Laura - cap 2
di
Master V
genere
dominazione
Dopo che me ne andai Laura continuò a mandarmi messaggi in cui supplicava il mio perdono e in cui mi spergiurava che non avrebbe più disobbedito ad un mio ordine. Non le risposi fino a sera. Volevo tenerla sulle spine prima di darle la punizione, che ovviamente sarebbe stata esemplare e mi avrebbe dato la conferma o meno che lei volesse realmente continuare questo percorso.
La punizione le arrivò per messaggio: bevi un litro di acqua, quando sentirai il bisogno di andare di urinare dovrai indossare un paio di calze e aspettare il mio ok per andare in bagno. Una volta ricevuto il mio via libera metterai il cell sul treppiede, farai partire il video, entrerai in doccia, mani dietro la testa, gambe divaricate larghezza spalle e ti urinerai addosso nelle calze. Una volta finito, ti toglierai le calze e con quelle ti pulirai la faccia dal trucco e dal mio sperma. Poi potrai farti una doccia, fredda.
Dopo circa un’ora arrivò il messaggio che mi chiedeva di poter andare in bagno, aspettai un quarto d’ora prima di darle l’ok.
Dopo circa mezz’ora mi arrivò il video. Aveva eseguito tutto alla lettera. Si vedeva il disgusto dipinto sulla sua faccia dopo essersela pulita con le calze piene di urina.
Le confermai che poteva continuare il suo percorso con me, ma che non sarebbero stati perdonati altri sgarri.
Per la notte le dissi che avrebbe dormito nuda, con il plug nel sedere.
Il mattino seguente mi scrisse che non aveva dormito molto, che avere quel coso nel sedere le aveva dato molto fastidio. Ovviamente della cosa avevo tenuto conto, ma viste le sue mancanze, dovevamo recuperare il tempo perduto.
Durante la giornata lavorativa mi limitai solo a darle un compito: finito lavoro, sarebbe dovuta andare in un sexy shop della zona, comprare un piccolo plug, chiedere al negoziante di potersi appartare per inserirlo e poi era libera di andare a farsi un aperitivo con le amiche.
Mi scrisse appena uscita dal sexy shop, e quello che mi scrisse mi lasciò positivamente sorpreso. Si vedeva che aveva iniziato ad applicarsi.
Laura mi disse che si recò al sexy shop e cercò i vai plug, aveva il cuore in gola dall’eccitazione mista alla vergogna che entrare in certi negozi le provocava. Ne scelse uno con una specie di diamante sulla parte che rimaneva fuori dal buco, andò alla cassa dopo aver atteso qualche minuto che un cliente se ne andasse, pagò e, dopo avere preso un bel respiro, chiese alla negoziante se potesse usare uno dei camerini per inserirlo. La cassiera fu molto divertita dalla cosa ed acconsentì, indicandole il camerino. Ed ecco ciò che più mi colpì: dopo aver lubrificato il plug con la bocca ed averlo inserito con qualche difficoltà, Laura, con un filo di voce, chiamò a sé la commessa e le chiede di fare una foto al suo sedere in modo che si vedesse anche il diamante del plug. La commessa, sempre più divertita, accettò e fece la foto che poi Laura mi mandò.
Posso immaginare la faccia rossa dalla vergona di Laura, ma sicuramente ho apprezzato lo sforzo nel voler fare questa cosa.
La sera mi scrisse mentre rientrava a casa dopo l’aperitivo con le amiche, mi disse che rimase eccitata tutto il tempo per via del plug.
Arrivata a casa Laura si spogliò completamente così come le avevo detto, cambiò il plug che aveva comprato quel giorno con l’altro per la notte e lo gonfiò con la pompetta finchè non sentì il buco che si dilatava per bene. Mangiò qualcosa e si mise sul divano, sentiva il plug spingersi dentro di lei, ma se fino ad un po’ di tempo prima quella sensazione la metteva a disagio, quella sera non riusciva a tenere a freno l’eccitazione. Mi chiese di potersi masturbare, ma non era ancora giunto il momento per l’orgasmo che le stavo negando da due settimane.
Il giorno successivo, Laura dovette vincere ancora una volta il suo imbarazzo e andare al lavoro senza intimo e con il plug (quello piccolo ovviamente) inserito nel sedere. Mi scrisse dicendo che aveva paura di bagnare la gonna con i suoi umori e che qualcuno la potesse scoprire, ma che quella paura la eccitava ancora di più. Finalmente stava lasciando da parte i freni inibitori per diventare una schiava modello. Le ordinai di andare in bagno e masturbarsi. Finalmente poteva avere il suo orgasmo, ma lo avrebbe avuto nel bagno dell’ufficio.
Laura, sempre più in imbarazzo, ma desiderosa di avere l’orgasmo che forse le avrebbe dato sollievo da quell’eccitazione continua, si fiondò in bagno, si chiuse dentro ed iniziò a masturbarsi avendo comunque cura di farsi delle foto. Era completamente nuda, seduta sul wc, con la mano destra a sollecitare il clitoride e con la sinistra a toccarsi il seno. La schiena era arcuata all’indietro con la testa a toccare il muro. Sentiva le scosse dell’orgasmo che correvano lungo tutto il suo corpo. Venne, venne con forza e senza riuscire a trattenere qualche gridolino di piacere che per sua fortuna nessuno udì.
Si ricompose e tornò alla sua postazione. Aveva ancora il fiatone e quando la camicetta di muoveva le provocava qualche brivido, sentiva le gambe ancora senza tutte le forze. Aveva un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Mi scrisse ringraziandomi dell’opportunità concessale nell’avere quell’orgasmo.
Se volete potete continuare a scrivermi: virtualemaster@gmail.com
La punizione le arrivò per messaggio: bevi un litro di acqua, quando sentirai il bisogno di andare di urinare dovrai indossare un paio di calze e aspettare il mio ok per andare in bagno. Una volta ricevuto il mio via libera metterai il cell sul treppiede, farai partire il video, entrerai in doccia, mani dietro la testa, gambe divaricate larghezza spalle e ti urinerai addosso nelle calze. Una volta finito, ti toglierai le calze e con quelle ti pulirai la faccia dal trucco e dal mio sperma. Poi potrai farti una doccia, fredda.
Dopo circa un’ora arrivò il messaggio che mi chiedeva di poter andare in bagno, aspettai un quarto d’ora prima di darle l’ok.
Dopo circa mezz’ora mi arrivò il video. Aveva eseguito tutto alla lettera. Si vedeva il disgusto dipinto sulla sua faccia dopo essersela pulita con le calze piene di urina.
Le confermai che poteva continuare il suo percorso con me, ma che non sarebbero stati perdonati altri sgarri.
Per la notte le dissi che avrebbe dormito nuda, con il plug nel sedere.
Il mattino seguente mi scrisse che non aveva dormito molto, che avere quel coso nel sedere le aveva dato molto fastidio. Ovviamente della cosa avevo tenuto conto, ma viste le sue mancanze, dovevamo recuperare il tempo perduto.
Durante la giornata lavorativa mi limitai solo a darle un compito: finito lavoro, sarebbe dovuta andare in un sexy shop della zona, comprare un piccolo plug, chiedere al negoziante di potersi appartare per inserirlo e poi era libera di andare a farsi un aperitivo con le amiche.
Mi scrisse appena uscita dal sexy shop, e quello che mi scrisse mi lasciò positivamente sorpreso. Si vedeva che aveva iniziato ad applicarsi.
Laura mi disse che si recò al sexy shop e cercò i vai plug, aveva il cuore in gola dall’eccitazione mista alla vergogna che entrare in certi negozi le provocava. Ne scelse uno con una specie di diamante sulla parte che rimaneva fuori dal buco, andò alla cassa dopo aver atteso qualche minuto che un cliente se ne andasse, pagò e, dopo avere preso un bel respiro, chiese alla negoziante se potesse usare uno dei camerini per inserirlo. La cassiera fu molto divertita dalla cosa ed acconsentì, indicandole il camerino. Ed ecco ciò che più mi colpì: dopo aver lubrificato il plug con la bocca ed averlo inserito con qualche difficoltà, Laura, con un filo di voce, chiamò a sé la commessa e le chiede di fare una foto al suo sedere in modo che si vedesse anche il diamante del plug. La commessa, sempre più divertita, accettò e fece la foto che poi Laura mi mandò.
Posso immaginare la faccia rossa dalla vergona di Laura, ma sicuramente ho apprezzato lo sforzo nel voler fare questa cosa.
La sera mi scrisse mentre rientrava a casa dopo l’aperitivo con le amiche, mi disse che rimase eccitata tutto il tempo per via del plug.
Arrivata a casa Laura si spogliò completamente così come le avevo detto, cambiò il plug che aveva comprato quel giorno con l’altro per la notte e lo gonfiò con la pompetta finchè non sentì il buco che si dilatava per bene. Mangiò qualcosa e si mise sul divano, sentiva il plug spingersi dentro di lei, ma se fino ad un po’ di tempo prima quella sensazione la metteva a disagio, quella sera non riusciva a tenere a freno l’eccitazione. Mi chiese di potersi masturbare, ma non era ancora giunto il momento per l’orgasmo che le stavo negando da due settimane.
Il giorno successivo, Laura dovette vincere ancora una volta il suo imbarazzo e andare al lavoro senza intimo e con il plug (quello piccolo ovviamente) inserito nel sedere. Mi scrisse dicendo che aveva paura di bagnare la gonna con i suoi umori e che qualcuno la potesse scoprire, ma che quella paura la eccitava ancora di più. Finalmente stava lasciando da parte i freni inibitori per diventare una schiava modello. Le ordinai di andare in bagno e masturbarsi. Finalmente poteva avere il suo orgasmo, ma lo avrebbe avuto nel bagno dell’ufficio.
Laura, sempre più in imbarazzo, ma desiderosa di avere l’orgasmo che forse le avrebbe dato sollievo da quell’eccitazione continua, si fiondò in bagno, si chiuse dentro ed iniziò a masturbarsi avendo comunque cura di farsi delle foto. Era completamente nuda, seduta sul wc, con la mano destra a sollecitare il clitoride e con la sinistra a toccarsi il seno. La schiena era arcuata all’indietro con la testa a toccare il muro. Sentiva le scosse dell’orgasmo che correvano lungo tutto il suo corpo. Venne, venne con forza e senza riuscire a trattenere qualche gridolino di piacere che per sua fortuna nessuno udì.
Si ricompose e tornò alla sua postazione. Aveva ancora il fiatone e quando la camicetta di muoveva le provocava qualche brivido, sentiva le gambe ancora senza tutte le forze. Aveva un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Mi scrisse ringraziandomi dell’opportunità concessale nell’avere quell’orgasmo.
Se volete potete continuare a scrivermi: virtualemaster@gmail.com
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