La messa sexy

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genere
prime esperienze

LA MESSA SEXY

Per molte settimane l’amico Nicholas mi aveva promesso di portarmi ad assistere a una Messa Sexy. Ma all’ultimo momento egli cambiava idea. Diceva che era troppo pericoloso; che il posto era frequentato da strani individui.
Finalmente, un lunedì a tarda sera, decise di andare e venne a prendermi con la sua printz. Arrivammo a Rover, un minuscolo paese sotto l’argine di un fiume. C’è una strada che segue l’argine e si perde in campagna. Arriviamo a una curva e Nicholas posteggia l’auto. Proseguiamo a piedi seguendo l’argine. E’ una notte di aprile, umida e buia.
Arriviamo in uno spiazzo dove, alla luce delle stelle, si intravede la sagoma di una chiesetta col campanile semicrollato. Sullo spiazzo non si vede nessuno. Cautamente ci avviciniamo. La porta è coperta da una tenda nera. Ci avviciniamo di più. Poi Nicholas prova a scostare la tenda.
Una stanza diroccata, male illuminata dalle candele. Ci sono ombre sedute sui banchi, ma non si capisce se sono uomini o donne. Cautamente entriamo anche noi e ci sediamo nell’ultima fila.
Nelle nicchie alle pareti ci sono quadri e statue di fauni col sesso eretto. Le ninfe mostrano i seni e hanno vagine. Tutti hanno un’espressione lubrica e sembrano ridere sguaiatamente.
Ai colpi di un campanaccio esce il prete dalla sacrestia. Indossa la sola pianeta e quando cammina si vede il suo cazzo ben ritto. E non può essere diversamente poiché è seguito da 4 chierichette in camiciola bianca di lino, corta fino all’ombelico, così da mostrare natiche e vagine ben rasate.
Nel coro dietro all’altare partono i canti, osceni, sguaiati; ma subito tacciono. Il prete sale i gradini dell’altare rinculando, e le chierichette sculettando lo seguono. L’altare è un tronco piallato, decorato con simboli pagani e astrologici: il Sole, la Luna il Sagittario. Sul legno si trovano scolpite capre che si montano, fra erbe di mandragora, datura, giusquiamo, morella.
Inizia l’officio sacro in gran pompa. Le chierichette agitano i turiboli con profumi di gelsomino e caprifoglio. Il prete sfoglia un grimoire con raffigurazioni simboliche pagane: la Luna sotto Frassini, Querce e Olmi. Gli Amanti e Venere.
Le chierichette attirano la mia attenzione. Hanno capelli biondi o neri, lisci, lunghissimi e corpi bianchissimi. Le tettine sono nascenti, i sessi arrossati; alcune hanno poca peluria. Qualche sederino ha disegni floreali.
Arriva una donna intabarrata, si toglie il mantello nero e sotto è completamente nuda. Si sdraia sull’altare. Attorno ci sono calici, coppe e piatti traforati con stelle. Il prete prende una coppa, ci piscia dentro e la mette sull’altare. Poi intona con voce profonda:
“Laudi a te Lucifugo Rafacal, Signore dello sperma e dei figli nati morti, delle vergini violentate e delle vedove assassine. Lodi a te per l’oro, il potere, il sesso, la bellezza, la giovinezza e la voluttà.”
Una chierichetta scoreggia forte e si mette a ridere. Il prete si inginocchia e le lecca a lungo il culetto.
Simboli dorati di ricchezza, potere e lussuria si elevano dietro l’altare: corone, spade, alcove e troni. Una ninfa che si masturba e un’altra inculata da un fauno completano la scena. Il prete riprende a salmodiare:
“Al dio del dolore l’aceto; al Dio del Piacere il vino.
Al dio del dolore la merda; al Dio del Piacere l’oro.
Al dio del dolore la morte; al Dio del Piacere il sesso.”
Poi si rivolge dalla parte opposta e proclama:
“Gloria a te, inneggiamo a te, Lucifugo Rafacal Dio glorioso della frusta sulle natiche delle bambine reticenti e delle carezze femminili sui cazzi dei maschietti ignoranti. Sii luce e voluttà, piacere e conoscenza, ricerca e scoperta, evoluzione e sdottrinamento dai battesimi e dalle menzogne dei preti, oscuri adoratori di dolore e morte. Tu grande Lucifugo, brucia gli inferni e donaci paradisi lunghi e saggezze profonde.”
Una bambina si accuccia per orinare. Quando ha finito si asciuga la passerina col dorso della mano. Il prete si accuccia e lecca l’orina. Una bambina sussurra all’amica: “Se le scappava la cacca...”
Sarebbe bello e interessante sapere come va a finire, ma non osiamo rimanere di più. Con un cenno di intesa io e il mio amico seguiamo l’oscurità lungo il muro e usciamo fuori. Abbiamo rischiato anche troppo. Attraversiamo lo spiazzo e a piedi raggiungiamo l’auto. Nicholas avvia il motore e partiamo a tutta velocità nella notte.
Traduzione Febbraio 2007
FINE

scritto il
2012-09-29
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