L'ex genero
di
oedipus
genere
tradimenti
L’ex genero
Sono Miriam, ho 54 anni, mi sono sposata tardi con un uomo più vecchio di me di 10 anni, abbiamo avuto una figlia, Liliana, che si è sposata con un ragazzo che a me piaceva molto, ma purtroppo il loro matrimonio è andato a rotoli, per via delle reiterate scappatelle e infedeltà di Leo, mio genero. Né sono riuscita a convincere mia figlia a fare una valutazione non precipitosa della situazione e, soprattutto per il bene del figlioletto ancora piccolo, a sforzarsi di perdonare il bel maritino.
Si sono separati, il bambino è stato affidato a mia figlia, ma naturalmente il padre viene a trovarlo regolarmente. Anche per via di queste visite, i rapporti con Leo non si sono interrotti, anzi, almeno per quanto mi riguarda, si sono mantenuti alquanto cordiali.
Del resto, di Leo ho sempre pensato che fosse un uomo “interessante”, ma debbo dire che i nostri rapporti sono sempre stati molto corretti. Solo una volta ci siamo lasciati andare. Era venuto a prendere il figlio, che era uscito un attimo con il nonno, e mi ha trovata in abbigliamento non consono a ricevere visite. Io che gli avevo aperto, convinta che fosse mio marito, ero imbarazzatissima, lui invece deve aver apprezzato molto la mia mise e aveva fatto alcuni apprezzamenti gentili quanto allusivi:
“Miriam, tuo marito è stato molto molto fortunato ad avere una donna come te”.
Gli ho replicato ridendo, con un po’ di avventatezza:
“Mio marito ormai ….”
E allora lui di rimando, ancora più insinuante:
“Fossi io al suo posto ti starei addosso tutto il giorno!”
“Ma Leo che dici? Ho 20 anni più di te”.
Lui ha continuato a farmi complimenti, io sono arrossita sempre di più, anzi ho cominciato a sentire un sommovimento del basso ventre.
L’arrivo del nonno e del nipotino mi aveva tolto da quella situazione di imbarazzo, però mi aveva lasciato in testa mille pensieri. Il mio ex-genero, in pratica, mi aveva fatto intendere in maniera piuttosto chiara che non gli ero indifferente, che anzi gli sarebbe piaciuto tanto venire a letto con me.
Mai nella mia vita avevo ricevuto avances così esplicite. Certo da quel punto di vista mio marito latitava ed io ero costretta spesso a masturbarmi per placare le mie voglie, però di iniziare una storia con un altro uomo, e per di più con l’ex-marito di mia figlia, non me la sentivo proprio.
Eppure, nei giorni seguenti, quel pensiero fisso continuava a ronzarmi in testa, tanto che sono arrivata a confidarmi con una mia amica. La sicurezza con la quale questa mi ha apostrofata mi ha sconvolta:
“Ma come? Tuo marito non ti sfiora più e, quando quel bel figo del tuo ex-genero ti fa delle proposte, tu resti lì impalata e non lo accogli a braccia aperte……. Ma tu sei fuori di testa!.... Senti, visto che sei così imbranata, perché non gli dai il mio numero di telefono? Anch’io ho un marito inadempiente e lo accolgo a braccia e ….. a gambe aperte!”
Il colloquio con l’amica non aveva eliminato le mie titubanze, ma quella sua provocatoria “candidatura” a portarsi a letto Leo mi aveva punto sul vivo.
Qualche giorno dopo stavo camminando lungo una via non lontano da casa e intravedo Leo in una lavanderia. Istintivamente rallento il passo e mi fermo a guardare la vetrina di un negozio aspettando la sua uscita. Quando esce con i pacchi della biancheria lavata, si accorge subito della mia presenza, mi saluta con un gran sorriso e m’invita subito a prendere un caffè. Ci avviciniamo alla sua macchina, lui deposita sul sedile posteriore la biancheria, mi apre la portiera anteriore e mi invita a salire a bordo. Lo guardo con aria interrogativa:
“Ma scusa Leo, questo caffè dove andiamo a prenderlo? “
“A casa mia… vuoi?”
Lo guardo sorpresa, anzi un po’ sbalordita, ma vedo che i suoi occhi esprimono una gran sicurezza. In quel momento non so cosa fare, salgo o non salgo? In quel momento mi sovvengono le parole della mia amica e, meccanicamente, mi accomodo in macchina. Il viso di Leo s’illumina soddisfatto.
Mentre ci dirigiamo verso casa sua non posso fare a meno di chiedergli:
“Ma tu sei sempre così deciso con le donne?”
“No, per niente…. Anzi, di solito sono imbranato… però visto che eri fuori e stavi aspettando che io uscissi dalla lavanderia …”
Altrochè imbranato! Mi aveva sgamata!
In Macchina aveva cominciato a farmi le sue solite sviolinate, non senza fissarmi sfacciatamente le gambe in parte scoperte dalla gonna che era risalita un po’ su. Mi sentivo un tantino a disagio, non sapendo come comportarmi, avevo netta la sensazione che mi stavo facendo portare docilmente nella gabbia del leone.
E, difatti, appena entrati in casa, Leo ha subito dismesso i modi del gentleman e mi ha avvolto con le sue braccia stringendosi forte a sé e baciandomi con foga. Presa alla sprovvista, non ho avuto la prontezza di resistere o di oppormi, anzi ho risposto immediatamente a quel bacio lungo e dolcissimo.
Non c’è stato bisogno di parole, la sua lingua cercava la mia, le sue mani scorrevano roventi sul mio corpo, sotto il vestito ad accarezzarmi le cosce, e poi su fino al seno. Mi stringeva contro di lui e potevo sentire il suo desiderio impetuoso contro il mio ventre. Un’ondata di calore mi ha avvolto, il cuore mi batteva all’impazzata, la voglia di lui cresceva dentro di me.
Mi ha spinto dolcemente verso il divano, dove mi ha sfilato il vestito e, abbassandomi le spalline del body, mi ha scoperto il seno e si è chinato a baciarmi i capezzoli.
Alla mia età il mio seno non è più marmoreo, le mammelle sono morbide e grosse e tendono a pendere all’ingiù, ma in quel momento non me ne vergognavo, mi sentivo desiderata, giovane e bella. E, dato che ormai eravamo incamminati su una strada senza ritorno, per non apparire a mia volta una imbranata,
volli dimostrargli che ero una donna che sapeva quello che voleva. Perciò allungai la mano e, dopo aver aperto la cerniera dei suoi pantaloni, la infilai dentro.
Giocammo per un po’, lui con il mio seno ed io con il suo uccello che accarezzavo da sopra i boxer. Fu ancora lui a riprendere l’iniziativa e, dopo avermi fatto sedere sul divano, si abbassò pantaloni e boxer. Il suo cazzo era come me l’ero immaginato, mentre lo accarezzavo ancora nascosto, abbastanza grosso e soprattutto eretto. Me l’ha avvicinato alla bocca ed io l’ho aperta per accoglierlo.
Non mi ricordo quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che ne avevo avuto un altro in bocca, di quella consistenza, mi dava una sensazione di voluttuosa pienezza. Con le mani mi accarezzava i capelli e mi guidava nei movimenti o mi fermava la testa e me lo spingeva in fondo, fino in gola:
“Sai, Miriam, ho sempre pensato che sarebbe stato bello fartelo fare così e ho sempre sognato di venirti in bocca” - mi ha detto mentre si toglieva la camicia – “ma sarà per un’altra volta”.
S’inginocchiò di fronte a me, mi slacciò i ganci del body e me l’arrotolò in vita e mi sfilò le mutande.
Come avrei voluto indossare in quel momento delle mutandine di pizzo nero! Invece portavo dei comunissimi slip di cotone bianco e me ne vergognai ma, probabilmente, lui non ci fece neanche caso. Mi allargò le gambe, alzandomele con le braccia, spalancandomi davanti ai suoi occhi, la sua bocca e la sua lingua presero possesso della mia cosa. Leccava la mia apertura, ci infilava la lingua, succhiava il mio bottoncino.
Cominciai ad ansimare, ero io ora che guidavo la sua testa:
“Così, Leo, sì…. non ti fermare… fammi venire così”.
Credevo proprio che mi avrebbe condotto all’orgasmo solo leccandomela, non sapevo che lui aveva altri progetti.
Mi fece scivolare sul divano e mi venne sopra mettendomelo tra i seni:
“Come sono morbide… dai, accarezzamelo con le tette!”
I miei seni però hanno un bel volume, perciò riuscii ad avvolgerlo bene. Quando mi abbassavo la sua punta era a portata della mia lingua e la leccavo. Lui aveva allungato un braccio dietro di sè e mi accarezzava tra le gambe, mi penetrava con le dita: era una cosa che non avevo mai fatto ma mi piaceva molto, sentivo i miei umori che scorrevano, bagnandomi tutta.
Con le dita mi portò di nuovo sull’orlo dell’orgasmo, se ne accorse e smise di accarezzarmi. Scivolò lungo il mio corpo, mi diede un lunghissimo bacio e si mise tra le mie gambe. La punta del suo uccello accarezzava il mio clitoride, mi stava facendo impazzire.
Lo volevo dentro me e glielo dissi senza giri di parole:
“Non resisto più, Leo … prendimi!”
“Non ho capito, cosa vuoi che faccia?”, mi ripetè beffardo per prendermi in giro.
“Mettimelo dentro, ti ho detto ….scopami…. fottimi!”
Piano piano è entrato in me riempiendomi con la sua carne vibrante:
“Ti piace?”, mi ha chiesto.
“Sei fantastico!”, gli ho risposto ormai in trance.
Mi ha scopato meglio di chiunque altro in vita mia, ho avuto un orgasmo che mi ha sconvolta tutta, lasciandomi senza fiato.
Quando è uscito da me mi sono accorta che lui non era ancora venuto ed ho capito che non avevamo ancora finito.
Mi ha girato di schiena:
“Lo sai, Miriam, che hai un bel culo?”
Me lo accarezzava, si è chinato a baciarmelo, a leccarmi il buco con la lingua. Cercai di fermarlo:
“No… sei matto?.... cosa fai?”
Lui imperterrito ha continuato a lavorarmi le chiappe, cercando di infilare un dito nell’ano:
“Ma dimmi, te l’hanno mai messo dietro?”
“No mai… nessuno!”, gli ho risposto arrossendo.
“Beh, oggi faremo anche quello…. vero?”
- No, ti pergo …. ho un po’ paura. Mettimelo in bocca, ti faccio venire in bocca”.
Ma lui si era già alzato, era andato in bagno e ritornato con un tubetto di lubrificante. Ignorando le mie perplessità cominciò ad ungermi l’ano, ero piuttosto tesa ma nello stesso tempo tentata dalla voglia di provare. Sentivo le sue dita che mi forzavano l’apertura spingendo il gel all’interno del canale:
“Se mi fa male ti fermi, vero?”
“Tranquilla! …. All’inizio forse sentirai un po’ male, ma, non ti preoccupare, poi ti piacerà, vedrai…. E’ così bello il tuo …il tuo culo…. e tuo marito….niente?... stento a cederci!”
Non risposi, sospirai. Sentivo le sue dita che ormai erano penetrate in profondità, ma il suo coso mi appariva notevolmente più grosso. E infatti, quando lentamente cominciò a farmelo scivolare dentro, il dolore fu lancinante:
“Aaaahhh …. noooo …. mi fa male…. fermati, ti prego! …. toglilo!…. uuuhhhh mi fai maleee!”
Lui mi teneva abbassata per le spalle e non si fermò, mi stava squarciando, urlai. Ma lui niente, inesorabilmente arrivò in fondo, sentivo i testicoli contro le mie natiche. Cominciò a muoversi, prima lentamente, poi più rapidamente.
Ad un tratto il dolore cessò e… mi piaceva, cazzo se mi piaceva! Stavo godendo, mi prese per i capelli e mi voltò la testa verso di lui, infilando la lingua nella mia bocca e baciandomi lascivamente:
“Ti piace, eh?”
“Sììì, sei un porco Leo!.... continua… dai, fammi godereee!”
Cominciò a muoversi sempre più velocemente, sentivo il suo membro fremere nelle mie viscere, finché esplose, inondandomi.
Prima di toglierlo, non so come, riuscì a recuperare la sua camicia e con quella tamponò gli abbondanti rivoli di sperma che colavano dal culo.
Seduti sul divano, lui allungò la mano ad accarezzarmi il mio cespuglio, io lo fermai:
“Basta Leo, mi hai distrutta…. Non ti dimenticare che ho una certa età”.
“Però è stato bello… ti è piaciuto?”
“Sì tanto…. però spero che ora non mi considererai una puttana!....”
“Perché dici questo?”
“Come perché? Ho appena finito di prenderlo nel di dietro dal mio ex-genero. Tu, una donna sposata che fa questo come la chiami?”
Si fece più dolce e tenero e accarezzandomi mi rispose:
“Che modo di esprimersi! …. prenderlo nel di dietro !?... abbiamo fatto l’amore, cosa di cui tu avevi tanto, ma tanto bisogno….”
Mi abbracciò e baciò nuovamente. Aveva ragione, ne avevo bisogno e poi lui mi faceva sentire desiderata. In quel momento mi sentii piena di gioia e di vita, era stata la migliore scopata della mia vita.
Quando ci lasciammo mi strappò la promessa che ci saremmo rivisti e che l’avremmo fatto ancora.
A casa passata la tempesta ormonale cominciai realizzare cosa era successo, cominciai a ragionare con la testa e non con la vagina. Era stato bello, avevo goduto molto ma avevo tradito in un solo colpo mia figlia e mio marito ero sposata, la mia famiglia che rischiavo di mandare all’aria per i miei pruriti tardivi.
Con il passare dei giorni la testa ebbe il sopravvento, era stata una pazzia, una bella pazzia, ma non doveva avere un seguito.
Questo mio proposito di resipiscenza fu anche favorito dalla circostanza che le scuole erano finite, Leo ed il figlio erano partiti per le vacanze ed al loro ritorno saremmo partiti noi con il nipotino per il mare, e, come si sa, il tempo e la lontananza sono i migliori unguenti per certe “ferite”.
Finita l’estate, ricominciano le scuole e lui ricomincia a venire a casa nostra in alcuni pomeriggi a riprendere il figlio. Un pomeriggio di questi, quando siamo soli, mette all’incasso la promessa che gli avevo fatto quel giorno e mi chiede:
“Miriam, ti ricordo che abbiamo l’impegno di prenderci un altro caffè…”
In un baleno i miei propositi virtuosi entrarono in crisi e mi rifugiai dietro scusanti banali, tipo ‘vorrei ma non posso’.
Passarono settimane e lui non tornò più sull’argomento, credevo avesse capito ed avesse desistito. Per la verità scoprii di essere rimasta delusa dal suo atteggiamento. Invece, un sabato pomeriggio, ben sapendo che mio marito avrebbe accompagnato il piccolo al circo e che non sarebbero stati di ritorno che verso l’ora di cena, Leo si presentò a casa mia con largo anticipo e, dinanzi alla mia sorpresa, mi rispose che era venuto per un caffè. Il cuore si mise a battere all’impazzata, le ginocchia mi si piegarono, mi diressi in cucina dove cominciai, stupidamente, ad armeggiare con la caffettiera, pur sapendo bene che genere di caffè lui volesse.
Infatti mi venne alle spalle, mi tolse la caffettiera dalle mani e la posò, mi strinse a sè e cercò di baciarmi. Io girai la testa e gli dissi:
“No, Leo, ti prego, non farlo!”
“Perché? non vuoi o …..?”
Balbettai qualcosa mentre le sue mani cominciarono a correre sul mio corpo, la mia micia cominciò a bagnarsi, cedetti di schianto e mi avvinghiai a lui. La mia bocca cercò la sua, le nostre lingue s’incrociarono, non avevo mai baciato nessuno con tanta foga, tanta passione. Lo volevo ora, lì, subito. M’inginocchiai e gli slacciai i pantaloni che scivolarono a terra insieme ai boxer e me ritrovai il suo cazzo imperioso davanti agli occhi. Lo impugnai saldamente e lo guidai nella mia bocca, lo sentivo crescere mentre lo succhiavo e massaggiavo i testicoli, che erano gonfi e duri. La mia fica fremeva impaziente. Anche lui era ansioso di avermi perché mi alzò e, dopo avermi sollevato la gonna in vita, mi fece sdraiare sul tavolo con le gambe penzoloni e, dopo avermi lacerato il collant e spostato le mutandine, mi penetrò di botto.
Lanciai un urlo, non di dolore ma di piacere, mi tenevo sollevate le gambe mentre lui si muoveva in me veloce, con impeto, era troppa la voglia che avevo in corpo che in un amen raggiunsi l’orgasmo.
“Apriti la camicetta e libera le tette…. le voglio vedere ondeggiare mentre ti sbatto”, mi disse lui risoluto e infoiato.
Mi stava proprio sbattendo e feci ciò che mi aveva chiesto, slacciai i bottoni della camicetta e sollevai il reggiseno ed il mio seno cominciò a ballonzolare sotto i suoi colpi. Anche lui doveva aver avuto della voglia arretrata perché non durò come la prima volta:
“Dai, ora prendilo in bocca!”
Mi fece scendere dal tavolo ed inginocchiare davanti a lui ma non fui sufficientemente veloce e, prima che potessi stringerlo tra le labbra, lui cominciò a schizzarmi il suo seme sul viso. Continuò a masturbarsi ed a schizzarmi sulla faccia, sul collo e sul seno.
Solo a quel punto mi resi conto del rischio corso: se per un qualche motivo mio marito fosse tornato prima, mi avrebbe trovato tette al vento, collant strappato e piena di sperma del suo ex-genero.
Mi pulii velocemente con dello Scottex e rimisi in ordine gli abiti, anche lui si rassettò:
“Nessuno mi aveva mai, come dici tu, sbattuto sul tavolo della cucina…. è stato molto bello forse perché tu….. tu mi sbatti alla grande …. ma ora è meglio che te ne vai.…. non voglio che mio marito ti trovi qua… torna più tardi”.
Rimasta sola ripensai all’accaduto ed alla mia grande debolezza. Mi persuasi che al cuor, o meglio alla fica, non si comanda e che tanto valeva prendersi i piaceri che la vita ti riserva, senza rimpianti e senza rimorsi.
Sono Miriam, ho 54 anni, mi sono sposata tardi con un uomo più vecchio di me di 10 anni, abbiamo avuto una figlia, Liliana, che si è sposata con un ragazzo che a me piaceva molto, ma purtroppo il loro matrimonio è andato a rotoli, per via delle reiterate scappatelle e infedeltà di Leo, mio genero. Né sono riuscita a convincere mia figlia a fare una valutazione non precipitosa della situazione e, soprattutto per il bene del figlioletto ancora piccolo, a sforzarsi di perdonare il bel maritino.
Si sono separati, il bambino è stato affidato a mia figlia, ma naturalmente il padre viene a trovarlo regolarmente. Anche per via di queste visite, i rapporti con Leo non si sono interrotti, anzi, almeno per quanto mi riguarda, si sono mantenuti alquanto cordiali.
Del resto, di Leo ho sempre pensato che fosse un uomo “interessante”, ma debbo dire che i nostri rapporti sono sempre stati molto corretti. Solo una volta ci siamo lasciati andare. Era venuto a prendere il figlio, che era uscito un attimo con il nonno, e mi ha trovata in abbigliamento non consono a ricevere visite. Io che gli avevo aperto, convinta che fosse mio marito, ero imbarazzatissima, lui invece deve aver apprezzato molto la mia mise e aveva fatto alcuni apprezzamenti gentili quanto allusivi:
“Miriam, tuo marito è stato molto molto fortunato ad avere una donna come te”.
Gli ho replicato ridendo, con un po’ di avventatezza:
“Mio marito ormai ….”
E allora lui di rimando, ancora più insinuante:
“Fossi io al suo posto ti starei addosso tutto il giorno!”
“Ma Leo che dici? Ho 20 anni più di te”.
Lui ha continuato a farmi complimenti, io sono arrossita sempre di più, anzi ho cominciato a sentire un sommovimento del basso ventre.
L’arrivo del nonno e del nipotino mi aveva tolto da quella situazione di imbarazzo, però mi aveva lasciato in testa mille pensieri. Il mio ex-genero, in pratica, mi aveva fatto intendere in maniera piuttosto chiara che non gli ero indifferente, che anzi gli sarebbe piaciuto tanto venire a letto con me.
Mai nella mia vita avevo ricevuto avances così esplicite. Certo da quel punto di vista mio marito latitava ed io ero costretta spesso a masturbarmi per placare le mie voglie, però di iniziare una storia con un altro uomo, e per di più con l’ex-marito di mia figlia, non me la sentivo proprio.
Eppure, nei giorni seguenti, quel pensiero fisso continuava a ronzarmi in testa, tanto che sono arrivata a confidarmi con una mia amica. La sicurezza con la quale questa mi ha apostrofata mi ha sconvolta:
“Ma come? Tuo marito non ti sfiora più e, quando quel bel figo del tuo ex-genero ti fa delle proposte, tu resti lì impalata e non lo accogli a braccia aperte……. Ma tu sei fuori di testa!.... Senti, visto che sei così imbranata, perché non gli dai il mio numero di telefono? Anch’io ho un marito inadempiente e lo accolgo a braccia e ….. a gambe aperte!”
Il colloquio con l’amica non aveva eliminato le mie titubanze, ma quella sua provocatoria “candidatura” a portarsi a letto Leo mi aveva punto sul vivo.
Qualche giorno dopo stavo camminando lungo una via non lontano da casa e intravedo Leo in una lavanderia. Istintivamente rallento il passo e mi fermo a guardare la vetrina di un negozio aspettando la sua uscita. Quando esce con i pacchi della biancheria lavata, si accorge subito della mia presenza, mi saluta con un gran sorriso e m’invita subito a prendere un caffè. Ci avviciniamo alla sua macchina, lui deposita sul sedile posteriore la biancheria, mi apre la portiera anteriore e mi invita a salire a bordo. Lo guardo con aria interrogativa:
“Ma scusa Leo, questo caffè dove andiamo a prenderlo? “
“A casa mia… vuoi?”
Lo guardo sorpresa, anzi un po’ sbalordita, ma vedo che i suoi occhi esprimono una gran sicurezza. In quel momento non so cosa fare, salgo o non salgo? In quel momento mi sovvengono le parole della mia amica e, meccanicamente, mi accomodo in macchina. Il viso di Leo s’illumina soddisfatto.
Mentre ci dirigiamo verso casa sua non posso fare a meno di chiedergli:
“Ma tu sei sempre così deciso con le donne?”
“No, per niente…. Anzi, di solito sono imbranato… però visto che eri fuori e stavi aspettando che io uscissi dalla lavanderia …”
Altrochè imbranato! Mi aveva sgamata!
In Macchina aveva cominciato a farmi le sue solite sviolinate, non senza fissarmi sfacciatamente le gambe in parte scoperte dalla gonna che era risalita un po’ su. Mi sentivo un tantino a disagio, non sapendo come comportarmi, avevo netta la sensazione che mi stavo facendo portare docilmente nella gabbia del leone.
E, difatti, appena entrati in casa, Leo ha subito dismesso i modi del gentleman e mi ha avvolto con le sue braccia stringendosi forte a sé e baciandomi con foga. Presa alla sprovvista, non ho avuto la prontezza di resistere o di oppormi, anzi ho risposto immediatamente a quel bacio lungo e dolcissimo.
Non c’è stato bisogno di parole, la sua lingua cercava la mia, le sue mani scorrevano roventi sul mio corpo, sotto il vestito ad accarezzarmi le cosce, e poi su fino al seno. Mi stringeva contro di lui e potevo sentire il suo desiderio impetuoso contro il mio ventre. Un’ondata di calore mi ha avvolto, il cuore mi batteva all’impazzata, la voglia di lui cresceva dentro di me.
Mi ha spinto dolcemente verso il divano, dove mi ha sfilato il vestito e, abbassandomi le spalline del body, mi ha scoperto il seno e si è chinato a baciarmi i capezzoli.
Alla mia età il mio seno non è più marmoreo, le mammelle sono morbide e grosse e tendono a pendere all’ingiù, ma in quel momento non me ne vergognavo, mi sentivo desiderata, giovane e bella. E, dato che ormai eravamo incamminati su una strada senza ritorno, per non apparire a mia volta una imbranata,
volli dimostrargli che ero una donna che sapeva quello che voleva. Perciò allungai la mano e, dopo aver aperto la cerniera dei suoi pantaloni, la infilai dentro.
Giocammo per un po’, lui con il mio seno ed io con il suo uccello che accarezzavo da sopra i boxer. Fu ancora lui a riprendere l’iniziativa e, dopo avermi fatto sedere sul divano, si abbassò pantaloni e boxer. Il suo cazzo era come me l’ero immaginato, mentre lo accarezzavo ancora nascosto, abbastanza grosso e soprattutto eretto. Me l’ha avvicinato alla bocca ed io l’ho aperta per accoglierlo.
Non mi ricordo quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che ne avevo avuto un altro in bocca, di quella consistenza, mi dava una sensazione di voluttuosa pienezza. Con le mani mi accarezzava i capelli e mi guidava nei movimenti o mi fermava la testa e me lo spingeva in fondo, fino in gola:
“Sai, Miriam, ho sempre pensato che sarebbe stato bello fartelo fare così e ho sempre sognato di venirti in bocca” - mi ha detto mentre si toglieva la camicia – “ma sarà per un’altra volta”.
S’inginocchiò di fronte a me, mi slacciò i ganci del body e me l’arrotolò in vita e mi sfilò le mutande.
Come avrei voluto indossare in quel momento delle mutandine di pizzo nero! Invece portavo dei comunissimi slip di cotone bianco e me ne vergognai ma, probabilmente, lui non ci fece neanche caso. Mi allargò le gambe, alzandomele con le braccia, spalancandomi davanti ai suoi occhi, la sua bocca e la sua lingua presero possesso della mia cosa. Leccava la mia apertura, ci infilava la lingua, succhiava il mio bottoncino.
Cominciai ad ansimare, ero io ora che guidavo la sua testa:
“Così, Leo, sì…. non ti fermare… fammi venire così”.
Credevo proprio che mi avrebbe condotto all’orgasmo solo leccandomela, non sapevo che lui aveva altri progetti.
Mi fece scivolare sul divano e mi venne sopra mettendomelo tra i seni:
“Come sono morbide… dai, accarezzamelo con le tette!”
I miei seni però hanno un bel volume, perciò riuscii ad avvolgerlo bene. Quando mi abbassavo la sua punta era a portata della mia lingua e la leccavo. Lui aveva allungato un braccio dietro di sè e mi accarezzava tra le gambe, mi penetrava con le dita: era una cosa che non avevo mai fatto ma mi piaceva molto, sentivo i miei umori che scorrevano, bagnandomi tutta.
Con le dita mi portò di nuovo sull’orlo dell’orgasmo, se ne accorse e smise di accarezzarmi. Scivolò lungo il mio corpo, mi diede un lunghissimo bacio e si mise tra le mie gambe. La punta del suo uccello accarezzava il mio clitoride, mi stava facendo impazzire.
Lo volevo dentro me e glielo dissi senza giri di parole:
“Non resisto più, Leo … prendimi!”
“Non ho capito, cosa vuoi che faccia?”, mi ripetè beffardo per prendermi in giro.
“Mettimelo dentro, ti ho detto ….scopami…. fottimi!”
Piano piano è entrato in me riempiendomi con la sua carne vibrante:
“Ti piace?”, mi ha chiesto.
“Sei fantastico!”, gli ho risposto ormai in trance.
Mi ha scopato meglio di chiunque altro in vita mia, ho avuto un orgasmo che mi ha sconvolta tutta, lasciandomi senza fiato.
Quando è uscito da me mi sono accorta che lui non era ancora venuto ed ho capito che non avevamo ancora finito.
Mi ha girato di schiena:
“Lo sai, Miriam, che hai un bel culo?”
Me lo accarezzava, si è chinato a baciarmelo, a leccarmi il buco con la lingua. Cercai di fermarlo:
“No… sei matto?.... cosa fai?”
Lui imperterrito ha continuato a lavorarmi le chiappe, cercando di infilare un dito nell’ano:
“Ma dimmi, te l’hanno mai messo dietro?”
“No mai… nessuno!”, gli ho risposto arrossendo.
“Beh, oggi faremo anche quello…. vero?”
- No, ti pergo …. ho un po’ paura. Mettimelo in bocca, ti faccio venire in bocca”.
Ma lui si era già alzato, era andato in bagno e ritornato con un tubetto di lubrificante. Ignorando le mie perplessità cominciò ad ungermi l’ano, ero piuttosto tesa ma nello stesso tempo tentata dalla voglia di provare. Sentivo le sue dita che mi forzavano l’apertura spingendo il gel all’interno del canale:
“Se mi fa male ti fermi, vero?”
“Tranquilla! …. All’inizio forse sentirai un po’ male, ma, non ti preoccupare, poi ti piacerà, vedrai…. E’ così bello il tuo …il tuo culo…. e tuo marito….niente?... stento a cederci!”
Non risposi, sospirai. Sentivo le sue dita che ormai erano penetrate in profondità, ma il suo coso mi appariva notevolmente più grosso. E infatti, quando lentamente cominciò a farmelo scivolare dentro, il dolore fu lancinante:
“Aaaahhh …. noooo …. mi fa male…. fermati, ti prego! …. toglilo!…. uuuhhhh mi fai maleee!”
Lui mi teneva abbassata per le spalle e non si fermò, mi stava squarciando, urlai. Ma lui niente, inesorabilmente arrivò in fondo, sentivo i testicoli contro le mie natiche. Cominciò a muoversi, prima lentamente, poi più rapidamente.
Ad un tratto il dolore cessò e… mi piaceva, cazzo se mi piaceva! Stavo godendo, mi prese per i capelli e mi voltò la testa verso di lui, infilando la lingua nella mia bocca e baciandomi lascivamente:
“Ti piace, eh?”
“Sììì, sei un porco Leo!.... continua… dai, fammi godereee!”
Cominciò a muoversi sempre più velocemente, sentivo il suo membro fremere nelle mie viscere, finché esplose, inondandomi.
Prima di toglierlo, non so come, riuscì a recuperare la sua camicia e con quella tamponò gli abbondanti rivoli di sperma che colavano dal culo.
Seduti sul divano, lui allungò la mano ad accarezzarmi il mio cespuglio, io lo fermai:
“Basta Leo, mi hai distrutta…. Non ti dimenticare che ho una certa età”.
“Però è stato bello… ti è piaciuto?”
“Sì tanto…. però spero che ora non mi considererai una puttana!....”
“Perché dici questo?”
“Come perché? Ho appena finito di prenderlo nel di dietro dal mio ex-genero. Tu, una donna sposata che fa questo come la chiami?”
Si fece più dolce e tenero e accarezzandomi mi rispose:
“Che modo di esprimersi! …. prenderlo nel di dietro !?... abbiamo fatto l’amore, cosa di cui tu avevi tanto, ma tanto bisogno….”
Mi abbracciò e baciò nuovamente. Aveva ragione, ne avevo bisogno e poi lui mi faceva sentire desiderata. In quel momento mi sentii piena di gioia e di vita, era stata la migliore scopata della mia vita.
Quando ci lasciammo mi strappò la promessa che ci saremmo rivisti e che l’avremmo fatto ancora.
A casa passata la tempesta ormonale cominciai realizzare cosa era successo, cominciai a ragionare con la testa e non con la vagina. Era stato bello, avevo goduto molto ma avevo tradito in un solo colpo mia figlia e mio marito ero sposata, la mia famiglia che rischiavo di mandare all’aria per i miei pruriti tardivi.
Con il passare dei giorni la testa ebbe il sopravvento, era stata una pazzia, una bella pazzia, ma non doveva avere un seguito.
Questo mio proposito di resipiscenza fu anche favorito dalla circostanza che le scuole erano finite, Leo ed il figlio erano partiti per le vacanze ed al loro ritorno saremmo partiti noi con il nipotino per il mare, e, come si sa, il tempo e la lontananza sono i migliori unguenti per certe “ferite”.
Finita l’estate, ricominciano le scuole e lui ricomincia a venire a casa nostra in alcuni pomeriggi a riprendere il figlio. Un pomeriggio di questi, quando siamo soli, mette all’incasso la promessa che gli avevo fatto quel giorno e mi chiede:
“Miriam, ti ricordo che abbiamo l’impegno di prenderci un altro caffè…”
In un baleno i miei propositi virtuosi entrarono in crisi e mi rifugiai dietro scusanti banali, tipo ‘vorrei ma non posso’.
Passarono settimane e lui non tornò più sull’argomento, credevo avesse capito ed avesse desistito. Per la verità scoprii di essere rimasta delusa dal suo atteggiamento. Invece, un sabato pomeriggio, ben sapendo che mio marito avrebbe accompagnato il piccolo al circo e che non sarebbero stati di ritorno che verso l’ora di cena, Leo si presentò a casa mia con largo anticipo e, dinanzi alla mia sorpresa, mi rispose che era venuto per un caffè. Il cuore si mise a battere all’impazzata, le ginocchia mi si piegarono, mi diressi in cucina dove cominciai, stupidamente, ad armeggiare con la caffettiera, pur sapendo bene che genere di caffè lui volesse.
Infatti mi venne alle spalle, mi tolse la caffettiera dalle mani e la posò, mi strinse a sè e cercò di baciarmi. Io girai la testa e gli dissi:
“No, Leo, ti prego, non farlo!”
“Perché? non vuoi o …..?”
Balbettai qualcosa mentre le sue mani cominciarono a correre sul mio corpo, la mia micia cominciò a bagnarsi, cedetti di schianto e mi avvinghiai a lui. La mia bocca cercò la sua, le nostre lingue s’incrociarono, non avevo mai baciato nessuno con tanta foga, tanta passione. Lo volevo ora, lì, subito. M’inginocchiai e gli slacciai i pantaloni che scivolarono a terra insieme ai boxer e me ritrovai il suo cazzo imperioso davanti agli occhi. Lo impugnai saldamente e lo guidai nella mia bocca, lo sentivo crescere mentre lo succhiavo e massaggiavo i testicoli, che erano gonfi e duri. La mia fica fremeva impaziente. Anche lui era ansioso di avermi perché mi alzò e, dopo avermi sollevato la gonna in vita, mi fece sdraiare sul tavolo con le gambe penzoloni e, dopo avermi lacerato il collant e spostato le mutandine, mi penetrò di botto.
Lanciai un urlo, non di dolore ma di piacere, mi tenevo sollevate le gambe mentre lui si muoveva in me veloce, con impeto, era troppa la voglia che avevo in corpo che in un amen raggiunsi l’orgasmo.
“Apriti la camicetta e libera le tette…. le voglio vedere ondeggiare mentre ti sbatto”, mi disse lui risoluto e infoiato.
Mi stava proprio sbattendo e feci ciò che mi aveva chiesto, slacciai i bottoni della camicetta e sollevai il reggiseno ed il mio seno cominciò a ballonzolare sotto i suoi colpi. Anche lui doveva aver avuto della voglia arretrata perché non durò come la prima volta:
“Dai, ora prendilo in bocca!”
Mi fece scendere dal tavolo ed inginocchiare davanti a lui ma non fui sufficientemente veloce e, prima che potessi stringerlo tra le labbra, lui cominciò a schizzarmi il suo seme sul viso. Continuò a masturbarsi ed a schizzarmi sulla faccia, sul collo e sul seno.
Solo a quel punto mi resi conto del rischio corso: se per un qualche motivo mio marito fosse tornato prima, mi avrebbe trovato tette al vento, collant strappato e piena di sperma del suo ex-genero.
Mi pulii velocemente con dello Scottex e rimisi in ordine gli abiti, anche lui si rassettò:
“Nessuno mi aveva mai, come dici tu, sbattuto sul tavolo della cucina…. è stato molto bello forse perché tu….. tu mi sbatti alla grande …. ma ora è meglio che te ne vai.…. non voglio che mio marito ti trovi qua… torna più tardi”.
Rimasta sola ripensai all’accaduto ed alla mia grande debolezza. Mi persuasi che al cuor, o meglio alla fica, non si comanda e che tanto valeva prendersi i piaceri che la vita ti riserva, senza rimpianti e senza rimorsi.
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