Francesca 2 - la cena di lavoro
di
magicovento
genere
etero
L’ambiente dell’ufficio dopo i fatti con il sig. Broggi è diventato un po’ pesante.
Fabrizio ha un muso lungo e anche a casa a stento mi rivolge la parola.
Io da parte mia non faccio nulla per alleggerire l’atmosfera. Alla fine è lui che ha accettato la transazione in natura. L’unico che gira sempre con il sorriso sulle labbra è Gianluca, ma non si azzarda a dire una mezza parola.
Il sig. Broggi ha lasciato lo studio con la comunicazione che avrebbe fatto presto avere sue notizie.
Le quali non sono tardate ad arrivare.
“Avvocato ho al telefono il sig. Broggi che cerca di lei, glielo posso passare?”
“Certo Elena passa pure la chiamata.”
Al solo sentire il suo nome la mia passera ha un sussulto….
“Buongiorno sig. Broggi, in cosa posso aiutarla?”
“Buongiorno Avvocato ma non si era detto di darci del tu?”
“Ah è vero scusami Marco.”
“Ok. Così mi sento di più a mio agio. Sono all’estero per lavoro ma dobbiamo incontrarci perchè ti devo illustrare le strategie e le politiche della mia azienda in modo che tu possa prepararti ad affrontare i problemi che potrebbero nascere.”
“Perfetto Marco, dimmi quando potresti”
“Guarda io rientro in Italia domani nel tardo pomeriggio e riparto dopodomani per Dubai.
Se vuoi possiamo fare una cena di lavoro domani sera alle 20. Ti può andare bene?”
“Si domani sera non ho impegni.”
“Perfetto. Dammi l’indirizzo che mando una macchina a prenderti per quell’ora.”
“Grazie, l’indirizzo è………..”
“Benissimo a domani”
“A domani”
L’idea di una cena di lavoro con l’ormai di famiglia Marco mi rende eccitata.
Ho ancora vivo il ricordo della “punizione” a cui ho dovuto sottostare e l’idea dei suoi baci sulla mia patatina me la rende umida ed eccitata istantaneamente.
Metto a conoscenza della cena i miei due soci.
Fabrizio si rabbuia ancora di più e non proferisce parola, Gianluca intuisce l’aria pesante e annuisce sgattaiolando veloce dallo studio.
L’indomani la giornata sembra non passare mai. Il mio pensiero fisso va alla cena di quella sera.
Esco dall’ufficio alle 18 e vado a casa a lavarmi, depilarmi e vestirmi, non so perchè ma sento elettricità nell’aria, il mio intimo vorrebbe che quella cena non si fermasse solo ad un puro discorso lavorativo.
Indosso un completo in pizzo nero di classe e sopra un tubino nero con una giacca elegante.
Le calze non le metto, la temperatura è ancora insolitamente tiepida anche nella pedemontana Torino.
Sono le 20, puntuale come un’orologio svizzero suona il campanello.
“Buonasera, sono l’autista.”
“Arrivo grazie.”
La macchina è una lussuosa berlina probabilmente noleggiata apposta. Lo chaffeur mi apre lo sportello posteriore ed io mi accomodo all’interno.
Partiamo, attraversiamo la città ed imbocchiamo l’autostrada per Piacenza e usciamo in un non precisato posto. La macchina si inerpica per le colline, intuisco che siamo nelle Langhe.
Arriviamo in una specie di podere finemente illuminato e parcheggiamo davanti all’ingresso.
L’autista scende e mi apre la portiera. Scendo dall’auto e non posso che ammirare la location.
Si avvicina a me un cameriere e mi accoglie: “Avvocato Francesca le diamo il benvenuto. La stanno attendendo all’interno, prego mi segua.”
L’interno del ristorante è stupendo, di gran classe, le luci sono soffuse ed i toni attenuati.
Vedo in fondo alla non enorme sala Marco che mi attende. Si alza al mio avvicinare e mi fa un baciamano d’altri tempi.
“Buonasera Francesca, bentrovata, spero che la cena sarà di tuo gradimento”
Il suo sguardo vivo e malandrino mi colpisce come il suo sorriso aperto. Ricordo ancora cosa mi ha provocato l’ultima volta quella bocca. La mia gattina intanto comincia a fare le fusa e a farsi sentire dalla mia spina dorsale.
Mi fa accomodare e poi si siede al mio fianco.
E’ vestito in modo elegante senza dare però nell’occhio, completo grigio, camicia azzurra e cravatta gialla.
Cominciamo a parlare di lavoro, la sua voce calda e tranquilla fa vibrare le mie corde ma i suoi argomenti sono esclusivamente lavorativi, mi spiega la mission della sua azienda e in che modo io dovrei interagire ai vari livelli dei suoi collaboratori ma che comunque alla fine devo fare capo solo ed unicamente a lui. Nessuno si deve permettere di darmi ordini.
La cosa mi fa estremamente piacere e ne sono molto lusingata.
“Ma questo mi porterà via molto tempo allo studio ed i miei soci non ne saranno molto contenti”
“Francesca, vedi, questo non è ne deve essere un problema. Io sono assente molto spesso e in passato i miei collaboratori hanno creato molti problemi a livello legale. Il tuo apporto è necessario ed insostituibile ed io ti ho scelta perchè ho visto che sei una persona onesta che si fa carico delle proprie incombenze e che se commette errori lo ammette ed è disposta a pagarne le conseguenze….. hai le mutandine questa sera?”
Quest’ultima frase mi colpisce improvvisamente, ero in trance a sentire quella voce che mi stava riempiendo di complimenti e questa domanda non me la aspettavo.
“Si Marco, di solito le indosso.”
“Bene, sfilatele senza dare nell’occhio e mettimele in tasca della giacca.”
Un sussulto mi cresce nelle mie parti basse.
Faccio come mi chiede. Sento che la mia passera al contatto con l’aria comincia a respirare e la sento inumidirsi
Infilo i miei slip nella sua tasca destra.
Lui non estrema nonchalance le estrae e le annusa profondamente e delicatamente.
Quel gesto ha un effetto ulteriore sulla mia gattina.
“Come immaginavo, un dolce profumo inebriante e la stoffa già umida. Complimenti Avvocato. Sono sempre più convinto che tu sia la persona più adatta a questo lavoro.”
Io penso di essere paonazza.
“Bene, toccati la gattina ed infilati un dito al suo interno. Poi estrailo e assaggialo.”
Non ho la forza ne la volontà di negarmi a queste richieste. Faccio come mi dice e sento che la sotto sono un lago. Me la tocco, la penetro e poi porto il mio indice bagnato alla bocca.
Ho un gusto neutro. Lui sorride, il suo sguardo è sempre più provocante.
Sposta la tovaglia che comunque copre la visuale essendo lunga fino a terra e appoggia la sua mano destra sulla mia coscia.
“Adesso però non parliamo più di lavoro, siamo qui per mangiare e rilassarci.”
Intanto la sua mano comincia a risalire e mi sposta il lembo del tubino che nel frattempo è risalito a causa della manovra di prima, continua a salire all’interno della mia coscia con un tocco delicato ed arriva a lambire le mie grandi labbra. Apro leggermente le gambe e lui mi sfiora il mio fiore delicatamente.
Arriva il cameriere a portare gli antipasti.
“Mi sono permesso di ordinare per entrambi, spero che i piatti siano di tuo gradimento.”
Dicendo questo mi penetra con un dito ed io ho un sussulto di piacere.
Il cameriere mi guarda con aria interrogativa ma poi se ne va.
“Buon appetito Francesca” ed estrae il suo dito portandoselo alla bocca e succhiandolo.
“MMMM ottimo antipasto. Sarà una cena prelibata.”
E cominciamo a mangiare.
Io sono un lago di umori. Penso che sulla sedia lascerò l’impronta della mia patata grondante.
La cena prosegue con continui toccamenti da parte di Marco al mio sesso. Ho il clito eretto e voglioso di molto di più ma lui sembra sapersi sempre fermare un attimo prima che io possa avere un godimento pieno.
Arriviamo al dolce e al caffe.
La cena volge al termine ed io sono eccitatissima dal trattamento che Marco ha riservato alla mia gattina per tutta la durata del pasto.
Paga il conto e ci dirigiamo verso l’uscita.
Noto che la macchina che mi ha portato non c’è più.
“Avvocato se non hai nulla in contrario ti riporto io.”
“Per niente Marco, anzi, felicissima.”
Una fitta nebbia è però scesa.
Saliamo in auto, una berlina elegante ma non appariscente.
Partiamo, la nebbia è veramente forte e la visuale è fortemente compromessa.
“Avvocato è un grosso problema se ci fermiamo in un hotel qui vicino? Tornare questa notte è veramente pericoloso.”
“No Marco, assolutamente, dovrò sorbirmi le rampogne del mio compagno nonchè socio ma so come tenerlo tranquillo.”
“Bene allora.”
Solo in quel momento mi ricordo che sono senza slip e che non ho assolutamente nulla per trascorrere la notte fuori.
Imposta il navigatore dopo aver cercato un hotel li vicino.
In 15 minuti arriviamo.
L’usciere ci accoglie e il parcheggiatore si prende cura dell’auto.
“Buonasera, vorremmo due camere per la notte.”
“Abbiamo solo disponibile la suite con ingresso in comune e due camere separate, Vi può andare bene?”
Mi guarda, io annuisco.
“Benissimo, avremmo però bisogno che ci forniate di alcune cose per il maquillage che la signora Vi chiederà. Non eravamo preparati a passare la notte fuori e la nebbia ci ha sorpreso”
“Nessun problema, può passare dalla nostra spa e acquistare tutto il necessario”
“Grazie, segni tutto sulla camera”
“Sicuramente”
“Avvocato vai pure alla spa e prendi quello che ti serve, io ti aspetto qui.”
E mi congeda con un altro baciamano guardandomi fisso negli occhi.
Sento il mio interno coscia umido e mi dirigo a prendere quello che mi potrà servire il mattino seguente.
Torno nella hall e ci accompagnano alla nostra suite.
E’ una cosa da sogno con una mega vasca idromassaggio nel bagno che è in comune mentre le camere sono finemente arredate con lenzuola di seta cipria.
Comincio a far scendere l’acqua nella vasca.
“Ho bisogno di un bagno caldo” dico.
“Fai pure Avvocato”.
Mi fa scegliere la camera e si appropria dell’altra.
Mi sto togliendo la giacca che sento bussare alla porta.
Apro, è lui. Dritto davanti a me. Ancora vestito ma senza la giacca. Senza farmi proferire parola mi bacia sulle labbra un bacio dolce, lungo, mi dischiude la bocca con la punta della sua lingua, non riesco e non voglio dire di no.
Ricambio il bacio.
La sua mano mi slaccia il tubino nero che scivola sul mio corpo e cade a terra, poi mi slaccia il reggiseno che finisce a terra anch’esso.
Sono nuda, con solo le scarpe.
Mi prende mi solleva, ci dirigiamo verso il bagno dove la vasca ormai si è riempita.
“Sfilati le scarpe”
Obbedisco senza obiezioni.
Delicatamente mi adagia dentro la vasca e comincia a spogliarsi.
Il suo corpo non è magro, si nota che gli anni sono passati ma quella pancetta ha un non so che di sexi.
Si sfila i boxer e rimane con il suo sesso svettante, gonfio, lucido, dalla sua punta fuoriesce liquido lubrificante. Mi si avvicina.
-
Io senza dire nulla glielo bacio e gli lecco la punta gustando i suoi umori, lo accolgo nella mia bocca mentre gli massaggio i testicoli, sento la cappella gonfia e il pulsare delle sue vene sulla mia lingua, il battito del cuore, lo lecco per tutta la sua lunghezza, lo estraggo immaginando ad un dopo.
Entra nella vasca, si mette alle mie spalle, spegne le luci dai comandi sulla vasca, accende l’idromassaggio e la cromoterapia e inizia a insaponare il mio corpo partendo dalla schiena.
Mi sembra di vivere in un’altra dimensione con quei giochi di luce che illuminano i nostri corpi.
Delicatamente mi tira a sè e sento la prepotenza del suo sesso sulla mia parte bassa della schiena.
Appoggio la mia schiena al suo petto mentre le sue mani mi insaponano i miei seni giocando con i miei capezzoli turgidi, scende sul mio ventre, sul mio ombelico e arriva alle mie grandi labbra.
Le sfiora e risale lungo l’interno delle cosce.
Ritorna sulla mia passera, delicatamente mi dischiude le labbra, con una mano sfiora il clito, con l’altra inserisce un dito nel mio sesso bagnato sia dall’acqua che dai miei umori, e comincia a masturbarmi lentamente mentre con la bocca mi bacia e mi mordicchia le orecchie e la base del collo portandomi ad un orgasmo profondo e estasiante.
Mi gira, e mi dice:
“Adesso infilatelo da sopra ma i movimenti te li do io”
Non oso controbattere, sono sopra di lui, mi struscia la verga sulla mia passera e poi me la infilo lentamente per tutta la sua lunghezza.
“Bravo Avvocato, adesso lasciati andare e segui i miei movimenti”
Comincia una serie di movimenti di bacino lentissimi e profondi che mi riempiono per tutta la mia lunghezza, sento il suo cazzo che mi tocca il mio punto g. Vorrei aumentare il ritmo ma lui mi blocca.
“No Avvocato, ti ho detto di seguire i miei movimenti”
Ricomincia lentamente, intanto il mio monte di venere e con lui il mio clito eccitato strusciano sul suo pube unendo al piacere interno anche quello esterno, non ce la faccio più, godo.
E glielo dico urlando il mio amplesso.
Lui si blocca, spinge la sua verga più in fondo che può senza darmi la possibilità di muovermi ancora.
Sono piena, sento uscire dalla mia figa umori che si diluiscono nell’acqua della vasca.
Mi accascio sopra di lui. E lui ricomincia a muoversi dentro di me.
Sempre piano, sempre in profondità, incessantemente.
Sto bene, come non sono mai stata. Mi sento rilassata ed eccitata, sento sensazioni ed emozioni che mai prima avevo provato, vengo un’altra volta, violentemente.
Mi gira di spalle senza estrarre il suo cazzo da me.
Comincio a cavalcarlo seguendo il suo ritmo. Con un dito mi sta profanando la mia rosellina posteriore.
Lo lascio fare, è tutto insaponato e sento che lo sta facendo con dolcezza..
Una nuova ondata di sensazioni mi raggiunge e con essa un altro orgasmo che mi riempie sia la passera che il mio culetto.
Sono in estasi, non riesco a proferire parola. Lui ancora non è venuto e sembra non volerlo ancora fare.
Immagino al suo seme che cresce dentro di lui e che prima o tardi mi inonderà e vengo ancora sentendo che lui mi riempie tendendo al massimo i muscoli del suo cazzo e mantenendoli fino alla fine del mio orgasmo. Sono piena di lui, mi manca solo il suo seme.
Mi toglie dalla sua verga. Ferma l’idromassaggio.
“Ok, il bagno è finito. Se vuoi possiamo andare a dormire.”
Non riesco a dire nulla. Sono completamente annullata dal piacere.
Usciamo dalla vasca. Mi asciuga ed io asciugo lui. Mi soffermo sul suo cazzo gonfio e teso.
Mi avvicina a se mi bacia in bocca.
Le nostre labbra si incontrano, le nostre lingue si cercano e i nostri denti si nutrono delle nostre carni con morsi delicati.
Ci dirigiamo in camera.
Si sdraia sul letto con il suo uccello svettante.
Mi avvicino e lo lecco, lo succhio, dalla punta continua ad uscire liquido lubrificante di cui mi disseto.
Mi fa sdraiare, si mette sopra di me, mi divarica le gambe e infila il suo sesso nel mio fino a riempirlo completamente.
Colpi dolci, colpi lenti, colpi profondi, roteando il bacino per andare a toccare il mio antro nella sua completezza.
Vengo, ancora ed ancora. Grido, ansimo, non ragiono. Una serie di orgasmi continui, non li conto più voglio solo che non finisca mai e che mi faccia sua per tutta la notte.
-
Stringo le mie gambe al suo bacino, non lo voglio far uscire, lo voglio dentro, tutto.
Sento la sua cappella tesa e gonfia che mi tocca i miei punti sensibili, sento il gradino del suo glande.
Sento che sta per esplodere.
Mi penetra la mia passera con il suo sesso, mi penetra la mia bocca con la sua lingua insolente, le nostre bocche si nutrono di noi.
Mi afferra i polsi, me li blocca con le sue mani.
Non riesco a muovermi, sento che accelera i colpi, si irrigidisce tutto il corpo, il suo uccello si tende allo spasimo e sento uno, due, cinque fiotti di seme caldo riempirmi il mio ventre.
Vengo anche io in un orgasmo devastante.
Ci accasciamo l’uno vicino all’altra, sento il suo seme colarmi lungo le gambe. Non ho le forze per ripulirmi e il sonno ci accoglie abbracciati e felici.
Mi risveglio, guardo l’orologio, sono le sei del mattino, mi giro e vedo Marco addormentato vicino a me. lo guardo, il suo corpo morbido da cinquantenne fa tenerezza.
Alzo il lenzuolo, il suo sesso sta riposando ancora impiastricciato dai nostri umori.
Mi avvicino, odoro la sua pelle, e bacio il suo glande ancora scoperto.
Il suo uccello ha un sussulto, do un altro bacio, e poi ancora e ancora.
Lo lecco, sento il sapore dei nostri umori mischiati, sono in trance. Mi piace.
Comincio a succhiarlo e a leccarlo avidamente, il cazzo si risveglia prontamente e con lui Marco.
“Buongiorno Avvocato. Abbiamo fame questa mattina?”
Mi fa mettere a 69 con la mia patata sulla sua faccia.
Sento la sua lingua che risale lungo le mie cosce a ripulirmi dei miei e dei suoi umori. Arriva al clito e lo lecca dolcemente. Inutile dire che sono abbondantemente bagnata.
Attacca la sua bocca alla mia vagina e comincia a leccare e succhiare portandomi rapidamente ad un altro orgasmo squassante. Non posso urlare, il suo sesso mi riempie la bocca e non voglio smettere di nutrirmi di quel cazzo.
Ma lui mi sposta, mi fa sedere su di lui nella posizione del loto.
Mi penetra con il suo cazzo. Lo sento dentro di me fino in fondo e il mio clito eretto sfiora il suo ventre.
Ci muoviamo ritmicamente ma lentamente, il piacere è estasiante, sembra non finire mai.
Le nostre bocche si cercano, si trovano, si mangiano, si baciano.
Scende ai miei seni e li lecca e li morde delicatamente giocando con i miei capezzoli.
Veniamo entrambi insieme in un orgasmo appagante, il suo seme mi pervade e mi riempie.
Ci baciamo dolcemente, ci alziamo e andiamo a fare una doccia.
Mi rivesto e guardo il telefono.
84 messaggi da parte di Fabrizio.
Io rispondo laconica.
“Sto arrivando. Passo da casa. Cena molto profiqua. Ottima collaborazione prevista.
Notte tranquilla. Bel posto. Camere separate. A dopo.”
Prendo la mia giacca mentre marco tiene aperta la porta. Devo passare da casa. Non mi ha restituito le mie mutande.
Durante il viaggio io sonnecchio. Arriviamo sotto il mio appartamento. Scende, Apre la portiera dell’auto e mi dice:
“Avvocato, si prepari, il mese prossimo abbiamo una conferenza importantissima di tre giorni a Vienna al palazzo delle Nazioni Unite.”
“OK sig. Broggi. Aspetto la sua convocazione.”
E entro nel portone del palazzo. Il mio ventre sta già sussultando alla sola idea, una goccia mi scende lungo l’interno coscia.
Fabrizio ha un muso lungo e anche a casa a stento mi rivolge la parola.
Io da parte mia non faccio nulla per alleggerire l’atmosfera. Alla fine è lui che ha accettato la transazione in natura. L’unico che gira sempre con il sorriso sulle labbra è Gianluca, ma non si azzarda a dire una mezza parola.
Il sig. Broggi ha lasciato lo studio con la comunicazione che avrebbe fatto presto avere sue notizie.
Le quali non sono tardate ad arrivare.
“Avvocato ho al telefono il sig. Broggi che cerca di lei, glielo posso passare?”
“Certo Elena passa pure la chiamata.”
Al solo sentire il suo nome la mia passera ha un sussulto….
“Buongiorno sig. Broggi, in cosa posso aiutarla?”
“Buongiorno Avvocato ma non si era detto di darci del tu?”
“Ah è vero scusami Marco.”
“Ok. Così mi sento di più a mio agio. Sono all’estero per lavoro ma dobbiamo incontrarci perchè ti devo illustrare le strategie e le politiche della mia azienda in modo che tu possa prepararti ad affrontare i problemi che potrebbero nascere.”
“Perfetto Marco, dimmi quando potresti”
“Guarda io rientro in Italia domani nel tardo pomeriggio e riparto dopodomani per Dubai.
Se vuoi possiamo fare una cena di lavoro domani sera alle 20. Ti può andare bene?”
“Si domani sera non ho impegni.”
“Perfetto. Dammi l’indirizzo che mando una macchina a prenderti per quell’ora.”
“Grazie, l’indirizzo è………..”
“Benissimo a domani”
“A domani”
L’idea di una cena di lavoro con l’ormai di famiglia Marco mi rende eccitata.
Ho ancora vivo il ricordo della “punizione” a cui ho dovuto sottostare e l’idea dei suoi baci sulla mia patatina me la rende umida ed eccitata istantaneamente.
Metto a conoscenza della cena i miei due soci.
Fabrizio si rabbuia ancora di più e non proferisce parola, Gianluca intuisce l’aria pesante e annuisce sgattaiolando veloce dallo studio.
L’indomani la giornata sembra non passare mai. Il mio pensiero fisso va alla cena di quella sera.
Esco dall’ufficio alle 18 e vado a casa a lavarmi, depilarmi e vestirmi, non so perchè ma sento elettricità nell’aria, il mio intimo vorrebbe che quella cena non si fermasse solo ad un puro discorso lavorativo.
Indosso un completo in pizzo nero di classe e sopra un tubino nero con una giacca elegante.
Le calze non le metto, la temperatura è ancora insolitamente tiepida anche nella pedemontana Torino.
Sono le 20, puntuale come un’orologio svizzero suona il campanello.
“Buonasera, sono l’autista.”
“Arrivo grazie.”
La macchina è una lussuosa berlina probabilmente noleggiata apposta. Lo chaffeur mi apre lo sportello posteriore ed io mi accomodo all’interno.
Partiamo, attraversiamo la città ed imbocchiamo l’autostrada per Piacenza e usciamo in un non precisato posto. La macchina si inerpica per le colline, intuisco che siamo nelle Langhe.
Arriviamo in una specie di podere finemente illuminato e parcheggiamo davanti all’ingresso.
L’autista scende e mi apre la portiera. Scendo dall’auto e non posso che ammirare la location.
Si avvicina a me un cameriere e mi accoglie: “Avvocato Francesca le diamo il benvenuto. La stanno attendendo all’interno, prego mi segua.”
L’interno del ristorante è stupendo, di gran classe, le luci sono soffuse ed i toni attenuati.
Vedo in fondo alla non enorme sala Marco che mi attende. Si alza al mio avvicinare e mi fa un baciamano d’altri tempi.
“Buonasera Francesca, bentrovata, spero che la cena sarà di tuo gradimento”
Il suo sguardo vivo e malandrino mi colpisce come il suo sorriso aperto. Ricordo ancora cosa mi ha provocato l’ultima volta quella bocca. La mia gattina intanto comincia a fare le fusa e a farsi sentire dalla mia spina dorsale.
Mi fa accomodare e poi si siede al mio fianco.
E’ vestito in modo elegante senza dare però nell’occhio, completo grigio, camicia azzurra e cravatta gialla.
Cominciamo a parlare di lavoro, la sua voce calda e tranquilla fa vibrare le mie corde ma i suoi argomenti sono esclusivamente lavorativi, mi spiega la mission della sua azienda e in che modo io dovrei interagire ai vari livelli dei suoi collaboratori ma che comunque alla fine devo fare capo solo ed unicamente a lui. Nessuno si deve permettere di darmi ordini.
La cosa mi fa estremamente piacere e ne sono molto lusingata.
“Ma questo mi porterà via molto tempo allo studio ed i miei soci non ne saranno molto contenti”
“Francesca, vedi, questo non è ne deve essere un problema. Io sono assente molto spesso e in passato i miei collaboratori hanno creato molti problemi a livello legale. Il tuo apporto è necessario ed insostituibile ed io ti ho scelta perchè ho visto che sei una persona onesta che si fa carico delle proprie incombenze e che se commette errori lo ammette ed è disposta a pagarne le conseguenze….. hai le mutandine questa sera?”
Quest’ultima frase mi colpisce improvvisamente, ero in trance a sentire quella voce che mi stava riempiendo di complimenti e questa domanda non me la aspettavo.
“Si Marco, di solito le indosso.”
“Bene, sfilatele senza dare nell’occhio e mettimele in tasca della giacca.”
Un sussulto mi cresce nelle mie parti basse.
Faccio come mi chiede. Sento che la mia passera al contatto con l’aria comincia a respirare e la sento inumidirsi
Infilo i miei slip nella sua tasca destra.
Lui non estrema nonchalance le estrae e le annusa profondamente e delicatamente.
Quel gesto ha un effetto ulteriore sulla mia gattina.
“Come immaginavo, un dolce profumo inebriante e la stoffa già umida. Complimenti Avvocato. Sono sempre più convinto che tu sia la persona più adatta a questo lavoro.”
Io penso di essere paonazza.
“Bene, toccati la gattina ed infilati un dito al suo interno. Poi estrailo e assaggialo.”
Non ho la forza ne la volontà di negarmi a queste richieste. Faccio come mi dice e sento che la sotto sono un lago. Me la tocco, la penetro e poi porto il mio indice bagnato alla bocca.
Ho un gusto neutro. Lui sorride, il suo sguardo è sempre più provocante.
Sposta la tovaglia che comunque copre la visuale essendo lunga fino a terra e appoggia la sua mano destra sulla mia coscia.
“Adesso però non parliamo più di lavoro, siamo qui per mangiare e rilassarci.”
Intanto la sua mano comincia a risalire e mi sposta il lembo del tubino che nel frattempo è risalito a causa della manovra di prima, continua a salire all’interno della mia coscia con un tocco delicato ed arriva a lambire le mie grandi labbra. Apro leggermente le gambe e lui mi sfiora il mio fiore delicatamente.
Arriva il cameriere a portare gli antipasti.
“Mi sono permesso di ordinare per entrambi, spero che i piatti siano di tuo gradimento.”
Dicendo questo mi penetra con un dito ed io ho un sussulto di piacere.
Il cameriere mi guarda con aria interrogativa ma poi se ne va.
“Buon appetito Francesca” ed estrae il suo dito portandoselo alla bocca e succhiandolo.
“MMMM ottimo antipasto. Sarà una cena prelibata.”
E cominciamo a mangiare.
Io sono un lago di umori. Penso che sulla sedia lascerò l’impronta della mia patata grondante.
La cena prosegue con continui toccamenti da parte di Marco al mio sesso. Ho il clito eretto e voglioso di molto di più ma lui sembra sapersi sempre fermare un attimo prima che io possa avere un godimento pieno.
Arriviamo al dolce e al caffe.
La cena volge al termine ed io sono eccitatissima dal trattamento che Marco ha riservato alla mia gattina per tutta la durata del pasto.
Paga il conto e ci dirigiamo verso l’uscita.
Noto che la macchina che mi ha portato non c’è più.
“Avvocato se non hai nulla in contrario ti riporto io.”
“Per niente Marco, anzi, felicissima.”
Una fitta nebbia è però scesa.
Saliamo in auto, una berlina elegante ma non appariscente.
Partiamo, la nebbia è veramente forte e la visuale è fortemente compromessa.
“Avvocato è un grosso problema se ci fermiamo in un hotel qui vicino? Tornare questa notte è veramente pericoloso.”
“No Marco, assolutamente, dovrò sorbirmi le rampogne del mio compagno nonchè socio ma so come tenerlo tranquillo.”
“Bene allora.”
Solo in quel momento mi ricordo che sono senza slip e che non ho assolutamente nulla per trascorrere la notte fuori.
Imposta il navigatore dopo aver cercato un hotel li vicino.
In 15 minuti arriviamo.
L’usciere ci accoglie e il parcheggiatore si prende cura dell’auto.
“Buonasera, vorremmo due camere per la notte.”
“Abbiamo solo disponibile la suite con ingresso in comune e due camere separate, Vi può andare bene?”
Mi guarda, io annuisco.
“Benissimo, avremmo però bisogno che ci forniate di alcune cose per il maquillage che la signora Vi chiederà. Non eravamo preparati a passare la notte fuori e la nebbia ci ha sorpreso”
“Nessun problema, può passare dalla nostra spa e acquistare tutto il necessario”
“Grazie, segni tutto sulla camera”
“Sicuramente”
“Avvocato vai pure alla spa e prendi quello che ti serve, io ti aspetto qui.”
E mi congeda con un altro baciamano guardandomi fisso negli occhi.
Sento il mio interno coscia umido e mi dirigo a prendere quello che mi potrà servire il mattino seguente.
Torno nella hall e ci accompagnano alla nostra suite.
E’ una cosa da sogno con una mega vasca idromassaggio nel bagno che è in comune mentre le camere sono finemente arredate con lenzuola di seta cipria.
Comincio a far scendere l’acqua nella vasca.
“Ho bisogno di un bagno caldo” dico.
“Fai pure Avvocato”.
Mi fa scegliere la camera e si appropria dell’altra.
Mi sto togliendo la giacca che sento bussare alla porta.
Apro, è lui. Dritto davanti a me. Ancora vestito ma senza la giacca. Senza farmi proferire parola mi bacia sulle labbra un bacio dolce, lungo, mi dischiude la bocca con la punta della sua lingua, non riesco e non voglio dire di no.
Ricambio il bacio.
La sua mano mi slaccia il tubino nero che scivola sul mio corpo e cade a terra, poi mi slaccia il reggiseno che finisce a terra anch’esso.
Sono nuda, con solo le scarpe.
Mi prende mi solleva, ci dirigiamo verso il bagno dove la vasca ormai si è riempita.
“Sfilati le scarpe”
Obbedisco senza obiezioni.
Delicatamente mi adagia dentro la vasca e comincia a spogliarsi.
Il suo corpo non è magro, si nota che gli anni sono passati ma quella pancetta ha un non so che di sexi.
Si sfila i boxer e rimane con il suo sesso svettante, gonfio, lucido, dalla sua punta fuoriesce liquido lubrificante. Mi si avvicina.
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Io senza dire nulla glielo bacio e gli lecco la punta gustando i suoi umori, lo accolgo nella mia bocca mentre gli massaggio i testicoli, sento la cappella gonfia e il pulsare delle sue vene sulla mia lingua, il battito del cuore, lo lecco per tutta la sua lunghezza, lo estraggo immaginando ad un dopo.
Entra nella vasca, si mette alle mie spalle, spegne le luci dai comandi sulla vasca, accende l’idromassaggio e la cromoterapia e inizia a insaponare il mio corpo partendo dalla schiena.
Mi sembra di vivere in un’altra dimensione con quei giochi di luce che illuminano i nostri corpi.
Delicatamente mi tira a sè e sento la prepotenza del suo sesso sulla mia parte bassa della schiena.
Appoggio la mia schiena al suo petto mentre le sue mani mi insaponano i miei seni giocando con i miei capezzoli turgidi, scende sul mio ventre, sul mio ombelico e arriva alle mie grandi labbra.
Le sfiora e risale lungo l’interno delle cosce.
Ritorna sulla mia passera, delicatamente mi dischiude le labbra, con una mano sfiora il clito, con l’altra inserisce un dito nel mio sesso bagnato sia dall’acqua che dai miei umori, e comincia a masturbarmi lentamente mentre con la bocca mi bacia e mi mordicchia le orecchie e la base del collo portandomi ad un orgasmo profondo e estasiante.
Mi gira, e mi dice:
“Adesso infilatelo da sopra ma i movimenti te li do io”
Non oso controbattere, sono sopra di lui, mi struscia la verga sulla mia passera e poi me la infilo lentamente per tutta la sua lunghezza.
“Bravo Avvocato, adesso lasciati andare e segui i miei movimenti”
Comincia una serie di movimenti di bacino lentissimi e profondi che mi riempiono per tutta la mia lunghezza, sento il suo cazzo che mi tocca il mio punto g. Vorrei aumentare il ritmo ma lui mi blocca.
“No Avvocato, ti ho detto di seguire i miei movimenti”
Ricomincia lentamente, intanto il mio monte di venere e con lui il mio clito eccitato strusciano sul suo pube unendo al piacere interno anche quello esterno, non ce la faccio più, godo.
E glielo dico urlando il mio amplesso.
Lui si blocca, spinge la sua verga più in fondo che può senza darmi la possibilità di muovermi ancora.
Sono piena, sento uscire dalla mia figa umori che si diluiscono nell’acqua della vasca.
Mi accascio sopra di lui. E lui ricomincia a muoversi dentro di me.
Sempre piano, sempre in profondità, incessantemente.
Sto bene, come non sono mai stata. Mi sento rilassata ed eccitata, sento sensazioni ed emozioni che mai prima avevo provato, vengo un’altra volta, violentemente.
Mi gira di spalle senza estrarre il suo cazzo da me.
Comincio a cavalcarlo seguendo il suo ritmo. Con un dito mi sta profanando la mia rosellina posteriore.
Lo lascio fare, è tutto insaponato e sento che lo sta facendo con dolcezza..
Una nuova ondata di sensazioni mi raggiunge e con essa un altro orgasmo che mi riempie sia la passera che il mio culetto.
Sono in estasi, non riesco a proferire parola. Lui ancora non è venuto e sembra non volerlo ancora fare.
Immagino al suo seme che cresce dentro di lui e che prima o tardi mi inonderà e vengo ancora sentendo che lui mi riempie tendendo al massimo i muscoli del suo cazzo e mantenendoli fino alla fine del mio orgasmo. Sono piena di lui, mi manca solo il suo seme.
Mi toglie dalla sua verga. Ferma l’idromassaggio.
“Ok, il bagno è finito. Se vuoi possiamo andare a dormire.”
Non riesco a dire nulla. Sono completamente annullata dal piacere.
Usciamo dalla vasca. Mi asciuga ed io asciugo lui. Mi soffermo sul suo cazzo gonfio e teso.
Mi avvicina a se mi bacia in bocca.
Le nostre labbra si incontrano, le nostre lingue si cercano e i nostri denti si nutrono delle nostre carni con morsi delicati.
Ci dirigiamo in camera.
Si sdraia sul letto con il suo uccello svettante.
Mi avvicino e lo lecco, lo succhio, dalla punta continua ad uscire liquido lubrificante di cui mi disseto.
Mi fa sdraiare, si mette sopra di me, mi divarica le gambe e infila il suo sesso nel mio fino a riempirlo completamente.
Colpi dolci, colpi lenti, colpi profondi, roteando il bacino per andare a toccare il mio antro nella sua completezza.
Vengo, ancora ed ancora. Grido, ansimo, non ragiono. Una serie di orgasmi continui, non li conto più voglio solo che non finisca mai e che mi faccia sua per tutta la notte.
-
Stringo le mie gambe al suo bacino, non lo voglio far uscire, lo voglio dentro, tutto.
Sento la sua cappella tesa e gonfia che mi tocca i miei punti sensibili, sento il gradino del suo glande.
Sento che sta per esplodere.
Mi penetra la mia passera con il suo sesso, mi penetra la mia bocca con la sua lingua insolente, le nostre bocche si nutrono di noi.
Mi afferra i polsi, me li blocca con le sue mani.
Non riesco a muovermi, sento che accelera i colpi, si irrigidisce tutto il corpo, il suo uccello si tende allo spasimo e sento uno, due, cinque fiotti di seme caldo riempirmi il mio ventre.
Vengo anche io in un orgasmo devastante.
Ci accasciamo l’uno vicino all’altra, sento il suo seme colarmi lungo le gambe. Non ho le forze per ripulirmi e il sonno ci accoglie abbracciati e felici.
Mi risveglio, guardo l’orologio, sono le sei del mattino, mi giro e vedo Marco addormentato vicino a me. lo guardo, il suo corpo morbido da cinquantenne fa tenerezza.
Alzo il lenzuolo, il suo sesso sta riposando ancora impiastricciato dai nostri umori.
Mi avvicino, odoro la sua pelle, e bacio il suo glande ancora scoperto.
Il suo uccello ha un sussulto, do un altro bacio, e poi ancora e ancora.
Lo lecco, sento il sapore dei nostri umori mischiati, sono in trance. Mi piace.
Comincio a succhiarlo e a leccarlo avidamente, il cazzo si risveglia prontamente e con lui Marco.
“Buongiorno Avvocato. Abbiamo fame questa mattina?”
Mi fa mettere a 69 con la mia patata sulla sua faccia.
Sento la sua lingua che risale lungo le mie cosce a ripulirmi dei miei e dei suoi umori. Arriva al clito e lo lecca dolcemente. Inutile dire che sono abbondantemente bagnata.
Attacca la sua bocca alla mia vagina e comincia a leccare e succhiare portandomi rapidamente ad un altro orgasmo squassante. Non posso urlare, il suo sesso mi riempie la bocca e non voglio smettere di nutrirmi di quel cazzo.
Ma lui mi sposta, mi fa sedere su di lui nella posizione del loto.
Mi penetra con il suo cazzo. Lo sento dentro di me fino in fondo e il mio clito eretto sfiora il suo ventre.
Ci muoviamo ritmicamente ma lentamente, il piacere è estasiante, sembra non finire mai.
Le nostre bocche si cercano, si trovano, si mangiano, si baciano.
Scende ai miei seni e li lecca e li morde delicatamente giocando con i miei capezzoli.
Veniamo entrambi insieme in un orgasmo appagante, il suo seme mi pervade e mi riempie.
Ci baciamo dolcemente, ci alziamo e andiamo a fare una doccia.
Mi rivesto e guardo il telefono.
84 messaggi da parte di Fabrizio.
Io rispondo laconica.
“Sto arrivando. Passo da casa. Cena molto profiqua. Ottima collaborazione prevista.
Notte tranquilla. Bel posto. Camere separate. A dopo.”
Prendo la mia giacca mentre marco tiene aperta la porta. Devo passare da casa. Non mi ha restituito le mie mutande.
Durante il viaggio io sonnecchio. Arriviamo sotto il mio appartamento. Scende, Apre la portiera dell’auto e mi dice:
“Avvocato, si prepari, il mese prossimo abbiamo una conferenza importantissima di tre giorni a Vienna al palazzo delle Nazioni Unite.”
“OK sig. Broggi. Aspetto la sua convocazione.”
E entro nel portone del palazzo. Il mio ventre sta già sussultando alla sola idea, una goccia mi scende lungo l’interno coscia.
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