Carezze sussurrate

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sentimentali

Carezze sussurrate

Il cuore mi batte forte, ma mi faccio coraggio e varco la soglia verso un ignoto destino.
Sono alla mostra fotografica di un collega scrittore di racconti erotici conosciuto sul sito.
Simpatia e stima reciproca, assonanza nei contenuti non-erotici e nello stile, scambi di indirizzi email e conseguente carteggio eseguito con rispetto e discrezione.
Ma qui si tratta di metterci la faccia e il mio imbarazzo è incontenibile.
Lui mi aveva rassicurata, io ho cercato di fargli capire. L'essere donna, le mie origini culturalmente e geograficamente molto distanti: insomma alla fine sono qui, dopo mille fughe in precedenti occasioni, mille ripensamenti e un milione di indecisioni se aprire quella porta o fuggire.
Ma il sincero interesse per le foto e per il messaggio e i significati che vi potrò scoprire dello scrittore è stato veramente forte. E non avevo altre possibilità per acquistare il libro di immagini.
Semplicemente il collega me le ha negate costringendomi così a espormi.
Butto il cuore oltre l'ostacolo e mi ritrovo in un'accogliente sala in cui pannelli disposti in cerchio esibiscono immagini fotografiche.
Con un rapido sguardo scannerizzo l'ambiente e lo noto subito.
Lui avrà notato me?
I patti che sono riuscita a imporre escludevano contatti verbali, domande, approcci di qualunque tipo.
E lui è stato così rispettoso e fedele all'impegno che, alla fine della mostra, volevo scrivergli domandando se mi avesse poi vista. Con tutto il mio ribollir di sentimenti.
'Senti', gli avrei scritto, “ma almeno mi hai scorta? Ti sono passata davanti per ben tre volte! Con i miei blue jeans, la mia giacca in cuoio bulgaro, la mia borsetta in pelle!”
E invece sì, scoprirò in seguito: mi aveva scorta, eccome!
Eccolo che parla con un signore.
Mi aspettavo la sala vuota, posta così a margine della sagra di paese, senza offerte culinarie.
In quel caso sarebbe stato veramente molto difficile evitare qualunque tipo di contatto, sarebbe stato troppo stridente e irreale.
Cosa avrei fatto?
Sorriso imbarazzato da gatto Silvestro e fuga ignominiosa inciampando nella porta?
Frasi di circostanza? 'Guardi, mi scambia per un'altra. Noi orientali ai caucasici sembriamo tutte uguali' e, arancione in volto (rossa di vergogna + gialla di base), affettando sicurezza sarei andata avanti a guardare la mostra morendo nel mio intimo?
Mi sarei svelata come potrebbe fare solo un personaggio di un racconto erotico con improbabili e imprevedibili reazioni? Quelle che tutti gli autori maschili sognano e descrivono e che costituiscono quanto di più irrealizzabile e utopistico esista?
'Sì, sono io! Yuko! Finalmente, Vandal, non ce la facevo più!!! Brucio di desiderio!'
E strappandomi i vestiti di dosso con un gesto furibondo, riuscendo inspiegabilmente a rimanere completamente nuda in un solo batter d'ali, mi sarei buttata in ginocchio ai suoi piedi, avventandomi come un falco sulla cerniera dei suoi calzoni, impaziente e incapace di resistere dall'incoercibile desiderio di riempirmi la bocca della sua virilità e fargli un pompino con i controfiocchi?
Lui veste una camicia a scacchi verdi e grigio scuro. Aspetto un po' trasandato, da artista di Montmartre, per intenderci, ma più genuino e senza barriere.
L'avevo messo in guardia: 'Guarda che io non sono bella come descrivo la protagonista dei miei pornodeliri.'
E anche lui mi ha rassicurata: non è lo stallone dei suoi racconti. Ok, nessuna particolare aspettativa e molta curiosità reciproca.
Si muove con passo incerto con una sua collega fotografa che, insieme a lui, espone scatti fotografici.
Mi defilo subito immergendomi nelle immagini, prima nelle opere dell'altra fotografa e poi, finalmente, nelle sue.
Giochi di sottile psicologia, sapere come e cosa scrivere su un sito proibito, e ora ritrovarlo nelle sue immagini, quei capolavori che parlano dei desideri e delle sensazioni più intime, del proprio carattere più profondo.
Un punto di vista, un approccio privilegiato direttamente all'anima, a quanto lascia intravedere anche senza volerlo, a quanto vuole trasmettere come messaggio personale e a quanto di fatto trasmette a chi contempla l'opera. I particolari della fotografia, oculata scelta di gregari del soggetto principale, i giochi di ombre e luci, gli oggetti in primo piano e in secondo piano, le prospettive sfuggenti o decentrate, gli sfondi, il riempimento degli angoli nello spazio fotografico (quella regione del campo visivo che, fuori dalla prospettiva primaria e diretta, colpisce il subconscio di chi guarda), la scelta del colore o del B/N, il formato della stampa: tutti preziosi elementi per scavare nel carattere e nella personalità, per frugare nell'inconscio di chi ha composto un'immagine e la presenta agli altri.
Ed ecco che la sento, la percepisco, anche se la completa razionalizzazione di quella sensazione mi verrà solo dopo essere uscita dalla mostra.
Una vellutata carezza mi scorre sui capelli, scivola sulla schiena, mi delinea i fianchi, sfiora il sedere e si dipana sfrangiandosi sulle gambe.
Un dolce suono di flauto, disperso nelle brumose campagne autunnali della Lomellina, mi rinfranca e mi culla.
Un alito timido e discreto mi accompagna, mi lambisce il seno e mi avvolge il ventre.
Uno sguardo premuroso lievita dalle immagini e si prende cura di me.
Delicato scintillio di riflessi su bacini di acqua ferma, sfumature di nebbie tra alberi spogli nell'autunno avanzato, percepisco una particolare attenzione che aleggia nell'aria.
Un sospiro sospeso in un tumulto di suoni finalmente ovattati decanta con la leggerezza di vaporosi fiocchi di neve, cotonosa sensazione di curiosa attenzione mi si posa sulle spalle.
Avverto il suo sguardo che buca i pannelli, che mi segue con timoroso riguardo, che mi contempla in religioso rispetto.
Una coltre di stupore e sentimenti nuovi e inespressi mi accompagna per tutta la mostra, anche quando, con vivace curiosità, mi interesso ai presepi coinquilini delle immagini fotografiche nel luminoso ambiente.
Prolungo inconsciamente la visita, i dialoghi con gli estranei, per sentirmi addosso, lo capirò meglio in seguito, quel mantello di attenzioni e premure, quel sottile ticchettio, pigolio, tramestio, sfarfallio di emozioni e sentimenti.
Perdo tempo perchè tu mi veda, mi osservi tenendoti in disparte, prenda coscienza della mia reale esistenza, di come sono fatta e come mi muovo, delle espressioni del mio volto mentre parlo, mentre mi immergo nelle tue foto, nella tua anima più sepolta e inaccessibile, scoprendovi il bello di te, ciò che tu stesso non confessi nemmeno al tuo io più segreto.
Ti scruto quando credo di non esser vista, solo di sfuggita. Una sequenza stroboscopica di immagini.
E pensare che se ti fossi messo una divisa e ti fossi intrufolato nello stand della Protezione Civile, avremmo parlato, riso e scherzato per mezz'ora, degustando porchetta e Bonarda, senza potermi accorgere di nulla.
Ma sento una sconosciuta tensione che cresce, che si impone senza riguardi, impellente e impietosa.
E a un certo punto è ora di scappare, come Cenerentola, ai primi rintocchi della campana.
Mi affaccendo verso l'ingresso e riguadagno aria fresca e libertà da quella morsa che cominciava a soffocarmi.
L'uomo che mi accompagna rientrerà a prendere il tuo libro e a lasciarti uno dei miei, portandoti i complimenti, miei e suoi.
Lo immagino mentre ti parla, mentre studia la voce che ho sentito in lontananza, mentre osserva, lui, le espressioni del tuo volto, il tuo atteggiamento mentre ti accosti a colui cui ti rivolgi.
Il tuo fare gentile, il tuo sguardo quasi sottomesso, di cucciolo bastonato, i tuoi movimenti dinoccolati e incerti mentre vai a prendere il frutto del tuo lavoro, il tuo fotolibro, il profumo della tua anima nascosta e ora condensata in immagini.
Studierò poi i tuoi messaggi, dando un nome alle sensazioni di cui mi sentivo permeata.
Grazie Mauro.
Velo di seta sul corpo nudo di una donna.
di
scritto il
2022-10-16
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