Laura - cap 4
di
Master V
genere
dominazione
Per il compleanno di un mio caro amico mi trovai in difficoltà per il regalo. Dopo anni di conoscenza ci eravamo già regalati un po’ di tutto e, allo stesso tempo, non volevo regalargli una cosa totalmente inutile. Decisi così di sfruttare Laura per fargli provare un’esperienza che ancora non aveva provato. Così lo invitai a cena venerdì sera, non gli anticipai nulla, così come non dissi nulla a Laura se non che sarebbe venuta a casa mia per una cena con un mio amico.
Arrivato il giorno della cena, una volta finito di lavorare mi diressi subito a casa per preparare delle cose che mi sarebbero servite per cena e post cena, mentre a Laura avevo affidato il compito della spesa che prevedeva del sushi (più per il mio amico che per me visto che io non ne vado pazzo) e birre.
Quando Laura arrivò a casa, una volta sistemata la spesa la misi al corrente di quello che sarebbe stato il programma della serata e che poteva mettersi nuda fin da subito. Mi guardò con uno sguardo attonito. Sicuramente non si aspettava di passare una serata completamente nuda, in presenza di un estraneo e per di più far sapere a qualcuno della sua inclinazione a sottomessa. Con il passare dei minuti, iniziò a pensare come sarebbe andata la serata e già si vedeva usata per dare piacere al mio amico, sia sessualmente che con qualche gioco perverso. La cosa la preoccupava e la rendeva nervosa, ma allo stesso tempo il suo corpo le mandava dei segnali inequivocabili proprio in mezzo alle gambe.
Dopo circa un quarto d’ora il mio amico, Marco, suonò alla porta. Lo accolsi io e dopo i primi convenevoli di rito ci dirigemmo in cucina.
Appena entrato Marco rimase senza parole, con la mandibola pronta a staccarsi dallo spettacolo che aveva davanti: Laura era stesa sul tavolo, ovviamente nuda, con il sushi appoggiato su tutto il corpo. Sussurrandogli all’orecchio lo avvertii subito che poteva star tranquillo, non avrebbe tradito sua moglie, non sarebbe successo nulla di sessuale. Non volevo che Laura sapesse che non sarebbe stata usata come lei pensava perché volevo che la sua eccitazione rimanesse al massimo tutta la sera.
Ci accomodammo a tavola ed iniziammo a mangiare e a chiacchierare del più e del meno, anche se Marco non riusciva a togliere gli occhi dal corpo di Laura. Usammo gli umori del nostro piatto vivente al posto delle salse e, ogni volta che ci apprestavamo a passare il riso sulle labbra umide della figa di Laura, sembrava che queste ricambiassero diventando sempre più bagnate.
Una volta finito di mangiare invitai Marco ad aspettarmi sul divano e ad accendere la tv sulla partita, mentre io mi fermai un attimo in cucina con Laura.
Prima di farla alzare dal tavolo le feci raccogliere le gambe verso il petto. La figa continuava a far colare umori verso il culo. Era eccitatissima anche se in superficie sembrava ancora tesa per tutta la situazione. Le infilai il plug nel sedere, lei sospirò e strinse le mani nelle gambe. La feci alzare, aveva lo sguardo basso in un misto di vergogna e rassegnazione per non poter godere. Le concessi di mangiare del sushi, senza usare le mani, e le dissi che l’avremmo aspettata in soggiorno con il vassoio con birre e patatine.
Dopo pochi minuti, mentre Marco ed io ci stavamo gustando la partita sul divano, ecco arrivare Laura con un vassoio in mano con sopra quattro birre e una ciotola con le patatine. La feci mettere in ginocchio tra me e Marco dove rimase con il vassoio nelle mani. La usammo come una sorta di tavolino. Lei non osava guardarci, mentre noi la ignoravamo completamente assorti nel guardare la televisione.
Quando Marco si alzò per andare in bagno ne approfittai per infilare due dita nella figa fradicia di Laura, avvicinarmi al suo orecchio dicendole che appena saremmo stati soli mi sarei divertito con lei. Mi fece un cenno con la testa per farmi capire che aveva capito. Si morse il labbro inferiore un po’ per nascondere il sorriso che tentava di comparire sul suo volto, un po’ perché l’idea di essere usata solo da me non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
Finita la partita, Marco ci salutò. Sul suo volto era stampato un sorriso mai visto prima e per questo mi ringraziò mille volte.
Finalmente eravamo soli io e Laura.
Ci bevemmo una birretta assieme, le feci i complimenti per come si era comportata e lei mi confidò che era certa che sarebbe stata usata da Marco e che questo sì le aveva dato un po’ di inquietudine, ma l’aveva anche eccitata tantissimo.
“Se vuoi essere usata da qualcun altro – le dissi mentre mi avvicinati a lei infilandole di nuovo due dita nella figa – non ti preoccupare che troverò il modo corretto per accontentarti. Ma adesso tocca a me divertirsi con te, vai in camera, mani sul letto, gambe divaricate.”
Dopo un paio di minuti raggiunsi Laura in camera da letto, era nella posizione che le avevo ordinato. Mi soffermai, come ogni tanto mi accade, a guardare il suo fondoschiena davvero bello.
Volevo vedere se Laura era pronta per il passo successivo: subire il dolore fisico da qualcun altro.
Mi avvicinai al suo sedere ed iniziai a frustarla. Il frustino, di quelli che si usano con i cavalli, sferzò la pelle liscia del sedere, lasciando un segno rosso mentre Laura si fece scappare un gridolino misto dolore e sorpresa. Ne arrivò un altro, sull’altra natica, altro segno rosso, Laura si irrigidì, strinse le coperte con le mani, si sforzò di tenere la bocca chiusa. Arrivò il terzo colpo, Laura era aggrappata alle coperte, la testa andò all’indietro quasi volesse far scappare dalla bocca un urlo di dolore.
Ci furono altri colpi, arrivammo ad una ventina prima che Laura, con il volto solcato dalle lacrime, ma con la bocca cucita fino a quel momento, mi chiedesse di smettere. Mi fermai, appoggiai il frustino sulla sua schiena e testai lo stato del suo sesso. Se mai era possibile, era ancora più bagnata, gli umori continuavano a colarle lungo le gambe.
“Vedi che alla fine il tuo corpo ti sta dicendo che sei una cagna – le dissi mentre con la mano piena dei suoi umori le accarezzavo il sedere rosso – ti piace essere sottomessa, ti piace il dolore che deriva dall’essere sottomessa a me.”
Quelle parole furono come un macigno per Laura, che prendeva sempre più coscienza di quanto l’essere in quella situazione non solo la eccitasse, ma la faceva sentir felice e al suo posto.
La feci sdraiare sul letto, le legai i polsi e le caviglie al letto. Mi volli concentrare sul suo seno, su quei capezzoli turgidi. Presi delle mollette, ne misi una per capezzolo, poi ne misi altre intorno all’aureola. Laura sgranò gli occhi e il suo respirò cominciò a farsi più frequente.
Aiutandomi con il frustino, ma senza colpirla, feci muovere le tette e, con esse, le mollette che provocarono a Laura un po’ di dolore. Ma fu quando iniziai a farle saltar via con il frustino che il corpo della mia schiava iniziò a contorcersi e ad inarcare la schiena dal male.
Slegai dal letto le corde che tenevano ferme le caviglie e le legai alla testiera del letto. In questo modo Laura era totalmente esposta. Decisi di completare l’opera prendendo delle pinze per capezzoli, mettendoli ad essi e legandole alle corde che passavano sopra Laura per tenere ferme le gambe.
Le sfilai il plug dal sedere senza troppi complimenti.
Guardai Laura, totalmente esposta in quella posizione tutt’altro che comoda per lei, ma perfetta per quello che volevo fare io. Incrociai il suo sguardo, era un misto di dolore, supplica e paura per quello che sarebbe potuto succederle. Le misi il plug gonfiabile e iniziai a pompare. Vedevo il buco allargarsi spingo da quell’oggetto che la riempiva sempre di più.
Le feci delle foto con il suo cellulare e gliele mostrai. Non mi interessava avere quelle foto sul mio, mi interessava farle vedere quanto in basso si stesse spingendo, quanto questo la eccitasse e volevo che ogni volta che accedeva alla galleria delle immagini si imbattesse in quelle immagini, anche se ero certo che oramai era scolpite nella sua testa.
La lasciai sola per un po’ e uscii dalla stanza spegnendo la luce e lasciandola al buio. La sua mente iniziò a viaggiare, mentre il dolore per la posizione e le pinze ai capezzoli stava sempre più lasciando il posto al piacere.
Tornai dopo una decina di minuti, le liberai i capezzoli, tolsi il plug e lo rimpiazzai con il mio cazzo. La penetrai con forza. Lei gemeva ad ogni colpo, aveva gli occhi chiusi, cercava di trarre tutto il piacere che poteva.
Venni, mi sfilai, il suo buco adesso era veramente largo e da esso colava il mio sperma. Lo raccolsi con le dita e le feci leccare a Laura.
“Vedi – le dissi – il tuo corpo serve per questo, a far svuotare le palle e a far godere gli uomini. Non servi ad altro se non per servirmi”
Quelle parole furono un altro macigno, un altro passo verso la consapevolezza di ciò che era e di ciò che stava sempre più diventando, ma la cosa che più la sorprese fu che tutto questo insieme di cose e pensieri, non fece altro che aumentare la pulsione a toccarsi e la voglia di essere scopata nella figa, sarebbe andato bene qualsiasi cosa, le bastava sentirsi penetrata.
Se volete potete continuare a scrivermi: virtualemaster@gmail.com
Arrivato il giorno della cena, una volta finito di lavorare mi diressi subito a casa per preparare delle cose che mi sarebbero servite per cena e post cena, mentre a Laura avevo affidato il compito della spesa che prevedeva del sushi (più per il mio amico che per me visto che io non ne vado pazzo) e birre.
Quando Laura arrivò a casa, una volta sistemata la spesa la misi al corrente di quello che sarebbe stato il programma della serata e che poteva mettersi nuda fin da subito. Mi guardò con uno sguardo attonito. Sicuramente non si aspettava di passare una serata completamente nuda, in presenza di un estraneo e per di più far sapere a qualcuno della sua inclinazione a sottomessa. Con il passare dei minuti, iniziò a pensare come sarebbe andata la serata e già si vedeva usata per dare piacere al mio amico, sia sessualmente che con qualche gioco perverso. La cosa la preoccupava e la rendeva nervosa, ma allo stesso tempo il suo corpo le mandava dei segnali inequivocabili proprio in mezzo alle gambe.
Dopo circa un quarto d’ora il mio amico, Marco, suonò alla porta. Lo accolsi io e dopo i primi convenevoli di rito ci dirigemmo in cucina.
Appena entrato Marco rimase senza parole, con la mandibola pronta a staccarsi dallo spettacolo che aveva davanti: Laura era stesa sul tavolo, ovviamente nuda, con il sushi appoggiato su tutto il corpo. Sussurrandogli all’orecchio lo avvertii subito che poteva star tranquillo, non avrebbe tradito sua moglie, non sarebbe successo nulla di sessuale. Non volevo che Laura sapesse che non sarebbe stata usata come lei pensava perché volevo che la sua eccitazione rimanesse al massimo tutta la sera.
Ci accomodammo a tavola ed iniziammo a mangiare e a chiacchierare del più e del meno, anche se Marco non riusciva a togliere gli occhi dal corpo di Laura. Usammo gli umori del nostro piatto vivente al posto delle salse e, ogni volta che ci apprestavamo a passare il riso sulle labbra umide della figa di Laura, sembrava che queste ricambiassero diventando sempre più bagnate.
Una volta finito di mangiare invitai Marco ad aspettarmi sul divano e ad accendere la tv sulla partita, mentre io mi fermai un attimo in cucina con Laura.
Prima di farla alzare dal tavolo le feci raccogliere le gambe verso il petto. La figa continuava a far colare umori verso il culo. Era eccitatissima anche se in superficie sembrava ancora tesa per tutta la situazione. Le infilai il plug nel sedere, lei sospirò e strinse le mani nelle gambe. La feci alzare, aveva lo sguardo basso in un misto di vergogna e rassegnazione per non poter godere. Le concessi di mangiare del sushi, senza usare le mani, e le dissi che l’avremmo aspettata in soggiorno con il vassoio con birre e patatine.
Dopo pochi minuti, mentre Marco ed io ci stavamo gustando la partita sul divano, ecco arrivare Laura con un vassoio in mano con sopra quattro birre e una ciotola con le patatine. La feci mettere in ginocchio tra me e Marco dove rimase con il vassoio nelle mani. La usammo come una sorta di tavolino. Lei non osava guardarci, mentre noi la ignoravamo completamente assorti nel guardare la televisione.
Quando Marco si alzò per andare in bagno ne approfittai per infilare due dita nella figa fradicia di Laura, avvicinarmi al suo orecchio dicendole che appena saremmo stati soli mi sarei divertito con lei. Mi fece un cenno con la testa per farmi capire che aveva capito. Si morse il labbro inferiore un po’ per nascondere il sorriso che tentava di comparire sul suo volto, un po’ perché l’idea di essere usata solo da me non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
Finita la partita, Marco ci salutò. Sul suo volto era stampato un sorriso mai visto prima e per questo mi ringraziò mille volte.
Finalmente eravamo soli io e Laura.
Ci bevemmo una birretta assieme, le feci i complimenti per come si era comportata e lei mi confidò che era certa che sarebbe stata usata da Marco e che questo sì le aveva dato un po’ di inquietudine, ma l’aveva anche eccitata tantissimo.
“Se vuoi essere usata da qualcun altro – le dissi mentre mi avvicinati a lei infilandole di nuovo due dita nella figa – non ti preoccupare che troverò il modo corretto per accontentarti. Ma adesso tocca a me divertirsi con te, vai in camera, mani sul letto, gambe divaricate.”
Dopo un paio di minuti raggiunsi Laura in camera da letto, era nella posizione che le avevo ordinato. Mi soffermai, come ogni tanto mi accade, a guardare il suo fondoschiena davvero bello.
Volevo vedere se Laura era pronta per il passo successivo: subire il dolore fisico da qualcun altro.
Mi avvicinai al suo sedere ed iniziai a frustarla. Il frustino, di quelli che si usano con i cavalli, sferzò la pelle liscia del sedere, lasciando un segno rosso mentre Laura si fece scappare un gridolino misto dolore e sorpresa. Ne arrivò un altro, sull’altra natica, altro segno rosso, Laura si irrigidì, strinse le coperte con le mani, si sforzò di tenere la bocca chiusa. Arrivò il terzo colpo, Laura era aggrappata alle coperte, la testa andò all’indietro quasi volesse far scappare dalla bocca un urlo di dolore.
Ci furono altri colpi, arrivammo ad una ventina prima che Laura, con il volto solcato dalle lacrime, ma con la bocca cucita fino a quel momento, mi chiedesse di smettere. Mi fermai, appoggiai il frustino sulla sua schiena e testai lo stato del suo sesso. Se mai era possibile, era ancora più bagnata, gli umori continuavano a colarle lungo le gambe.
“Vedi che alla fine il tuo corpo ti sta dicendo che sei una cagna – le dissi mentre con la mano piena dei suoi umori le accarezzavo il sedere rosso – ti piace essere sottomessa, ti piace il dolore che deriva dall’essere sottomessa a me.”
Quelle parole furono come un macigno per Laura, che prendeva sempre più coscienza di quanto l’essere in quella situazione non solo la eccitasse, ma la faceva sentir felice e al suo posto.
La feci sdraiare sul letto, le legai i polsi e le caviglie al letto. Mi volli concentrare sul suo seno, su quei capezzoli turgidi. Presi delle mollette, ne misi una per capezzolo, poi ne misi altre intorno all’aureola. Laura sgranò gli occhi e il suo respirò cominciò a farsi più frequente.
Aiutandomi con il frustino, ma senza colpirla, feci muovere le tette e, con esse, le mollette che provocarono a Laura un po’ di dolore. Ma fu quando iniziai a farle saltar via con il frustino che il corpo della mia schiava iniziò a contorcersi e ad inarcare la schiena dal male.
Slegai dal letto le corde che tenevano ferme le caviglie e le legai alla testiera del letto. In questo modo Laura era totalmente esposta. Decisi di completare l’opera prendendo delle pinze per capezzoli, mettendoli ad essi e legandole alle corde che passavano sopra Laura per tenere ferme le gambe.
Le sfilai il plug dal sedere senza troppi complimenti.
Guardai Laura, totalmente esposta in quella posizione tutt’altro che comoda per lei, ma perfetta per quello che volevo fare io. Incrociai il suo sguardo, era un misto di dolore, supplica e paura per quello che sarebbe potuto succederle. Le misi il plug gonfiabile e iniziai a pompare. Vedevo il buco allargarsi spingo da quell’oggetto che la riempiva sempre di più.
Le feci delle foto con il suo cellulare e gliele mostrai. Non mi interessava avere quelle foto sul mio, mi interessava farle vedere quanto in basso si stesse spingendo, quanto questo la eccitasse e volevo che ogni volta che accedeva alla galleria delle immagini si imbattesse in quelle immagini, anche se ero certo che oramai era scolpite nella sua testa.
La lasciai sola per un po’ e uscii dalla stanza spegnendo la luce e lasciandola al buio. La sua mente iniziò a viaggiare, mentre il dolore per la posizione e le pinze ai capezzoli stava sempre più lasciando il posto al piacere.
Tornai dopo una decina di minuti, le liberai i capezzoli, tolsi il plug e lo rimpiazzai con il mio cazzo. La penetrai con forza. Lei gemeva ad ogni colpo, aveva gli occhi chiusi, cercava di trarre tutto il piacere che poteva.
Venni, mi sfilai, il suo buco adesso era veramente largo e da esso colava il mio sperma. Lo raccolsi con le dita e le feci leccare a Laura.
“Vedi – le dissi – il tuo corpo serve per questo, a far svuotare le palle e a far godere gli uomini. Non servi ad altro se non per servirmi”
Quelle parole furono un altro macigno, un altro passo verso la consapevolezza di ciò che era e di ciò che stava sempre più diventando, ma la cosa che più la sorprese fu che tutto questo insieme di cose e pensieri, non fece altro che aumentare la pulsione a toccarsi e la voglia di essere scopata nella figa, sarebbe andato bene qualsiasi cosa, le bastava sentirsi penetrata.
Se volete potete continuare a scrivermi: virtualemaster@gmail.com
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Laura - cap 3racconto sucessivo
Laura - cap 5
Commenti dei lettori al racconto erotico