Mamma e sorella 2
di
TATOTATO
genere
incesti
Una volta divenuta la donna di papà, la mia vita cambiò radicalmente, non indossai mai più abiti maschili, e grazie alle mille conoscenze della mia famiglia, cambia scuola e finii in un'istituto femminile, che aveva accolto molte ragazze come mè, e non ero l'unica nemmeno in quel periodo, ma grazie ai preti e suore che gestivano lo stesso, non ebbi mai problemi.
Ero costretta però per il primo anno, a viverci in settimana, e rientravo solo il venerdì alla una.
In tempo per prepararmi per Papà, che era un'amante esigente, ma passati un paio di mesi, mi accorsi, che il rettore, era molto interessato alla mia persona.
Spesso se mi incontrava, si fermava a parlare con mè, mi chiedeva come andava, e se avevo problemi, indicandomi lì, io arrossivo, e lui spesso ridendo, mi diceva di rivolgersi a lui, se ne sentivo il bisogno, e così, iniziò una specie di gioco trà mè e lui.
Io iniziai, a cercarlo apposta, fermarlo per chiacchierare, e non mancava volta, che, procurandomi un'erezione, lo potesse vedere dal sollevamento della gonna, una volta osai di più, mi masturbai e mi sporcai la gamba e la scarpa di sperma, e appeno se ne accorse, ebbe una violenta erezione, tanto da doverlo afferrare dalla tasca della tonaca per evitare che se ne accorgessero i compagni cha passavano.
Poi una sera, eravamo già a letto, quando, il Don venne atrovarmi, entrò senza bussare e mi fece cenno di tacere, io ero nuda sotto le coperte, lui si sedette al mio fianco, e mi disse che quanto accaduto pochi giorni prima, di sicuro mi aveva turbato, e che dovevo stare attenta, a non perdere per strada i miei umori, se dovesse succedere ancora, chiamami mi disse che ti aiuterò io, e parlando, mi accarezzo, i capelli, e poi il viso, faticava a parlare, sentivo il suo fiato pesante, io sorrisi.
Poi scese, e scostò un poco le coperte, e mi toccò il piccolo seno che stava nel frattempo crescendo, grazie a delle cure ormonali, e si accorse che ero nuda, scostò il lenzuolo e mi scoprì.
Mi ammirò per un attimo, e poi mi fissò il cazzo, duro, scappellato, senza un pelo, la cappella rosea, allargai un poco le gambe, e mi accorsi che era mio.
Come una troietta navigata, mi leccai le labbra, ed emisi un piccolo gemito, e la mia mano scese sul mio ventre, e l'altra sul piccolo seno.
Lo fissai negli occhi, e poi li chiusi, e dissi siiii, un attimo dopo sentii le sue labbra sul mio cazzo, e la sua lingua che lo leccava, e un attimo dopo, era tutto infilato nella sua bocca.
Ecco mi dissi, ora sei mio tesoro, e afferrai la sua testa, e lo aiutai nel pompino, e pochi minuti dopo, venni nella sua bocca, in un'esplosione di piacere.
Poi una volta che si fù staccato, sollevai le gambe e le portai fino a toccare il mio seno, lasciando oscenamente aperta la porta posteriore, lucida di umori, e palpitante, il Don si alzò, e si sfilò in un lampo la tunica, rimanendo nudo, in mezzo alle gambe, si trovava un palo di carne, più grande di quello di Papà, lo osservai per un attimo, Don fammi tua, fammi diventare la tua donna, rendimi felice, e piena del tuo sperma, lui si mise in posizione, appoggiò la cappella, e spinse.
Fù pazzesco riprovavo quanto provato la prima volta, e fù stupendo perdere per la seconda volta la mia verginità.
Chiusi gli occhi e strinsi forte la bocca, poi lui mi baciò, la sua lingua mi frullava le labbra, le aprii e la accolsi.
Poi lo abbracciai, lo strinsi, sentivo che era troppo eccitato, lo guardai, sborra e ingravidami Don, lo schizzo lo sentii forte nel mio intestino, e seguirono poi gli altri.
Mi lasciai scivolare le gambe e lo trattenni in mè, poi si mise al mio fianco, e continuai a baciarlo, e ad accarezzarlo, e poi, scesi a ripulirlo.
Rimase parte della notte da mè, chiacchierammo, per tutto il tempo, e il giorno dopo, mi trasferii nella sua stanza, e divenni di fatto la sua donna.
Lo raccontai a Papa una volta a casa, e ne fù estremamente felice, mi premiò con una serie di scopate fantastiche, in presenza di Anna e di Mamma, e potei poi divertirmi con Mamma, che nel frattempo, aveva deciso di smettere di prendere anticoncezionali.
Le vacanze di Natale si avvicinavano, e lei voleva che a turno, visto che saremmo state a casa tutte insieme per parecchi giorni, la scopassimo, cosa che avvenne con regolarità.
Prima di allontanarmi per il periodo Natalizio, chiesi al Don un pegno d'amore, e lui mi chiese che cosa volessi, vorrei scoparti amore dissi, lui mi accarezzo, bene questa sera sarai accontentata.
La sera stessa, una volta in camera, il Don fece cadere ai suoi piedi la tunica, rimanendo in reggicalze calze e slip, e prese un paio di decolté nere, le mise ai piedi, e mi baciò, eccomi tesoro sono tua.
Fù stupendo, lo feci bagnare per bene, e poi, lo montai, il mio cazzo entrò senza difficoltà, e lo sentii gemere, sicuramente non era vergine, e così, iniziai a montarlo con forza, più spingevo, più godeva, allora afferrai il suo cazzone duro, e iniziai a segarlo, e una decina di minuti dopo lo irrorai di sperma, e lui schizzò un litro di sborra sul letto, poi ci stendemmo, ridendo dissi, chissà domani la suorina cosa dirà, lui mi accarezzo, nulla tesoro, la leccherà come sempre fa, e poi la monto e lei è felice.
Poi partii per le vacanze di Natale, mi aspettava l'utero di mamma da riempire, gara trà mè e Papà per chi la mettesse incinta prima.
Ero costretta però per il primo anno, a viverci in settimana, e rientravo solo il venerdì alla una.
In tempo per prepararmi per Papà, che era un'amante esigente, ma passati un paio di mesi, mi accorsi, che il rettore, era molto interessato alla mia persona.
Spesso se mi incontrava, si fermava a parlare con mè, mi chiedeva come andava, e se avevo problemi, indicandomi lì, io arrossivo, e lui spesso ridendo, mi diceva di rivolgersi a lui, se ne sentivo il bisogno, e così, iniziò una specie di gioco trà mè e lui.
Io iniziai, a cercarlo apposta, fermarlo per chiacchierare, e non mancava volta, che, procurandomi un'erezione, lo potesse vedere dal sollevamento della gonna, una volta osai di più, mi masturbai e mi sporcai la gamba e la scarpa di sperma, e appeno se ne accorse, ebbe una violenta erezione, tanto da doverlo afferrare dalla tasca della tonaca per evitare che se ne accorgessero i compagni cha passavano.
Poi una sera, eravamo già a letto, quando, il Don venne atrovarmi, entrò senza bussare e mi fece cenno di tacere, io ero nuda sotto le coperte, lui si sedette al mio fianco, e mi disse che quanto accaduto pochi giorni prima, di sicuro mi aveva turbato, e che dovevo stare attenta, a non perdere per strada i miei umori, se dovesse succedere ancora, chiamami mi disse che ti aiuterò io, e parlando, mi accarezzo, i capelli, e poi il viso, faticava a parlare, sentivo il suo fiato pesante, io sorrisi.
Poi scese, e scostò un poco le coperte, e mi toccò il piccolo seno che stava nel frattempo crescendo, grazie a delle cure ormonali, e si accorse che ero nuda, scostò il lenzuolo e mi scoprì.
Mi ammirò per un attimo, e poi mi fissò il cazzo, duro, scappellato, senza un pelo, la cappella rosea, allargai un poco le gambe, e mi accorsi che era mio.
Come una troietta navigata, mi leccai le labbra, ed emisi un piccolo gemito, e la mia mano scese sul mio ventre, e l'altra sul piccolo seno.
Lo fissai negli occhi, e poi li chiusi, e dissi siiii, un attimo dopo sentii le sue labbra sul mio cazzo, e la sua lingua che lo leccava, e un attimo dopo, era tutto infilato nella sua bocca.
Ecco mi dissi, ora sei mio tesoro, e afferrai la sua testa, e lo aiutai nel pompino, e pochi minuti dopo, venni nella sua bocca, in un'esplosione di piacere.
Poi una volta che si fù staccato, sollevai le gambe e le portai fino a toccare il mio seno, lasciando oscenamente aperta la porta posteriore, lucida di umori, e palpitante, il Don si alzò, e si sfilò in un lampo la tunica, rimanendo nudo, in mezzo alle gambe, si trovava un palo di carne, più grande di quello di Papà, lo osservai per un attimo, Don fammi tua, fammi diventare la tua donna, rendimi felice, e piena del tuo sperma, lui si mise in posizione, appoggiò la cappella, e spinse.
Fù pazzesco riprovavo quanto provato la prima volta, e fù stupendo perdere per la seconda volta la mia verginità.
Chiusi gli occhi e strinsi forte la bocca, poi lui mi baciò, la sua lingua mi frullava le labbra, le aprii e la accolsi.
Poi lo abbracciai, lo strinsi, sentivo che era troppo eccitato, lo guardai, sborra e ingravidami Don, lo schizzo lo sentii forte nel mio intestino, e seguirono poi gli altri.
Mi lasciai scivolare le gambe e lo trattenni in mè, poi si mise al mio fianco, e continuai a baciarlo, e ad accarezzarlo, e poi, scesi a ripulirlo.
Rimase parte della notte da mè, chiacchierammo, per tutto il tempo, e il giorno dopo, mi trasferii nella sua stanza, e divenni di fatto la sua donna.
Lo raccontai a Papa una volta a casa, e ne fù estremamente felice, mi premiò con una serie di scopate fantastiche, in presenza di Anna e di Mamma, e potei poi divertirmi con Mamma, che nel frattempo, aveva deciso di smettere di prendere anticoncezionali.
Le vacanze di Natale si avvicinavano, e lei voleva che a turno, visto che saremmo state a casa tutte insieme per parecchi giorni, la scopassimo, cosa che avvenne con regolarità.
Prima di allontanarmi per il periodo Natalizio, chiesi al Don un pegno d'amore, e lui mi chiese che cosa volessi, vorrei scoparti amore dissi, lui mi accarezzo, bene questa sera sarai accontentata.
La sera stessa, una volta in camera, il Don fece cadere ai suoi piedi la tunica, rimanendo in reggicalze calze e slip, e prese un paio di decolté nere, le mise ai piedi, e mi baciò, eccomi tesoro sono tua.
Fù stupendo, lo feci bagnare per bene, e poi, lo montai, il mio cazzo entrò senza difficoltà, e lo sentii gemere, sicuramente non era vergine, e così, iniziai a montarlo con forza, più spingevo, più godeva, allora afferrai il suo cazzone duro, e iniziai a segarlo, e una decina di minuti dopo lo irrorai di sperma, e lui schizzò un litro di sborra sul letto, poi ci stendemmo, ridendo dissi, chissà domani la suorina cosa dirà, lui mi accarezzo, nulla tesoro, la leccherà come sempre fa, e poi la monto e lei è felice.
Poi partii per le vacanze di Natale, mi aspettava l'utero di mamma da riempire, gara trà mè e Papà per chi la mettesse incinta prima.
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