La gnoccolona bionda incontrata ad un simposio noioso sui buchi neri
di
Vandal
genere
etero
La gnoccolona bionda incontrata ad un simposio noioso sui buchi neri
Conferenza sui buchi neri. Palle. Poteva mai capitare una conferenza su qualcosa che si mangia? O qualche stronzata nerd? Tre mesi prima c’era un cine com sui film ignoranti anni 80: quelli di arti marziali con la Rothrock, Chuck Norris o Van Damme.
Ora, buchi neri con tutto il loro fascino. Mah? Fascino? Che fascino deve avere un buco nero? Una stella implosa nel Cosmo che assorbe ogni forma di luce,di cose, o persone. Ci saranno persone lassù? Mah..
Palle.
Un cameriere mi passa vicino con un vassoio pieno di calici di spumante. Via, ne agguanto uno al volo. Non si beve in servizio ma che cazzo me ne frega..
Dieci minuti dopo, un altro vassoio, un altro bicchiere. Finisce che mi ubriaco, o peggio. Come era successo ad un mio collega che, alla fine di non so quanti calici, era talmente imbarcato che si è messo a pisciare nella felce gigante della hall, davanti ai rappresentanti del Felletto.
In astrofisica un buco nero è un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire né la materia, né la radiazione elettromagnetica, ovvero, da un punto di vista relativistico, una regione dello spaziotempo con una curvatura talmente grande che nulla dal suo interno può uscirne, nemmeno la luce[3] essendo la velocità di fuga superiore a c…
Cazzo, mi stavo abbioccando in piede come un cavallo. Sul podio c’è un vecchio, si regge a malapena, avrà novantenni. Curvo, con la faccia lunga e occhiali spessi da tartaruga. Lo sorregge una gnoccolona da paura, alta, slanciata, biondissima, vestita di rosso, con un vistoso scollo a V davanti, fin quasi all’ombelico. E un altrettanto scollo a V sulla schiena. Diavolo d’un diavolo? Moglie, amante, badante?. Il mio occhio di falco coglie le sue forme sotto a quel meraviglioso vestito unico e intuisce che, sotto il vestito non ha nulla. Nella mia testa rimbalzano i poster di due film “Sotto il vestito niente” e “LA donna in rosso”. La tipa in questione sembra più Renè Simonsen che Kelly Le Brock. Gnoccame sprecato.
Mentre il vecchio continua a parlare di buchi neri ed orizzonti di eventi, la gnoccolona bionda si allontana dal palco, lasciando il vecchio scienziato ad intrattenere il pubblico.
Io sono ancora con la testa in quella immensa scollatura e immagino quanto tempo mi ci vorrebbe ad uscire da lì, se ci cadessi dentro
Uh, i bicchieri di spumante cominciano a farsi sentire. Non sono ubriaco, nemmeno brillo. Ce ne vuole a farmi uscire come un birillo. Ma ho la vescica che sembra la camera d’aria di una ruota da trattore e, mi scappa. Avverto con l’auricolare che ho un bisogno impellente e raggiungo i bagni. Due porta e nessuna indicazione. E ora?
Sbircio in una, sbircio nell’altra. Bagni identici, nessun segno rivelatore. Va beh, a caso, bagno di destra. Spazioso, marmo scuro dove ci sono i lavandini, asciugatori su un lato, pisciatoi a muro da un altro, batterie di porte per la privacy.
Me ne frego della privacy, sto per scoppiare. Corro verso il cesso a muro più vicino, slaccio, estraggo e via. Ah, sì, che meraviglia . Lo dico ad alta voce, in una fase liberatoria, quasi da orgasmo. Finisco, scrollo, tiro su la zip “Era critica loa cosa, eh?” una voce alle mie spalle
Mi giro di scatto, quasi imbarazzato. La gnoccolona bionda è di fronte a me e sta sorridendo “Uh, è sua abitudine entrare di soppiatto così, nel bagno degli uomini?”
“Veramente, è il bagno delle donne” sorride
“Come fa’ a dirlo. Non ci sono etichette fuori”
“La maniglia è rosa”
“Ah, carenza del solito disegnino uomo/donna?”
“Può darsi” dice lei
“Ecco, chiedo scusa per lo spettacolo poco gratificante. Me ne torno al noioso simposio”
“Sicurezza, vero?”
“Sì”
“Ho visto prima. Non aveva l’aria vigile e attenta”
“Beh, direi che non è il mio argomento preferito”
“Le confesso, neanche il mio. Sono qui solo per compiacenza di mio nonno”
“Ah” lo dico sollevato
“E’ così noioso?”
“Lo è stato fino ad un certo punto”
“Fino a he punto”
“Fino a che non sei arrivata tu e mi hai sballato il cervello” ecco, l’ho detto
Lei sorride “L’ho immaginato dallo sguardo che avevi”
“Quindi.. Beh, è stato un piacere..” faccio per andarmene ma lei mi sbarra il passo
“Perché non approfitti della situazione e dimostri più interesse?” la gnoccolona mi fa vedere una chiave sorridendo. La chiave della sua camera? “Chiave del bagno” si gira, apre la porta, armeggia con qualcosa che mette sul pomello, chiude la porta, si gira sorridente “Questo posto è uno specchio e ci scopi che è un piacere. Sì, l’ho già fatto in precedenza” mani agili, un unico movimento e il vestito rosso scivola a terra rivelando la sua immensa nudità. Perfetta, seni pieni e tondi, areole di un rosa delicato e una taglio perfetto tra le gambe privo di peluria
“Ok” mi spoglio velocemente, copro i tre metri che mi separano da lei. Lei, sguardo famelico, si fa abbracciare, sospingere, alzare sul ripiano di marmo scuro “Scopami forte” mi sussurra nelle orecchie
E sono dentro a forza, come un cinghiale ingrifato, incomincio a darci dentro, stantuffando, ansimando, gridando . Lo specchio manda sinistri rumori: basta anche i sette anni di disgrazia, o la sua pelle meravigliosa che si taglia come un non fachiro.
Ho il cazzo in fiamme ma non mollo “Mi brucia l’uccello”
E lei che mi scosta e si lascia cadere in ginocchio da me, afferrandolo con le sue labbra rosso fragola. E via di pompino, le dita che mi stringono le palle e le mani poggiate sul ripiano di marmo finto scuro “Vengo”
Lei si sposta, si mette a novanta “Non dentro” e io le esplodo tra le chiappe, senza penetrarla. Il liquido le si spalma sulla schiena, le cola sul culo, gocciola sul pavimento.
Lei ride, si volta e torna ad inginocchiarsi. Mi afferra l’uccello e lo ingoia così, suggendone il nettare biancastro, fino all’ultima goccia “Uh” faccio soddisfatto “Fantastico”
Lei si è ripulita in fretta, rivestita, un biglietto da visita tra le sue dita “Chiamami a questo numero” un’ultima occhiata allo specchio, apre la porta e se ne va
Dio, da non crederci. Mi affretto a ritornare, mi avranno dato per disperso.
La vecchia cariatide smette di parlare quando rientro. Anche i presenti si girano di colpo, come un solo uomo, ad osservarmi. Mi sento fuori posto, mi guardo in giro, poi guardo me stesso. Credo di avere qualche segnale rivelatore sulla cavalcata selvaggia appena fatta. Una scarica nel microfono, il caposquadra che si schiarisce la voce “Vieni all’ingresso”
Vado a cercarlo. Lo vedo a metà tra l’incazzato e l’imbarazzato “Sei un coglione”
“Ah, mi spiace per lo spumante ma,.. faccio più”
“Non è quella, idiota”
“Ah, avete saputo della mia scopata nel bagno..”
“La frequenza della tua auricolare si è agganciata, non so come,nell’impianto sonoro della Conferenza”
“Oh, non mi dire..”
“Ti dico. Cavalcata selvaggia in teleconferenza”
“Oh, per la putacchia!”
“Ti sei scopato la moglie del professor Cirini”
“Moglie? No, è la nipote”
“Coglione due volte. E’ la terza moglie, sua ex segretaria, sessant’anni di differenza. Coglione. E lui ha sentito tutto. Non solo lui”
“Minkia.. Ma quanti anni ha lui?”
“Ottantotto. E lei 30”
“Alla faccia, il vecchiaccio”
“Sei licenziato”
“Ma, Dio.. No dai!”
“Non sei capace di tenerti l’uccello nei pantaloni. Vedrai il vecchio che casino tirare fuori”
Via vai di gente, accorrono, chiedono aiuto. La sirena di un’ambulanza in avvicinamento “Ma che cazzo..”
Una settimana dopo “Pronto”
“Pronto. Volevo porgerti le mie condoglianze”
“Solo quelle?”
“Beh, non vorrei approfittare di una vedova affranta”
“Non fare il coglione. L’indirizzo ce l’hai no? Ti aspetto a gambe aperte”
Beh, che dire: mi spiace per l’infarto del vecchio. Mi spiace di essere stato licenziato ma mi va bene che non ci sia stata nessuna bufera legale. Quel che più conta che, quel simposio sui buchi neri, mi ha portato un po’ di fortuna..
Conferenza sui buchi neri. Palle. Poteva mai capitare una conferenza su qualcosa che si mangia? O qualche stronzata nerd? Tre mesi prima c’era un cine com sui film ignoranti anni 80: quelli di arti marziali con la Rothrock, Chuck Norris o Van Damme.
Ora, buchi neri con tutto il loro fascino. Mah? Fascino? Che fascino deve avere un buco nero? Una stella implosa nel Cosmo che assorbe ogni forma di luce,di cose, o persone. Ci saranno persone lassù? Mah..
Palle.
Un cameriere mi passa vicino con un vassoio pieno di calici di spumante. Via, ne agguanto uno al volo. Non si beve in servizio ma che cazzo me ne frega..
Dieci minuti dopo, un altro vassoio, un altro bicchiere. Finisce che mi ubriaco, o peggio. Come era successo ad un mio collega che, alla fine di non so quanti calici, era talmente imbarcato che si è messo a pisciare nella felce gigante della hall, davanti ai rappresentanti del Felletto.
In astrofisica un buco nero è un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire né la materia, né la radiazione elettromagnetica, ovvero, da un punto di vista relativistico, una regione dello spaziotempo con una curvatura talmente grande che nulla dal suo interno può uscirne, nemmeno la luce[3] essendo la velocità di fuga superiore a c…
Cazzo, mi stavo abbioccando in piede come un cavallo. Sul podio c’è un vecchio, si regge a malapena, avrà novantenni. Curvo, con la faccia lunga e occhiali spessi da tartaruga. Lo sorregge una gnoccolona da paura, alta, slanciata, biondissima, vestita di rosso, con un vistoso scollo a V davanti, fin quasi all’ombelico. E un altrettanto scollo a V sulla schiena. Diavolo d’un diavolo? Moglie, amante, badante?. Il mio occhio di falco coglie le sue forme sotto a quel meraviglioso vestito unico e intuisce che, sotto il vestito non ha nulla. Nella mia testa rimbalzano i poster di due film “Sotto il vestito niente” e “LA donna in rosso”. La tipa in questione sembra più Renè Simonsen che Kelly Le Brock. Gnoccame sprecato.
Mentre il vecchio continua a parlare di buchi neri ed orizzonti di eventi, la gnoccolona bionda si allontana dal palco, lasciando il vecchio scienziato ad intrattenere il pubblico.
Io sono ancora con la testa in quella immensa scollatura e immagino quanto tempo mi ci vorrebbe ad uscire da lì, se ci cadessi dentro
Uh, i bicchieri di spumante cominciano a farsi sentire. Non sono ubriaco, nemmeno brillo. Ce ne vuole a farmi uscire come un birillo. Ma ho la vescica che sembra la camera d’aria di una ruota da trattore e, mi scappa. Avverto con l’auricolare che ho un bisogno impellente e raggiungo i bagni. Due porta e nessuna indicazione. E ora?
Sbircio in una, sbircio nell’altra. Bagni identici, nessun segno rivelatore. Va beh, a caso, bagno di destra. Spazioso, marmo scuro dove ci sono i lavandini, asciugatori su un lato, pisciatoi a muro da un altro, batterie di porte per la privacy.
Me ne frego della privacy, sto per scoppiare. Corro verso il cesso a muro più vicino, slaccio, estraggo e via. Ah, sì, che meraviglia . Lo dico ad alta voce, in una fase liberatoria, quasi da orgasmo. Finisco, scrollo, tiro su la zip “Era critica loa cosa, eh?” una voce alle mie spalle
Mi giro di scatto, quasi imbarazzato. La gnoccolona bionda è di fronte a me e sta sorridendo “Uh, è sua abitudine entrare di soppiatto così, nel bagno degli uomini?”
“Veramente, è il bagno delle donne” sorride
“Come fa’ a dirlo. Non ci sono etichette fuori”
“La maniglia è rosa”
“Ah, carenza del solito disegnino uomo/donna?”
“Può darsi” dice lei
“Ecco, chiedo scusa per lo spettacolo poco gratificante. Me ne torno al noioso simposio”
“Sicurezza, vero?”
“Sì”
“Ho visto prima. Non aveva l’aria vigile e attenta”
“Beh, direi che non è il mio argomento preferito”
“Le confesso, neanche il mio. Sono qui solo per compiacenza di mio nonno”
“Ah” lo dico sollevato
“E’ così noioso?”
“Lo è stato fino ad un certo punto”
“Fino a he punto”
“Fino a che non sei arrivata tu e mi hai sballato il cervello” ecco, l’ho detto
Lei sorride “L’ho immaginato dallo sguardo che avevi”
“Quindi.. Beh, è stato un piacere..” faccio per andarmene ma lei mi sbarra il passo
“Perché non approfitti della situazione e dimostri più interesse?” la gnoccolona mi fa vedere una chiave sorridendo. La chiave della sua camera? “Chiave del bagno” si gira, apre la porta, armeggia con qualcosa che mette sul pomello, chiude la porta, si gira sorridente “Questo posto è uno specchio e ci scopi che è un piacere. Sì, l’ho già fatto in precedenza” mani agili, un unico movimento e il vestito rosso scivola a terra rivelando la sua immensa nudità. Perfetta, seni pieni e tondi, areole di un rosa delicato e una taglio perfetto tra le gambe privo di peluria
“Ok” mi spoglio velocemente, copro i tre metri che mi separano da lei. Lei, sguardo famelico, si fa abbracciare, sospingere, alzare sul ripiano di marmo scuro “Scopami forte” mi sussurra nelle orecchie
E sono dentro a forza, come un cinghiale ingrifato, incomincio a darci dentro, stantuffando, ansimando, gridando . Lo specchio manda sinistri rumori: basta anche i sette anni di disgrazia, o la sua pelle meravigliosa che si taglia come un non fachiro.
Ho il cazzo in fiamme ma non mollo “Mi brucia l’uccello”
E lei che mi scosta e si lascia cadere in ginocchio da me, afferrandolo con le sue labbra rosso fragola. E via di pompino, le dita che mi stringono le palle e le mani poggiate sul ripiano di marmo finto scuro “Vengo”
Lei si sposta, si mette a novanta “Non dentro” e io le esplodo tra le chiappe, senza penetrarla. Il liquido le si spalma sulla schiena, le cola sul culo, gocciola sul pavimento.
Lei ride, si volta e torna ad inginocchiarsi. Mi afferra l’uccello e lo ingoia così, suggendone il nettare biancastro, fino all’ultima goccia “Uh” faccio soddisfatto “Fantastico”
Lei si è ripulita in fretta, rivestita, un biglietto da visita tra le sue dita “Chiamami a questo numero” un’ultima occhiata allo specchio, apre la porta e se ne va
Dio, da non crederci. Mi affretto a ritornare, mi avranno dato per disperso.
La vecchia cariatide smette di parlare quando rientro. Anche i presenti si girano di colpo, come un solo uomo, ad osservarmi. Mi sento fuori posto, mi guardo in giro, poi guardo me stesso. Credo di avere qualche segnale rivelatore sulla cavalcata selvaggia appena fatta. Una scarica nel microfono, il caposquadra che si schiarisce la voce “Vieni all’ingresso”
Vado a cercarlo. Lo vedo a metà tra l’incazzato e l’imbarazzato “Sei un coglione”
“Ah, mi spiace per lo spumante ma,.. faccio più”
“Non è quella, idiota”
“Ah, avete saputo della mia scopata nel bagno..”
“La frequenza della tua auricolare si è agganciata, non so come,nell’impianto sonoro della Conferenza”
“Oh, non mi dire..”
“Ti dico. Cavalcata selvaggia in teleconferenza”
“Oh, per la putacchia!”
“Ti sei scopato la moglie del professor Cirini”
“Moglie? No, è la nipote”
“Coglione due volte. E’ la terza moglie, sua ex segretaria, sessant’anni di differenza. Coglione. E lui ha sentito tutto. Non solo lui”
“Minkia.. Ma quanti anni ha lui?”
“Ottantotto. E lei 30”
“Alla faccia, il vecchiaccio”
“Sei licenziato”
“Ma, Dio.. No dai!”
“Non sei capace di tenerti l’uccello nei pantaloni. Vedrai il vecchio che casino tirare fuori”
Via vai di gente, accorrono, chiedono aiuto. La sirena di un’ambulanza in avvicinamento “Ma che cazzo..”
Una settimana dopo “Pronto”
“Pronto. Volevo porgerti le mie condoglianze”
“Solo quelle?”
“Beh, non vorrei approfittare di una vedova affranta”
“Non fare il coglione. L’indirizzo ce l’hai no? Ti aspetto a gambe aperte”
Beh, che dire: mi spiace per l’infarto del vecchio. Mi spiace di essere stato licenziato ma mi va bene che non ci sia stata nessuna bufera legale. Quel che più conta che, quel simposio sui buchi neri, mi ha portato un po’ di fortuna..
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