Laura - cap 5
di
Master V
genere
dominazione
La mattina seguente mi svegliai che Laura era già in cucina a preparare la colazione. Le arrivai da dietro, la strinsi forte, la baciai, poi la misi a novanta sul tavolo e, dopo aver tolto il plug gonfiabile, la penetrai. Gemeva. Sicuramente il sesso anale cominciava a piacerle. Le infilai due dita nella figa già bagnata mentre con l’altra mano la tenevo per i capelli. Le venni sulla schiena, volevo che tenesse il mio sperma addosso per un po’ di tempo; ero certo l’avrebbe fatta sentire ancor più sporca e osservata dalle altre persone una volta uscita di casa.
Fatta colazione, le strinsi i capezzoli con delle bacchette da sushi: due per capezzolo, tenute unite da due elastici alle estremità. Le stringevano parecchio i capezzoli turgidi e le provocavano non poco dolore, ma quello era la sua divisa per quella mattinata che per lei sarebbe stata una mattinata di pulizie a casa mia.
A metà mattina, mentre era in ginocchio a pulire i pavimenti, la presi per i capelli e le misi il cazzo fino in gola. Fece un ottimo lavoro e io questa volta le venni sul seno. Il suo sguardo valeva più di mille parole e valeva una supplica di essere penetrata, di avere un orgasmo che l’avrebbe liberata da quel senso di oppressione che non aveva mai provato prima.
Andammo fuori per pranzo, in una piccola trattoria vicino a casa. Mi confidò che sentiva gli occhi di tutti addosso, come se tutti sapessero e potessero vedere quanto era sporca e che portava il plug con il diamante nel culo. Il pranzo andò avanti parlando del più e del meno, sembrava quasi un pranzo normale di una coppia normale, anche se Laura faceva fatica a sostenere il mio sguardo e spesso si ritrovava a guardare nel suo piatto.
Le dissi che la sera avrebbe avuto il suo tanto agognato orgasmo, ma che ovviamente non sarebbe stato facile per lei. Al suono di quelle parole il suo volto si illuminò e comparì anche un sorriso che non le avevo ancora visto.
Tornammo a casa, le diedi l’opportunità di farsi una doccia con calma e di prepararsi ad uscire secondo le regole che le diedi per quel giorno: niente plug, mutandine stile filo interdentale e niente reggiseno.
Quando fu pronta la portai in un negozio a prendere un vestito per quella che sarebbe stata la serata. Il vestito lo avevo già visto sul sito del negozio, si trattava solo di provarlo.
Una volta entrata da sola nel negozio, chiese al proprietario la possibilità di provare quel vestito. Disse che le sarebbe servito per una serata elegante e che avrebbe avuto bisogno di un consiglio. Così dicendo prese dalle mani dell’uomo il vestito ed entrò nel camerino, ma lasciando un po’ aperta la tenda. Stava eseguendo le mie istruzioni alla lettera anche se la cosa la faceva sentire a disagio, ma l’idea di poter avere il suo agognato orgasmo le faceva fare le cose come fosse un automa.
L’uomo la guardava senza nemmeno farsi troppi problemi, aveva già fiutato la possibilità di una scopata o qualcosa del genere. Di sicuro non si aspettava di vedere una donna con il fisico di Laura nuda nel camerino; la osservò da capo a piedi rimanendo ammaliato dalla sua femminilità.
Laura finì di indossare il vestito, rimase stupita nel vedersi allo specchio, si vide bella, come non si vedeva da tempo. Il vestito nero arrivava fino alle caviglie, la schiena era completamente scoperta fino al sedere, ed anche lo scollo era vertiginoso. Pochissima stoffa, ma un’eleganza che non aveva mai indossato. Uscì dal camerino per farsi vedere dal proprietario del negozio che non perse tempo nel lodarla e nel metterle le mani addosso con la scusa di sistemare al meglio il vestito. Per prima cosa toccò il sedere per essere sicuro che il vestito non scendesse troppo e la rendesse volgare e poi prese in mano il seno per evitare, sempre secondo le scuse, che saltasse fuori. Il seno lo strinse un po’, come a testare la qualità del prodotto. Laura si sentì in parte a disagio, in parte era contenta che qualcuno le dedicasse delle attenzioni e le facesse dei complimenti per il suo corpo.
Come le avevo ordinato, Laura disse al proprietario che il vestito era proprio bello, ma che era un po’ caro. Era un modo per servirgli su un piatto d’argento il pretesto per avere in cambio da Laura del piacere, ed infatti, l’uomo acconsentì ad uno sconto in cambio di qualcosa. Tutto fin troppo scontato, ma esattamente quello che volevo.
Al sentire quelle parole, Laura si tolse il vestito rimanendo nuda, slacciò i pantaloni all’uomo e gli liberò il cazzo che era duro dal momento in cui Laura era entrata in camerino. Lo prese in mano e poi in bocca iniziando con l’altra mano dapprima a massaggiargli le palle, e poi a stimolargli l’ano. Poco dopo l’uomo venne in bocca a Laura che bevve tutto lo sperma senza lasciare indietro nemmeno una goccia, poi con lo sguardo fisso negli occhi dell’uomo, gli strinse il cazzo con le tette e glielo pulì. Senza aggiungere altro i due si rivestirono, Laura pagò ed uscì dal negozio.
La sensazione di essere sporca e osservata da tutti tornò prepotentemente, così come la sensazione di non essere altro che una sgualdrina che fa servizietti solo per ottenere dei favori in cambio.
Di ritorno a casa, cenammo e ci preparammo per uscire. Laura era sempre più eccitata all’idea di poter avere il suo orgasmo, sebbene non sapesse in che maniera sarebbe arrivato.
è bello continuare a leggere le mail con i commenti e le richieste che mi state mandando. continuate a farlo: virtualemaster@gmail.com
Fatta colazione, le strinsi i capezzoli con delle bacchette da sushi: due per capezzolo, tenute unite da due elastici alle estremità. Le stringevano parecchio i capezzoli turgidi e le provocavano non poco dolore, ma quello era la sua divisa per quella mattinata che per lei sarebbe stata una mattinata di pulizie a casa mia.
A metà mattina, mentre era in ginocchio a pulire i pavimenti, la presi per i capelli e le misi il cazzo fino in gola. Fece un ottimo lavoro e io questa volta le venni sul seno. Il suo sguardo valeva più di mille parole e valeva una supplica di essere penetrata, di avere un orgasmo che l’avrebbe liberata da quel senso di oppressione che non aveva mai provato prima.
Andammo fuori per pranzo, in una piccola trattoria vicino a casa. Mi confidò che sentiva gli occhi di tutti addosso, come se tutti sapessero e potessero vedere quanto era sporca e che portava il plug con il diamante nel culo. Il pranzo andò avanti parlando del più e del meno, sembrava quasi un pranzo normale di una coppia normale, anche se Laura faceva fatica a sostenere il mio sguardo e spesso si ritrovava a guardare nel suo piatto.
Le dissi che la sera avrebbe avuto il suo tanto agognato orgasmo, ma che ovviamente non sarebbe stato facile per lei. Al suono di quelle parole il suo volto si illuminò e comparì anche un sorriso che non le avevo ancora visto.
Tornammo a casa, le diedi l’opportunità di farsi una doccia con calma e di prepararsi ad uscire secondo le regole che le diedi per quel giorno: niente plug, mutandine stile filo interdentale e niente reggiseno.
Quando fu pronta la portai in un negozio a prendere un vestito per quella che sarebbe stata la serata. Il vestito lo avevo già visto sul sito del negozio, si trattava solo di provarlo.
Una volta entrata da sola nel negozio, chiese al proprietario la possibilità di provare quel vestito. Disse che le sarebbe servito per una serata elegante e che avrebbe avuto bisogno di un consiglio. Così dicendo prese dalle mani dell’uomo il vestito ed entrò nel camerino, ma lasciando un po’ aperta la tenda. Stava eseguendo le mie istruzioni alla lettera anche se la cosa la faceva sentire a disagio, ma l’idea di poter avere il suo agognato orgasmo le faceva fare le cose come fosse un automa.
L’uomo la guardava senza nemmeno farsi troppi problemi, aveva già fiutato la possibilità di una scopata o qualcosa del genere. Di sicuro non si aspettava di vedere una donna con il fisico di Laura nuda nel camerino; la osservò da capo a piedi rimanendo ammaliato dalla sua femminilità.
Laura finì di indossare il vestito, rimase stupita nel vedersi allo specchio, si vide bella, come non si vedeva da tempo. Il vestito nero arrivava fino alle caviglie, la schiena era completamente scoperta fino al sedere, ed anche lo scollo era vertiginoso. Pochissima stoffa, ma un’eleganza che non aveva mai indossato. Uscì dal camerino per farsi vedere dal proprietario del negozio che non perse tempo nel lodarla e nel metterle le mani addosso con la scusa di sistemare al meglio il vestito. Per prima cosa toccò il sedere per essere sicuro che il vestito non scendesse troppo e la rendesse volgare e poi prese in mano il seno per evitare, sempre secondo le scuse, che saltasse fuori. Il seno lo strinse un po’, come a testare la qualità del prodotto. Laura si sentì in parte a disagio, in parte era contenta che qualcuno le dedicasse delle attenzioni e le facesse dei complimenti per il suo corpo.
Come le avevo ordinato, Laura disse al proprietario che il vestito era proprio bello, ma che era un po’ caro. Era un modo per servirgli su un piatto d’argento il pretesto per avere in cambio da Laura del piacere, ed infatti, l’uomo acconsentì ad uno sconto in cambio di qualcosa. Tutto fin troppo scontato, ma esattamente quello che volevo.
Al sentire quelle parole, Laura si tolse il vestito rimanendo nuda, slacciò i pantaloni all’uomo e gli liberò il cazzo che era duro dal momento in cui Laura era entrata in camerino. Lo prese in mano e poi in bocca iniziando con l’altra mano dapprima a massaggiargli le palle, e poi a stimolargli l’ano. Poco dopo l’uomo venne in bocca a Laura che bevve tutto lo sperma senza lasciare indietro nemmeno una goccia, poi con lo sguardo fisso negli occhi dell’uomo, gli strinse il cazzo con le tette e glielo pulì. Senza aggiungere altro i due si rivestirono, Laura pagò ed uscì dal negozio.
La sensazione di essere sporca e osservata da tutti tornò prepotentemente, così come la sensazione di non essere altro che una sgualdrina che fa servizietti solo per ottenere dei favori in cambio.
Di ritorno a casa, cenammo e ci preparammo per uscire. Laura era sempre più eccitata all’idea di poter avere il suo orgasmo, sebbene non sapesse in che maniera sarebbe arrivato.
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