Colpi di spugna
di
Scribacchina_per_caso
genere
masturbazione
Ero distrutta, non bastava che al mio capo non riportassero dei conti di bilancio, che subito si era messo a scaricare le sue frustrazioni su di me dicendomene di ogni. Mentre tornavo a casa mi aveva investito in pieno il classico occhiolino di un’autista str….ehm maleducato che sfrecciando sulla strada incurante di chi avesse in torno, aveva colpito senza alcuna pietà un’enorme pozzanghera proprio mentre era di fronte a me.
“Finalmente a casa!” pensai poggiando la borsetta sul comò di fronte all’ingresso
Ero lì in piedi davanti al mio uscio: bagnata da capo a piedi d’acqua salmastra e con i brividi freddo mi facevano battere forte i denti insieme a tutta la mandibola.
“Per una volta che ero riuscita a fare una piega decente” pensai di fronte lo specchio del bagno. Senza pensarci ancora troppo, aprii il rubinetto della vasca al massimo, lasciando che si riempisse fino all’orlo. Nel frattempo, slacciai uno a uno i bottoni della camicetta, la mia preferita. Verde come i prati in estate con tutte margherite sul colletto e sui polsini. L’avevo adorata fin da subito, da quando la vidi in sconto sul manichino dei grandi magazzini. La tolsi in un sol colpo facendola cadere a terra con un piccolo tonfo, tanto era fradicia. I Brividi di freddo si trasformarono di botto in sussulti. Sfilai le Sneckers zuppe di acqua putrida, sfregando i talloni uno contro l’altro. Tolsi anche i jeans, con una certa difficoltà visto che la stoffa aveva aderito alla pelle come della guaina. Slegai i capelli, la mattina li avevo raccolti in una coda di cavallo, in quel momento riflessa nello specchio ombrato dall’umidità, ma in quel momento somigliava più a uno scopino del bagno. I capelli scivolarono giù senza più alcun impedimento, dritti tra le fossette di venere, solleticandomi un po’. Con una mano sola e un fulmineo scatto dita della mano destra, staccai i gancetti del reggiseno, frutto di anni di esperienza. Devo ammettere che quel pizzo nero e l’imbottitura quel tanto che bastava a nascondere il volume dei capezzoli lontano da occhi indiscreti mi facevano un decolté da urlo. Mi voltai verso la vasca e immergendo la mano per controllare che l’acqua fosse calda al punto giusto. “È perfetta” pensai soddisfatta, proprio come la voglio io. Ultimo step… versai dentro una razione esagerata di bagnoschiuma al lime e menta, mentre ancora l’acqua stava uscendo dal rubinetto. Adoravo la schiuma e il profumo delicato e pungente allo stesso tempo che quel docciaschiuma sprigionava saturando la stanza. Una volta pronto il mio rituale pre-doccia chiusi il rubinetto arrestando di colpo il fragore della piccola cascata d’acqua che ne sgorgava. Stavo per immergermi completamente quando mi accorsi che avevo ancora addosso il tanga. Sbuffai.
“Brava cocca, volevi lavare anche le mutandine insieme a te?”
Scossi la testa e feci un passo indietro ritornando a poggiare di nuovo i piedi a terra sul tappetino ruvido e lo sfilai lasciandolo scivolare lungo le gambe, fino a terra per poi entrare con un piede e poi con l’altro tra la schiuma, nel tanto desiderato bagno serale.
“Che goduria!” e in un attimo mi rilassai, tutto lo stress, le frustrazioni della giornata e il mio capo erano rimaste dall’altra parte dell’orlo della vasca.
La pelle infreddolita venne avvolta da una coltre di calore profumato. Presi la morbida spugna dal bordo allungando il braccio dietro la testa, iniziai dalle braccia insaponando bene ogni centimetro, più e più volte con accuratezza chirurgica. Solo dopo mi occupai dei piedi, erano ancora congelati. Poi risalii verso il ventre e verso i seni. Non ero mai stata una tipa prosperosa, avevo le mie piccole e dignitose curve nei punti giusti, niente di più, per cui anche questa operazione occupò un lasso di tempo troppo corto per farmi sentire soddisfatta. Mentre mi insaponavo, qualcosa nel cervello scattò come il fuoco che divampa. Un piccola scintilla, mi infiammò fin dentro le viscere. Come il bisogno imminente di qualcosa, di una coccola per il corpo che prese prepotente possesso del mio corpo. Un pensiero frivolo che mi solleticava la parte posteriore del cervello come farebbe il gocciolio di un rubinetto rotto, ma tanto potente da percorrere il mio corpo fin dentro le mie cosce, un battito sottopelle che mi agitava.
D’un tratto si materializzò davanti ai miei occhi Tommy, il metronotte biondo e muscoloso che abita al quarto piano, un ragazzone di qualche anno più grande di me, bello come il sole. Era nudo di fronte a me nella vasca, seduto con il viso poggiato sulle mie ginocchia ancora chiuse su se stesse. Cercai di visualizzare i suoi occhi nocciola che mi guardavano mentre il succo della mia passione scivolava via veloce come una cascata. Afferrai la spugna ancora insaponata e la portai in mezzo le gambe, Tommy come se avesse inteso al volo le mie intenzioni lascive, allargò con le sue mani nodose da uomo, di colpo le mie gambe, lasciandosi scivolare proprio lì, esattamente dove volevo, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo. La sua lingua cercava leggera il mio clitoride leccandolo con affondi decisi, mentre le sue forti mani mi tenevano ferme le cosce. Mi ritrovai ad allargare le gambe il più possibile ammaliata di quel sogno onirico, facendo strabordare l’acqua dall’orlo della vasca fin sul pavimento. Ormai pensavo solo alla sua lingua che mi bagnava, e le sue dita che entravano frenetiche in me mentre passavo la spugna sul clitoride. La goduria mi fece aggrottare la fronte e socchiudere la bocca, tanto che non riuscii a trattenere un gemito soffocato fra i denti. Lo sentivo, stava per arrivare, purtroppo molto prima del previsto. Cercai di rallentare per posticipare l’inevitabile, ma Tommy non era affatto d’accordo e continuando ad occuparsi del mio piacere con tutto il vigore che la mia mente riuscisse a immaginare, mi portò al limite contro la mia volontà. Guidata dalla lussuria impugnai ancora più forte la spugna e sfregai con più decisione il clitoride, penetrandomi contemporaneamente con le dita dell’altra mano. Un ventaglio di colori si aprirono ai miei occhi: viola, verde, giallo, arancione, fino a rosso vivo, il culmine del colore.. Tutti i muscoli del mio corpo di irrigidirono di colpo facendomi piegare la testa all’indietro, distendere le gambe, ero senza fiato. Il mio corpo urlava tutto il piacere che provavo e io con lui. D’un tratto tutto cambiò, tutti i problemi della vita per un attimo sparirono e lo stress fu solo un lontano ricordo. Riaprii gli occhi e purtroppo anche l’immagine del mio metronotte preferito era sparita nel tepore dell’acqua. Ero davvero rilassata, ormai i suoi occhi e la sua lingua non mi servivano più. Pensai a lui ancora per una volta mentre toglievo il tappo dal fondo della vasca e mi facevo avvolgere dal mio accappatoio morbido uscendo dalla vasca.
“Finalmente a casa!” pensai poggiando la borsetta sul comò di fronte all’ingresso
Ero lì in piedi davanti al mio uscio: bagnata da capo a piedi d’acqua salmastra e con i brividi freddo mi facevano battere forte i denti insieme a tutta la mandibola.
“Per una volta che ero riuscita a fare una piega decente” pensai di fronte lo specchio del bagno. Senza pensarci ancora troppo, aprii il rubinetto della vasca al massimo, lasciando che si riempisse fino all’orlo. Nel frattempo, slacciai uno a uno i bottoni della camicetta, la mia preferita. Verde come i prati in estate con tutte margherite sul colletto e sui polsini. L’avevo adorata fin da subito, da quando la vidi in sconto sul manichino dei grandi magazzini. La tolsi in un sol colpo facendola cadere a terra con un piccolo tonfo, tanto era fradicia. I Brividi di freddo si trasformarono di botto in sussulti. Sfilai le Sneckers zuppe di acqua putrida, sfregando i talloni uno contro l’altro. Tolsi anche i jeans, con una certa difficoltà visto che la stoffa aveva aderito alla pelle come della guaina. Slegai i capelli, la mattina li avevo raccolti in una coda di cavallo, in quel momento riflessa nello specchio ombrato dall’umidità, ma in quel momento somigliava più a uno scopino del bagno. I capelli scivolarono giù senza più alcun impedimento, dritti tra le fossette di venere, solleticandomi un po’. Con una mano sola e un fulmineo scatto dita della mano destra, staccai i gancetti del reggiseno, frutto di anni di esperienza. Devo ammettere che quel pizzo nero e l’imbottitura quel tanto che bastava a nascondere il volume dei capezzoli lontano da occhi indiscreti mi facevano un decolté da urlo. Mi voltai verso la vasca e immergendo la mano per controllare che l’acqua fosse calda al punto giusto. “È perfetta” pensai soddisfatta, proprio come la voglio io. Ultimo step… versai dentro una razione esagerata di bagnoschiuma al lime e menta, mentre ancora l’acqua stava uscendo dal rubinetto. Adoravo la schiuma e il profumo delicato e pungente allo stesso tempo che quel docciaschiuma sprigionava saturando la stanza. Una volta pronto il mio rituale pre-doccia chiusi il rubinetto arrestando di colpo il fragore della piccola cascata d’acqua che ne sgorgava. Stavo per immergermi completamente quando mi accorsi che avevo ancora addosso il tanga. Sbuffai.
“Brava cocca, volevi lavare anche le mutandine insieme a te?”
Scossi la testa e feci un passo indietro ritornando a poggiare di nuovo i piedi a terra sul tappetino ruvido e lo sfilai lasciandolo scivolare lungo le gambe, fino a terra per poi entrare con un piede e poi con l’altro tra la schiuma, nel tanto desiderato bagno serale.
“Che goduria!” e in un attimo mi rilassai, tutto lo stress, le frustrazioni della giornata e il mio capo erano rimaste dall’altra parte dell’orlo della vasca.
La pelle infreddolita venne avvolta da una coltre di calore profumato. Presi la morbida spugna dal bordo allungando il braccio dietro la testa, iniziai dalle braccia insaponando bene ogni centimetro, più e più volte con accuratezza chirurgica. Solo dopo mi occupai dei piedi, erano ancora congelati. Poi risalii verso il ventre e verso i seni. Non ero mai stata una tipa prosperosa, avevo le mie piccole e dignitose curve nei punti giusti, niente di più, per cui anche questa operazione occupò un lasso di tempo troppo corto per farmi sentire soddisfatta. Mentre mi insaponavo, qualcosa nel cervello scattò come il fuoco che divampa. Un piccola scintilla, mi infiammò fin dentro le viscere. Come il bisogno imminente di qualcosa, di una coccola per il corpo che prese prepotente possesso del mio corpo. Un pensiero frivolo che mi solleticava la parte posteriore del cervello come farebbe il gocciolio di un rubinetto rotto, ma tanto potente da percorrere il mio corpo fin dentro le mie cosce, un battito sottopelle che mi agitava.
D’un tratto si materializzò davanti ai miei occhi Tommy, il metronotte biondo e muscoloso che abita al quarto piano, un ragazzone di qualche anno più grande di me, bello come il sole. Era nudo di fronte a me nella vasca, seduto con il viso poggiato sulle mie ginocchia ancora chiuse su se stesse. Cercai di visualizzare i suoi occhi nocciola che mi guardavano mentre il succo della mia passione scivolava via veloce come una cascata. Afferrai la spugna ancora insaponata e la portai in mezzo le gambe, Tommy come se avesse inteso al volo le mie intenzioni lascive, allargò con le sue mani nodose da uomo, di colpo le mie gambe, lasciandosi scivolare proprio lì, esattamente dove volevo, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo. La sua lingua cercava leggera il mio clitoride leccandolo con affondi decisi, mentre le sue forti mani mi tenevano ferme le cosce. Mi ritrovai ad allargare le gambe il più possibile ammaliata di quel sogno onirico, facendo strabordare l’acqua dall’orlo della vasca fin sul pavimento. Ormai pensavo solo alla sua lingua che mi bagnava, e le sue dita che entravano frenetiche in me mentre passavo la spugna sul clitoride. La goduria mi fece aggrottare la fronte e socchiudere la bocca, tanto che non riuscii a trattenere un gemito soffocato fra i denti. Lo sentivo, stava per arrivare, purtroppo molto prima del previsto. Cercai di rallentare per posticipare l’inevitabile, ma Tommy non era affatto d’accordo e continuando ad occuparsi del mio piacere con tutto il vigore che la mia mente riuscisse a immaginare, mi portò al limite contro la mia volontà. Guidata dalla lussuria impugnai ancora più forte la spugna e sfregai con più decisione il clitoride, penetrandomi contemporaneamente con le dita dell’altra mano. Un ventaglio di colori si aprirono ai miei occhi: viola, verde, giallo, arancione, fino a rosso vivo, il culmine del colore.. Tutti i muscoli del mio corpo di irrigidirono di colpo facendomi piegare la testa all’indietro, distendere le gambe, ero senza fiato. Il mio corpo urlava tutto il piacere che provavo e io con lui. D’un tratto tutto cambiò, tutti i problemi della vita per un attimo sparirono e lo stress fu solo un lontano ricordo. Riaprii gli occhi e purtroppo anche l’immagine del mio metronotte preferito era sparita nel tepore dell’acqua. Ero davvero rilassata, ormai i suoi occhi e la sua lingua non mi servivano più. Pensai a lui ancora per una volta mentre toglievo il tappo dal fondo della vasca e mi facevo avvolgere dal mio accappatoio morbido uscendo dalla vasca.
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