La terribile famiglia 2 - il capanno di caccia
di
Fenice
genere
incesti
La terribile famiglia 2 - il capanno di caccia
Inevitabile che sotto i costosi abiti, gli astanti fossero eccitatissimi. Le donne sapevano che la sera stessa i mariti avrebbero preteso favori e che sarebbero stati efficienti e molto prodighi di sperma. Molti dei figli della casa sono stati concepiti durante quelle notti.
Le giovani mogli battute a dovere nella serata non facevano eccezione, i loro mariti le volevano belle arrossate e calde e le avrebbero prese più volte ricordando e facendosi raccontare il dolore provato. Inevitabile concludere che la cinghia ha un forte effetto afrodisiaco su una certa tipologia di persone.
Anche il prete, che ostentava una calma serafica e che in genere era generoso nel contribuire alla purificazione delle anime con ulteriori colpi di giunco, camminava con imbarazzo nel tentativo di camuffare la dolorosa erezione sotto la toga. Gli altri maschi della famiglia lo sapevano bene ma non lesinavano ulteriori commenti su come quelle natiche si fossero arrossate prima o dopo quelle altre. Di come il membro pendulo di qualche giovinetto non ancora maritato, si fosse subito puntato, eretto e duro, contro il tessuto damascato della poltrona sulla quale era piegato, dopo che il giunco gli aveva sapientemente colpito i testicoli o la fessura tra i due semiglobi. Discutevano di quali tecniche potessero arricchirsi e di come utilizzarle, per rendere le sedute sempre più efficienti, educative e i gemiti sempre più straziati.
La serata finiva con un ultimo bicchierino di una pozione riservata ai maschi maritati perché fortemente eccitante e che veniva servita con abbondanza anche al prete prima di mandarlo in canonica in bicicletta. Come lui potesse affrontare una tale prova non è dato saperlo, la sola cosa certa è che il sagrestano era sempre un giovane senza famiglia e povero in canna e che dormiva in una camera attigua a quella del suo confessore.
La mia bisnonna si chiamava Evelina, era una donna malaticcia e poco avvenente ma con una dote ricchissima e proveniente da una famiglia molto influente. Il bisnonno che si chiamava Amerigo, la sposò quando lei non pensava più di essere scelta e la fece figliare con tre gravidanze poco distanti tra di loro. Evelina affaticata dalle fatiche dei parti, perse il desiderio e lo smalto dell’amate generosa e capì subito che per non perdere il marito doveva correre ai ripari.
Servette sempre più avvenenti e servetti sempre più corposi, cominciarono a fare parte della servitù. Il bisnonno aveva un capanno di caccia dove si recava ogni giorno in compagnia di uno o di più giovani e giovinette. I genitori di questi ragazzi venivano ben remunerati, favori, pezzi di terra da coltivare a costo zero, animali da allevamento in regalo. Nessuno faceva domande. Nessuno rispondeva.
Con l’andare degli anni, il tempo del padrone del podere che dettava legge e nessuno poteva disobbedire, a seguito del cambiamento dei tempi e della politica, finì. La bisnonna invecchiava e il nonno non voleva perdere le sue preziose e consolidate abitudini. Il tempo però era passato anche per i loro tre figli, un maschio, Giovanni e due femmine Anna e Maria che cominciavano a sentire la vita che bollente gli scorreva dentro le vene. Così la bisnonna, un giorno chiese a suo figlio maschio, il primogenito di accompagnare il padre al capanno. Al marito spiegò la cosa.
«Il ragazzo ha sangue caldo nelle vene e deve fare esercizio fisico e stancarsi per non cadere in tentazioni mal sane. Portalo con te e addestralo tu nelle pratiche utili alla sua età. Quale maestro migliore del proprio padre?!» Il marito accolse la proposta con molta riconoscenza, una giusta dose di responsabilità e un principio di erezione nel pantalone da caccia. « Cosa vuoi che gli insegni moglie? A non figliare troppo in fretta con qualche donna di malaffare?»
Evelina dopo aver riflettuto un po’ disse « Insegnagli come stare in salute. A come espellere il seme senza che assapori le gioie del matrimonio. Una mungitura fatta davanti a te lo terrà stanco senza togliergli la voglia di vivere.»
L’idea di dominare le voglie di Giovanni piaceva al marito e la mezza erezione si trasformò in un rigonfio che spingeva per uscire. Sì, lo avrebbe portato a spremersi il seme senza soddisfarlo, infondo era troppo giovane per il piacere del sesso. Lo avrebbe scoperto nel matrimonio! Lui, in qualità di padre lo avrebbe istruito nelle vie della mungitura che avrebbe fatto davanti a lui. Non poteva certo godere in presenza del padre, troppo irrispettoso. Avrebbe invece portato il suo corpo a volere sollievo nel piacere, ma il divieto del padre lo avrebbe assoggettato e tenuto dove doveva restare, alle dipendenze e a l servizio della volontà del padre. Mai lasciare che un giovane promettente prenda il sopravvento sul padre, verga e punizioni aiutano a tenere gli equilibri.
Prima Amerigo avrebbe parlato con don Luigi, il parroco tanto devoto alle loro usanze, per avere consiglio e supporto nella disciplina. Il prete avrebbe ulteriormente sfogato le sue frustrazioni sulle temibili conseguenze delle sue frustate e per Giovanni sarebbe stata una conferma che il tutto veniva fatto a fin di bene.
« Padre Luigi, mio figlio Giovanni deve essere contenuto nei desideri e io ho bisogno del suo aiuto Padre. Intendo questo, se durante la masturbazione che io gli imporrò, il piacere dell’orgasmo lo vince e lui perde il controllo, la punizione la imporrà lei a suo giudizio e piacimento.» Poche altre cose avrebbero portato don Luigi ad avere la bocca asciutta e la mascella tremolante per l’eccitazione seguita a quelle parole. Il giorno dopo, si sarebbero trovati al capanno di caccia, lì avrebbero cominciato l’educazione di quel giovane uomo che si affacciava alla vita.
Inevitabile che sotto i costosi abiti, gli astanti fossero eccitatissimi. Le donne sapevano che la sera stessa i mariti avrebbero preteso favori e che sarebbero stati efficienti e molto prodighi di sperma. Molti dei figli della casa sono stati concepiti durante quelle notti.
Le giovani mogli battute a dovere nella serata non facevano eccezione, i loro mariti le volevano belle arrossate e calde e le avrebbero prese più volte ricordando e facendosi raccontare il dolore provato. Inevitabile concludere che la cinghia ha un forte effetto afrodisiaco su una certa tipologia di persone.
Anche il prete, che ostentava una calma serafica e che in genere era generoso nel contribuire alla purificazione delle anime con ulteriori colpi di giunco, camminava con imbarazzo nel tentativo di camuffare la dolorosa erezione sotto la toga. Gli altri maschi della famiglia lo sapevano bene ma non lesinavano ulteriori commenti su come quelle natiche si fossero arrossate prima o dopo quelle altre. Di come il membro pendulo di qualche giovinetto non ancora maritato, si fosse subito puntato, eretto e duro, contro il tessuto damascato della poltrona sulla quale era piegato, dopo che il giunco gli aveva sapientemente colpito i testicoli o la fessura tra i due semiglobi. Discutevano di quali tecniche potessero arricchirsi e di come utilizzarle, per rendere le sedute sempre più efficienti, educative e i gemiti sempre più straziati.
La serata finiva con un ultimo bicchierino di una pozione riservata ai maschi maritati perché fortemente eccitante e che veniva servita con abbondanza anche al prete prima di mandarlo in canonica in bicicletta. Come lui potesse affrontare una tale prova non è dato saperlo, la sola cosa certa è che il sagrestano era sempre un giovane senza famiglia e povero in canna e che dormiva in una camera attigua a quella del suo confessore.
La mia bisnonna si chiamava Evelina, era una donna malaticcia e poco avvenente ma con una dote ricchissima e proveniente da una famiglia molto influente. Il bisnonno che si chiamava Amerigo, la sposò quando lei non pensava più di essere scelta e la fece figliare con tre gravidanze poco distanti tra di loro. Evelina affaticata dalle fatiche dei parti, perse il desiderio e lo smalto dell’amate generosa e capì subito che per non perdere il marito doveva correre ai ripari.
Servette sempre più avvenenti e servetti sempre più corposi, cominciarono a fare parte della servitù. Il bisnonno aveva un capanno di caccia dove si recava ogni giorno in compagnia di uno o di più giovani e giovinette. I genitori di questi ragazzi venivano ben remunerati, favori, pezzi di terra da coltivare a costo zero, animali da allevamento in regalo. Nessuno faceva domande. Nessuno rispondeva.
Con l’andare degli anni, il tempo del padrone del podere che dettava legge e nessuno poteva disobbedire, a seguito del cambiamento dei tempi e della politica, finì. La bisnonna invecchiava e il nonno non voleva perdere le sue preziose e consolidate abitudini. Il tempo però era passato anche per i loro tre figli, un maschio, Giovanni e due femmine Anna e Maria che cominciavano a sentire la vita che bollente gli scorreva dentro le vene. Così la bisnonna, un giorno chiese a suo figlio maschio, il primogenito di accompagnare il padre al capanno. Al marito spiegò la cosa.
«Il ragazzo ha sangue caldo nelle vene e deve fare esercizio fisico e stancarsi per non cadere in tentazioni mal sane. Portalo con te e addestralo tu nelle pratiche utili alla sua età. Quale maestro migliore del proprio padre?!» Il marito accolse la proposta con molta riconoscenza, una giusta dose di responsabilità e un principio di erezione nel pantalone da caccia. « Cosa vuoi che gli insegni moglie? A non figliare troppo in fretta con qualche donna di malaffare?»
Evelina dopo aver riflettuto un po’ disse « Insegnagli come stare in salute. A come espellere il seme senza che assapori le gioie del matrimonio. Una mungitura fatta davanti a te lo terrà stanco senza togliergli la voglia di vivere.»
L’idea di dominare le voglie di Giovanni piaceva al marito e la mezza erezione si trasformò in un rigonfio che spingeva per uscire. Sì, lo avrebbe portato a spremersi il seme senza soddisfarlo, infondo era troppo giovane per il piacere del sesso. Lo avrebbe scoperto nel matrimonio! Lui, in qualità di padre lo avrebbe istruito nelle vie della mungitura che avrebbe fatto davanti a lui. Non poteva certo godere in presenza del padre, troppo irrispettoso. Avrebbe invece portato il suo corpo a volere sollievo nel piacere, ma il divieto del padre lo avrebbe assoggettato e tenuto dove doveva restare, alle dipendenze e a l servizio della volontà del padre. Mai lasciare che un giovane promettente prenda il sopravvento sul padre, verga e punizioni aiutano a tenere gli equilibri.
Prima Amerigo avrebbe parlato con don Luigi, il parroco tanto devoto alle loro usanze, per avere consiglio e supporto nella disciplina. Il prete avrebbe ulteriormente sfogato le sue frustrazioni sulle temibili conseguenze delle sue frustate e per Giovanni sarebbe stata una conferma che il tutto veniva fatto a fin di bene.
« Padre Luigi, mio figlio Giovanni deve essere contenuto nei desideri e io ho bisogno del suo aiuto Padre. Intendo questo, se durante la masturbazione che io gli imporrò, il piacere dell’orgasmo lo vince e lui perde il controllo, la punizione la imporrà lei a suo giudizio e piacimento.» Poche altre cose avrebbero portato don Luigi ad avere la bocca asciutta e la mascella tremolante per l’eccitazione seguita a quelle parole. Il giorno dopo, si sarebbero trovati al capanno di caccia, lì avrebbero cominciato l’educazione di quel giovane uomo che si affacciava alla vita.
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