Vestiti, con solo le intimità libere
di
Vandal
genere
etero
I-Vestiti, con solo le intimità libere
La trovo che sta lavorando nell’orto. La luce incerta di metà ottobre, un cielo giallo strano, quasi urico. In fondo al vigneto un piccolo slargo con delle ceste, uno spaventapasseri nudo, con solo un capello sfilacciato e una pipa tra i denti di paglia.
Lei mi da le spalle, chinata a terra a raccattare erbacce. Indossa un largo capello di paglia con tanto di veletta. Veste unica color ruggine, con le maniche strette ai polsi che formano sbuffi sfrangiati. Vedo una toppa con due bottoni posta in fondo alla schiena del vestito. Mi ricordano i mutandoni del nonno di una volta, con quelle toppe che si aprivano una davanti e una dietro, per la bisogna del momento. Stivali di gomma a completare la tenuta da ortolana.
Mi fermo ad un paio di metri di distanza “Che vergogna: rubare le vesti al povero spaventapasseri” commento
“Lui non si lamenta di certo” si volta verso di me con un sorriso radioso “Nessun uomo si è mai lamentato quando gli toglievo i vestiti”
Le credo sulla parola. Si alza e avanza verso di me. Cinquant’anni ma il viso di una ragazzina, capelli neri e lisci che le fanno una piccola frangetta sul davanti, occhi azzurro cielo. Fisicamente me la ricordavo diversa, non una top model ma, comunque piacente.
Non so se è un errore oppure una provocazione, la toppa che ha sul davanti è slacciata e le lascia all’aria la sua intimità. Lei si toglie i guanti che usava per strappare l’erbaccia, si alza un po’ sulla punta dei piedi, mi bacia, mi osserva “Qual buon vento?”
“Week end con i figli. Ho fatto il mio dovere di padre”
“Con la tua ex?”
Mi stringo nelle spalle “Sta per sposarsi”
“Ma dai?”
“Peggio per lui”
“E tu?”
“Libero come un fringuello”
“Questo mi fa piacere”
“Ah sì?”
“Ah sì” mi sfiora la patta con la mano destra e mi fa’ l’occhiolino
Forse,la giornata prenderà una strada diversa. Abbasso lo sguardo verso il basso, inarco un sopracciglio “Sempre così o lo fai perché ci sono io?”
“Ah, mi piace farle prendere aria di tanto in tanto. Poi, sai, se ho voglia di far pipì, faccio tutto sul posto” poi, vedendo la mia espressione, scoppia a ridere coprendosi con il dorso della mano la bocca “Ma dai che scherzo. Ti ho sentito arrivare e, volevo provocarti”
“Mi hai provocato bene. Ho voglia di prenderti a fare un po’ di spremitura”
“Mm, si va sulle provocazioni” lei si avvicina audace e mi abbassa la zip “Facciamo più esplicito” fruga nelle mutande e me lo tira fuori, duro e pronto all’uso “Scommetto che pensavi a come entrare dentro di me” mi bacia con trasporto, mentre io la sospingo verso una balla di fieno e indirizzo il mio sesso dentro il suo. Facciamo tutto così, vestiti, con solo le nostre intimità libere di cercarsi, di sfregarsi una con l’altra, di sentire gli umori, di assaporare ogni affondo.
E lei che ride e allarga di più le gambe. E io che la bacio sulle labbra e sul collo. E i nostri sessi felici che esplodono riempiendo gli spazi vuoti “Te la cavi ancora bene”
“Ancora? Cinquantadue anni, mica sono da rottamare” non sono ancora uscito da lei
“No, affatto” lei mi tiene ancorato con le gambe, non mi lascia andare “A questo punto, se fossimo in un racconto erotico, la lei della situazione si inginocchierebbe e succhierebbe a fondo il sesso dell’amante”
“Va bene anche se non siamo in un racconto erotico” sorrido
“Tu credi” mi lascia andare e si fa scivolare giù dalla paglia, mi afferra il sesso e me lo ingoia, succhiando sperma e altri umori. Rimane un po’ duro, nonostante la grande sborrata avuta poco prima. Lei, appagata, si lascia cadere a pancia in su sulla paglia. Gambe aperte. Ne approfitto e prendo a leccarle la fica. Buona, succosa, calda. Lei gode e mi accarezza la testa. Mi rialzo e scivolo verso di lei, la bacio così come sono. Come se stessimo scopando un’altra volta. Rimaniamo lì, a pancia all’aria, con i nostri sessi esposti, mentre lo spaventapasseri poco distante, ci osserva immobile con quel suo ghigno di paglia
“Quanto dovrò aspettare affinché tu ti faccia rivedere da queste parti?” chiede lei
“Che ne dici di stasera?”
“Così presto?”
“Una cena dal Ghiaccio Verde e poi..”
“Sì” mi bacia ancora “Sì”
La trovo che sta lavorando nell’orto. La luce incerta di metà ottobre, un cielo giallo strano, quasi urico. In fondo al vigneto un piccolo slargo con delle ceste, uno spaventapasseri nudo, con solo un capello sfilacciato e una pipa tra i denti di paglia.
Lei mi da le spalle, chinata a terra a raccattare erbacce. Indossa un largo capello di paglia con tanto di veletta. Veste unica color ruggine, con le maniche strette ai polsi che formano sbuffi sfrangiati. Vedo una toppa con due bottoni posta in fondo alla schiena del vestito. Mi ricordano i mutandoni del nonno di una volta, con quelle toppe che si aprivano una davanti e una dietro, per la bisogna del momento. Stivali di gomma a completare la tenuta da ortolana.
Mi fermo ad un paio di metri di distanza “Che vergogna: rubare le vesti al povero spaventapasseri” commento
“Lui non si lamenta di certo” si volta verso di me con un sorriso radioso “Nessun uomo si è mai lamentato quando gli toglievo i vestiti”
Le credo sulla parola. Si alza e avanza verso di me. Cinquant’anni ma il viso di una ragazzina, capelli neri e lisci che le fanno una piccola frangetta sul davanti, occhi azzurro cielo. Fisicamente me la ricordavo diversa, non una top model ma, comunque piacente.
Non so se è un errore oppure una provocazione, la toppa che ha sul davanti è slacciata e le lascia all’aria la sua intimità. Lei si toglie i guanti che usava per strappare l’erbaccia, si alza un po’ sulla punta dei piedi, mi bacia, mi osserva “Qual buon vento?”
“Week end con i figli. Ho fatto il mio dovere di padre”
“Con la tua ex?”
Mi stringo nelle spalle “Sta per sposarsi”
“Ma dai?”
“Peggio per lui”
“E tu?”
“Libero come un fringuello”
“Questo mi fa piacere”
“Ah sì?”
“Ah sì” mi sfiora la patta con la mano destra e mi fa’ l’occhiolino
Forse,la giornata prenderà una strada diversa. Abbasso lo sguardo verso il basso, inarco un sopracciglio “Sempre così o lo fai perché ci sono io?”
“Ah, mi piace farle prendere aria di tanto in tanto. Poi, sai, se ho voglia di far pipì, faccio tutto sul posto” poi, vedendo la mia espressione, scoppia a ridere coprendosi con il dorso della mano la bocca “Ma dai che scherzo. Ti ho sentito arrivare e, volevo provocarti”
“Mi hai provocato bene. Ho voglia di prenderti a fare un po’ di spremitura”
“Mm, si va sulle provocazioni” lei si avvicina audace e mi abbassa la zip “Facciamo più esplicito” fruga nelle mutande e me lo tira fuori, duro e pronto all’uso “Scommetto che pensavi a come entrare dentro di me” mi bacia con trasporto, mentre io la sospingo verso una balla di fieno e indirizzo il mio sesso dentro il suo. Facciamo tutto così, vestiti, con solo le nostre intimità libere di cercarsi, di sfregarsi una con l’altra, di sentire gli umori, di assaporare ogni affondo.
E lei che ride e allarga di più le gambe. E io che la bacio sulle labbra e sul collo. E i nostri sessi felici che esplodono riempiendo gli spazi vuoti “Te la cavi ancora bene”
“Ancora? Cinquantadue anni, mica sono da rottamare” non sono ancora uscito da lei
“No, affatto” lei mi tiene ancorato con le gambe, non mi lascia andare “A questo punto, se fossimo in un racconto erotico, la lei della situazione si inginocchierebbe e succhierebbe a fondo il sesso dell’amante”
“Va bene anche se non siamo in un racconto erotico” sorrido
“Tu credi” mi lascia andare e si fa scivolare giù dalla paglia, mi afferra il sesso e me lo ingoia, succhiando sperma e altri umori. Rimane un po’ duro, nonostante la grande sborrata avuta poco prima. Lei, appagata, si lascia cadere a pancia in su sulla paglia. Gambe aperte. Ne approfitto e prendo a leccarle la fica. Buona, succosa, calda. Lei gode e mi accarezza la testa. Mi rialzo e scivolo verso di lei, la bacio così come sono. Come se stessimo scopando un’altra volta. Rimaniamo lì, a pancia all’aria, con i nostri sessi esposti, mentre lo spaventapasseri poco distante, ci osserva immobile con quel suo ghigno di paglia
“Quanto dovrò aspettare affinché tu ti faccia rivedere da queste parti?” chiede lei
“Che ne dici di stasera?”
“Così presto?”
“Una cena dal Ghiaccio Verde e poi..”
“Sì” mi bacia ancora “Sì”
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