Uscite serali

di
genere
esibizionismo

Se il racconto dovesse piacerti e vuoi condividere qualche commento scrivimi a marco.pereyra72@yahoo.com

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Nei primi racconti ho scritto della salita, di mia moglie e anche mia, sulle montagne russe del sesso, dalle fantasie alle realizzazioni.

Dai primi esibizionismi sulle spiagge, nei ristoranti e locali a favore di camerieri o astanti attratti dalle grazie sempre più esposte di Chiara, al sesso in ascensore, al sesso orale in un ristorante a Trastevere, al primo rapporto saffico di lei con una persona estranea.

Ora racconto, dei vari passi successivi, un episodio tra i più intriganti e divertenti vissuti.

Eravamo di casa a Roma, spesso io ero fuori di casa per lavoro, ma ogni venerdi o sabato sera Chiara e io ci concedevamo una serata fuori; generalmente ristoranti e/o locali dove bere bene, magari ascoltando un po’ di musica.

Ci piaceva anche molto fare qualche chilometro in più e andare a cena a Capalbio; il paese ci piaceva molto, il cibo era buonissimo, le atmosfere giuste.

Mia moglie vestiva sempre in modo provocante, senza mai però essere volgare. La provocazione stava in un abito scollato, una maglietta trasparente, un camicetta sbottonata, indumenti che via via lasciavano intravedere ai camerieri di turno, se giusti ai suoi occhi, sempre un po’ di più, finché verso fine cena i capezzoli non fossero ben visibili soprattutto a chi, come appunto un cameriere, poteva guardare dall’alto. Il tutto accompagnato da sguardi languidi della mia compagna che riuscivano da una parte a intimidire il malcapitato di turno, dall’altro a farlo arrapare in modo che qualche volta si è rivelato evidente.

Dopo qualche frequentazione avevamo infine trovato il ristorante giusto, con il cameriere giusto. Lui era un giovane di una ventina d’anni, timido e imbranato da fare tenerezza, anche educato e molto carino, ma non certo un macho A mia moglie, 44enne, piaceva moltissimo e in più le piaceva l’idea del giovane da conquistare.

Potete immaginare come in due o tre serate lei fosse riuscita a conquistarlo del tutto. Aveva cominciato con fare amichevole con il poggiargli la mano sul braccio domandandogli, per esempio, cosa facesse oltre che lavorare in quel ristorante, cose banali, ma addirittura se fosse anche fidanzato. E poi aveva finito accarezzandogli l’interno coscia, velocemente, ma il più in alto possibile.

Uscivamo dal ristorante che eravamo arrapatissimi e avevamo trovato, giusto alle spalle del ristorante, un posticino tranquillo ma anche abbastanza sicuro da non farci temere cattivi incontri. Il rischio massimo è che ci vedessero scopare, cosa che peraltro non ci sarebbe dispiaciuta affatto.

Ebbene la sera che stavamo andando per la quarta volta in quel ristorante, sperando che Giacomo, questo il nome del giovane cameriere, ci fosse, decidemmo, per essere precisi decise lei, di provare a coinvolgerlo molto di più.

Giacomo c’era, solita liturgia, seno splendido di Chiara in bellissima vista e non solo per chi serviva al tavolo, ma anche per molti dei nostri commensali vicini.

A fine cena, era anche tardi e ci eravamo trattenuti apposta, Chiara dice a Giacomo: ”quando hai finito ti va di scambiare due chiacchiere con noi, magari ci indichi anche un buon posto dove bere qualcosa”.

“Certo” risponde lui, quasi biascicando ma prontissimo.

“Bene, tra quanto finisci?”. E lui ci siete solo voi e quell’unico tavolo, state praticamente finendo; in mezz’ora sarò fuori.

“Ok, allora ci trovi nella piazzola dietro il ristorante, oltre i fari; ci mettiamo lì perché altrimenti la luce è troppo forte e finisce per dare fastidio; abbiamo un Audi color argento”

Uscimmo come due complici che hanno appena compiuto la truffa della vita. Chiara non smetteva di ridere. Era su di giri. Alzandosi sbottonò la sua camicetta fino all’ombelico, indossò il soprabito leggero ma non lo chiuse, sì che tutti quelli che incrociavamo uscendo potessero godere della vista e così la cassiera a cui pagammo il conto, che però non mostrò alcun interesse e si beccò uno sguardo truce di lei.

Il bello stava cominciando e anche subito.

Il parcheggiatore, un uomo di mezza età basso, tarchiato, si avvicinò giustamente per la mancia e mia moglie, che aveva nel frattempo chiuso il soprabito, gli chiese “vuoi qualche euro oppure vuoi toccare?” e, io davvero non me lo aspettavo, incredibile ma super eccitante, allargò il soprabito e mostrò i suo splendidi seni con i capezzoli duri e turgidi.

Quello non aprì bocca e rimase bloccato a occhi spalancati. E lei “oh, allora? mi fai risparmiare qualche euro? mi tocchi?” e quello fermo.

Lei gli si avvicinò quasi a toccarlo, gli prese la mano e se la sollevò sui seni, lui finalmente si svegliò e altro che toccare, sembrava volesse strapparglieli; Chiara gemette un po’ e con le due mani gli spinse la testa finchè la lingua di lui non gli leccò i capezzoli.

La cosa durò pochissimo, lei si scostò e mi fece un cenno con lo sguardo che significava di andare via.

Io ovviamente lascia lo stesso la mancia: il tocco finale fu che allontanandosi lei si fermò, fece due passi indietro e disse: “come hai visto ti abbiamo pagato lo stesso, però se ora sei tu che paghi me…” e scoppiando in una fragorosa risata corse via. Un vero spettacolo!

Ci mettemmo in macchina e andammo via a fare un giretto, non volevamo che quello ci raggiungesse dove avremmo aspettato Giacomo.

Dopo un quarto d’ora, al parcheggio non c’era anima viva, ci andammo a piazzare dove avevano dato appuntamento.

Le dissi di spogliarsi totalmente, tutta nuda; in attesa non avremmo fatto l’amore ma avremmo solo pomiciato. Ci mettemmo in modo che io la coprissi agli sguardi di chi arrivava dal ristorante, non perché temevamo che qualcuno la vedesse, ma solo per non rivelare a distanza subito a Giacomo come stessero le cose. Non eravamo infatti certissimi della sua capacità di reagire come volevamo.

Passarono pochi minuti io controllavo, ed ecco che arriva. Bussa al finestrino, lei è praticamente nascosta da me; io abbasso il finestrino e gli dico di accomodarsi dietro, contemporaneamente Chiara esce e si siede dietro anche lei, completamente nuda.

“Che ne dici? Ti piaccio?” e non gli dà modo di rispondere che gli infila la lingua in bocca! Contemporaneamente gli tocca il pacco ed esclama “ma è già duro!” Il ragazzo era arrivato già in tiro, l’imbranato e forse era proprio perché era imbranato.

Chiara non gli dà tempo di fare nulla, gli sbottona la patta e si infila il cazzo in bocca, io dal sedile davanti, girato, le accarezzavo la spalla.

Davvero passò un attimo: il ragazzo non resistette e come poteva essere diversamente. Arrivò un fiume nella sua bocca che fece davvero uno sforzo per non farne cadere una goccia, ma ci riuscì, il ragazzo dopo aver urlato come se lo avessero sgozzato quasi svenne.

Io la tirai verso di me e la baciai, sentii ovviamente un sapore che mai avevo conosciuto, sapore di cazzo e sapore di sperma. Non ricordo che sensazione ne ebbi, ma ero talmente arrapato che non ne avrei fatto nessun problema.

“E ora” mi chiese Lei?

“Sei soddisfatta? Hai goduto?”

“Nooo, macchè”.

“E allora scopatelo, ha vent’anni tra dieci minuti è di nuovo ok. Torna un attimo qui avanti, ti tengo in caldo”

E infatti le aprii le gambe per leccarle la fica. Era bagnata da non credere. Feci con calma, piano piano, poi risalii a baciarle la bocca e mischiai il sapore della sua fica a quello del cazzo del ragazzo. Bellissimo.

E poi la lasciai e Le dissi: “dai è il primo cazzo che hai preso in bocca da un altro da quando ci siamo sposati, ora devi scopare”.

Lei tornò dietro per riabbracciare Giacomo, lo spogliò completamente; il ragazzo aveva un bel cazzo largo, più del mio e io pensai al culo ancora vergine di mia moglie. Subito si insinuò l’idea di farla inculare. Ci eravamo sempre detti che io non ci sarei mai riuscito perché non sarei stato capace di farle male e che lo avremmo fatto fare ad un altro uomo.

Era la serata giusta ma l’auto non era il posto certamente il più adatto.

Allora dissi: “Rivestitevi, si va in Hotel”.

Chiara non disse nulla, era d’accordo. Giacomo era talmente nelle nuvole che sarebbe venuto anche all’inferno con noi.

Cercai il più bell’hotel di Capalbio, sauna, piscina. Prendemmo due camere. Dissi a Giacomo di fare una bella doccia, altrettanto avremmo fatto noi, e di raggiungerci.

Mentre aspettavamo chiesi a mia moglie se il ragazzo le piacesse e lei rispose che sì, era carino, poi ridendo “ma mi piace più il suo cazzo; è bello largo, più del tuo”.

Le dissi che andava bene e che non me ne dispiacevo, volevo solo che lei godesse il più possibile; il suo piacere era il mio, a patto che fossi io a permetterglielo di usufruirne.

Il ragazzo arrivò, noi due eravamo già a letto, lei tutta nuda io no; io non avrei partecipato, almeno all’inizio, se non accarezzandola e baciandola, non di più.

Giacomo si spogliò e aveva già il cazzo duro, lei lo prese nella mano e lo accarezzò per poi baciarlo dalla punta fino ai testicoli; lo leccò a lungo, risalì piano fino alla bocca per poi ridiscendere veloce sull’uccello che sembrava pulsare dall’emozione e dalla eccitazione. Lo stese di spalle sul letto per rifargli un pompino, piegata in avanti; allora io da dietro presi a leccarle la fica e il buchetto del bellissimo culo. Chiara era tutto un gemito, ma stava attenta a non esagerare col pompino, non voleva che il ragazzo godesse di nuovo prima di essersi infilata il cazzo nella fica.

Si girò verso di me come a chiedermi il permesso definitivo, poi gli salì a cavalcioni sulla pancia e con un sospiro aiutò Giacomo a penetrarla. Io le baciavo il collo. Poi mi allontanai per guardala meglio mentre cavalcava su un cazzo diverso dal mio. Giacomo le stringeva i seni, i capezzoli sembravano spiccare il volo.

Poi si chino su di lui, cavalcando e baciandogli la bocca, In questo modo il suo culo si offrì al mio sguardo e non solo. Mi stesi dietro di lei e presi a leccarle culo e fica. Le spingevo la mia bocca il più possibile dentro le grandi labbra e ovviamente sentii il cazzo che mi strusciava sopra la punta della lingua . MI fermai un attimo, non capendo che effetto mi facesse, poi non ci pensai più e mi rituffai nella fica e nel buchetto del culo di mia moglie che sentiva cazzo e lingua contemporaneamente strusciarla.

Era tutto bellissimo per tutti. Speravo che Chiara godesse prima del ragazzo e così fu, fortunatamente. Gettò un grido che sembrava di dolore e spinse ancora di più la sua lingua nella bocca di Giacomo. Così facendo il cazzo uscì dalla sua fica e io me lo ritrovai sulla punta delle labbra. Senza pensarci lo leccai, volevo sentire che sapore avesse, sapeva di fica! MI piaceva, ma lo lasciai subito.

Mi misi seduto appoggiato alla spalliera del letto e tirai mia moglie, che sembrava svenuta su di me, con la faccia sul mio petto, a pancia in giù con il culo oscenamente offerto allo sguardo di Giacomo che si era messo in ginocchio dietro di lei.

Le dissi che stava guardando incantato il suo culo e lei aprì le gambe, sollevando il bacino per mostrargli il più possibile.

Le accarezzavi piano la testa e dissi a Giacomo di baciarla e leccarla ovunque. Lui non si fece pregare e infilò la faccia nelle sue natiche e lei ricominciò a gemere, nonostante lui fosse troppo frettoloso, brusco, troppo eccitato, non sapeva muoversi con la calma necessaria a equilibrare momenti più frenetici. Era tutta una corsa.

Comunque questa inesperienza non inficiò per niente l’eccitazione di mia moglie, era finalmente in una situazione di cui avevamo tanto fantasticato contribuendo a rendere più arrapanti ancora i nostri amplessi.

MI chinai su di lei e le dissi “vuoi dargli il culo?” Lei per un attimo trasalì, mi guardò e sembrava bloccata tra desiderio e paura.

“Mi farà male? il suo cazzo è troppo largo”

“Forse un po’ all’inizio, poi ti piacerà e dopo, mentre lui ti incula io ti scopo: prenderai due cazzi insieme, lo hai sempre desiderato.”

I suoi occhi si fecero ancora più liquidi, era bellissima e oscena, spettinata, arrapata, non rispose ma la sua faccia diceva più di un sì.

Prima di salire in camera mi ero fatto dare dalla cucina del burro (avevo chiesto anche panini, per non dare nell’occhio, ovviamente). Lo tirai fuori dal cassetto accanto e lo diedi a Giacomo. Mi guardò senza capire, davvero un tantino ingenuo: Chiara lo guardò e sorrise addirittura con tenerezza. Fu lei a rigirarsi a pancia in giù, a inarcare il più possibile il culo e a indicare col dito il suo buchetto.

Io guardai Giacomo facendo con la testa il gesto “vai”. E il ragazzo finalmente capì e cominciò piano a spalmare tra le gambe, gli indicai di riempirsene un dito e di infilarlo nel buchetto, per oliarlo il più possibile. Lo fece e lei, a sentirsi un dito entrare tutto nel culo, senza sentire dolore mi guardò sospirando di piacere e tranquillizzata.

A questo punto avvicinai la sua testa al mio petto e l’accarezzai tutta, viso, spalle, braccia mentre Giacomo tenendo il suo cazzo con una mano lo indirizzo tra le chiappe della mia donna. Io gli dissi sottovoce di fare piano “poggia sulla punta del tuo cazzo sul buchetto, ora piano pianissimo spingi un po’” lo telecomandavo e lui obbediva; “ora entra con la lingua e preparala”. Lo fece.

Intanto continuavo ad accarezzare Chiara che sospirava e mugolava piano.

“Rimetti il cazzo sul suo buco e spingi un poco; fai entrare tutta la cappella”

La sentii saltare, trasalire ma resistette e io le dissi “amore, tra un secondo ti impalerà tutto il cazzo nel culo; qualsiasi cosa tu senti ti passerà in un secondo e poi avrai solo piacere”. Lei sospirò ancora:

“Ora gli dirò di infilartelo tutto, tu intano guardami negli occhi” io volevo vedere il suo viso mentre per la prima volta un cazzo grosso ed estraneo prendeva l’unica verginità che le era rimasta.

Giacomo spinse forte, tutto il cazzo entrò, lei urlò e chiuse gli occhi.

Dissi a Giacomo “ora stai fermo e tra un po’ muoviti lentamente, piano piano” così fece e io risolleva il volto di Chiara verso di me, sussurrandole “amore mio, questo è il mio regalo per te; ci siamo solo noi due, nessun altro, noi due e un cazzo che non conosci ma che ti piace e ti farà godere”.

Lei si illanguidì e piano piano, in uno con il movimento di Giacomo che in effetti fu bravo, cominciò a gemere di piacere.

Le chiesi “vuoi che ti scopi? Vuoi sentire due cazzi dentro di te”. Mi guardò e rispose “no, ora voglio solo questo, voglio solo il cazzo di Giacomo nel culo”

“Ok” dissi io e mi stesi lungo accanto a lei, viso contro viso, per baciarla; e lei disse “così mi piace di più amore mio, stai vicino a me, baciami, accarezzami dolcemente, teneramente, ma non voglio il tuo cazzo; ti amo tanto”.

Ecco il punto bellissimo era proprio questo, godeva con un altro cazzo ma voleva il mio amore.

Giacomo cominciò a spingere sempre più forte, lei aveva sempre più piacere, io la bacia, poi improvvisamente lei mi baciò con tutta la sua forza nella bocca; la sua lingua sembrava volesse mangiarmi e, mentre mi baciava, le arrivò un orgasmo potentissimo, sembrava non finire mai, urlò e a quell’urlo seguì quello di Giacomo che godette nel suo culo cadendole poi addosso come fosse morto.

Lo spinsi via e abbracciai mia moglie, lei ricambiò con tenerezza, ma stette un po’ immobile per uscire da quello stato di piacere che l’aveva annichilita. Si riprese e ci abbracciammo ancora più teneramente. Aveva dimenticato del tutto la presenza di Giacomo, al qual feci cenno di rialzarsi.

Lui era a postissimo. Aveva goduto due volte in nemmeno due ore con una donna che in condizioni normali non poteva nemmeno sognarsi. Era felice e appagato.

Ci riprendemmo tutti e lei si accorse di nuovo della sua presenza; gli sorrise e lo abbracciò teneramente baciandolo sulle guance; “grazie Giacomo, sei stato un amore” Lui manco rispose ma, si vedeva, era emozionato. La cosa ci piacque, ci sembrò un bravo ragazzo che era incappato in una serata fortunata.

Io gli dissi di non preoccuparsi di nulla del conto, anzi se avesse voluto gli avrei pagato anche un giorno in più di permanenza, vitto, sauna, tutto compreso, E che se avesse voluto avrebbe potuto invitare anche la sua ragazza. Lui ringraziò ma non aveva una ragazza da invitare. Avrebbe potuto chiamare un amico.

Chiara mi guardò furbetta e sorridendo, io lasciai stare. Salutai Giacomo e gli confermai che avrei pagato un altro giorno per due. Noi saremmo andati via.

Così fu. Tornando a casa non commentammo granché, sapevamo che lo avremmo fatto a sera, infilandoci nel nostro letto e facendo l’amore.

Dopo un po’, con la solita aria furbetta, lei mi fa “però Giacomo ha chiamato un amico; chissà che tipo è” e scoppia in una grande risata!

Come si dice “l’appetito vien mangiando”.
scritto il
2024-09-04
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