?- Le chiese Iskra.
-Diciamo che a Tver non è visto di buon occhio il sesso con i neri. Spero che voi capiate a cosa mi riferisco?- Domandò Elena a Nubia.
-Ma naturalmente. Non abbiamo alcun problema ad accontentare le richieste più esigenti.-
Nubia ci aveva fatto l’abitudine a certe affermazioni. Non tutti sapevano apprezzare un capezzolo nero come il carbone o un’asta d’ebano bella dura.
Elena non lo sapeva, ma Iskra non avrebbe soddisfatto tutte le sue richieste. Lei poteva anche aver pagato, ma se Elena ci teneva così tanto a vivere un’esperienza oltre i limiti della lussuria e della depravazione, avrebbe dovuto sottostare alle regole di Iskra. Il che comprendeva anche farsi montare dai due migliori mandingo di quel posto.
In quello stesso momento V aveva iniziato ad apprezzare il latte di Inna. Quel dolce sapore tiepido, unito al soffice tocco della mammella di Inna, le stavano facendo scoprire delle nuove sensazioni. V fu anche tentata di giocare con il capezzolo di Inna. Il grosso buco nella sporgenza carnosa era troppo invitante. Ma quando la ragazzina lo schiacciò troppo nel tentativo di infilarvici la lingua, la tata rispose dandole un piccolo ma forte strattone ai capelli sulla nuca.
-Rallenta troietta.- Le bisbigliò Inna chinandosi ancora di più per non farsi sentire dalle mistress.
Inna era al servizio di Iskra fin dalla sua nascita. E se la notizia della nuova arrivata aveva fatto ingelosire alcune delle mistress più vicine a Iskra, per Inna era stato anche peggio. Per lei V non era solo un’intrusa, ma anche un rischio per la sua posizione nel Regno. E nella vita di Iskra.
Da quel momento in poi, V avrebbe fatto più attenzione a quella schiava prepotente.
-Quando vorreste iniziare la vostra esperienza?- Le domandò Iskra.
-Anche subito.- Le rispose Elena impaziente.
Nubia e Iskra si scambiarono una veloce occhiata in codice.
-Prego allora. Spogliatevi e diamo inizio alle danze.-
Pulitasi la bocca con il tovagliolo, Elena si alzò dalla sedia e in completa naturalezza cominciò a spogliarsi. Per tutto il tempo sua nipote non poté fare a meno di fissare il suo piatto tentando di nascondere l’imbarazzo.
Sua zia invece si tolse tutto in completa naturalezza. Neppure dopo essersi tolta le mutande e il reggiseno tentò di nascondere le sue forme. Anzi, cerco di apparire come una modella in posa inarcando un pizzico la schiena e prendendosi i seni da sotto con le mani.
-Cosa ne dite?-
Elena andava fiera del suo corpo. Tra massaggi e bagni terapeutici, la sua pelle era rimasta in ottimo stato. Una chiarezza cremosa e una scarsa quantità di rughe. Solo il seno era stato guastato dall’età. Un paio di protesi in silicone avrebbero potuto risolvere la cosa, ma ad alcuni uomini piaceva giocare con quelle due morbide palle mezze sgonfie.
-Incantevole. Credo che con qualche aggiustamento potremmo rendervi anche meglio. Mali, Iru. Aiutate la nostra ospite ad indossa la sua nuova veste.-
Ubbidendo ad Iskra, le due pigmee aprirono i cassetti Nubia, e ne presero i pezzi di un completo in cuoio per schiave. Elena non fu molto felice di doversi sottoporre alle attenzioni delle due negrette, ma fin che quelle due si limitavano a vestirla poteva anche andare bene.
Il primo pezzo fu il tipico corsetto di cuoio che una volta stretto snellì la vita di Elena e mise in bella mostra il suo seno cadente. Seguì la tipica ballgag alla bocca, il cappuccio di cuoio a coprirle la testa e un collare col guinzaglio al collo. L'incatenamento delle mani e dei piedi fu la parte più eccitante per Elena. Ma non si aspettò che le due pigmee l’avrebbero costretta a stare a quattro zampe. Con una sottile catena a tenerle unite le manette, alzarsi le sarebbe stato impossibile. Per aiutarla nei movimenti le vennero date anche delle ginocchiere, dei guanti in lattice e delle calze sempre in lattiche che per renderle impossibile impugnnare oggetti non avevano dita. Ma il vero pezzo forte fu il plug anale che Mali infilò dolcemente nell’ano di Elena dopo averlo bagnato con il lubrificante a base d’acqua migliore in circolazione. Elena trovò piacevole l'inaspettata intrusione nel suo retto. Ma non si aspettò l'ingrandimento improvviso del giocattolo. Tirando un piccolo filo sul retro, Iru allargò il plug fino a renderlo impossibile da espellere.
Elena era diventata impotente. Per la prima volta stava sperimentando la vera sottomissione. L’essere immobilizzati e messi alla mercé di chiunque. Sentire il proprio corpo costretto in posizioni oscene.
Solo quando il suo culo venne preso in pieno da una grossa paletta Elena cambiò idea. Per ordine di Iskra, Iru aveva preso la paletta più massiccia nella collezione di Nubia, e con quella aveva sferrato un forte sculacciata alla donna. Il grosso tagliere di legno di quercia aveva fatto passare la carnagione del fondo schiena da bianco cremoso a rosso pompelmo con un solo colpo.
Il dolore fu tale che Elena iniziò a muoversi come un cavallo imbizzarrito. Calciò e saltellò disperata. Provò anche ad urlare ma la ballgag e il cappuccio attutirono ogni suo urlo. E quando provò a sdraiarsi, sentì tirare il collare. Le pigmee la condussero verso l’uscita e una volta fuori si sarebbero fatte una passeggiata fino ai box di isolamento nelle stalle. Li Elena avrebbe passato la sua prima notte del suo periodo da schiva. Certo non prima di ricevere altre due sculacciate meno forti per la buna notte.
Veronika invece era rimasta tranquilla sulla sua sedia. La violenza subita da sua zia non l’aveva turbata più di averla vista nuda davanti a lei. Dentro di lei sapeva che quella masochista di Elena avrebbe apprezzato quelle cose. Più avanti almeno.
-Bene. Ora che abbiamo sistemato tua zia, parliamo di te Veronika.-
Fecero una breve pausa però quando il telefono di Iskra squillò.
-Si? Padre. Bene io sto bene. Le solite cose. Affari e altro.- Iskra fu felice di parlare con suo padre, ma ad un certo punto qualcosa la irritò. -Ma papà! Sono impegnata! NO! Non gioco con le bambole!- Iskra dovette calmarsi, visto che all’altro capo c’era l’uomo che le aveva concesso il suo piccolo impero. -Ma perché? Proprio adesso? Si ho capito. Partirò domani mattina. Ci sentiamo.-
Terminata la telefonata Iskra mandò un messaggio a Skylar e alle altre sue più strette amiche. Poi sbatté con forza i pugni sulla parete del corridoio, e dopo aver fatto lo stesso con la testa, restò li in silenzio a rimuginare sulle interferenze nei suoi piani dovuti ai doveri famigliari.
Preoccupata per la sua padrona, V le si avvicinò con cautela le pose la mano sulla schiena. Iskra vedendola quasi intimorita si chinò davanti a lei di nuovo sorridente.
-C’è stato un piccolo imprevisto. Ma non temere, adesso andiamo a farci il bagno e stasera mangiamo in compagnia.-
La valchiria però non la riportò alla sua camera. Le due rosse giunsero davanti un’altra porta. Quando Iskra busso venne ad aprirle una delle pigmee di Nubia. L’appartamento era il suo.
Una volta entrate Nubia le accolse in vestaglia. L’arredamento era molto diverso da quello di Iskra. Pelli di animali, soprammobili di avorio e ornamenti tribali. Nubia andava matta per quel tipo di cose. Le ricordavano la sua casa e la sua famiglia. Una stirpe somala di schiavisti specializzata nella schiavitù. Il nonno del nonno aveva venduto i suoi simili agli europei. E lo stesso aveva fatto lei con l’appoggio di Iskra e in modo più ampio.
-Mie care. Non vedevo l’ora di accogliervi nelle mie umili stanze.-
L’appartamento di Nubia aveva solo un piccolo salotto, la camera da letto e in una stanza separato il bagno.
L’altra pigmea prese la pelliccia di Iskra e dopo averla appesa ad un attacca panni le offrì una vestaglia da notte. Quando aiutò V a togliersi la sua, la nanetta le lanciò un’occhiata tagliente nello stile di Olimpia. V non disse nulla, ma quella tipa e la sua amica non le piacquero.
-Volete seguirci alla vasca?- Le propose Nubia.
-Facciamo prima noi due. V farà dopo.-
-Come desiderate.-
-Tu aspettaci qui. Prima la mamma si fa il bagno e poi ti lavi tu.-
V ubbidì senza obbiettare. Ma quando Iskra la fece sedere su di uno dei due divanetti di pelle nel salotto, la ragazza sussultò sentendo il freddo contatto tra la pelle fredda e la sua patatina. Trattenendo le risate per l’equivoco Iskra la spostò sopra un cuscino di stoffa.
Dopo averle dato una carezza sotto il mento le due mistress proseguirono verso il bagno con le pigmee appresso. Quando la porta si chiuse V si guardò attorno studiando la collezione di Nubia. Fu solo allora che si accorse della ragazza stesa in un angolo buio. Era una moretta dalla pelle scura coperta di lividi e un’insolita capigliatura nera, lunga e liscia invece che riccia come quella di Nubia. In più la ragazza portava la settima di seno più abbondante che V avesse mai visto su di una sua coetanea.
Nel frattempo Iskra e Nubia si erano già accomodate sui due sgabelli nel bagno. Subito le due pigmee iniziarono a bagnarle con dei tubi da doccia.
-Com’è andata nelle stalle?-
-Bene. Sta imparando.-
-Fa la gatta morta o è una puritana?-
-Un po timida direi.-
-La farai diventare una di noi?-
-Ho qualche dubbio. Sembra un tantino di buon cuore.-
-Un tantino quanto?-
-Un tantino troppo. E invece la nostra altra ospite?- Chiese Iskra chinandosi sullo sgabello per farsi lavare il sedere.
-Dovrebbe arrivare tra poco. L’ho invitata a cenare con noi visto il cambio di programma.-
-Hai fatto bene. Mio padre mi ha chiamata e domani dovrò partire all’alba. Prima però voglio fottermela. Hai letto la sua cartella?-
-Si. Credi che potrà funzionare?-
-Ma certo. Portatemi i malati e io li guarirò.-
Le due smisero di ridere non appena le due pigmee ebbero finito di lavarle. Poi entrarono nella jacuzzi di Nubia e li si adagiarono nell’acqua calda e le bolle.
-E che mi dici della tua visita a Milano?-
-Che cosa sai di preciso?- Chiese Iskra facendosi massaggiare il collo dalla negretta.
Iskra non se la prese. Sapeva che le voci circolavano in fretta nella Sorellanza. L’importante era che non ne uscissero.
-So che un’agente del governo italiano ti ha tagliata la faccia. Una vecchietta con la figlia.- Disse Nubia andando ad inginocchiarsi davanti ad Iskra per prenderle la testa tra le mani. -E quando tu ti vendicherai, io dovrò essere presente, e aiutarti.-
Iskra amava le lusinghe. E amava quando i potenti le strisciavano ai piedi. Quasi più di quando essi si piegavano ai suoi piedi pregandola di avere pietà.
-Ahhh.-
Iskra aveva stretto il clitoride di Nubia tra l’indice e il pollice. E all’africana piacque.
-Non temere. Avrai anche tu un posto in prima fila. Ma sarò io a decidere quando, dove e come.-
-Mia signora AH, non volevo … AH mancarvi di rispetto.-
-Tranquilla, non mi hai offesa. Ma ora sono eccitata. E tu mi devi divertire.-
Nubia sapeva cosa intendeva Iskra. Tornando all’altro lato della vasca si appoggiò di pancia al bordo, tenendo il sedere sopra il pelo dell’acqua.
Iskra le si avvicinò facendo segno alle pigmee di fare lo stesso della loro signora. Le due nane ebbero qualche difficoltà a tenere il culo alto. Per quanto poco profonda, la vasca per loro era abbastanza alta. Quando tutte e tre furono al loro posto, la rossa affondò la lingua tra le grandi labbra di Nubia, e con le due mani iniziò a masturbare le due pigmee.
-Iskra! Vi prego! Siete mia ospite! AHHH!-
Iskra non bado Nubia. Come non badava mai chi la implorava di non farlo o non farla gemere come un animale. Le due pigmee invece erano già partite. Tenendole all'altezza della loro signora, Iskra premette con le dita sulle loro grandi labbra. Essendo delle servitrici non dovevano mantenere un certo decoro. Certo anche loro non amavano latrare come delle scimmie urlatrici in pubblico.
Furono loro due a godere per prima. Iskra aveva accelerato il movimento dei polsi proprio per servirsene con Nubia.
-Datemi una mano diavolette. Tette e clito.-
Senza perdersi nel piacere, le pigmee si portarono ai lati di Nubia e massaggiandole una tetta per ognuna con un una mano, con l’altra si concentrarono sul clitoride. Nubia aveva accumulato una certa esperienza, o resistenza come lei la chiamava. Poteva farsi cavalcare da Oro e Bronzo per almeno una ventina di minuti senza godere. O almeno così lei diceva. Ma con Iskra era tutta un’altra cosa. Quella donna sapeva creare delle combinazioni imprevedibili.
Non era la prima volta che quelle quattro scopavano in quel modo. L’ultima volta però Iskra aveva uno strapon. E la volta ancora prima, seduta sul bordo c’era Skylar, intenta a farsela leccare da Nubia con la testa fra le sue gambe.
Con i capezzoli e il clito nelle mani delle sue due piccole servitrici, e la lingua della donna più potente che lei conoscesse tra le sue grandi labbra, Nubia non resistette a lungo.
-Vengo! AHHH! VENGO!-
L'africana godette piantando i piedi sul fondo della vasca e spruzzando i suoi umori nell’acqua. Iskra ne percepì il flebile aroma sulla lingua mentre questi si mischiarono con l’acqua della vasca.
Appena Nubia si abbassò tenendosi sempre appoggiata al bordo, Iskra l’abbracciò da dietro spingendo la sua pancia e il suo seno sulla schiena della nera. Non dissero niente. Restarono abbracciate in quel modo fino a quando Nubia non uscì per prima.
Iskra si concesse un’ultima inzuppata abbracciando le due pigmee. Lei adorava quelle due. Nere come i loro cuori e con dei culetti così piccoli e sodi da ricordarle quelli di due bambini. E loro adornavo lei, che pur essendo bianca e nobile, amava renderle partecipi dei suoi giochi e baciarle come delle amanti. Normalmente era solo la loro signora a baciarle, o le schiave che ritenevano degne di ciò. Iskra invece le scopava con la lingua. Infilava la lingua nelle loro carni rosee senza badare al colore della loro pelle o alle loro origini.
Mentre Nubia si asciugava i capelli corti con un fon, Iskra era ancora nella vasca a limonare con le pigmee.
-Ama un cane più di quanto lo ami il suo padrone. E ti sarà sempre più fedele.- Così sua madre le aveva insegnato.
Iskra non voleva portarle via da Nubia ovviamente. Ma la loro devozione le avrebbe fatto sempre comodo. Quelle due insieme potevano piegare un mandingo o ricordare a tutte le schiave del Regno quale fosse il loro posto.
-Vi piace la mia bambina?- Le chiese Iskra accarezzando i loro glutei piccoli e sodi.
-Si signora.-
Le pigmee sapevano il russo, ma parlavano molto di rado. Usavano spesso gesti e fruste.
-Volete scoparvela?-
-Si.-
-Volete trasformarla nel vostro cavallino e farla correre fino allo sfinimento?-
-Si.-
Iskra le prese entrambe delicatamente alla nuca e con decisione le spinse alle sue spalle.
-Vi lascerò giocare con lei. Di questo potete stare tranquille. Ma dovrete sempre ricordare che è la mia bambina.- Sussurrò loro la donna.
L’intento di Iskra fu quello di mettere bene in chiaro che V era pur sempre la sua bambina. La sua bambola. E chi gli rompeva la bambola la pagava.
-Si signora.- Risposero le pigmee con tono meno sprezzante.
-Bene. Ora aiutate la vostra signora ad uscire.-
Asciugate e truccare, Iskra e Nubia tornarono in camera precedute dalle pigmee. Non fecero neppure in tempo a decidere le scarpe da abbinare con i vestiti che una delle pigmee le chiamò allarmata.
Nel salotto dell’appartamento trovarono V inginocchiata a terra con la testa della ragazza mora sulle cosce. La ragazza aveva il cuscino su cui Iskra aveva messo V sotto alla schiena e la pelliccia di volpe a coprirle il petto.
Una delle pigmee le si avvicinò e la minaccio in una lingua che V non conosceva. La ragazza a terra si coprì con le braccia temendo di essere picchiata.
-Mali!- La rimprovererò Nubia. -Non permetterti di alzare il tono con V!-
Subito la pigmea abbassò la cresta e intimorita si fece da parte tenendo il capo chino.
V non capì il perché di quella reazione. Aveva solo dato un po di sollievo alla ragazza a terra.
Iskra e Nubia si avvicinarono alle due sorridendo e ognuna prese tra le braccia la sua bambina.
-Ho sbagliato qualcosa?-
-No amore. È solo che Julie era in punizione.-
La moretta dai lunghi capelli aveva ancora le lacrime agli occhi. Per aver fatto cadere un vaso nell’harem della Sorellanza, Nubia l’aveva fatta legare ad un generatore e costretta a farlo girare come una macina per tutto il giorno. Un’altra mistress si era divertita a frustarla ogni volta che la marcia rallentava. Eppure Nubia la stava coccolando amorevolmente.
-Ma dato che abbiamo ospiti per questa volta faremo un’eccezione. Amore accompagneresti V in bagno? Così vi lavate insieme.-
Julie obbedì subito alla sua padrona. Ebbe qualche difficoltà a rialzarsi, ma sempre con l’aiuto di V riuscì a raggiungere il bagno.
-Aia.- Commentò Nubia quando la porta si richiuse.
-Già. Troppo buona per fare la mistress.- Rispose amareggiata Iskra. -Dovrò lavorarci un po sopra.-
Intanto V aveva aiutato Julie a sedersi sul suo sgabello. Con lo spruzzo di acqua calda la aiutò a ritrovare un po le forze, e con il sapone le massaggio dolcemente i capelli.
Lo stesso fece lei con V subito dopo.
Solo quando le due entrarono nella jacuzzi ancora accesa Julie aprì bocca.
-Grazie.- Disse abbracciando V.
La rossa non seppe cosa fare, se non abbracciare a sua volta la mora. Quello che V non si aspettò fu la mano di Julie insinuarsi tra le sue gambe.
-No. Aspetta.-
-Vi d’ho fastidio?- Le chiese Julie preoccupata.
-No, è che non serve che tu faccia … quelle cose.-
-Volete che esca?- Le chiese ancora Julie ancora più preoccupata.
V non seppe come tranquillizzare Julie. Poi la abbracciò e la strinse a se. E quando le lacrime tornarono a solcarle il viso V la strinse ancora più forte.
Le due restarono in quello stato fino a quando Julie non tornò a sorridere. Dopo si divertirono anche con qualche schizzo e immergendo la testa nelle bolle. V fu quasi tentata di chiederle se poteva palparle quelle bellissime ed enormi tette marroni, ma per educazione preferì non chiederlo.
Sapendo di non poter stare in acqua per sempre, le due uscirono dopo quindici minuti. Asciugati i capelli, Julie si spalmò una pomata sui lividi. V l’aiutò sulla schiena e sul sedere, cercando di essere il più delicata possibile.
Quando le due uscirono dal bagno trovarono le loro due padrone già vestite con degli eleganti vestiti. La cosa strana di Iskra e delle sue amiche era che negli eventi di gala e durante le feste indossavano quasi sempre quei vestiti. I colori e alcuni pezzi cambiavano, ma di base si trattava sempre di vestiti lunghi, costosi e che ne mettevano in mostra la bellezza.
Nello stesso momento qualcun altro bussò alla porta.
-Presto bambine. Ai vostri posti.-
Julie invitò V ad inginocchiarsi alla destra di Iskra, mentre lei andò alla sinistra di Nubia. Le due pigmee si erano già messe sull’attenti ai due lati del passaggio che collegava la camera da letto con il salotto. Erano tornate ad indossare i sandali e il loro intimo di cuoio.
-Avanti.- Disse Nubia.
Nell’appartamento entrarono cinque donne. La prima era Veronika Lak, una bionda prossima ai quaranta vestita con un cappotto e un berretto più adatto alla città che alle basse temperature della siberia. La seconda era invece sua zia Elena. Una cinquantenne aristocratica che amava sfoggiare la sua pelliccia di bisonte e tutti i suoi gioielli.
Le altre due erano Skylar e Olimpia, vestite anche loro con dei meravigliosi abiti lunghi. Quello di Olimpia però era senza spalline, e ciò metteva in risalto i muscoli delle larghe spalle e i suoi tatuaggi. Non c’era da stupirsi se la madre di Iskra non apprezzava la sua presenza agli eventi di gala.
L’ultima era Inna, la tata di Iskra. Anche lei una donna di mezz'età con un modesto abito da sera a coprirle l’ottava di seno e le grosse cosce. Quando il padre della valchiria aveva preso potere, aveva dato il ben servito a tutti i suoi acerrimi rivali e ad alcuni dei loro parenti. Inna era la moglie di uno di questi. La madre di Iskra la graziò solo per farne la sua prima schiava di alta classe e la tata per la figlia in procinto di nascere. Negli anni Inna subì umiliazioni e sofferenze di ogni tipo, e quando ormai il suo corpo iniziava a mostrare i segni del tempo, Iskra la salvò a sua volta come segno della sua riconoscenza. Se non fosse stato per Iskra, la madre avrebbe portato a termine il lavoro. Ma proprio come sua madre, anche Iskra voleva giocarci. Forse lei un giorno le avrebbe concesso la libertà invece che un viaggio per la discarica.
-Signore. Vi d’ho il benvenuto nella mia umile dimora.- Le accolse Iskra. -Spero che il viaggio non sia stato troppo lungo.-
-Oh mia cara. Non avete idea di cosa significhi viaggiare su di un treno senza bar.- Scherzò Elena.
Elena era la vedova di un uomo d’affari che in vita le aveva dato poche soddisfazioni. Pochi sapevano che dietro a quella maschera da grande duchessa si nascondesse una ninfomane assatanata alla ricerca di qualsiasi fonte di piacere.
Di tanto in tanto Iskra offriva soggiorni ad alcune sue conoscenti in cambio di laude somme di denaro. Per tre milioni di rubli Iskra le aveva offerto un mese di depravazione nel Regno.
-Vi sono molto grata per avermi accolta signora Romanov.- La ringraziò Veronika con molta più umiltà della zia.
Veronika era tutta un’altra storia. Felicemente sposata con un uomo fedele e a capo di una grossa azienda di trasporti, la donna soffriva dell’incapacità di avere figli. Avvicinata da una collaboratrice di Iskra, Veronika era stata ingannata con le storie sul culto segreto della sorellanza.
-Ti prego Veronika. Chiamami Iskra.-
Iskra amava dare feste gotiche con roghi, riti pagani e riferimenti al folclore russo. All’inizio era cominciato per gioco. Una danza sfrenata fatta attorno al fuoco con alcune amiche sbronze e drogate, seguite da un’orgia saffica.
Poi si era accorta che alcuni personaggi benestanti erano abbastanza superstiziosi e disperati da spendere delle ingenti somme per farsi curare i loro malanni ritenuti incurabili dalla medicina moderna.
Iskra aveva già benedetto tre anziani malati, aiutato una coppia che non trovava più il piacere e ingravidato quattro donne disposte a tutto pur di avere dei figli.
C’erano stati anche dei fallimenti. Gente che dopo i riti non era guarita, ma nessuno aveva fatto causa alla “grande maga”. Certo nessuno di loro aveva scoperto il trucco.
Iskra aveva già trovato la soluzione per Veronika. L’avrebbe fatta scopare con Oro o Bronzo durante uno dei suoi riti e in seguito l’avrebbe sottoposta ad un’inseminazione artificiale da addormentata senza neppure dirglielo. Aveva già funzionato quattro volte su cinque. E come le altre Veronika non avrebbe mai scoperto il trucco.
In cambio però Iskra non avrebbe chiesto dei soldi. Da una donna bella e disperata come Veronika si poteva avere molto di più.
-Quando potremo iniziare?-
-Purtroppo c’è stato un contrattempo. Non potrò darvi le mie attenzioni prima di una settimana, ma anche in caso contrario dovreste attendere. Voglio che voi vi rilassiate e vi ambientiate con questo luogo.-
-Vi ringrazio Iskra. Avrete per sempre la mia gratitudine.-
-Direi che è arrivato il momento di cenare.-
Le mistress e le invitate si accomodarono a tavola. Mentre Inna e le pigmee iniziarono a servire la cena Iskra fece segno a V di sdraiarsi sul letto di Nubia. Lei e Julie avrebbero cenato in un altro modo.
-Appena hai finito Inna, nutri le due bambine.-
-Si padrona.-
-Mostra pure alle nostre ospiti le tue doti.-
Ubbidendo ad Iskra la tata si sciolse il nodo dietro al collo, e facendo cadere i lembi del vestito mostrò a tutte le sue mammelle da vacca. Col tempo la sua vecchia quinta era caduta al disotto dei limiti accettabili di Iskra. L’aver allattato la sua padrona fin dalla nascita aveva ridotto il suo seno come quello di molte schiave bovine. Eppure Iskra aveva sempre amato quella donna e le sue forme.
Ma ad attirare l’attenzione di tutte le presenti furono i grossi piercing agganciati ai capezzoli della schiava. Due spesse aste metalliche piegate a U con delle grosse sfere ai due lati. Che anche se leggeri, davano l’aria a chiunque li vedesse di essere pesanti ed ingombranti. Quelli erano i simboli della schiavitù della donna.
Mentre Iskra iniziò a sorseggiare la sua calda minestra, Inna svitò le palline dai piercing. Sfilate le due aste, la donna andò ad inginocchiarsi sul letto tra le due ragazzine stando rivolta verso il tavolo.
Inizialmente V non seppe cosa fare. Poi vide Jiulie voltarsi a pancia in su e imitandola a sua volta, poggiò la nuca sulla mano di Inna. La tata abbassò il busto e senza alcun imbarazzo portò le bocche delle ragazze ai suoi grossi capezzoli bucati.
V provò un tale imbarazzo che in un primo momento non riuscì a respirare. Non riuscì neppure a capire cosa dovesse fare. Ma usando un pizzico di immaginazione e abbandonandosi a quella pazzia, aprì la bocca e iniziò a succhiare. Quando il latte scivolò nella sua bocca, V scoprì un nuovo sapore. Non era come quello delle mucche. Era più dolce. Come molte altre schiave, Inna seguiva una sua dieta a base di frutta e alimenti biologici. Ciò conferiva al suo latte un sapore unico.
Nel frattempo Elena aveva già iniziato ad ammorbare le altre con la storia della sua vita. Amori passati, amanti, pettegolezzi, feticismi. Mentre sua nipote diventava sempre più rossa per la vergogna, Iskra non smetteva di fingere un profondo interesse nei riguardi della donna. Non si poteva dire lo stesso per Olimpia, abituata a pasti più sostanziosi di quella minestrina e a racconti più interessanti di tradimenti o gangbang con vecchi imbottiti di viagra. La skinhad non mascherò la sua noia come le altre, ma Elena era troppo impegnata per badarla.
-Mi auguro che voi abbiate a vostra disposizione degli schiavi bianchi.- Affermò Elena.
-Sarebbe un problema se fossero solo neri?- Le chiese Iskra.
-Diciamo che a Tver non è visto di buon occhio il sesso con i neri. Spero che voi capiate a cosa mi riferisco?- Domandò Elena a Nubia.
-Ma naturalmente. Non abbiamo alcun problema ad accontentare le richieste più esigenti.-
Nubia ci aveva fatto l’abitudine a certe affermazioni. Non tutti sapevano apprezzare un capezzolo nero come il carbone o un’asta d’ebano bella dura.
Elena non lo sapeva, ma Iskra non avrebbe soddisfatto tutte le sue richieste. Lei poteva anche aver pagato, ma se Elena ci teneva così tanto a vivere un’esperienza oltre i limiti della lussuria e della depravazione, avrebbe dovuto sottostare alle regole di Iskra. Il che comprendeva anche farsi montare dai due migliori mandingo di quel posto.
In quello stesso momento V aveva iniziato ad apprezzare il latte di Inna. Quel dolce sapore tiepido, unito al soffice tocco della mammella di Inna, le stavano facendo scoprire delle nuove sensazioni. V fu anche tentata di giocare con il capezzolo di Inna. Il grosso buco nella sporgenza carnosa era troppo invitante. Ma quando la ragazzina lo schiacciò troppo nel tentativo di infilarvici la lingua, la tata rispose dandole un piccolo ma forte strattone ai capelli sulla nuca.
-Rallenta troietta.- Le bisbigliò Inna chinandosi ancora di più per non farsi sentire dalle mistress.
Inna era al servizio di Iskra fin dalla sua nascita. E se la notizia della nuova arrivata aveva fatto ingelosire alcune delle mistress più vicine a Iskra, per Inna era stato anche peggio. Per lei V non era solo un’intrusa, ma anche un rischio per la sua posizione nel Regno. E nella vita di Iskra.
Da quel momento in poi, V avrebbe fatto più attenzione a quella schiava prepotente.
-Quando vorreste iniziare la vostra esperienza?- Le domandò Iskra.
-Anche subito.- Le rispose Elena impaziente.
Nubia e Iskra si scambiarono una veloce occhiata in codice.
-Prego allora. Spogliatevi e diamo inizio alle danze.-
Pulitasi la bocca con il tovagliolo, Elena si alzò dalla sedia e in completa naturalezza cominciò a spogliarsi. Per tutto il tempo sua nipote non poté fare a meno di fissare il suo piatto tentando di nascondere l’imbarazzo.
Sua zia invece si tolse tutto in completa naturalezza. Neppure dopo essersi tolta le mutande e il reggiseno tentò di nascondere le sue forme. Anzi, cerco di apparire come una modella in posa inarcando un pizzico la schiena e prendendosi i seni da sotto con le mani.
-Cosa ne dite?-
Elena andava fiera del suo corpo. Tra massaggi e bagni terapeutici, la sua pelle era rimasta in ottimo stato. Una chiarezza cremosa e una scarsa quantità di rughe. Solo il seno era stato guastato dall’età. Un paio di protesi in silicone avrebbero potuto risolvere la cosa, ma ad alcuni uomini piaceva giocare con quelle due morbide palle mezze sgonfie.
-Incantevole. Credo che con qualche aggiustamento potremmo rendervi anche meglio. Mali, Iru. Aiutate la nostra ospite ad indossa la sua nuova veste.-
Ubbidendo ad Iskra, le due pigmee aprirono i cassetti Nubia, e ne presero i pezzi di un completo in cuoio per schiave. Elena non fu molto felice di doversi sottoporre alle attenzioni delle due negrette, ma fin che quelle due si limitavano a vestirla poteva anche andare bene.
Il primo pezzo fu il tipico corsetto di cuoio che una volta stretto snellì la vita di Elena e mise in bella mostra il suo seno cadente. Seguì la tipica ballgag alla bocca, il cappuccio di cuoio a coprirle la testa e un collare col guinzaglio al collo. L'incatenamento delle mani e dei piedi fu la parte più eccitante per Elena. Ma non si aspettò che le due pigmee l’avrebbero costretta a stare a quattro zampe. Con una sottile catena a tenerle unite le manette, alzarsi le sarebbe stato impossibile. Per aiutarla nei movimenti le vennero date anche delle ginocchiere, dei guanti in lattice e delle calze sempre in lattiche che per renderle impossibile impugnnare oggetti non avevano dita. Ma il vero pezzo forte fu il plug anale che Mali infilò dolcemente nell’ano di Elena dopo averlo bagnato con il lubrificante a base d’acqua migliore in circolazione. Elena trovò piacevole l'inaspettata intrusione nel suo retto. Ma non si aspettò l'ingrandimento improvviso del giocattolo. Tirando un piccolo filo sul retro, Iru allargò il plug fino a renderlo impossibile da espellere.
Elena era diventata impotente. Per la prima volta stava sperimentando la vera sottomissione. L’essere immobilizzati e messi alla mercé di chiunque. Sentire il proprio corpo costretto in posizioni oscene.
Solo quando il suo culo venne preso in pieno da una grossa paletta Elena cambiò idea. Per ordine di Iskra, Iru aveva preso la paletta più massiccia nella collezione di Nubia, e con quella aveva sferrato un forte sculacciata alla donna. Il grosso tagliere di legno di quercia aveva fatto passare la carnagione del fondo schiena da bianco cremoso a rosso pompelmo con un solo colpo.
Il dolore fu tale che Elena iniziò a muoversi come un cavallo imbizzarrito. Calciò e saltellò disperata. Provò anche ad urlare ma la ballgag e il cappuccio attutirono ogni suo urlo. E quando provò a sdraiarsi, sentì tirare il collare. Le pigmee la condussero verso l’uscita e una volta fuori si sarebbero fatte una passeggiata fino ai box di isolamento nelle stalle. Li Elena avrebbe passato la sua prima notte del suo periodo da schiva. Certo non prima di ricevere altre due sculacciate meno forti per la buna notte.
Veronika invece era rimasta tranquilla sulla sua sedia. La violenza subita da sua zia non l’aveva turbata più di averla vista nuda davanti a lei. Dentro di lei sapeva che quella masochista di Elena avrebbe apprezzato quelle cose. Più avanti almeno.
-Bene. Ora che abbiamo sistemato tua zia, parliamo di te Veronika.-
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