Mai dire mai, rassegnato
di
Bromuro
genere
gay
Erano passati tre giorni dall'ultimo incontro con Mario, il mio mondo stava cambiando con una velocità che non riuscivo a controllare.
A casa facevo di tutto per sembrare normale, non era difficile, in fondo nessuno mi guardava con occhio indagatore e, preferivano pensare ai loro problemi.
Sul lavoro le cose erano un po' più complicate. Il dirigente sembrava avercela con me, ma, in realtà, aveva ragione perché avevo smarrito il mio autocontrollo, che mi aveva sempre tenuto a galla.
Dopo quattro giorni avevo superato ogni mio record di seghe, una media di quattro al giorno, sognando il cazzo di Mario dentro di me.
La mattina del venerdì, puntuale, mi presento al bar dell'auto grill, Giulia mi fa l'occhiolino e apparecchia il bancone per la mia colazione, intanto guardo fuori, attraverso i vetri, alla ricerca del camion di Mario.
Non c'è, mi gusto il cappuccino poi mi alzo per andare a pisciare.
Nel bagno c'è un grassone che piscia distrattamente e vicino a lui un ragazzo, non ha più di venti tre anni e sembra ipnotizzato da qualcosa che quell'energumeno fa.
Sono curioso, mi sistemo a due cessi da suo e provo a sbirciare.
Il ciccione se lo sta menando, senza vergogna, lo scappella e poi lo ricopre ad un ritmo sostenuto. Ha un cazzo che sembra un barattolo di birra, non è lungo ma è largo e possente. Il ragazzo è rapito e si passa la mano sui pantaloni, poi abbassa la testa e si avvicina alla latrina. Il ciccione senza scomporsi dirige il cazzo verso il ragazzo che, senza dire una parola, spalanca la bocca e lascia entrare quel barattolo di carne infuocata. Non deve far nulla, appena dentro il cazzo-barattolo sborra, e lo fa in gola al giovane che, pur con qualche difficoltà, ingoia tutto. Poi ripulisce il cazzo e si alza come niente fosse.
Il tutto non è durato più di dieci minuti.
Sono rimasto incantato e immobile, il Ciccio mi guarda e dice: - volevi mangiarlo te?- Tento di fare una faccia arrabbiata e rispondo: - ma che cazzo dici?
Lui sembra non avermi sentito, si sposta verso di me e ancora armeggia con il suo barattolo che è ancora turgido e lucido. Non dovrei guardarlo ma gli occhi non mi rispondono e si focalizzano sul buco dell'uretra. Sembra ancora mezzo pieno.
Non so cosa mi prende ma le ginocchia si piegano e atterrano sul pavimento sporco di piscio. Il barattolo è a pochi centimetri dal naso e sento l'odore. Mi gira la testa, chiudo gli occhi e mi faccio riempire la bocca da tutta quella carne. Ha sapore di piscio sborra e saliva, vorrei vomitare ma mi faccio forza e, con l'aiuto della mano lo strizzo fino a liberarlo dell'ultima goccia appiccicosa che ingoio.
L'uomo ride, è soddisfatto, poi guardandoci esclama : - non so se vi rivedrò, ma se accadrà ve lo farò provare nel culo, vi userò come cessi - e, ridendo, si è allontanato.
Mi rimetto in ordine, ho fatto tardi, il ragazzo mi guarda e dice: - anche tu amico di Mario, vero? Ti ho visto mentre ci parlavi, io ne sono innamorato ma lui lo fa per soldi ed io non ho grandi disponibilità...
Non so cosa rispondere, lo guardo in silenzio e annuisco poi gli tendo la mano e mi presento, poi gli offro un caffè. Al bancone Giulia sembra guardarmi brutto, il ragazzo tiene la testa bassa e aspetta il suo caffè. Beviamo in silenzio poi ci avviciniamo All'uscita, una nuova stretta di mano e poi io mi avvicino alla mia auto. Ripenso a quello che è successo e mi accorgo che l'unica cosa che mi da dispiacere è l'aver tolto con il caffè quel sapore che avevo in bocca, poche gocce ma notevoli....
A casa facevo di tutto per sembrare normale, non era difficile, in fondo nessuno mi guardava con occhio indagatore e, preferivano pensare ai loro problemi.
Sul lavoro le cose erano un po' più complicate. Il dirigente sembrava avercela con me, ma, in realtà, aveva ragione perché avevo smarrito il mio autocontrollo, che mi aveva sempre tenuto a galla.
Dopo quattro giorni avevo superato ogni mio record di seghe, una media di quattro al giorno, sognando il cazzo di Mario dentro di me.
La mattina del venerdì, puntuale, mi presento al bar dell'auto grill, Giulia mi fa l'occhiolino e apparecchia il bancone per la mia colazione, intanto guardo fuori, attraverso i vetri, alla ricerca del camion di Mario.
Non c'è, mi gusto il cappuccino poi mi alzo per andare a pisciare.
Nel bagno c'è un grassone che piscia distrattamente e vicino a lui un ragazzo, non ha più di venti tre anni e sembra ipnotizzato da qualcosa che quell'energumeno fa.
Sono curioso, mi sistemo a due cessi da suo e provo a sbirciare.
Il ciccione se lo sta menando, senza vergogna, lo scappella e poi lo ricopre ad un ritmo sostenuto. Ha un cazzo che sembra un barattolo di birra, non è lungo ma è largo e possente. Il ragazzo è rapito e si passa la mano sui pantaloni, poi abbassa la testa e si avvicina alla latrina. Il ciccione senza scomporsi dirige il cazzo verso il ragazzo che, senza dire una parola, spalanca la bocca e lascia entrare quel barattolo di carne infuocata. Non deve far nulla, appena dentro il cazzo-barattolo sborra, e lo fa in gola al giovane che, pur con qualche difficoltà, ingoia tutto. Poi ripulisce il cazzo e si alza come niente fosse.
Il tutto non è durato più di dieci minuti.
Sono rimasto incantato e immobile, il Ciccio mi guarda e dice: - volevi mangiarlo te?- Tento di fare una faccia arrabbiata e rispondo: - ma che cazzo dici?
Lui sembra non avermi sentito, si sposta verso di me e ancora armeggia con il suo barattolo che è ancora turgido e lucido. Non dovrei guardarlo ma gli occhi non mi rispondono e si focalizzano sul buco dell'uretra. Sembra ancora mezzo pieno.
Non so cosa mi prende ma le ginocchia si piegano e atterrano sul pavimento sporco di piscio. Il barattolo è a pochi centimetri dal naso e sento l'odore. Mi gira la testa, chiudo gli occhi e mi faccio riempire la bocca da tutta quella carne. Ha sapore di piscio sborra e saliva, vorrei vomitare ma mi faccio forza e, con l'aiuto della mano lo strizzo fino a liberarlo dell'ultima goccia appiccicosa che ingoio.
L'uomo ride, è soddisfatto, poi guardandoci esclama : - non so se vi rivedrò, ma se accadrà ve lo farò provare nel culo, vi userò come cessi - e, ridendo, si è allontanato.
Mi rimetto in ordine, ho fatto tardi, il ragazzo mi guarda e dice: - anche tu amico di Mario, vero? Ti ho visto mentre ci parlavi, io ne sono innamorato ma lui lo fa per soldi ed io non ho grandi disponibilità...
Non so cosa rispondere, lo guardo in silenzio e annuisco poi gli tendo la mano e mi presento, poi gli offro un caffè. Al bancone Giulia sembra guardarmi brutto, il ragazzo tiene la testa bassa e aspetta il suo caffè. Beviamo in silenzio poi ci avviciniamo All'uscita, una nuova stretta di mano e poi io mi avvicino alla mia auto. Ripenso a quello che è successo e mi accorgo che l'unica cosa che mi da dispiacere è l'aver tolto con il caffè quel sapore che avevo in bocca, poche gocce ma notevoli....
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