Laura - cap 3
di
Master V
genere
dominazione
Una delle cose che sicuramente la pandemia ci ha portato ed ha sdoganato è stato lo smart working, ed anche Laura sfruttava questa possibilità ed io, di conseguenza, potevo sfruttare il fatto che fosse a casa da sola tutto il giorno.
Il giorno successivo all’orgasmo in ufficio, Laura sarebbe stata a casa a lavorare. Un’occasione imperdibile per continuare l’allenamento del suo culo.
Ricevette l’ordine di rimanere nuda in casa, con il plug gonfiabile inserito già dalla sera prima.
Per rendere il suo culo più elastico però, ogni mezz’ora avrebbe dovuto sgonfiarlo (ovviamente senza sfilarlo), lasciarlo così per un quarto d’ora e poi rigonfiarlo di nuovo cercando di dare un colpo in più con la pompetta rispetto alla volta precedente.
Mi confessò che le venne da toccarsi, così le dissi che ogni volta che le voleva toccarsi l’avrebbe potuto fare, ovviamente senza orgasmo, e che prima di farlo doveva però strizzare i capezzoli.
La sua mattinata passò tra un po’ di lavoro, l’esecuzione degli ordini e tanta, tanta eccitazione.
Verso le undici le scrissi che sarei passato da lei a mangiare e a controllarla. Avrebbe dovuto farmi trovare il pranzo pronto e in tavola al mio arrivo, mentre lei sarebbe dovuta rimanere vicino al divano, in ginocchio e con le mani dietro la schiena.
Quando arrivai la trovai al suo posto, la guadai di sfuggita, solo il tempo di vedere i suoi umori colare lungo le gambe. Mangiai senza degnarla di uno sguardo o una parola, lei rimase ferma guardando dritto davanti a sé.
Una volta finito di mangiare mi alzai e mi misi dietro di lei, sgonfiai il plug e lo tirai fuori di colpo. Laura emise un gemito misto dolore e piacere e cadde in avanti ritrovandosi così a pecorina.
La feci alzare in piedi e le feci mettere le mani sul divano, ora aveva il suo buchetto ben esposto. Si vedeva che si era allenata con il plug, ero soddisfatto di lei e per premiarla, tirai fuori il cazzo, misi il preservativo, lubrificai il suo culo e la penetrai. Fu un vero piacere vedere che il mio cazzo, seppur con un po’ di difficoltà per il buco non ancora completamente abituato, riusciva ad entrare dentro di lei.
La scopai da dietro, con forza. Lei gemeva dal piacere stringendo il divano con le mani mentre la tenevo per i fianchi per riuscire a entrarle dentro ancora di più.
Quando venni avevamo entrambi il fiatone. Mi sfilai, la spinsi via e mi misi seduto sul divano. Ripresi fiato, chiamai Laura a me, mi tolsi il preservativo e le ordinai di ripulirmi il cazzo mentre le svuotai il preservativo sui capelli.
Ancora una volta il suo lavoro di bocca fu impeccabile. Poco dopo mi ricomposi e tornai al lavoro, mentre Laura finalmente potè farsi una doccia, ovviamente fredda.
Nel tardo pomeriggio Laura mi scrisse dalla palestra dove andava per tenersi un po’ in forma. Mi disse che un ragazzo che conosceva che frequentava la stessa palestra l’aveva invitata a bere qualcosa una volta finito e, quindi, voleva avere il mio permesso per uscire con lui.
Ovviamente la lasciai fare, ovviamente con delle regole. Se lui ci avesse provato fino in fondo, lei avrebbe dovuto accettare e scoparselo, ma poteva usare solo la bocca e la figa senza venire. Il culo di Laura era solo mio, soprattutto adesso che iniziava ad aprirsi.
Mi scrisse a tarda serata. Era andata a casa di lui, aveva iniziato a fargli un pompino, si stava già immaginando a gambe aperte sotto di lui a farsi aprire per bene, quando le venne in bocca. Laura rimase proprio delusa, aveva voglia e forse anche il bisogno di essere scopata e sentirsi la figa piena di un cazzo. Si rivestì e se ne andò quasi senza salutarlo per non essere riuscito a darle quel poco che le avevo concesso.
Mi supplicò di lasciarla masturbarsi con uno dei dildi che aveva a casa, sentiva la pulsione di essere penetrata crescere in lei. Le risposi che non era colpa mia se aveva beccato uno così e che aveva perso la sua occasione e che a casa la aspettava solo il plug. Provò ad insistere, ma questo le costò solo una punizione: arrivata a casa, si sarebbe dovuta spogliare e mettere una molletta per capezzolo e sul clitoride tenendole per venti minuti.
Mi mandò la foto di lei con le mollette attaccate al suo corpo, la faccia faceva trasparire tutta la sua rassegnazione per quella situazione.
Andò a dormire, ma non riuscì a farlo per bene, l’eccitazione che continuava a provare la svegliava di continuo. Non si riconosceva più, non pensava che potesse esistere un lato di lei così, che potesse desiderare così tanto di essere penetrata da qualcuno o, a questo punto, da qualcosa.
Potete continuare a scrivermi: virtualemaster@gmail.com
Il giorno successivo all’orgasmo in ufficio, Laura sarebbe stata a casa a lavorare. Un’occasione imperdibile per continuare l’allenamento del suo culo.
Ricevette l’ordine di rimanere nuda in casa, con il plug gonfiabile inserito già dalla sera prima.
Per rendere il suo culo più elastico però, ogni mezz’ora avrebbe dovuto sgonfiarlo (ovviamente senza sfilarlo), lasciarlo così per un quarto d’ora e poi rigonfiarlo di nuovo cercando di dare un colpo in più con la pompetta rispetto alla volta precedente.
Mi confessò che le venne da toccarsi, così le dissi che ogni volta che le voleva toccarsi l’avrebbe potuto fare, ovviamente senza orgasmo, e che prima di farlo doveva però strizzare i capezzoli.
La sua mattinata passò tra un po’ di lavoro, l’esecuzione degli ordini e tanta, tanta eccitazione.
Verso le undici le scrissi che sarei passato da lei a mangiare e a controllarla. Avrebbe dovuto farmi trovare il pranzo pronto e in tavola al mio arrivo, mentre lei sarebbe dovuta rimanere vicino al divano, in ginocchio e con le mani dietro la schiena.
Quando arrivai la trovai al suo posto, la guadai di sfuggita, solo il tempo di vedere i suoi umori colare lungo le gambe. Mangiai senza degnarla di uno sguardo o una parola, lei rimase ferma guardando dritto davanti a sé.
Una volta finito di mangiare mi alzai e mi misi dietro di lei, sgonfiai il plug e lo tirai fuori di colpo. Laura emise un gemito misto dolore e piacere e cadde in avanti ritrovandosi così a pecorina.
La feci alzare in piedi e le feci mettere le mani sul divano, ora aveva il suo buchetto ben esposto. Si vedeva che si era allenata con il plug, ero soddisfatto di lei e per premiarla, tirai fuori il cazzo, misi il preservativo, lubrificai il suo culo e la penetrai. Fu un vero piacere vedere che il mio cazzo, seppur con un po’ di difficoltà per il buco non ancora completamente abituato, riusciva ad entrare dentro di lei.
La scopai da dietro, con forza. Lei gemeva dal piacere stringendo il divano con le mani mentre la tenevo per i fianchi per riuscire a entrarle dentro ancora di più.
Quando venni avevamo entrambi il fiatone. Mi sfilai, la spinsi via e mi misi seduto sul divano. Ripresi fiato, chiamai Laura a me, mi tolsi il preservativo e le ordinai di ripulirmi il cazzo mentre le svuotai il preservativo sui capelli.
Ancora una volta il suo lavoro di bocca fu impeccabile. Poco dopo mi ricomposi e tornai al lavoro, mentre Laura finalmente potè farsi una doccia, ovviamente fredda.
Nel tardo pomeriggio Laura mi scrisse dalla palestra dove andava per tenersi un po’ in forma. Mi disse che un ragazzo che conosceva che frequentava la stessa palestra l’aveva invitata a bere qualcosa una volta finito e, quindi, voleva avere il mio permesso per uscire con lui.
Ovviamente la lasciai fare, ovviamente con delle regole. Se lui ci avesse provato fino in fondo, lei avrebbe dovuto accettare e scoparselo, ma poteva usare solo la bocca e la figa senza venire. Il culo di Laura era solo mio, soprattutto adesso che iniziava ad aprirsi.
Mi scrisse a tarda serata. Era andata a casa di lui, aveva iniziato a fargli un pompino, si stava già immaginando a gambe aperte sotto di lui a farsi aprire per bene, quando le venne in bocca. Laura rimase proprio delusa, aveva voglia e forse anche il bisogno di essere scopata e sentirsi la figa piena di un cazzo. Si rivestì e se ne andò quasi senza salutarlo per non essere riuscito a darle quel poco che le avevo concesso.
Mi supplicò di lasciarla masturbarsi con uno dei dildi che aveva a casa, sentiva la pulsione di essere penetrata crescere in lei. Le risposi che non era colpa mia se aveva beccato uno così e che aveva perso la sua occasione e che a casa la aspettava solo il plug. Provò ad insistere, ma questo le costò solo una punizione: arrivata a casa, si sarebbe dovuta spogliare e mettere una molletta per capezzolo e sul clitoride tenendole per venti minuti.
Mi mandò la foto di lei con le mollette attaccate al suo corpo, la faccia faceva trasparire tutta la sua rassegnazione per quella situazione.
Andò a dormire, ma non riuscì a farlo per bene, l’eccitazione che continuava a provare la svegliava di continuo. Non si riconosceva più, non pensava che potesse esistere un lato di lei così, che potesse desiderare così tanto di essere penetrata da qualcuno o, a questo punto, da qualcosa.
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