La moglie prepotente -- seconda parte
di
Run Like Hell
genere
dominazione
Ci eravamo lasciati dopo la gita in spiaggia, le foto e la scopata di mia moglie con il ragazzo dell’hotel che ci aveva fatto da autista.
Come al solito lei aveva voluto condurre il gioco e io zitto e buono. Ne aveva fatto le spese anche l’amico fotografo che ci aveva accompagnati, rimasto provocato, arrapato e poi a secco.
Lei aveva quindi anche organizzato il dopo cena , in camera nostra a guardare le foto scattate al mattino.
Il pomeriggio riposammo un po’, poi una passeggiata per negozi nelle vie attorno all’hotel, prima di cena.
Finalmente a tavola le chiesi che intenzione avesse per il dopo cena, visto l’invito fatto a Francesco. Lei, gelida, rispose che avremmo guardato le foto, ci avrebbe provocati entrambi, ma “guardare senza toccare”, Francesco non era proprio il suo tipo e io avevo bisogno di stare a digiuno di sesso per un po’.
Niente, neanche in vacanza si addolciva, doveva comandare lei e io dovevo subire in silenzio qualsiasi cosa.
Ma io stavo meditando vendetta!
Cenammo, Francesco non era al nostro tavolo e appena finito Elena gli si avvicinò sorridente e dolce per dirgli che lo avremmo aspettato su in camera.
Noi salimmo, lei non si cambiò d’abito e rimase con lo stesso vestitino elegante ma addirittura castigato; sembrava una professoressa austera e severa, pronta ad interrogare i suoi alunni.
Bene. Francesco arrivò dopo poco, ci accomodammo sul divano e cominciammo a scorrere le foto sul suo IPad.
Bastava la vista in foto di quella splendida nudità per far eccitare sia me che Francesco. In più Elena non faceva che strusciarsi su di lui che ormai sembrava proprio non farcela più e che comunque si sentiva certo di concludere scopandosela.
Io invece sapevo che se Elena aveva una cosa in testa niente le avrebbe fatto cambiare idea.
Infatti a un certo punto Lei si alzò, raccolse una leggerissima lunga sciarpa, se l’avvolse attorno al collo e disse: “grazie Francesco, foto molto belle, domani me ne fai tutte le copie su una chiavetta. Ora vado sul terrazzo, ti saluto”. Basta. Punto e basta. Lei doveva comandare e basta.
Capii che Francesco avrebbe potuto ucciderla, non ci fossi stato io.
A quel puntio mi scattò dentro uno spirito di vendetta che era lì da chissà quanto tempo.
Doveva essere punita.
MI avvicinai a lei con la scusa di aggiustarle meglio la sciarpa attorno al collo e invece gliela strinsi come fosse il guinzaglio di un cane: non strinsi troppo ovviamente, ma la stretta si faceva sentire.
Tirai con forza il lembo della sciarpa verso il basso e lei ci andò dietro, quasi cadendo e guardandomi con gli occhi sbarrati non so se per il grande stupore o un po’ di paura. Tentò di protestare, ma io strinsi con più forza e fu costretta a tacere.
Francesco era lì impalato che non sapeva che pesci prendere.
“Ora” le dissi “rialzati in piedi e spogliati completamente”. Lei riaccennò una resistenza e provò a dire qualcosa, ma la sciarpa diventò ancora più serrata intorno alla sua gola.
E a Francesco aggiunsi “anche tu spogliati completamente e siediti su quella poltrona a gambe larghe”. Lui ebbe uno sguardo che sembrava esplodere di felicità, lei ebbe uno sguardo che sembrava di terrore.
I due si spogliarono completamente, lui si accomodò e io tirai Elena verso di lui come si fa con una cane ribelle. Lei era in ginocchio con la testa praticamente all’altezza del suo cazzo che sembrava essere che più duro proprio non avrebbe potuto.
Volli essere dolce e spinsi delicatamente la testa di Elena verso il cazzo di Francesco. Lei oppose resistenza e allora io, senza alcun riguardo, la spinsi con violenza dicendole “ora, puttana, ingoia subito questo cazzo e fallo godere”
Il cazzo entrò completamente nella bocca di mia moglie e cominciò a spingere nella sua gola, muovendosi su e giù, al che io misi una mano sulla spalla di lui e gli disse di stare immobile,
Contemporaneamente misi l’altra mano sulla nuca di Elena invitandola a muoversi. E successe subito che lei cominciò ad andare su e giù prima lentamente e poi sempre più velocemente. Ingoiava tutto il cazzo, poi tirava via la bocca e lo leccava dalla punta fino ai coglioni e anche più giù. Non voleva farlo vedere ma le piaceva, era sempre una gran troia e davanti a un cazzo duro non sapeva proprio resistere.
Ma non durò tanto, anzi perché lui con un urlo che forse sentì tutta Casablanca godette violentemente. Io mantenni la testa di Elena in modo che ingoiasse tutto il seme che stava uscendo e così fu.
Finito lei sollevò la testa e mi lanciò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere. Me ne strafregai, strinsi la sciarpa, la bacia nella bocca, e aveva ancora gocce di sperma ovunque, sentii il sapore di lui sapore di lui e la trascinai lontano.
“Allora?” le dissi “io devo stare a riposo? Così ha deciso la principessa? Ora ti faccio vedere io”
Lei aveva gli occhi di una gatta inferocita, ma non fiatò più!
MI spogliai anche io completamente, la stesi a pancia in giù sul letto e cominciai a leccarle tutto, dal buchetto più prezioso alla fica bagnata, perché la puttanella protestava, ma era tutta bagnata.
Intanto guardavo Francesco per vedere se era di nuovo pronto e dicevo ad Elena “tra un po’ Francesco ti inculerà senza nemmeno prepararti a ricever il suo cazzone. Ti impalerà senza pietà e tu, nel frattempo, mi farai il più bel pompino mai fatto in vita tua: ora vai in ginocchio da lui e fagli rizzare di nuovo il cazzo, muoviti o ti prendo a calci!”
Ero davvero furioso, mi stavo davvero vendicando e le diedi un calcio proprio in culo mentre lei cominciò a gattonare verso Francesco. Non era mai stato violento prima in vita mia e comunque il calcio non era proprio così forte da farle male. Ma non era il male fisico che io volevo farle, volevo solo umiliarla!
Lei ci mise poco a far raddrizzare il cazzo del compagno di avventura: Io la tenevo sempre al guinzaglio della sciarpa.
La tirai verso il letto e lui dietro.
Io mi sedetti con le schiena appoggiata alla spalliera e tirai Elena con la bocca tra le mie gambe, poi le ordinai di mettersi alla pecorina e dissi a Francesco “inculala senza pietà”. Elena a sentire queste parole mugolò: era spavento o era desiderio? Non lo sapevo in quel momento.
Francesco con le le due mani aprì il più possibile le natiche di Elena, poggiò la punta del cazzo sul suo buchetto e ….zac ,… una botta unica, senza riguardo. I
l suo cazzone era tutto nel culo di lei e cominciò stantuffare senza sosta.
Infilai il cazzo nella bocca di Elena, ma stavo attento a non godere. Guardavo con piacere il movimento del culo di lei e pensai “la prossima volta io me ne starò alle sue spalle a guardare un cazzo nel suo culo e ci sarà ancora un terzo uomo a schiaffarle un altro cazzo in bocca. Lo pensai e, alzandole la testa e avvicinandomi il più possibile al suo viso glielo dissi. Spalancò gli occhi che non erano più iniettati di sangue, non fiatò ma mugolò come una cagna.
Dissi a Francesco di non godere nel suo culo, di uscire e di mettersi accanto a me. “Dobbiamo godere insieme nella sua bocca e sulla sua faccia; dobbiamo riuscirci”.
Elena prese quindi a spompinarci un po’ per uno; tentammo anche di entrare insieme tra le sue labbra, senza riuscirci però. Mentre teneva il cazzo di Francesco in bocca io le dissi all’orecchio “allora bella la mia puttana, stasera sei tu che non godi, hai visto?”.
Non feci quasi a tempo a finire la frase che capii subito che stava per godere!
Gridai a Francesco “Sta godendo”: questo bastò a lui e anche a me di godere praticamente insieme. Elena bevve da entrambi, le riempimmo la bocca e la faccia di sperma. E lei leccava ogni goccia.
“Allora” le dissi “ora Francesco ti piace?”
“Noooo” urlò “brutto figlio di puttana, te la farò pagare”
“Tu continua” dissi io “e chiamo il primo carrettiere sporco e puzzolente che passa per strada e ti faccio inculare anche da lui. Hai capito?”
Non fiatò, io le tolsi la sciarpa, lei si rigirò di fianco sul letto…. e in men che non si dica si addormentò!
Il giorno dopo sembrava non fosse successo niente, salvo che lei era docile e tranquilla come non mai.
Partimmo per Marrakech… e avevo ancora qualche idea in testa
A presto
Ditemi se vi è piaciuta.
Marco.pereyra72@yahoo.com
Come al solito lei aveva voluto condurre il gioco e io zitto e buono. Ne aveva fatto le spese anche l’amico fotografo che ci aveva accompagnati, rimasto provocato, arrapato e poi a secco.
Lei aveva quindi anche organizzato il dopo cena , in camera nostra a guardare le foto scattate al mattino.
Il pomeriggio riposammo un po’, poi una passeggiata per negozi nelle vie attorno all’hotel, prima di cena.
Finalmente a tavola le chiesi che intenzione avesse per il dopo cena, visto l’invito fatto a Francesco. Lei, gelida, rispose che avremmo guardato le foto, ci avrebbe provocati entrambi, ma “guardare senza toccare”, Francesco non era proprio il suo tipo e io avevo bisogno di stare a digiuno di sesso per un po’.
Niente, neanche in vacanza si addolciva, doveva comandare lei e io dovevo subire in silenzio qualsiasi cosa.
Ma io stavo meditando vendetta!
Cenammo, Francesco non era al nostro tavolo e appena finito Elena gli si avvicinò sorridente e dolce per dirgli che lo avremmo aspettato su in camera.
Noi salimmo, lei non si cambiò d’abito e rimase con lo stesso vestitino elegante ma addirittura castigato; sembrava una professoressa austera e severa, pronta ad interrogare i suoi alunni.
Bene. Francesco arrivò dopo poco, ci accomodammo sul divano e cominciammo a scorrere le foto sul suo IPad.
Bastava la vista in foto di quella splendida nudità per far eccitare sia me che Francesco. In più Elena non faceva che strusciarsi su di lui che ormai sembrava proprio non farcela più e che comunque si sentiva certo di concludere scopandosela.
Io invece sapevo che se Elena aveva una cosa in testa niente le avrebbe fatto cambiare idea.
Infatti a un certo punto Lei si alzò, raccolse una leggerissima lunga sciarpa, se l’avvolse attorno al collo e disse: “grazie Francesco, foto molto belle, domani me ne fai tutte le copie su una chiavetta. Ora vado sul terrazzo, ti saluto”. Basta. Punto e basta. Lei doveva comandare e basta.
Capii che Francesco avrebbe potuto ucciderla, non ci fossi stato io.
A quel puntio mi scattò dentro uno spirito di vendetta che era lì da chissà quanto tempo.
Doveva essere punita.
MI avvicinai a lei con la scusa di aggiustarle meglio la sciarpa attorno al collo e invece gliela strinsi come fosse il guinzaglio di un cane: non strinsi troppo ovviamente, ma la stretta si faceva sentire.
Tirai con forza il lembo della sciarpa verso il basso e lei ci andò dietro, quasi cadendo e guardandomi con gli occhi sbarrati non so se per il grande stupore o un po’ di paura. Tentò di protestare, ma io strinsi con più forza e fu costretta a tacere.
Francesco era lì impalato che non sapeva che pesci prendere.
“Ora” le dissi “rialzati in piedi e spogliati completamente”. Lei riaccennò una resistenza e provò a dire qualcosa, ma la sciarpa diventò ancora più serrata intorno alla sua gola.
E a Francesco aggiunsi “anche tu spogliati completamente e siediti su quella poltrona a gambe larghe”. Lui ebbe uno sguardo che sembrava esplodere di felicità, lei ebbe uno sguardo che sembrava di terrore.
I due si spogliarono completamente, lui si accomodò e io tirai Elena verso di lui come si fa con una cane ribelle. Lei era in ginocchio con la testa praticamente all’altezza del suo cazzo che sembrava essere che più duro proprio non avrebbe potuto.
Volli essere dolce e spinsi delicatamente la testa di Elena verso il cazzo di Francesco. Lei oppose resistenza e allora io, senza alcun riguardo, la spinsi con violenza dicendole “ora, puttana, ingoia subito questo cazzo e fallo godere”
Il cazzo entrò completamente nella bocca di mia moglie e cominciò a spingere nella sua gola, muovendosi su e giù, al che io misi una mano sulla spalla di lui e gli disse di stare immobile,
Contemporaneamente misi l’altra mano sulla nuca di Elena invitandola a muoversi. E successe subito che lei cominciò ad andare su e giù prima lentamente e poi sempre più velocemente. Ingoiava tutto il cazzo, poi tirava via la bocca e lo leccava dalla punta fino ai coglioni e anche più giù. Non voleva farlo vedere ma le piaceva, era sempre una gran troia e davanti a un cazzo duro non sapeva proprio resistere.
Ma non durò tanto, anzi perché lui con un urlo che forse sentì tutta Casablanca godette violentemente. Io mantenni la testa di Elena in modo che ingoiasse tutto il seme che stava uscendo e così fu.
Finito lei sollevò la testa e mi lanciò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere. Me ne strafregai, strinsi la sciarpa, la bacia nella bocca, e aveva ancora gocce di sperma ovunque, sentii il sapore di lui sapore di lui e la trascinai lontano.
“Allora?” le dissi “io devo stare a riposo? Così ha deciso la principessa? Ora ti faccio vedere io”
Lei aveva gli occhi di una gatta inferocita, ma non fiatò più!
MI spogliai anche io completamente, la stesi a pancia in giù sul letto e cominciai a leccarle tutto, dal buchetto più prezioso alla fica bagnata, perché la puttanella protestava, ma era tutta bagnata.
Intanto guardavo Francesco per vedere se era di nuovo pronto e dicevo ad Elena “tra un po’ Francesco ti inculerà senza nemmeno prepararti a ricever il suo cazzone. Ti impalerà senza pietà e tu, nel frattempo, mi farai il più bel pompino mai fatto in vita tua: ora vai in ginocchio da lui e fagli rizzare di nuovo il cazzo, muoviti o ti prendo a calci!”
Ero davvero furioso, mi stavo davvero vendicando e le diedi un calcio proprio in culo mentre lei cominciò a gattonare verso Francesco. Non era mai stato violento prima in vita mia e comunque il calcio non era proprio così forte da farle male. Ma non era il male fisico che io volevo farle, volevo solo umiliarla!
Lei ci mise poco a far raddrizzare il cazzo del compagno di avventura: Io la tenevo sempre al guinzaglio della sciarpa.
La tirai verso il letto e lui dietro.
Io mi sedetti con le schiena appoggiata alla spalliera e tirai Elena con la bocca tra le mie gambe, poi le ordinai di mettersi alla pecorina e dissi a Francesco “inculala senza pietà”. Elena a sentire queste parole mugolò: era spavento o era desiderio? Non lo sapevo in quel momento.
Francesco con le le due mani aprì il più possibile le natiche di Elena, poggiò la punta del cazzo sul suo buchetto e ….zac ,… una botta unica, senza riguardo. I
l suo cazzone era tutto nel culo di lei e cominciò stantuffare senza sosta.
Infilai il cazzo nella bocca di Elena, ma stavo attento a non godere. Guardavo con piacere il movimento del culo di lei e pensai “la prossima volta io me ne starò alle sue spalle a guardare un cazzo nel suo culo e ci sarà ancora un terzo uomo a schiaffarle un altro cazzo in bocca. Lo pensai e, alzandole la testa e avvicinandomi il più possibile al suo viso glielo dissi. Spalancò gli occhi che non erano più iniettati di sangue, non fiatò ma mugolò come una cagna.
Dissi a Francesco di non godere nel suo culo, di uscire e di mettersi accanto a me. “Dobbiamo godere insieme nella sua bocca e sulla sua faccia; dobbiamo riuscirci”.
Elena prese quindi a spompinarci un po’ per uno; tentammo anche di entrare insieme tra le sue labbra, senza riuscirci però. Mentre teneva il cazzo di Francesco in bocca io le dissi all’orecchio “allora bella la mia puttana, stasera sei tu che non godi, hai visto?”.
Non feci quasi a tempo a finire la frase che capii subito che stava per godere!
Gridai a Francesco “Sta godendo”: questo bastò a lui e anche a me di godere praticamente insieme. Elena bevve da entrambi, le riempimmo la bocca e la faccia di sperma. E lei leccava ogni goccia.
“Allora” le dissi “ora Francesco ti piace?”
“Noooo” urlò “brutto figlio di puttana, te la farò pagare”
“Tu continua” dissi io “e chiamo il primo carrettiere sporco e puzzolente che passa per strada e ti faccio inculare anche da lui. Hai capito?”
Non fiatò, io le tolsi la sciarpa, lei si rigirò di fianco sul letto…. e in men che non si dica si addormentò!
Il giorno dopo sembrava non fosse successo niente, salvo che lei era docile e tranquilla come non mai.
Partimmo per Marrakech… e avevo ancora qualche idea in testa
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Marco.pereyra72@yahoo.com
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