Ripetizioni di chimica
di
Nicola Pavelli
genere
etero
Tratto dal mio libro "Bologna la perversa" disponibile su Amazon anche in formato e-book.
"Ci vediamo alle 20 nel mio appartamento. Ti aspetto puntuale." La telefonata era stata veloce ma la sua voce autoritaria aveva inebriato la mia pelle smuovendo qualcosa nella zona del basso cervello. Lessi il suo curriculum e ne dedussi che dovesse avere un’età superiore ai 35 ma inferiore ai 40 anni. Le immagini che avevo scovato nel web lo ritraevano come un uomo di bell’aspetto, dai capelli corti color nero e una barba folta ma ben curata. Nella mia mente passò per un secondo l’immagine di me seduta sulla sua faccia mentre i miei umori colavano abbondanti fino a impregnare quel viso caldo. "Gloria ricordati di prendere i soldi. Te li lascio al solito posto!" La voce di mia madre dal piano di sotto mi riportò alla realtà. Dopo essermi lavata con cura, stavo passando gli ultimi tocchi di mascara sul viso. Per quell’appuntamento decisi di indossare un paio di mutandine nere assieme a un reggiseno di pizzo abbinato sotto a un vestitino rosso lungo che ben s’intonava con i miei capelli ramati appena piastrati. Ai piedi un paio di sandali con tacco basso color oro che mi erano stati regalati poco tempo prima da un facoltoso spasimante. Le mie forme abbondanti erano state sempre apprezzate da tutti i ragazzi che avevo frequentato. Sebbene fossi una ragazza dall’aspetto attraente, non avevo mai vissuto storie importanti con i miei coetanei perché sempre sedotta dal fascino di uomini maturi e inaccessibili. L’uomo con la fede al dito accendeva la mia smodata ambizione sessuale e finivo con il fantasticare le peggiori porcherie. "Saranno solo ripetizioni. Solo ripetizioni e nient’altro che ripetizioni. Niente di più Gloria. Sarai in grado di trattenerti." Questo era il mantra che oramai mi ripetevo da diverse ore forse più per autoconvincimento che per reale motivazione. Sonia, la mia migliore amica, mi aveva già avvisato che sarebbe stato incauto rimanere sola con un uomo di quell’età. Conosceva meglio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. "Gloria stai andando a ripetizioni o a un appuntamento galante?!" Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. "Non ti preoccupare mamma, il professore avrà vent’anni più di me. Non si lascerà di certo attrarre da una bambina." Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso pompino fino a che il sapore del vino non si mischiò con quello del loro sperma. Per raggiungere l’abitazione del professore decisi di fare una lunga passeggiata. La serata era ancora luminosa e il cielo appariva limpido privo di stelle. Le piogge dei due giorni precedenti avevano spazzato via quella cappa di afa che era solita annebbiare la città nei mesi estivi. Arrivai sotto il campanello della palazzina senza una benché minima goccia di sudore e salii le scale fino a raggiungere il secondo piano. "Buonasera Professor Cardelli."
"Luigi. Chiamami Luigi e ti prego diamoci del tu."
Dal vivo era ancora più sexy di quanto lo avessi immaginato. Oltre ad avere un viso degno di attenzione anche il fisico risultava attraente con una muscolatura ben marcata e due pettorali che quella camicia bianca faticava a contenere. Mi accomodai sulla sedia in legno di quel bilocale facendo attenzione a non imbrattare il fondino in paglia dal liquido che già colava copioso dalla mia passera.
"Posso offrirti qualcosa da bere Gloria?"
"Per ora no." Sebbene avessi desiderato dissetarmi del suo sperma riuscii a rimanere ancorata alle catene dell’inibizione che però secondo dopo secondo stavano allentando la propria presa.
"Vediamo Gloria saresti in grado di determinare il Numero Atomico e il Numero di Massa dell’isotopo 12 del carbonio?"
"Numero Atomico=6 e Numero di Massa=12" Risposi entusiasta di quei piccoli progressi che passo dopo passo stavo compiendo. Quell’ora di lezione scivolò via più rapida di quanto credessi. Alzandoci da quel piccolo tavolo rotondo finii per strusciare le mie natiche contro il cavallo dei suoi jeans che apparivano rigonfi da una vistosa protuberanza. Quell’urto non dovette passare inosservato tanto da produrre uno spasmo innaturale al suo corpo. Mi feci riaccompagnare alla porta dopo aver pagato la lezione.
"Se ti andasse potremmo rivederci domani, sempre alle 20. Che ne dici?"
"Per me va bene professore" dopo di che lo salutai prendendo la via delle scale anziché utilizzare il più comodo ascensore. Percepii alle mie spalle la sua presenza di fronte alla porta intento a guardarmi il sedere. Ne ebbi la conferma scendendo la seconda rampa quando lo ritrovai ancora lì con un sorriso sornione che fu subito contraccambiato. Ritornai a casa alle 21.30 e dopo aver consumato una frugale cena mi rintanai in camera di letto. Quella notte feci difficoltà a prendere sonno. Non era di certo per il caldo che, in quei giorni, aveva concesso una tregua. Rivedevo il corpo possente di Luigi mentre con le sue mani si faceva spazio tra le mie cosce. Con le unghie mi aggrappavo alla sua schiena fino quasi a ferirlo. Lo sentivo in tutta la sua virilità sopra di me, bagnato di sudore, mentre mi penetrava in maniera violenta e io, sottomessa, strillavo a squarciagola tutto il mio piacere. Non resistevo più dalla voglia e, spinta da un impeto inconsueto, corsi nell’armadio dove custodivo gelosamente un paio di dildi. Tirai fuori quello color nero e iniziai a penetrarmi con una veemenza che mai avrei osato immaginare. Dopo pochi secondi, un gettito d’acqua bollente arrivò a inzuppare il telo che avevo posto al di sotto del mio sedere. La mattina seguente mi risvegliai più rinfrancata. Quella notte ero riuscita a scaricare parte dell’adrenalina e l’immagine del Professor Cardelli era ora più lontana. Sapevo però che quella sera lo avrei rivisto e questa volta non sarei stata in grado di fermarmi. Depilai con cura la mia vagina e cercai di sbollire i caldi spiriti con una lunga doccia fredda. Per quel secondo appuntamento l’outfit era simile al giorno precedente con la sola differenza che avevo rinunciato alle mutandine. "Gloria sei sicura che non mi stai nascondendo qualcosa?"
Non risposi alla provocazione di mia madre e le rivolsi soltanto un sorriso che lasciava spazio a ogni tipo di interpretazione. Arrivai con qualche minuto d’anticipo rispetto all’orario concordato e mi accomodai su quella stessa sedia che il giorno prima aveva udito il pulsare eccitato della mia vagina.
"Oggi vedremo gli orbitali atomici e la configurazione elettronica."
"Va bene Luigi." Risposi con un tono annoiato di chi in realtà aveva ben altre intenzioni. Nel mezzo della lezione iniziai a stuzzicarlo delicatamente, dapprima appoggiando una mano sulla sua spalla, poi accostando la mia gamba sulla sua coscia. Non vedendo alcuna palese reazione decisi di passare all’azione. Lasciai scivolare la penna sotto al tavolo chiedendogli gentilmente di raccoglierla per me. Lo vidi chinarsi con prontezza in tutta la sua eleganza, e dall’alto della mia posizione feci attenzione solo a mantenere le gambe spalancate. Volevo che vedesse e assaporasse quella prelibatezza che gli stavo offrendo. Non appena ruotò la testa per alzarsi scorsi il suo viso interdetto e quel corpo riprese a contrarsi di nuovo per l’eccitazione.
"Ti è piaciuto Luigi?"
"Che… che cosa?"
Quel suo tono indeciso e quel suo balbuzzire mi confermarono che avevo ragione. Mi avvicinai a lui e gli posai una mano su quella protuberanza che attendeva solo di esplodere. Iniziai a massaggiarlo tenendolo sempre più stretto al palmo della mia mano. "Mi vuoi Luigi?"
"Non sono sicuro…"
"Lo so che mi vuoi. Il tuo bel cazzone mi sta implorando."
Con un timido gesto del capo annuì.
"Sono tutta bagnata. Voglio essere posseduta. Lo voglio ora."
Non gli diedi nemmeno il tempo di replicare che la mia lingua era già dentro la sua bocca. Senza che mi rendessi conto il vestitino e il reggiseno erano stesi sul pavimento. I miei capezzoli, turgidi come il ferro, furono in un istante preda della sua vorace bocca e la vulva, già zuppa di liquido, pulsava famelica sotto l’incessante pressione delle dita sulla clitoride. Supina su quel divano-letto, ero posseduta dal suo corpo disteso sopra il mio e dalla sua barba che, come degli spilli, picchettava nella mia pelle nuda. La sua bocca scendeva istante dopo istante passando per stomaco, ombelico fino ad arrivare all’altezza della vagina. Iniziò a leccarmela in una maniera del tutto inaspettata. A giudicare dal rossore del mio viso doveva aver fatto molta pratica nel corso degli anni. Con la mia passera sempre più dilatata, premevo con vigore il suo viso al solo scopo di inondarlo di tutti i miei umori. Esattamente come avevo sognato la notte prima e quella prima ancora. Senza proferire parola lo vidi rialzarsi e abbassarsi gli slip. Aveva proprio un bel cazzo. Non lungo ma tozzo di quelli che chiedono solo di essere succhiati. Salii sopra di me e iniziò a penetrarmi. Entrò con dolcezza poi, superato il primo gradino, con sempre maggiore virulenza. I nostri visi erano l’uno di fronte all’altro. Nello scambiarci qualche affettuoso bacio risentivo il profumo del mio liquido nella sua barba. Mi infilò una mano nella bocca per impedirmi di urlare. Gliela morsi fino a lasciargli impressi i segni dei miei denti. Poi mi sollevò con forza e mi sbatté contro il tavolino facendo cadere tutti i libri. Quell’impeto mi fece ancora più sbrodolare di goduria. Ora sentivo con la mia schiena la superficie fredda di quel piccolo tavolo mentre le pareti della vagina erano allargate da quel grosso arbusto. Ammiravo quei pettorali nella loro massima contrazione mentre le mie mani non riuscivano ad aggrapparsi ai suoi fianchi per il troppo sudore. Gli spasmi disordinati del viso mi urlarono che era sul punto di venire.
"In bocca. Ti prego Luigi vienimi in bocca."
Scesi dal tavolo e mi inginocchiai di fronte a quell’asta in erezione. Lo prese in mano per masturbarsi mentre con la mia gli strozzavo i testicoli. Ci vollero solo un paio di succhiate per sentire tutto il liquido caldo riversarsi nella mia lingua e poi scivolare nella mia gola. Ingoiai tutto senza tralasciare la minima goccia. Ci riaccomodammo di fronte a quel tavolo che sembrava aver vissuto un bombardamento. Per qualche secondo non proferimmo parola. Sentivamo solo il rumore dell’aria uscire dalle nostre narici.
"Forse è meglio che ti trovi un altro professore. Credo che di chimica ne faremo ben poca nei prossimi giorni."
Mi sorrise dopo avermi aiutata a ripulire una goccia di sperma che mi era rimasta sul viso.
"Credo tu abbia ragione Luigi. Ma potremmo continuare a vederci ugualmente. Se per te va bene"
"Affare fatto Gloria."
"Ci vediamo alle 20 nel mio appartamento. Ti aspetto puntuale." La telefonata era stata veloce ma la sua voce autoritaria aveva inebriato la mia pelle smuovendo qualcosa nella zona del basso cervello. Lessi il suo curriculum e ne dedussi che dovesse avere un’età superiore ai 35 ma inferiore ai 40 anni. Le immagini che avevo scovato nel web lo ritraevano come un uomo di bell’aspetto, dai capelli corti color nero e una barba folta ma ben curata. Nella mia mente passò per un secondo l’immagine di me seduta sulla sua faccia mentre i miei umori colavano abbondanti fino a impregnare quel viso caldo. "Gloria ricordati di prendere i soldi. Te li lascio al solito posto!" La voce di mia madre dal piano di sotto mi riportò alla realtà. Dopo essermi lavata con cura, stavo passando gli ultimi tocchi di mascara sul viso. Per quell’appuntamento decisi di indossare un paio di mutandine nere assieme a un reggiseno di pizzo abbinato sotto a un vestitino rosso lungo che ben s’intonava con i miei capelli ramati appena piastrati. Ai piedi un paio di sandali con tacco basso color oro che mi erano stati regalati poco tempo prima da un facoltoso spasimante. Le mie forme abbondanti erano state sempre apprezzate da tutti i ragazzi che avevo frequentato. Sebbene fossi una ragazza dall’aspetto attraente, non avevo mai vissuto storie importanti con i miei coetanei perché sempre sedotta dal fascino di uomini maturi e inaccessibili. L’uomo con la fede al dito accendeva la mia smodata ambizione sessuale e finivo con il fantasticare le peggiori porcherie. "Saranno solo ripetizioni. Solo ripetizioni e nient’altro che ripetizioni. Niente di più Gloria. Sarai in grado di trattenerti." Questo era il mantra che oramai mi ripetevo da diverse ore forse più per autoconvincimento che per reale motivazione. Sonia, la mia migliore amica, mi aveva già avvisato che sarebbe stato incauto rimanere sola con un uomo di quell’età. Conosceva meglio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. "Gloria stai andando a ripetizioni o a un appuntamento galante?!" Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. "Non ti preoccupare mamma, il professore avrà vent’anni più di me. Non si lascerà di certo attrarre da una bambina." Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso lio di chiunque altro tutte le mie debolezze ed era sicura che il mio autocontrollo avrebbe vacillato al cospetto di tanta bellezza. Cinguettò mia madre dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi con viso perplesso. Queste furono le parole con la quale cercai di tranquillizzarla. Dopo aver recuperato i soldi lasciati sul tavolo del salotto, la salutai con un tenero bacio sulla guancia e presi a passo svelto l’uscita. Ai suoi occhi ero ancora la bambina timida e impacciata non ancora in grado di combinare quello che davvero ero in grado di combinare. Solamente Sonia aveva assistito a qualche mia performance come qualche sera prima in cui fummo fermate da due poliziotti per un banale controllo. L’eccitazione al cospetto di due uomini di età avanzata aggiunta a qualche bicchierino di troppo mi fece ritrovare a bordo della loro auto per deliziarli con un caloroso pompino fino a che il sapore del vino non si mischiò con quello del loro sperma. Per raggiungere l’abitazione del professore decisi di fare una lunga passeggiata. La serata era ancora luminosa e il cielo appariva limpido privo di stelle. Le piogge dei due giorni precedenti avevano spazzato via quella cappa di afa che era solita annebbiare la città nei mesi estivi. Arrivai sotto il campanello della palazzina senza una benché minima goccia di sudore e salii le scale fino a raggiungere il secondo piano. "Buonasera Professor Cardelli."
"Luigi. Chiamami Luigi e ti prego diamoci del tu."
Dal vivo era ancora più sexy di quanto lo avessi immaginato. Oltre ad avere un viso degno di attenzione anche il fisico risultava attraente con una muscolatura ben marcata e due pettorali che quella camicia bianca faticava a contenere. Mi accomodai sulla sedia in legno di quel bilocale facendo attenzione a non imbrattare il fondino in paglia dal liquido che già colava copioso dalla mia passera.
"Posso offrirti qualcosa da bere Gloria?"
"Per ora no." Sebbene avessi desiderato dissetarmi del suo sperma riuscii a rimanere ancorata alle catene dell’inibizione che però secondo dopo secondo stavano allentando la propria presa.
"Vediamo Gloria saresti in grado di determinare il Numero Atomico e il Numero di Massa dell’isotopo 12 del carbonio?"
"Numero Atomico=6 e Numero di Massa=12" Risposi entusiasta di quei piccoli progressi che passo dopo passo stavo compiendo. Quell’ora di lezione scivolò via più rapida di quanto credessi. Alzandoci da quel piccolo tavolo rotondo finii per strusciare le mie natiche contro il cavallo dei suoi jeans che apparivano rigonfi da una vistosa protuberanza. Quell’urto non dovette passare inosservato tanto da produrre uno spasmo innaturale al suo corpo. Mi feci riaccompagnare alla porta dopo aver pagato la lezione.
"Se ti andasse potremmo rivederci domani, sempre alle 20. Che ne dici?"
"Per me va bene professore" dopo di che lo salutai prendendo la via delle scale anziché utilizzare il più comodo ascensore. Percepii alle mie spalle la sua presenza di fronte alla porta intento a guardarmi il sedere. Ne ebbi la conferma scendendo la seconda rampa quando lo ritrovai ancora lì con un sorriso sornione che fu subito contraccambiato. Ritornai a casa alle 21.30 e dopo aver consumato una frugale cena mi rintanai in camera di letto. Quella notte feci difficoltà a prendere sonno. Non era di certo per il caldo che, in quei giorni, aveva concesso una tregua. Rivedevo il corpo possente di Luigi mentre con le sue mani si faceva spazio tra le mie cosce. Con le unghie mi aggrappavo alla sua schiena fino quasi a ferirlo. Lo sentivo in tutta la sua virilità sopra di me, bagnato di sudore, mentre mi penetrava in maniera violenta e io, sottomessa, strillavo a squarciagola tutto il mio piacere. Non resistevo più dalla voglia e, spinta da un impeto inconsueto, corsi nell’armadio dove custodivo gelosamente un paio di dildi. Tirai fuori quello color nero e iniziai a penetrarmi con una veemenza che mai avrei osato immaginare. Dopo pochi secondi, un gettito d’acqua bollente arrivò a inzuppare il telo che avevo posto al di sotto del mio sedere. La mattina seguente mi risvegliai più rinfrancata. Quella notte ero riuscita a scaricare parte dell’adrenalina e l’immagine del Professor Cardelli era ora più lontana. Sapevo però che quella sera lo avrei rivisto e questa volta non sarei stata in grado di fermarmi. Depilai con cura la mia vagina e cercai di sbollire i caldi spiriti con una lunga doccia fredda. Per quel secondo appuntamento l’outfit era simile al giorno precedente con la sola differenza che avevo rinunciato alle mutandine. "Gloria sei sicura che non mi stai nascondendo qualcosa?"
Non risposi alla provocazione di mia madre e le rivolsi soltanto un sorriso che lasciava spazio a ogni tipo di interpretazione. Arrivai con qualche minuto d’anticipo rispetto all’orario concordato e mi accomodai su quella stessa sedia che il giorno prima aveva udito il pulsare eccitato della mia vagina.
"Oggi vedremo gli orbitali atomici e la configurazione elettronica."
"Va bene Luigi." Risposi con un tono annoiato di chi in realtà aveva ben altre intenzioni. Nel mezzo della lezione iniziai a stuzzicarlo delicatamente, dapprima appoggiando una mano sulla sua spalla, poi accostando la mia gamba sulla sua coscia. Non vedendo alcuna palese reazione decisi di passare all’azione. Lasciai scivolare la penna sotto al tavolo chiedendogli gentilmente di raccoglierla per me. Lo vidi chinarsi con prontezza in tutta la sua eleganza, e dall’alto della mia posizione feci attenzione solo a mantenere le gambe spalancate. Volevo che vedesse e assaporasse quella prelibatezza che gli stavo offrendo. Non appena ruotò la testa per alzarsi scorsi il suo viso interdetto e quel corpo riprese a contrarsi di nuovo per l’eccitazione.
"Ti è piaciuto Luigi?"
"Che… che cosa?"
Quel suo tono indeciso e quel suo balbuzzire mi confermarono che avevo ragione. Mi avvicinai a lui e gli posai una mano su quella protuberanza che attendeva solo di esplodere. Iniziai a massaggiarlo tenendolo sempre più stretto al palmo della mia mano. "Mi vuoi Luigi?"
"Non sono sicuro…"
"Lo so che mi vuoi. Il tuo bel cazzone mi sta implorando."
Con un timido gesto del capo annuì.
"Sono tutta bagnata. Voglio essere posseduta. Lo voglio ora."
Non gli diedi nemmeno il tempo di replicare che la mia lingua era già dentro la sua bocca. Senza che mi rendessi conto il vestitino e il reggiseno erano stesi sul pavimento. I miei capezzoli, turgidi come il ferro, furono in un istante preda della sua vorace bocca e la vulva, già zuppa di liquido, pulsava famelica sotto l’incessante pressione delle dita sulla clitoride. Supina su quel divano-letto, ero posseduta dal suo corpo disteso sopra il mio e dalla sua barba che, come degli spilli, picchettava nella mia pelle nuda. La sua bocca scendeva istante dopo istante passando per stomaco, ombelico fino ad arrivare all’altezza della vagina. Iniziò a leccarmela in una maniera del tutto inaspettata. A giudicare dal rossore del mio viso doveva aver fatto molta pratica nel corso degli anni. Con la mia passera sempre più dilatata, premevo con vigore il suo viso al solo scopo di inondarlo di tutti i miei umori. Esattamente come avevo sognato la notte prima e quella prima ancora. Senza proferire parola lo vidi rialzarsi e abbassarsi gli slip. Aveva proprio un bel cazzo. Non lungo ma tozzo di quelli che chiedono solo di essere succhiati. Salii sopra di me e iniziò a penetrarmi. Entrò con dolcezza poi, superato il primo gradino, con sempre maggiore virulenza. I nostri visi erano l’uno di fronte all’altro. Nello scambiarci qualche affettuoso bacio risentivo il profumo del mio liquido nella sua barba. Mi infilò una mano nella bocca per impedirmi di urlare. Gliela morsi fino a lasciargli impressi i segni dei miei denti. Poi mi sollevò con forza e mi sbatté contro il tavolino facendo cadere tutti i libri. Quell’impeto mi fece ancora più sbrodolare di goduria. Ora sentivo con la mia schiena la superficie fredda di quel piccolo tavolo mentre le pareti della vagina erano allargate da quel grosso arbusto. Ammiravo quei pettorali nella loro massima contrazione mentre le mie mani non riuscivano ad aggrapparsi ai suoi fianchi per il troppo sudore. Gli spasmi disordinati del viso mi urlarono che era sul punto di venire.
"In bocca. Ti prego Luigi vienimi in bocca."
Scesi dal tavolo e mi inginocchiai di fronte a quell’asta in erezione. Lo prese in mano per masturbarsi mentre con la mia gli strozzavo i testicoli. Ci vollero solo un paio di succhiate per sentire tutto il liquido caldo riversarsi nella mia lingua e poi scivolare nella mia gola. Ingoiai tutto senza tralasciare la minima goccia. Ci riaccomodammo di fronte a quel tavolo che sembrava aver vissuto un bombardamento. Per qualche secondo non proferimmo parola. Sentivamo solo il rumore dell’aria uscire dalle nostre narici.
"Forse è meglio che ti trovi un altro professore. Credo che di chimica ne faremo ben poca nei prossimi giorni."
Mi sorrise dopo avermi aiutata a ripulire una goccia di sperma che mi era rimasta sul viso.
"Credo tu abbia ragione Luigi. Ma potremmo continuare a vederci ugualmente. Se per te va bene"
"Affare fatto Gloria."
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