Eva

di
genere
dominazione

Eva
Cap.I°

L'avevo conosciuta, subito dopo il mio burrascoso divorzio, frequentando una compagnia occasionale.
Era stato un fulmine a ciel sereno: quando la vidi per la prima volta, credetti di sognare, non avevo mai visto, e tanto meno conosciuto, una donna come Eva.
Al di là del lato fisico che era comunque notevolissimo, mi colpì subito il carattere. Non nascondeva che per lei gli uomini erano esseri inferiori, incapaci di competere in ogni campo con l'altro sesso.
Io ero sempre stato un libertino ed avevo avuto avventure di ogni tipo, con donne di ogni tipo, avevo una passione irrinunciabile che era quella dei piedi femminili: a me un paio di bei piedi, se bene amministrati, faceva perdere la testa, e quelli di Eva me l'avevano già fatta perdere.
Se esisteva un simbolo della sensualità, quello era lei. Tutto in lei era sensuale, dai piedi ai capelli, ed anche il suo atteggiamento, era sempre improntato ad una femminilità eclatante.
I maschi della compagnia erano "partiti" per lei, e lei lo sapeva benissimo, che ognuno di quei bulli, avrebbe dato l'anima per una notte con lei, io non ero da meno, ma sarei stato felice anche di potermi dedicare solo ai suoi piedi.
Non c'era un istante che uno solo di noi uomini, non avesse lo sguardo su di lei.
Le donne naturalmente la detestavano, attribuendole mille difetti.
Lei sapeva entrambe le cose, e non perdeva occasione di dimostrare il potere che aveva sull'altro sesso. Bastava che facesse la mossa di accendersi una sigaretta, che almeno tre o quattro accendini erano pronti all'unisono!
Eravamo tutti sempre pronti, ad esaudire qualsiasi suo desiderio, con grande incazzatura delle donne!
Sono certo che non abbia mai pagato neppure uno dei suoi drink, e non si accontentava di bere acqua minerale!
Avrà avuto circa venticinque anni, ma si diceva che avesse già frequentato i più importanti letti della città.
Non lavorava, ma, sempre elegantissima, non ricordo di averla mai vista, due volte di seguito con lo stesso vestito.
Aveva un'auto sportiva, ma sono certo che non sapesse neppure quanto era costata.
Una sera, nel bar, mi aggregai alla compagnia che Eva non era ancora giunta, le donne già gongolavano al pensiero che forse non sarebbe venuta, a noi maschietti preoccupava un po’ il suo ritardo.
Stavamo chiedendoci come una donna così, avesse potuto entrare a fare parte di questa compagnia, quando apparve, in fondo alla sala: inutile dire che tre uomini si alzarono per farle posto, spostando le sedie, ero il più vicino, e la feci accomodare.
Una delle donne esclamò: - Ma guarda che bel cameriere, è Giorgio, bravo! - era la rabbia che parlava, ma fui lesto risponderle. - E' solo educazione! - ma Eva, guardandomi dritto negli occhi, con una strana espressione, mi disse con un filo di voce: - Perché, non ti piacerebbe essere il mio cameriere? -, io ho sempre avuto la battuta pronta, e risposi: - Ne sarei onorato!
Eva accavallando quelle meravigliose gambe, mi rispose sorniona: - Non so se ce la faresti, io sono molto esigente! -.
- Sono sicuro di si! - insistei io, Eva sorrise.
Durante la serata, poche volte riuscii a distogliere lo sguardo da Eva, dalle sue gambe, dai suoi piedi. Mi eccitava solo a guardarla. Parecchie volte incrociai il suo sguardo, lei mi sorrideva stranamente, e mai riuscivo a sostenere i miei occhi nei suoi.
Sentivo che quella donna mi stregava, ma non potevo farne a meno.
Era quasi l'una, quando decidemmo di andare a casa, e ci salutammo.
Mentre ci avvicinavamo alle auto Eva mi sussurrò: - Così tu, saresti onorato di farmi da cameriere, eh? Oppure l'hai detto così per dire? -.
Preso alla sprovvista, esitai prima di rispondere, ma vedendo profilarsi una possibilità, sparai: - E non solo il cameriere! - Cosa intendi? - chiese Eva - Niente, era una battuta! - Sicuro? - mi provocò lei.
- Sarei curiosa di provare! - Quando vuoi! - esclamai, - Seguimi, allora! -.
E così feci.
Giunti a casa sua, ritirò l'auto in garage. Ero eccitatissimo: cosa sarebbe successo? Fremevo al solo pensiero.
Entrammo in una bella casa, lussuosa, ma non appariscente, arredata con gusto.
Mi fece accomodare, offrendomi un drink.
Lei si sedette accanto a me sul divano, sussurrandomi: -Ecco, ora siamo soli, a casa mia, fammi vedere cosa intendevi dire, quando hai detto che faresti altro, oltre che il cameriere -, era una provocazione bella e buona, ma io non aspettavo altro.
Mi alzai, e feci la cosa che desideravo di più, e che mi venne più naturale e spontanea: mi inginocchiai davanti a lei.
Con estrema delicatezza, le sollevai un piede, me lo portai alle labbra, e baciai la scarpa.
Lei lasciò fare, in silenzio.
I baci aumentarono sempre più divennero leccate: in breve le lucidai la scarpa con la lingua, prima una, poi l'altra, le succhiai lungamente i tacchi, spingendomeli fino in gola, le leccai anche le suole, deglutendo i granelli che staccai con la lingua.
Lei disse: - Vuoi baciarmi i piedi? Toglimi le scarpe, da bravo, fammi vedere quanto ti piaccio, quanto ti piacciono i miei piedi, ho visto sai, che al bar me li mangiavi con gli occhi -.
Lentamente le sfilai una scarpa, che deposi sul tappeto: l'oggetto del desiderio, era lì, davanti a me.
Faceva caldo ed Eva non portava calze, il piede non sapeva di fresco, ma non mi importava: me lo portai alla bocca, ed iniziai a baciarlo, il contatto con la pelle mi fece perdere ogni controllo, ora volevo solo dimostrarle la mia adorazione, ora volevo solo umiliarmi davanti a quella dea.
Iniziai con innumerevoli baci, ovunque, poi, leccandolo, sempre più con voluttà, lo percorsi tutto, dal tallone alle dita e viceversa, sopra, sotto, succhiando avidamente le dita, una ad una, ed insinuando la lingua negli spazi fra uno e l'altro.
Era meraviglioso, e sentivo il mio membro sempre più duro, come un paletto di legno.
Mi strusciavo quel piede divino, ovunque sul viso: l'avrei mangiato.
Ma non ero il solo a sentirsi eccitato: Eva, nel vedere la mia adorazione, e la mia sottomissione, stava andando su di giri, ed iniziò a dirmi: - Cane, lecca i piedi della tua padrona, lecca, lecca, consumati la lingua, ma non smettere!! -e così dicendo si infilò una mano fra le gambe ed iniziò a masturbarsi.
Io, felice nel vedere il piacere che stavo dando a quella creatura, continuavo senza sosta a leccare.
Sussultando sul divano Eva, raggiunse il piacere, gemendo e tormentandosi il sesso.
Poi, offrendomi la mano fradicia dei suoi umori, mi disse: - Assaggia, assaggia il gusto della tua dea!! - Io, senza indugi, mi affrettai a leccare quella mano, pregna di umori e di odori.
Era fatta, mi sentivo suo schiavo fino al midollo: servire e sottomettermi ad una creatura così, era il mio sogno, ed ora lo realizzavo ai piedi di questa dea.
- Avevi ragione! - mi disse, rilassandosi sul divano - Sei bravo non solo a fare il cameriere! Vuol dire che ti terrò per il mio uso personale, ma bada, che qualcosa potrebbe non piacerti molto! -
Io, ero al settimo cielo, eccitatissimo, le risposi: - Qualsiasi cosa mi verrà da te, sarà un onore per me, farò tutto ciò che mi chiederai di fare, tutto! -.
Eva, mi sorrise, sussurrando: - Vedremo -.
Rincasando, avevo ancora in mente i momenti trascorsi davanti a quella divina creatura, ed ancora avevo l'eccitazione che premeva.
Mi masturbai furiosamente, appena giunto a casa.
Trascorsero alcuni giorni, ed il mio pensiero fu sempre solo uno. Come sempre il sabato sera ci incontrammo, con la compagnia, al bar.
Eva, era già lì, splendida come sempre, attorniata dalla parte maschile della compagnia
Mi sorrise salutandomi, io risposi al saluto, non senza uno sguardo alle sue estremità, che ormai conoscevo bene.
Eravamo da circa un'ora, seduti al bar chiacchierando, quando Roberto, se ne uscì con l'idea di andare al cinema: sapevamo tutti a quali film faceva riferimento.
Roberto, (con gran disappunto della sua ragazza) era un frequentatore delle sale dove si proiettavano pellicole porno, e quella sera ci disse che in una sala aperta da poco c'era da vedere un film sado-maso.
L'idea non fu accolta da tutti molto bene: per me era indifferente, non ero un amante di quel genere, i piedi si, ma le catene, tutte quelle attrezzature, e le maschere di cuoio non facevano per me.
Il risultato fu che la compagnia si divise, due coppie se ne andarono, per un gelato ai giardinetti, io attendevo la decisione di Eva.
-Ma si - disse dopo un po’ - non ne ho mai visti , proviamo - Roberto era soddisfatto, la sua ragazza, un po’ meno.
Decidemmo di prendere due auto, naturalmente Roberto con la ragazza, ed io con Eva.
Giungemmo al cinematografo che era iniziato da poco il film - Non credo che sia importante perderne un po’! - sentenziò la ragazza di Roberto, - In questi film, non credo ci siano storie da seguire, o capire! -.
Concordavo pienamente, il titolo era un programma: Schiavi d'amore.
Entrammo nella sala buia, per lo più gremita di uomini soli, e dopo un po’ che gli occhi si abituarono all'oscurità, notai anche che alcuni facevano strani movimenti.
Ci sedemmo mentre sullo schermo una procace ragazza nera, stava spellando a suon di frustate un culo sformato e bianco di un uomo piccolo e grasso.
Non era una bella scena, e devo dire che un po’ mi infastidì.
Si susseguirono altre scene simili, più o meno soft, fino a che una coppia di ragazze, in verità bellissime, aveva schiavizzato un pover'uomo, con un buffo e piccolo membro.
La scena era ambientata in una cantina: l'uomo era legato su di un tavolaccio con delle catene, ed una delle due gli stava facendo colare della cera da una candela sui testicoli.
Notai che l'uomo nonostante i gemiti di dolore, era eccitato, anche perché l'altra gli teneva sospese sul viso, permettendogli solo di sfiorarle con la bocca, un paio di tette enormi.
Devo dire che iniziai a sentire un certo prurito fra le gambe.
Ad un tratto Anna, la ragazza di Roberto, esclamò: - Ne ho abbastanza, me ne voglio andare, è uno schifo! - a nulla valsero le preghiere di Roberto, che dopo un po’, ci salutò e la accompagnò fuori.
Nella scena successiva, avevano slegato l'uomo, che ora, era inginocchiato davanti alle torturatrici, e leccava a turno le scarpe dell'una e dell'altra, mentre una gragnuola di colpi di frusta gli pioveva sulle spalle, una lo teneva per un guinzaglio, l'uomo le supplicava, chiamandole padrone.
Io mi stavo eccitando.
Eva se ne accorse, e mi sussurrò: - Mi ricorda qualcosa, ed a te? -, non mi diede tempo di rispondere che già sentii la sua mano infilarsi nei pantaloni.
In un attimo, aveva afferrato il mio membro, già durissimo, ed ora stringendolo, lo stava scorrendo lentamente.
- Sono sicura, che anche a te, questa scena ricorda qualcosa! - e rise sommessamente.
Io non stavo più seguendo il film, sentivo solo la mano di Eva, che mi stava conducendo, piacevolmente, ed inesorabilmente al piacere.
Smise di colpo, lasciandomi shoccato.
- Ma guarda, a questo porcello, come gli piace che glielo tocchino! - mi bisbigliò - Ma te lo devi meritare di godere! Andiamocene, che ti faccio vedere come! -.
Velocemente, deluso per questa interruzione, mi ricomposi e ci alzammo dalle poltrone, mentre la nera di prima, si stava facendo fare un bidet da un uomo della stessa razza, con un enorme palo fra le gambe.
- Quello si che è un cazzo! - esclamò Eva, mentre ci stavamo avviando all'uscita, mi sentii un po’ offeso: il mio, sicuramente non reggeva al confronto con quell'arnese.
Seduti in auto, Eva mi disse: - Sai, Giorgio, un po’ mi sono eccitata, a guardare quel film, voglio che tu venga a casa mia, così mi diverto un po’! -.
Era una splendida idea, anche se mi insospettiva un po’, l'uso del verbo al singolare.
Appena giunti a casa, si mise a cercare, non so cosa, con furia, svuotando,me rimestando cassetti, fino a che: - Eccolo, sapevo di averlo! - gridava contenta scotendo un collare per cani, dal quale pendeva un guinzaglio - Era del mio Black, un pastore tedesco bellissimo, me l'ha ucciso un'auto, presto, voglio che tu lo indossi, come quell'uomo nel film, e spogliati, voglio vederti nudo, i cani mica sono vestiti, no! Ah!Ah!Ah! -
Un po’ preoccupato obbedii, ed in breve fui davanti a lei, nudo, con un collare al collo, offrendole il guinzaglio.
-Adesso sì, adesso sei proprio il mio cane fedele - e strattonando il guinzaglio mi disse: - Cosa fa un cane alla sua padrona? - compresi e mi chinai sui suoi piedi, lei era davanti a me in tutto il suo splendore, e trovai logico quell'atto di adorazione nei suoi confronti.
Stavo leccandole le scarpe , quando, tirando il guinzaglio, lei esclamò, andiamo di là, mi faccio qualcosa da mangiare.
Stavo alzandomi, ma la diabolica Eva, appoggiandomi un piede sulla schiena, mi disse: - No, non in piedi, ma a quattro zampe, seguimi! -
In cucina, mi fece accucciare presso il tavolo, e si preparò alcuni toast - Aspettami qui, che prima mi vado a cambiare d'abito -.
Ritornò in vestaglia, con un paio di ciabattine ai piedi: intravedevo il suo magnifico corpo dalle aperture della vestaglia, e pensai che ero fortunato a trovarmi in quella situazione.
Le cadde un pezzetto di prosciutto, stava per raccoglierlo, quando con un sorriso cattivo disse: - No, mangialo tu……. come un cane, però! -, mi abbassai fino a terra e raccogliendo con la bocca quel pezzetto di prosciutto, lo mangiai, proprio come un cane.
Aveva scoperto un nuovo gioco: gettò a terra alcuni pezzetti di pane, e me li fece raccogliere, poi, non contenta, volli che ne afferrassi alcuni al volo, cosa che provai a fare, senza molti risultati.
Prese sempre più gusto, ad umiliarmi così, sfilatasi una pantofola, lasciò cadere un cucchiaio di maionese su di un piede, e me lo porse senza parlare: ripulii quel piede alla perfezione.
Tornò in salotto con il vassoio dei toast, ed un bicchiere di vino bianco, si accomodò sul divano,ed iniziò a mangiare, io ero sempre accucciato ai suoi piedi.
Mosse le dita, ed io capii ciò che voleva, così, mentre Eva mangiava, io le succhiai le dita dei piedi. mi stava trattando proprio come il suo cane, solo a cenni, senza neppure parlarmi………..

continua…
di
scritto il
2012-09-01
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