La coinquilina
di
Nicola Pavelli
genere
masturbazione
Patrizia aveva deciso di non seguire le orme di tante sue amiche sposate e con figli. Aveva sempre messo sé stessa e i propri piaceri davanti a tutto e quella casa era frutto di un’eredità che le era arrivata da un lontano parente mai conosciuto. Era solita affittare quella stanza con letto matrimoniale a ragazzi o ragazze universitarie di buona famiglia a un prezzo di 500 euro al mese che per lei erano un buon arrotondamento al misero stipendio da impiegata delle poste. Fin da subito mise in chiaro le regole della casa: le pulizie degli spazi comuni si dovevano eseguire una volta a testa all’interno della settimana, non era concesso in alcun modo di “parcheggiare” i piatti sporchi nel lavandino dopo mangiato e la spazzatura doveva essere gettata seguendo le regole della raccolta differenziata. I pagamenti delle utenze e della rete Wi-fi erano anticipati da lei, ma la quota spettante le doveva essere corrisposta rigorosamente in contanti. No a feste in casa, e la presenza di eventuali ospiti doveva essere comunicata con qualche giorno di anticipo. La grande determinazione di Patrizia mi mise immediatamente in soggezione. Per me questa era la prima esperienza di convivenza lontano da case e sentivo un forte senso di disagio al cospetto di tanto autoritarismo. Patrizia era una donna molto sensuale, che nonostante l’età non più giovanissima, era ancora in grado di attirare su di sé gli occhi di ragazzi più giovani. Aveva però sempre preferito uomini adulti affermati che sapessero tenere testa a quel carattere dominante. Gli uomini deboli la annoiavano. Aveva sempre bisogno di un muro contro cui scontrarsi che tenesse sempre accesa quella fiamma che divampava dentro lei. Quando Patrizia passava le proprie notti fuori casa era solita mandarmi un messaggio What’s App raccomandandosi di chiudere a chiave la porta d’ingresso. Quel pomeriggio di settembre tornai a casa con largo anticipo rispetto al previsto. Il violento temporale mi aveva colto impreparato e avevo tutti i vestiti inzuppi d’acqua. Sceso dall’autobus 20, non provai nemmeno ad aprire l’ombrello. Sapevo che il forte vento lo avrebbe certamente rovesciato. Pertanto, corsi verso casa a gambe levate. Il rientro in casa fu costellato dal rumore di uno stereo proveniente dalla camera di Patrizia. Secondo i mei calcoli la donna avrebbe dovuto ancora essere in palestra. La porta della camera era solo accostata e dei suoni simili a un lamento accompagnavano quel sensuale sottofondo musicale. Con un sentimento misto tra preoccupazione e curiosità mi avvicinai di soppiatto alla porta della camera. Quell’apparente lamento assumeva sempre più i contorni di un verso di piacere, quasi di godimento sfrenato. E sembrava provenire da due fonti distinte. Realizzai in meno di un amen quello che si stava consumando. Colto da un perverso senso di curiosità, decisi di piegarmi per intravedere ciò che stava accadendo. L’immagine che mi si presentò fu davvero estasiante. Un uomo nudo era completamente steso con la pancia rivolta verso l’alto. Una pancia di quelle che non passano inosservate. Molto voluminosa e con una consistente peluria color marrone. Sopra a quest’uomo si ergeva un’amazzone dal corpo totalmente nudo che oscillava il proprio bacino sinuosamente a ritmo vorticoso e costante. I seni di Patrizia quando non erano fermati dalle mani dell’uomo, saltellavano come palline matte. Rimasi istantaneamente folgorato dal corpo della donna. La sua pelle liscia come la seta e quel seno, di dimensione medio-piccola, che non subiva l’effetto della forza di gravità. Le areole erano di un rosa acceso e i capezzoli appuntiti come chiodi porta quadri. Nonostante il cuore in gola e la paura di essere colto in flagrante, fui stimolato da un’importante erezione, e la mano destra quasi come un’entità autonoma scese verso il basso per infilarsi nella parte anteriore dei pantaloni. Ero eccitatissimo. Avrei pagato tutto l’oro del mondo per potermi trovare al posto di quell’orso bruno. La mano iniziò in maniera del tutto incontrollata a stimolare quella grossa protuberanza che si era formata in mezzo alle gambe. Nel mentre, l’occhio sinistro continuava ad ammirare quello spettacolo come spettatore non pagante. Le pulsazioni del mio cuore stavano salendo pericolosamente. La mano destra poteva già percepire una sensazione di bagnato che aveva pervaso anche le mutande. Il corpo di Patrizia oscillava sempre più velocemente. Io ero sul punto di esplodere. L’eruzione questa volta sarebbe stata molto più forte e con una quantità sproposita di lava. L’uomo fece un cenno a Patrizia, che immediatamente lo guardò con aria di complicità. Si staccò da quel voluminoso corpo e si chinò avvicinando la bocca a quel pene in erezione con il glande scoperto. Lo afferrò con la mano sinistra e se lo portò all’interno della propria bocca. L’uomo tenendo afferrata la testa della donna come a volerla soffocare, iniziò a emettere dei versi di piacere con una tonalità sempre più crescente. Patrizia continuò a succhiare a ritmo sempre più calante. Il corpo dell’uomo fu colto da disordinate contrazioni simili a degli spasmi che durarono pochi secondi. La donna dopo l’ultimo ululato di piacere rimase attaccata ancora per diversi secondi prima di sollevare il capo. Rivolse il proprio sguardo verso l’uomo e con un’espressione da cerbiatta deglutì tutto quel maestoso nettare. Non potevo credere ai miei occhi. Nella testa di ogni uomo le donne si dividono tra le divinità che ingoiano e le comuni terrestri che invece non si prestano. La mia coinquilina faceva parte della prima categoria. Quell’ultima scena fu la goccia che fece traboccare il vaso. Prima che me ne potessi rendere conto esplosi di piacere. Lo sperma uscì a fiocchi e non fu contenuto dagli indumenti. Avevo sporcato ovunque. A terra, sul muro e persino la porta della camera di Patrizia. Ero lì in silenzio senza forze. Paralizzato dalla paura, ma ancora di più dalla vergogna per quello che già sapevo sarebbe accaduto. Patrizia si alzò dal letto e immediatamente mi venne incontro avvicinandosi alla porta. Quando la aprì trovo mè rannicchiato, bagnato e con un lago di materiale lattiginoso sparso ovunque. L’espressione della donna non era però costellata da stupore o imbarazzo. Dai suoi occhi neri, sempre carichi di determinazione, emergeva un ghigno di fierezza. Mi fissava diritta negli occhi con aria soddisfatta. Era riuscita a far capitolare due uomini nello stesso istante.
7
voti
voti
valutazione
4.4
4.4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
La prima bocca non si scorda mai
Commenti dei lettori al racconto erotico