Eva cap. II°
di
finson
genere
dominazione
Eva
Cap.II°
Era sabato sera, ed Eva decise per me, che io non avevo nessun altro impegno, quindi, mi sarei fermato a dormire da lei - Intanto un posto per te, lo trovo ! - mi aveva detto, senza troppa gentilezza.
Quando ebbe finito i toast, si alzò, e con un cenno mi indicò le briciole sul pavimento, non esitai neppure un attimo e raccolsi come un cane anche il più piccolo pezzettino.
Ripensavo alle sue parole: - Qualcosa potrebbe non piacerti molto! -.
In effetti non avrei mai pensato di fare il cane, ma guardandola, ero certo che per lei avrei sopportato quello ed altro.
Decise che avrei dovuto mangiare anch'io qualcosa, e mi preparò un paio di toast, però li tagliò a pezzetti, e non contenta, me li offrì in un piatto, a terra.
- Ecco, così, mangi anche tu qualcosa! -.
Mentre, come un bravo cane stavo cenando, la mia diabolica padrona, ebbe la pensata di mettere un piede dentro al mi piatto, schiacciando la rimanenza: - Non ti dà mica fastidio, vero? - N..no - risposi - interdetto - Bene, allora finisci di mangiare, poi, mi pulisci il piede-.
Eseguii ogni cosa senza battere ciglio, ero diventato un cane , no?
Durante tutta la sera, il mio membro, aveva avuto alternarsi di eccitazione a stati di riposo, ma sempre, quando le leccavo i piedi, si ergeva duro e dritto.
Lei si accorse, e mi disse: - Al cinema ti avevo detto che se volevi godere, dovevi meritarlo, te lo sei meritato, mi hai dimostrato di essere il mio bravo cane, ora coricati, che ti do il premio! -così feci, coricato nudo, davanti a lei, sentii i suoi piedi sul mio cazzo: già duro, me lo afferrarono ed iniziarono a masturbarlo.
Muovendo il bacino su e giù, assecondavo il dolce movimento, ed in breve spruzzai una tale quantità di sperma, che lei ne fu stupita: - Ne avevi voglia, eh? - mi disse - Però, guarda, mi hai sporcata tutta! -, e mi strattonò il guinzaglio.
Capii l'antifona, e senza fiatare, mi misi leccarle il mio seme dai piedi.
Non mi piacque il gusto, ma ugualmente le ripulii i piedi alla perfezione.
- Bravo, ma ora, sono stanca, vado in bagno, e poi a nanna, tu ti metti qui, sul divano, così domattina, vieni a salutare la tua padroncina! -.
Mi staccò il guinzaglio, lasciandomi però il collare: - Così ti abitui - mi disse, se ne stava per andare in bagno, quando ebbe un ripensamento: si voltò, riprese il guinzaglio e me lo attaccò nuovamente: - Vieni, vieni anche tu in bagno, così vedi la tua padrona nell'intimità! Intanto tu sei un cane!Ah!Ah!Ah! -.
La seguii a quattro zampe fin nel bagno: era un locale abbastanza grande, e mi fece accucciare in un angolo.
Si spogliò completamente, dandomi modo di vederla interamente nuda nella sua provocante bellezza: era veramente meravigliosa.
Mi ripromisi che avrei fatto tutto, pur di restare accanto a lei, anche fosse stato essere solo il suo cane.
Aprì l'acqua della doccia, e si accomodò sul water.
Finito che ebbe le sue necessità, stava per usare la carta igienica, quando mi disse: - Lo sai che certe padrone usano la lingua dei cani per godere? Io ti voglio concedere di pulirmi, vieni qui, vediamo se sei bravo, pulisci la tua padrona, dimostrale la tua devozione! - e così dicendo, a gambe divaricate mi pose il suo sesso davanti al viso: alcune gocce brillavano in quel boschetto, mi tuffai, ed assaporai anche questo gusto della mia padrona, che eccitata iniziò a spingere la mia testa sempre più forte contro al suo sesso: compresi cosa voleva, e mi prestai di buon grado ad esaudirla.
La sfiorai dapprima con la lingua, poi con colpetti rapidi e decisi, entrai sempre più a fondo, ed alternai lunghe lente e golose leccate, che in breve la portarono su di giri, fino a quando la sentii gemere e sussultare, e mi trovai il viso fradicio dei suoi umori.
Si sedette sul water, esausta - Sei proprio un bravo cane, che sa usare bene la lingua! -.
Dopo la doccia, mi concesse di asciugarle i piedi, lambendole le gocce fra le dita.
Poi, senza una parola, se ne andò in camera, a letto.
Appena vidi spegnere la luce, mi afferrai il membro, e mi masturbai, venendo in brevissimo tempo.
Questa donna, con la sua sensualità, mi aveva saputo trasformare, sfruttando la mia naturale indole, nel suo trastullo, togliendomi ogni possibilità di raziocinio, facendo solamente leva sulla libidine che lei sapeva suscitare in me.
Mi aveva fatto impazzire: non desideravo altro che poterla servire ed adorare.
La domenica mattina, verso le nove mi chiamò, e quando fui nella sua camera, senza una parola, pigramente, allungò un piede fuori dalle lenzuola: non aspettavo altro ed ancora la mia lingua fu al suo servizio.
Facemmo colazione, anzi, lei fece colazione, a me fu concessa un po’ di marmellata, schiacciata dalle sue estremità, con alcune fette di pane, in un piatto ai suoi piedi, che infine ripulii alla perfezione.
Decise che in mattinata si sarebbe recata in un centro commerciale, aperto anche di domenica, per qualche acquisto: - Così ti porto un po’ fuori! - esclamò.
Fece un paio di telefonate, per accordarsi con delle amiche, ma capii che solo una sarebbe venuta.
Mi volle in camera, per assisterla mentre si vestiva, e mi fece eccitare allo spasimo: come non ci fosse un uomo accanto a lei, completamente nuda, iniziò a scegliere il reggiseno, lo faceva apposta, ne provò un paio di diversa foggia e colore, fino a che scelse il nero, di raso, a balconcino, con gli slip intonati.
Io ero paonazzo, il desiderio mi faceva stare male, il mi membro stava scoppiando.
Lei, con l'indifferenza di una dea, si stava rimirando allo specchio.
Scelse un paio di autoreggenti, per quelle meravigliose gambe, ed il contrasto del bordo di pizzo nero con la pelle bianca, era affascinante.
Un tailleur elegante, con un paio di scarpe decolleté, completarono l'opera: era veramente una regina.
Mi chiamò vicino, davanti allo specchio grande, e si volle guardare, soddisfatta mentre le leccavo le scarpe.
Al centro commerciale, la sua amica Paola, era già all'ingresso che aspettava: mi fece fermare e scese, io andai a parcheggiare, loro entrarono.
Le cercai un po’, e quando le raggiunsi, Eva mi presentò alla sua amica, o meglio, le disse: - Questo è quello che di cui ti ho parlato! -e scoppiarono a ridere.
Paola era indubbiamente una bella donna, forse un poco più anziana di Eva, ma non aveva sicuramente lo stile ed il fascino della mia dea, comunque insieme formavano una coppia che sicuramente non passava inosservata.
Si avviarono parlottando fra di loro, io, qualche passo dietro.
Decisero di entrare in un negozio di calzature, e si accomodarono su di un divanetto: due commessi si precipitarono da loro, io rimasi in piedi, accanto.
Paola aveva una minigonna rosso scuro, che sedendosi, era salita all'inverosimile, scoprendo un paio di cosce niente male: il commesso più giovane deglutì.
-Vogliamo vedere delle scarpe..diciamo un po’ sexy - disse Eva, aggiustandosi lo spacco - Ma niente di troppo vistoso! - i commessi chiesero i numeri, ad entrambe, poi sparirono, per tornare poco dopo con due pile di scatole.
Si inginocchiarono, e si apprestarono al loro lavoro, sfilando con eleganza le scarpe delle due donne.
Iniziò la prova, e mi accorsi che ero geloso di quell'estraneo che toccava e carezzava i piedi di Eva, sia pure per lavoro, lei poi, pareva che lo capisse e faceva di tutto per stuzzicarmi.
Indossando un paio di sandali da svenimento, gli chiese: -Mi dica, secondo lei, come mi stanno, ? - il commesso (era il più giovane), sollevandole con delicatezza il piede, rispose:- Signorina, mi permetta di dirle, che lei ha dei piedi divini, questi sandali, poi, li rendono se possibile ancor più splendidi! -.
Eva sorrise, guardò Paola, poi guardò me: - Cosa ne dici tu? - mi chiese.
Io deglutii, arrossii, poi, imbarazzatissimo, davanti a questi estranei, balbettai: - S..so..sono bel..belliss..bellissimi! - Solo? - mi ribattè maliziosa - Li trovi solo bellissimi e nient'altro? Mi deludi! Vieni qui vicino, così li vedi meglio, anzi, inginocchiati e guardali da vicino, e lei - disse rivolgendosi al commesso, in evidente imbarazzo - Ci lasci sole, c'è il nostro amico che provvederà a tutto! Vada, vada pure, la chiamerò io -, e così fece, si alzò perplesso e si allontanò.
Io mi avvicinai e mi posi in ginocchio davanti a lei: - Ora che li vedi meglio, non ti ispirano niente questi sandali? -.
Le sollevai un piede: era meraviglioso in quella calzatura, non mi importava che mi vedesse la sua amica, prima le baciai l'alluce sporgente, poi presi a succhiarlo, sentendo il nylon sulla lingua.
Paola tratteneva il respiro, Eva le disse: - Hai visto? Te l'avevo detto che mi obbedisce come un cane!Ah!Ah!Ah! Guarda, ora - e rivolgendosi a me: - La mia amica vuol sentire che effetto fa avere un cane che lecca i piedi, faglielo sentire! Subito! - io esitai, ma Eva, mi spinse il piede sul viso dicendomi: - Subito, ho detto! Anzi chiedile prima il permesso! -.
Il commesso tentava di capire cosa stesse facendo quell'uomo piegato davanti alle sue clienti, ma per fortuna non riusciva a vedere tutto.
Mi voltai verso Paola, e sussurrai:- Posso baciarti i piedi? - Non ho sentito! - esclamò Eva
Ed io aumentando un poco il tono della mia voce: - Mi lasci baciare i tuoi piedi? - Paola, senza una parola, allungò una gamba verso di me, dicendomi: - Le scarpe, puliscimi le scarpe! -.
Aveva imparato subito!!
Era un paio di scarpe chiuse, con il tacco di media altezza, molto impolverate: mi chinai su quel piede ed iniziai a leccare la scarpa, era evidente la scia della mia lingua, forse in meno di un minuto, la scarpa era perfettamente pulita :- Ora l'altra - disse Eva.
Ripetei l'operazione, Paola era visibilmente eccitata, ma anche il mio cazzo non scherzava: questa nuove umiliazione così, davanti ad un'estranea, in un luogo pubblico, mi aveva fatto andare su di giri.
- Bene - disse Eva non contenta - Ora le suole, puliscile le suole! - Paola mise il piede in verticale appoggiando il tacco a terra, senza agevolarmi minimamente.
Con il viso a contatto della moquette, usai la mia lingua e le ripassai le suole (fortunatamente non troppo sporche, ma sempre suole erano!), deglutendo granelli e sporco.
- Sei proprio un bravo cane! - mi disse Eva, con qualche colpetto sulla testa - Ti piace vederlo così? - chiese a Paola, - E' veramente eccitante, finalmente, ecco come mi piace vedere gli uomini, se tu permetti vorrei approffitarne ancora, se vuoi, andiamo a casa mia, saremo più liberi e credo che ci potremo divertire! - Un 'ottima idea! - rispose Eva - E ti dico già che potrai fargli fare ciò che vuoi, altrimenti sa che non gli concederei più ciò che gli piace tanto, vero mio bel cagnone?, rispondi! - E così dicendo mi agitò i piedi sotto al naso - Si, p..padrona, tu c…comanda ed io obbedisco, f..faccio t..tutto ciò che vuoi! - fu la mia umile risposta. Era la verità: a quel punto non le avrei saputo negare nulla.
La mia diabolica tiranna, non contenta proseguì: - Ora sarai contento: due padrone da servire ed adorare, cosa vuoi di più?Ah!AhAh! -.
E così fu.
Iniziai a servire anche Paola, ed in seguito, saltuariamente anche altre loro amiche.
Da circa un anno sono a loro completa disposizione: mi hanno fatto fare di tutto, ed io ho sempre eseguito, ed eseguo ciò che loro mi chiedono, mi è stato detto chiaramente che l'unica mia funzione deve essere quella di obbedire, e soddisfarle.
Ho scoperto in seguito, che Eva non disdegna di amoreggiare con le donne, e sempre ho dovuto servire anche le sue amanti.
Ci vediamo ormai molto raramente con la compagnia al bar, la mia dea mi vuole sempre a casa,
sempre a sua disposizione.
Sono solo suo, mi ha detto, e fino a quando non si stancherà di me (spero il più tardi possibile), io continuerò a servirla ed adorarla, e ad annullarmi per lei: sono felice così, non posso chiedere di più.
fine
Cap.II°
Era sabato sera, ed Eva decise per me, che io non avevo nessun altro impegno, quindi, mi sarei fermato a dormire da lei - Intanto un posto per te, lo trovo ! - mi aveva detto, senza troppa gentilezza.
Quando ebbe finito i toast, si alzò, e con un cenno mi indicò le briciole sul pavimento, non esitai neppure un attimo e raccolsi come un cane anche il più piccolo pezzettino.
Ripensavo alle sue parole: - Qualcosa potrebbe non piacerti molto! -.
In effetti non avrei mai pensato di fare il cane, ma guardandola, ero certo che per lei avrei sopportato quello ed altro.
Decise che avrei dovuto mangiare anch'io qualcosa, e mi preparò un paio di toast, però li tagliò a pezzetti, e non contenta, me li offrì in un piatto, a terra.
- Ecco, così, mangi anche tu qualcosa! -.
Mentre, come un bravo cane stavo cenando, la mia diabolica padrona, ebbe la pensata di mettere un piede dentro al mi piatto, schiacciando la rimanenza: - Non ti dà mica fastidio, vero? - N..no - risposi - interdetto - Bene, allora finisci di mangiare, poi, mi pulisci il piede-.
Eseguii ogni cosa senza battere ciglio, ero diventato un cane , no?
Durante tutta la sera, il mio membro, aveva avuto alternarsi di eccitazione a stati di riposo, ma sempre, quando le leccavo i piedi, si ergeva duro e dritto.
Lei si accorse, e mi disse: - Al cinema ti avevo detto che se volevi godere, dovevi meritarlo, te lo sei meritato, mi hai dimostrato di essere il mio bravo cane, ora coricati, che ti do il premio! -così feci, coricato nudo, davanti a lei, sentii i suoi piedi sul mio cazzo: già duro, me lo afferrarono ed iniziarono a masturbarlo.
Muovendo il bacino su e giù, assecondavo il dolce movimento, ed in breve spruzzai una tale quantità di sperma, che lei ne fu stupita: - Ne avevi voglia, eh? - mi disse - Però, guarda, mi hai sporcata tutta! -, e mi strattonò il guinzaglio.
Capii l'antifona, e senza fiatare, mi misi leccarle il mio seme dai piedi.
Non mi piacque il gusto, ma ugualmente le ripulii i piedi alla perfezione.
- Bravo, ma ora, sono stanca, vado in bagno, e poi a nanna, tu ti metti qui, sul divano, così domattina, vieni a salutare la tua padroncina! -.
Mi staccò il guinzaglio, lasciandomi però il collare: - Così ti abitui - mi disse, se ne stava per andare in bagno, quando ebbe un ripensamento: si voltò, riprese il guinzaglio e me lo attaccò nuovamente: - Vieni, vieni anche tu in bagno, così vedi la tua padrona nell'intimità! Intanto tu sei un cane!Ah!Ah!Ah! -.
La seguii a quattro zampe fin nel bagno: era un locale abbastanza grande, e mi fece accucciare in un angolo.
Si spogliò completamente, dandomi modo di vederla interamente nuda nella sua provocante bellezza: era veramente meravigliosa.
Mi ripromisi che avrei fatto tutto, pur di restare accanto a lei, anche fosse stato essere solo il suo cane.
Aprì l'acqua della doccia, e si accomodò sul water.
Finito che ebbe le sue necessità, stava per usare la carta igienica, quando mi disse: - Lo sai che certe padrone usano la lingua dei cani per godere? Io ti voglio concedere di pulirmi, vieni qui, vediamo se sei bravo, pulisci la tua padrona, dimostrale la tua devozione! - e così dicendo, a gambe divaricate mi pose il suo sesso davanti al viso: alcune gocce brillavano in quel boschetto, mi tuffai, ed assaporai anche questo gusto della mia padrona, che eccitata iniziò a spingere la mia testa sempre più forte contro al suo sesso: compresi cosa voleva, e mi prestai di buon grado ad esaudirla.
La sfiorai dapprima con la lingua, poi con colpetti rapidi e decisi, entrai sempre più a fondo, ed alternai lunghe lente e golose leccate, che in breve la portarono su di giri, fino a quando la sentii gemere e sussultare, e mi trovai il viso fradicio dei suoi umori.
Si sedette sul water, esausta - Sei proprio un bravo cane, che sa usare bene la lingua! -.
Dopo la doccia, mi concesse di asciugarle i piedi, lambendole le gocce fra le dita.
Poi, senza una parola, se ne andò in camera, a letto.
Appena vidi spegnere la luce, mi afferrai il membro, e mi masturbai, venendo in brevissimo tempo.
Questa donna, con la sua sensualità, mi aveva saputo trasformare, sfruttando la mia naturale indole, nel suo trastullo, togliendomi ogni possibilità di raziocinio, facendo solamente leva sulla libidine che lei sapeva suscitare in me.
Mi aveva fatto impazzire: non desideravo altro che poterla servire ed adorare.
La domenica mattina, verso le nove mi chiamò, e quando fui nella sua camera, senza una parola, pigramente, allungò un piede fuori dalle lenzuola: non aspettavo altro ed ancora la mia lingua fu al suo servizio.
Facemmo colazione, anzi, lei fece colazione, a me fu concessa un po’ di marmellata, schiacciata dalle sue estremità, con alcune fette di pane, in un piatto ai suoi piedi, che infine ripulii alla perfezione.
Decise che in mattinata si sarebbe recata in un centro commerciale, aperto anche di domenica, per qualche acquisto: - Così ti porto un po’ fuori! - esclamò.
Fece un paio di telefonate, per accordarsi con delle amiche, ma capii che solo una sarebbe venuta.
Mi volle in camera, per assisterla mentre si vestiva, e mi fece eccitare allo spasimo: come non ci fosse un uomo accanto a lei, completamente nuda, iniziò a scegliere il reggiseno, lo faceva apposta, ne provò un paio di diversa foggia e colore, fino a che scelse il nero, di raso, a balconcino, con gli slip intonati.
Io ero paonazzo, il desiderio mi faceva stare male, il mi membro stava scoppiando.
Lei, con l'indifferenza di una dea, si stava rimirando allo specchio.
Scelse un paio di autoreggenti, per quelle meravigliose gambe, ed il contrasto del bordo di pizzo nero con la pelle bianca, era affascinante.
Un tailleur elegante, con un paio di scarpe decolleté, completarono l'opera: era veramente una regina.
Mi chiamò vicino, davanti allo specchio grande, e si volle guardare, soddisfatta mentre le leccavo le scarpe.
Al centro commerciale, la sua amica Paola, era già all'ingresso che aspettava: mi fece fermare e scese, io andai a parcheggiare, loro entrarono.
Le cercai un po’, e quando le raggiunsi, Eva mi presentò alla sua amica, o meglio, le disse: - Questo è quello che di cui ti ho parlato! -e scoppiarono a ridere.
Paola era indubbiamente una bella donna, forse un poco più anziana di Eva, ma non aveva sicuramente lo stile ed il fascino della mia dea, comunque insieme formavano una coppia che sicuramente non passava inosservata.
Si avviarono parlottando fra di loro, io, qualche passo dietro.
Decisero di entrare in un negozio di calzature, e si accomodarono su di un divanetto: due commessi si precipitarono da loro, io rimasi in piedi, accanto.
Paola aveva una minigonna rosso scuro, che sedendosi, era salita all'inverosimile, scoprendo un paio di cosce niente male: il commesso più giovane deglutì.
-Vogliamo vedere delle scarpe..diciamo un po’ sexy - disse Eva, aggiustandosi lo spacco - Ma niente di troppo vistoso! - i commessi chiesero i numeri, ad entrambe, poi sparirono, per tornare poco dopo con due pile di scatole.
Si inginocchiarono, e si apprestarono al loro lavoro, sfilando con eleganza le scarpe delle due donne.
Iniziò la prova, e mi accorsi che ero geloso di quell'estraneo che toccava e carezzava i piedi di Eva, sia pure per lavoro, lei poi, pareva che lo capisse e faceva di tutto per stuzzicarmi.
Indossando un paio di sandali da svenimento, gli chiese: -Mi dica, secondo lei, come mi stanno, ? - il commesso (era il più giovane), sollevandole con delicatezza il piede, rispose:- Signorina, mi permetta di dirle, che lei ha dei piedi divini, questi sandali, poi, li rendono se possibile ancor più splendidi! -.
Eva sorrise, guardò Paola, poi guardò me: - Cosa ne dici tu? - mi chiese.
Io deglutii, arrossii, poi, imbarazzatissimo, davanti a questi estranei, balbettai: - S..so..sono bel..belliss..bellissimi! - Solo? - mi ribattè maliziosa - Li trovi solo bellissimi e nient'altro? Mi deludi! Vieni qui vicino, così li vedi meglio, anzi, inginocchiati e guardali da vicino, e lei - disse rivolgendosi al commesso, in evidente imbarazzo - Ci lasci sole, c'è il nostro amico che provvederà a tutto! Vada, vada pure, la chiamerò io -, e così fece, si alzò perplesso e si allontanò.
Io mi avvicinai e mi posi in ginocchio davanti a lei: - Ora che li vedi meglio, non ti ispirano niente questi sandali? -.
Le sollevai un piede: era meraviglioso in quella calzatura, non mi importava che mi vedesse la sua amica, prima le baciai l'alluce sporgente, poi presi a succhiarlo, sentendo il nylon sulla lingua.
Paola tratteneva il respiro, Eva le disse: - Hai visto? Te l'avevo detto che mi obbedisce come un cane!Ah!Ah!Ah! Guarda, ora - e rivolgendosi a me: - La mia amica vuol sentire che effetto fa avere un cane che lecca i piedi, faglielo sentire! Subito! - io esitai, ma Eva, mi spinse il piede sul viso dicendomi: - Subito, ho detto! Anzi chiedile prima il permesso! -.
Il commesso tentava di capire cosa stesse facendo quell'uomo piegato davanti alle sue clienti, ma per fortuna non riusciva a vedere tutto.
Mi voltai verso Paola, e sussurrai:- Posso baciarti i piedi? - Non ho sentito! - esclamò Eva
Ed io aumentando un poco il tono della mia voce: - Mi lasci baciare i tuoi piedi? - Paola, senza una parola, allungò una gamba verso di me, dicendomi: - Le scarpe, puliscimi le scarpe! -.
Aveva imparato subito!!
Era un paio di scarpe chiuse, con il tacco di media altezza, molto impolverate: mi chinai su quel piede ed iniziai a leccare la scarpa, era evidente la scia della mia lingua, forse in meno di un minuto, la scarpa era perfettamente pulita :- Ora l'altra - disse Eva.
Ripetei l'operazione, Paola era visibilmente eccitata, ma anche il mio cazzo non scherzava: questa nuove umiliazione così, davanti ad un'estranea, in un luogo pubblico, mi aveva fatto andare su di giri.
- Bene - disse Eva non contenta - Ora le suole, puliscile le suole! - Paola mise il piede in verticale appoggiando il tacco a terra, senza agevolarmi minimamente.
Con il viso a contatto della moquette, usai la mia lingua e le ripassai le suole (fortunatamente non troppo sporche, ma sempre suole erano!), deglutendo granelli e sporco.
- Sei proprio un bravo cane! - mi disse Eva, con qualche colpetto sulla testa - Ti piace vederlo così? - chiese a Paola, - E' veramente eccitante, finalmente, ecco come mi piace vedere gli uomini, se tu permetti vorrei approffitarne ancora, se vuoi, andiamo a casa mia, saremo più liberi e credo che ci potremo divertire! - Un 'ottima idea! - rispose Eva - E ti dico già che potrai fargli fare ciò che vuoi, altrimenti sa che non gli concederei più ciò che gli piace tanto, vero mio bel cagnone?, rispondi! - E così dicendo mi agitò i piedi sotto al naso - Si, p..padrona, tu c…comanda ed io obbedisco, f..faccio t..tutto ciò che vuoi! - fu la mia umile risposta. Era la verità: a quel punto non le avrei saputo negare nulla.
La mia diabolica tiranna, non contenta proseguì: - Ora sarai contento: due padrone da servire ed adorare, cosa vuoi di più?Ah!AhAh! -.
E così fu.
Iniziai a servire anche Paola, ed in seguito, saltuariamente anche altre loro amiche.
Da circa un anno sono a loro completa disposizione: mi hanno fatto fare di tutto, ed io ho sempre eseguito, ed eseguo ciò che loro mi chiedono, mi è stato detto chiaramente che l'unica mia funzione deve essere quella di obbedire, e soddisfarle.
Ho scoperto in seguito, che Eva non disdegna di amoreggiare con le donne, e sempre ho dovuto servire anche le sue amanti.
Ci vediamo ormai molto raramente con la compagnia al bar, la mia dea mi vuole sempre a casa,
sempre a sua disposizione.
Sono solo suo, mi ha detto, e fino a quando non si stancherà di me (spero il più tardi possibile), io continuerò a servirla ed adorarla, e ad annullarmi per lei: sono felice così, non posso chiedere di più.
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