Una passione ancestrale
di
oedipus
genere
incesti
Le turbe ancestrali si possono reprimere, ma non rimuovere. E, nonostante i suoi 30 anni, una bella moglie e un bel pargoletto, Piero continuava a covare il suo desiderio sessuale infantile e adolescenziale: sua madre Gilda. Era una passione che non era svaporata col tempo e che, nonostante i suoi sforzi, gli ritornava imperiosamente tutte le volte che lui incontrava sua madre. La donna era ormai 60enne e in evidente sovrappeso, ma continuava ad essere l'oggetto del desiderio segreto di suo figlio, che ogni volta che si trovava in sua compagnia si eccitava al punto di doversi poi masturbare per acquietarsi.
Gilda non aveva mai sospettato nulla in proposito perchè Piero, che le era devoto, era sempre stato molto accorto nel mascherare l'insano desiderio sia ai suoi occhi, sia a quelli degli altri familiari. Del resto, non poteva accorgersene il padre Antonio, 64enne, assicuratore, concentrato com’era nei suoi impegni di lavoro; né Laura, la sorella maggiore, 34enne, sposata e interamente assorbita dalle preoccupazioni per il marito ed i suoi due figli; meno che mai Lidia sua moglie, innamoratissima di lui, che comprendeva e giustificava quel suo grande attaccamento verso la madre.
Negli ultimi tempi, però, il desiderio di Piero stava assumendo i caratteri dell'ossessione e le visite a sua madre si erano intensificate al punto che passava da lei almeno due, tre volte la settimana, scegliendo gli orari più diversi, nella speranza che, per una fortunata contingenza, potesse succedere qualcosa che lo aiutasse a sbloccare a sua tormentosa passione. La maggiore frequenza di quelle visite non era sfuggita alla madre, che ormai ne faceva oggetto di affettuosa ironia (“figlio mio, ti sei sposato, ma hai sempre nostalgia di questa casa, eh?”), ma nulla le faceva sospettare qualcosa di morboso. Ma una sera …..
Piero era stato da sua madre già nel pomeriggio, ma, avendo saputo che il padre era partito per suoi impegni e che sarebbe tornato solo l’indomani, non resistette alla voglia di tornare da sua madre. Gilda non si aspettava una seconda visita; così, quando sentì bussare alla porta e se lo vide davanti, esclamò:
“Oh Piero, come mai a quest’ora?... è successo qualcosa?”
Gilda non riusciva a nascondere la sua meraviglia, ma neppure un certo imbarazzo per l’abbigliamento con quale si era fatta trovare. Erano le 20.30 e lei, non aspettando nessuno, si era messa in libertà, indossava una vestaglia nera semi trasparente senza reggiseno che lasciava intravedere le sue voluminose poppe e i capezzoli irti come un piccolo dito.
“No, mamma, nulla di grave …. È che mi sono ricordato di aver lasciato delle chiavi dell’ufficio …”
Era una balla, ma a Piero non era venuto in mente di meglio per giustificare quella improvvisata. Poi, la vista della madre in deshabillé, con quelle due grosse tette (una sesta abbondante) ancora piene e di quei capezzoloni prominenti, gli aveva fatto salire il sangue al cervello.
“Vieni, entra, accomodati in salotto … stavo proprio qui a guardare un po’ di televisione….”
Il divano appariva insolitamente disfatto, presumibilmente la madre vi si era distesa come sopra un triclinio.
“Siediti, Piero…. aspetta un attimo che ti porto qualcosa da bere”.
Si era seduto ed aveva avvertito subito il calore del corpo che vi si era adagiato; ma aveva anche notato che la madre, con un movimento furtivo, aveva nascosto qualcosa sotto il cuscino. Appena la donna andò in cucina, Piero sollevò il cuscino e quello che vi scoprì lo lasciò senza fiato: un cazzo di gomma! Aveva già la mente in ebollizione, ora l’idea che sua madre si stesse dando piacere con quel fallo artificiale lo fece arrapare come una bestia.
Quando la madre tornò con un liquorino e gli si sedette accanto, lui si sforzò di sorriderle lanciandole una battuta allusiva:
“Mamma, mi dispiace molto se ti ho disturbata… se ho interrotto qualcosa di …. di piacevole…..”.
“No, Piero, ma quale disturbo! …. non hai interrotto niente …. che c’è di più piacevole che ricevere la visita del proprio figlio?”
A quel punto il giovane si fece coraggio, scostò il cuscino e tirò fuori il fallo di lattice:
“Beh, forse qualcosa di più piacevole c’è …. magari questo!....”.
Gilda arrossì violentemente e abbassò lo sguardo, sospendendo a respirazione. Ma lui la incalzò con voce melliflua:
“Mamma, mica devi vergognarti…. è normale che una donna abbia delle voglie e debba soddisfarle…. semmai è un peccato che debba farlo da sola ….”.
Gilda era come paralizzata dalla sorpresa e dal pudore, non riusciva a dire una parola né a guardare in faccia il figlio. Poi, sempre tenendo gli occhi bassi, bofonchiò poche parole di giustificazione:
“Scusa, ma ero sola e un po’ malinconica …. così, guardando la tv, mi è venuto un po’ il capriccio …..”
Sì, ma com’è che aveva quel fallo di lattice? Evidentemente non era la prima volta. Ma Piero non infierì, anche se quell’inizio di confessione lo incoraggiò a farsi più audace. Si accostò di più alla madre, con un braccio le cinse le spalle, con l’altra mano prese quel cazzo finto e glielo avvicinò al grembo aggiungendo:
“Mamma, ti voglio bene … non c’è nulla di male, non ti angustiare… se vuoi ti aiuto io!”.
A quel punto la madre gli lanciò uno sguardo allucinato rispondendo: “Ma che dici, Piero, sei impazzito? Come ti permetti a rivolgerti a me così?”.
Ma Piero, per nulla intimorito, si avvicinò ancora di più, le accarezzò il volto con fare molto affettuoso e, nel contempo, cominciò a fare pressione con la punta del fallo all'altezza dell'inguine:
“Su, mamma, di me non ti devi vergognare…. aiutarti a godere, vederti godere, sarebbe per me un piacere immenso…. anzi, se lo vuoi sapere, mi piacerebbe tanto che sia io a farti godere…”
Gilda non credeva alle sue orecchie. Come poteva suo figlio dirle certe cose? Ma quando lui, approfittando del momentaneo stato di confusione della madre, le prese una mano e la portò a saggiare la sua patta rigonfia, Gilda non trovò la forza di resistere.
“Mamma”, gli soffiò lui in un orecchio, “è una cosa che ho sempre desiderato!”
Gilda cominciò a vacillare. In fondo aveva una gran voglia quella sera ed era stata interrotta proprio sul più bello. Così, cedendo alla pressione che il figlio esercitava con quel cazzo finto, cominciò ad allargare un pò le gambe. Piero a quel punto constatò che la madre non indossava neanche le mutande e sfregò il fallo sulla sua passera pelosa. Poi fece entrare la punta del cazzo artificiale e spinse con una certa energia, facendolo rapidamente sparire tutto dentro la fica di sua madre.
Quando Gilda prese cognizione chiara della situazione era già tardi. Il fallo manipolato dal figlio scorreva già avanti e indietro nella sua passerona e lei cominciava ad avvertire brividi lancinanti di piacere.
“Vedi, mamma, quant’è bello!…. su, abbandonati!... lasciati andare! …. ti aiuto io a godere!”.
Gilda reclinò il capo sulla spalliera del divano e lasciò libero campo all’azione di Piero. Lui si inginocchiò in mezzo alle sue gambe e si chinò a leccarle il clitoride. Gilda godeva come non le capitava da tempo con quel fallo che la penetrava e la lingua del figlio che leccava sapientemente. Raggiunse un primo orgasmo che la fece sussultare e, accorgendosi che Piero aveva nel frattempo tirato fuori il suo cazzo, lo prese in mano.
Quando la mano della donna cinse il cazzo turgido e lo scappellò, Piero provò un piacere enorme. Tolse via dalla fica quel fallo finto e puntò deciso il suo cazzo vibrante verso la fica sbrodolante:
“Mamma, è venuto il momento di farti godere con un cazzo vero!”
Gilda non oppose resistenza, anzi si tirò avanti con il bacino per facilitare la penetrazione. Piero affondò con tutta la mazza dura come il marmo facendoglielo sentire tutto. Gilda emise un lungo sospiro di piacere e il figlio cominciò a fotterla incalzandola:
“Ti piace?... Ti piace il mio cazzo, mamma?... Non è meglio questo che quello finto?”.
Lei, travolta dal piacere e superata ogni residuo pudore, rispondeva a tono:
“Oh sì, mi piace! Oh che bello il tuo cazzo!.... Dai, sì, Piero, entrami dentro …. prendimi …. fammi godere!”
Nel giro di qualche minuto la scena era cambiata completamente. I due si avvinghiavano come animali in fregola e si baciavano in bocca come due amanti appassionati.
Piero stava realizzando il sogno proibito di tutta la sua vita: stava scopando sua madre! Dovette fermarsi più volte per allungare il godimento e non venire, mentre Gilda continuava a godere in un susseguirsi di orgasmi. Alla fine Piero liberò il suo furore e scaricò interminabili schizzi di sborra nel ventre di sua madre, la quale ebbe un ultimo orgasmo che la fece ululare e tremare.
Ma dopo tanta attesa, Piero non si accontentava certo di una scopata, se pur emozionante e appagante, con la donna che aveva desiderato tutta la vita. Telefonò a casa alla moglie Lidia dicendole che la madre non si era sentita bene, che il dottore l’aveva visitata ed aveva escluso complicazioni preoccupanti, ma che lui riteneva opportuno restare a dormire da lei per vigilare, visto che suo padre era fuori città.
Gilda, ormai abbattuto ogni tabù, anzi intrigata da quella inattesa ed insospettata tresca incestuosa, si portò il figlio nel suo letto. Piero le regalò subito una lunga e appassionata leccata di figa, poi la fece girare e le leccò per bene il buco del culo. Un trattamento che la madre non si aspettava certo, ma l’aveva sorpresa felicemente:
“Sei un porco, figlio mio…. questo non me lo ha mai fatto nessuno! Però è bello, mi piace ….. vedo che ti piace il mio culo …. Certo è un po’ troppo grosso ….. mica ….?”.
Piero aveva sempre avuto un debole per il culo grosso di sua madre. E adesso che con l'età era ancora più grosso e carnoso, lo desiderava ancora di più. Sospendendo per un attimo di leccarle l’ano, bofonchiò:
“Mica ti dispiacerebbe se ….’”
Continuò a leccarglielo senza trascurare di infilarle le dita nella fica, poi si posizionò dietro di lei alla pecorina e, pur usando inizialmente un po’ di premura, glielo infilò tutto dentro. E prese ad incularla con forza, facendo sbattere rumorosamente le palle sulla chiappe e le mungeva le enormi tette.
“Mmmm …. mamma ….. dio che piacere che mi dai! ….. mmmm …. che bello aprirti il culo!”
Gilda dal canto suo godeva come non mai, sentendosi la puttana di suo figlio.
“Sì, figlio mio …. prendimi …. rompimi ….. sfoga tutte le tue voglie dentro mamma tua!”
Gilda si era ormai scatenata. Da tempo il marito aveva smesso di montarla e stantuffarla a dovere. Se andava bene, una scopatina veloce una volta al mese. E, difatti, ormai da tempo lei cercava sollievo in quel fallo di gomma che le aveva procurato una sua cara amica. Non aveva mai pensato di fare le corna al marito, mai avrebbe immaginato di averlo in famiglia un amante giovane e aitante. Adesso l'idea peccaminosa dell'incesto aumentava a dismisura quella sua voglia di godere tanto a lungo repressa.
Piero, dopo una lunga cavalcata, sborrò la seconda vota inondando il culone di sua madre, grugnendo come un maiale. Poi, ridistendosi al suo fianco ed accarezzandole vogliosamente le mammellone, le disse:
“Mamma, che splendida inculata! …. mi hai reso l’uomo più felice del mondo …. una donna come te mica si può immalinconire con un fallo di gomma …. questi sono giocattoli per le vecchie racchie, non per te!”
“Figlio mio, hai ragione …”, rispose Gilda con aria soddisfatta ed anche inorgoglita da quelle parole del figlio, “…ma cosa dovevo fare se tuo padre non ce la fa più? … e chi poteva immaginare che la soluzione ce l’avevo a portata di mano?....”, e, così dicendo, afferrò i coglioni del figlio e li strizzò affettuosamente.
Ma la notte era ancora giovane e il desiderio ancestrale covato per tanti anni, intrecciato alle voglie arretrate della madre, portò Piero a sborrare e sborrare ancora. La terza sborrata la riversò nella bocca di sua madre, con la quarta al risveglio le inondò le enormi tette, dopo un’appassionata spagnola.
La mattina dopo, dopo un’abbondante colazione, Piero lasciò la casa della madre per andare a lavoro, ma stavolta fu Gilda a dirgli con premura:
“Piero, amore mio, sai che da me puoi venire quando vuoi … ma è bene che me lo preannunci per tempo … sai, per evitare presenze sgradite…”
Piero aveva realizzato il sogno della sua infanzia, Gilda aveva preso il volo un treno che la riportava indietro e le faceva recuperare il tempo perduto, questa passione incestuosa le stava facendo scoprire il lato più porco e perverso della sua femminilità.
Piero le aveva comprato in un sexy shop le calze a rete, un bikini viola luccicante e un kimono rosso velato e trasparente e, quando doveva ricevere la visita del figlio, lei si truccava e si agghindava come la maitresse di una casa di piacere. E, proprio come una gran puttana da postribolo, non gli negava nessun piacere, persino i più sfrenati e licenziosi, come quello di farsi innaffiare dalla sua urina.
Ovviamente le visite di Piero alla madre si intensificarono, diventarono sistematiche e programmate, negli orari giudicati più tranquilli. Gilda adoperò ogni accortezza per non attrarre alcun sospetto su una presenza tanto assidua del figlio. Ma quella relazione passionale l’aveva fatta rifiorire come donna, l’aveva resa più procace e desiderabile, le aveva regalato uno sguardo e degli occhi da troia. Fino a quando sarebbe riuscita a farli passare inosservati non tanto al marito, quanto alla figlia ed alla nuora, e, ancor più, a quelle sospettose e malelingue delle sue amiche?
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