Anna 6 La Confessione
di
Anna-sa
genere
etero
Nei giorni successivi ho cercato di ignorarla, ero troppo infastidito da quello che avevo visto e in particolare da quello che, nella mia immaginazione, pensavo fosse successo.
Per educazione, mattina e sera passavo comunque a salutarla, ma non volevo farmi vedere succube di lei e dei suoi atteggiamenti seducenti.
Per una settimana non ho fatto altro che controllare con attenzione cosa accadeva all'uscita dal lavoro. Lunedì e martedì niente di insolito, ma mercoledì si ripete la stessa situazione. Anna esce e l'altro la segue. Mantenendo le distanze vado a verificare se ritornano sulla scena del precedente misfatto. Tutto come la volta precedente. Decido di trovare un posto riparato per vedere quanto tempo si intrattengono. Tengo d'occhio l'incrocio che hanno preso per inoltrarsi nelle campagne e dopo poco più di un ora li vedo tornare indietro.
Torno verso casa dopo essermi assicurato che ognuno sia andato per la sua strada.
Il giovedì niente di strano, il venerdì ci risiamo.
Questa volta non ho voglia seguirli, ormai ho solo bisogno di capire che intenzioni ha Anna.
Passo un fine settimana infinitamente lungo a pensare e ripensare, devo affrontarla, ma come? Lunedì dovrò creare la situazione giusta per metterla al muro, dovrà raccontarmi tutto, lei minimizzerà, ma non potrà negare quello che ho scoperto.
Lunedì, il giorno della verità, passo a salutarla, mi avvicino, le dico ad un orecchio che più tardi ripasserò e vorrei che mi seguisse.
La mattinata e piena di lavoro e passa velocemente, si fanno le 11:30, rimando un impegno a dopo la pausa pranzo e vado da Anna.
È al telefono, le lancio un sguardo e mi avvio verso la stanzetta appartata, dopo pochi istanti arriva, penso: < cazzo quanto e bella!! >.
Si avvicina con fare ammiccante, vorrei sbatterla contro il muro e scoparmela con tutta la rabbia che ho dentro, ma rimango freddo e le dico di sedersi un attimo.
Rimane sorpresa e spiazzata, probabilmente pensava ad un altro tipo di incontro, sfrutto l'attimo di smarrimento e le chiedo, senza giri di parole, quanti uomini frequenta oltre il sottoscritto.
La immaginavo in imbarazzo che mi diceva: , ma al contrario senza nessun timore mi risponde < due.... Con te tre >.
Con scioltezza mi dice che uno dei due non lo conosco mentre l'altro è Franco, il mio collega.
Questa volta sono io che rimango sorpreso dalla sua schiettezza, le chiedo che tipo di rapporto c'è con gli altri due e lei si mette tranquillamente a raccontare.
"Quello che frequenta da più tempo è il suo ragazzo, che io non conosco, essendo il suo ragazzo è normale che il rapporto con lui sia completo anche se lo definisce un po' monotono.
Il secondo sono io ed il terzo è Franco.
Prima di parlarmi di Franco le faccio sapere che sono a conoscenza dei suoi incontri clandestini in campagna in modo da evitare false storie. Mi conferma che si sono incontrati soltanto tre volte, la prima volta hanno parlato in modo da conoscersi quel tanto che basta per trovare delle affinità.
La seconda volta al parlare si è aggiunto un certo desiderio di toccarsi, ma non ci sono stati baci o contatti intimi. Mi dice di aver appoggiato la mano sul suo pacco per avere un'idea di massima su come era attrezzato, poi mi sorride e dice che era molto eccitato e sembrava anche molto ben fornito.
La terza volta era molto eccitata ripensando a cosa avrebbe trovato sotto i jeans, aveva anche immaginato di scopare con lui e quel grosso attrezzo , ma poi sul più bello è rimasta delusa. Lo aveva già liberato dai pantaloni e dagli slip, lo aveva preso in mano per ridargli vita facendogli una gran sega, ma non sembrava volersi riprendere. Aveva insistito per diversi minuti, ma niente, una defaillance clamorosa. Una situazione imbarazzante per tutti e due, le frasi di rito: . Invece di rispondere si solleva la gonna e si appresta ad essere l'oggetto del mio desiderio. Le abbasso gli slip fino alle caviglie poi con la mano risalgo accarezzando l'interno della gamba fino ad impossessarmi della sua farfallina ancora asciutta. La massaggio con forza poi inizio ad allargarla con due, tre, quattro dita, vuole essere slabbrata e me lo chiede con insistenza. Sul tavolo dell'ufficio c'è un tagliacarte cromato con un grosso manico arrotondato, glielo faccio leccare e di colpo, come un cazzo freddo e marmoreo, se lo ritrova dentro di lei.
Vedo dei brividi apparire sulla sua schiena, la pelle si increspa, sarà il brivido freddo del ferro o il piacere della dilatazione eccessiva? Non posso saperlo, intanto l'arnese scorre bene nella sua fica ed io inizio a scoparla così, con questo giocattolo improvvisato. Non darle il mio cazzo dovrebbe essere una specie di punizione , ma per come gode non sembra affatto dispiaciuta, non ne sente la mancanza. Inizia o gocciolare a terra il succo concentrato del suo piacere, insisto, continuo a pomparla sempre più forte, gode ed inizia a respirare affannosamente, a terra è sempre più bagnato. Improvvisamente sento un rumore dall'esterno avvicinarsi, sta arrivando qualcuno oppure è solo di passaggio? Mi fermo, rimetto al suo posto il sex Toy sporco, la aiuto a risistemarsi per farla tornare velocemente al suo lavoro. Dopo qualche minuto, quando tutto sembra tranquillo esco anche io, passo da lei, le dico che se vuole ancora scopare con tutti e tre, dovrà portare con sé i preservativi oppure smettere di cercare altri cazzi. Voglio proprio vedere se mi cercherà ancora e soprattutto voglio capire se rinuncerà a me, agli altri o in definitiva a nessuno. Quanto sarà maiala?
Voglio proprio vedere cosa farà.
Devo ricordarmi di cancellare, i segni dell'avvenuta masturbazione perpetrata in ufficio.
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