Nel bosco, su un panchina, un ricordo
di
Vandal
genere
sentimentali
I Nel bosco, su una panchina
Mi sorprende. Vestita come se dovesse farsi una scalata in montagna e non una passeggiata tra i boschi.
Seduto su una panca di pietra, sicuro che nessuno mi avrebbe raggiunto in quell’angolo di pace, lei arriva, quasi un’apparizione, un cervo dal passo leggero.
E io, nella mia intimità, con il sesso di fuori, intento a controllare l’abrasione sulla pelle che mi sono fatto in maniera stupida, tirando su la zip troppo presto “Avresti bisogno di un po’ di ghiaccio”
E io che sussulto, fissandola con sguardo quasi ebete e l’uccello in mano.”Candice?”
“Ho io il rimedio giusto” e si siede vicino a me, afferrandolo con delicatezza e cominciando ad accarezzarlo lentamente. “Ti sono mancata?”
“Immensamente” ci baciamo. Lascio che mi masturbi. Ci baciamo intensamente nella solitudine del bosco, su quella panchina, con le sue dita che carezzano il mio sesso. E vorrei non smettesse mai “Perché rimani con questa palandrana da montagna? Toglila”
“No” mi bacia. Sa di terra e di cielo d’estate. Il mio sesso tra le sue mani continua a beneficiare del suo tocco “Continua a baciarmi. Lo vuoi?”
“Sì”
Continuiamo. Il tempo è come congelato “Ora” stacca le labbra e si abbassa. Me lo ingoia, la lingua me lo stuzzica. Le vengo in bocca. Lei si rialza, poggia una mano sulla mia spalla “Mi sono tolta una soddisfazione”
“Ti credevo in montagna dai tuoi”
“Sì, ci sono andata”
“E…”
“Non potevo lasciarti senza prima fare questo con te. Lo volevo fare fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti”
“Lasciarmi?” che vuol dire.
Mi afferra di nuovo il sesso e comincia ad accarezzarlo. Chiudo gli occhi e lascio fare. Aspetto i suoi baci ma, questa volta, non arrivano. Poi, la sua presa si fa leggera e..
Apro gli occhi e lei non c’è più. La chiamo ma mi risponde il silenzio del bosco. E un vago odore di cenere
Al capanno trovo Lucy e Cristian. Quando entro si girano verso di me. Hanno la faccia lunga e tirata, gli occhi gonfi di pianto “Che succede?”
“Oh, Marco, come mi dispiace” Lucy corre da me e mi abbraccia forte
“Che succede?”
“Si tratta di CAndice..” dice Cristian
“Sì, lei era con me” sorrido
“In che senso? Allora hai saputo?”
“Saputo cosa?”
“Un’ora fa..c’è stato un terribile incidente su a Staffora, un incendio alla baita dove Candice e i suoi ..Oh, mi dispiace”
“No, non è possibile” fisso lo schermo. Le notizie del TG, le parole del commentatore. Un incendio, tre vittime. Il volto di Candice.. Quel vago odore di cenere rimasto nell’aria del bosco..
=Non potevo lasciarti senza prima fare questo con te= le sue parole che echeggiano nella mia mente =Lo volevo fare fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti=
Di nuovo nel bosco, in solitudine, con il sesso in mano. La evoco..
((benchè tratti di una masturbazione, mi sono sentito di classificarlo come sentimentali per mie ragioni traverse))
Mi sorprende. Vestita come se dovesse farsi una scalata in montagna e non una passeggiata tra i boschi.
Seduto su una panca di pietra, sicuro che nessuno mi avrebbe raggiunto in quell’angolo di pace, lei arriva, quasi un’apparizione, un cervo dal passo leggero.
E io, nella mia intimità, con il sesso di fuori, intento a controllare l’abrasione sulla pelle che mi sono fatto in maniera stupida, tirando su la zip troppo presto “Avresti bisogno di un po’ di ghiaccio”
E io che sussulto, fissandola con sguardo quasi ebete e l’uccello in mano.”Candice?”
“Ho io il rimedio giusto” e si siede vicino a me, afferrandolo con delicatezza e cominciando ad accarezzarlo lentamente. “Ti sono mancata?”
“Immensamente” ci baciamo. Lascio che mi masturbi. Ci baciamo intensamente nella solitudine del bosco, su quella panchina, con le sue dita che carezzano il mio sesso. E vorrei non smettesse mai “Perché rimani con questa palandrana da montagna? Toglila”
“No” mi bacia. Sa di terra e di cielo d’estate. Il mio sesso tra le sue mani continua a beneficiare del suo tocco “Continua a baciarmi. Lo vuoi?”
“Sì”
Continuiamo. Il tempo è come congelato “Ora” stacca le labbra e si abbassa. Me lo ingoia, la lingua me lo stuzzica. Le vengo in bocca. Lei si rialza, poggia una mano sulla mia spalla “Mi sono tolta una soddisfazione”
“Ti credevo in montagna dai tuoi”
“Sì, ci sono andata”
“E…”
“Non potevo lasciarti senza prima fare questo con te. Lo volevo fare fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti”
“Lasciarmi?” che vuol dire.
Mi afferra di nuovo il sesso e comincia ad accarezzarlo. Chiudo gli occhi e lascio fare. Aspetto i suoi baci ma, questa volta, non arrivano. Poi, la sua presa si fa leggera e..
Apro gli occhi e lei non c’è più. La chiamo ma mi risponde il silenzio del bosco. E un vago odore di cenere
Al capanno trovo Lucy e Cristian. Quando entro si girano verso di me. Hanno la faccia lunga e tirata, gli occhi gonfi di pianto “Che succede?”
“Oh, Marco, come mi dispiace” Lucy corre da me e mi abbraccia forte
“Che succede?”
“Si tratta di CAndice..” dice Cristian
“Sì, lei era con me” sorrido
“In che senso? Allora hai saputo?”
“Saputo cosa?”
“Un’ora fa..c’è stato un terribile incidente su a Staffora, un incendio alla baita dove Candice e i suoi ..Oh, mi dispiace”
“No, non è possibile” fisso lo schermo. Le notizie del TG, le parole del commentatore. Un incendio, tre vittime. Il volto di Candice.. Quel vago odore di cenere rimasto nell’aria del bosco..
=Non potevo lasciarti senza prima fare questo con te= le sue parole che echeggiano nella mia mente =Lo volevo fare fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti=
Di nuovo nel bosco, in solitudine, con il sesso in mano. La evoco..
((benchè tratti di una masturbazione, mi sono sentito di classificarlo come sentimentali per mie ragioni traverse))
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Baciamiracconto sucessivo
Vestiti, con solo le intimità libere
Commenti dei lettori al racconto erotico