Loris, il mio capo mi domina

di
genere
dominazione

Entro in ufficio correndo. Saluto alcuni colleghi e raggiungo la mia scrivania prima che Loris possa accorgersi del mio ritardo.

Ultimamente non faccio altro che svegliarmi tardi e di conseguenza arrivare tardi a lavoro. Stamattina ci si è messo in mezzo anche il traffico di Torino.

Mi siedo dopo aver tolto la giacca e accendo il computer.

«Buongiorno signorina Mazzetti.»

Mi alzo in fretta quando Loris (che è il mio capo) passa lo davanti e con la mia solita fortuna riesco a rovesciare l’intera tazza di caffè sulla scrivania.

Loris fa una faccia perplessa, ma mi supera e si chiude nel suo ufficio. Io invece raggiungo la sala pausa e prende qualche tovagliolo per ripulire il disastro che ho combinato.

Dopo aver pulito la scrivania mi piego e raccolgo il caffè dal pavimento. Cerco ti tirare il vestito verso il basso e scatto subito in piedi quando sento qualcuno schiarirsi la voce alle mie spalle.

Loris mi sta guardando in un modo alquanto strano. Sofferma gli occhi sulle mie mani sporche e poi raggiunge i miei.

«Ho bisogno del mio caffè.» dice soltanto, lanciandomi un ultima occhiata prima di richiudersi nel suo ufficio.

Pulisco in fretta il resto del pasticcio e di corsa vado a prendere il suo solito caffè nel bar all’angolo. Nero, forte, doppio. È così che gli piace.

Busso alla porta e dopo aver sentito il suo «Avanti.» entro sorridendo.

Per la seconda volta nel giro di neanche mezz’ora sento di nuovo il suo sguardo persistente addosso. Loris continua a squadrarmi, tanto che iniziò a pensare che ci sia qualcosa che non va nel mio outfit.

«Le sembra il modo di venire a lavoro questo?» dice infine, afferrando il caffè da sopra la scrivania.

Ecco! Lo sapevo!
Mi do una rapida occhiata ma a dire il vero non ci trovo niente di male nel mio vestito, e l’ho comunque indossato altre volte.

«Non.. Non capisco.» biascico a disagio.

«E mi hanno anche riferito che continua ad arrivare in ritardo signorina Mazzetti, cos’è? Ha preso l’abitudine adesso?»

Spalanco gli occhi e mi schiaffeggio mentalmente. Nonostante tutto, però, so che ha ragione.

«Non succederà più.» mi affretto a dire, mortificata. «C’era traffico oggi e-.»

«No.» mi interrompe lui. «Infatti non succederà più.»

Di nuovo spalanca gli occhi, pronta a sentirmi dire che sono licenziata. Nel petto mi si apre una voragine appena penso alle bollette che ho da pagare, all’affitto e al resto.

«La prego signor Tommasini, non mi licenzi.» dico allora, quasi implorandolo. «Ho bisogno di questo lavoro!»

Sulle sue labbra spunta un sorrisetto strano. Annuisce e mi fa segno di avvicinarmi alla scrivania mentre si alza. Faccio come dice e subito si posiziona dietro di me. Mi afferra il mento con una mano e con violenza mi gira la testa verso di lui.

«Non ti licenzierò.» afferma facendomi tirare un sospiro di sollievo. «Però..» aggiunge. «Pagherai una penitenza ogni volta che arriverai in ritardo.»

Annuisco nonostante la confusione e spalanco gli occhi quando sposta la mano sulle mie cosce semi nude, coperte solo da uno strato sottilissimo di collant.

«S-signor-.»

«Adesso togli queste calze orrende.» dice. Inserisce il dito dentro un buco e inizia a tirare il tessuto che si strappa. «E non venire mai più a lavoro con le calze rotte!»

Annuisco deglutendo quando mi lascia andare e subito mi chiudo in bagno e butto via i collant dopo averli tolti, accorgendomi di essere leggermente umida in mezzo alle gambe.

La giornata passa in fretta e finalmente posso tornare a casa.
La sera imposto la sveglia mezz’ora prima e vado a letto tranquillamente.

La mattina salto giù dal letto quando mi rendo conto di non aver sentito la sveglia. Metto addosso i vestiti che mi ero preparata la sera prima e mi infilo subito in macchina senza neanche fare colazione.

Continuo a ripetermi che non posso fare ritardo anche oggi, ma quando parcheggio e guardo l’ora sono già passati dieci minuti da quando dovrei essere seduta alla mia scrivania.

Nelle mia testa risuona solo la parola penitenza.

Mi scuote un brivido a quel pensiero.

Entro in fretta nel mio ufficio e siedo dietro la scrivania con il fiatone, sperando che Loris non sia ancora arrivato, anche se ovviamente qualcuno farà la spia come ieri.

Appena accendo il computer la porta del suo ufficio si spalanca e i suoi occhi neri si puntano subito su di me. «Dentro!» tuona.

Mi alzo in fretta, un po’ tremante, ed entro nel suo ufficio. Loris chiude la porta con un tonfo secco e io sobbalzo spaventata.

«Mi scusi, non ho sentito la sveglia.» mi lamento con un mormorio, terrorizzata.

«Seduta!» tuona lui.

Mi metto a sedere sulla poltrona davanti la sua scrivania e lui si siede sull’altra, affianco a me. «Ti ricordi cosa ti ho detto ieri vero?» Annuisco. «Bene, adesso alzati e appoggia le mani sulla mia scrivania.»

Faccio come dice, un po’ incerta, e cerco di guardare lui appena si alza dalla poltrona, ma subito mi dice di girarmi avanti.

All’improvviso sento il sedere andarmi in fiamme. Lancio un piccolo grido e spalanco gli occhi quando mi rendo conto che mi ha appena schiaffeggiata.

La sua mano entra di nuovo in contatto con il mio sedere e io sento le lacrime salirmi agli occhi per il dolore che mi pervade.

«Te ne darò uno per ogni minuto di ritardo che hai fatto.» dice appena mi assesta la testa sculacciata, ancora più forte delle precedenti.

«Signor-.»

«Sfa zitta!» mi interrompe. «Annuisco e basta.» Faccio come dice e trattengo il fiato, ma la terza sculacciata non arriva. «Quanto ritardo hai fatto oggi?» mi chiede poi.

So di non poter mentire. «Dieci minuti.» affermo con voce tremante.

E lui allora inizia a contare. Mi sculaccia con forza e io sente le gambe cedere per il bruciore che sento. Non mi azzardo a muovermi e prego che smetta in fretta.

La decima sculacciata mi fa scappare un lamento.

«Adesso torna alla tua scrivania.» sbotta, dopo essersi seduto.

Esco in fretta, ignorando il bruciore, e lancio un piccolo strillo appena mi metto a sedere. Il fondoschiena emmi brucia da morire, tanto che ho bisogno di anitjarmi un po’ prima di riuscire a rilassarmi completamente.

Non riesco però a concentrarmi su quello che devo fare e mentre schiaccio qualche tasto della tastiera inizio a sentire un po’ di fastidio anche in mezzo alle gambe. Scopro pochi istanti dopo che in realtà sono umida, ho le mutandine zuppe e la mia intimità ha uno spasmo appena penso ai colpi che mi ha dato.

Spalanco gli occhi e corro in bagno, confusa. Mi siedo dopo una tazza e inizio a domandarmi come sia possibile tutto questo.

Mi è.. piaciuto? Com’è possibile?

Quando torno alla scrivania sono ancora più confusa.

La sera a casa, scopro di avere qualche livido sul sedere e prima di entrare in doccia mi passa per la testa un idea malsana.

Mi sculaccio il fu forte possibile, lanciando uno stillo per il dolore e pentendomene subito dopo.

Passo la notte ad agitarmi, a cercare una posso io e comoda e la mattina mi preparo in fretta.

Arrivo sotto l’ufficio cinque minuti in anticipo ma rimango ferma in macchina, con il cuore che galoppa nel petto.

Non so se lo faccio per curiosità di capire se quello che Loris mi ha fatto mi piace davvero oppure perché sono semplicemente stupida, ma sta di fatto che entro in officio tardi e invece di correre come al solito raggiungo la mia scrivania con calma.

Aspetto con ansia che Loris esca dal suo ufficio e lui, puntuale, mi grida di entrare due minuti dopo che mi sono messa a lavoro.

«Non riesci proprio a farne a meno eh!?!» mi sussurra in un orecchio, con voce dura. «O lo fai apposta?»

Spongo il sedere in fuori regalandogli una vista perfetta e aspetto che mi schiaffeggi, ma quello che dicevo è solo una risata. Lo guardo confusa e lui torna subito serio.

«Tira la gonna sui fianchi.» mi ordina. Lo faccio e riprendo la mia posizione. «Quanti minuti oggi?»

«Quindici.» affermo con sicurezza.

Sento di starmi già eccitando mentre aspetto con impazienza.

«Bene.»

Loris inizia a schiaffeggiarmi con foga. Conta una a una Tutte le manate che mi colpiscono il fondoschiena e io mi lascio scappare qualche gemito a ogni colpo.

Dopo il quattordicesimo mi sento così eccitata che rischio un orgasmo. Sussulto quando lui posa due dita sulle mie mutandine zuppe.

«Cazzo..» mormora con voce roca. «Ti piace eh..»

Annuisco e muovo i fianchi, bisognosa di quel contatto, ma lui foglia subito la mano. «Sta ferma.» mi ordina.

Lo sento muovere dietro di me ma non riesco a vederlo. Dopo qualche istante però, la sua mano si schianta violentemente con il mio sedere e io non capisco più niente. Gemo rumorosamente e cerco di mettermi in piedi ma ancora una volta me lo impedisce.

«Sei una cagna in calore..» afferma con voce strana. Vorrei girarmi a guardarlo ma per una volta decido che è meglio fare come dice. Con la mano arriva subito in mezzo alle mie gambe e inizia a toccarmi. Lo fa con gesti quasi rudi, prima di strapparmi i collant e appoggiare la punta del suo cazzo sopra le mie mutandine, proprio davanti l’apertura.

«Senti quanto sono duro..» dice.

In tutta risposta io cerco di aumentare quel contatto e gli vado incontro, mugolando.

Il suo cazzo si struscia un po’ sulle mie mutandine sempre più bagnate prima che Loris si sposti.

«Cosa..» Mi giro di scatto, col fiato corto, e lo osservo seduto alla poltrona con il suo enorme cazzo in mano.

«Leccamelo adesso.»

Con gesti quasi automatici mi metto in mezzo alle sue game e inizio a leccargli la punta. Lo sento fremere sotto il mio tocco delicato ma subito prende il comando e mi spinge con le labbra verso il sul cazzo facendolo entrare nella mia bocca.

«Succhiamelo cazzo!» sbotta spingendomi verso il basso, facendolo entrare sempre di più nella mia bocca.

È talmente grande, però, che non ci sta del tutto.

Inizio a succhiarglielo e a muovermi sempre più veloce, afferrando la base con una mano. Loris continua a guidarmi e a spingermi sempre più a fondo finché con violenza alza i fianchi e me lo fa arrivare fino in gola, soffocandomi.

Sta fermo in quella posizione per qualche secondo e e poi mi lascia andare, imprecando. Ripete di nuovo quel movimento, trattenendomi più a lungo e lo sento pulsare nella mia bocca.

Alla fine mi riempie di sperma: in bocca, sul seno scoperto, in faccia..

Appagato si alza e si riveste.

Io boccheggio, consapevole di non essere venuta e avere la figa in un lago.

«Questa è la tua punizione di oggi.» afferma Loris beffardo. «E guai se vengo a sapere che ti sei masturbata.»

Annuisco frustrata e faccio per uscire.

«Nemmeno a casa signorina Mazzetti.» mi avverte. «Se domani arriverà in orario allora.. forse potrei accontentarla.»

La mattina dopo, dopo quasi una settimana di continui ritardi, sono la prima ad entrare in ufficio. Inizio a lavorare quando vedo Loris arrivare e invitarmi nel suo ufficio con un cenno.

Lo seguo in silenzio e lui chiude la porta.

«Oggi è la prima.» constata. «Come mai?»

Il sorrisetto che ha sul viso mi conferma che sa benissimo il motivo. Per tutta la serata ieri non ho fatto altro che pensare alle sensazioni che è riuscito a regalarmi ma comunque ho fatto proprio come mi ha detto, mi sono trattenuta e oggi voglio la mia ricompensa.

«La prego.» mormoro. «Non sono riuscita a dormire stanotte..»

«Brava.» fa lui, soddisfatto. «Mi piace sentirmi pregare in questo modo.»

Mi sento già un po’ eccitata.

«Adesso dimmi, cosa preferisci?»

Improvvisamente mi sento in imbarazzo nel desiderare di essere sculacciata e poi scopata. Le parole non mi escono dalla bocca nonostante il desiderio che ho.

«Niente? Allora puoi torn-.»

«No!» lo interrompo. «Mi.. mi sculacci.»

Si nuovo spunta sulle sue labbra un sorrisetto beffardo. «Allora spogliati.»

Mi spoglio in fretta e lascio cadere il vestito atterra. Tolgo anche il reggiseno e, con un po’ incertezza sotto il suo sguardo, anche le mutandine. Mi metto nella solita posizione e aspetto che mi sculacci.

«Quante me vuoi?»

«Quindici.» mormoro con decisione.

Il fondoschiena mi va in fiamme già dopo la quinta sculacciata. Ma il piacere che si divulga nel mio corpo supera di gran lunga quella sensazione di dolore.

Gemo a ogni schiaffo e Loris al decimo si ferma e mi tocca la figa. «Sei un lago.» afferma con soddisfazione. «Ti piace quando ti schiaffeggio, vero?»

«Si.»

L’undicesimo schiaffo al sedere è molto più forte. Mi fa sobbalzare e cadere son il seno sopra la scrivania, ma Loris mi tiene giù, soddisfatto di quella posizione.

Lo sono anche io quando mi rendo conto che i capezzoli turgidi sfregano contro il legno freddo sparandomi.

«Oddio!» gemo all’ultimo schiaffo. «Ti prego Loris-.»

Subito ne arriva un’altro, ancora più violento. «Non azzardarti mai più a chiamarmi per nome, chiaro?!» tuona arrabbiato.

Annuisco.

«Da oggi in poi, io sono il tuo Signore.» mi dice sfiorandomi la figa bagnata. «Farai sesso e godrai solo con me, rispondi!»

«Si.» ansimo.

Loris mi infila due dita dentro e io mugolo cercando di andargli incontro e aumentare quel contatto.

«Si cosa?»

«Si, signore.»

Soddisfatto si posiziona dietro di me e sbatte il suo cazzo sul clitoride un paio di volte, eccitandomi ancora di più. Lo spinge davanti al mio ingresso e poi si tira indietro.

Quando si fa strada dentro di me io sono completamente senza fiato per le dimensioni che ha. Sento le sue palle sbattere contro il mio clitoride e le sue mani mi stringono i fianchi con forza per tenermi ferma.

Gli basta qualche spinta potente prima di farmi venire gemendo rumorosamente. Poi esce da me e con la mano raccoglie i miei umori per poi portarla davanti alla mia bocca e farmela leccare.

«Brava troietta.» afferma soddisfatto. «Adesso vieni a succhiarmelo.»

Mi inginocchio davanti a lui e inizio a succhiarlo godendo del sapore di me ha sul cazzo. Dopo dopo però mi afferra la testa con entrambe le mani e inizia a scoparmi con foga. Il suo cazzo enorme mi soffoca, mi provoca qualche conato, e continua ad affondare nella mia bocca senza indulgenza.

Il suo sperma arriva così prepotentemente che mi riempie la bocca e qualche goccia schizza fuori atterrando sul mio seno.

Mi ordina di vestirmi appena mi è tirato su i pantaloni e mi assesta un ultima sculacciata mettendosi in tasca le mie mutandine prima di mandarmi a lavoro senza.
scritto il
2021-12-16
8 K
visite
3
voti
valutazione
7
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.