L’s story. Capitolo 21. L’archivio
di
Laras
genere
dominazione
L’s story
Un itinerario d’amore senza confini
in tre parti
Parte Seconda: Annullarsi
Sento una sveglia che suona… mi sento stanca. Mi tiro su dallo scendiletto, faccio fatica, sono indolenzita. Non sono in camera mia. Ora ricordo: sono nella mansarda dell’ultimo piano della villa. E ora ricordo anche lui, Leòn, il mio signore: sorrido felice… oggi il mondo è tutto in rosa. Provo ad alzarmi, mi fa male sotto.
C’è, un biglietto sul letto dove ha dormito lui e dove… adesso ricordo tutto… il cuore mi batte forte per la gioia. Prendo il biglietto…
“Buongiorno. Scusami se non ci sono, ma dovevo andare: penso che nel momento in cui mi leggi io sarò già in volo verso la Pampa. Ti ho sempre detto di non pensarmi, di non affezionarti, di non innamorarti di me: ho una vita complicata. Non so quando ci rivedremo. Però ti meriti un ‘brava’ per ieri notte.
Adesso mi importano due cose: come stai e che tu pensi solo a migliorare. Se ti ho fatto male, sanguini o altri problemi, dillo subito a Ercole o Giovanni: loro provvederanno e mi terranno aggiornato.
Secondo: hai un lavoro da cominciare. Se non hai danni gravi, non mancare. Fai il tuo dovere con tutto l’impegno che puoi. Da ieri porti il mio collare e ogni cosa che sbaglierai, sarà un danno per me e, di conseguenza, per tutti i soci.
Non mi deludere. Leòn”.
Mi scende una lacrima di gioia. Stringo al seno quel biglietto… vorrei incorniciarlo. Ma realizzo che ho poco tempo e non so chi potrà accompagnarmi in archivio.
Provo ad alzarmi di nuovo… ahia. Mi faccio forza, scendo al mio appartamento, altro biglietto, è di Claudio: “Scusami, non riesco ad accompagnarti, nessuno riesce. Devi andare in bicicletta: non farti notare e non parlare con gli sconosciuti”. Vado in bagno, mi sistemo al meglio che posso: avrò tempo poi, se ho ben capito starò in archivio da sola per ore. Indosso una vecchia tuta comprata al mercato del paese, così non mi faccio notare … Poi metto qualche vestitino di quelli che mi vergogno a indossare in uno zaino: lo riempio di tutto quel che mi potrebbe servire. Sono nell’ingresso, mi ha fatto un po’ male scender le scale.
Ma c’è Marta! “Ciao piccolina! Ma lo sai che vestita così sembri un sacco di patate? [ridiamo entrambe]. Ho tante belle novità che mi riguardano… mi han ripresa a servizio e poi… Ma cos’hai? Mi sembra che cammini male”.
L.: “Son solo un po’ indolenzita…” poi faccio vedere il biglietto di Leòn a Marta, ho lo sguardo sognante e gli occhi verdissimi: “Mi... mi ha scritto… mi ha detto brava”.
Marta mi sorride tenerissima, ha capito che sono cotta come una pera. Poi legge il biglietto di Leòn e… “Cioè? Come ti avrebbe fatto male? Perché chiede se sanguini?”. Taccio per un istante, arrossisco, rispondo imbarazzata.
L.: “Perché lui… è… lui è tanto grande laggiù. Credo sia per questo che mi hanno fatto fare tanto sesso venerdì e sabato, per… per prepararmi”, con un dito accarezzo Marta dal gomito fino alla punta delle sue dita. Marta spalanca gli occhi:
Marta: “Stai scherzando? Mi vuoi dire che lo ha come il mio avambraccio? Ma bimba mia, già ti sei innamorata di uno che è più alto mezzo metro di te, e adesso salta fuori che… tira giù tutto, fammi vedere. Subito!”. Quando fa così, quando va in ansia, è meglio accontentarla subito: abbasso tutto e faccio vedere la passerina.
Lei guarda, controlla, fa una faccia da panico. poi mi gira, mi apre le terga e strilla!
Marta: “Ma bimba mia, quello ha il male del somaro! Sei tutta aperta! Se continua, quello ti… ti sfonda come dicono i maschi. Non va bene! Poi ti scartano, lo capisci?”. Impallidisco alla parola “scartano” … Marta è davvero preoccupata per me. Corre e va prendere il suo l’unguento “magico” e mentre me lo spalma continua: “L’unguento fa poco per i muscoli... se perdi elasticità ti mandano via, è giù successo. Stamani fai una cosa, visto che vedrai Giovanni: ti prostri e gli dici che Marta consiglia di farmi fare ginnastica artistica. Se si arrabbia perché ho parlato, gli dici che può anche picchiarmi o frustarmi, ma io lo supplico di esaminarti e aiutarti. Hai capito? Ora vai, corri: non forzare i muscoli e appena puoi fai gli esercizi di stretching yoga. Corri al tuo primo giorno di lavoro!”.
Volo nei garage inforco la bici, per paura dei cani esco dall’uscita segreta e in meno di un quarto d’ora sono nell’archivio. Corro a cambiarmi e metto i (pochi) abiti da cerimoniale: le calze le indosserò dopo, per non rovinarle… e la coda da gattina non mi sta dentro, mi esce. Faccio un po’ esercizi yoga come stretching, lo ha consigliato Marta, e pian piano l’indolenzimento passa, ma continuo. Poi faccio un giro nell’archivio: è tutto perfetto e pulito. Noto che, dall’esterno non si può vedere niente dell’interno. E nell’appartamento non manca davvero niente: c’è persino internet ma a me non è permesso di usarlo… e non saprei come farlo.
Verso le 10:30 sento che la porta si apre… metto svelta le autoreggenti bianche. È Giovanni che mi saluta tutto allegro: “Allora? Com’è andata col capo? Guarda che verso le 12 è molto probabile che venga a trovarti un tuo amico. Lo accompagno io qui, vi presento e poi vi lascio soli…”.
Inginocchiata ai suoi piedi, tenendo gli occhi bassi, porgo a Gio il foglietto lasciato dal Maestro: “Mio signore, ora sto molto meglio, ma Marta la supplica di farmi fare ginnastica artistica”. Prende il foglietto, legge veloce, diventa serio:
G.: “Cazzo! Lo ha fatto ancora? Ma glielo avevo detto! Fammi vedere. Ritta!”.
Mi alzo, tento di giustificare Leòn, “Mio signore, è colpa mia... lui mi desiderava tanto, soffriva in un modo che non lo avevo mai visto così… e allora, a vederlo così ho perso il controllo… l’ho chiamato tanto tanto… dietro non è riuscito a inserirlo tutto, ma si è divertito tanto, glielo giuro. Me lo ha anche scritto: brava”.
Giovanni mi esamina velocemente, commenta tra sé e sé: “Però! Marta è proprio in gamba, figuriamoci se la mettiamo in punizione”. Poi: “Adesso torno sopra, chiamo Ercole e troveremo una soluzione. Tu stai qui, continua lo stretching. Domani riposo e, se riusciamo, anche oggi. Ci vediamo tra un po’”.
Il tempo passa, faccio soft stretching, va meglio: l’indolenzimento è quasi passato… e sento di nuovo entrare qualcuno: aspetto inginocchiata. Riconosco i primi due che entrano nell’appartamento: sono le guardie del corpo di Nando, il senatore: poi procedono a verificare che tutto sia sicuro... ma sento i loro occhi addosso.
Dopo un po’ la voce di Gio: “Ecco Nando vieni… se davvero vuoi rivederla, è giusto che tu la conosca come è davvero”. Si fermano, non alzo gli occhi, mi limito a dire con la mia vocina: “Buongiorno miei signori”.
Gio: “Ecco, ora porgile il dorso della mano”. Subito lecco, prima il dorso di Gio, poi quello di Nando. Non vedo le loro facce, resto immobile, aspetto. Giovanni continua: “Ora vi lascio soli: ti chiedo, solo per oggi, di non scopartela né farle il culo: è stata poco bene. Per uscire, seguite la stessa strada. La tua auto è proprio a pochi metri dalla porta dell’archivio. Ricordati che mi serve un aggancio con il mondo industriale della Provincia, sarebbe ottima quella Fondazione che unisce istruzione e lavoro. Ciao, buon divertimento, ci sentiamo quando vuoi”.
Siamo soli, Nando siede davanti a me. Mi guarda tutta, mi valuta ancora una volta, poi, occhi negli occhi: “L. … Sei bellissima anche così… Sei felice?”.
Io: “Sì, mio signore… ho liberamente scelto la mia strada, non sono l’unica ad essere come lei mi vede ora”.
N.: “Vuoi, alzarti, sederti qui con me?”.
Io: “Sono affidata a lei per questa mattina. Lei sa cosa è meglio per me, la prego, decida lei per me”.
N.: “Allora avvicinati, vorrei tenerti le mani, perché non mi guardi?”. Ubbidisco, vado ai suoi piedi, tra le sue gambe:
Io: “Io devo fare quel che lei vuole… è la prima volta che lei mi vede in servizio, e non è da brava schiava alzare gli occhi se lei non me lo chiede”.
N.: “Come sei bella, sembri così innocente [mi fa alzare il viso, me lo accarezza, ha gli occhi lucidi]. Per un giorno ho pensato di sposarti, ma ho sempre avuto paura di farlo… ho tante responsabilità, tanti nemici e se si fosse venuto a sapere come eri davvero… Dimmi, hai rapporti sessuali con tanti uomini?”. Divento rossa, ma non posso evitare che mi guardi negli occhi, non vuole. Faccio un respirone per trovare la forza di rispondere.
Io: “Mio signore, sto imparando, faccio quel che i padroni dicono, devo riuscire a ubbidire sempre e a tutti. Son convinta di esser nata per servire, sono felice”.
N.: “Perché hai i capezzoli così gonfi? e vedo che hai la figa fradicia che cola”.
Io: “Mi... mi vergogno... mi conceda un momento… la supplico di lasciarmi abbassare gli occhi [prendo un’altra boccata di ossigeno]. Perché… ho dei ricordi di Pesaro molto dolci… lei... lei è stato così gentile… è stato tutto meraviglioso… e io… io purtroppo mi innamoro con facilità”.
Non riesco a continuare, lui ha gli occhi piantati nel verde dei miei… sento che il viso mi brucia, devo essere rossissima.
A volte un bacio ha una carica erotica maggiore di tante altre cose. E Nando mi bacia, delicato. Mi sciolgo, sento il cuoricino che mi batte forte e, purtroppo lo chiamo: “miao… maooo…”. Gemo sottovoce, tremo leggermente, chiudo gli occhi. Una mano gentile mi accarezza un seno, poi l’altro: ho i capezzoli che mi bruciano.
Lui si sbottona i pantaloni li abbassa, abbassa tutto: “Mi fai impazzire... è sempre come la prima volta… per piacere, fammi un bocchino… un bocchino dei tuoi”. Amo quest’uomo… educato… che mi prega. Abbasso il viso, gli adoro lo scroto… chissà: forse un giorno accetterà di diventare uno dei miei padroni. Risalgo, insalivo lenta… lui geme, pone una mano sulla mia testa mi guida… vuole che lo prenda in bocca subito. Ubbidisco con gioia: non ha un pene grande, anzi: ma lo ha armonioso e, in questo momento, sembra che gli stia per scoppiare. Faccio in tempo a dirgli: “Grazie mio signore… io… ti amo” e lo prendo tutto, subito in gola. Insalivo dall’interno, poi serro le guance: lo avvolgo stretto dentro la mia bocca. Ora muovo la testa su è giù e lui geme forte, il corpo gli trema. La mano che tiene sulla mia testa diventa autoritaria, mi dà il ritmo con decisione e io ne sono felice: gli piaccio.
Due, tre minuti… poi, questa volta, godo io per prima: un orgasmo non violento, gemo dolcissima. Lui capisce ed esce il maschio alpha: mi blocca la testa, si muove convulsamente avanti e indietro, finché: “Aaahhh…. Aaahhh!!!!”. Sono cinque fiotti… il mio orgasmo si intensifica mentre inghiotto. Quando siamo più calmi, lui:
N.: “Ammetto che è bello anche averti come schiava... vorrei per una volta essere volgare, posso?”. Sorrido umilissima, abbasso gli occhi facendo di sì con il capo. N.: “E allora puliscimi il cazzo, bella schiava! E fatti vedere il viso mentre mi servi!”.
Nando è adorabile anche quando mi dice le parolacce: gli sorrido teneramente, mi fermo i capelli per lasciare che mi veda e subito glielo lecco. Ma lecco con tanto affetto e simpatia, sorridendogli per la gioia. Lui è al settimo cielo, si alza, mi dice:
N.: “Devo andare, ma una cosa te la prometto: tu non mi scapperai! Mai più!”.
---
Mi rivesto da contadina, chiudo l’archivio, inforco la bici, torno alla villa felice e senza quasi più dolori. Giunta a casa, mi cambio subito e mi (s)vesto da cerimoniale: anche Claudio è in camera sua e si sta cambiando. In cucina ci han lasciato qualcosa su un piatto in un angolo. A terra, mangiamo senza usare le mani.
Entra Marta: “Fate presto, Max ed Ercole sono già nello studio, c’è riunione per noi tre, ci stanno aspettando!”. Lappiamo svelte, poi ci avviamo a quattro zampe tutte e tre. Marta è la prima, io l’ultima.
Giunte ai piedi dei due padroni, lecchiamo il dorso delle loro mani… Max commenta: “Siete un sogno… Claudio stai diventando una splendida signorina giorno dopo giorno… non c’è posto di lavoro più bello di questo!”. Ha un’erezione ben visibile e vedo che Marta gli guarda la patta guarda adorante.
Parla Ercole: “Ci sono novità: fate attenzione. L. quello che non capisci poi chiedi a Claudio. E per Claudio: è ora che tu ubbidisca a tutti senza piangere ogni volta… attenta che adesso il gioco diventa importante e devi essere perfetta, chiaro?”
Una pausa: “Quello dove siamo ora era uno studio che ora diventano uffici multi-funzionali di rappresentanza; ci sono già tre società che han firmato il contratto di affitto e vi assicuro che sono tanti soldi: la greca Bakoyannis Λάδια και καύσιμα SPA, la spagnola Ponce Internacional toros y vacas, la newyorkese Becker Corporate Acquisitions, collegata al nostro socio Avv. Daniele. Se tutto va bene ne arriveranno altre, perché questi uffici si usano a tempo e costano molto meno di un ufficio dedicato. Marta farà da segretaria per tutti, voi due la aiuterete: potrete essere usate sessualmente oppure no, Marta vi dirà quando dovrete vestire normalmente e quando indossare il cerimoniale”.
Altra pausa: “Ora parliamo di Lara, ma siamo coinvolti tutti noi quattro. L. ha una cena e teatro giovedì con un non socio; Max dovrei fare da autista, almeno all’andata.
Poi il ballo delle debuttanti sabato sera a Roma.
Inoltre, può arrivare il figlio di Balthazar per valutare l’ufficio della Bakoyannis con preavviso di poche ore: L. è richiesta come prima persona da conoscere.
Infine, potrebbe essere imminente un convegno Scuola-Industria e anche qui le altre due schiave dovranno aiutarla. Chiaro fin qui?” In ginocchio annuiamo.
E.: “Bene, vediamo chi fa che cosa. Per Marta: entro giovedì servono due abiti da sera per L., sexy e insieme elegantissimi. Ricordati che L. è piccola e c’è poco tempo per sarta. Come facciamo?”.
Continua
Un itinerario d’amore senza confini
in tre parti
Parte Seconda: Annullarsi
Sento una sveglia che suona… mi sento stanca. Mi tiro su dallo scendiletto, faccio fatica, sono indolenzita. Non sono in camera mia. Ora ricordo: sono nella mansarda dell’ultimo piano della villa. E ora ricordo anche lui, Leòn, il mio signore: sorrido felice… oggi il mondo è tutto in rosa. Provo ad alzarmi, mi fa male sotto.
C’è, un biglietto sul letto dove ha dormito lui e dove… adesso ricordo tutto… il cuore mi batte forte per la gioia. Prendo il biglietto…
“Buongiorno. Scusami se non ci sono, ma dovevo andare: penso che nel momento in cui mi leggi io sarò già in volo verso la Pampa. Ti ho sempre detto di non pensarmi, di non affezionarti, di non innamorarti di me: ho una vita complicata. Non so quando ci rivedremo. Però ti meriti un ‘brava’ per ieri notte.
Adesso mi importano due cose: come stai e che tu pensi solo a migliorare. Se ti ho fatto male, sanguini o altri problemi, dillo subito a Ercole o Giovanni: loro provvederanno e mi terranno aggiornato.
Secondo: hai un lavoro da cominciare. Se non hai danni gravi, non mancare. Fai il tuo dovere con tutto l’impegno che puoi. Da ieri porti il mio collare e ogni cosa che sbaglierai, sarà un danno per me e, di conseguenza, per tutti i soci.
Non mi deludere. Leòn”.
Mi scende una lacrima di gioia. Stringo al seno quel biglietto… vorrei incorniciarlo. Ma realizzo che ho poco tempo e non so chi potrà accompagnarmi in archivio.
Provo ad alzarmi di nuovo… ahia. Mi faccio forza, scendo al mio appartamento, altro biglietto, è di Claudio: “Scusami, non riesco ad accompagnarti, nessuno riesce. Devi andare in bicicletta: non farti notare e non parlare con gli sconosciuti”. Vado in bagno, mi sistemo al meglio che posso: avrò tempo poi, se ho ben capito starò in archivio da sola per ore. Indosso una vecchia tuta comprata al mercato del paese, così non mi faccio notare … Poi metto qualche vestitino di quelli che mi vergogno a indossare in uno zaino: lo riempio di tutto quel che mi potrebbe servire. Sono nell’ingresso, mi ha fatto un po’ male scender le scale.
Ma c’è Marta! “Ciao piccolina! Ma lo sai che vestita così sembri un sacco di patate? [ridiamo entrambe]. Ho tante belle novità che mi riguardano… mi han ripresa a servizio e poi… Ma cos’hai? Mi sembra che cammini male”.
L.: “Son solo un po’ indolenzita…” poi faccio vedere il biglietto di Leòn a Marta, ho lo sguardo sognante e gli occhi verdissimi: “Mi... mi ha scritto… mi ha detto brava”.
Marta mi sorride tenerissima, ha capito che sono cotta come una pera. Poi legge il biglietto di Leòn e… “Cioè? Come ti avrebbe fatto male? Perché chiede se sanguini?”. Taccio per un istante, arrossisco, rispondo imbarazzata.
L.: “Perché lui… è… lui è tanto grande laggiù. Credo sia per questo che mi hanno fatto fare tanto sesso venerdì e sabato, per… per prepararmi”, con un dito accarezzo Marta dal gomito fino alla punta delle sue dita. Marta spalanca gli occhi:
Marta: “Stai scherzando? Mi vuoi dire che lo ha come il mio avambraccio? Ma bimba mia, già ti sei innamorata di uno che è più alto mezzo metro di te, e adesso salta fuori che… tira giù tutto, fammi vedere. Subito!”. Quando fa così, quando va in ansia, è meglio accontentarla subito: abbasso tutto e faccio vedere la passerina.
Lei guarda, controlla, fa una faccia da panico. poi mi gira, mi apre le terga e strilla!
Marta: “Ma bimba mia, quello ha il male del somaro! Sei tutta aperta! Se continua, quello ti… ti sfonda come dicono i maschi. Non va bene! Poi ti scartano, lo capisci?”. Impallidisco alla parola “scartano” … Marta è davvero preoccupata per me. Corre e va prendere il suo l’unguento “magico” e mentre me lo spalma continua: “L’unguento fa poco per i muscoli... se perdi elasticità ti mandano via, è giù successo. Stamani fai una cosa, visto che vedrai Giovanni: ti prostri e gli dici che Marta consiglia di farmi fare ginnastica artistica. Se si arrabbia perché ho parlato, gli dici che può anche picchiarmi o frustarmi, ma io lo supplico di esaminarti e aiutarti. Hai capito? Ora vai, corri: non forzare i muscoli e appena puoi fai gli esercizi di stretching yoga. Corri al tuo primo giorno di lavoro!”.
Volo nei garage inforco la bici, per paura dei cani esco dall’uscita segreta e in meno di un quarto d’ora sono nell’archivio. Corro a cambiarmi e metto i (pochi) abiti da cerimoniale: le calze le indosserò dopo, per non rovinarle… e la coda da gattina non mi sta dentro, mi esce. Faccio un po’ esercizi yoga come stretching, lo ha consigliato Marta, e pian piano l’indolenzimento passa, ma continuo. Poi faccio un giro nell’archivio: è tutto perfetto e pulito. Noto che, dall’esterno non si può vedere niente dell’interno. E nell’appartamento non manca davvero niente: c’è persino internet ma a me non è permesso di usarlo… e non saprei come farlo.
Verso le 10:30 sento che la porta si apre… metto svelta le autoreggenti bianche. È Giovanni che mi saluta tutto allegro: “Allora? Com’è andata col capo? Guarda che verso le 12 è molto probabile che venga a trovarti un tuo amico. Lo accompagno io qui, vi presento e poi vi lascio soli…”.
Inginocchiata ai suoi piedi, tenendo gli occhi bassi, porgo a Gio il foglietto lasciato dal Maestro: “Mio signore, ora sto molto meglio, ma Marta la supplica di farmi fare ginnastica artistica”. Prende il foglietto, legge veloce, diventa serio:
G.: “Cazzo! Lo ha fatto ancora? Ma glielo avevo detto! Fammi vedere. Ritta!”.
Mi alzo, tento di giustificare Leòn, “Mio signore, è colpa mia... lui mi desiderava tanto, soffriva in un modo che non lo avevo mai visto così… e allora, a vederlo così ho perso il controllo… l’ho chiamato tanto tanto… dietro non è riuscito a inserirlo tutto, ma si è divertito tanto, glielo giuro. Me lo ha anche scritto: brava”.
Giovanni mi esamina velocemente, commenta tra sé e sé: “Però! Marta è proprio in gamba, figuriamoci se la mettiamo in punizione”. Poi: “Adesso torno sopra, chiamo Ercole e troveremo una soluzione. Tu stai qui, continua lo stretching. Domani riposo e, se riusciamo, anche oggi. Ci vediamo tra un po’”.
Il tempo passa, faccio soft stretching, va meglio: l’indolenzimento è quasi passato… e sento di nuovo entrare qualcuno: aspetto inginocchiata. Riconosco i primi due che entrano nell’appartamento: sono le guardie del corpo di Nando, il senatore: poi procedono a verificare che tutto sia sicuro... ma sento i loro occhi addosso.
Dopo un po’ la voce di Gio: “Ecco Nando vieni… se davvero vuoi rivederla, è giusto che tu la conosca come è davvero”. Si fermano, non alzo gli occhi, mi limito a dire con la mia vocina: “Buongiorno miei signori”.
Gio: “Ecco, ora porgile il dorso della mano”. Subito lecco, prima il dorso di Gio, poi quello di Nando. Non vedo le loro facce, resto immobile, aspetto. Giovanni continua: “Ora vi lascio soli: ti chiedo, solo per oggi, di non scopartela né farle il culo: è stata poco bene. Per uscire, seguite la stessa strada. La tua auto è proprio a pochi metri dalla porta dell’archivio. Ricordati che mi serve un aggancio con il mondo industriale della Provincia, sarebbe ottima quella Fondazione che unisce istruzione e lavoro. Ciao, buon divertimento, ci sentiamo quando vuoi”.
Siamo soli, Nando siede davanti a me. Mi guarda tutta, mi valuta ancora una volta, poi, occhi negli occhi: “L. … Sei bellissima anche così… Sei felice?”.
Io: “Sì, mio signore… ho liberamente scelto la mia strada, non sono l’unica ad essere come lei mi vede ora”.
N.: “Vuoi, alzarti, sederti qui con me?”.
Io: “Sono affidata a lei per questa mattina. Lei sa cosa è meglio per me, la prego, decida lei per me”.
N.: “Allora avvicinati, vorrei tenerti le mani, perché non mi guardi?”. Ubbidisco, vado ai suoi piedi, tra le sue gambe:
Io: “Io devo fare quel che lei vuole… è la prima volta che lei mi vede in servizio, e non è da brava schiava alzare gli occhi se lei non me lo chiede”.
N.: “Come sei bella, sembri così innocente [mi fa alzare il viso, me lo accarezza, ha gli occhi lucidi]. Per un giorno ho pensato di sposarti, ma ho sempre avuto paura di farlo… ho tante responsabilità, tanti nemici e se si fosse venuto a sapere come eri davvero… Dimmi, hai rapporti sessuali con tanti uomini?”. Divento rossa, ma non posso evitare che mi guardi negli occhi, non vuole. Faccio un respirone per trovare la forza di rispondere.
Io: “Mio signore, sto imparando, faccio quel che i padroni dicono, devo riuscire a ubbidire sempre e a tutti. Son convinta di esser nata per servire, sono felice”.
N.: “Perché hai i capezzoli così gonfi? e vedo che hai la figa fradicia che cola”.
Io: “Mi... mi vergogno... mi conceda un momento… la supplico di lasciarmi abbassare gli occhi [prendo un’altra boccata di ossigeno]. Perché… ho dei ricordi di Pesaro molto dolci… lei... lei è stato così gentile… è stato tutto meraviglioso… e io… io purtroppo mi innamoro con facilità”.
Non riesco a continuare, lui ha gli occhi piantati nel verde dei miei… sento che il viso mi brucia, devo essere rossissima.
A volte un bacio ha una carica erotica maggiore di tante altre cose. E Nando mi bacia, delicato. Mi sciolgo, sento il cuoricino che mi batte forte e, purtroppo lo chiamo: “miao… maooo…”. Gemo sottovoce, tremo leggermente, chiudo gli occhi. Una mano gentile mi accarezza un seno, poi l’altro: ho i capezzoli che mi bruciano.
Lui si sbottona i pantaloni li abbassa, abbassa tutto: “Mi fai impazzire... è sempre come la prima volta… per piacere, fammi un bocchino… un bocchino dei tuoi”. Amo quest’uomo… educato… che mi prega. Abbasso il viso, gli adoro lo scroto… chissà: forse un giorno accetterà di diventare uno dei miei padroni. Risalgo, insalivo lenta… lui geme, pone una mano sulla mia testa mi guida… vuole che lo prenda in bocca subito. Ubbidisco con gioia: non ha un pene grande, anzi: ma lo ha armonioso e, in questo momento, sembra che gli stia per scoppiare. Faccio in tempo a dirgli: “Grazie mio signore… io… ti amo” e lo prendo tutto, subito in gola. Insalivo dall’interno, poi serro le guance: lo avvolgo stretto dentro la mia bocca. Ora muovo la testa su è giù e lui geme forte, il corpo gli trema. La mano che tiene sulla mia testa diventa autoritaria, mi dà il ritmo con decisione e io ne sono felice: gli piaccio.
Due, tre minuti… poi, questa volta, godo io per prima: un orgasmo non violento, gemo dolcissima. Lui capisce ed esce il maschio alpha: mi blocca la testa, si muove convulsamente avanti e indietro, finché: “Aaahhh…. Aaahhh!!!!”. Sono cinque fiotti… il mio orgasmo si intensifica mentre inghiotto. Quando siamo più calmi, lui:
N.: “Ammetto che è bello anche averti come schiava... vorrei per una volta essere volgare, posso?”. Sorrido umilissima, abbasso gli occhi facendo di sì con il capo. N.: “E allora puliscimi il cazzo, bella schiava! E fatti vedere il viso mentre mi servi!”.
Nando è adorabile anche quando mi dice le parolacce: gli sorrido teneramente, mi fermo i capelli per lasciare che mi veda e subito glielo lecco. Ma lecco con tanto affetto e simpatia, sorridendogli per la gioia. Lui è al settimo cielo, si alza, mi dice:
N.: “Devo andare, ma una cosa te la prometto: tu non mi scapperai! Mai più!”.
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Mi rivesto da contadina, chiudo l’archivio, inforco la bici, torno alla villa felice e senza quasi più dolori. Giunta a casa, mi cambio subito e mi (s)vesto da cerimoniale: anche Claudio è in camera sua e si sta cambiando. In cucina ci han lasciato qualcosa su un piatto in un angolo. A terra, mangiamo senza usare le mani.
Entra Marta: “Fate presto, Max ed Ercole sono già nello studio, c’è riunione per noi tre, ci stanno aspettando!”. Lappiamo svelte, poi ci avviamo a quattro zampe tutte e tre. Marta è la prima, io l’ultima.
Giunte ai piedi dei due padroni, lecchiamo il dorso delle loro mani… Max commenta: “Siete un sogno… Claudio stai diventando una splendida signorina giorno dopo giorno… non c’è posto di lavoro più bello di questo!”. Ha un’erezione ben visibile e vedo che Marta gli guarda la patta guarda adorante.
Parla Ercole: “Ci sono novità: fate attenzione. L. quello che non capisci poi chiedi a Claudio. E per Claudio: è ora che tu ubbidisca a tutti senza piangere ogni volta… attenta che adesso il gioco diventa importante e devi essere perfetta, chiaro?”
Una pausa: “Quello dove siamo ora era uno studio che ora diventano uffici multi-funzionali di rappresentanza; ci sono già tre società che han firmato il contratto di affitto e vi assicuro che sono tanti soldi: la greca Bakoyannis Λάδια και καύσιμα SPA, la spagnola Ponce Internacional toros y vacas, la newyorkese Becker Corporate Acquisitions, collegata al nostro socio Avv. Daniele. Se tutto va bene ne arriveranno altre, perché questi uffici si usano a tempo e costano molto meno di un ufficio dedicato. Marta farà da segretaria per tutti, voi due la aiuterete: potrete essere usate sessualmente oppure no, Marta vi dirà quando dovrete vestire normalmente e quando indossare il cerimoniale”.
Altra pausa: “Ora parliamo di Lara, ma siamo coinvolti tutti noi quattro. L. ha una cena e teatro giovedì con un non socio; Max dovrei fare da autista, almeno all’andata.
Poi il ballo delle debuttanti sabato sera a Roma.
Inoltre, può arrivare il figlio di Balthazar per valutare l’ufficio della Bakoyannis con preavviso di poche ore: L. è richiesta come prima persona da conoscere.
Infine, potrebbe essere imminente un convegno Scuola-Industria e anche qui le altre due schiave dovranno aiutarla. Chiaro fin qui?” In ginocchio annuiamo.
E.: “Bene, vediamo chi fa che cosa. Per Marta: entro giovedì servono due abiti da sera per L., sexy e insieme elegantissimi. Ricordati che L. è piccola e c’è poco tempo per sarta. Come facciamo?”.
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